Sempre attuali le parole di Franco Battiato: “Questa classe politica deve andare fuori dai coglioni”…!

 

Franco Battiato

 

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Sempre attuali le parole di Franco Battiato: “Questa classe politica deve andare fuori dai coglioni”…!

 

Sono passati diversi anni, ma il peso delle parole del maestro Battiato, che disse quello che più o meno pensiamo tutti, è sempre lo stesso. Era il 2011 quando Franco Battiato rilasciava questa dichiarazione shock. Da allora non è cambiato nulla.

…E si stanno mangiando l’Italia. E quello che non riescono a mangiarsi lo stanno facendo a pezzi. Battiato è stato un signore. Altro che fuori dai coglioni. Ci vorrebbero i Forconi (e le palle per usarli). Ma siccome anche noi vogliamo fare i “signori” urliamo ancora una volta:

«Questa classe politica deve andare fuori dai coglioni»

Ecco un articolo dell’epoca ed a seguire il video

Intervista shock di Battiato a Matera, dopo un concerto tenuto dal maestro della musica italiana in occasione del suo tour estivo Up Patriots To Arms.

Shock in my town… questo potrebbe esclamare un fan di Franco Battiato che a Matera ha assistito all’intervista del cantautore ai microfoni di Materadio, lo scorso 24 settembre. Una prassi, quella dei commenti a fine concerto, che è genericamente uguale per tutti gli artisti. Terminata la performance live la radio di turno intervista il cantante, facendogli domande più o meno generiche sulla sua vita e su cosa ne pensi di qualche argomento di attualità.

Bene, nel caso in oggetto, il maestro Franco Battiato ha pensato di parlare senza peli sulla lingua; in modo schietto e diretto come da sempre ci ha abituato.

Il problema dell’Italia è che è difficile che ci siano delle cose fatte con una qualità Europea. Noi siamo i più arretrati… siamo i più arretrati” – così esordisce Battiato, continuando – “Berlino ha 9 orchestre sinfoniche. Una città. Ditemi in Italia quante sono le orchestre sinfoniche, in tutto il paese, e poi facciamo i conti”.

Ma non è solo un bilancio sinfonico quello del cantautore siciliano. Il passo successivo riguarda la cultura e la politica. Parole forti che indicano il forte stato di degrado culturale in cui l’Italia sta cadendo.

Allora… La cultura è stata abbandonata per colpa di questa politica però!…che si inserisce sempre in cose dove deve fare… corpo mafioso, diciamo, per cui: nella televisione hanno il CDA che 3 di qua… 2 di là… La politica non dovrebbe entrare nell’arte, cosa centra? Deve solo dare i soldi e poi se ne occupino gli altri”.
Quando uno paga le tasse no? Siamo in pochi in Italia a pagare le tasse. Questo è il problema serio. Allora, paghi le tasse e hai piacere che questi soldi possano andare a quei poveri individui che non hanno lavoro, capito, e dovrebbero essere aiutati. Perché uno stato serio è questo”.

E continua: “Non è che uno che va con una escort, l’indomani ha una commissione, immediatamente, capito? Cioè voglio dire quello che procura la escort a questo tizio qui, e lui si eccita tutto durante la notte, e gli dà durante il giorno, gli dà una commissione rubata.

Sti ragazzi dovrebbero far fuori questa classe politica! Deve andare fuori dai coglioni ragazzi: è chiaro?

Insomma difficile aggiungere altro. Certo è che Battiato ancora una volta ha dimostrato di essere un grande maestro. Non solo nella musica, ma anche nella vita reale. Grazie Franco!

Ecco il video dell’intervista.

 

 

Vasco Rossi torna a parlare del clima di odio alimentato da alcuni politici in Italia… “molte paure sono fagocitate per motivi propagandistici e per la ricerca di consenso elettorale” – Non fa nomi, ma a qualcuno fischiano forte le orecchie…!

 

Vasco Rossi

 

 

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Vasco Rossi torna a parlare del clima di odio alimentato da alcuni politici in Italia… “molte paure sono fagocitate per motivi propagandistici e per la ricerca di consenso elettorale” – Non fa nomi, ma a qualcuno fischiano forte le orecchie…!

Vasco Rossi è tornato. Da alcune settimane, infatti, il rocker di Zocca è tornato a essere un grande protagonista anche nelle rotazioni radiofoniche, con il suo ultimo brano ‘Se ti potessi dire’ ed è pronto per rilanciare il suo 2020 tra palazzetti e stadi tutti esauriti. Cinque anni, un lustro in cui l’Italia ha visto tanti passaggi di mano anche in chiave politica. E proprio il Blasco ha voluto sottolineare come tutto questo abbia portato a un peggioramento della condizione nostrana a livello sociale.

Come appare sempre più evidente, infatti, nel nostro Paese è sempre più forte un clima di incertezza, di paure e di odio che hanno portato milioni di italiani (seguendo i trend delle elezioni locali e i sondaggi degli ultimi tempi) ad affidarsi a chi ha fatto del ‘terrorismo psicologico’ una chiara e ben definita scelta propagandistica. I temi-chiave sono ben noti a tutti e questo continuo allarmismo provocato da una certe classe politica, non ha fatto altro che fagocitare e aumentare l’odio che, oramai, impera nel quotidiano delle cronache italiane. Un modo di essere, pensare e agire che appare evidente ogni giorno di più e viene cavalcato e acuito da proclami populistici. E non solo.

 Vasco Rossi e la politica che alimenta odio e paure

«Mi dispiace che il nostro meraviglioso Paese sia cosi preda di rabbie e paure – ha detto Vasco Rossi rispondendo alle domande di Andrea Laffranchi de Il Corriere della Sera -, fagocitate da irresponsabili politici in cerca di consenso e potere». Non fa nomi, né riferimenti. Il punto di vista del Blasco, però, sembra essere piuttosto chiaro con il dito ben puntato. Un concetto che aveva già palesato qualche mese fa, era il maggio scorso, durante la conferenza stampa di lancio del VascoNonStop 2019. E la situazione, negli ultimi mesi, non sembra essere migliorata. Anzi.

Gli ultimi dieci anni: da Obama a Trump

Ma la scena preoccupante non è solamente quella italiana. Anche oltreoceano la situazione non sembra essere migliore, con un ritorno al passato anche alla Casa Bianca che, secondo Vasco Rossi, rappresenta un brutto passo indietro: «Direi che da Obama a Trump è stata una bella caduta di… tutto: stile, tono e sostanza. Una esplosione di ignoranza, egoismo e qualunquismo che non mi aspettavo. Un preoccupante ritorno al passato. Forse è questa la vera faccia dell’America. Credo che Trump rappresenti bene il lato oscuro, oscurantista, egoista, bigotto e arrogante degli Stati Uniti».

 

tratto da: https://www.giornalettismo.com/vasco-rossi-paure-politici/

Gino Strada: “Non vedo più la sinistra, ma solo comitati d’affari”

 

Gino Strada

 

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Gino Strada: “Non vedo più la sinistra, ma solo comitati d’affari”

A inizio anno ha vinto il premio “Sunhak Peace 2017”, assegnato a personalità e organizzazioni che si distinguano per il loro contributo alla pace e allo sviluppo umano. Il 10 febbraio, invece, ha posato con Renzo Piano la prima pietra per la costruzione di un centro di chirurgia pediatrica d’eccellenza in Uganda. Gino Strada è il fondatore di Emergency: “Oggi”, dice, “parlare di pace è considerato irreale e utopistico. Noi siamo contro la guerra in un mondo in cui non esiste più un partito, un’organizzazione internazionale che la ripudi davvero”.
Qual è l’ultima scommessa di Emergency?Stiamo lavorando per riprendere a operare nel nostro ospedale di Erbil, nel Kurdistan iracheno, che avevamo lasciato qualche anno fa alle autorità locali. Su richiesta del governo curdo e dell’Unione europea, riprenderemo a curare lì i feriti che arrivano da Mosul, dove si combattono l’esercito iracheno e gli uomini di Daesh, con attacchi indiscriminati alle aree abitate dai civili e i residenti in fuga usati come scudi umani.
Quali sono le attività di Emergency oggi nel mondo?Dalla sua fondazione, nel 1994, Emergency ha curato gratuitamente 8 milioni di persone. Le nostre attività sono soprattutto chirurgia di guerra, pediatria e maternità: in Afghanistan, per fare un esempio, abbiamo tre ospedali chirurgici, un centro maternità – che abbiamo dovuto raddoppiare perché non ci stavamo più dentro – e una quindicina di cliniche. In Sudan, abbiamo un centro di cardiochirurgia, un ospedale pediatrico per il trattamento del colera e una clinica pediatrica in un grosso campo di rifugiati che raccoglie dalle 600 alle 800 mila persone. E siamo anche in Sierra Leone e nella Repubblica Centrafricana.
Avete attività anche in Italia. A Milano si vedono i camion rossi di Emergency per l’assistenza agli stranieri.Siamo a Milano, a Marghera, a Palermo e in diversi posti della Sicilia. A Polistena, in Calabria, abbiamo un ambulatorio fisso. Poi ci sono gli ambulatori mobili che seguono i migranti che si spostano per i raccolti. Ce n’è uno a Ponticelli, Napoli, e uno sportello di assistenza a Sassari. Faccio fatica a star dietro a tutte le cose che apriamo.
In Italia non assistete più solo gli stranieri.Quando abbiamo cominciato, nel 2006, pensavamo di occuparci solo di migranti. Ora invece ci occupiamo anche di italiani poveri che non riescono più a curarsi come si deve perché la sanità, che dovrebbe essere gratuita, non lo è più. Il sistema sanitario sta diventando privato. Il paziente deve pagare. Magari non molto, ma quel non molto per tanti è troppo.
In Europa e nel mondo intanto si innalzano muri.Negare asilo ai rifugiati è vergognoso. Ma è anche la fine dell’Europa, che non era nata sull’idea dell’esclusione, della fortezza assediata. Ci riempiamo la bocca di parole come “globalizzazione”, diciamo che il mondo non ha più confini, quando in realtà i confini non ci sono solo per le merci. Soltanto gli imbecilli possono pensare di fermare migrazioni che nella storia non è mai stato possibile fermare. Ogni sera, una persona su nove va a dormire affamata. Come possiamo essere sorpresi che milioni di esseri umani lascino la loro casa e si mettano in viaggio per sfuggire alla povertà e alla guerra?
Anche la sinistra pensa a come “governare” i flussi migratori.Io non so che cosa sia la sinistra. Capisco cos’è destra e sinistra se si parla del codice stradale, se si parla di politica non lo capisco più. Del resto, anche in Italia, la miglior politica di destra l’ha fatta la sinistra. Bisognerebbe tornare a discutere di valori e di principi fondamentali, invece ormai i governi sono in modo spudorato semplicemente dei comitati d’affari delle multinazionali. Il primo problema che dovrebbero affrontare è quello della guerra, da rifiutare sempre e comunque, non “questa no”, “quella sì”. Questo atteggiamento ha fatto fallire anche le istituzioni internazionali: l’Onu fu creata per impedire la guerra, invece da allora nel mondo ci sono stati 160 conflitti. È finito: il suo Consiglio di sicurezza è diventato il consiglio degli armaioli del mondo, che producono e vendono armi per i conflitti. Se vogliamo sperare che l’umanità sopravviva, dobbiamo smettere di ammazzarci.
da: Il Fatto quotidiano, 19 febbraio 2017
fonte QUI

Andrea Camilleri “politico”, da Mussolini a Salvini la sua idea di fascismo

 

Camilleri

 

 

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Andrea Camilleri “politico”, da Mussolini a Salvini la sua idea di fascismo

Lo scrittore Andrea Camilleri, morto oggi dopo un mese di ricovero, ha tentato più volte di spiegare cos’è il fascismo, fenomeno complesso che ha sperimentato in prima persona durante gli anni della guerra. Raccontava spesso un aneddoto divertente in cui era presente il Duce in persona. Mentre negli ultimi tempi lo aveva spesso associato alla politica di Matteo Salvini.

Cos’è il fascismo? Tra gli intellettuali e scrittori che ne hanno dato una spiegazione c’è anche Andrea Camilleri, classe 1925, scomparso di recente, è intervenuto più volte precisando la sua personale visione ed esplicitando il suo personale atteggiamento rispetto agli eventi che si verificarono in quegli anni. Tralasciando i suoi memorabili scontri con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, per spiegare il fascismo raccontava sempre un aneddoto divertente con al centro Raul Radice, critico teatrale del Corriere della Sera che aveva iniziato la sua carriera come redattore di un giornale del ventennio, “L’impero”. Ad amministrare le pubblicazioni fasciste del giornale era proprio il fratello del Duce, Arnaldo Mussolini.

Un giorno Arnaldo Mussolini chiese a Radice di accompagnarlo dal Duce per la relazione mensile sull’andamento delle pubblicazioni. Così entrano nello studio di Benito Mussolini, a piazza Venezia, col giovanissimo Radice nel ruolo di portaborse e col cuore che gli batteva forte. Il duce era chino sulla scrivania a scrivere, fitto fitto. Saluto romano di rito, poi il fratello si mise accanto a Benito, aprì la valigetta con tutti i documenti e glieli porse. Ma questi, prima ancora di scorgerli, esordì: «Arnaldo, da qualche tempo “L’Impero” mi sembra che abbia perduto mordente. Ma che succede?». E il fratello rispose: «Sai, è una cosa molto delicata e pure sgradevole..». «E cioè?» «Beh, sai, la moglie di uno dei due va a letto con l’altro. Il marito l’ha scoperto. Ora i due non si parlano più, e così sta andando un po’ tutto a rotoli». Arnaldo non pronunciò nessun nome, non disse quale dei due era stato tradito. Così Mussolini si chinò, pensoso, e dopo un lungo silenzio alzò lo sguardo, guardò dritto negli occhi il fratello e disse: “Licenzia il cornuto!».

Per Camilleri in quest’unica frase pronunciata dal Duce poteva sintetizzarsi tutto il pensiero fascista.

Camilleri e il fascismo: la lettera al Duce
Eppure, da giovane, ne fu affascinato anche lui. Camilleri aveva appena quattordici anni quando scrisse una lettera al Duce per chiedergli di farlo partire volontario nella guerra in Abissinia. All’epoca, credeva che l’ideologia fascista fosse veramente in grado di modificare il tessuto sociale, apportando delle trasformazioni positive. Presto, però, ne scoprì le menzogne e si distaccò, avvicinandosi al comunismo anni dopo. Come rivelò al Salone del libro di Torino più di quindici anni fa:

Non mi vergogno di essere stato fascista. Sono orgoglioso di essere stato e di essere un uomo di sinistra.

Nel 1943 Andrea Camilleri era in Sicilia. Mentre lo sbarco degli Alleati era alle porte, lui conseguiva la maturità classica senza sostenere esami per via dei bombardamenti. Per lui quel periodo rappresentò un lungo peregrinare in giro per l’isola, sballottato da un luogo all’altro. Tra il 1946 e il 1947 si stabilì ad Enna, perfezionando i suoi studi tra due stanzette prive di riscaldamento. L’esperienza della guerra si portò dietro dei lunghi strascichi che riuscì ad elaborare soltanto in età adulta, comprendendo appieno di cosa si era fatto portatore il fascismo.

Camilleri e il fascismo oggi: lo scontro con Salvini
Sempre in proposito sul tema “fascismo”, negli ultimi tempi Andrea Camilleri si era espresso più volte, utilizzando questo termine per definire l’atteggiamento e la politica del leader della Lega, Matteo Salvini, con cui ha sempre avuto uno scontro molto duro. Nell’ultima intervista, a Radio Capital, disse:

Non credo in Dio, ma vederlo impugnare il rosario mi dà un senso di vomito. Tutto questo è strumentale, il Papa non ha bisogno di fare questi gesti. Sa che offenderebbe i Santi. Questo gesto di Salvini fa parte della sua volgarità.

tratto da: https://www.fanpage.it/cultura/andrea-camilleri-politico-da-mussolini-a-salvini-la-sua-idea-di-fascismo/

 

Un intervento epico di Marco Travaglio: “Cos’è la politica? È celebrare Falcone e Borsellino e poi trattare con la mafia”.

Marco Travaglio

 

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Un intervento epico di Marco Travaglio: “Cos’è la politica? È celebrare Falcone e Borsellino e poi trattare con la mafia”.

Un discorso epico di Marco travaglio da condividere assolutamente! Parole che rimarranno nella storia pronunciate nel corso di un duello con Gad Lerner su politica e antipolitica, durante la trasmissione “Quello che non ho” su La7.

Queste le sue parole:
Oggi la VERA anti-politica è quella che noi chiamiamo politica:
E’ scendere in campo anzichè salire;
E’ fondare un partito per non andare in galera e per non fallire per debiti;
E’ far eleggere gli avvocati e i coimputati per non farli parlare;
E’ stare in parlamento 30 o 40 anni pensando che il rinnovamento consista nel cambiare continuamente il nome al partito;
E’ usare le Camere come alternative al carcere, alla latitanza e alla comunità di recupero;
E’ usare come ufficio di collocamento per amici, parenti e amanti, il Parlamento, la Rai, i giornali, asl, ospedali, aziende pubbliche, banche, istituti culturali, cinema;
E’ andare solo a “Porta a Porta” per non rispondere mai a domande;
E’ celebrare Falcone e Borsellino e  poi trattare con la mafia, o chiederle i voti, o stringere la mano ad Andreotti, Cuffaro, Cosentino, Dell’ Utri;
E’ sfilare al family day e poi andare a puttane;
E’ fare il presidente della Repubblica a 84 anni e lanciare moniti per la politica e per i giovani;
E’ fare il presidente del Senato essendo indagato per mafia;
E’ chiamare le guerre “missioni di pace”, l’impunità “garantismo”, la legalità “giustizialismo”, la prescrizione “assoluzione”, l’inciucio “dialogo”, i fischi “terrorismo”, i bordelli “cene eleganti”, le orge “gare di burlesque”;
E’ chiamare i caduti sul lavoro “morti bianche”, per far sembrare meno morti i morti e meno assassini gli assassini;
E’ dire che è sempre colpa del governo precedente, della crisi mondiale, dello tsunami, delle toghe rosse, dell’ euro, della Merkel e di Adamo ed Eva;
E’ promettere tagli alla casta e poi non farli;
E’ rapinare i pensionati e i lavoratori perchè i banchieri, i miliardari e gli evasori fiscali corrono troppo veloci;
E’ dire “ce lo chiede l’ Europa”, ma quando l’ Europa ci chiede una legge anti-corruzione si faccia i cavoli suoi;
L’ intervento integrale
Questo ed altro nell’epico intervento integrale di Marco Travaglio, seguito da Gad Lerner che potete vedere QUI
fonte: http://siamolagente2016.blogspot.it/2017/05/marco-travaglio-cose-la-politica-e.html

Michela Murgia: “Il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia.” – “Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica.” …Una breve profonda riflessione tutta da leggere

 

Michela Murgia

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Michela Murgia: “Il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia.” – “Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica.” …Una breve profonda riflessione tutta da leggere

Piccolo discorso sul fascismo che siamo.
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A te che hai vent’anni e mi chiedi cos’è il fascismo, vorrei non doverti rispondere. Vorrei che nel 2017 la risposta a questa domanda la sapessimo già tutti, ma se me lo chiedi è perché non è così.
So perché me lo domandi. Credi che io sia intollerante se dico che il fascismo è reato e deve rimanerlo sempre. Credi che “se il fascismo e il comunismo hanno causato entrambi tanto dolore nel corso della storia devono essere considerati reato senza distinguo”.
È quindi colpa mia se me lo chiedi.
Colpa del fatto che non ti ho detto che il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia. Dovevo dirtelo prima che il fascismo non è un’ideologia, ma un metodo che può applicarsi a qualunque ideologia, nessuna esclusa, e cambiarne dall’interno la natura. Mussolini era socialista e forse non te l’ho spiegato mai. Ho dimenticato di dirti che si intestava le istanze dei poveri e dei diseredati. Ho omesso di raccontarti che i suoi editoriali erano zeppi di parole d’ordine della sinistra, parole come “lavoratori” e “proletariato”. Non ti ho insegnato che un socialismo che pretende di realizzarsi con metodo fascista è un fascismo, perché nelle questioni politiche la forma è sempre sostanza e il come determina anche il cosa. Per questo il fascismo agisce anche nei sistemi che si richiamano a valori di sinistra e anzi è lì che fa i danni più grandi, perché non c’è niente di più difficile del riconoscere che l’avversario è seduto a tavola con te e ti chiama compagno.
Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica; invece, proprio come la mafia, il fascismo non è di destra né di sinistra: il suo obiettivo è la sostituzione stessa dello stato democratico ed è la ragione per cui ogni stato democratico dovrebbe combatterli entrambi – mafia e fascismo – senza alcun cedimento. Tu sei vittima dell’equivoco che identifica il fascismo con una destra ed è un equivoco facile, perché il fascismo è la modalità che meglio si adatta alla visione di mondo di molta della destra che agisce in Italia oggi. Ma guai se questo ti rendesse incapace di riconoscere i semi del pensiero fascista se li incontri quando sei convinto di guardare da qualche altra parte.
Può esserti utile sapere come riconosco io il fascismo quando lo incontro: ogni volta che in nome della meta non si può discutere la direzione, in nome della direzione non si può discutere la forza e in nome della forza non si può discutere la volontà, lì c’è un fascismo in azione. In democrazia il cosa ottieni non vale mai più del come lo hai ottenuto e il perché di una scelta non deve mai farti dimenticare del per chi la stai compiendo. Se i rapporti si invertono qualunque soggetto collettivo diventa un fascismo, persino il partito di sinistra, il gruppo parrocchiale e il circolo della bocciofila.
Nessuno è al sicuro, se non dentro allo sforzo di ricordarsi in ogni momento che cosa rischiamo tutti quando cominciamo a pensare che il fascismo è solo un’opinione tra le altre.

Michela Murgia

Ancora accuse pesanti di Papa Francesco all’Europa ed a Salvini: “Porti aperti allearmi e chiusi alle persone” – “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”

 

Papa Francesco

 

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Ancora accuse pesanti di Papa Francesco all’Europa ed a Salvini: “Porti aperti allearmi e chiusi alle persone” – “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”

Il Papa striglia l’Europa (e Salvini) “Porti aperti alle armi e chiusi alle persone”

Il jʼaccuse del Pontefice: “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”. Poi rivela: “Il prossimo anno voglio andare in Iraq”

“Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che pero’ apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”. Lo ha detto il Papa all’udienza con la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali.
“Non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito”. Lo ha detto Papa Francesco ai partecipanti all`Incontro mondiale dei Cappellani dell`Aviazione civile. “Invito sempre le Chiese locali alla dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti, pur se si tratta di una responsabilità diretta delle Autorità civili. Fa parte anche della vostra cura pastorale vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno. Le opere di carità nei loro confronti costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli”.
L’Iraq – ha detto il Papa nell’udienza alla Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali – “possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della societa’, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali”. “E non dimentico l’Ucraina – ha aggiunto il Papa ripercorrendo le aree piu’ ‘calde’ del pianeta -, perche’ possa trovare pace la sua popolazione, le cui ferite provocate dal conflitto ho cercato di lenire con l’iniziativa caritativa alla quale molte realta’ ecclesiali hanno contribuito. In Terra Santa – ha proseguito il pontefice -, auspico che il recente annuncio di una seconda fase di studio dei restauri del Santo Sepolcro, che vede fianco a fianco le comunita’ cristiane dello Statu quo, si accompagni agli sforzi sinceri di tutti gli attori locali ed internazionali perche’ giunga presto una pacifica convivenza nel rispetto di tutti coloro che abitano quella Terra, segno per tutti della benedizione del Signore”

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/06/10/il-papa-striglia-l-europa-e-salvini-porti-aperti-alle-armi-e-chiusi-alle-persone-2042658.html

La flat tax è un imbroglio dei ricchi ai danni dei poveri… Dico a te, coglione, che guadagni € 15.000. Tu paghi già il 23%…! Chi guadagna € 200.000 paga il 43%! Hai capito, coglione, le tasse non le tolgono a te, ma ai ricchi! E quello che risparmiano i ricchi lo pagherai TU con l’aggravio dei costi sociali

 

flat tax

 

 

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La flat tax è un imbroglio dei ricchi ai danni dei poveri… Dico a te, coglione, che guadagni € 15.000. Tu paghi già il 23%…! Chi guadagna € 200.000 paga il 43%! Hai capito, coglione, le tasse non le tolgono a te, ma ai ricchi! E quello che risparmiano i ricchi lo pagherai TU con l’aggravio dei costi sociali

Ci scusiamo per epiteto coglioni che ovviamente è rivolto (a giusta ragione) per chi crede a quello che sostiene Salvini & C. Con questi ultimi ci dovremmo scusare anche per il termine “epiteto”, ma non abbiamo intenzione di farlo…

Sulla Flat Tax ci sarebbe tanto da dire… Ma vogliamo essere sintetici. Un unico semplice esempio per capire quanto ti stanno prendendo per i fondelli…

Reddito 1.000.000 di € anno.

Oggi con l’aliquota al 43% pago 430.000 € (grossomodo, qualcosa in meno per gli scaglioni)

Domani – con flat tax al 23% pagherò 230.000 € di tasse.

Reddito di 15.000 € anno.

Oggi con l’aliquota al 23% pago 3.450 €

Domani – con flat tax  pagherò 3.450 € di tasse

Sulla Flat Tax il palazzo della politica sta dando il peggio di sé e come al solito la parola inglese serve a nobilitare la fregatura, come con il Jobsact.

Lega, Cinquestelle, PD, Forza Italia partono tutti dallo stesso punto di vista: bisogna ridurre le tasse. Nessuno di loro si pone la domanda di fondo: a chi va la riduzione delle tasse e chi la paga?

Non si pongono questa domanda perchè è scomoda. Tutte le principali forze politiche seguono l’ideologia liberista reazionaria di Ronald Reagan secondo la quale le tasse sono il male, quelle per i ricchi e le imprese il peggio, quelle che finanziano lo stato sociale il peggio del peggio.

La Flat Tax era il programma del presidente USA che negli anni 80 ha guidato e imposto, assieme alla Thatcher, quell’aggressione mondiale ai diritti sociali e del lavoro che oggi chiamiamo globalizzazione. Essa si fonda sulla teoria di uno dei più immeritati premi Nobel della storia, l’economista Laffer, che si era inventato una curva matematica secondo la quale meno tasse avessero pagato i ricchi, più lo stato avrebbe incassato per la crescita delle attività e la riduzione della evasione fiscale.

La riduzione delle tasse ai ricchi ha prodotto negli Stati Uniti privilegi fiscali scandalosi, basta guardare la misera quantità di imposte che oggi pagano i super miliardari e le loro imprese multinazionali. Nello stesso tempo i lavoratori ed i poveri hanno pagato dieci volte sul terreno dei servizi sociali quel poco che sono riusciti a ricevere come riduzione delle tasse.

In italia abbiamo una gigantesca evasione fiscale di 120 miliardi annui, agevolata da tutti i governi degli ultimi trent’anni, senza distinzione alcuna.

Casa, scuola, sanità, servizi sociali, queste sono oggi le voci di un bilancio sociale sempre più in passivo per la maggioranza della popolazione. Chi vuole abbassare le tasse a tutti vuole proseguire nella privatizzazione di tutto ciò che dovrebbe essere pubblico ed accessibile gratuitamente alla grande maggioranza della popolazione. Non a caso un vice ministro leghista si è “ricordato” che lo stato possiede 400 miliardi di edifici “non valorizzati”.

Oggi si promettono 50 euro al mese in meno di tasse a lavoratori e pensionati in cambio di un aggravio di dieci volte almeno di costi sociali.

Questo è il grande imbroglio verso i poveri della riduzione delle tasse: la mano che dà è piccola piccola, quella che riprende è enorme. E alla fine i soli che ci guadagnano davvero sono i ricchi.

Ora Salvini dice che la Flat tax sarebbe solo per chi ha meno di 50.000 euro annui di reddito. IMBROGLIA, vuole cominciare da lì, ma vuole arrivare molto più in alto, perché questo è lo scopo vero. Di Maio risponde che bisogna aiutare le famiglie, quindi parla d’altro e alla fine sarà d’accordo. Il PD dice che non ci sono i soldi, come sempre assieme a Forza Italia, ma non contesta la proposta in sé, anzi.

Tutte le posizioni del palazzo sulla Flat Tax sono solo diverse versioni della stessa destra liberista. Diverse versioni che assieme ignorano l’articolo 53 della Costituzione, che impone la PROGRESSIVITÀ del fisco.

Bisogna redistribuire la ricchezza con più tasse ai ricchi e meno ai poveri ai lavoratori e ai pensionati, con la lotta all’evasione fiscale, con il prevalere del pubblico sul mercato. Insomma con l’esatto contrario di ciò che si fa da trent’anni e che la Flat Tax vuole portare alle estreme e più feroci conseguenze…

Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Mario Monti

 

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Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Tutti abbiamo apprezzato la sintesi di Giorgio Gaber: “libertà è partecipazione”. Noi pensiamo di partecipare alla vita democratica del nostro Paese e quindi di essere “liberi” perchè votiamo ma non è così.

Non so se ne conservate memoria ma, tempo fa, Mario Monti, ebbe a dichiarare che “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore”.

Il concetto non gli è venuto in mente l’altro ieri, perché lo stesso identico concetto lo ribadì in occasione del divorzio tra la politica e la Banca d’Italia, ove disse che ci sono “valori che saranno meglio tutelati, se affidati a qualcuno che può permetterselo trovandosi al riparo dal processo elettorale”

Ora ciò che si può fare, al riparo dal processo elettorale, cioè al riparo dalla volontà dei cittadini, e quello che non si può fare, come si può presentare per farlo accettare ?

Lo dice sempre Monti: “E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni (ndr: di sovranità) solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata. Abbiamo bisogno delle crisi per fare passi avanti”

 

Psicologico – badate bene – significa che qualcuno ci deve dare l’impressione che se non si accettano le proposte del potere, al diniego segue la catastrofe.

La concezione di Monti e delle élite che rappresenta è esattamente quella di The Crisis of Democracy, il primo rapporto della Commissione Trilaterale che  sosteneva come le uniche democrazie funzionanti, sono quelle in cui la grande maggioranza della popolazione si trova ai margini del dibattito pubblico.

Essere al riparo dal processo elettorale significa che Monti giurava sulla Costituzione -con l’incipit che conosciamo tutti- ritenendo la Repubblica un’assemblea condominiale da guidare con la logica del terrore (“fate presto!”, lo spread a 500! ), grazie alla sostanziale ignoranza nella quale viene relegata la massa dei cittadini sovrani solo sulla carta.

Bisogna avere chiaro in mente che Mario Monti non può essere visto come un semplice professore che ha la sua visione (antidemocratica) del mondo in un Paese, tralaltro, che curiosamente ritiene in pericolo la democrazia  perché un paziente psichiatrico commette un reato a Macerata  ma non  vede alcun rischio di democrazia in ricorrenti dichiarazioni del genere. Dichiarazioni a cui seguono fatti perfettamente allineati.

Dicevo che non può essere una semplice visione personale antidemocratica perché il limite tra la libertà di opinione e l’eversione, viene superato quando un portatore di principi antidemocratici assume il controllo di posizioni decisionali chiave. Monti è stato per anni commissario europeo e al governo italiano con la complicità  del Presidente della Repubblica. Posizione in forza della quale ha potuto agire, distruggendo la domanda interna e iniziando il lavoro di smantellamento dei diritti dei pensionati e quelli dei lavoratori, poi terminato da Matteo Renzi.

Quelle rare volte in cui sembra perfezionarsi un procedimento decisionale democratico, poi ci rendiamo conto che non è la democrazia a guadagnarci, cioè non è il demòs, il popolo, ma qualcun altro. Perché?

A questa domanda rispose implicitamente Cossiga molti anni fa. E qui dobbiamo riflettere anche ripensando ai criteri con cui Cossiga metteva il segreto di Stato su molti, troppi, capitoli della storia della nostra Repubblica.

Cossiga spiegò come i nostri bisogni e comportamenti, debbano essere organizzati dall’esterno scrivendolo nel suo libro abecedario: “attraverso agenti reclutati tra i quadri dirigenti di un Paese o aiutati a salire ad alti livelli della vita politica, burocratica, scientifica, finanziaria, bancaria o attraverso individui di particolare autorevolezza personale, morale, culturale. Si deve cercare di determinare a proprio vantaggio la politica di un certo Paese ed in particolare il suo processo decisionale”

Questo spiega molto.
Questo spiega perché in questo Paese, alcuni top manager ottengono nomine scintillanti a seguito delle quali compiono disastri e poi ricevono nuove e più scintillanti nomine ad esempio.

Questo spiega perchè la disgregazione dei diritti dei lavoratori va in parallelo col percorso di integrazione monetaria. Avete notato che i sindacati son serviti a nulla?

Avete notato che la crisi italiana inizia a somigliare alla crisi del terzo mondo dopo la seconda guerra mondiale ? Oggi come allora,  i governanti indebitavano i propri paesi con una moneta diversa dalla propria; dollaro per l’Africa, euro per noi. Eppure  ci eravamo resi conto – nel 97 – che agganciando la lira all’ECU si fermava la produttività.

Si diceva “come si fa a partecipare”, ad esercitare le prerogative di regalità che spettano a noi “popolo sovrano”? La domanda non è priva di interesse se si considera che ormai stiamo perdendo i riferimenti propri di una democrazia occidentale.

Da noi la terza carica dello stato si fa propaganda elettorale, peraltro compiendo un’operazione cosmetica di differenziazione dal proprio contesto d’appartenenza creando liber(e) e uguali. Avrete notato che negli ultimi giorni c’è stata questa declinazione al femminile. Boldrini lo chiede.

Ecco, partecipiamo alla democrazia gestendo democraticamente il mercato del lavoro e i soldi pubblici.

tratto da: https://www.themisemetis.com/politica/1499/1499/

Il 29 aprile di 103 anni fa nacque Enrico Mattei – Cari italiani non dimenticate mai l’Uomo che visse lottando per la libertà e per questo motivo fu assassinato!

Enrico Mattei

 

 

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Il 29 aprile di 103 anni fa nacque Enrico Mattei – Cari italiani non dimenticate mai l’Uomo che visse lottando per la libertà e per questo motivo fu assassinato!

Enrico Mattei, un Uomo che visse lottando per la libertà, per il benessere di tutti, contro ogni forma di sfruttamento, di sottomissione. Un visionario nella posizione di poter risolvere la gran parte dei problemi del mondo semplicemente proponendo un modello diverso di gestire il petrolio.

Un Uomo che voleva un capitalismo diverso, etico, funzionale per tutti, anche per i più deboli.  Un uomo che voleva trattare con i paesi arabi in modo pacifico, alla pari. Che voleva creare la possibilità di rendere liberi ed indipendenti i paesi del terzo mondo. Un uomo che aveva la visione di un mondo dove le risorse energetiche sono di tutti, non di poche ricche società.

Ed il 27 Ottobre del 1962 fu assassinato. Fu assassinata l’Italia, fu assassinata la libertà.

La sua storia

Enrico Mattei nasce il 29 aprile del 1906 ad Acqualagna, nelle Marche Primo di cinque fratelli. La famiglia è modesta, il padre brigadiere dei carabinieri.

Finite le scuole elementari, Enrico frequenta la scuola tecnica inferiore. Diplomato, è assunto in una fabbrica di letti di Scuriatti come verniciatore. Nel 1923 entra come garzone alla Conceria Fiore. La carriera di Mattei nell’Azienda è rapida: prima operaio, poi, a soli vent’anni, direttore del laboratorio e infine collaboratore principale del padrone della Conceria.

 Nel 1929, per la crisi economica, la Conceria chiude. Si trasferisce a Milano dove continua la sua attività industriale; nel 1934 fonda l’industria Chimica Lombarda. Lo sviluppo dell’impresa assume un ritmo veloce, cresce rapidamente anche il fabbisogno di materie prime. Mattei tenta di trovare una propria fonte attraverso l’integrazione verticale dell’impresa, ma il progetto viene insabbiato per l’opposizione del regime e degli altri operatori italiani del settore.

Mattei si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica. Nel maggio 1943  entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi. Viene creato, nel 1944, un Comando militare Alta Italia del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) di cui Enrico Mattei fa parte per la Dc.

Terminata la guerra , Enrico Mattei venne incaricato di liquidare le attività dell’Agip ma Mattei sceglie di disattendere questa indicazione; nel 1953 fonda l’Eni.

Con la stessa intraprendenza e tenacia che lo aveva caratterizzato tutta la vita, Mattei riesce ad affermare il ruolo strategico dell’energia nello sviluppo economico italiano e a ispirare fiducia nel possibile miracolo dell’indipendenza energetica.
E’ abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo diverrà uno dei punti di forza che la società, oltre gli interessi specifici, saprà offrire all’azione diplomatica dell’Italia. E’ tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse.
Nel film “Il caso Mattei” il protagonista dice a un giornalista: “Il petrolio fa cadere i governi, fa scoppiare le rivoluzioni, i colpi di stato, condiziona l’equilibrio nel mondo…se l’Italia ha perso l’autobus del petrolio è perché gli industriali italiani, questi grandi industriali, non se ne sono mai occupati…non volevano disturbare la digestione dei potenti… Il destino di milioni e milioni di uomini nel mondo in questo momento dipende da 4 o 5 miliardari americani… La mia ambizione è battermi contro questo monopolio assurdo. E se non ci riuscirò io, ci riusciranno quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi“.

Il 27 ottobre 1962 il “Morane Saulnier 760” di Mattei proveniente da Catania e diretto a Linate precipita a Bascapè (Pavia). Ad oggi sono ancora discordi le opinioni sulla natura dell’incidente mortale occorso a Mattei, da varie ipotesi confermate da testimonianze di mafiosi pentiti negli anni ’90, sembrerebbe che fosse stata piazzata una bomba sull’aereo e che si fosse trattato quindi di un sabotaggio. Totale incertezza si ha sui possibili mandanti, si va da ipotesi che vanno dalla CIA, alle “Sette Sorelle” (le sette grandi multinazionali del petrolio nate per lo più alla fine dell’Ottocento ad opera di alcuni famosi petrolieri), a interessi politici italiani rivali di Mattei.