La ong che si prende gioco di Salvini: a Lampedusa spunta la barca Matteo S. che salva i migranti!

 

 

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La ong che si prende gioco di Salvini: a Lampedusa spunta la barca Matteo S. che salva i migranti!

Non si tratta di un mero e banale caso di omonimia: da qualche giorno a Lampedusa sta circolando un’imbarcazione che porta il nome di Matteo S. Si tratta di veliero di supporto della Ong tedesca Lifeline che ha scelto quel nome proprio per prendersi gioco di Matteo Salvini. Il natante è stato ripreso dalle telecamere di Repubblica che ha spiegato la genesi di quel nome scelto dall’Organizzazione non Governativa per protestare contro le politiche anti-migranti del leader della Lega nel corso del suo mandato (che sta andando a esaurirsi) al Ministero dell’Interno.

L’intento è derisorio anche per via delle continue diatribe a distanza – fatte di divieti e provocazioni da parte di Matteo Salvini – tra l’attuale capo del Viminale e le Ong per via della questione migranti. Nel video pubblicato da Repubblica, si vede precisamente il nome di quella imbarcazione: la Matteo S.

A Lampedusa spunta la Matteo S.

Ma cosa c’entra la Lifeline con Matteo Salvini? La lite a distanza tra le due parti è sorta, nelle ultime settimane, dopo il divieto di accesso e transito firmato dal ministro dell’Interno (e controfirmato dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e da quello della Difesa, Elisabetta Trenta) nei confronti della nave Eleonore che, adesso, si trova ancora bloccata a largo di Malta in attesa di una soluzione a livello europeo per la redistribuzione.

I divieti e i decreti di Salvini

Inoltre, la scelta di chiamare la nave Matteo S., è un chiaro segno di polemica contro la politica anti-migranti portata avanti dal governo gialloverde e ha visto grande protagonista Salvini con il suo decreto sicurezza bis che, da mesi, impedisce una rapida soluzione per le persone soccorse in mare dalle Ong. Una diatriba che si è dimostrata sterile dato che, da tempo, mentre le navi delle Organizzazioni non Governative vengono bloccate e lasciate in stallo nel Mediterraneo, i barchini fantasma continuano ad arrivare sulle coste italiane. Come questa notte, quando a Gallipoli sono sbarcati 62 persone provenienti dal Pakistan.

 

tratto da: https://www.giornalettismo.com/matteo-s-ong-salvini/

“La dittatura perfetta avrà sembianza di Democrazia” – L’inquietante profezia dello scrittore Aldous Leonard Huxley

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“La dittatura perfetta avrà sembianza di Democrazia” – L’inquietante profezia dello scrittore Aldous Leonard Huxley

“La dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una Prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”.

Autore di questa breve ma significativa riflessione fu a suo tempo lo scrittore britannico Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963). In un discorso tenuto nel 1961alla California Medical School di San Francisco, Huxley disse che “ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”.

Tratto da GloboChannel

In Niger strage continua per malaria, fame e colera …È tra i 10 paesi più poveri al mondo, ma solo perché il loro Uranio, i loro Diamanti ed il loro Oro arricchiscono solo i Francesi che “controllano” la loro economia…

 

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In Niger strage continua per malaria, fame e colera …È tra i 10 paesi più poveri al mondo, ma solo perché il loro Uranio, i loro Diamanti ed il loro Oro arricchiscono solo i Francesi che “controllano” la loro economia…

 

In Niger, strage continua per malaria, fame e colera

Il colera sta colpendo duramente il Niger, il cui ministro della Sanità, Idi Illiassou, ha aggiornato ieri il numero di morti da luglio, salito ad almeno 68. Sono invece oltre 3.690 i casi di contagio della malattia, causata da ingestione di cibo o acqua contaminati. Altre fonti, soprattutto Medici Senza Frontiere, sostengono che i morti siano molti di più.
L’epidemia, diffusa inizialmente nella regione meridionale di Maradi, si è diffusa poi anche nelle regioni limitrofe di Tahoua, Zinder e Dosso.
Nella regione di Maradi, l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno stimato che solo il 37% della popolazione ha accesso all’acqua potabile e solo il 10% ha accesso a strutture igienico-sanitarie di base.
Oltre al colera, la forte stagione delle piogge che va da giugno a settembre, ha consentito anche la diffusione della malaria, diventata in alcune zone una vera emergenza. A livello nazionale ci sono stati 1.360.000 casi di malaria, con 1.584 morti. Poi, la malnutrizione che come ogni anno fa strage di bambini sotto i 5 anni.
Il Niger è considerato uno dei paesi più poveri del mondo. Le statistiche lo raccontano così. E mentono!
Il Niger è il quarto produttore mondiale di uranio, una delle risorse strategiche del nostro mondo. Dovrebbe essere la piccola Svizzera africana, ma invece è dilaniato dalla miseria.
L’uranio è divenuta una maledizione. La guerra tra potenze per accaparrarselo ha provocato una lunga scia di colpi di stato e guerre civili. Un continuo bagno di sangue.
Oggi a detenere il controllo reale di questa risorsa è l’Areva, la multinazionale francese dell’energia. La Francia ha sempre mantenuto un controllo ferreo di questa “ex” colonia le cui materie prime le consentono di essere potenza nucleare e illuminare le sue strade e le sue case.
Il Niger,in cambio, riceve royalties da rapina. Un eterno 5% che costringe un intero popolo alla fame.

 

fonte: https://raiawadunia.com/in-niger-strage-continua-per-malaria-fame-e-colera/

Caro Matteo, mi presento: sono la Beata Vergine Maria, e ora ti spiego un paio di cose…

 

 

Beata Vergine Maria

 

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Caro Matteo, mi presento: sono la Beata Vergine Maria, e ora ti spiego un paio di cose…

Caro Matteo,
mi presento: sono la Beata Vergine Maria, colei che ieri hai ringraziato in un tweet. Di solito non mi scomodo a rispondere ai tanti che mi invocano, ma visto che Papa Francesco mi ha definita l’influencer di Dio e tu sei l’influencer di una buona fetta di italiani che credono nel tuo verbo (nello specifico il verbo ruspare), scendo momentaneamente sulla Terra e ti spiego un paio di cose.

Io ne ho sopportate tante nella vita, compreso Paolo Brosio. Avevo fatto la gnorri anche quando in piazza, a Milano, hai baciato il rosario e hai affidato il paese “all’Immacolato cuore di Maria”. Ho sperato ti rivolgessi alla De Filippi, magari aspirando a un falò di confronto con la Isoardi.

Adesso però non riesco più a tacere.
Ti sei definito felice che il decreto sicurezza bis sia passato proprio “il 5 agosto che per chi è stato a Medjugorie rappresenta il compleanno della Vergine Maria”. Tanto per cominciare grazie per il pensiero Matteo, ma come certi mariti distratti hai toppato la data. Io sono nata l’8 settembre. Il 5 agosto è nata la Madonna di Medjugorie, nello specifico una collega che non esiste, una che definirei la Mark Caltagirone delle apparizioni mariane, per fare un esempio alla tua portata. Guarda, te la faccio più semplice ancora: l’apparizione della Madonna di Medjugorie non è mai avvenuta, la sparizione dei 49 milioni della Lega sì.

E siccome il mio superiore è pure spiritoso, ti chiami Matteo come San Matteo, il santo protettore della Guardia di finanza, pensa che graziosa boutade che ti ha dedicato. Detto ciò, visto che ti piace credere a un legame simbolico tra date e avvenimenti, te ne rivelo uno io: tu sei nato il 9 marzo e sai chi è nato il 9 marzo come te a parte l’Inter (e tu sei milanista, che soave giubilo): la Barbie! Vedi, il 9 marzo sono nati due dei pupazzi più famosi della storia! Non trovi che questo, sì, sia un preciso segno dell’esistenza di Dio? Un disegno divino?

E ora passiamo a qualche lezione di mariologia. No Matteo, non ti stai confrontando con una giornalista, non mi rispondere con strafottenza che la biografia dell’amico Mario Giordano la conosci benissimo. La mariologia è la branca della teologia che studia me, Maria. Vedi, tu ti sei definito “padre di 60 milioni di italiani”. Ecco, io sono modestamente madre di un solo figlio, ma m’è uscito decisamente meglio dei tuoi. E credimi, tirarlo su non è stato facile. Tanto per cominciare il suo arrivo mi venne annunciato da un giorno all’altro, con Giuseppe che all’inizio non ha capito né come sia stato concepito nè il proprio ruolo in questo vicenda.

Sì, lo so che anche il tuo di Giuseppe, Giuseppe Conte, non ha capito come sia stato concepito ‘sto governo e il suo ruolo in questa vicenda, ma noi avevamo qualche problema in più. Giuseppe doveva partecipare a un censimento tipo quello che vuoi tu per i rom, quindi eravamo in viaggio. Mio figlio è nato e siamo dovuti scappare in Egitto perché Erode lo voleva uccidere.
Ecco, se ci fossero stati i tuoi decreti sicurezza, l’egiziano alla frontiera ci avrebbe detto: “Tornate indietro in Giudea, è un posto sicuro!” e oggi ai tuoi comizi ringrazieresti, al massimo, la madre di un altro Cristo, Krzysztof Piątek.
Non avevamo moto d’acqua per fuggire via mare, non avevamo cibo con cui fare selfie e a dirla proprio tutta Giuseppe era pure un bellimbusto che sembrava scappare da tutto tranne che dalla fame e dalla guerra. Gli mancava giusto l’phone ed è un vero peccato perché almeno avremmo potuto twittare “Amici se voi ci siete noi andiamo avanti! Le minacce non ci spaventano. E al ricco e viziato Erode diciamo: bacioni!”.

Poi vabbè, mio figlio è diventato quello che è diventato, ma pensa, nonostante abbia camminato sulle acque anziché avanzare con le ruspe, nonostante abbia trasformato l’ acqua in vino davanti al popolo anziché in mojito davanti a una consolle, nonostante sia stato capace di guarire i ciechi anziché di rendere ciechi i suoi discepoli come te, non si è mai fatto chiamare “capitano”. Anche perché sono piena di grazia ma il battipanni, se dovesse avere la tua deriva narcisistica, lo so usare anche io.

E a proposito di soprannomi, i miei sono Beata Vergine Maria del Soccorso, Ausiliatrice, Nostra Signora della Misericordia e anche Stella Maris, ovvero stella polare e guida per chi viaggia per mare. Ora, capisci bene caro Matteo che ringraziare ME per un decreto che stabilisce che gli ultimi della Terra possono pure essere ingoiati dai flutti, mi ha fatto drizzare il velo. Ringrazia Schettino, se proprio cerchi un modello ispiratore.

Infine, prima che suoni l’Ave Maria di Schubert al Papeete, ti chiedo di riporre i rosari e di lasciarmi fuori dalla tua propaganda.
Prova, piuttosto, a seguire un consiglio cristiano che sembra fatto apposta per te: ama il prossimo tuo come te stesso. Cioè tantissimo.
Ah. Solo un’ultima cosa: sai la storia che avrei pianto sangue, di tanto in tanto? Ecco. Era una bufala pure quella. Ovviamente fino a ieri, quando ho letto il tuo tweet.

Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano

fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10156488960060983&set=a.10150212984905983&type=3&theater

 

“Raderemo al suolo la casa della fottutissima zingaraccia” …non l’ha detto il un bulletto di strada. Non l’ha detto un avvinazzato dalla cantina. Non l’ha detto uno scaricatore di porto. L’ha detto il Ministro degli Interni della Repubblica Italiana … Ma il problema è che a noi italioti piace questo tipo di bassezza morale!

 

 

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“Raderemo al suolo la casa della fottutissima zingaraccia” …non l’ha detto il un bulletto di strada. Non l’ha detto un avvinazzato dalla cantina. Non l’ha detto uno scaricatore di porto. L’ha detto il Ministro degli Interni della Repubblica Italiana … Ma il problema è che a noi italioti piace questo tipo di bassezza morale!

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato nuovamente dello scontro verbale che lo ha visto al centro delle polemiche nei giorni scorsi quando ha definito una donna di un campo rom alle porte di Milano “zingaraccia”. “Vi do la mia parola che la casa abusiva di quella fottutissima zingaraccia la radiamo al suolo”, ha detto il vicepremier dal palco di Arcore durante un comizio della Lega.

È tornato a parlare del campo rom di Milano e dello scontro verbale con la donna che ha definito “zingaraccia”, Matteo Salvini. Dal palco del comizio della Lega ad Arcore, in provincia di Monza e Brianza, il vicepremier è intervenuto per commentare nuovamente la questione e ribadire così il proprio pensiero: “Per quanto riguarda quella fottutissima zingaraccia, vi posso promettere che la sua casa la radiamo al suolo”, le parole di Salvini che lasciano poco spazio a dubbi. Dinanzi a una folla che lo ha applaudito a più riprese, il ministro dell’Interno ha continuato: “Solo in Italia una che è agli arresti domiciliari, che vive in una casa abusiva in un campo rom abusivo, può minacciare di morte il ministro dell’Interno – le parole di Salvini – ma per i giornalisti il problema non è questa fottutissima zingara ma il ministro dell’Interno”.

La donna residente nel campo rom tra Milano e Baranzate era stata ripresa in un video, reportage de IlGiornale.it che ha accompagnato la consigliera comunale della Lega Silvia Sardone durante un sopralluogo, mentre minacciava Salvini. Riferendosi al ministro dell’Interno la donna diceva: “Ancora nessuno si è trovato sul punto di mettere un proiettile in testa a Salvini”, parole alle quali aveva poi risposto il vicepremier durante un’intervista a Sky Tg24: “Ma vi par normale che una zingara a Milano dica ‘A Salvini andrebbe tirata una pallottola in testa’? Stai buona, zingaraccia, stai buona, che tra poco arriva la ruspa”.

 

 

 

tratto da: https://milano.fanpage.it/salvini-durante-comizio-della-lega-raderemo-al-suolo-la-casa-della-fottutissima-zingaraccia/

Questa è LILIANA LA MARCA… Una che vota Salvini… Ecco perché non potrò mai essere leghista…

 

 

LILIANA LA MARCA

 

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Questa è LILIANA LA MARCA… Una che vota Salvini… Ecco perché non potrò mai essere leghista…

Il post che vedete nell’immagine è di tale LILIANA LA MARCA

Uno squallido post alla maniera dei leghisti-Salviniani…

Non abbiamo oscurato il nome (d’altra parte non è abitudine neanche di Matteo Salvini quando mette alla gogna mediatica i suoi nemici di turno). Non abbiamo oscurato il nome perché ognuno si deve assumere le responsabilità delle bestialità che scrive… Anche se leghista. Anche se Salviniana…

Qualcuno dice di aver scoperto che la sig.ra LILIANA LA MARCA fa l’insegnante a Caltanissetta.  Questo sarebbe gravissimo…

Il nome ed il cognome ci sono… vediamo che succede…

Intanto Vi preghiamo di condividere, perchè  tutti conoscano il pensiero di questa LILIANA LA MARCA. Perchè tutti conoscano come ragiona un leghista. E poi, se veramente fosse una figura professionale che dovrebbe essere d’esempio ed educare, allora qualcuno un serio provvedimento dovrebbe prenderlo…

by Eles

Approvato Dl Sicurezza e Salvini ringrazia la Vergine Maria… Ringrazia la Vergine per una legge che fa crepare la gente? Ricordiamo Padre Alex Zanotelli: “Come può un cristiano votare Lega?” – “I Cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini” – “Sui migranti saremo giudicati come i nazisti”

 

 

Salvini

 

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Approvato Dl Sicurezza e Salvini ringrazia la Vergine Maria… Ringrazia la Vergine per una legge che fa crepare la gente? Ricordiamo Padre Alex Zanotelli: “Come può un cristiano votare Lega?” –  “I Cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini” – “Sui migranti saremo giudicati come i nazisti”

L’immagine: l’immagine che pubblichiamo è un dipinto murale spuntato lunedì mattina a Treviso, lungo la Restera: un Matteo Salvini in versione diavolo mentre bacia un crocifisso; il ministro dell’Interno e segretario della Lega è ritratto in bianco e nero con i soli dettagli delle corna e della croce in colore rosso. Come sempre accade con queste forme d’arte di strada l’autore è ignoto, neanche l’associazione che da anni decora la camminata lungo il fiume Sile con murales e graffiti sa chi sia. Il sindaco Mario Conte, esponente leghista, ha commentato: «Non è arte ma una provocazione e quindi sarà tolto».

Ringraziare la Vergine Maria per una legge che ammazza la gente? Cari amici Cristiani, lo capite che vi sta prendendo per il c…? La Vergine Maria ad uno che fa una legge così, come minimo gli avrebbe sputato in faccia…!

Vi consigliamo di leggere:

Padre Zanotelli: “Come può un cristiano votare Lega?”

Durissima presa di posizione di Padre Alex Zanotelli: i Cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini…!

Padre Zanotelli accusa ancora: “Sui migranti saremo giudicati come i nazisti”

Migranti, non dimentichiamo lo sfogo di Papa Francesco: “Tenere ferme le navi è un’ingiustizia. Perché lo fanno? Per farli annegare?”… E torna in mente la domanda di Padre Alex Zanotelli: “Come può un cristiano votare Lega?”

Da Globalist:

Verso la tirannide: il decreto sicurezza è legge e Salvini ha la faccia di ringraziare la Madonna

I camerieri grillini hanno dato i voti decisivi per far passare norme da stato di polizia che criminalizzano chi salva vite: i voti a favore sono stati 160, 57 i contrari e 21 gli astenuti

Un passo verso la tirannide e verso l’autoritarismo tipico degli stati di polizia. Salvare vite umane comporterà finire sotto processo e il dissenso sarà criminalizzato in uno scenario da Russia di Putin quando carica le manifestazioni dell’opposizione.

Un capolavoro (si fa per dire) del governo reazionario a guida Salvini con i camerieri grillini in guanti bianchi che si sono piagati volentieri
Il governo ha ottenuto la fiducia in Senato sul decreto Sicurezza bis: il provvedimento ha incassato l’ultimo via libera del Parlamento e con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale sarà legge. I voti a favore sono stati 160, 57 i contrari e 21 gli astenuti. I presenti erano 289, i votanti 238 e la maggioranza richiesta era di 109.

FdI astenuta, FI è rimasta in Aula senza votare – Fratelli d’Italia, come annunciato, si è astenuta mentre Forza Italia non ha partecipato al voto pur rimanendo in Aula. Il vicepremier Matteo Salvini ha lasciato l’Aula di Palazzo Madama senza attendere il conteggio dei voti.

Cinque i dissidenti del Movimento – Sono cinque gli assenti M5s in Senato che non hanno quindi votato la fiducia al dl Sicurezza bis: si tratta di Virginia La Mura, Matteo Mantero, Michela Montevecchi, Lello Ciampolillo, Elena Fattori. Assente anche la senatrice 5 Stelle Bogo Deledda che ha però problemi di salute. Per la Lega assenti anche Umberto Bossi (sempre per ragioni di salute) e Massimo Candura per motivi personali. Assenti anche i sei senatori a vita.

Salvini ringrazia la Vergine Maria – “Il decreto Sicurezza bis, più poteri alle forze dell’ordine, più controlli ai confini, più uomini per arrestare mafiosi e camorristi, è legge. Ringrazio voi, gli Italiani e la Beata Vergine Maria”.

Zingaretti: “Grazie agli schiavi M5s ora l’Italia è più insicura” – “Il decreto Salvini è passato, l’Italia è più insicura. Grazie agli schiavi 5 Stelle la situazione nelle città e nei quartieri rimarrà la stessa, anzi peggiorerà.

vevamo chiesto il contratto per i lavoratori delle forze dell’ordine, presidi nei quartieri a rischio, rilancio e risorse dei patti della sicurezza con i sindaci, investimenti per il recupero delle periferie. Ma niente. Di tutto questo non c’è nulla, così come non c’è nulla sulla lotta alle mafie, nemmeno l’ombra. Il crimine ringrazia, le persone sono sempre sole e le paure aumentano. Salvini ci campa”. E’ quanto scrive in una nota il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

Salvini su Twitter:

Il Decreto Sicurezza, più poteri alle Forze dell’Ordine, più controlli ai confini, più uomini per arrestare mafiosi e camorristi, è Legge. Ringrazio Voi, gli italiani e la Beata Vergine Maria.

Decreto sicurezza bis, il Comandate De Falco: “Non potrei guardare miei figli se votassi condanna a morte bambini”

 

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Decreto sicurezza bis, il Comandate De Falco: “Non potrei guardare miei figli se votassi condanna a morte bambini”

Gregorio De Falco, senatore ex M5s, lancia una nuova critica al decreto sicurezza bis: “Non riuscirei più a guardare negli occhi i miei figli se un mio voto, un mio atteggiamento, un mio ‘click’, decretasse, consapevolmente, di condannare alla morte altri bambini, con i loro stessi occhi, ma colpevoli solamente di non avere un posto sicuro dove stare”.

Gregorio De Falco, senatore ex Movimento 5 Stelle, è un noto oppositore del decreto sicurezza bis. E anche oggi, in occasione del voto di fiducia al Senato sul provvedimento voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha voluto far sentire la sua voce. Con un messaggio forte e chiaro: “Non riuscirei più a guardare negli occhi i miei figli se un mio voto, un mio atteggiamento, un mio ‘click’, decretasse, consapevolmente, di condannare alla morte altri bambini, con i loro stessi occhi, ma colpevoli solamente di non avere un posto sicuro dove stare”. De Falco affida ai social network i suoi messaggi, rivolti soprattutto alla maggioranza che a breve approverà il dl sicurezza bis. Il suo messaggio si chiude con una sola parola, semplice ma allo stesso tempo durissima: “Vergogna!”.

Gregorio De Falco da Twitter:

Non riuscirei più a guardare negli occhi i miei figli se un mio voto, un mio atteggiamento, un mio “click”, decretasse, consapevolmente, di condannare alla morte altri bambini, con i loro stessi occhi, ma colpevoli solamente di non avere un posto sicuro dove stare.

Vergogna!

De Falco ha rivolto un appello a tutti i senatori già in mattinata, rivolgendosi soprattutto “ai colleghi che più mi sono stati vicino in questo anno e mezzo e che sono i senatori del MoVimento 5 Stelle, ma anche a tutti gli altri. È chiaro che le pregiudiziali presentate sono tutte ben motivate e quindi chiedo che non si passi alla votazione, ma qualora le pregiudiziali fossero respinte, noi avremmo sempre la possibilità di evitare questa nefandezza”. Il suo discorso è stato pronunciato durante la discussione delle due pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e Leu sul decreto.

“Faccio appello alla coscienza dei colleghi, affinché votino con il coraggio che non hanno avuto finora, consapevoli del fatto che non è una regola criminogena come questa che frena gli sbarchi, ma è la morte: questo è l’unico vero motivo – prosegue De Falco –. È la morte di centinaia e centinaia di persone che loro stanno provocando con questi decreti, tra cui bambini come i miei e i vostri, così come padri e madri. Allora chiedo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle di votare questa volta, una sola volta almeno, secondo coscienza e non secondo ordine di scuderia, perché questa volta potete farlo. Non c’è più niente da attendersi. Avete e dovete avere la schiena dritta. Dovete votare secondo coscienza e tutti voi sapete che cos’è questa roba qui: questa è una norma criminogena e mortifera”.

fonte: https://www.fanpage.it/politica/dl-sicurezza-bis-de-falco-non-potrei-guardare-miei-figli-se-votassi-condanna-a-morte-bambini/

 

 

Bologna, 2 agosto 1980: quando uno Stato ammazza la sua Gente …e dopo 40 anni rema ancora contro la verità…!

 

2 agosto 1980

 

 

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Bologna, 2 agosto 1980: quando uno Stato ammazza la sua Gente …e dopo 40 anni rema ancora contro la verità…!

 

Bologna 1980: la mano dei Servizi sulla strage

L’esplosivo del Sismi. Le mezze banconote. Il covo del terzo uomo. Nuovi elementi rivelano le complicità di Stato. I familiari delle vittime: «Ancora oggi esiste un pezzo delle istituzioni che rema  contro la verità»

 

Strage di Stato. È la definizione-shock che fu coniata, in origine, per piazza Fontana: la prima bomba nera, quella del 12 dicembre 1969 a Milano (17 morti). Significa che pezzi dello Stato sono stati complici degli stragisti. È la più tragica anomalia italiana. Il terrorismo colpisce in tutto il mondo, ma nei Paesi civili è contro lo Stato, che unisce le sue forze per combatterlo. In alcune nazioni, invece, è dentro lo Stato. Per anni la tesi della strage di Stato fu liquidata come “un’invenzione della sinistra”. Oggi è il marchio ufficiale del terrorismo di destra italiano, confermato già da quattro sentenze definitive. Ignorate o dimenticate. Anche se raccontano gli anni più neri della nostra democrazia. E offrono una chiave che potrebbe aprire l’armadio dei misteri anche delle stragi mafiose. Strategia della tensione. Dal passato al presente. Da Milano a Bologna. Da Palermo a Roma.
Per la bomba che nel 1969, l’anno delle lotte operaie e studentesche, devastò una banca di Milano precipitando l’Italia nel terrorismo politico, sono stati condannati in tutti i gradi di giudizio, per favoreggiamento, due ufficiali dei servizi segreti militari (l’allora Sid): il generale Gianadelio Maletti e il capitano Antonio La Bruna. Entrambi affiliati alla loggia massonica P2. Invece di aiutare la giustizia, distruggevano le prove e facevano scappare all’estero i ricercati per terrorismo, con documenti falsi e soldi dello Stato. Per l’eccidio in piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974, otto morti e 102 feriti) è stato dichiarato colpevole anche dalla Cassazione, nel giugno 2017, dopo decenni di depistaggi, un neofascista che era a libro paga dello stesso Sid, Maurizio Tramonte: un confidente nero che avvisò della bomba, ma i servizi non fecero nulla e poi bruciarono i verbali.
Anche per la strage di Peteano (31 maggio 1972, tre carabinieri dilaniati da un’autobomba) le indagini e i processi di Venezia hanno comprovato depistaggi gravissimi, orditi da altri ufficiali dei servizi, tutti militari, come le vittime. E poi c’è Bologna, la bomba del 2 agosto 1980 alla stazione dei treni, che ha ucciso 85 innocenti. Per questo attentato, il più sanguinario, c’è un processo in corso contro un terrorista di destra accusato di essere il quarto complice, dopo i tre stragisti già condannati. E c’è una nuova indagine, ancora aperta, sui mandanti occulti. L’Espresso ha recuperato tutte le sentenze e altri documenti, finora inediti, che disegnano la stessa trama nera: strage di Stato. Anche a Bologna.

Le linguette delle bombe a mano

Valerio Fioravanti è un terrorista di destra condannato in via definitiva come esecutore materiale dell’attentato alla stazione. La giustizia al suo massimo livello (Cassazione a sezioni unite) ha confermato che fu lui, con la sua complice e convivente Francesca Mambro, a portare il micidiale ordigno in stazione. Dopo l’arresto nel 1981, i due killer neri hanno confessato dieci omicidi. Ma per la strage si sono sempre proclamati innocenti. In un processo separato, altri giudici hanno riconfermato la loro colpevolezza condannando un terzo terrorista dei loro Nuclei armati rivoluzionari (Nar), Francesco Ciavardini, 17enne all’epoca della strage. Dopo l’arresto, nel tentativo di sminuire la gravità degli indizi, Fioravanti dichiarò che lui e la Mambro erano «vittime dei servizi». Ma le sentenze certificano il contrario: furono protetti dal Sismi (l’ex Sid). Dopo la carneficina di Bologna, con una serie di depistaggi esplosivi. Ma anche all’inizio della carriera criminale. Come se fossero sempre stati creature dei servizi.
Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti
Vito Zincani, il giudice istruttore della maxi-inchiesta sulla strage, ricorda bene le vecchie carte ora ritrovate da L’Espresso: «Fioravanti aveva rubato un’intera cassa di bombe a mano, modello Srcm, quando faceva il servizio militare a Pordenone. Era stato ammesso alla scuola ufficiali quando risultava già denunciato e implicato in gravi reati. Per capire come avesse fatto, abbiamo acquisito i suoi fascicoli. E negli archivi della divisione Ariete abbiamo trovato un documento dell’Ufficio I, cioè dei servizi militari: indicava proprio Fioravanti e Alessandro Alibrandi come responsabili del furto delle Srcm. Quelle bombe sono state poi utilizzate per commettere numerosi attentati. Sono fatti accertati, mai smentiti. Le Srcm hanno una linguetta metallica, con impresso un codice che identifica la partita. E noi abbiamo trovato le linguette, staccate dai terroristi, nei luoghi degli attentati. Quindi erano proprio quelle rubate da Fioravanti e Alibrandi. I servizi lo sapevano da anni. Ma non dissero niente ai magistrati che indagavano su quelle bombe».

Alessandro Alibrandi è un terrorista nero che fu ucciso in una sparatoria con la polizia nel 1981. È stato uno dei fondatori dei Nar con lo stesso Fioravanti e con Massimo Carminati, arrestato di nuovo nel 2014 come presunto capo di mafia Capitale, ma già condannato negli anni Ottanta come armiere della Banda della Magliana. Tra Nar e Magliana era nata un’alleanza criminale, cementata da un arsenale misto di armi ed esplosivi. Il patto tra terroristi neri e big della delinquenza romana permise di allacciare rapporti con boss di Cosa nostra, riciclatori di denaro sporco, complici piduisti e servizi segreti.

 

Le mille lire spezzate

L’imputato del nuovo processo di Bologna, Gilberto Cavallini, è al centro di un caso ancora più inquietante. Il mistero di una banconota spezzata. Il 12 settembre 1983 i carabinieri perquisiscono a Milano un covo di Cavallini. Tra le sue cose, elencate nel rapporto, il reperto numero 2/25 è una stranezza: una mezza banconota da mille lire, con il numero di serie che termina con la cifra 63. All’epoca nessuno vi diede peso. Oggi, tra migliaia di atti ufficiali dell’organizzazione Gladio, la famosa rete militare segreta anticomunista, spuntano foto di banconote da mille lire, tagliate a metà, e fogli protocollati che spiegano a cosa servivano: erano il segnale da utilizzare per accedere agli arsenali, per prelevare armi o esplosivi, in particolare, dalle caserme in Friuli. Su una foto si legge il numero di una mezza banconota: le ultime due cifre sono 63. Le stesse delle mille lire spezzate di Cavallini. A Bologna oggi emerge che pure un altro terrorista nero, legato a Cavallini, custodiva una banconota tagliata, questa volta da centomila lire, scoperta durante il suo arresto. «Su queste coincidenze bisogna riflettere», ha commentato in udienza il presidente della corte d’assise, il giudice Michele Leoni. I legali di parte civile hanno già chiesto di acquisire quelle carte di Gladio.

Per la strage di carabinieri a Peteano, le indagini del pm veneziano Felice Casson hanno già dimostrato (come si legge nella sentenza d’appello diventata definitiva) che il particolarissimo innesco dell’autobomba era uscito da un arsenale friulano di Gladio. Fu proprio quell’inchiesta a svelare l’esistenza dell’organizzazione segreta militari-civili, che il governo Andreotti presentò, nel 1990, come una struttura della Nato, destinata ad attivarsi solo in caso di invasione sovietica. In realtà quel deposito di Gladio, il cosiddetto “Nasco 203”, come ricorda oggi Casson, «fu trovato aperto: mancavano proprio due accenditori a strappo, registrati ma spariti, identici all’innesco di Peteano». Segno che, sotto l’ombrello di Gladio, operavano nuclei ristretti non militari, segretissimi, autorizzati a usare l’arsenale di Stato. Per finalità opposte alla difesa della patria.

I servizi manovrati dalla P2 hanno sicuramente usato esplosivo di Stato per inquinare le indagini di Bologna. I vertici del Sismi iniziano a depistare subito dopo la strage, inventando una lunga serie di false «piste internazionali», prima di sinistra, poi di destra, ma contro i nemici dei Nar. Il 13 gennaio 1981 i depistaggi raggiungono l’apice: il Sismi fa ritrovare, sul treno Taranto-Milano, una valigia con un mitra, un fucile a canne mozze e otto contenitori con due tipi di esplosivi, identici alla miscela utilizzata per la strage di Bologna. Nella valigia ci sono passaporti e biglietti aerei intestati a due inesistenti terroristi stranieri. Con un’inchiesta da manuale, i magistrati dimostrano che è un’altra montatura del Sismi: l’ennesima «pista estera», costruita per salvare Fioravanti e i suoi complici. Il processo si chiude con la condanna definitiva del generale Pietro Musumeci, del colonnello Giuseppe Belmonte e del faccendiere dei servizi Francesco Pazienza.

Due mesi dopo, il 17 marzo 1981, i magistrati di Milano, indagando su tutt’altro (il finto sequestro del banchiere Michele Sindona, organizzato da Cosa nostra) scoprono le liste degli affiliati alla P2: ci sono tutti i vertici dei servizi segreti, compresi Musumeci e il capo, il generale Santovito (morto prima del processo). Lo stesso Licio Gelli, da anni grande burattinaio dei servizi, viene condannato come regista del maxi-depistaggio di Bologna: un indizio decisivo è la scoperta che ha incontrato personalmente il capocentro di Roma del Sisde, il servizio segreto civile, e gli ha ordinato di smettere di indagare sui terroristi di destra per concentrarsi sulla (falsa) «pista internazionale». Una deviazione prontamente eseguita dal funzionario piduista. Nonostante le condanne definitive, alcuni politici della destra di oggi continuano a pubblicizzare fantomatiche «piste estere».

Finora si pensava che i capi del Sismi fedeli a Gelli, con la valigia sul treno, avessero potuto duplicare l’esplosivo della strage grazie a una soffiata, una fuga di notizie sugli accertamenti, ancora segreti, dei periti giudiziari. Ma l’origine della bomba resta un mistero: non si è mai saputo chi fornì il composto militare (T4) che moltiplicò la potenza dell’ordigno. Ora il caso delle mezze banconote solleva un interrogativo spaventoso: i servizi sapevano tutto dell’esplosivo perché erano stati loro a procurarlo? Nella strage di Bologna anche la bomba ha il marchio di Stato?

Di certo i legami con i servizi riguardano intere cordate di terroristi di destra. Fioravanti, nella gerarchia nera, è subentrato a Giuseppe Dimitri, arrestato nel 1979: nel suo covo furono sequestrate armi e 20 chili di esplosivo. E nell’agenda Dimitri aveva il numero riservato di Musumeci.

Sergio Picciafuoco è un ex delinquente comune, reclutato nei Nar, che rimase ferito nella strage di Bologna, facendosi curare sotto nome falso. Sospettato di essere il basista, è stato assolto. Anche lui ha beneficiato di coperture straordinarie. Prima della strage viene fermato dai carabinieri in Alto Adige: è latitante da anni, viaggia su un’auto rubata e ha un documento vistosamente falso. Eppure viene lasciato libero, come scoprono i magistrati di Bologna. E continua a girare l’Italia con lo stesso documento in teoria “bruciato”. Viene arrestato solo nell’aprile 1981, mentre rientra dall’Austria con un falso passaporto molto particolare: ha lo stesso numero del vero documento di Riccardo Brugia, un altro terrorista dei Nar; e fa parte di un pacchetto di sette documenti falsificati con lo stesso metodo. Brugia è stato riarrestato nel 2014 come braccio destro di Carminati in mafia Capitale. Era il presunto responsabile del reparto estorsioni e pestaggi. La grande criminalità che ha spadroneggiato impunita per anni a Roma, secondo l’accusa, nasce dall’eredità nera dei Nar. Ed è cresciuta grazie alle complicità create negli anni del terrorismo.

Nel nuovo processo di Bologna, ha dovuto testimoniare anche Luigi Ciavardini, il terzo condannato per la strage. E ha finito per confermare un fatto mai emerso prima: a Treviso, nei giorni della strage, i Nar non disponevano solo dell’appartamento dove viveva Cavallini, sotto falso nome. C’era un secondo covo, rimasto segreto. In aula, davanti alla corte, Ciavardini non ha difficoltà a ripercorrere le tappe della sua fuga da Roma dopo l’assalto armato al liceo Giulio Cesare, con l’assassinio dell’agente Francesco Evangelista e la sparatoria in cui restò ferito al volto, diventando riconoscibile. Così arrivò a Treviso, via Milano, per raggiungere Cavallini, che però non poteva ospitarlo. Di qui il rifugio segreto. Le parti civili gli chiedono l’indirizzo e chi lo ha ospitato. Ciavardini non risponde. Il presidente lo rassicura: qualunque ipotetica accusa per i suoi fiancheggiatori è ormai cancellata dalla prescrizione. Ciavardini ha ormai scontato la pena, è libero, per la giustizia non rischia nulla. Eppure lo stragista si trincera ancora nel silenzio. Perché tanto mistero? Le parti civili indagano ancora e hanno un’idea precisa: quel covo era vicino a una caserma e fu procurato dai servizi. Personaggi ancora in grado di impaurire un ex terrorista.

Nell’atto d’accusa finale sulla strage di Bologna, il giudice Vito Zincani ha riassunto così i risultati della maxi-istruttoria, che portò a inquisire, con accuse diverse, decine di terroristi neri: «Non c’è alcuna delle persone coinvolte nelle indagini che non risulti collegata ai servizi segreti».

Il documento “Bologna” e i soldi segreti

Licio Gelli è morto nel 2015, senza aver scontato neppure un giorno di carcere per il depistaggio ordito dopo la strage di Bologna. A suo carico, oggi, emergono nuovi fatti, su cui indaga la Procura generale. Tutto parte dal crack del Banco Ambrosiano. Il capo della P2 è stato condannato come responsabile e primo beneficiario della colossale bancarotta dell’istituto di Roberto Calvi (il banchiere ucciso nel 1982 a Londra). Sui conti svizzeri di Gelli sono stati sequestrati oltre 300 milioni di dollari, usciti dalle casse dell’Ambrosiano. Tra le sue carte dell’epoca ora emerge un documento classificato come «piano di distribuzione di somme di denaro»: svariati milioni di dollari usciti dalla Svizzera proprio nel periodo della strage e dei depistaggi, tra luglio 1980 e febbraio 1981. Il documento ha questa intestazione: «Bologna – 525779 XS». Numero e sigla corrispondono a un conto svizzero di Gelli con il tesoro rubato all’Ambrosiano. Altre note, scritte di pugno da Gelli, riguardano pacchi di contanti da portare in Italia: solo nel mese che precede la strage, almeno quattro milioni di dollari.

La commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, presieduta da Tina Anselmi, ha concluso che Gelli, già nei primi anni Settanta, aveva finanziato «gruppi terroristici toscani di ispirazione neofascista o neonazista», compresi i responsabili dei «primi attentati ferroviari». Ora si tratta di capire se il capo della P2, oltre a depistare, possa aver finanziato anche gli stragisti di Bologna.

Paolo Bolognesi è il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980. «A 38 anni dalla strage non conosciamo ancora i mandanti, ma sappiamo molte verità. Milano, Brescia, Bologna, le bombe sui treni, non sono attentati scollegati: sono stragi inserite in una più ampia strategia della tensione. Con mani esterne che hanno sempre lavorato contro la verità». L’associazione ha presentato i due esposti che hanno portato al processo contro Cavallini e alle nuove indagini sui mandanti. Bolognesi ha acquisito nuovi elementi anche come parlamentare della commissione Moro, nella scorsa legislatura: «Paolo Inzerilli, già capo di Gladio, ha ammesso che esisteva una “Gladio nera”, formata da ex fascisti e militari. Quindi abbiamo chiesto al ministero di fornirci gli elenchi di questi “nuclei neri”, ma il dirigente si è opposto con la scusa della privacy. Vista la reticenza, la commissione ha chiesto ai vertici dell’Aise, l’attuale servizio segreto militare, che ci ha mandato un plico di 600 pagine, ma senza alcun nome. Carta straccia, insomma. A questo punto ho chiesto alla commissione di indagare per depistaggio. E la procura di Roma ci ha chiesto gli atti e ha aperto un fascicolo. Questo dimostra che esiste ancora un pezzo delle nostre istituzioni che rema in direzione contraria alla verità».
Tra i pochi che conoscono i segreti del terrorismo nero c’è Roberto Fiore, oggi leader di Forza nuova, che verrà sentito come testimone nel processo a Cavallini, con l’obbligo di dire la verità. Fiore fu condannato per banda armata come capo di Terza Posizione, l’incubatore dei Nar. Il 4 agosto 1980, due giorni dopo la strage, era a Castelfranco Veneto, dove accolse Ciavardini, che lo chiamava «capo». In giugno era in Sicilia, a casa di Francesco Mangiameli, assassinato da Fioravanti e Mambro perché aveva parlato della strage ad Amos Spiazzi, un ex colonnello dei servizi. La Cassazione nella sentenza definitiva scrive che Fioravanti e Mambro, dopo la strage, volevano uccidere anche Fiore: anche lui sapeva troppo?

Poco prima della bomba, il 23 giugno 1980, l’attuale imputato Cavallini e il condannato Ciavardini avevano ammazzato, a Roma, il giudice Mario Amato. Come Vittorio Occorsio, ucciso quattro anni prima da Pierluigi Concutelli. Il giudice stava indagando sull’intreccio criminale fra terroristi di destra, banda della Magliana, servizi e loggia P2, che fu smascherata proprio dai due magistrati assassinati. Nel 1993, interrogato a Bologna, lo stesso Fioravanti, nel proclamarsi innocente, se ne uscì con una frase memorabile: «Siamo cresciuti col dubbio se le stragi siano opera di uno dei servizi infiltrato nell’estrema destra o se era uno di destra che tentava di infiltrarsi nei servizi». Luigi Ilardo, il boss di Cosa nostra che fu ucciso quando stava per pentirsi, confidò ai carabinieri che la mafia seguiva la stessa trama nera: «Per capire le stragi del 1992 e 1993 bisogna guardare agli anni della strategia della tensione. Cosa nostra le ha eseguite, ma quelle stragi sono state decise con settori deviati delle istituzioni, massoneria e servizi segreti». Di certo, anche nelle indagini sulla morte di Paolo Borsellino e della scorta, non sono mancati i depistaggi di Stato.

 

 

fonte: http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/07/30/news/bologna-1980-la-mano-dei-servizi-sulla-strage-1.325381

La scomoda verità del Giudice Gratteri: ”La ‘Ndrangheta non spara più, ma compra tutto – Ormai compie più bonifici e operazioni bancarie che conflitti a fuoco”

 

Gratteri

 

 

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di AMDuemila

Intervista del procuratore capo di Catanzaro alla rivista “Famiglia Cristiana”

La ‘Ndrangheta compie più bonifici e operazioni bancarie che conflitti a fuoco. A sostenerlo è il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che vive sotto scorta dal 1989, in un’intervista alla rivista “Famiglia Cristiana”  che sarà pubblicata nel prossimo numero che uscirà domani. Il magistrato ha fatto il punto della situazione riguardo la ‘Ndrangheta quella che a oggi è la mafia più potente, la più ramificata, una holding capace di fatturare 50 miliardi di euro all’anno, in grado di reinvestire il 75 per cento dei suoi guadagni nell’economia legale. “Con i proventi del traffico di droga e di altri reati oggi la ‘Ndrangheta sta acquistando quante più attività imprenditoriali può da Roma in su, in tutti i Paesi d’Europa, in Australia e a New York: alberghi, ristoranti, pizzerie – ha detto – La ‘Ndrangheta non spara più, ma compra tutto”. Durante l’intervista il procuratore capo ha spiegato come mai nel Paese si sia abbassata la guardia: “Il modo d’agire della ‘Ndrangheta non prevede sparatorie, auto bruciate o omicidi. Non crea allarme sociale. L’opinione pubblica, al Nord ma non solo, e’ convinta anche oggi che nel proprio quartiere non ci sia la Mafia. Adesso, invece, anche le mafie sudamericane stanno comprando al Nord. I cartelli, soprattutto quelli colombiani, che portano la cocaina in Europa, solo per il 9 per cento dell’importo vogliono essere pagati in Europa, investendo qui i loro proventi”. Nel concludere, il magistrato ha detto: “La ‘Ndrangheta ha fatto un grande salto di qualità negli anni Settanta con la fondazione della ‘Santa’, un ulteriore grado gerarchico dell’organizzazione che ha consentito la doppia affiliazione alla ‘Ndrangheta e alla massoneria deviata. Questo ha comportato contatti sempre più stretti tra i mafiosi e i quadri della classe dirigente e delle istituzioni. Al netto dei buoni risultati investigativi, la situazione è sfuggita di mano un po’ a tutti: alle forze dell’ordine, alla Magistratura, agli educatori, anche alla Chiesa. E’ un segnale culturale inquietante”.

 

tratto da: http://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/75365-gratteri-la-ndrangheta-non-spara-piu-ma-compra-tutto.html?fbclid=IwAR0yerLKrDBaZ8WeI2eIPXfam9BiQDFrJoF1ToPMDZKK5C2dsEK8NOuV11Y