Ce la meritiamo tutta, la recessione. E il peggio deve ancora arrivare

 

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Ce la meritiamo tutta, la recessione. E il peggio deve ancora arrivare…

Abbiamo speso tutti i soldi e la credibilità che avevamo per misure inutili. Ci siamo convinti di una crescita che non ci sarebbe stata. E adesso che arriva la gelata, dovremo tagliare la spesa e aumentare le tasse, mentre gli altri Paesi europei faranno il contrario. Peggio non si poteva fare

È inutile che fate finta di niente, lo sapevate.
Sapevate benissimo che il governo diceva palle, quando raccontava che il Pil sarebbe cresciuto dell’1,5%, che fosse un denominatore farlocco messo lì solamente a far quadrare i conti di un deficit che si era deciso dovesse essere del 2,4%.
Sapevate benissimo che nella legge di bilancio non c’era nessun magico moltiplicatore in grado di far accelerare l’economia italiana, che Quota 100 non avrebbe prodotto nuova occupazione giovanile e che il reddito di cittadinanza non avrebbe ridato slancio ai consumi italiani, o viceversa.
Sapevate benissimo anche che le questioni dell’economia italiana, dalla produttività stagnante alla sotto-occupazione femminile, dall’opprimente pressione fiscale alla folle burocrazia italiana rimanevano tutte lì, sul tappeto, come se non fossero nemmeno problemi.
Sapevate benissimo, pure, che l’economia globale stava rallentando, a causa di guerre commerciali che avevate auspicato, di dazi americani alle importazioni cinesi che avevate benedetto e invidiato, di un rallentamento dell’export tedesco che avevate addirittura festeggiato, tanto eravate convinti fosse la causa dei mali italiani.

Quota 100 ci costerà 40 miliardi, da qui al 2026. Dove li troviamo quei soldi? O meglio: ha senso trovarli, mentre ci toccherà aumentare le tasse o tagliare altrove?

Sapevate tutto, e avete continuato a far finta di nulla. A dire che le fosche previsioni sulla crescita dell’economia italiana fossero fasulle, create ad arte per indebolire il governo del cambiamento. A raccontarvi che se le agenzie di rating bocciavano la manovra del popolo era un bene, che non avevano mai capito nulla di economia. Che a tirare le fila dello spread fossero le cancellerie europee, quella tedesca in primis. Che fosse tutto un gigantesco complotto ordito dalle solite élite globali – le stesse che ci mandano i migranti, ovviamente -, che appena la nebbia della disinformazione si fosse diradata ci saremmo trovati nel bel mezzo del nuovo boom economico italiano. Pure Paolo Savona l’aveva detto, del resto: altro che uno e mezzo, si può crescere pure del 2% o del 3%.

E invece l’1,6% è diventato 1%, e poi 0,6%, stando alle stime di Bankitalia e del Fondo Monetario Internazionale. Stime fin troppo ottimistiche, visto che l’Istat ha certificato un calo del Pil sia nel terzo che nel quarto trimestre dell’anno e che, tecnicamente, siamo già in recessione.
Certo, chi più chi meno, le stanno tagliando tutti, le loro aspettative di crescita. Ma gli altri, con ogni probabilità, mitigheranno il crollo con interventi di sostegno agli investimenti e alla domanda interna. Tradotto, promuoveranno investimenti pubblici, abbasseranno le tasse. Noi invece, no. Ed è questo il vero grande problema italiano.
Che il peggio deve ancora arrivare.

Che abbiamo buttato nel cesso un mare di soldi, tutti i nostri margini di flessibilità e tutta la residua credibilità che avevamo in Europa per provvedimenti che non servono a nulla, forse nemmeno a far crescere i consensi di Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni europee. Che le abbiamo finanziate con clausole di salvaguardia da 25 miliardi e con previsioni clamorosamente errate da obbligarci, forse ancora prima dell’autunno a una brusca correzione di rotta. Che vuol dire tasse e tagli alla spesa nel bel messo di una fase recessiva del clclo economico. Tanto per essere chiari: Quota 100 ci costerà 40 miliardi, da qui al 2026. Dove li troviamo quei soldi? O meglio: ha senso trovarli, mentre ci toccherà aumentare le tasse o tagliare altrove?

Tutto quel che non si doveva fare l’abbiamo fatto, insomma. E l’abbiamo fatto solamente per evitare di fare quel che avremmo dovuto fare: tagliare il debito e la spesa corrente, abbassare le tasse, investire nella scuola e nelle infrastrutture. Da qui in poi, tutto quel che verrà, ce lo siamo meritato, e non sarà colpa di nessuno, se non nostra.
Buona recessione, Italia.

fonte: https://www.linkiesta.it/it/article/2019/01/31/ce-la-meritiamo-tutta-la-recessione-e-il-peggio-deve-ancora-arrivare/40937/

Nessuna pietà neanche per i morti – La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli – Ma la storia si ricorderà di voi, statene certi…

 

sindaca leghista

 

 

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Nessuna pietà neanche per i morti – La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli – Ma la storia si ricorderà di voi, statene certi…

La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli

Era morto investito da un treno. La denuncia di un consigliere regionale che si offre di pagare le spese

articolo di MARIACHIARA GIACOSA

Si è lanciato dal treno lo scorso ottobre e da tre mesi aspetta una sepoltura. Ingorghi burocratici e rimpalli di competenze (e una sindica leghista che si rifiuta di pagare), da novanta giorni impediscono il funerale del giovane nigeriano di 33 anni, morto sotto un treno sulla linea Chivasso-Novara il 25 ottobre. Il suo corpo è in una cella frigorifera dell’obitorio di Vercelli in attesa che qualcuno paghi la fattura per il recupero della salma e si faccia carico del funerale di povertà. Una vergogna, denuncia su Facebook il consigliere regionale del Pd Gabriele Molinari pronto a farsi carico di risolvere le pratiche amministrative e sostenere i costi delle esequie. Con lui molti utenti della rete lanciati in una gara di solidarietà per offrire degna sepoltura al ragazzo. “Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così – spiega Molinari – So però che come ogni altra persona ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi. Mi occuperò quindi di questa vicenda, cercando di trovare una soluzione. Condivido volentieri, con chi vorrà, la possibilità di essere di aiuto, con un gesto anche minimo. Siete tutti benvenuti in questa causa di civiltà e umanità”.

La vicenda inizia lo scorso ottobre quando il ragazzo  forse per sfuggire a un controllo della Polfersi lancia dal treno in corsa e muore, probabilmente nel territorio di San Germano Vercellese che però, a detta della sindaca Michela Rosetta, salviniana di ferro, mai è stato coinvolto dalle autorità giudiziaria e non si è occupato del recupero della salma. “Un nostro vigile era intervenuto sull’incidente ma gli è stato detto che non serviva il suo servizio” spiega. Peccato che il 13 dicembre il piccolo Comune del vercellese si è visto recapitare una fattura da 540 euro da parte dell’agenzia di pompe funebri “La quiete”, a cui non aveva però assegnato alcun mandato. “Anche perché ho la convenzione con un’agenzia di zona e nel caso avrei assegnato l’incarico a loro” precisa la prima cittadina che ha rigettato la fattura e approvato una delibera di giunta per tutelare il suo comune “che non può farsi carico di spese che non le competono”.

Non solo: pochi giorni dopo aver ricevuto la fattura, la sindaca ha trovato nella posta anche la richiesta da parte dell’Asl di Vercelli di sostenere i costi per il funerale di povertà. “Anche in questo caso non spetta a noi pagare – spiega la sindaca – mi dispiace per il dramma umano di questo ragazzo che da tre mesi attende il funerale, ma la legge dice che il funerale di povertà spetta al comune di residenza e risulta che il giovane fosse residente a Bergamo, non a San Germano”.
La vittima è un giovane nigeriano sbarcato a Lampedusa nel 2011. Aveva ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari dalla questura di Bergamo e stava aspettando il rinnovo. Non era un clandestino. Nel Vercellese lavorava come imbianchino
Il giorno dell’incidente tra l’altro era già scoppiata una polemica per il commento razzista di una dipendente delle Fs che era stata sentita pronunciare la frase: “Meglio lui che un altro”

fonte: https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/29/news/nessuno_paga_il_funerale_da_tre_mesi_il_corpo_di_un_ragazzo_nigeriano_abbandonato_all_obitorio_di_vercelli-217745270/?fbclid=IwAR2fiO677Z5_0ycEUXeaZ_rucVFw7BJRTReXfzvU2021xphYcZrvg2tIYJY

Franco CFA – Una mail di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks conferma che i francesi assassinarono Gheddafi perchè la sua politica monetaria metteva a rischio il loro metodo coloniale – E vi meravigliate che Julian Assange possa essere ammazzato da un momento all’altro?

 

Franco CFA

 

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Franco CFA – Una mail di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks conferma che i francesi assassinarono Gheddafi perchè la sua politica monetaria metteva a rischio il loro metodo coloniale –  E vi meravigliate che Julian Assange possa essere ammazzato da un momento all’altro?

 

Franco CFA, la mail della Clinton (mai smentita) che inguaia la Francia

di Laura Ferrara, Efdd – Movimento 5 Stelle Europa.

°Da uno scambio di mail pubblicate da Wikileaks tra Sidney Blumenthal, ex assistente di Bill Clinton, e Hillary Clinton emergerebbe in modo chiaro che la Francia attaccò la Libia nel 2011 solo per meri interessi economici e per salvaguardare il franco CFA che condiziona la vita politica ed economica di tutte le ex colonie francesi in Africa.

Blumenthal comunica a Hillary Clinton il piano di Gheddafi per stabilire una nuova moneta panafricana da poter fornire ai Paesi africani al posto del franco CFA. Alla scoperta di tale piano da parte dei servizi segreti francesi, sempre secondo Blumenthal, Nicolas Sarkozy decide di impegnare la Francia nell’attacco alla Libia.

Ecco uno stralcio della mail di Sidney Blumenthal tradotta in italiano:

“(…) Secondo le informazioni disponibili, il governo di Gheddafi detiene 143 tonnellate di oro e una quantità simile in argento. Verso la fine del mese di marzo 2011 questi stock sono stati spostati nel Sabha (sud-ovest in direzione del confine libico con il Niger e il Ciad); presi dai caveau della Banca centrale libica a Tripoli.

Questo oro è stato accumulato prima dell’attuale rivolta e doveva essere utilizzato per fondare una moneta panafricana basato sul Dinar libico. Questo piano è stato progettato per fornire ai Paesi africani francofoni una alternativa al franco francese (CFA).

Gli ufficiali dei servizi segreti francesi hanno scoperto questo piano poco dopo l’inizio dell’attuale rivolta, e questo era uno dei fattori che hanno influenzato la decisione del presidente Nicolas Sarkozy di impegnare la Francia nell’attacco alla Libia (…)”.

Vogliamo la verità. Questa mail – finora mai smentita – dimostrerebbe che il neocolonialismo francese è ancora attivo e presente in Africa e condiziona la vita economia di molti Paesi e di milioni di cittadini. Se si vogliono affrontare la cause dell’immigrazione bisogna superare davvero le politiche neocoloniali e restituire l’indipendenza economica all’Africa. L’Unione europea cosa pensa di tutto questo?”. 

 

fonte: http://www.efdd-m5seuropa.com/2019/01/franco-cfa-la-mail-d.html

Hanno vinto loro! – Dopo l’indignazione di qualche anno fa, è caduto il silenzio sui privilegi della casta. Ed alla Camera un idraulico continua a guadagnare 154mila euro…

 

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Hanno vinto loro! – Dopo l’indignazione di qualche anno fa, è caduto il silenzio sui privilegi della casta. Ed alla Camera un idraulico continua a guadagnare 154mila euro…

 

La casta della Camera? Gli idraulici,stipendi fino a 154mila euro | Montecitorio costa come lʼEuroparlamento di Strasburgo

“Il Giornale” fa le pulci al bilancio della Camera dei Deputati. E tornano alla luce i famosi stipendi dʼoro di tecnici, baristi e barbieri

Le elezioni europee si avvicinano e il M5s affila le armi. E tra i cavalli di battaglia del pentastellati c’è sempre il taglio agli sprechi della politica. Obiettivo? La sede francese dell’Europarlamento. Il palazzo di Strasburgo arriva a costare fino a 200 milioni l’anno. Ma forse, prima di arrivare a Strasburgo, bisognerebbe lavorare su Roma. E’ l’invito che arriva da Il Giornale che pubblica una scheda sugli stipendi d’oro non dei politici ma dei tecnici che “gestiscono” Montecitorio. Un esercito di dirigenti, commessi, tecnici documentaristi, interpreti e tecnici (dall’elettricista al barbiere) che arrivano a pesare fino a 179 milioni di euro l’anno.

Un’altra casta (termine tanto amato ai sovranisti) che sembra intoccabile. L’unico intervento riuscito negli scorsi anni è stato il tetto agli stipendi che però, il 1° gennaio del 2018, è decaduto facendo alzare nuovamente i limiti. E c’è da dire che stiamo parlando di “signori” stipendi anche di figure tecniche. Compensi, arriva a scrivere il quotidiano, “ben al di fuori del mercato”.

Ma andiamo con un po’ di numeri. Il totale dei dipendenti della Camera parla di 1.083 persone assunte a tempo indeterminato. Ed eccoli qui:

Operatore tecnico: sono i centralinisti, i baristi, i commessi e i famigerati barbieri (rimasti in quattro dopo la “sforbiciata” degli anni passati). Per loro lo stipendio massimo può arrivare a 137.368,28 euro

Assistente parlamentare: più volgarmente detto portaborse. Sono in 309 e arrivano a uno stipendio annuo di 137.368,28 euro

Collaboratore tecnico: stiamo parlando di elettricisti, idraulici, falegnami, insomma tutte quelle figure che in un palazzo sono necessari per i piccoli interventi di manutenzione. Qui lo stipendio massimo per i 93 artigiani è fissato a 154.071,42 euro

Segretario parlamentare: sono 276 i deputati che ne hanno almeno uno e per queste figure lo stipendio massimo è poco più alto di quello degli elettricisti, 157.628,73 euro

Documentarista tecnico ragioniere: qui la figura è un po’ più qualificata, sono tecnici (parliamo di 241 persone) che si occupano di molte “scartoffie” e di conseguenza il loro stipendio vola a 240.221,91 euro

Consigliere parlamentare: anche qui, stando alle carte, si tratta di figure molto selezionate. Sono 132 i consiglieri parlamentari a Montecitorio che dovrebbero avere grandi competenze giuridiche ma anche amministrative. Un posto a cui si arriva tramite concorso e che però porta in dote uno stipendio molto interessante, 361.389,92 euro

Tutte queste figure poi, hanno diverse rappresentanze sindacali (undici!) con cui la presidenza si deve interfacciare ogni volta che si parla di ipotetici tagli. Insomma, se dovessimo riportare in auge la metafora della “scatoletta di tonno” con cui veniva descritto il Parlamento al primo ingresso dei 5s, dovremmo dire ai grillini che il loro apriscatole in questo caso sembra un po’ inceppato.

fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/la-casta-della-camera-gli-idraulici-stipendi-fino-a-154mila-euro-montecitorio-costa-come-l-europarlamento-di-strasburgo_3188667-201902a.shtml

Scusate, ma quella Prestigiacomo salita sulla Sea Watch 3 per solidarietà con i migranti, è mica la stessa che ha votato a favore del DL Sicurezza di Salvini? No, perchè se fosse così…

 

Prestigiacomo

 

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Scusate, ma quella Prestigiacomo salita sulla Sea Watch 3 per solidarietà con i migranti, è mica la stessa che ha votato a favore del DL Sicurezza di Salvini? No, perchè se fosse così…

Il 7 novembre 2018, con 163 sì e 59 no, il Senato della nostra Repubblica ha approvato il cosiddetto “Decreto Sicurezza”. “Giornata storica” l’ha definita il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

In realtà è la prosecuzione delle leggi Turco-Napolitano (1998) e Bossi-Fini (2002) che già si erano occupate di immigrazione in Italia. L’approccio della nuova legge, ancora una volta, è di tipo emergenziale e razzista. Lo scopo è quello di tener pulite le città da tutti i problemi che i fenomeni dell’immigrazione procurano, dopo aver cercato di impedire, in prosecuzione del precedente governo, il flusso delle migrazioni, con molti morti che nessuno ha mai contato. I migrandi, gli stranieri trattati come spazzatura. Da nascondere, far sparire per tenere le nostre città “pulite”…

E tra i tanti che hanno votato questa porcheria c’è una tale che di cognome fa Prestigiacomo…

Ci auguriamo che sia solo una omonima di quella che è salita sulla Sea Watch 3 per solidarietà… Perchè se fosse così… sciacalli e avvoltoi gli farebbero un baffo…!

By Eles

Padova 28 gennaio, Ousmane Cissoko, 21enne senegalese arrivato in Italia con un barcone, non esita a gettarsi nelle acque gelide del Brenta per salvare un Italiano… Tra le tante cose che hanno da dire sui migranti, questa non ve la dicono. Non porta voti!

 

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Padova 28 gennaio, Ousmane Cissoko, 21enne senegalese arrivato in Italia con un barcone, non esita a gettarsi nelle acque gelide del Brenta per salvare un Italiano… Tra le tante cose che hanno da dire sui migranti, questa non ve la dicono. Non porta voti!

Padova, immigrato sfida il gelo per salvare aspirante suicida dal Brenta

Ousmane, arrivato con il barcone nel 2016: «Ho ascoltato il cuore. E sono abituato a lottare con il mare»

Dal corriere della sera

Si è spogliato dei vestiti e, incurante del gelo e dell’acqua con una temperatura prossima allo zero, si è buttato nel Brenta per salvare un uomo in difficoltà. Ousmane Cissoko, 21enne senegalese regolare residente a Torre, che nel 2016 era sbarcato in Sicilia con un barcone partito dalla Libia e che per otto mesi è stato ospite del centro di Bagnoli, lunedì mattina verso le 8 si stava dirigendo in bicicletta a Limena dove lavora come magazziniere, quando ha notato una ragazza sbracciarsi sulla passerella pedonale che collega Padova a Cadoneghe. Nelle acque sottostanti del fiume Brenta si era appena gettato un uomo di 68 anni che aveva deciso di togliersi la vita. Il giovane non ci ha pensato due volte, si è tuffato e con difficoltà ha riportato a riva il padovano ormai in ipotermia.

«Dovevo fare qualcosa»

Poco dopo un carabiniere si è tuffato per aiutarlo, l’anziano è stato preso in consegna dai sanitari del Suem che l’hanno trasportato in pronto soccorso in gravi condizioni. Cissoko è stato fatto sedere in auto, scaldato con una coperta e poco dopo si è recato lavoro. «Mi ha parlato il cuore- racconta- dovevo assolutamente salvare quell’uomo. L’acqua era gelida ma non mi importava. Dovevo fare qualcosa, io lavoro coi pesi, sono abituato a nuotare perché in Senegal sono nato vicino al mare. L’uomo era in centro al fiume, l’ho preso per mano e siamo tornati a riva dove un militare ci ha aiutato a uscire».

Luciana Littizzetto dice la sua sul titolo di Libero sui gay… Fantastica!

 

Luciana Littizzetto

 

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Luciana Littizzetto dice la sua sul titolo di Libero sui gay… Fantastica!

“Non so se avete letto il titolo di Libero sui gay. Hanno scritto ‘Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay’. Poi hanno aggiunto ‘C’è poco da stare allegri’ ed è proprio quello che ho pensato io leggendo quel titolo. Essendo Libero è già andata bene. Per loro poteva anche essere ‘Ai gay non piace il Pil’ o ‘I gay le entrate le vogliono tutte loro’.
Adesso aspetto Povia con una nuova canzone ‘Luca era gay e abbassava il Pil’.

Io non riesco a capire il nesso. Cosa vuol dire? Non ha nessun senso.Se aumentano i Cecchi Paone e i Tiziani Ferri o i Dolce e Gabbana (che non fanno cavolate con la Cina), per noi è solo un beneficio. – ha continuato Luciana Littizzetto –  A questo punto io esporterei i gay. Guarda che con un solo Malgioglio all’estero noi sistemiamo il deficit dell’Italia.

Ma a questo punto voglio dare dei titoli io a Libero, così non si sforzeranno la prossima volta. “Allarme polveri sottili a Milano, ma è pieno di lesbiche”, “Matera capitale della cultura, ma aumentano le ascelle pezzate sul tram”, “Spaventosa eruzione del Fujiyama, l’Atalanta in zona Champions”, “Piove, colpa dei neri”, “Gli extraterresti sbarcano a Viterbo, gli zingari vanno in giro con le Mercedes”, “Meno sbarchi, meno tasse, Saviano si f*tta”, “Export giù del 3,6%, ma Renzi ce l’ha piccolo”, “Il principe Harry sposa Meghan e i vegani hanno rotto le pa**e”.

Questo è un titolo cretino e omofobo, oppure chi l’ha scritto è incapace di intendere e volere. Ma chi li scrive i titoli di Libero? Diabolik?”

Lo sfogo della Bilotti (M5S): nel vergognoso silenzio della stampa, il Parlamento nega l’autorizzazione delle intercettazioni di Luigi Cesaro alias “Giggin a purpètt” – Chi è? È l’ex autista del camorrista Cutolo, ora Senatore della Repubblica Italiana, grazie a Forza Italia…

 

Luigi Cesaro

 

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Lo sfogo della Bilotti (M5S): nel vergognoso silenzio della stampa, il Parlamento nega l’autorizzazione delle intercettazioni di Luigi Cesaro alias “Giggin a purpètt” – Chi è? È l’ex autista del camorrista Cutolo, ora Senatore della Repubblica Italiana, grazie a Forza Italia…

“Ieri abbiamo dichiarato che voteremo a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Salvini. Sono partite le mille interpretazioni della stampa, che ipotizza chissà quale fine ci sia dietro la nostra scelta. Voglio tranquillizzare tutti dicendo che si tratta soltanto di coerenza e rispetto per gli elettori. Intanto, sempre ieri, Giggin a purpètt l’ha scampata ancora. I giornaloni, però, questa notizia hanno scelto di non darla. Gli sarà sfuggita! Eppure ho cercato sul sito di Repubblica, che dedica spazio anche alle primi liti sull’isola dei famosi ma non all’ex autista di Raffaele Cutolo”.

Lo scrive la deputata del Movimento 5 Stelle Anna Bilotti su Facebook.

“Tornando alla notizia” spiega “volevo dirvi che la Giunta del Senato grazie al no di Lega, FI, LeU e all’astensione del PD, ha stabilito che i magistrati di Napoli dovranno attendere chissà quanto tempo per poter utilizzare (forse) intercettazioni ritenute fondamentali per provare le accuse di voto di scambio nei confronti di Giggino. Inutile dire che il MoVimento 5 Stelle ha votato si”.

“Magari” aggiunge “se Pietro Grasso (che ha votato no) e il Senatore De Falco (che non si è presentato in Giunta) avessero votato si, forse avremmo autorizzato un atto di decenza”.

“Ci sentiamo al prossimo congiuntivo sbagliato da parte di un Parlamentare 5 Stelle che, sono sicura, guadagnerà almeno la prima pagina de L’Espresso,” conclude.

Ecco chi è Giggin ’a Purpett: già autista di Raffaele Cutolo (fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata) Luigi Cesaro fu condannato e salvato dal giudice Carnevale in Cassazione. Poi folgorato da Silvio Berlusconi (probebilmente per il curriculum di tutto riguardo) diviene prima Deputato poi Senatore della Repubblica Italiana. Insomma, il vanto del nostro Parlamento…

By Eles

La Giornata della Memoria è andata. Abbiamo riflettuto sui crimini dei nazisti? Ora vogliamo pensare ai nostri? Quelli commessi negli oltre 150 lager in Libia, Eritrea ed Etiopia? Come, non ne sapete niente…?

 

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La Giornata della Memoria è andata. Abbiamo riflettuto sui crimini dei nazisti? Ora vogliamo pensare ai nostri? Quelli commessi negli oltre 150 lager in Libia, Eritrea ed Etiopia? Come, non ne sapete niente…?
La Giornata della Memoria selettiva: ricordiamo i lager tedeschi ma non quelli italiani

La Giornata della Memoria selettiva: ricordiamo Auschwitz, la Shoah e i lager tedeschi ma non conosciamo la storia dei nostri campi di concentramento italiani in Libia, Eritrea ed Etiopia. Una giornata della Vergogna per i crimini coloniali fascisti sarebbe doverosa nell’epoca di “Prima gli Italiani”

La Senatrice a vita Liliana Segre ha ancora una cicatrice sotto l’ascella. È il ricordo lasciatole da un’infermiera ad Auschwitz. Con delle grosse forbici le tagliò un enorme ascesso purulento senza anestesia né medicazioni. L’unica raccomandazione fu quella di non svenire lì “altrimenti non so che fine fai.” Liliana, nonostante fosse una bambina, non svenne. Tornò alla sua baracca così mal ridotta, che una prigioniera di cui non seppe mai neppure la nazionalità, tirò fuori da una tasca di tela lurida una fettina di carota cruda e gliela donò.
Conobbe episodi peggiori, ma quel gesto di umanità fu così grande da non poter essere dimenticato. Dei 776 bambini italiani ad Auschwitz ne sopravvissero solo 25. Tra cui lei.

Il suo racconto è prezioso perché si può ancora sentire dalla viva voce di una diretta protagonista.
La memoria sopravvive finché se ne portano addosso le cicatrici.
Ma se quelle cicatrici invece si nascondessero, cosa accadrebbe domani?

“Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi sarò contento,
a che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo.
Perché dovrei dolermi, oggi, del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarà triste,
Oggi no.”

Questa è una meravigliosa poesia anonima trovata su un muro del Ghetto di Varsavia nel 1941. Chissà che fine ha fatto il suo autore.
In fondo ci illudiamo di sapere tutto di quelle cataste di occhiali, dei corpi ammucchiati come legna secca, dei capelli usati per farne tessuti.

Ma dei nostri campi di concentramento italiani in Libia, cosa sappiamo?
A scuola e in tv non se ne parla.
I film vengono censurati, i documenti messi in discussione. E così ancora oggi gli italiani dubitano che in Libia possano esistere lager, ignorando che quella cultura l’abbiamo esportata noi ormai cento anni fa.
I fascisti ne costruirono sedici in Libia, e altre decine – tra campi di concentramento, di prigionia e di “punizione” – in Eritrea ed Etiopia
I più grandi a Soluch (a sud di Bengasi), a Sidi el Magrum (a ovest di Bengasi), ad Agedabia, a Marsa el Brega, ad El Abiar, ad El Agheila.
Nomi dimenticati, che non ci dicono nulla.
Ospitavano oltre centocinquanta mila internati, comprese molte migliaia di donne e di bambini.

“Dovevamo sopravvivere con un pugno di riso o di farina e spesso si era troppo stanchi per lavorare. Ricordo la miseria e le botte, le esecuzioni avvenivano al centro del campo e gli italiani portavano tutta la gente a guardare. Ci costringevano a guardare mentre morivano i nostri fratelli. Ogni giorno uscivano 50 cadaveri.”
Questa e altre testimonianze sono contenute nel libro di Gustavo Ottolenghi, “Gli Italiani e il colonialismo” ma esistono migliaia di documenti nella storiografia mondiale.

Se cercate “Libia” nel sito dell’Istituto Luce troverete 68 pagine di filmati di invasione e colonizzazione.
Oppure guardate il film “Il leone nel deserto”, girato a Hollywood nel 1981 e censurato per oltre trent’anni, che racconta la storia dei crimini di guerra italiani e la resistenza del patriota libico Omar al-Mukhtar.
Magari ricorderete l’enorme foto sulla divisa con cui si presentò all’aeroporto di Ciampino nel 2009 il leader libico Gheddafi, accolto da Berlusconi. Molti pensarono a una pagliacciata. Invece è la stessa fotografia di questo articolo, che ritrae l’arresto di Omar al-Mukhtar. Da quel viaggio in Italia Gheddafi tornò con 5 miliardi di euro di risarcimenti per i nostri misfatti coloniali. Soldi che ancora dobbiamo dare.

Oggi, dunque non siate tristi, ma adesso sapete cosa fare da domani: andate con coraggio in cerca della verità. Una giornata della Vergogna per i crimini coloniali fascisti sarebbe doverosa nell’epoca di “Prima gli Italiani”.
Solo tenendo vivo il ricordo delle nostre atrocità saranno irripetibili.
Andateci con in tasca una poesia piccola come una fettina di carota:

“Sappiamo tutto dei peccati altrui
e nulla dei nostri:
dai buchi della memoria
riemergeranno i mostri”

Fonte: https://www.fanpage.it/la-giornata-della-memoria-selettiva-ricordiamo-i-lager-tedeschi-ma-non-quelli-italiani/

Roma, anno Domini 2019: un fascista sputa in faccia a una donna perché pensa sia ebrea… Ma allora cosa cavolo stiamo commemorando?

 

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Roma, anno Domini 2019: un fascista sputa in faccia a una donna perché pensa sia ebrea… Ma allora cosa cavolo stiamo commemorando?

Roma, 2019: un fascista sputa in faccia a una donna perché pensa sia ebrea

La vicenda è raccontata da Alessandra Veronese, docente di storia medievale ed ebraica all’Università di Pisa: “prove di antisemitismo, che schifo”

Alessandra Veronese, professoressa di Storia medievale ed ebraica all’Università di Pisa, ha raccontato in un post su Facebook una storia sconcertante di antisemitismo, che sembra provenire direttamente dai bui anni ’40. La vicenda risale allo scorso 17 gennaio, ma solo in questi giorni ha acquisito una risonanza nazionale a causa della denuncia alla digos.
Scrive la docente su facebook: “Oggi a Roma: sono ferma davanti a Feltrinelli, aspettando una persona. Un tizio, con croce uncinata sul braccio, mi si avvicina e mi sputa in faccia. Io sono rimasta così allibita che non ho neppure reagito. Ho poi capito cha probabilmente lo ha fatto perché avevo una borsa di tela del corso di yiddish fatto a Tel Aviv. Prove di antisemitismo. Che schifo”.
Intervistata, la docente ha spiegato che ha raccontato quanto accaduto perché “volevo si sapesse, mi è sembrato un gesto grave, enorme.” Secondo i testimoni l’uomo aveva una svastica tatuata, è un fascista conosciuto nella zona non nuovo a simili aggressioni”.

tratto da: https://www.globalist.it/news/2019/01/25/roma-2019-un-fascista-sputa-in-faccia-a-una-donna-perche-pensa-sia-ebrea-2036544.html