Salvini ignora la strage di Bologna: 85 morti, ma non una parola! Purtroppo per lui sono stati i fascisti, non i migranti!

Salvini

 

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Salvini ignora la strage di Bologna: 85 morti, ma non una parola! Purtroppo per lui sono stati i fascisti, non i migranti!

Niente Papeete, niente migranti, niente populismo. Nulla che possa accalappiare le masse dei suoi follower. E quindi silenzio.

Oggi sono 40 anni dalla strage che il 2 agosto del 1980 sconvolse Bologna e l’Italia intera: 85 italiani morirono uccisi dai fascisti, nell’attentato che è ancora avvolto nel mistero e per il quale, quarant’anni dopo, si chiede ancora verità e giustizia.

Ogni personalità politica d’Italia ha espresso un pensiero. Persino Giorgia Meloni, nonostante ovviamente porti avanti la tesi che giustifica i membri dei Nar, ha twittato in ricordo dell’anniversario.

Matteo Salvini no. Neanche una parola su una delle pagine più nere della storia d’Italia. Il suo feed di Twitter è un continuo prendersela con i migranti e col Governo: ovvio che non abbia detto nulla, si sarebbe trattato esclusivamente di memoria storica, memoria – soprattutto – antifascista. Niente Papeete, niente migranti, niente populismo. Nulla che possa accalappiare le masse dei suoi follower. E quindi silenzio, da parte di colui che vorrebbe guidare il paese.

tratto da: https://www.globalist.it/politics/2020/08/02/salvini-ignora-la-strage-di-bologna-sono-stati-i-fascisti-non-i-migranti-2062714.html

Offese e insulti sessisti su Facebook alle ragazze che hanno contestato Salvini – Ragazze, andatene fiere: essere insultate da questa feccia è una medaglia al merito. Siete diverse da loro, e già questo deve riempirVi di orgoglio!

 

insulti sessisti

 

 

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Offese e insulti sessisti su Facebook alle ragazze che hanno contestato Salvini – Ragazze, andatene fiere: essere insultate da questa feccia è una medaglia al merito. Siete diverse da loro, e già questo deve riempirVi di orgoglio!

Offese e insulti sessisti su Facebook alle ragazze che hanno contestato Salvini a Codogno

Due ragazze sono state vittima di insulti e offese sui social dopo che sono scese in piazza per contestare Salvini la scorsa domenica a Codogno, nel Lodigiano, dove il leader della Lega si è recato. La foto che immortala le due giovani è stata condivisa da una senatrice della Lega su Facebook diventando oggetto in poche ore di offese e anche minacce.

Sono state invitate a prostituirsi, qualcuno le ha minacciate o esortate al suicidio, altri ancora, donne perlopiù, le hanno offese per il loro aspetto fisico. Ancora una volta la gogna mediatica diventa notizia e a farne le spese sono due ragazzine che “hanno la colpa” di aver deciso di esprimere le proprie idee politiche e di averlo fatto in maniera civile e rispettosa, salvo finire sui social ed essere insultate.

La foto postata da una senatrice leghista su Facebook
È accaduto a due ragazze che la scorsa domenica sono scese in piazza per contestare il leader della Lega Matteo Salvini giunto a Codogno per salutare i cittadini della città divenuta suo malgrado simbolo dell’emergenza Covid in Italia. Le due giovani manifestanti sono però state fotografate da alcuni giornalisti e la loro foto è stata condivisa in rete da una senatrice della Lega: “Foltissimo gruppo di contestatori a Salvini a Codogno”, si legge nella didascalia del post su Facebook. Post diventato in poche ore oggetto di numerosi commenti la maggior parte dei quali contenenti insulti nei confronti delle due ragazzine. A denunciare la vicenda è la madre delle due ragazze che ha fatto sapere di essersi già rivolta alle forze dell’ordine per sporgere denuncia.

La madre delle due ragazze: Mie figlie vittime di gogna mediatica
“Domenica, come sapete, Salvini è stato à Codogno. Non entro in un dibattito politico: sono convinta che ognuno abbia il diritto di votare e sostenere il partito che meglio lo rappresenta, ma credo anche che non si possa pretendere di zittire tutti coloro che la pensano diversamente – scrive la donna – le mie figlie con alcuni amici erano in piazza con alcuni cartelloni (non volgari, non offensivi) per far presente che Codogno non è solo Lega […] le mie figlie sono state attaccate duramente, insultate, derise. Ovviamente, essendo donne, hanno ricevuto insulti di tipo sessista, sono state invitate a prostituirsi, a mettersi a disposizione dei migranti sui barconi per prestazioni varie”.

Le associazioni in difesa delle donne chiedono risposte
“Molte persone che non conosciamo le hanno minacciate, esortate al suicidio. Padri di famiglia, nonni che sui loro profili postano le foto dei nipotini, si sono offerti di “sbatterle come tappeti”. E moltissime donne le hanno insultare per il loro aspetto, per i loro vestiti. Qualcuno ha scritto che sicuramente la loro madre (io) si prostituisce sulla Binasca e che il loro padre si sfonda di canne nei centri sociali”. Sono tante le associazioni in difesa della donne che hanno preso posizione rispetto a questa vicenda come l’associazione “Io per te” che ha scritto alla Commissione Pari Opportunità – Codogno affinché prenda una forte posizione in merito.

Noi a queste ragazze possiamo solo dire: andatene fiere, essere insultate da questa feccia è una medaglia al merito. Siete diverse da loro, e già questo deve riempirVi di orgoglio!

Per quanto riguarda le donne che votano bestie del genere… Beh, veramente nulla da dire. Forse a loro piace essere insultate e trattate come stracci…

28 giugno 1960 – Sandro Pertini: dire no al fascismo riaffermando i valori della Resistenza – Eravamo nel 1960, la Dc permise il congresso dei neofascisti del Msi a Genova. La città si sollevò e Pertini tenne un discorso memorabile

 

Pertini

 

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28 giugno 1960 – Sandro Pertini: dire no al fascismo riaffermando i valori della Resistenza – Eravamo nel 1960, la Dc permise il congresso dei neofascisti del Msi a Genova. La città si sollevò e Pertini tenne un discorso memorabile

28 giugno 1960 discorso di Sandro Pertini a Genova, piazza della Vittoria, prima dei fatti del 30 giugno

Leggi anche: “I Fatti di Genova” – 30 giugno 1960, contro il fascismo la più grande manifestazione di piazza che Genova ricordi…

Gente del popolo, partigiani e lavoratori, genovesi di tutte le classi sociali. Le autorità romane sono particolarmente interessate e impegnate a trovare coloro che esse ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazioni di antifascismo. Ma non fa bisogno che quelle autorità si affannino molto: ve lo dirò io, signori, chi sono i nostri sobillatori: eccoli qui, eccoli accanto alla nostra bandiera: sono i fucilati del Turchino, della Benedicta, dell’Olivetta e di Cravasco, sono i torturati della casa dello Studente che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime, delle grida e delle risate sadiche dei torturatori. Nella loro memoria, sospinta dallo spirito dei partigiani e dei patrioti, la folla genovese è scesa nuovamente in piazza per ripetere “no” al fascismo, per democraticamente respingere, come ne ha diritto, la provocazione e l’offesa.
Io nego – e tutti voi legittimamente negate – la validità della obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo congresso. Infatti, ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa, di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo, in ogni sua forma è considerato reato dalla Carta Costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologia di reato. Si tratta del resto di un congresso che viene qui convocato non per discutere, ma per provocare, per contrapporre un vergognoso passato alla Resistenza, per contrapporre bestemmie ai valori politici e morali affermati dalla Resistenza. Ed è ben strano l’atteggiamento delle autorità costituite le quali, mentre hanno sequestrato due manifesti che esprimevano nobili sentimenti, non ritengono opportuno impedire la pubblicazione dei libelli neofascisti che ogni giorno trasudano il fango della apologia del trascorso regime, che insultano la Resistenza, che insultano la Libertà.
Dinanzi a queste provocazioni, dinanzi a queste discriminazioni, la folla non poteva che scendere in piazza, unita nella protesta, né potevamo noi non unirci ad essa per dire no come una volta al fascismo e difendere la memoria dei nostri morti, riaffermando i valori della Resistenza. Questi valori, che resteranno finché durerà in Italia una Repubblica democratica sono: la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l’amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell’amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui. La Resistenza ha voluto queste cose e questi valori, ha rialzato le glorie del nostro nuovamente libero paese dopo vent’anni di degradazione subita da coloro che ora vorrebbero riapparire alla ribalta, tracotanti come un tempo. La Resistenza ha spazzato coloro che parlando in nome della Patria, della Patria furono i terribili nemici perché l’hanno avvilita con la dittatura, l’hanno offesa trasformandola in una galera, l’hanno degradata trascinandola in una guerra suicida, l’hanno tradita vendendola allo straniero.
Noi, oggi qui, riaffermiamo questi principi e questo amor di patria perché pacatamente, o signori, che siete preposti all’ordine pubblico e che bramate essere benevoli verso quelli che ho nominato poc’anzi e che guardate a noi, ai cittadini che gremiscono questa piazza, considerandoli nemici della Patria, sappiate che coloro che hanno riscattato l’Italia da ogni vergogna passata, sono stati questi lavoratori, operai e contadini e lavoratori della mente, che noi a Genova vedemmo entrare nelle galere fasciste non perché avessero rubato, o per un aumento di salario, o per la diminuzione delle ore di lavoro, ma perché intendevano battersi per la libertà del popolo italiano, e, quindi, anche per le vostre libertà. E’ necessario ricordare che furono quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono negli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono “Viva l’Italia”, “Viva la Libertà”. E salvarono la Patria, purificarono la sua bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli italiani.
Dinanzi a costoro, dinanzi a questi cittadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune. Ma perché, dopo quindici anni, dobbiamo sentirci nuovamente mobilitati per rigettare i responsabili di un passato vergognoso e doloroso, i quali tentano di tornare alla ribalta? Ci sono stati degli errori, primo di tutti la nostra generosità nei confronti degli avversari. Una generosità che ha permesso troppe cose e per la quale oggi i fascisti la fanno da padroni, giungendo a qualificare delitto l’esecuzione di Mussolini a Milano. Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell’ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima. Un secondo errore fu l’avere spezzato la solidarietà tra le forze antifasciste, permettendo ai fascisti d’infiltrarsi e di riemergere nella vita nazionale, e questa frattura si è determinata in quanto la classe dirigente italiana non ha inteso applicare la Costituzione là dove essa chiaramente proibisce la ricostituzione sotto qualsiasi forma di un partito fascista ed è andata più in là, operando addirittura una discriminazione contro gli uomini della Resistenza, che è ignorata nelle scuole; tollerando un costume vergognoso come quello di cui hanno dato prova quei funzionari che si sono inurbanamente comportati davanti alla dolorosa rappresentanza dei familiari dei caduti.
E’ chiaro che così facendo si va contro lo spirito cristiano che tanto si predica, contro il cristianesimo di quegli eroici preti che caddero sotto il piombo fascista, contro il fulgido esempio di Don Morosini che io incontrai in carcere a Roma, la vigilia della morte, sorridendo malgrado il martirio di giornate di tortura. Quel Don Morosini che è nella memoria di tanti cattolici, di tanti democratici, ma che Tambroni ha tradito barattando il suo sacrificio con 24 voti, sudici voti neofascisti. Si va contro coloro che hanno espresso aperta solidarietà, contro i Pastore, contro Bo, Maggio, De Bernardis, contro tutti i democratici cristiani che soffrono per la odierna situazione, che provano vergogna di un connubio inaccettabile.
Oggi le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perché in seguito al baratto di quei 24 voti, i fascisti sono nuovamente al governo, si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere, mentre nessuno tra i responsabili, mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di Liberazione, l’Italia, prostrata, venduta, soggetta all’invasione, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al Paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni. Il senso, il movente, le aspirazioni che ci spinsero alla lotta, non furono certamente la vendetta e il rancore di cui vanno cianciando i miserabili prosecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignità alla Patria, di risollevarla dal baratro, restituendo ai cittadini la libertà. Ecco perché i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei morti sono scesi in Piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perché non vogliono che la loro città, medaglia d’oro della Resistenza, subisca l’oltraggio del neofascismo.
Ai giovani, studenti e operai, va il nostro plauso per l’entusiasmo, la fierezza., il coraggio che hanno dimostrato. Finché esisterà una gioventù come questa nulla sarà perduto in Italia. Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla loro età affrontavamo, qui nella nostra Liguria, le squadracce fasciste. E non vogliamo tradire, di questa fiera gioventù, le ansie, le speranze, il domani, perché tradiremmo noi stessi. Così, ancora una volta, siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l’entusiasmo, la volontà la fede di sempre. Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni ceto sociale, spesso tra loro in contrasto, come peraltro vuole la democrazia. Ma questi uomini hanno saputo oggi, e sapranno domani, superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l’8 settembre la Patria chiamò a raccolta i figli minori, perché la riscattassero dall’infamia fascista. A voi che ci guardate con ostilità, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unità delle forze della Resistenza? Essa costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi. Noi, in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si rechi oltraggio. Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei nostri morti, e per l’avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi.

* L’integrale del discorso è pubblicato su Rassegna Sindacale

Il consigliere di Forza Italia: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…” – Nella foto: qualche esempio di “civiltà” cosi come la intendono i fascisti…!

 

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Il consigliere di Forza Italia: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…” – Nella foto: qualche esempio di “civiltà” cosi come la intendono i fascisti…!

Il consigliere della Calabria: “Il fascismo non era razzista ma portò la civiltà in Africa…”.

Le imbarazzanti e ignoranti affermazioni di Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria e considerato impresentabile dall’Antimafia. Falsi storici intrisi di razzismo e di nostalgie fasciste

Un ignorante. Dispensatore di ignoranza e che, dalle parole, si comprende bene quanto sia un nostalgico del fascismo e sia rimasto profondamente razzista, sul modello di quelli che dicevano che il colonialismo portava la civiltà tra i selvaggi.

A parlare non è un passante ma Domenico Tallini: il presidente del Consiglio regionale della Calabria, esponente di Forza Italia e considerato impresentabile dalla commissione Antimafia per essere stato rinviato a giudizio per corruzione.

In un video diventato virale Tallini inanella una serie di falsi storici conditi dal razzismo del ‘bianco’ che considera gli africani esseri inferiori che dovrebbero ringraziare di essere stati invasi e sottomessi dalle potenze imperialiste e coloniali.

Il tutto nella triste esibizione del nuovo razzismo contro i migranti che dovremmo aiutare a casa loro come fece il fascismo.

E che ha detto Tallini in un italiano un po’ traballante?

Il fascismo non era razzista, il fascismo è stato accusato in maniera volgare di essere andato in Africa e di aver civilizzato i paesi africani, più o meno la teoria che vorrebbero tanti oggi invece di consentire questa immigrazione e utilizzare questa carne da macello che arriva dai paesi del Nordafrica, andare a dare loro una mano nei loro paesi, questo avveniva in un momento in cui gli italiani andarono in Africa, portarono la civiltà in Africa, tant’è che forse voi dimenticate… lo so che… insomma… sono cose che non mi meraviglia se io ti dico che il nostro concetto di civiltà è questo… l’ultimo Negus d’Abissinia nell’ultima visita fatta a Roma e passando tra le strade di Roma salutava la gente con il saluto romano… ringraziando il popolo italiano per come si era posto nei confronti di quelle popolazioni“.

Domenico Tallini dimentica le stragi fasciste in Etiopia, l’uso dei gas sulla popolazione civile e i crimini del generale Graziani.

fonte: https://www.globalist.it/news/2020/06/21/il-consigliere-della-calabria-il-fascismo-non-era-razzista-ma-porto-la-civilta-in-africa-2060520.html

Caso Floyd, il Parlamento Europeo approva una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio. Ma i soliti fascisti Italiani si fanno riconoscere: ovviamente Lega di Salvini e Fdi di Meloni VOTANO CONTRO…!

 

 

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Caso Floyd, il Parlamento Europeo approva una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio. Ma i soliti fascisti Italiani si fanno riconoscere: ovviamente Lega di Salvini e Fdi di Meloni VOTANO CONTRO…!

Dicono di non essere razzisti, che è solo un’impressione.
Salvo, ogni qualvolta se ne presenti l’occasione, gettare ipocritamente la maschera.

Ieri il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che condanna “l’atroce morte” di George Floyd e ogni forma di razzismo, odio e violenza.

In 493 hanno votato a favore di questa risoluzione che alla fine dei conti è solo un’affermazione dei principi umani su cui si fonda l’Europa.

In 104 hanno votato contro. E indovinate quali sono gli unici eurodeputati italiani ad aver votato contro? Già, quelli della Lega e di Fratelli d’Italia.

Loro non ce la fanno proprio a non strizzare l’occhio all’anima più razzista e violenta dell’elettorato.
Non ci riescono. E’ più forte di loro.

Però se glielo ricordi indossano nuovamente la maschera.
Non quella contro il Covid, quella la tengono sempre giù per i selfie.

La maschera dell’ipocrisia.

Floyd, Parlamento Ue approva risoluzione che condanna omicidio e razzismo: Lega e Fdi votano contro

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna ogni forma di razzismo, nonché l’uccisione di George Floyd. Gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia, però, hanno votato contro la risoluzione. Favorevole il voto dei gruppi di Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Italia Viva.

I parlamentari europei della Lega e di Fratelli d’Italia hanno votato contro la risoluzione che condanna ogni forma di razzismo e odio, ma anche “l’atroce morte di George Floyd negli Stati Uniti, nonché le uccisioni analoghe dovunque nel mondo”. A favore della risoluzione hanno invece votato gli eurodeputati dei gruppi di Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Italia Viva. La risoluzione è stata approvata dal Parlamento europeo e prevede anche una esplicita richiesta, indirizzata alla Commissione europea e al Consiglio europeo, per “adottare una posizione forte e decisa contro il razzismo, la violenza e l’ingiustizia in Europa”. Ancora, secondo quanto si legge nel testo della risoluzione, si intende sostenere “le recenti proteste di massa nelle capitali e nelle città europee contro il razzismo e la discriminazione in seguito alla morte di George Floyd”.

La risoluzione approvata dal Parlamento europeo
La risoluzione afferma anche un altro principio, più volte sentito durante queste proteste negli Usa e diventato lo slogan delle manifestazioni: “Black Lives Matter”. I voti favorevoli sono stati 493, quelli contrari 104, gli astenuti sono stati 67. Dura anche la condanna alla repressione da parte della polizia statunitense dei manifestanti pacifici, così come delle minacce di Trump di impiegare l’esercito, condannando anche il presidente Usa per la sua “retorica incendiaria”.

Fonti della Lega: perplessità su risoluzione
Fonti della Lega spiegano le motivazioni per cui hanno deciso di votare contrariamente alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo: “Emergono numerose perplessità sulla proposta di risoluzione, che presenta molti obiettivi utopici e che rappresenta una realtà distorta”. Le stesse fonti spiegano: “Nello specifico, non si condivide l’impostazione del documento: si ritiene inopportuno paragonare la situazione Usa con quella Ue, spesso sovrapponendole in maniera errata, e non si condividono le prese di posizione e le strumentalizzazioni per attaccare indiscriminatamente i rappresentanti delle forze dell’ordine, il presidente Usa e forze politiche che esprimono pareri critici rispetto alla gestione dei fenomeni migratori”. Ancora, gli eurodeputati leghisti ritengono “che sia un tema di diritti civili trasversali, stravolto da una campagna mediatica che ha fomentato fenomeni di violenza e vandalismo ingiustificato, che dobbiamo condannare, contro simboli e rappresentazioni della storia europea e mondiale”.

fonti:

https://www.facebook.com/128744460563282/photos/pb.128744460563282.-2207520000../2693423167428719/?type=3&theater

https://www.fanpage.it/politica/floyd-parlamento-ue-approva-risoluzione-che-condanna-omicidio-e-razzismo-lega-e-fdi-votano-contro/
https://www.fanpage.it/

Iva Zanicchi, la nuova reginetta razzista dei fascio-leghisti: “I giovani africani vanno in città per spacciare e se possono stuprano”

 

Iva Zanicchi

 

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Iva Zanicchi, la nuova reginetta razzista dei fascio-leghisti: “I giovani africani vanno in città per spacciare e se possono stuprano”

Il razzismo di Iva Zanicchi: “I giovani africani vanno in città per spacciare e se possono stuprano”

La cantante ed ex europarlamentare di Forza Italia diventa la reginetta social dell’estrema destra inanellando una serie di stereotipi e luoghi comuni.

Finalmente ha conquistato la pole position della destra xenofoba, quella che vive di paure e alimenta discriminazioni.

E così il suo amatissimo intervento pieno di pregiudizi e cose inesatte – per non dire falsità – è stato rilanciato con enfasi sui social della Lega che – come è noto – in tempi di Covid-19 esploso in Lombardia e arrivato in Italia dalla Germania (dopo essere arrivato lì dalla Cina) si sono ritrovati senza poter parlare male dei nei e degli africani, che loro avevano (sbagliando) indicato preventivamente come i potenziali untori.

Così a Fuori dal Coro, Iva Zanicchi, già europarlamentare di Forza Italia, ha commentato gli ultimi sbarchi di immigrati in Italia: “Succederanno cose molto gravi in questo Paese se non si porrà un rimedio. Ma non vedi che questi giovani africani non hanno rispetto? Sono prepotenti: pretendono e vogliono. Cosa fanno durante il giorno? Vanno in città per mettersi a spacciare e, se possono, stuprano. Perché sanno che in questo Paese non gli succederà nulla. Nei loro Paesi se si comportassero così andrebbero in galera o li farebbero fuori. O no? Qui invece sono padroni di fare tutto ciò che vogliono”.

Il tutto mentre il sottopancia soffiava sul fuoco con la scritta: raddoppiano gli sbarchi, tensioni in tutta Italia.

In tutta Italia dove?

I fascisti ci riprovano: dedicare il 25 aprile ai morti del Covid – No, cari, i numeri non ce lo danno ancora – Il fascismo ha ucciso 54 milioni di persone di cui mezzo milione di Italiani, troppi per lavarvi la coscienza nascondendoli…!

 

25 aprile

 

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I fascisti ci riprovano: dedicare il 25 aprile ai morti del Covid – No, cari, i numeri non ce lo danno ancora – Il fascismo ha ucciso 54 milioni di persone di cui mezzo milione di Italiani, troppi per lavarvi la coscienza nascondendoli…!

 

Alla vigilia di ogni 25 aprile è sempre la stessa storia, e questo da quando nel 1994 Berlusconi riaprì le fogne della storia e tanti fascisti si sentirono in dovere di attaccare la Resistenza, di tentare di denigrarla e di rivalutare Mussolini, dimenticandone (o facendo finta di dimenticare) i suoi ignobili crimini.

E dal 1994 ai giorni nostri, in forme diverse, ogni anni la destra tenta di mettere in discussione la Liberazione.

Ci provò Berlusconi sostenendo che bisognava chiamarla festa della libertà e non festeggiare la Liberazione dal nazi-fascismo.

E poi ex fascisti, ex missini fino ai giorni nostri con le sortite di Fratelli d’Italia, il partito della Meloni che non ama sentir parlare di fascismo ma poi lì dentro il fascistume si manifesta in cento modi.

“Il 25 aprile di quest’anno, segnato dalla tragedia del Covid-19, può essere davvero una data per unire e non dividere gli italiani. Per ricordare tutti i caduti, senza alcuna distinzione, ma soprattutto per commemorare quei tantissimi connazionali che sono morti in silenzio e da soli a causa del Coronavirus”. A dirlo la deputata di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, e le senatrici di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti e Daniela Santanché, aderendo all’iniziativa ‘Noi cantiamo la canzone del Piave’ presentata in diretta Facebook dal vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, e da Edoardo Sylos Labini.

“Sarebbe bello se questa idea si potesse realizzare. Non ho mai festeggiato il 25 aprile – spiega Frassinetti – che ho vissuto sempre come giornata di odio e divisione. Anzi sarebbe auspicabile se diventasse patrimonio di tutti, senza dividere gli italiani in una parte sbagliata e una giusta. Anche se le forti recrudescenze degli ultimi tempi mi fanno dubitare che si possa uscire da questa logica di scontro. Penso al sindaco di Milano Sala che si è rifiutato di rendere omaggio ai caduti del Campo 10. Ecco, mi auguro che si possa sostituire il Piave a Bella ciao, ma vedendo questi segnali nutro seri dubbi”.

Ma non è come propagandano questi individui. Il 25 aprile rappresenta la liberazione dal periodo più nero, squallido e schifoso della storia Italiana. Tutti gli Italiani dotati di un po’ di intelligenza, umanità e dignità dovrebbero prendere le distanze da quello che è successo in quel ventennio.

Se c’è qualcuno che non lo fa, anzi palesa vergognose nostalgie e inaudito apprezzamento per quello che, come la storia ha sancito, non è stato altro che un ignobile criminale è bene che resti separato dalla parte sana del Paese.

Se c’è qualcuno che non lo fa dovrebbe solo vergognarsi e stare zitto.

E la storia del Coronavirus non regge. I numeri non ci sono e assolutamente non sono paragonabili al virus del nazifascismo che di morti, è bene ricordarlo, ne ha provocati molti di più: 54 milioni di cui mezzo milione in Italia e solo per la seconda guerra mondiale…

Pensiamo a debellare definitivamente questo virus fascista che ancora serpeggia (e che ancora miete vittime in tutto il mondo), poi pensiamo a ricordare i morti del Covid, che meritano rispetto. E proprio perché meritano rispetto non devono essere strumentalizzati da qualcuno che vorrebbe lavarsi la coscienza nascondendo sotto il tappeto i crimini di cui comunque va fiero…

By Eles

 

 

Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

 

Sallusti

 

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Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

Il Coronavirus ha ucciso 16.000 persone ma l’anti-partigiano Sallusti ha lo stomaco di parlare di regali

Il direttore de Il Giornale: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”.

Davanti alla bestialità di Alessandro Sallusti non si sa davvero da dove cominciare. La risposta migliore sarebbe, ovviamente, il silenzio, l’oblio. Ma Alessandro Sallusti, a differenza di Vittorio Feltri che conta ormai quanto il due di coppe, è ovunque: invitato in ogni trasmissione televisiva, consultato come polo della destra ‘razionale’, quella che non urla e non strepita ma che argomenta e lo sa fare bene. Sallusti è un affabulatore consumato e ha la capacità di nascondere la peggiore volgarità (quella che Feltri esprime con i culi, le tette, i finocchi) dietro una retorica elegante e toni pacati.

 

Ma concentriamoci su quanto ha avuto il coraggio di scrivere: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”. Ecco, disgustoso è un eufemismo che riesce a malapena a esprimere la rabbia che si dovrebbe provare davanti a parole del genere, a prescindere dalla fede politica. Perché su una cosa Sallusti ha ragione: il virus non ha partito, come non ha razza, religione, nazionalità.

 

E proprio in virtù di questa sua pervasività, la nostra Festa della Liberazione avrà quest’anno un valore diverso, ma non meno importante: non sarà mera celebrazione istituzionale o sterile occasione per aggiungere altra carne alla grigliata della festa, ma può diventare una riflessione sul valore della libertà, della Resistenza, della Nazione. Fino a un mese fa (tanto è passato dagli entusiastici primi giorni di quarantena), l’Inno d’Italia risuonava su ogni balcone, i tricolori sventolavano festosi al grido di ‘Ce la faremo’. La scena ricordava i gioiosi saluti alle truppe che partivano per la guerra. Poi sono arrivate le bombe, e i canti si sono interrotti. Allo stesso modo, in Italia sono arrivati i numeri dei morti. Più di 16.000, stando alle ultime stime. Ci vuole davvero un bel coraggio a parlare di ‘regali’ del Coronavirus.

 

Ma è proprio per questi morti che il 25 aprile andrebbe celebrato: perché è un giorno in cui ricordiamo il sacrificio dei partigiani, vecchi e nuovi, e coloro che sono caduti sotto le strali della guerra, di tutte le guerre, anche quella combattuta ogni giorno negli ospedali. La ‘retorica dell’antifascismo’, che tanto spiace alla destra che vorrebbe dimenticate (o peggio, riabilitate) le malefatte dei criminali fascisti, altro non è che celebrazione di chi combatte per noi, di chi si sacrifica per noi. Nel passato come adesso, e come sempre.

Rita Pavone: “Io sovranista? Sì, se significa amare Italia” …A destra gongolano. Libero titola “sfida alla sinistra” …Ma solo loro se la possono bere: la Pavone vive in Svizzera da ben oltre 50 anni, ha lì la sua azienda e lì paga le tasse. In Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

 

Rita Pavone

 

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Rita Pavone: “Io sovranista? Sì, se significa amare Italia” …A destra gongolano. Libero titola “sfida alla sinistra” …Ma solo loro se la possono bere: la Pavone vive in Svizzera da ben oltre 50 anni, ha lì la sua azienda e lì paga le tasse. In Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

Partiamo dal titolo di Libero:

Verissimo, Rita Pavone a Silvia Toffanin: “Cosa significa essere sovranisti?”, la sfida alla sinistra

Nel testo dell’articolo si ritorta alle dichiarazioni della Pavone sul “sovranismo” a Verissimo: “Non so cosa voglia dire essere sovranista, ma se significa amore per il mio Paese, allora sì. Io amo l’Italia e le mie radici”.

Quindi è stata solo un’ingiustizia averla costretta all’esilio ed a pagare le tasse in Svizzera?

Per la cronaca ricordiamo che la cantante vive lì da ben oltre 50 anni, da quando si è sposata con Teddy Reno. “Questa terra mi ha dato la possibilità di realizzare il mio sogno di donna; di vivere, al di fuori della mia attività artistica una vita normale, tranquilla, non spiata, non seguita, con grande affetto da parte di chi mi frequenta, ma sempre con una certa discrezione”, ha dichiarato lei.

Tra l’altro, in Svizzera ha trasferito anche tutti i suoi interessi economici. “Nel mio piccolo” è la società che si occupa della sua immagine e dei suoi impegni professionali, intestata a “Rita Ori Filomena Merk-Pavone, da Breggia, in Morbio Superiore”.

La sede della società è proprio in Svizzera. A Breggia, per la precisione, un comune del Canton Ticino, poco più in là del lago di Como.

Insomma, in Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

P.S. ricordiamo anche due chicche social della Pavone: quando ha ritwittato un tizio che si domandava come mai non ci fossero vu’ cumpra’ sulla Rambla di Barcellona nel giorno dell’attentato. ed ha scritto che Greta Thunberg sembra un personaggio da film horror…

 

By Eles

 

 

Salvini lo smemorato: si dimentica del 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana. E quando se ne ricorda, con sole 2 righe su twitter e solo alle 16:00, dimentica che è stata una strage fascista!

 

smemorato

 

 

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Salvini lo smemorato: si dimentica del 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana. E quando se ne ricorda, con sole 2 righe su twitter e solo alle 16:00, dimentica che è stata una strage fascista!

Salvini non si è sforzato più di tanto nel 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana.

Lui, un re della tastiera, uno stacanovista dei social, un commentatore instancabile, si è completamente dimentico di Piazza Fontana…

Solo alle ore 16,00 del giorno del 50esimo anniversario dell’attentato più importante della storia dell’Italia post-fascismo, quello che ha dato il via ai cosiddetti “anni di piombo”, a Salvini è tornata la memoria.

Ma non del tutto. Scrive un laconico: “Mai più sangue, odio, violenza. Custodire la memoria del passato per costruire un futuro migliore. Onore a tutti i morti innocenti di Piazza Fontana”.

Una frase di prassi, essenziale, solo perchè forse qualcuno gli ha fatto notare che doveva pur scrivere qualcosa.

Ma il nostro “smemorato” dimentica la cosa più importante: che Piazza Fontana è stata UNA STRAGE FASCISTA…!

Ma guai a condannare i fascisti. Non dimentichiamo che il 90% del suo elettorato vieme dalle fogne del fascismo…

Quanta ipocrisia in due sole righe. Non solo si evita accuratamente di condannare i fascisti responsabili di quella strage, ma ci si nasconde dietro la “difesa della memoria”, concetto su cui lui più di tutti dovrebbe tacere, specie dopo il trattamento disgustoso che esponenti della Lega stanno riservando in questi mesi a Liliana Segre.

By Eles