Fanno sul serio – Legge di Bilancio, taglio dell’80% dei fondi alle Regioni che non tagliano i vitalizi d’oro…!

 

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Fanno sul serio – Legge di Bilancio, taglio dell’80% dei fondi alle Regioni che non tagliano i vitalizi d’oro…!

Legge di Bilancio, taglio dell’80% dei fondi alle Regioni che non riducono i vitalizi

L’ultima versione della legge di Bilancio prevede un taglio dell’80% dei trasferimenti alle Regioni nel caso in cui non provvedano a ridurre il vitalizio degli ex presidenti, consiglieri e assessori. Le Regioni avranno quattro mesi per adeguarsi dal momento dell’entrata in vigore della legge di Bilancio.

L’aveva annunciato il vicepresidente del Consiglio e capo politico del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, nel giorno in cui il Senato ha approvato il taglio dei vitalizi: l’obiettivo è quello di ritoccare anche l’assegno degli ex consiglieri regionali. E per farlo il governo targato M5s-Lega ha pensato a un sistema da inserire nella legge di bilancio. L’ultima versione della legge di Bilancio, inviata oggi al Quirinale, prevede un taglio dei trasferimenti alle Regioni nel caso in cui non taglino i vitalizi del presidente e dei consiglieri regionali. La norma è inserita all’articolo 76 della legge di Bilancio, una norma dal titolo “Riduzione dei costi della politica nelle regioni a statuto speciale, ordinario e nelle province autonome”. In realtà, si specifica che la misura è in attesa di valutazione politica.

Il governo vuole quindi tagliare l’80% dei trasferimenti, dando alle Regioni quattro mesi “dalla data di entrata in vigore” della manovra per tagliare i vitalizi dei presidenti di Regione, dei consiglieri e degli assessori. “Ai fini del coordinamento della finanza pubblica e per il contenimento della spesa pubblica – si legge nel testo – a decorrere dall’anno 2019 una quota pari all’80% dei trasferimenti erariali a favore delle regioni e province autonome, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, delle politiche sociali e per le non autosufficienze e del trasporto pubblico locale, è erogata a condizione che, ove non vi abbiano già provveduto, le regioni a statuto speciale, ordinario e le province autonome, con le modalità previste dal proprio ordinamento, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ovvero sei mesi qualora occorra procedere a modifiche statutarie, provvedano a rideterminare, ai sensi del comma 2, la disciplina dei trattamenti previdenziali e dei vitalizi già in essere in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di Presidente della regione, di consigliere regionale o di assessore regionale”.

Vengono quindi esclusi dal taglio i fondi per il Servizio sanitario e per le politiche sociali, oltre che per il trasporto pubblico. Per quanto riguarda i vitalizi, il governo chiede di definire il taglio entro il 31 marzo 2019 seguendo il principio del metodo di calcolo contributivo, così come avvenuto alla Camera e al Senato. Gli enti interessati da questa norma dovranno documentare “il rispetto delle condizioni mediante comunicazione da inviare alla presidenza del Consiglio dei ministri entro il quindicesimo giorno successivo all’adempimento”. A quel punto, il dipartimento per gli Affari regionali avrà 15 giorni per comunicare al ministero dell’Economia se l’adempimento è stato compiuto o, in caso contrario, l’eventuale riduzione dei trasferimenti. Nel caso di mancato adempimento, le regioni e le province hanno altri sessanta giorni per mettersi in regola.

tratto da: https://www.fanpage.it/legge-di-bilancio-taglio-dell80-dei-fondi-alle-regioni-che-non-riducono-i-vitalizi/

Pd, Calenda, Lorenzin e il loro “house organ” chiamato Repubblica, contro la Raggi. La ribellione di quelli che rimpiangono le nobili gesta politiche di Buzzi e Carminati…!!

 

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Pd, Calenda, Lorenzin e il loro “house organ” chiamato Repubblica, contro la Raggi. La ribellione di quelli che rimpiangono le nobili gesta politiche di Buzzi e Carminati…!!

 

Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, a parte le azioni per cui sono finiti in carcere, dovevano essere delle menti politiche di primaria grandezza, vista la credibilità di cui godevano a destra e a sinistra.

Certo che dovrebbe creare non poco imbarazzo, per chi viene da un partito che ha origine in GramsciDe GasperiBerlinguer, aver avuto di recente come maestri di scienza politica, docenti a tempo pieno con caratteristiche, diciamo, particolari. Ma, avendo tagliato quelle nobili radici, non si rendono più conto della differenza di insegnamento. Anzi proclamano pubblicamente di sentirne la mancanza.

La bella gente dei quartieri bene di Roma, che è andata a manifestare contro Virginia Raggi, lo faceva solo apparentemente, ma di nascosto protestava, piangendo, per la mancanza dei loro maestri di cultura politica. Questa bella gente, soffre da troppo tempo la loro mancanza e non ha più riferimenti alternativi di pari levatura. E questo è un bel problema.

Costoro potrebbero però invitare Buzzi e pure Carminati – è bene sentire due campane e imparare da due angoli di visuale – a scrivere per loro le lezioni dal carcere, anzi potrebbero chiedere l’autorizzazione a trasmettere le loro lezioni con una webcam e ascoltarle in tempo reale.

Oggi ci sono le tecnologie per superare le barriere del carcere per un nobile scopo, facendo così una buona azione di recupero nei confronti di chi ha sbagliato ed è in via di pentimento, ma che è di grande levatura in fatto di cultura politica.

Non mischiamo però, questa bella gente che si sente importante, con chi l’ha invitata ad andare a manifestare – SENZA BANDIERE, PER PUDORE E PER PAURA – e con l’house organ incaricato di creare clamore e risonanza.

Si tratta di ruoli diversi: ad ognuno il suo.

Il Calenda e la Lorenzin, in preda alla sindrome di ‘ansia da mancanza di potere’ – malattia molto pericolosa perché porta a convulsioni – e alla depressione per disoccupazione (anche gli dei e pure i ricchi piangono), sono i capitani – i Cesare, visto che siamo a Roma – . Essi hanno il ruolo di guidare l’esercito destinato alla vittoria, in altre parole si ritengono l’aspirante tandem, a sindaco e vice sindaco, che ha ricevuto la benedizione del ‘mite’ Gentiloni, romano della ‘gens’ patrizia.

Repubblica ricopre il ruolo di house organ dei capitani Calenda e Lorenzin, ruolo pur sempre importante ma che fa venire in mente l’antica nobiltà andata in miseria – afflitta dalla sindrome incurabile della depressione da ‘mancanza di lettori’- .
È il megafono, con problemi tecnici, chiamato a mobilitare e a formare adeguatamente la plebe, gente senza cervello e obbediente, cui indicare cosa dovrà fare al momento opportuno in cabina elettorale.

Il ruolo della bella gente in piazza, che soffre della sindrome da ‘mancanza di prebende’, è quello di andare all’attacco del nemico per conquistare il fortino del potere, sotto la guida dei capitani, per ricevere il dovuto riconoscimento dopo la vittoria.

CalendaLorenzin, l’house organ Repubblica, e la bella gente soffrono tutti di una malattia distonica di cui, per definizione, chi ne soffre non ne è consapevole e perciò pensa di essere in buona salute mentale: la confusione del desiderio con la realtà.

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/10/28/pd-calenda-lorenzin-e-il-loro-house-organ-repubblica-contro-raggi-forse-che-rimpiangono-le-gesta-politiche-di-buzzi-e-carminati/

Il monito di Andrea Camilleri: “Le parole d’odio possono diventare pallottole”

 

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Il monito di Andrea Camilleri: “Le parole d’odio possono diventare pallottole”

Lo scrittore commenta su Rai1 da Fazio la proposta di Liliana Segre per una commissione parlamentare contro odio, razzismo e discriminazioni

“Le parole possono diventare pallottole”. Lo ha detto Andrea Camilleri intervistato a casa sua, in diretta tramite video collegamento, a “Che tempo che fa”. Lo scrittore rispondeva a Fabio Fazio che ha trasmesso un estratto della conferenza stampa della senatrice a vita Liliana Segre sulla sua proposta al Senato di istituire una commissione contro le parole d’odio, di razzismo e di discriminazione. “Le parole di Liliana Segre sono tutte da sottoscrivere – ha esclamato il “padre” del commissario Montalbano – Stiamo educando la gioventù all’odio perché abbiamo perso i valori della vita, siamo riusciti a sopravvivere noi non ebrei all’olocausto per una tale vergogna perché dopo non potevamo più dirsi o sentirci uomini”.
Camilleri non vuole cedere al pessimismo. “Voglio morire con la speranza che miei figli, nipoti e pronipoti vivano in un mondo di pace, bisogna che tutti i giovani si impegnino”.
L’intervista è scaturita dal “lancio” di “Conversazione su Tiresia”, testo di e con Andrea Camilleri sull’indovino cieco dell’antichità greca in un percorso tra letteratura e mito andato in scena l’11 giugno scorso al Teatro Greco di Siracusa nel calendario dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico: lo spettacolo ora arriva, in versione film, nelle sale dal 5 al 7 novembre nelle sale www.nexodigital.it.
Lo spettacolo è stato prodotto da Carlo degli Esposti per Palomar, a cura di Valentina Alferj, con la regia di Roberto Andò le musiche dal vivo di Roberto Fabbriciani.

 

tratto da: https://www.globalist.it/saperi/2018/10/28/andrea-camilleri-le-parole-d-odio-possono-diventare-pallottole-2032898.html

Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista – Sembra assurdo ma è successo…!

 

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Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista

Intervista Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn:”Sembra assurdo ma è successo”

Decine di migliaia di donne sono scese in piazza la settimana prima delle elezioni dell’ottobre 2018 in tutto il Brasile per protestare contro il candidato di estrema destra alle presidenziali, Jair Bolsonaro che poi vinse. Ma fu troppo tardi.
‘Ele nao’ (non lui) fu la scritta visibile sulle spille e sui cartelli portati dal gruppo di manifestanti in diverse città del Brasile oltre alla capitale, Brasilia. Il movimento di protesta venne creato su Facebook da un gruppo che riuscì a raccogliere 4 milioni di persone. In America Latina il movimento femminista, pensiamo anche all’Argentina che nel 2018 ha visto scendere in piazza contro l’aborto clandestino milioni di donne, è molto forte. Ma non basta. Purtoppo La Chiesa universale e la classe ricca e conservatrice riescono spesso a bloccare innumerevoli riforme progressiste di civiltà che migliorerebbero le condizioni della donna.
Bolsonaro rientra in un profilo che molti troveranno familiare: sostenitore delle armi, fervente religioso e a favore della famiglia tradizionale, anti-gay e sessista, il suo slogan è “Il Brasile sopra ogni cosa e Dio sopra tutti”. E’ il loro Trump, il nostro Salvini. Nel corso della sua non brillante carriera politica (ha visto convertiti in legge solo due dei 171 disegni di legge che ha proposto in 26 anni da parlamentare) Bolsonaro ha svelato più volte di che pasta è fatto, come quando disse a una deputata dell’opposizione “non ti stupro perché non te lo meriti”, oppure quando definì “vagabondi” gli attivisti per i diritti umani. Bolsonaro è inoltre negazionista, in quanto sostiene che la dittatura militare di Humberto de Alencar Castelo Branco, tra il 1964 e il 1985 non sia mai avvenuta.
Ma chi ha votato Bolsonaro? Se ha vinto anche tante donne avranno scelto lui? Il Presidente riscuote successo grazie alla sua strategia di comunicazione infatti si muove soprattutto sui social network e fa un abbondante uso di meme e filmati per Facebook e Youtube. I giovani, specie i ricchi sui 25 anni, la fascia di popolazione che in Brasile ha maggior accesso a internet, sono sedotti sia dal modo di parlare schietto di Bolsonaro sia da una costante nostalgia della dittatura che hanno i padri di questi ragazzi che fanno parte della classe dei latifondisti. Va anche detto che il Brasile non ha mai fatto i conti con il suo passato violento. Non ha infatti mai condannato i responsabili di 21 anni di dittatura. Anzi, per molti il regime era preferibile alla situazione di odierna.
Ma Lula e Dilma sono davvero i corrotti che i media locali dipingono? In verità quello che è accaduto è stato un vero colpo di stato racconta la collega Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn: “Lula è stato condannato a 12 anni di carcere per una montatura. L’inchiesta ruotava attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, una delle migliori località balneari sul litorale paulista, che secondo l’accusa è stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di importanti commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Dobbiamo però ricordare che i giudici in Brasile sono latifondisti che non tolleravano più le politiche socialiste dell’uno e dell’altra. Lula e Dilma hanno strappato dalla miseria 30 milioni di persone in Brasile e i ricchi che hanno ancora una cultura padronale della terra non hanno vissuto questo ascensore sociale in modo sereno”. Continua Martínez Pardíes: “Il Brasile è stato l’ultimo paese del continente ad abbolire la schiavitù, questo è molto significativo. Bolsonaro quindi è riuscito a vincere grazie a una vera alleanza tra “padroni” e Chiesa universale che ha convinto le classi più povere e ingnoranti a voltare le spalle al candidato di Lula, Haddad. Nonostante quelli stessi poveri dal governo precedente abbiano ottenuto tanto in termini di politiche sociali e migliori condizioni di vita”. Dunque non è stato votato dalle donne in massa come alcuni sostengono? Chiedo io. “No. Le donne in Brasile si sono mosse in modo organizzato per fermare il candidato fascista ma non è bastato perché le donne molto ricche mogli dei latifondisti e quelle povere che hanno subito il lavaggio del cervello da parte della Chiesa Universale – e sono tantissime- non ne hanno compreso il vero pericolo, può sembrare assurdo ma è successo”.

 

 

tratto da: https://www.globalist.it/world/2018/10/29/dalla-condanna-di-lula-alla-vittoria-di-bolsonaro-il-colpo-di-stato-di-latifondisti-e-chiesa-per-un-brasile-fascista-2032902.html

Chi è Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile. Disse: “Meglio un figlio morto che gay” – Estremista di destra, omofobo, sessista, razzista e nostalgico della dittatura militare…

 

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Chi è Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile. Disse: “Meglio un figlio morto che gay”

Jair Bolsonaro, neo presidente del Brasile di estrema destra e nostalgico della dittatura militare eletto oggi con oltre il 55% delle preferenze, è conosciuto in tutto il Paese per le sue posizioni omofobe, razziste e sessiste. “Preferisco avere un figlio morto che gay” ha dichiarato una volta parlando di omosessualità.

Estremista di destra omofobo e sessista, profondamente razzista nei confronti degli afro latino-americani, nostalgico della dittatura militare degli anni 70-80. E’ il profilo di Jair Bolsonaro, 63 anni, il neo-presidente nazionalista del Brasile che ha vinto le elezioni presidenziali battendo lo sfidante Fernando Haddad, sostenuto anche dall’ex presidente Lula.

Jair Messias Bolsonaro, figlio di genitori di origini italiane, è un ex militare noto per le sue posizioni di destra radicale, da mesi in testa a tutti i sondaggi dopo l’esclusione dell’ex presidente Lula dalla corsa alla guida del Brasile. Candidato dal Partito Social Liberale (Psl), è considerato un razzista con posizioni omofobe e populiste che non ha mancato di esprimere ripetutamente in questi mesi di campagna elettorale, ad esempio quando propose di usare il pugno di ferro per combattere la criminalità: “Se un poliziotto uccide 20 delinquenti non lo metto sotto inchiesta, gli do una medaglia”, ha dichiarato proponendo che siano abolite le leggi che puniscono le forze dell’ordine che commettono abusi. E ancora: “La violenza va combattuta con una violenza più forte”. Come se non bastasse, secondo Bolsonaro è giusto che lo stipendio delle donne sia più basso di quello degli uomini. E per finire l’immancabile frase omofoba: “Preferisco avere un figlio morto che gay”. Posizioni estremiste, in qualche modo sostenute dal ministro degli interni italiano Matteo Salvini, che poche settimane fa ha commentato il risultato elettorale del brasiliano: “Anche in Brasile si cambia. Sinistra sconfitta e aria nuova”.

Come Salvini anche Bolsonaro ha un grande seguito sui social network dove risulta essere il politico più amato con 8,5 milioni di sostenitori. Nato nel 1955 a Campinas, nello Stato di San Paolo, dopo essersi diplomato all’Academia Militar das Agulhas Negras ha servito per un breve periodo nelle unità di paracadutismo dell’esercito ed è sempre stato descritto come aggressivo e ambizioso. Sposato per tre volte, la sua ultima moglie  Michelle de Paula Firmo Reinaldo dopo essere stata assunta come semplice segretaria ha scalato posizioni e ruoli triplicando in pochi anni il suo stipendio, fin quando dei giudici non ne hanno stabilito il licenziamento spiegando che aveva beneficiato dei favori del marito, nel frattempo diventato un politico di successo.

fonte: https://www.fanpage.it/brasile-chi-e-bolsonaro-favorito-alla-presidenza-disse-meglio-un-figlio-morto-che-gay/p1/

La lezione di economia dell’Europa: se sfori il deficit del 2,9% per comprare armi (governo Letta) va tutto bene, se sfori del 2,4% per salvare le banche (Gentiloni) ancora meglio. Se sfori del 2,4% per dare un reddito alla Gente ti massacrano…

 

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La lezione di economia dell’Europa: se sfori il deficit del 2,9% per comprare armi (governo Letta) va tutto bene, se sfori del 2,4% per salvare le banche (Gentiloni) ancora meglio. Se sfori del 2,4% per dare un reddito alla Gente ti massacrano…

 

Manovra, Maniero (M5S): ‘Vergogna Ue: ecco cosa hanno approvato prima di noi’

Vergogna Ue: ecco cosa hanno approvato prima di noi”.

Lo si legge in un’immagine condivisa su Facebook dal deputato 5Stelle Alvise Maniero, che ha riportato i provvedimenti dei governi precedenti approvati dall’Unione europea.

L’esponente pentastellato ricorda che Bruxelles diede l’OK per per la riforma Fornero e l’IMU sulla prima casa al governo Monti, al quale aveva consentito un rapporto deficit/PIl del 2,9 per cento.

Il governo Letta, sempre con uno sforamento del deficit al 2,9 per cento, si distinse per un aumento record della spesa per le armi.

Il rapporto deficit/PIl del governo Renzi, che varò il Jobs Act, salì al 3 percento, mentre quello dell’esecutivo Gentiloni, che diede 20 miliardi alle banche, fu del 2,4 per cento, proprio come lo sforamento previsto dalla Manovra del Popolo.

Il deputato del M5S ha commentato:

“Visto che da Bruxelles veniamo richiamati al ‘rispetto delle regole’, ed alla ‘correzione della manovra’, abbiam deciso di fare gioiosamente una verifica: iniziamo a mettere bene in chiaro chi e quanto le regole le rispetta e le ha rispettate, e facciamolo sapere a tutti. Un bello schema al giorno, sintetico e chiaro, per qualche giorno da oggi.

“A chi ha la coscienza pulita” ha spiegato “questo riassunto a puntate dovrebbe fare un gran piacere, ne siamo certi. Partiamo in piccolo, prima puntata: Il deficit del 2,4% della nostra manovra è poco, tanto, è “una deviazione senza precedenti”, come dice la Commissione Europea?”

“La tabellina di oggi possiamo chiamarla: deficit italiani a confronto. Nei prossimi giorni inizieremo anche ad allargare la visuale 

Come si riconosce un idiota? Semplice, se sei il sindaco di una tra le città più criminali d’Italia, e non hai altro da dire se non: “Assurdo che non ci sia Napoli”

 

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Come si riconosce un idiota? Semplice, se sei il sindaco di una tra le città più criminali d’Italia, e non hai altro da dire se non: “Assurdo che non ci sia Napoli”

Premettiamo che ogni riferimento a Sindaci idioti realmente esistenti è puramente casuale

Ravenna tra le più criminali d’Italia, il sindaco: “Assurdo che non ci sia Napoli”

Ravenna, città dell’Emilia Romagna, è risultata tra le peggiori in tema di criminalità, ma il sindaco ha pensato bene di giustificare i dati attaccando il Sud. Andiamo con ordine. Il Sole 24 Ore, utilizzando dati provenienti dal Viminale, qualche giorno fa ha illustrato l’indice di criminalità per i reati commessi(dalle rapine agli omicidi) e denunciati nel 2017. Ravenna è risultata 16esima su 106 province, con 18.351 denunce, quasi 5mila per ogni 100mila abitanti.

Michele De Pascale, sindaco della suddetta città, ha invitato ad accogliere i dati con prudenza, evitando trionfalismi e drammatizzazioni.  Il suo ragionamento non fa una piega, almeno fino a quando non si è espresso in merito alla credibilità dei dati (che ricordiamo sono del Viminale), mettendo a confronto Nord e Sud. Come lui stesso ricorda, nei primi posti compaiono città come Milano, Firenza e Torino, mentre sono più staccate altre del Sud come Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Per De Pascale i dati riferiti alle città del Sud, “che vivono situazioni pesanti di malavita organizzata, di racket e di spaccio“, non sarebbero veritieri, in quanto “nel nord Italia si denuncia e nel sud Italia no perché non si ha fiducia nella risoluzione del problema da parte delle istituzioni“.

Quindi, il primo cittadino ravennate invece di ragionare su come risolvere i problemi della sua città, tende a giustificarli parlando del Sud dove “le persone hanno paura a denunciare perché temono ritorsioni“.

Un’uscita veramente infelice (e ci auguriamo solo questo) che getta ulteriormente fango su un Sud messo effettivamente in ginocchio dalla criminalità, ma per il quale non sembra giusto parlare di gente che non denuncia.

Ci sembra alquanto inverosimile, infatti, la mancata denuncia di rapine, stupri, furti di auto e moto, furti in appartamento e così via.

Probabilmente qualche borioso politico del Nord farebbe meglio a risolvere i problemi del proprio territorio, invece di puntare il dito contro gli altri per nascondere le proprie mancanze.

 

tratto da: http://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/267219-ravenna-tra-le-piu-criminali-ditalia-il-sindaco-assurdo-che-non-ci-sia-napoli/?fbclid=IwAR0uA_IOUe4WkOIPgLC9DXr085oUKEdVFpG5Ik-JEbDJvm99Nu3H9_xOTHc

Questa notizia Vi spezzerà il cuore: Roberto Formigoni, quello che si è fottuto milioni, faceva la bella vita alla faccia nostra e ci prendeva pure per i fondelli: “Vivo senza pensione e sono costretto a prendere i mezzi pubblici”… A questo pensiero, dormirete stanotte?

 

Roberto Formigoni

 

 

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Questa notizia Vi spezzerà il cuore: Roberto Formigoni, quello che si è fottuto milioni, faceva la bella vita alla faccia nostra e ci prendeva pure per i fondelli: “Vivo senza pensione e sono costretto a prendere i mezzi pubblici”… A questo pensiero, dormirete stanotte?

Roberto Formigoni: “Vivo senza pensione e sono costretto a prendere i mezzi pubblici”

Ha perso tutto Roberto Formigoni, anche la pensione, e per questo è costretto a lavorare come consulente e a utilizzare anche i mezzi pubblici. Lo confessa lo stesso ex governatore della Lombardia in un’intervista a Il Giornale, dove sostiene la propria innocenza nel caso Maugeri, anche dopo la condanna in appello a sette anni e mezzo. E spiega come trascorre le proprie giornate.

Delle cene stellate, dei viaggi oltreoceano e degli yacht di lusso non vi è più traccia nella vita di Roberto Formigoni. L’ex presidente della Regione Lombardia, conduce una vita umile (o quasi) che riempie con un doppio lavoro da consulente, del volontariato e gli spostamenti nei mezzi pubblici. Almeno stando a quanto racconta (non per la prima volta) a Il Giornale. L’ex governatore è stato condannato in appello a sette anni e mezzo con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, nell’ambito del processo Maugeri con l’accusa di corruzione: avrebbe beneficiato di “privilegi” per un valore di oltre 6,6 milioni di euro, in cambio di delibere e rimborsi non dovuti alla Fondazione Maugeri di Pavia e all’ospedale San Raffaele quantificati in circa 200 milioni di euro. Ma Formigoni non ci sta e per l’ennesima volta grida la sua innocenza: “La mia colpa è aver trascorso qualche week-end, una decina in tutto nell’arco di tre anni, più due vacanze natalizie ai Caraibi, ospite di un amico danaroso: Pierangelo Daccò – spiega – per essere salito qualche volta su quelle barche, mi attribuiscono il prezzo di quegli yacht, per un totale di 4 milioni di euro. È incredibile”. Smentisce tutto dunque, anzi per lui si tratta di una vera e propria persecuzione nei suoi confronti che va avanti dal 2011. “Non vogliono affondare il modello che ho creato. Pensi solo alla sanità, alla rivoluzione che ho compiuto aprendo i grandi ospedali privati anche ai poveri. Era ed un modello innovativo e vincente, cristiano e liberale”. E quando gli viene chiesto dei 200 milioni di euro donati ai due enti risponde così: “Sono il frutto di delibere. Di scelte condivise con la giunta e i miei tecnici. Tutto regolare, tutto alla luce del sole e tutti i soldi per i malati”.

“La mia vita oggi? Non ho più segretaria né autista”
“Nel 2014 mi hanno sequestrato tutti i beni: sei appartamenti, in comproprietà con mio fratello e mia sorella, e tre utilitarie. Ma non basta. A maggio la Corte dei conti mi ha portato via pure la pensione: circa 4mila euro al mese. Non ho più la segretaria e l’autista l’avevo già perso lasciando la presidenza del Pirellone”, spiega Formigoni, così costretto a ributtarsi nel mondo del lavoro: “Oggi sono consulente di due gruppi imprenditoriali: uno cinese e uno arabo. Non guadagno molto, ma mi basta per vivere. Seguo anche la comunicazione di due onlus, consiglio i giovani che vogliono candidarsi, faccio scuola di formazione politica. Tutto gratis”.  “La mia non è la giornata di un pensionato al parco – spiega – faccio sei o sette chilometri al giorno a piedi. E prendo i mezzi pubblici, anche nell’ora di punta”. Ed è lungo questo tragitto che spesso, dice, incontra qualcuno che gli chiede: “Formigoni perché non torna? Quando c’era lei la Lombardia funzionava meglio”. Chissà.

 

fonte: https://milano.fanpage.it/roberto-formigoni-vivo-senza-pensione-e-sono-costretto-a-prendere-i-mezzi-pubblici/

26 ottobre 1860 – 158 anni fa a Teano terminava l’epica impresa dei mille di Garibaldi – Epica? La verità l’ha urlata Erri De Luca: “Garibaldi ha invaso Napoli, non l’ha liberata”…!

 

Erri De Luca

 

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26 ottobre 1860 – 158 anni fa a Teano terminava l’epica impresa dei mille di Garibaldi – Epica? La verità l’ha urlata Erri De Luca: “Garibaldi ha invaso Napoli, non l’ha liberata”…!

 

Garibaldi ha invaso Napoli, non l’ha liberata

In vita mia mi sono appassionato di rivoluzioni. I tristi fatti del 1799 a Napoli non rientrano nella specie. Si trattò invece di un cambio di regime introdotto dalle armi francesi e crollato appena quelle armi si ritirarono. Le rivoluzioni non si possono appaltare. I francesi agirono a Napoli da occupanti e da predoni :…imposero tasse a loro beneficio e portarono via un bel po’ di patrimonio artistico.
Allora spendo due parole di stima per il popolo di Napoli, non plebe ma popolo, che da solo e disarmato fermò l’ingresso del più forte esercito d’Europa. Per due giorni sbarrò ogni strada e capitolò solo perché tradito dai giacobini locali che consegnarono il forte di S. Elmo ai francesi.
Credo che il popolo avesse ragione a stare dalla parte dei suoi re, perché con loro erano cittadini d’una capitale europea e coi francesi diventavano provincia d’oltremare. Napoli si è mal adattata ad ogni riduzione di rango.
Non ho paura di mettere anche gli italiani in fondo all’elenco degli occupanti del golfo, perché questo furono i Savoia traghettati dai Mille. Garibaldi non veniva a liberare Napoli ma a prenderla…Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa…Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza…Se non si vede l’evidenza dell’enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei!

Erri De Luca

 

Dedicato a “quello” che diceva: “Ilaria Cucchi mi fa schifo” … Processo Cucchi, l’intercettazione choc del Carabinieri: “Magari morisse”…!

 

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Dedicato a “quello” che diceva: “Ilaria Cucchi mi fa schifo” … Processo Cucchi, l’intercettazione choc del Carabinieri: “Magari morisse”…!

Processo Cucchi, l’intercettazione choc del Carabinieri: “Magari morisse”

Nel documento vengono riportate intercettazioni di comunicazioni radiofoniche e telefoniche avvenute tra le 3 e le 7 del mattino del 16 ottobre del 2009

“Magari morisse, li mortacci sua”. Così disse un carabiniere nel corso di una conversazione con il capoturno della centrale operativa del comando provinciale di Roma, tra le 3 e le sette del mattino del 16 ottobre 2009. Il riferimento è alle condizioni di salute di Stefano Cucchi. L’intercettazione choc fa parte di una di quelle poste stamane all’attenzione dei giudici dal pm Giovanni Musarò.

Nel documento, che comprende diverse interlocuzioni, si fa riferimento al fatto che il carabiniere chiamato “con elevata probabilità può essere identificato” in Vincenzo Nicolardi, uno degli imputati del processo e che deve rispondere di calunnia. Riferendosi allo stato di salute del geometra che era stato arrestato da alcune ore e si trovava in quel momento nella stazione di Tor Sapienza si spiega: “Mi ha chiamato Tor Sapienza. Lì c’è un detenuto dell’Appia, non so quando ce lo avete portato se stanotte o se ieri. E’ detenuto in cella e all’ospedale non può andare per fatti suoi”. Nicolardi, quindi, risponde: “E’da oggi pomeriggio che noi stiamo sbattendo con questo qua”.

Non solo. Sempre secondo quanto emerge dalle carte depositate oggi dall’accusa alla I Corte d’Assise del Tribunale di Roma, otto giorni dopo la morte di Stefano Cucchi, il 30 ottobre 2009, ci fu una riunione “tipo gli alcolisti anonimi” al comando provinciale di Roma, convocata dall’allora comandante, generale Vittorio Tomasone, con i vari carabinieri coinvolti a vario titolo nella vicenda della morte del geometra romano.

 

fonte: http://www.romatoday.it/cronaca/cucchi-magari-morisse-intercettazione.html