No, a infettare Bolsonaro non è stato il karma, ma solo l’idiozia sovranista…

 

 

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No, a infettare Bolsonaro non è stato il karma, ma solo l’idiozia sovranista…

Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è risultato positivo al COVID-19. Negli ultimi mesi ha minimizzato il problema, denigrato coloro che si opponevano alle sue tesi antiscientifiche, ha continuato a presenziare senza mascherina a raduni stringendo mani di più sostenitori possibile, ha spinto diversi ministri del suo governo a dimettersi esasperati per il suo modo di gestire la crisi, e il 7 luglio è caduto vittima della suo stesso negazionismo scientifico. Adesso i commenti da tutto il mondo ruotano intorno alla parola karma, che è stata già scritta e pronunciata al tempo del ricovero in terapia intensiva del primo ministro britannico Boris Johnson. Non si tratta però di destino, di nemesi o di chissà quale disegno celeste: è semplicemente ottusità. Parola che, come è stato dimostrato anche durante questa pandemia, è sempre più sinonimo di sovranismo.

A fine marzo, quando già diversi Stati contavano centinaia di morti al giorno, Bolsonaro commentava gli sviluppi sul Coronavirus continuando a definirlo “un raffreddore, un’influenzetta”, dichiarazioni penosamente simili a quelle del suo omologo statunitense. All’epoca in Brasile i casi erano pochi, mentre l’Europa si trovava nel punto più critico della pandemia. Il team del sovranismo era completato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán che assumeva su mandato del Parlamento i pieni poteri sospendendo la democrazia nel Paese, da Boris Johnson che indicava l’immunità di gregge come soluzione al virus invitando i suoi concittadini ad abituarsi a “perdere i propri cari”, e da Matteo Salvini che decideva di richiedere l’apertura o la chiusura dell’Italia con alternanza settimanale. Come previsto, l’oceano non ha fermato il virus, e oggi gli Stati Uniti e il Brasile sono i due Stati nel mondo dove ha causato più vittime

Quando in Italia i camion militari trasportavano le bare fuori da Bergamo, Bolsonaro continuava a minimizzare dichiarando che “L’Italia è un Paese pieno di vecchietti, in ogni palazzo ce ne sono almeno una coppia, per questo ci sono tanti morti”. Più che una mancanza di rispetto un attestato di futura idiozia, considerando che oggi la cronaca brasiliana è un susseguirsi di fosse comuni con cadaveri senza nome e índios lasciati morire in Amazzonia, dove il tasso di mortalità è superiore del 150% rispetto alla media brasiliana. Con l’arrivo del virus nel suo Paese, il presidente si è ancora più arroccato sulle sue tesi, mettendo in pericolo milioni di persone e scontrandosi contro i governatori dei singoli Stati brasiliani che in autonomia decidevano di imporre misure di lockdown (come previsto dalla legge e confermato dalla Corte suprema). È arrivato persino ad attaccare l’Oms accusandola di aver realizzato un piano per far fallire l’economia del Brasile.

“Mi dispiace per le vittime di Covid, ma moriremo tutti”, è la frase che Bolsonaro ha pronunciato il 3 giugno, con il Brasile in piena emergenza sanitaria. Schiavo del suo personaggio, il sovranista brasiliano non ha mai smesso di emulare Trump fino a diventarne una parodia ancora più grossolana. Come per il tycoon statunitense, la colpa dei suoi errori essere sempre degli altri, di qualche entità astratta che ha dato vita a cospirazioni contro il presidente. La sindrome dell’accerchiamento si è palesata quando Bolsonaro ha iniziato a non fidarsi nemmeno dei suoi collaboratori. Ad aprile è entrato in rotta di collisione con il suo ministro della Sanità, Luiz Henrique Mandetta, che ha rassegnato le dimissioni in aperto contrasto con le politiche del presidente. Il sostituto, Nelson Teich, si è dimesso meno di un mese dopo con le stesse motivazioni: era impossibile lavorare con un personaggio che al posto di focalizzarsi sulla sicurezza dei suoi cittadini è il primo a violare le norme di isolamento sociale e a comportarsi in modo irresponsabile. Più volte Bolsonaro è stato visto in mezzo alla folla, in piena epidemia, a scattare selfie senza mascherina. Questo ci porta a un macrotema ancora più inquietante: il pericolo non è soltanto Bolsonaro, ma tutti i Bolsonaro in giro per il mondo.

A Boris Johnson è servita la terapia intensiva per capire quanto le sue teorie fossero deleterie, con il Regno Unito che è balzato in cima alle classifiche di contagi e decessi in Europa, scavalcando nazioni come Spagna e Italia che per settimane sono state considerate i grandi malati del continente. Il problema è proprio la presunzione di chi non ha preso esempio da quello che avveniva nel mondo, coloro che avevano il vantaggio di avere più tempo a disposizione per prepararsi e che invece sono stati travolti proprio a causa di un’ignoranza di fondo mista a supponenza.

Bolsonaro non si è ammalato per il Covid a causa di una sfortunata coincidenza, ma perché da mesi non rispetta le regole elementari che ormai conosciamo a memoria. Il 4 luglio ha festeggiato la giornata dell’Indipendenza con l’ambasciatore statunitense in Brasile Todd Chapman e un gruppo di ministri, collaboratori e ospiti vari. Tutti abbracciati, stretti nella vicinanza della presunzione. Il giorno dopo Bolsonaro ha avvertito i primi sintomi – febbre alta, dolori alle ossa e ai muscoli – e subito ha fatto una radiografia ai polmoni e il tampone, risultato positivo la mattina dopo. Non si sa quando e dove abbia preso il virus, ma con i suoi bagni di folla ha messo a repentaglio la salute di centinaia di persone. Per non smentire la sua aura da uomo-tutto-d’un-pezzo, ha deciso di assumere idrossiclorochina e azitromicina, due farmaci dall’efficacia mai dimostrata per contrastare il COVID-19 e sconsigliati dall’Oms a causa delle loro controindicazioni. Lo stesso giorno Trump ha abbandonato ufficialmente l’Oms con una lettera, comunicando la sua intenzione di lasciare l’istituzione a partire dal luglio 2021.

L’augurio è che Bolsonaro possa riprendersi e accorgersi finalmente delle condizioni in cui versa il suo Paese, con oltre un milione e 600mila contagi e più di 66mila vittime; potrebbe capire che questi numeri sono al ribasso, perché nelle zone più emarginate non vengono fatti i tamponi né conteggiati i morti. Soprattutto, potrebbe rendersi conto che il COVID-19 non è “un’influenzetta”, e che se vieni contagiato non è per un complotto dell’Oms. C’è però la concreta possibilità che la sua guarigione non porti a nulla, se non a un rafforzamento del suo personaggio da telenovela: l’eroe che ha sconfitto il mostro e infonde coraggio alla nazione. Conoscendo il soggetto, è molto probabile.

Ciò che resta è l’ennesima débâcle del sovranismo, la prova che la demagogia può portare consensi ma non competenza. I principali leader dell’estrema destra hanno intortato i loro elettori seguendo i binari del pressapochismo per raggiungere una popolarità immediata, destinata ad affievolirsi quando sono necessarie le azioni, le competenze e tutti quegli strumenti fuori dall’orbita dei complotti e della gara a chi odia di più. Bolsonaro attecchisce su un popolo affamato, ma poi non lo sfama; Salvini o Trump riescono a incanalare la rabbia, ma poi se ne nutrono ingigantendola all’inverosimile, senza offrire alcuna soluzione per eliminarla, sempre che abbiano davvero intenzione di intervenire sul loro unico serbatoio elettorale. Hanno fallito perché invece dei loro nemici immaginari, ne hanno dovuto fronteggiare uno reale, il Coronavirus: non più una minaccia inventata a tavolino, ma un problema fin troppo concreto. E ne sono usciti sconfitti, sacrificando al loro ego migliaia di vite di loro concittadini.

 

 

fonte: https://thevision.com/coronavirus/bolsonaro-positivo-coronavirus/

Bolsonaro positivo – Ricordate quando derideva l’Italia per Covid-19: “Muoiono perché è pieno di vecchietti” – Lo diceva solo tre mesi fa… Come vola di tempo, vero testa di cazzo?

 

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Bolsonaro positivo – Ricordate quando derideva l’Italia per Covid-19: “Muoiono perché è pieno di vecchietti” – Lo diceva solo tre mesi fa… Come vola di tempo, vero testa di cazzo?

Quando Bolsonaro derideva l’Italia per Covid-19: “Muoiono perché è pieno di vecchietti”

In questi mesi il negazionista al potere aveva attaccato tutti pur di negare i rischi della pandemia che sta facendo strage nel Brasile.

Ora che Covid-19 ha colpito anche lui, che negava la malattia e faceva tanto l’imbecille, c’è da immaginare cosa accadrebbe se invece di essere curato come si deve affrontasse il contagio come un povero di una favela o come gli Indios dell’Amazzonia.
E soprattutto rivengono in mente le idiozie volgare dette contro chiunque pur di affermare che si trattava di un falso allarme.

A marzo aveva: “L’Italia sembra Copacabana, dove in ogni palazzo c’è un anziano o una coppia di vecchietti. Per questo sono molto fragili e muore tanta gente. Hanno altre malattie, ma dicono che muoiano per coronavirus”.

“Non li uccide il coronavirus che arriva alla fine, quelle persone sono già debilitate”, aveva poi aggiunto nel tentativo di sottovalutare il virus.
Senza dimenticare che il fascista negazionista invece di preoccuparsi del virus attacca l’oma dicendo che era un’organizzazione che favoriva omosessualità e masturbazione tra i bambini”

L’epidemia raccontata e quella reale – Ieri il peggior giorno dell’epidemia: oltre 180.000 contagiati, cui quasi un terzo in Brasile. E se ora il Covid a noi sembra così lontano, dobbiamo ringraziare il Cielo di non aver avuto al governo gente come Bolsonaro (o Salvini)…

 

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L’epidemia raccontata e quella reale – Ieri il peggior giorno dell’epidemia: oltre 180.000 contagiati, cui quasi un terzo in Brasile. E se ora il Covid a noi sembra così lontano, dobbiamo ringraziare il Cielo di non aver avuto al governo gente come Bolsonaro (o Salvini)…

L’epidemia raccontata e quella reale

Lo so, che dopo sei mesi non se ne può più.

Ieri comunque è stato il giorno peggiore da sempre dell’epidemia, con oltre 180.000 contagiati. Di cui quasi un terzo (55.000) in Brasile. Contagiati “ufficiali”, diagnosticati con test. Non so dire quanti siano quelli reali.

Quando ci ripetiamo il giusto mantra “oramai il virus ha perso potenza”, raccontiamocela giusta:

L’epidemia in Italia si è estremamente ridotta. I nuovi contagiati hanno spesso carica virale molto bassa, sono comunque poche centinaia, mentre nei giorni peggiori erano parecchie migliaia. I morti sono poche decine al giorno, mentre a fine marzo erano 800. Tra l’altro, buona parte di questa retroguardia è in una sola regione”.

Poi magari, con spirito internazionalista, uno potrebbe aggiungere:

Questo non vuol dire che il virus in sé si sia indebolito, come provano il picco di contagi nel mondo ieri, e le parecchie migliaia di morti ogni giorno. Preoccupa anche la crescita dei contagi in molte nazioni di Sud America, Africa e Asia che sembravano quasi indenni, e dove le possibilità di cura sono scarse.

Poi, guardando il passato recente, onestamente si potrebbe dire:

L’Italia l’ha pagata molto cara (quasi 35.000 morti registrati, probabilmente 45/50mila reali vedendo i dati ISTAT di marzo/aprile) ma grazie al lockdown, ai miracoli della nostra Sanità, e al comportamento responsabile della grande maggioranza dei cittadini, l’abbiamo sfangata nonostante alcuni politici regionali e una frangia di imbecilli ed irresponsabili di vario tipo abbiano fatto del loro peggio per far andar male le cose”.

Poi, per quanto mi riguarda, il distanziamento sociale è stata una bella novità, tanto è vero che in forma magari meno accentuata continuo e continuerò a praticarlo.

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/06/21/epidemia-raccontata-quella-reale-0129317?fbclid=IwAR0lHrwSvabq-lMYBdX-EzTx_2LBgwsPpN6F0xLtocRYtzdV6FRwl0Rx0Rs

L’omicidio di Marielle Franco, il “caso Matteotti” Brasiliano che leva il sonno al fascista Bolsonaro

Marielle Franco

 

 

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L’omicidio di Marielle Franco, il “caso Matteotti” Brasiliano che leva il sonno al fascista Bolsonaro

L’arresto di Fabrício Queiroz a Rio de Janiero è un brutto colpo per Jair Bolsonaro. Perché è un nuovo tassello del complesso puzzle che punta a ricostruire l’assassinio di Marielle Franco, la parlamentare dell’Assemblea legislativa e attivista sociale, raggiunta da decine di colpi di mitraglietta assieme al suo autista Anderson Gomes la sera del 14 marzo 2018 nel centro della capitale carioca. Ex agente della Polizia Militare, Queiroz ha lavorato a lungo con il figlio maggiore del presidente, Flávio Bolsonaro quando era deputato anche lui al Parlamento dello Stato di Rio, come Marielle, tra il 2007 e il 2018. Era il suo braccio destro e guidava l’ufficio che coordinava l’attività politica di quello che sarebbe stato eletto senatore al Congresso con il più alto numero di voti nella storia della Repubblica brasiliana.

Il nome di Queiroz spunta in una delle quattro indagini avviate dalla magistratura a carico dei tre figli più grandi del presidente. Una storia legata alla distrazione di fondi pubblici, pratica nota come rachadinha molto diffusa nel mondo parlamentare: ci si appropria di metà dello stipendio dei propri collaboratori facendolo figurare come intero. Era un’abitudine anche nell’ufficio di Flávio e la cosa non è sfuggita al Coaf, l’ente statale addetto al Controllo delle Attività Finanziarie. Alla fine del 2018 l’ufficio di Queiroz mostrava strani movimenti nei suoi conti: 1,2 milioni di reais, circa 225mila dollari transitati nel corso di un anno, una cifra che le autorità consideravano incompatibili con il suo salario e la sua attività. Si scava più a fondo e si scopre che sono stati investiti in una serie di negozi, intestati a nomi di comodo ma riconducibili al neoeletto senatore.

La cosa fa scalpore anche perché l’intera la campagna di Jair Bolsonaro e dei suoi figli, tutti eletti tra Parlamento federale e dello Stato di Rio, era stata incentrata nella lotta alla corruzione. Uno dei versamenti sospetti era un bonifico per la first lady, Michelle, e ammontava a 24mila reais, 4.500 dollari. Jair Bolsonaro si affrettò a precisare che si trattava di un prestito dato alla moglie che aveva poi restituito.

La scusa regge alle verifiche ma era chiaro che del denaro pubblico era stato usato a fini personali e che la gran parte di questo era finito in altri rivoli che si perdevano in investimenti rimasti nell’ombra. Le reazioni del clan Bolsonaro sono decise e dirette. Tutti parlano di attacchi pretestuosi e di manovre che puntano a colpire il presidente eletto a furor di popolo. Le indagini proseguono tra molti contrasti. Più volte ostacolate ma poi riprese su sollecitazione del potere giudiziario che rivendica la sua autonomia decisionale considerata un’interferenza da Bolsonaro.

Le dimissioni dell’ex giudice Sergio Moro da ministro della Giustizia nascono proprio da questo contrasto. Il presidente voleva essere informato in tempo reale sullo sviluppo dell’inchiesta. La pista del denaro apre scatole che ne nascondono altre e raggiunge quella di un ex capitano della polizia pluridecorato diventato un incallito criminale. Si chiamava Adriano Magalhãnes da Nóbrega, 43 anni, finito in carcere nel 2006, di nuovo uscito e poi interrogato, nel 2018, proprio in merito all’assassinio di Marielle Franco. L’uomo era noto per far parte dell’Ufficio del crimine, una vera agenzia di Rio a cui vengono appaltati gli omicidi su commissione.

Magalhãnes nega qualsiasi coinvolgimento ma vista l’aria pesante prende il largo e sparisce. Verrà rintracciato nel febbraio scorso grazie a una soffiata che indica dove si nasconde: una casa di un amico di Flavio Bolsonaro, in quel momento disabitata. Circondato dalla polizia non fa in tempo ad arrendersi ed è falciato da una raffica di proiettili. Molti pensarono all’eliminazione di un testimone che sapeva troppe cose. Il suo corpo non fu nemmeno sottoposto ad autopsia. Spariti i suoi cellulari come altri documenti compromettenti. Pulizia totale.

Restavano quelle tracce sui soldi che Queiroz dirottava verso altri investimenti e che la polizia riteneva finissero nelle mani dell’ex poliziotto diventato tra i più pericolosi criminali della città. Si scopre che Adriano Magalhãnes guidava una milizia paramilitare, tra le tante attive nei sobborghi, che aveva investito i suoi cospicui incassi fatti di tangenti, pizzi ed estorsioni, nell’edilizia. In particolare realizzando speculazioni immobiliari a Pedras Negras, una favela sorta alle spalle di Barra da Tijuca, quartiere benestante a ovest di Rio dove sorge la casa di Jair Bolsonaro. Uno di questi edifici del tutto nuovo era crollato due anni fa, seppellendo sotto le macerie 24 persone. Magalhãnes era amico di Flávio che lo aveva premiato, dopo essere uscito dalla polizia, con un raro encomio pubblico che il senatore rivendicò anche dopo il suo assassinio.

Non sapeva, in quel momento, che il criminale era stato collegato ad altri due ex militari, della Polizia e dell’Esercito, arrestati perché ritenuti il killer di Marielle Franco e l’autista del commando. Facevano tutti e tre parte dell’“Ufficio del crimine”. Uno abitava nello stesso comprensorio della famiglia Bolsonaro. Nell’aprile scorso The Intercept Brasil, il sito investigativo del premio Pulitzer Glenn Greenwald, dimostrò documenti alla mano quello che la Polizia Federale non riusciva a provare: Flávio Bolsonaro pagava i suoi impiegati (due erano la madre e la moglie del sicario di Marielle in carcere) con i fondi del suo ufficio al Parlamento di Rio, il 40 per cento veniva sottratto da Fabrício Queiroz che ne passava una parte a Adriano Magalhãnes da Nóbrega. Se l’ex braccio destro e poi autista del figlio maggiore del presidente deciderà di rispondere alle accuse di riciclaggio, il filo nero che porta all’omicidio di Mirelle potrebbe unire mandanti e esecutori.

Daniele Mastrogiacomo per Repubblica

tratto da: https://raiawadunia.com/brasile-lomicidio-di-marielle-franco-leva-il-sonno-alla-famiglia-bolsonaro/

“L’amicizia del M5s con il regime venezuelano mi fa vergognare di essere italiano” Lo ha detto Salvini, l’amico di Orban. Salvini, l’amico di Bolsonaro. Salvini, l’amico di Putin. Salvini, l’amico di Tramp… Ce ne sarebbe, eccome, da vergognarsi veramente…!

 

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“L’amicizia del M5s con il regime venezuelano mi fa vergognare di essere italiano” Lo ha detto Salvini, l’amico di Orban. Salvini, l’amico di Bolsonaro. Salvini, l’amico di Putin. Salvini, l’amico di Tramp… Ce ne sarebbe, eccome, da vergognarsi veramente…!

Salvini sui presunti finanziamenti del Venezuela al M5s: “Se ci fossero riscontri concreti o evidenze sarebbe un problema perchè il Venezuela è un regime comunista e sanguinario”

In merito ai sospetti secondo cui il Movimento cinque stelle avrebbe accettato dei finanziamenti dal Venezuela, Matteo Salvini ha affermato: “Non commento quello che non è certo, anche perché sono mesi che inseguono soldi russi che non esistono, quindi non voglio gettare la croce addosso ad altri. Se ci fossero riscontri concreti o evidenze sarebbe un problema perchè il Venezuela è uno degli ultimi regimi comunisti, sanguinari, dittatoriali che ci sono al mondo”.

A parte che il commento c’è stato eccome, che i soldi russi non esistono è ancora da dimostrare. Senza contare che non è che la Russia di Putin sia un paese campione di democrazia.

“Non entro nel merito di finanziamenti che non conosco quindi non spetta a me dare giudizi – ha ribadito Salvini – L’atteggiamento amichevole di parte dei Cinquestelle nei confronti del regime venezuelano mi ha sempre sconcertato, ma questo anche se fosse gratis. Se non fosse arrivata una lira, il fatto che parlamentari Cinquestelle andassero in Venezuela, si facessero fotografare con carnefici e sanguinari della dittatura venezuelana, secondo me è surreale”.

“Vedo un problema in questo governo, al di là di eventuali finanziamenti: l’amicizia con alcuni regimi, penso a Cina, Venezuela e Iran – ha concluso Salvini – mi fa vergognare di essere italiano. Cina, Venezuela e Iran sono regimi sanguinari e dittatoriali con cui non si dovrebbe andare a braccetto”.

Mentre, evidentemente, ritiene Orban un santo, Bolsonaro un benefattore e Tramp un esportatore di democrazia…

Orban, Bolsonaro, Putin e Tramp, questi sono gli amici di Salvini. Ed è di questo che si dovrebbe vergognare!

Il virus ci ha mostrato quanto sono pericolosi i politici arrivati al potere con le fake news – E noi abbiamo poco da star sereni, abbiamo Salvini e Meloni…!

 

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Il virus ci ha mostrato quanto sono pericolosi i politici arrivati al potere con le fake news – E noi abbiamo poco da star sereni, abbiamo Salvini e Meloni…!

I leader dei Paesi con più contagiati dal Covid hanno raggiunto o consolidato la loro posizione anche grazie all’uso di bufale. E quanto succede adesso ne è la conseguenza

Prima hanno fatto finta che il problema Covid 19 non esistesse, lo hanno sminuito definendolo poco più di un’influenza, sono andati avanti per la loro strada ignorando i pareri di scienziati ed esperti. Poi, a disastro in corso, hanno evocato il complotto senza presentare prove o si sono trincerati nel negazionismo.

I leader dei quattro Stati che secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno il maggior numero di contagiati da coronavirus – Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Brasile – hanno gestito la pandemia usando la stessa strategia che li ha portati al potere o ne ha consolidato la forza: inquinando il dibattito pubblico, facendo un massiccio uso di fake news e ignorando qualsiasi dato reale. Solo che il virus non è l’algoritmo di un social network: anche se ti inventi una balla, lui continua a infettare. E il risultato di questo metodo di gestione del potere è adesso sotto gli occhi di tutti.

Il filo del falso che unisce questi quattro potenti risale a prima dell’ultima emergenza. Durante il referendum del 2016 sulla Brexit, l’attuale premier britannico Boris Johnson andava in giro a farsi fotografare accanto allo slogan “Diamo 350 milioni di sterline all’Europa a settimana. Usiamoli per il nostro servizio sanitario nazionale”. Questo messaggio, stampato a caratteri cubitali su un autobus che ha girato per il Paese, era falso: il Regno Unito non pagava 350 milioni di sterline alla settimana alla Ue, ma circa 250. E una parte importante di questi soldi venivano restituiti ai cittadini inglesi con i programmi finanziati dalla Ue. Oltre a essere sbagliata la cifra, è anche impossibile affermare che i fondi risparmiati possano essere usati davvero per il servizio sanitario nazionale, visto che l’uscita dall’Unione comporta degli enormi costi diretti e indiretti sull’economia inglese. Nonostante queste “smentite”, un sondaggio condotto dal King’s College di Londra ha mostrato come il 42 per cento delle persone ritengano ancora oggi “vera” questa affermazione.

Il libro “Fake news, hater e cyberbullismo” in libreria dal 28 maggioAncora più strategico è stato l’uso che ha fatto della disinformazione il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, come spiega un’analisi del New York Times sugli oltre 11 mila tweet che “The Donald” ha scritto da quando è in carica, nel corso degli anni ha rilanciato teorie cospirazioniste (protagoniste di ben 1.700 dei suoi tweet), falsità contro i migranti, fake su brogli elettorali che lo avrebbero penalizzato o sulla famiglia Obama che lo avrebbe intercettato illegalmente, fino ai complotti cinesi e ai paragoni con i raffreddori stagionali.

Al suo esempio si è ispirato Jair Bolsonaro durante le presidenziali vinte in Brasile nel 2018, in cui un peso importante lo hanno avuto le false informazioni inviate via WhatsApp: non stupisce che oggi suo figlio Carlos sia indagato come sospetto capo proprio di un network impegnato nella diffusione di fake news. E con la produzione industriale di false informazioni si arriva alla fine a Vladimir Putin e alla Russia che da anni investe milioni in questo settore, con strutture come la “Internet Research Agency (Ira)”, diventata famosa per la sua opera di inquinamento delle presidenziali americane. Forse il coronavirus sarà un vaccino alla post-verità.

 

tratto da: https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/05/27/news/fake-news-politici-1.348698?ref=HEF_RULLO&fbclid=IwAR1GozkvWkiGDnq937I2zLoP_3SGeRgcTELkWIlpYWbbIYdJ89S_kyUNcuY

Trump, Bolsonaro, Putin e Johnson: il disastro dei nazionalpopulisti nell’emergenza Coronavirus – E noi dobbiamo solo ringraziamo Iddio di non avere Salvini…

 

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Trump, Bolsonaro, Putin e Johnson: il disastro dei nazionalpopulisti nell’emergenza Coronavirus – E noi dobbiamo solo ringraziamo Iddio di non avere Salvini…

L’emergenza coronavirus ha costretto molti Paesi a imporre serrati controlli ai confini. Una misura che in tempi normali sarebbe il sogno di tutti i sovranisti: ma spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.

Quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, si è rivelato necessario chiudere i confini e limitare gli spostamenti dei cittadini. Una misura che i sovranisti hanno chiesto sin dai primi giorni dell’epidemia, quando non era ancora chiara la portata della crisi sanitaria che il mondo intero stava per affrontare. Ma questo non significa che partiti e politici sovrasti, nazionalisti e in ultima istanza populisti, abbiano saputo gestire meglio l’emergenza Covid-19. Anzi, il contrario. Spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.

I sondaggi non sembrano premiare retoriche di questo tipo, che cercano di costruire un nuovo nemico (il laboratorio cinese, gli avversari politiche accusati di distruggere l’economia, gli scienziati) piuttosto che provare ad affrontare il problema reale. Ma una volta che l’emergenza sarà finita si aprirà un nuova fase, in cui non si conteranno più i nuovi contagi ma le persone che hanno perso il lavoro. Ed è in climi di questo tipo che sovranismo e populismo hanno sempre trovato terreno fertile. Per ora, tuttavia, i cittadini sembrano fidarsi mal volentieri dei leader nazionalisti: vediamo perché.

Trump: da “un’influenza qualsiasi” alle fosse comuni
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è passato nel giro di una settimana a definire il Covid-19 da normale influenza a pandemia fuori controllo. Nei primi giorni in cui l’epidemia iniziava a diffondersi a livello globale, Trump continuava a parlare di “un’influenza qualsiasi”, ribadendo che fosse tutto sotto controllo e che il “virus cinese” fosse già stato praticamente sconfitto. Trump accusava anche l’Organizzazione mondiale della sanità di diffondere falsi dati, descrivendo il virus come più letale di quanto realmente non fosse. Quando i Paesi europei avevano cominciato a chiudere i confini, Trump si era addirittura compiaciuto del fatto che gli americani finalmente restassero negli Stati Uniti a spendere i propri soldi.

A fine marzo Trump è costretto ad ammettere la gravità della situazione: “Questa è una pandemia, lo avevo capito ben prima dell’annuncio, bastava guardare agli altri Paesi”, ha detto definendosi “un presidente in tempo di guerra”. A quel punto, con il moltiplicarsi esponenziale dei contagi, l’inquilino della Casa Bianca ha cominciato ad accusare la Cina di aver tenuto nascosto il virus. Se Pechino avesse reso noti i fatti, ha aggiunto, l’epidemia sarebbe stata contenuta. Nel corso delle settimane Trump ha più volte ripreso la versione del virus creato in un laboratorio di Wuhan. Oltre ad alimentare il complottismo, Trump ha anche diffuso una serie di pericolose fake news, suggerendo rimedi casalinghi per contrastare il virus e arrivando a dire un’iniezione di disinfettante nei malati potrebbe combattere il Covid-19. Il tutto mentre gli Stati Uniti contano oltre un milione di contagi, più di 70mila morti, molte persone senza assicurazione sanitarie rimangono senza accesso alle cure, e a New York si scavano fosse comuni in cui seppellire chi non ce l’ha fatta.

Johnson e l’immunità di gregge
Boris Johnson è stato il leader politico mondiale più noto a contrarre il coronavirus. Prima di ammalarsi, però, l’inquilino di Downing Street aveva criticato le misure di lockdown che tutti gli altri Paesi europei stavano cominciando ad attuare, sottolineando che disposizioni di quel tipo sarebbero state gravissime per il Paese e che tanto non fosse possibile contrastare la diffusione del virus. Non solo: nel Regno Unito si è discusso sull’immunità di gregge, suggerendo di combattere il virus lasciando che la popolazione sviluppasse gli anticorpi. Importanti figure nel mondo medico e scientifico vicine al governo britannico hanno affermato che circa l’80% della popolazione avrebbe dovuto ammalarsi, in modo da innescare l’immunità di gregge. “Molte famiglie perderanno i propri cari”, aveva avvertito Johnson.

Il premier britannico, di fronte all’evidente portata dell’emergenze e finendo lui stesso in ospedale dopo aver contratto il virus, si è poi adeguato alle misure restrittive già in vigore nel resto d’Europa. Per molti giorni, però, nel Regno Unito scuole, attività produttive e negozi sono rimasti aperti mentre il virus era in piena circolazione.

Brasile in ginocchio. Bolsonaro: “Che dovrei fare? Non faccio miracoli”
I numeri sul coronavirus in Brasile sono devastanti. Ormai i contagi hanno superato i 116mila, ma si teme che siano molti di più. Tantissime persone, specialmente nelle favelas e nelle comunità più rurali, continuano a curarsi a casa e non sono conteggiate nei bollettini ufficiali. Il virus continua a dilagare: anche in Brasile si sono scavate fosse comuni dove seppellire i morti e il sistema sanitario è sul punto del collasso. “I brasiliani non si ammalano. Possono saltare e tuffarsi nelle fognature, non gli succede nulla: abbiamo gli anticorpi per resistere a questo virus”, aveva detto a fine marzo il presidente Jair Bolsonaro, scatenando le critiche delle opposizioni che lo hanno definito irresponsabile.

Nonostante il picco nel Paese sembri ancora lontano, il governo sta già lavorando a un allentamento delle misure. “Mi dispiace. Cosa dovrei fare? Non faccio miracoli”, ha commentato Bolsonaro, da sempre contrario a un lockdown totale. Più volte ha attaccato le autorità locali che hanno deciso di chiudere l’attività e ha sostituito il ministro della Sanità in quanto suggeriva provvedimenti troppo stringenti. Bolsonaro ha rivolto anche dure critiche all’Oms: “È questa l’Organizzazione mondiale della sanità i cui consigli certi vorrebbero sentire? Dovremmo anche seguire la loro politica in materia di educazione? Per dei bambini che hanno fino a quattro anni: soddisfazione e piacere nel toccare i loro corpi, masturbazione”, ha detto.

La Russia di Putin con oltre 10mila casi al giorno
A Mosca si registrano più contagi che in tutta la Cina. In un solo giorno si sono contati oltre 10mila nuovi casi e i numeri continuano a salire. La Russia ha superato i 166mila casi, anche se i morti ufficiali sarebbero “solo” poco più di 1.500. Mentre per settimane il Paese è sembrato immune alla diffusione del virus, ora la situazione appare tragica. E nel frattempo calano i consensi per Vladimir Putin: ad aprile si sarebbe dovuto tenere il referendum per la riforma della costituzione russa, che avrebbe permesso al presidente di mantenere il potere ancora per diverso tempo. Ma è stato rimandato e l’emergenza coronavirus ha inciso sulla popolarità del governo, oggi in declino continuo. Putin appare allora un leader che sta passivamente subendo la situazione, dimostrandosi spesso indeciso sulle decisioni da prendere e lasciando spesso ad altri il ruolo di comunicare le misure adottate dal governo.

Il potere dell’ex funzionario del KGB si affievolisce, mentre gli ospedali nel Paese sono sull’orlo del collasso, dovendo far fronte alla mancanza di macchinari e medici. E il personale sanitario presente è costretto a lavorare senza guanti e mascherine, finendo spesso per contrarre il virus a sua volta. Diversi sindacati russi hanno denunciato la morte di centinaia di medici e infermieri. Il governo ha richiamato gli studenti dalle scuole di medicina per sostituire il personale medico ammalato. Ma i numeri ufficiali continuano ad essere distorti e la stampa offuscata.

fonte: https://www.fanpage.it/esteri/trump-bolsonaro-putin-e-johnson-il-disastro-dei-nazionalpopulisti-nellemergenza-coronavirus/
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Bolsonaro: “I veri uomini non prendono il coronavirus”… Cari amici, ricordate: questo è il fascismo!

 

Bolsonaro

 

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Bolsonaro: “I veri uomini non prendono il coronavirus”… Cari amici, ricordate: questo è il fascismo!

Bolsonaro: «I veri uomini non prendono il coronavirus». L’opposizione: «Il Brasile non può essere distrutto da Bolsonaro»

Roussef: «Famigerato e irresponsabile». Guimarães: «Un idiota pericoloso». Greenpeace: «No a contrapposizione tra lavoro e salvare vite umane»

Se qualcuno volesse rendersi conto di cosa vuol dire avere un neofascista, ultraliberista, sovranista, omofobo e negazionista climatico alla guida di un Paese al tempo del coronavirus, restando nell’Unione europea, basterebbe pensare a quel che è successo in Ungheria, dove Orban si è fatto dare da un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli quei pieni poteri che il suo amico Salvini chiedeva solo un’estate fa, dopo ver tentato di chiudere il Parlamento italiano, con una manovra di palazzo maldestramente concepita al Papeete di Milano Marittima dopo un mojito di troppo. Oppure basterebbe pensare a cosa stanno facendo tre governi di destra – Grecia, Turchia e Bulgaria – con il volenteroso aiuto dei carnefici nazifascisti, ai confini dell’Asia e dell’Europa, applicando le loro ricette (che sono le stesse reclamate dai loro amici e camerati italiani) alla tragedia dimenticata dei profughi siriani e kurdi, ostaggi del nulla e dell’indifferenza nella terra di nessuno. Ma se si vuole capire come, in poco più di un anno e mezzo, l’elezione di uno dei campioni della neo-destra mondiale – festeggiata a champagne e mortaretti dal centro-destra italiota – si è trasformata in tragedia e farsa, basterebbe ascoltare quel che dice e contraddice, ormai quotidianamente e caparbiamente, il presidente neofascista del Brasile, Jair Bolsonaro, che mentre i brasiliani muoiono e si ammalano, continua a minimizzare la portata dell’emergenza e che si è definito troppo “macho” per poter essere colpito dal Coronavirus.

Nella sua ultima apparizione alla televisione brasiliana, il 24 aprile, incurante delle critiche che lo sommergono e dell’irritazione che sta montando nel suo stesso governo e tra i militari che lo sostengono, Bolsonaro ha detto: «Non credo che affronteremo la stessa situazione degli Stati Uniti. I brasiliani devono essere studiati, non si ammalano. Possono saltare e tuffarsi nelle fognature e non gli succede nulla! Penso che in Brasile tanta gente sia stata contagiata, ma hanno gli anticorpi per resistere a questo virus».

Solo il giorno prima Bolsonaro, subissato dalle critiche, aveva revocato, direttamente dal suo profilo Twitter, l’articolo della Medida Provisória (MP 927) che avrebbe consentito alle aziende di sospendere il contratto di lavoro dei loro dipendenti per un massimo di quattro mesi durante lo stato di calamità pubblica. Ma, nonostante il ritiro parziale, la MP 927 resta in vigore e stabilisce che non verrà considerato un infortunio sul lavoro se chi lavora nel settore sanitario, dei trasporti e dei servizi essenziali contrarrà il coronavirus e non può provare il “nesso causale” con la funzione lavorativa svolta. Però gli operatori sanitari possono raddoppiare i loro turni, con una banca ore che dovrebbe essere compensata entro 180 giorni.

La ex presidente del Brasile Dilma Roussef ha definito «Famigerato e irresponsabile» il discorso di Bolsonaro» e ha detto che «Rivela il suo disprezzo per la scienza, la salute e la vita della popolazione. Bolsonaro fa una scommessa al buio. Scommette sul mantenimento del sostegno degli strati sociali che lo hanno eletto, e non solo della sua milizia. Pertanto, il suo discorso non include la società, solo i suoi. Per lui, non importa se i media che lo hanno sostenuto nelle elezioni non credono più in lui, né che gli esponenti del mercato non lo amino più intensamente come prima, o addirittura lo abbandonano, anche se i governatori che lo avevano sostenuto sono contro di lui».

Oggi in Brasile ci sarà un grande “panelaço”, con canti, slogan e sbattimento di pentole da finestre e balconi contro il governo, organizzato dal Frentes Brasil Popular e Povo Sem Medo che riuniscono partiti politici, movimenti sociali e sindacati, tutti uniti al grido di “ Fora Bolsonaro”. «Ci sono molte crudeltà che devono essere fermate. Dobbiamo seguire l’esempio di altri Paesi, garantire posti di lavoro e reddito. Se non lo facciamo, avremo 40 milioni di disoccupati, il caos sociale», ha avvertito il senatore Paulo Paim del Patido dos Trabalhadores (PT) e il presidente della Central Única dos Trabalhadores (CUT), Sérgio Nobre, ha detto che «La MP 927 è “opportunista” e serve solo gli interessi dei datori di lavoro. Questa MP è in linea con la lettera della Confederação Nacional da Indústria. E’ una proposta opportunistica, per smantellare la legislazione del lavoro e per le agevolazioni fiscali per gli imprenditori».

Uno degli ispiratori di Bolsonaro è Junior Durski, ex rampollo di una dinastia politica di destra, già a capo di un’impresa del legname e mineraria e ora proprietario della catena della ristorazione Madero (“melhor hambúrguer do mundo”) convinto che i politici, lo Stato democratico e le amministrazioni pubbliche siano arance marce che contaminano tutto quello che li circonda. Qualche giorno fa Durski ha detto che «In Brasile nei prossimi due anni moriranno 300, 400, 500 mila persone come conseguenza del danno economico derivato dalle restrizioni con le quali si cerca di combattere il coronavirus. Paralizzare l’economia nazionale a causa di 5.000 o 7.000 persone che moriranno per la febbre covid-19 non è realista. Gli effetti dell’isolamento sociale e la sospensione produttiva saranno peggiori dell’epidemia stessa». Sono le stesse cose che – con meno impudenza e sincerità – fino a pochi giorni o settimane fa dicevano Donald Trump, Boris Jhonson e, in Italia Salvini, la Meloni, i presidenti di centro-destra delle regioni del nord (e, con altri toni e motivazioni,il Sindaco di Milano Sala, l’unico a chiedere scusa) e è quel che in qualche modo chiedono Confindustria e Renzi.

Il problema è che il Brasile ha più di 210 milioni di abitanti e che, rispetto all’Italia, l’Europa e gli Usa ha condizioni socio-economiche e sanitarie molto peggiori: 40 milioni di disoccupati, centinaia di migliaia di persone che soffrono ancora (o di nuovo) la fame e la povertà, spesso in favelas dove domina la violenza e dove lo Stato brasiliano è assente. E ora anche l’ispiratore di Bolsonaro, Trump, si accontenterebbe che la pandemia negli Usa facesse “solo” 100.000 morti e i suoi amici e camerati Salvini e Meloni chiedono a Conte misure di confinamento ancora più restrittive e di stampare un fiume di denaro pubblico, portando ad esempio Paesi come la Svizzera che ha subito smentito il capo della Lega (ex Nord).

Secondo Greenpeace Brasil «Non dovrebbe esserci contrapposizione tra salvare posti di lavoro o salvare vite umane, sono due problemi incomparabili. Il sostegno finanziario dello stato deve prima andare alla salute e garantire che le popolazioni vulnerabili continuino a vivere, quindi a salvare l’economia e le grandi aziende. È lo Stato che deve agire per centralizzare gli sforzi e ridurre al minimo gli impatti sociali ed economici della pandemia sul popolo brasiliano, e non viceversa (…) Il nostro lavoro è orientato a garantire un ambiente equilibrato per tutti noi e le generazioni future. E in questo momento che richiede l’attenzione e la collaborazione di tutti, è in difesa della vita che prendiamo posizione».

Contro Bolsonaro si sono espressi anche Dom Walmor Oliveira de Azevedo, presidente da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil. Felipe Santa Cruz, presidente dell’Ordem dos Advogados do Brasil, José Carlos Dias, presidente della Comissão Defesa dos Direitos Humanos Dom Paulo Evaristo Arns, Luiz Davidovich, presidente da Academia Brasileira de Ciências, Paulo Jeronimo de Sousa, dell’Associação Brasileira de Imprensa e Ildeu de Castro Moreira, presidente da Sociedade Brasileira para o Progresso da Ciência, che in una nota congiunta avvisano «la popolazione di restare a casa rispettando le raccomandazioni della scienza, degli operatori sanitari e dell’esperienza internazionale. Le strategie di isolamento sociale, fondamentali per contenere la crescita accelerata del numero di persone colpite dal coronavirus, mirano all’organizzazione dei servizi sanitari per far fronte a questa situazione, che, sebbene grave, può essere ben affrontata da un sistema sanitario organizzato e ben gestito s tutti i livelli». Poi l’affondo finale contro Bolsonaro: «La campagna di disinformazione condotta dal Presidente della Repubblica, invitando la popolazione ad andare in piazza, costituisce una grave minaccia per la salute di tutti i brasiliani. E’ tempo di affrontare questa pandemia con lucidità, responsabilità e solidarietà. Non permettiamo che ci venga derubata la speranza».

Per Gleisi Hoffmann , presidente nazionale del PT, ed Enio Verri e Rogerio Carvalho, i leader PT alla Câmara dos Deputados e al Senado Federal, quello visto in televisione non è più il presidente della Repubblica disorientato e che per giorni ha fatto dichiarazioni contraddittorie: «Il Brasile ha visto in TV un Jair Bolsonaro senza maschera, che diceva le barbarie che pensa veramente nella sua irresponsabilità criminale. Contrariamente a scienziati, autorità mediche, Organizzazione mondiale della sanità e tutti i Paesi del mondo, Bolsonaro ha attaccato le misure di isolamento adottate dalle autorità statali e municipali per combattere il coronavirus. Non è stata solo un’altra dimostrazione di ignoranza, malafede e cinismo da parte di un presidente che pensa solo a se stesso, al suo potere e alla sua famiglia. E’ stato un gesto di totale disprezzo per la vita delle persone, per gli esseri umani, per la popolazione che ha l’obbligo di proteggere di fronte alla più grave crisi sanitaria che il mondo moderno abbia mai affrontato. Un incitamento al genocidio. E’ lo stesso Bolsonaro che ha fatto una campagna contro Mais Médicos e i medici cubani, a capo di un governo che ha indebolito il SUS (Sistema Único de Saúde, ndr) e la Estratégia Saúde da Família. Bolsonaro afferma che gli altri stanno creando isteria, ma il suo governo sta approfittando della crisi per togliere ancora più diritti ai lavoratori. Parla di difendere il lavoro ma il suo primo passo è stato autorizzare il licenziamento di massa dei lavoratori. Usa la crisi per una disputa politica con governatori e sindaci che stanno facendo i passi giusti che si è rifiutato di fare. Bolsonaro è più dannoso per la salute, per il Paese e per la democrazia di qualsiasi tipo di virus».

In un durissimo articolo pubblicato su Carta Capital intitolato “Um idiota perigoso” (Un idiota pericoloso), il leader della minoranza alla Camera José Guimarães (PT) scrive che «Il discorso del 24 del presidente dell’estrema destra Jair Bolsonaro, in cui ha invitato la popolazione a uscire dall’isolamento, ha dimostrato la sua follia e la sua impreparazione per governare il Brasile. Le sue affermazioni hanno dissipato ogni dubbio sul fatto che soffra di uno squilibrio psichico che non sia pronto a esercitare il suo ruolo. Senza responsabilità ed efficienza, alienato, getta il Paese nell’incertezza in un momento drammatico della vita nazionale, con la pandemia di coronavirus». Per Guimarães, il discorso di Bolsonaro «E’ stato sconcertante per tutti i brasiliani che hanno un minimo di sanità mentale» e «Ha dimostrato che gli svizzeri hanno fatto la diagnosi giusta: è il più pericoloso idiota del pianeta (…) Contro il mondo, Bolsonaro insiste su cose sciocche per inserirsi nella galleria dei presidenti più folli ed esilaranti dell’umanità. Se si fosse limitato ai suoi social network di fanatici e robot, non avremmo problemi. Ma è una vera minaccia per il popolo brasiliano. In questo momento, il Brasile ha bisogno di ampia coesione sociale, serietà, sensibilità e sforzi comuni, in tutte le sfere del potere e nella società, per affrontare la pandemia e i suoi riflessi su un’economia mal gestita. Bolsonaro e il ministro dell’Economia Paulo Guedes disprezzano il popolo brasiliano insistendo su un modello che si è già dimostrato inutile. Ostaggio della prospettiva obsoleta della Scuola di Chicago, la coppia genocida disprezza le persone che potrebbero morire a causa della mancanza di risorse nel Sistema Único de Saúde e dell’assenza di misure di mitigazione. L’insieme di misure annunciate per affrontare l’impatto economico causato da Covid-19 è un vero inganno in un momento cruciale. E’ insufficiente e incapace di proteggere l’economia, i posti di lavoro e gli strati più vulnerabili. Il pacchetto rivela solo una visione ultraliberista meschina e arretrata. I paraocchi impediscono loro di cedere al buon senso e di seguire ciò che altri Paesi hanno fatto per affrontare la pandemia (…) Usciremo dal pantano solo con il superamento dell’attuale modello neoliberista e con l’abrogazione dell’emendamento 95, derivante dal noto PEC da Morte, approvato dal famigerato governo Temer. L’emendamento indebolisce e limita gli investimenti nelle politiche sociali, indebolendo l’intera rete di protezione sociale. Solo l’anno scorso, il SUS ha perso quasi 10 miliardi di real del suo budget».

L’opposizione brasiliana ha proposto una serie di misure per far funzionare l’economia ed evitare il caos sociale. L’opposizione alla Camera ha proposto un progetto che istituisce un reddito d’emergenza sicuro per le famiglie che beneficiano della Bolsa Família, quelle iscritte al Cadastro Único e ai lavoratori informali e a basso reddito, che dovrebbero fino a che ci saranno la pandemia e il regime di confinamento sociale. Ne potrebbero beneficiare circa 100 milioni di brasiliani. L’importo proposto è un salario minimo di 1.045 real, 5 volte quello che il governo Bolsonaro ha annunciato a sostegno dei più vulnerabili.

Un altro disegno di legge stabilisce misure temporanee in materia di lavoro, vietando il licenziamento arbitrario o la risoluzione anticipata del contratto, mentre sono in vigore le misure di isolamento sociale o di quarantena.
Ieri i leader nazionali di PT, Partido Socialista Brasileiro, Partido Comunista Brasileiro (PCB), Partido Socialismo e Liberdade, Partido Comunista do Brasil (PCdoB), ex candidati alla presidenza e alla vicepresidenza e gli ex governatori degli Stati di Maranhão, Parà e Rio grande do Sul hanno firmato il manifesto dell’Opposizione intitolato “O Brasil não pode ser destruído por Bolsonaro” e nel quale si legge che «Il Brasile e il mondo sono di fronte a un’emergenza senza precedenti nella storia moderna, la pandemia di coronavirus , a conseguenze molto gravi per la vita umana, la salute pubblica e l’attività economica. Nel nostro Paese, l’emergenza è aggravata da un presidente della Repubblica irresponsabile. Jair Bolsonaro è il maggiore ostacolo per prendere decisioni urgenti per ridurre la diffusione del contagio, salvare vite umane e garantire il reddito delle famiglie, posti di lavoro e aziende. Attacca la salute pubblica, ignorando le determinazioni tecniche e le esperienze di altri Paesi. Anche prima dell’arrivo del virus, i servizi pubblici e l’economia brasiliana erano già drammaticamente indeboliti dall’agenda neoliberista che è stata imposta al Paese. In questo momento, è necessario mobilitare, senza limiti, tutte le risorse pubbliche necessarie per salvare vite umane. Bolsonaro non è in grado di continuare a governare il Brasile e affrontare questa crisi, che mette a repentaglio la salute e l’economia. Commette crimini, dà informazioni fraudolente, bugie e incoraggia il caos, approfittando della disperazione della popolazione più vulnerabile. Abbiamo bisogno di unità e comprensione per affrontare la pandemia, non di un presidente che va contro le autorità di salute pubblica e mette la vita di tutti al di sotto dei suoi interessi politici autoritari. Basta! Bolsonaro è più che un problema politico, è diventato un problema di salute pubblica. Bolsonaro manca di grandezza. Dovrebbe dimettersi, il che sarebbe il gesto meno costoso per consentire un’uscita democratica al Paese. Deve essere urgentemente fermato e rispondere ai crimini che sta commettendo contro il nostro popolo».

Dopo questo durissimo attacco politico l’opposizione brasiliana ricorda che, a differenza del governo del presidente neofascista, chiama le forze politiche popolari e democratiche ad unirsi intorno a un piano di emergenza nazionale per attuare le seguenti azioni: «Mantenere e qualificare le misure per ridurre i contatti sociali per tutto il tempo necessario, secondo criteri scientifici; Creazione di letti ICU provvisori e importazione massiccia di test e dispositivi di protezione per professionisti e popolazione; -Implementazione urgente del reddito di base permanente per i lavoratori disoccupati e informali, secondo il progetto di legge approvato dalla Câmara dos Deputados e con uno sguardo speciale rivolto a popoli indigeni, ai quilombola e ai senzatetto, che sono i più vulnerabili; Sospensione delle bollette, delle tariffe dei servizi di base per i più poveri fino a quando durerà la crisi; Divieto di licenziamenti, con assistenza statale nel pagamento dei salari ai settori più colpiti e aiuti sotto forma di finanziamenti agevolati, a medie, piccole e microimprese; Regolazione immediata delle imposte su grandi fortune, utili e dividendi; prestito obbligatorio che deve essere pagato dalle banche private e utilizzato dal Ministero del tesoro nazionale per coprire le spese di assicurazione sanitaria e sociale, oltre alla disposizione di una revisione selettiva e attenta delle agevolazioni fiscali, quando l’economia sarà normalizzata».

Il manifesto dell’Opposizione brasiliana conclude: «Di fronte a un governo che scommette irresponsabilmente sul caos sociale, economico e politico, è dovere del Congresso Nacional legiferare in emergenza, proteggere la popolazione e il Paese dalla pandemia. È dovere dei governatori e dei sindaci occuparsi della salute pubblica, agendo in modo coordinato, come molti hanno fatto in modo encomiabile. È anche dovere del Ministério Público e del Judiciário bloccare prontamente le iniziative criminali di un esecutivo che viola le garanzie costituzionali alla vita umana. È dovere di tutti agire con responsabilità e patriottismo».

 

fonte: http://www.greenreport.it/risorse/bolsonaro-i-veri-uomini-non-prendono-il-coronavirus-lopposizione-il-brasile-non-puo-essere-distrutto-da-bolsonaro/

Ma vi rendete conto che oggi avremmo potuto affrontare questa emergenza con Salvini al Governo? A parte le cazzate che spara da due mesi, guardatevi intorno: che hanno fatto i suoi idoli, da Trump a Johnson, da Bolsonaro a Orban…?

 

Salvini

 

 

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Ma vi rendete conto che oggi avremmo potuto affrontare questa emergenza con Salvini al Governo? A parte le cazzate che spara da due mesi, guardatevi intorno: che hanno fatto i suoi idoli, da Trump a Johnson, da Bolsonaro a Orban…?

Non mi risulti che esista un “San Papeete”… Se non esiste, Papa Francesco dovrebbe crearlo subito, per dare al popolo Italiano qualcuno da ringraziare perché in questo momento tanto difficile non c’è lui al governo… Sarebbe stata una carneficina…

Ricordiamo brevemente quello che hanno fatto i suoi idoli:

 Donald Trump

Trump fino a ieri ha ignorato il coronavirus. Ha minimizzato i dati internazionali fino a dichiarare che il numero relativo al tasso di mortalità 3,4% fornito dall’Oms sarebbe “falso”…

Quando ha capito che le cose si mettevano male ha cominciato a dire: “I contagi scompariranno. Un giorno, come per miracolo, scompariranno” ed ha assicurato che: “Il virus è stato contenuto. Il paese è al sicuro”. (Minimizzare)

Intanto per alcuni media fedeli, il coronavirus sarebbe “niente di più di un comune raffreddore”, che viene ingigantito per “sconfiggere e neutralizzare” il presidente. (Teoria del complotto).

Quando la faccenda gli è proprio del tutto sfuggita di mano si è chiesto se non fosse il caso di utilizzare il vaccino antinfluenzale… Incassando un No secco (e le risate di scherno) degli esperti. (Ignoranza)

Intanto ha cominciato ad accusare gli altri, dall’amministrazione di Barack Obama, colpevole a suo dire, della carenza di kit per il test del coronavirus ai Cinesi, ora dipinti come untori, tanto che ha dato “ordine” di ribattezzare il covid-19 “virus cinese”… (Attaccare gli altri)

E giungiamo ai giorni nostri, Trump: “Se in Usa i morti non saranno più di 100mila avremo fatto un buon lavoro” (Ipocrisia – Andare avanti facendo dimenticare quanto ha detto e (non) fatto in precedenza).

Ovviamente, i 100.000 morti, se va tutto ma proprio tutto bene, qualcuno li avrà sulla coscienza?

Notate poi l’escalation di Trump: Minimizzare, Teoria del complotto, Ignoranza, Attaccare gli altri, Ipocrisia… ma proprio non vi ricorda qualcuno…?!?

Boris Johnson

Per Boris Johnson basterebbe uno sola frase: “Abituatevi a perdere i vostri cari“. La grande puttanata dell’immunità di gregge che avrebbe comportato la morte di qualche centinaia di migliaia di persone… Quando ha finalmente capito che la gente sarebbe venuto a prenderlo fino a casa, ovviamente tardi, troppo tardi, ha cambiato registro…

Jair Bolsonaro

Bolsonaro è in piena lotta contro le misure di isolamento imposte dai governatori e da alcuni sindaci in Brasile. “La gente deve riaprire i negozi e lavorare normalmente”, diceva Bolsonaro in uno dei video cancellati, mentre in un altro lo si sente dire che il Brasile “sarà immunizzato qaundo il 60-70% della popolazione sarà contagiato” e che una cura contro il coronavirus “è già realtà”…

I casi accertati sono ormai oltre tremila, ma Bolsonaro continua a sostenere che la COVID-19 sia come un raffreddore… Non ha fatto niente finora, non ha intenzione di fare niente in futuro e ostacola chi sta facendo qualcosa…

Viktor Orban

Viktor Orban ha chiesto ed ottenuto i pieni poteri in Ungheria, per fronteggiare la situazione del coronavirus. Eppure in Ungheria, con i loro 403 casi e 13 morti, non ci sono proprio i numeri di un’emergenza tale da giustificare una rinuncia ai diritti democratici… Ma Viktor non poteva perdere un’occasione del genere…!

Così iniziano le dittature… Lo capiscono tutti, tranne qualcuno…

Poteri speciali a Orban per combattere con forza il virus? Saluto con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese (137 voti a favore e 53 contro), eletto democraticamente dai cittadini. Buon lavoro all’amico Viktor Orbán e buona fortuna a tutto il popolo di Ungheria.

Lo ha detto Salvini in un Tweet, anche con un pizzico d’invidia…

“Eletto democraticamente” …Certo che dimenticare quello che è successo in Italia e in Germania negli anni ’20… Anche lì furono eletti “democraticamente”… Ma forse non lo ha dimenticato, sbava solamente…

 

by Eles

Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista – Sembra assurdo ma è successo…!

 

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Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista

Intervista Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn:”Sembra assurdo ma è successo”

Decine di migliaia di donne sono scese in piazza la settimana prima delle elezioni dell’ottobre 2018 in tutto il Brasile per protestare contro il candidato di estrema destra alle presidenziali, Jair Bolsonaro che poi vinse. Ma fu troppo tardi.
‘Ele nao’ (non lui) fu la scritta visibile sulle spille e sui cartelli portati dal gruppo di manifestanti in diverse città del Brasile oltre alla capitale, Brasilia. Il movimento di protesta venne creato su Facebook da un gruppo che riuscì a raccogliere 4 milioni di persone. In America Latina il movimento femminista, pensiamo anche all’Argentina che nel 2018 ha visto scendere in piazza contro l’aborto clandestino milioni di donne, è molto forte. Ma non basta. Purtoppo La Chiesa universale e la classe ricca e conservatrice riescono spesso a bloccare innumerevoli riforme progressiste di civiltà che migliorerebbero le condizioni della donna.
Bolsonaro rientra in un profilo che molti troveranno familiare: sostenitore delle armi, fervente religioso e a favore della famiglia tradizionale, anti-gay e sessista, il suo slogan è “Il Brasile sopra ogni cosa e Dio sopra tutti”. E’ il loro Trump, il nostro Salvini. Nel corso della sua non brillante carriera politica (ha visto convertiti in legge solo due dei 171 disegni di legge che ha proposto in 26 anni da parlamentare) Bolsonaro ha svelato più volte di che pasta è fatto, come quando disse a una deputata dell’opposizione “non ti stupro perché non te lo meriti”, oppure quando definì “vagabondi” gli attivisti per i diritti umani. Bolsonaro è inoltre negazionista, in quanto sostiene che la dittatura militare di Humberto de Alencar Castelo Branco, tra il 1964 e il 1985 non sia mai avvenuta.
Ma chi ha votato Bolsonaro? Se ha vinto anche tante donne avranno scelto lui? Il Presidente riscuote successo grazie alla sua strategia di comunicazione infatti si muove soprattutto sui social network e fa un abbondante uso di meme e filmati per Facebook e Youtube. I giovani, specie i ricchi sui 25 anni, la fascia di popolazione che in Brasile ha maggior accesso a internet, sono sedotti sia dal modo di parlare schietto di Bolsonaro sia da una costante nostalgia della dittatura che hanno i padri di questi ragazzi che fanno parte della classe dei latifondisti. Va anche detto che il Brasile non ha mai fatto i conti con il suo passato violento. Non ha infatti mai condannato i responsabili di 21 anni di dittatura. Anzi, per molti il regime era preferibile alla situazione di odierna.
Ma Lula e Dilma sono davvero i corrotti che i media locali dipingono? In verità quello che è accaduto è stato un vero colpo di stato racconta la collega Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn: “Lula è stato condannato a 12 anni di carcere per una montatura. L’inchiesta ruotava attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, una delle migliori località balneari sul litorale paulista, che secondo l’accusa è stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di importanti commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Dobbiamo però ricordare che i giudici in Brasile sono latifondisti che non tolleravano più le politiche socialiste dell’uno e dell’altra. Lula e Dilma hanno strappato dalla miseria 30 milioni di persone in Brasile e i ricchi che hanno ancora una cultura padronale della terra non hanno vissuto questo ascensore sociale in modo sereno”. Continua Martínez Pardíes: “Il Brasile è stato l’ultimo paese del continente ad abbolire la schiavitù, questo è molto significativo. Bolsonaro quindi è riuscito a vincere grazie a una vera alleanza tra “padroni” e Chiesa universale che ha convinto le classi più povere e ingnoranti a voltare le spalle al candidato di Lula, Haddad. Nonostante quelli stessi poveri dal governo precedente abbiano ottenuto tanto in termini di politiche sociali e migliori condizioni di vita”. Dunque non è stato votato dalle donne in massa come alcuni sostengono? Chiedo io. “No. Le donne in Brasile si sono mosse in modo organizzato per fermare il candidato fascista ma non è bastato perché le donne molto ricche mogli dei latifondisti e quelle povere che hanno subito il lavaggio del cervello da parte della Chiesa Universale – e sono tantissime- non ne hanno compreso il vero pericolo, può sembrare assurdo ma è successo”.

 

 

tratto da: https://www.globalist.it/world/2018/10/29/dalla-condanna-di-lula-alla-vittoria-di-bolsonaro-il-colpo-di-stato-di-latifondisti-e-chiesa-per-un-brasile-fascista-2032902.html