Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista – Sembra assurdo ma è successo…!

 

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Dalla condanna di Lula alla vittoria di Bolsonaro. Il colpo di Stato di latifondisti e della Chiesa per un Brasile fascista

Intervista Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn:”Sembra assurdo ma è successo”

Decine di migliaia di donne sono scese in piazza la settimana prima delle elezioni dell’ottobre 2018 in tutto il Brasile per protestare contro il candidato di estrema destra alle presidenziali, Jair Bolsonaro che poi vinse. Ma fu troppo tardi.
‘Ele nao’ (non lui) fu la scritta visibile sulle spille e sui cartelli portati dal gruppo di manifestanti in diverse città del Brasile oltre alla capitale, Brasilia. Il movimento di protesta venne creato su Facebook da un gruppo che riuscì a raccogliere 4 milioni di persone. In America Latina il movimento femminista, pensiamo anche all’Argentina che nel 2018 ha visto scendere in piazza contro l’aborto clandestino milioni di donne, è molto forte. Ma non basta. Purtoppo La Chiesa universale e la classe ricca e conservatrice riescono spesso a bloccare innumerevoli riforme progressiste di civiltà che migliorerebbero le condizioni della donna.
Bolsonaro rientra in un profilo che molti troveranno familiare: sostenitore delle armi, fervente religioso e a favore della famiglia tradizionale, anti-gay e sessista, il suo slogan è “Il Brasile sopra ogni cosa e Dio sopra tutti”. E’ il loro Trump, il nostro Salvini. Nel corso della sua non brillante carriera politica (ha visto convertiti in legge solo due dei 171 disegni di legge che ha proposto in 26 anni da parlamentare) Bolsonaro ha svelato più volte di che pasta è fatto, come quando disse a una deputata dell’opposizione “non ti stupro perché non te lo meriti”, oppure quando definì “vagabondi” gli attivisti per i diritti umani. Bolsonaro è inoltre negazionista, in quanto sostiene che la dittatura militare di Humberto de Alencar Castelo Branco, tra il 1964 e il 1985 non sia mai avvenuta.
Ma chi ha votato Bolsonaro? Se ha vinto anche tante donne avranno scelto lui? Il Presidente riscuote successo grazie alla sua strategia di comunicazione infatti si muove soprattutto sui social network e fa un abbondante uso di meme e filmati per Facebook e Youtube. I giovani, specie i ricchi sui 25 anni, la fascia di popolazione che in Brasile ha maggior accesso a internet, sono sedotti sia dal modo di parlare schietto di Bolsonaro sia da una costante nostalgia della dittatura che hanno i padri di questi ragazzi che fanno parte della classe dei latifondisti. Va anche detto che il Brasile non ha mai fatto i conti con il suo passato violento. Non ha infatti mai condannato i responsabili di 21 anni di dittatura. Anzi, per molti il regime era preferibile alla situazione di odierna.
Ma Lula e Dilma sono davvero i corrotti che i media locali dipingono? In verità quello che è accaduto è stato un vero colpo di stato racconta la collega Alicia Martínez Pardíes, corrispondente dall’America Latina per Rai3 e l’Ansa, giornalista di Clarìn: “Lula è stato condannato a 12 anni di carcere per una montatura. L’inchiesta ruotava attorno alla proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, una delle migliori località balneari sul litorale paulista, che secondo l’accusa è stato donato dal colosso delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di importanti commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras. Dobbiamo però ricordare che i giudici in Brasile sono latifondisti che non tolleravano più le politiche socialiste dell’uno e dell’altra. Lula e Dilma hanno strappato dalla miseria 30 milioni di persone in Brasile e i ricchi che hanno ancora una cultura padronale della terra non hanno vissuto questo ascensore sociale in modo sereno”. Continua Martínez Pardíes: “Il Brasile è stato l’ultimo paese del continente ad abbolire la schiavitù, questo è molto significativo. Bolsonaro quindi è riuscito a vincere grazie a una vera alleanza tra “padroni” e Chiesa universale che ha convinto le classi più povere e ingnoranti a voltare le spalle al candidato di Lula, Haddad. Nonostante quelli stessi poveri dal governo precedente abbiano ottenuto tanto in termini di politiche sociali e migliori condizioni di vita”. Dunque non è stato votato dalle donne in massa come alcuni sostengono? Chiedo io. “No. Le donne in Brasile si sono mosse in modo organizzato per fermare il candidato fascista ma non è bastato perché le donne molto ricche mogli dei latifondisti e quelle povere che hanno subito il lavaggio del cervello da parte della Chiesa Universale – e sono tantissime- non ne hanno compreso il vero pericolo, può sembrare assurdo ma è successo”.

 

 

tratto da: https://www.globalist.it/world/2018/10/29/dalla-condanna-di-lula-alla-vittoria-di-bolsonaro-il-colpo-di-stato-di-latifondisti-e-chiesa-per-un-brasile-fascista-2032902.html

Chi è Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile. Disse: “Meglio un figlio morto che gay” – Estremista di destra, omofobo, sessista, razzista e nostalgico della dittatura militare…

 

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Chi è Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile. Disse: “Meglio un figlio morto che gay”

Jair Bolsonaro, neo presidente del Brasile di estrema destra e nostalgico della dittatura militare eletto oggi con oltre il 55% delle preferenze, è conosciuto in tutto il Paese per le sue posizioni omofobe, razziste e sessiste. “Preferisco avere un figlio morto che gay” ha dichiarato una volta parlando di omosessualità.

Estremista di destra omofobo e sessista, profondamente razzista nei confronti degli afro latino-americani, nostalgico della dittatura militare degli anni 70-80. E’ il profilo di Jair Bolsonaro, 63 anni, il neo-presidente nazionalista del Brasile che ha vinto le elezioni presidenziali battendo lo sfidante Fernando Haddad, sostenuto anche dall’ex presidente Lula.

Jair Messias Bolsonaro, figlio di genitori di origini italiane, è un ex militare noto per le sue posizioni di destra radicale, da mesi in testa a tutti i sondaggi dopo l’esclusione dell’ex presidente Lula dalla corsa alla guida del Brasile. Candidato dal Partito Social Liberale (Psl), è considerato un razzista con posizioni omofobe e populiste che non ha mancato di esprimere ripetutamente in questi mesi di campagna elettorale, ad esempio quando propose di usare il pugno di ferro per combattere la criminalità: “Se un poliziotto uccide 20 delinquenti non lo metto sotto inchiesta, gli do una medaglia”, ha dichiarato proponendo che siano abolite le leggi che puniscono le forze dell’ordine che commettono abusi. E ancora: “La violenza va combattuta con una violenza più forte”. Come se non bastasse, secondo Bolsonaro è giusto che lo stipendio delle donne sia più basso di quello degli uomini. E per finire l’immancabile frase omofoba: “Preferisco avere un figlio morto che gay”. Posizioni estremiste, in qualche modo sostenute dal ministro degli interni italiano Matteo Salvini, che poche settimane fa ha commentato il risultato elettorale del brasiliano: “Anche in Brasile si cambia. Sinistra sconfitta e aria nuova”.

Come Salvini anche Bolsonaro ha un grande seguito sui social network dove risulta essere il politico più amato con 8,5 milioni di sostenitori. Nato nel 1955 a Campinas, nello Stato di San Paolo, dopo essersi diplomato all’Academia Militar das Agulhas Negras ha servito per un breve periodo nelle unità di paracadutismo dell’esercito ed è sempre stato descritto come aggressivo e ambizioso. Sposato per tre volte, la sua ultima moglie  Michelle de Paula Firmo Reinaldo dopo essere stata assunta come semplice segretaria ha scalato posizioni e ruoli triplicando in pochi anni il suo stipendio, fin quando dei giudici non ne hanno stabilito il licenziamento spiegando che aveva beneficiato dei favori del marito, nel frattempo diventato un politico di successo.

fonte: https://www.fanpage.it/brasile-chi-e-bolsonaro-favorito-alla-presidenza-disse-meglio-un-figlio-morto-che-gay/p1/