Salvini ignora la strage di Bologna: 85 morti, ma non una parola! Purtroppo per lui sono stati i fascisti, non i migranti!

Salvini

 

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Salvini ignora la strage di Bologna: 85 morti, ma non una parola! Purtroppo per lui sono stati i fascisti, non i migranti!

Niente Papeete, niente migranti, niente populismo. Nulla che possa accalappiare le masse dei suoi follower. E quindi silenzio.

Oggi sono 40 anni dalla strage che il 2 agosto del 1980 sconvolse Bologna e l’Italia intera: 85 italiani morirono uccisi dai fascisti, nell’attentato che è ancora avvolto nel mistero e per il quale, quarant’anni dopo, si chiede ancora verità e giustizia.

Ogni personalità politica d’Italia ha espresso un pensiero. Persino Giorgia Meloni, nonostante ovviamente porti avanti la tesi che giustifica i membri dei Nar, ha twittato in ricordo dell’anniversario.

Matteo Salvini no. Neanche una parola su una delle pagine più nere della storia d’Italia. Il suo feed di Twitter è un continuo prendersela con i migranti e col Governo: ovvio che non abbia detto nulla, si sarebbe trattato esclusivamente di memoria storica, memoria – soprattutto – antifascista. Niente Papeete, niente migranti, niente populismo. Nulla che possa accalappiare le masse dei suoi follower. E quindi silenzio, da parte di colui che vorrebbe guidare il paese.

tratto da: https://www.globalist.it/politics/2020/08/02/salvini-ignora-la-strage-di-bologna-sono-stati-i-fascisti-non-i-migranti-2062714.html

I leghisti hanno ragione: mentre il Paese affonda è vergognoso suonare in una manifestazione a favore dei ragazzi disabili. Molto, molto meglio andare ad ubriacarsi al Papeete e sbavare dietro le cubiste…

 

leghisti

 

 

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I leghisti hanno ragione: mentre il Paese affonda è vergognoso suonare in una manifestazione a favore dei ragazzi disabili. Molto, molto meglio andare ad ubriacarsi al Papeete e sbavare dietro le cubiste…

 

La Bestia ridicolizza Conte per aver suonato insieme a dei ragazzi autistici, Fiorella Mannoia: “Miserabili”

Al concerto improvvisato hanno preso parte Giuseppe Conte, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova.

La Bestia di Salvini sta raggiungendo livelli di bassezza mai visti prima: è riuscita a far passare la partecipazione del Governo a una manifestazione sotto Montecitorio insieme a PizzAut, l’associazione nella quale sono impegnati ragazzi autistici, per una ‘buffonata anti-italiana’. E i fan di Salvini ci hanno pure creduto.

Bene dice Fiorella Mannoia: “Fin dove può arrivare la bassezza umana. Questa era una manifestazione a favore della disabilita. Quando si dice miserabili” scrive la cantante, citando il video.

Al concerto improvvisato hanno preso parte Giuseppe Conte, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. PizzAut, infatti, aveva fatto tappa a Montecitorio per sensibilizzare la classe politica sul tema dell’integrazione sociale e lavorativa dei diversamente abili e degli autistici. Durante l’incontro i ragazzi hanno presentato al premier la “pizza DPCM” che Giuseppe Conte ha gradito definendola: “Il migliore DPCM mai fatto prima”.

I tamburi erano della Banda Rulli Frulli un “Progetto di musica, integrazione e riutilizzo creativo dei materiali di recupero presso la Fondazione Scuola di Musica C. & G. Andreoli (MO) in convenzione con il servizio di Neuropsichiatria infantile dell’azienda USL di Mirandola” come si legge sul loro sito ufficiale.

Ma la Bestia è riuscita a trasformare questa iniziativa in un video patetico montato con le scene di Titanic e la didascalia: “Mentre l’Italia affonda loro suonano i tamburi”.

 

fonte: https://www.globalist.it/culture/2020/08/02/la-bestia-ridicolizza-conte-per-aver-suonato-insieme-a-dei-ragazzi-autistici-fiorella-mannoia-miserabili-2062727.html

Così Licio Gelli pagò in anticipo i fascisti per eseguire la strage di Bologna

 

strage di Bologna

 

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Così Licio Gelli pagò in anticipo i fascisti per eseguire la strage di Bologna

Dall’inchiesta emerge che il Venerabile della loggia P2 consegnò 1 milione di dollari a luglio sui 5 che servivano per finanziare la strage. Tra i mandanti anche Mario Tedeschi, ex senatore del Msi

Le ultime indagini confermano non solo la matrice fascista, ma anche lo zampino piduista in un tentativo di destabilizzare il paese negli anni successivi alla strategia della tensione.

Ora è emerso che per la strage di Bologna del 2 agosto 1980 ammonterebbe a circa 1 milione di dollari (sui 5 totali che, la somma che secondo la Procura generale di Bologna, servì a finanziare l’attentato e i successivi depistaggi) l’anticipo consegnato in contanti ad alcuni esecutori della strage del 2 agosto 1980 alla fine di luglio dell’80, pochi giorni prima dell’esplosione nella stazione ferroviaria del capoluogo emiliano.
Gli inquirenti hanno scoperto, nel corso dell’indagine sui mandanti e i finanziatori dell’attentato- nell’ambito della quale è già stato chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone (tra cui l’ex esponente di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini) – che nei giorni immediatamente precedenti la strage Licio Gelli, un suo factotum e alcuni degli esecutori si trovavano nella stessa località.

Lì, si ipotizza, Gelli (indicato dalla Procura generale, assieme ad Umberto Ortolani, come mandante-finanziatore della strage) o un suo emissario avrebbero consegnato il milione di dollari in contanti agli attentatori. È anche possibile che il ‘prezzo’ della strage, pagato in contanti prima dell’attentato e successivamente con bonifici all’estero, fosse superiore a cinque milioni di dollari, ma il flusso di denaro si arrestò dopo lo scoppio dello scandalo P2, nel marzo del 1981.

Un’altra parte di quei soldi, circa 850.000 dollari, fini’ invece a Federico Umberto D’Amato, ex capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, ritenuto dalla Procura generale mandante-organizzatore dell’attentato, che secondo l’ipotesi investigativa teneva i contatti con la destra eversiva tramite Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia nazionale che, come risulta da diversi processi, frequentava l’ufficio di D’Amato.
Sempre da quei cinque milioni arrivarono, secondo gli investigatori, anche i soldi che servirono a finanziare il depistaggio a mezzo stampa.
In particolare, gli inquirenti ritengono che una somma andò a Mario Tedeschi – piduista, ex senatore del Msi e direttore del settimanale ‘Il Borghese’, ritenuto uno degli organizzatori della strage per aver “coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica dell’evento e nell’attività di depistaggio delle indagini”- perché portasse avanti una campagna depistatoria sul suo settimanale, sostenendo l’ipotesi della ‘pista internazionale’ per l’attentato.

Questa ricostruzione sarebbe provata, tra le altre cose, dal fatto che nel documento ‘Bologna’, sequestrato a Gelli al momento del suo arresto nel 1982, c’è un riferimento a Tedeschi con scritto ‘Artic’, che per gli inquirenti significherebbe ‘articoli’.

Tedeschi, Gelli, Ortolani e D’Amato, comunque, non potranno essere processati, in quanto sono morti da anni, mentre ancora non è stata fissata la data dell’udienza preliminare per Bellini e le altre tre persone coinvolte nella prima tranche dell’inchiesta sui mandanti, vale a dire l’ex generale del Sisde, Quintino Spella, l’ex Carabiniere, Piergiorgio Segatel, e Domenico Catracchia, responsabile delle società, legate ai servizi segreti, che affittavano gli appartamenti di via Gradoli dove, nel 1981, trovarono rifugio alcuni appartenenti ai Nar.

 

 

fonte: https://www.globalist.it/news/2020/07/24/cosi-licio-gelli-pago-in-anticipo-i-terroristi-per-fare-la-strage-di-bologna-2062330.html

L’ultima idiozia di Salvini per adescare gli idioti che lo stanno a sentire… Ma TU quanti italiani in difficoltà ospiti a casa TUA? Nessuno? E allora stai zitto, imbecille!

 

idiozia di Salvini

 

 

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L’ultima idiozia di Salvini per adescare gli idioti che lo stanno a sentire… Ma TU quanti italiani in difficoltà ospiti a casa TUA? Nessuno? E allora stai zitto, imbecille!

Cari Comunisti, quanti migranti ospitate a casa vostra?

E gli ebeti se la bevono. Una massa di scimmie senza cervello che abboccano ad ogni idiozia che dice il loro capitano…

Perchè gli andrebbe risposto, lui che predica il “prima gli italiani”, ma quanti italiani in difficoltà ha ospitato a casa sua?

Nessuno? E allora che stesse zitto.

N.b. Per gli idioti che proprio non ci arrivano, io non ospito migranti in casa mia per lo stesso motivo per cui la mattina non vada a spazzare le strade o a ripianare le buche in autostrada… Per questo pago le tasse… E le pago anche affinché il mio Paese sia un Paese civile e non un Paese barbaro, cinico e assassino, come qualcuno vorrebbe.

By Eles

 

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Questa roba fa schifo.

Fa schifo come il picciotto della mafia che va dal negoziante a chiedere il pizzo dicendogli “io ti proteggo, lo Stato no”, perché come quel picciotto mina le più banali regole di convivenza di un Paese civile.

Fa schifo perché gioca sull’ignoranza di quelle persone che non sanno che le nostre tasse servono anche ad aiutare chi è in difficoltà, che nasca in Italia o in altri Paesi.

Fa schifo perché in un Paese civile lo Stato non lascia indietro nessuno, neanche i semi analfabeti che malgrado la scuola pubblica non sanno scrivere in italiano.

Fa schifo perché incita all’odio e alla violenza.

Fa schifo perché è pubblicato sul profilo Twitter di un nullafacente che di fatto “ospitiamo ogni mese a casa nostra”, quando lo Stato Italiano gli eroga un bonifico senza che abbia lavorato mezza giornata.

Fa schifo perché il soggetto in questione è il capo di un partito che deve al popolo italiano almeno 49 milioni di euro.

 

da: https://www.facebook.com/SalamidaFabio/photos/a.1597638687204308/2380589588909210/

Salvini rifiuta di mettere la mascherina in Senato, “Non la metto”… Come lui Trump (150.000 morti) e Bolsonaro (85.000 morti “ufficiali”)… qualcuno immagina quanti ne avrebbe ammazzato se fosse stato al governo al posto di Conte durante la Pandemia?

 

mascherina

 

 

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Salvini rifiuta di mettere la mascherina in Senato, “Non la metto”… Come lui Trump (150.000 morti) e Bolsonaro (85.000 morti “ufficiali”)… qualcuno immagina quanti ne avrebbe ammazzato se fosse stato al governo al posto di Conte durante la Pandemia?

Salvini rifiuta di mettere la mascherina in Senato, al convegno sul Covid: “Non la metto”!

Matteo Salvini partecipa a un incontro sul coronavirus alla biblioteca del Senato e si rifiuta di indossare la mascherina. I funzionari lo invitano più volte a mettere il dispositivo di protezione su naso e bocca. Il leader della Lega cerca la mascherina nelle tasche, ma poi sorride e sussurra: “Io non ce l’ho, non la metto”. Arriva un collaboratore che (invece di cacciarlo fuori a calci in culo, almeno per rispetto dei presenti) gliene porge una tricolore. Salvini la prende, ma la mette subito via rifiutandosi ancora di indossarla.

Ricordiamo che Salvini era quello che, quando il governo Conte aveva appena imposto il lockdown, era sui social (parliamo del 27 febbraio 2020) a urlare che si doveva riaprire tutto…

La domanda che tutti ci dovremmo fare: come Trump e Bolsonaro, quanti ne avrebbe ammazzati Salvini se fosse stato al governo al posto di Conte?

 

 

Prima gli italiani? No, prima la Svizzera…

 

 

Prima gli italiani

 

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Prima gli italiani? No, prima la Svizzera…

Abbiamo appreso, con l’inchiesta sulla fornitura di camici in Lombardia, che il padrone dell’azienda coinvolta sarebbe destinatario a sua insaputa di un bonifico di suo cognato, il presidente regionale Fontana.

Il quale avrebbe in Svizzera un conto di 5,3 milioni euro “scudati” dalle Bahamas, cioé fiscalmente condonati.

Come tutti sanno questa è la condizione normale degli operai, dei lavoratori autonomi, dei pensionati, in particolare nella regione più ricca del paese.

Chi di noi non ha un conto di qualche milioncino in una banca Svizzera, che un sapiente e lautamente ricompensato esperto fiscale abbia protetto legalmente, grazie alle misure di comodo prese dai governi?

Non sappiamo come finirà l’inchiesta della magistratura, ma una sentenza c’è già.

Presentare la Lega di Salvini come “partito del popolo” ha la stessa limpidezza di uno scudo fiscale.

Altro che contrastare la globalizzazione! Questi pseudo-sovranisti ne godono i peggiori privilegi per ricchi…

Altro che “prima gli italiani”… No, no, prima la Svizzera.

La Lega ti frega.

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/07/27/prima-gli-italiani-no-prima-la-svizzera-0130393?fbclid=IwAR17GyqrSx20qM49mMJRjMUtkGTQQos5pioN1nBBf5mmSLgl6FhrEM6ckjE

La politica, Matteo, lasciala agli adulti… Breve storia del Recovery Fund e del livello culturale del popolo fascio-leghista

 

Recovery Fund

 

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La politica, Matteo, lasciala agli adulti… Breve storia del Recovery Fund e del livello culturale del popolo fascio-leghista

A marzo, quando l’Italia, la Spagna, la Francia e pochi altri Stati (10 in totale) scrissero una lettera per richiedere l’introduzione dei Coronabond, l’unica proposta allora presente era quella del Mes, peraltro legato ai suoi vincoli originari.

La Germania era ancora su posizioni rigide, la Commissione Europea altrettanto, i Paesi del centro, del nord e dell’est Europa neanche a parlarne.

Ad aprile, poi, mentre Salvini e Meloni ruttavano “alto tradimento”, l’Eurogruppo trovava un nuovo accordo: creazione di un canale di credito ad hoc del Mes, privo di condizionalità, 100 miliardi di prestiti per il fondo Sure, 200 miliardi per il fondo Bei e una vaga proposta italo-francese di “un Fondo per la Ripresa finanziato da debito comune europeo”. Non solo, quindi, nuovi fondi fino ad allora inesistenti, ma anche un principio: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

A maggio, la svolta. La maxi proposta della Commissione Europea e della sua presidente Ursula Von Der Layen che sì, dava ragione all’Italia: istituzione del Recovery Fund, composto da 750 miliardi di cui 172,7 destinati all’Italia e basato su 500 miliardi a fondo perduto.

Il primo muro era stato rotto. A permanere, invece, l’ostacolo del Consiglio europeo, composto dai capi di Governo dei vari Paesi membri.
Ma nel frattempo, quelli che all’inizio del percorso erano appena 10 Stati, trattati anche un po’ da sfigati, ne sono diventati 22, con la sola esclusione di Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia.

Nella notte, dopo 4 giorni di trattative, finalmente l’accordo storico: confermati i 750 miliardi del Recovery Fund (con un riequilibrio tra risorse a fondo perduto e in prestito) e aumento della quota destinata all’Italia: da 172,7 miliardi a 209.

Il tutto mentre il leader dell’opposizione, pubblicando un video in cui ingurgitava latticini di varie dimensioni, twittava testualmente: “Ma che ne sanno i frugali? Mozzarella e panzerotti pugliesi, olio buono, frutti di una terra stupenda che tutto il mondo ci invidia”. Un contributo al dibattito senza precedenti.

La politica, Matteo, lasciala agli adulti.

fonte: https://www.facebook.com/illivelloculturaledelpopolofascioleghista/photos/a.156939205002453/569209150442121/

Adinolfi non è una macchietta, le sue affermazioni non fanno ridere, sono pericolose!

 

Adinolfi
Adinolfi

 

 

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Adinolfi non è una macchietta, le sue affermazioni non fanno ridere, sono pericolose!

Di fronte a persone che lanciano messaggi pericolosi e carichi d’odio, l’errore più grande è quello di creare sulla loro figura un’aura cabarettistica, come se tutto fosse limitato alla sfera del folklore. Con il tempo si rischia di rendere divertenti personaggi che non fanno ridere per niente. Così Diego Fusaro diventa oggetto di turbo-meme o di qualche sketch alla Zanzara, Antonio Razzi si trasforma in un fenomeno da circo su Tiktok, Giorgia Meloni diventa una suoneria del cellulare di tendenza con il remix di “Io sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana”. La stessa sorte è toccata a una delle figure politiche più discutibili degli ultimi anni: Mario Adinolfi.

Adinolfi, fondatore e presidente del Popolo della Famiglia in seguito alla rottura ideologica con il Pd (per cui si presentò anche alle primarie nel 2007, ottenendo lo 0,1% di voti), ha passato l’intera carriera a cacciare le streghe, con qualche secolo di ritardo. Ascoltare un suo comizio o leggere un suo post sui social è un’esperienza che trascende lo spazio e il tempo. Lo scopo del Popolo della Famiglia è quello di preservare i loro diritti contro minacce esterne, laddove per “loro diritti” si intendono quelli che nessuno ha mai messo in discussione, e per “minacce esterne” si parla di chi invece per quei diritti deve continuare a combattere. In poche parole: il Popolo della Famiglia nasce con l’intento di comprimere i diritti alle minoranze.

I messaggi di Adinolfi, soprattutto per il ruolo pubblico che ricopre, vanno considerati come dannosi per la comunità. Credere e affermare che il profilattico non abbia alcuna capacità di limitare il contagio delle malattie veneree, aggiungendo che “È solo propaganda, la soluzione è la sessualità responsabile”, vuole dire andare contro una verità scientifica con idee faziose e pericolose. Come risposta è stato oggetto di un presunto lancio di preservativi da parte di alcuni contestatori durante una presentazione del suo ultimo libro a Pomigliano d’Arco. Adinolfi ha il potere di far apparire progressista persino il Papa, che sui condom ha espresso un’opinione più moderna. Il punto è proprio questo: i comportamenti di Adinolfi non possono nemmeno considerarsi legati ai precetti del cristianesimo, ma a un fanatismo fine a se stesso, anacronistico ai limiti dell’oscurantismo. Non a caso, come gran parte dei militanti del Family Day, Adinolfi tenta di rivendere da anni la storiella della famiglia tradizionale, quando lui per primo ha alle spalle un divorzio, un secondo matrimonio in un hotel di Las Vegas e figli sia dalla prima che dalla seconda unione matrimoniale.

Viene da chiedersi quale sia il confine di tolleranza di un’idea in un contesto democratico. È lecito essere dei conservatori, dei bigotti, dei moralisti, fino a quando il pensiero non arriva a minare la libertà altrui e a cancellare, o a non riconoscere mai, i loro diritti. Non è più una questione di sinistra o destra, ma di progresso contro arretratezza culturale, di libertà contro discriminazione. Adinolfi non basa le sue azioni sulla protezione di una categoria, ma si arrocca sull’astrattismo dei valori per distruggere tutte le altre. La narrazione di una lobby gay che controlla l’intero Pianeta – la stessa portata avanti dalle parti più conservatrici della Cei, dai movimenti legati al Family day e da una buona fetta della destra – è stucchevole, o per lo meno bizzarra: si tratterebbe dell’unica lobby o gruppo di potere che in tutti questi decenni non è mai riuscita nemmeno a ottenere il riconoscimento dei diritti basilari per cui si batte.

Eppure per Adinolfi si tratta di una lobby “prepotente e feroce che ha conquistato Palazzo Chigi” a causa del ddl Zan. La legge intende sanzionare gesti violenti di stampo omotransfobico mettendo sullo stesso piano la discriminazione per orientamento sessuale a quello razziale. Adinolfi l’ha definito il ddl “liberticida”, usando le stesse parole della Cei. Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro, e il partito di Giorgia Meloni si è unito a questo lessico comune: “Fratelli d’Italia considera il testo unificato sull’omofobia un bavaglio alla libertà d’espressione e di opinione che apre la strada a pericolose derive liberticide”. Sembra un cortocircuito della ragione, considerando che lo scopo della legge è proprio il contrario, ovvero combattere le discriminazioni e punire chi quella libertà la vuole sopprimere. L’errore di Adinolfi, delle istituzioni ecclesiastiche e della destra sta proprio all’origine del loro pensiero: “libertà di espressione” non vuol dire avere il diritto di vessare il prossimo. Dire che l’omosessualità è un abominio contro natura non è un’opinione, ma un attacco alle libertà individuali e una menzogna smentita anche da scienza e studi psicologici.

Per Adinolfi “due padri gay sono un abominio criminale”. Partendo da questo assunto, tutto diventa un pretesto per attaccare a prescindere, come quando ha criticato il cartone animato Kung Fu Panda 3 perché “Il protagonista ha due papà, così si fa il lavaggio del cervello gender ai bambini”. Ogni gesto o pensiero che lui considera diverso diventa un attentato a una presunta moralità, a un disegno che pretende sia esteso a tutta la popolazione e che viene minacciato da ciò che la sua chiusura mentale non contempla. Così trasforma le persone trans in “moderni ircocervi, uomini con finte tette di silicone che fanno solo tristezza”, l’eutanasia in un abominio, con “Hitler che almeno i disabili li eliminava gratis”, il mondo in una “società di troie e rottinculo in cui l’unica ribellione possibile è essere bigotti”.  L’unica ribellione possibile al bigottismo di Adinolfi è invece seguire la strada opposta alla sua, per poter vivere in una società più civile e tollerante.

Il problema di Adinolfi è il modo di concepire i canoni dell’uomo e della donna nella società. Ha dichiarato che “la donna nel matrimonio deve essere sottomessa al marito”, tentando poi di rimediare aggiungendo che “sottomessa non significa che non c’è la parità, sono due cose diverse”. Infatti non lo sono: la sottomissione è l’antitesi della parità, ed è esattamente l’immagine che Adinolfi ha della donna, relegata nel ruolo di angelo del focolare, procreatrice che accoglie il seme dell’uomo e alleva la prole, possibilmente in silenzio e servendo il marito. L’uomo, invece, non deve cedere ad alcuna fragilità: quella è roba da donne. “Mi piace questa idea di un maschio finalmente virile. Un bel maschio virile che non piange in tv è una cosa che ha un suo valore. La femminilizzazione del maschio è un problema della nostra società. Sinceramente non ricordo mio nonno o mio padre piangere”.

Un’altra ossessione di Adinolfi riguarda la comunicazione, con il terrore che vengano veicolati messaggi a suo dire devianti. “Abbiamo posto il tema dell’omosessualizzazione dei conduttori di Rai Uno: se alla guida di tutti i contenitori della principale rete televisiva del servizio pubblico pagato da decine di milioni di famiglie italiane ci sono conduttori gay o gay friendly, i contenuti che saranno veicolati non garantiranno il pluralismo delle idee. Rai Uno è una rete per famiglie, di 29 milioni di italiani sposati che assegnano un valore etico al matrimonio”. Non è facile spiegarsi il senso della frase sul pluralismo delle idee: l’orientamento sessuale non è una posizione politica, non ha bisogno della garanzia della par condicio. A questo punto lamentiamoci se ci sono più conduttori castani che biondi, se i cognomi iniziano più spesso con una consonante e non con una vocale; la valenza del discorso è identica. Adinolfi dovrebbe spiegarci l’origine delle sue paure, il motivo che lo porta a intimorirsi di fronte a un gay in televisione. Un omosessuale non gli toglierà il suo diritto di sposarsi con una donna e non sceglierà per lui quello che è giusto o sbagliato. Al contrario, il presidente del Popolo della Famiglia continua a pretendere di imporre i suoi dogmi come unica verità, intervenendo nel dibattito sui diritti civili con i suoi giudizi retrogradi.

Se Adinolfi continua ad avere credito e a creare emuli, è perché non riusciamo a controbattere nel modo corretto. Invece di criticarlo per le sue idee disumane e per l’astio che riesce a irradiare, spesso tutto si riduce a una caratterizzazione grottesca del personaggio. Anche le pagine più geniali del web, come Lercio, lo attaccano sul suo aspetto fisico. Adinolfi è in sovrappeso, quindi viene ridicolizzato per questo. Il body shaming non sarà mai l’arma per sconfiggere le idee malsane. Lo stesso vale per Mario Giordano, sbeffeggiato per la sua voce più che per le sue posizioni ultra reazionarie propinate in prima serata con lo stile di un film dei fratelli Vanzina. Rendere Adinolfi “il ciccione bigotto” e Giordano “l’eunuco sovranista” non fa altro che rafforzarli. Da sempre certi personaggi negativi hanno ammorbidito la loro immagine grazie alla comicità o a una parodia all’acqua di rose. Andreotti ha sempre gradito e appoggiato le sue apparizioni sul palco del Bagaglino per imbonirsi il pubblico. Ignazio La Russa per anni è stato visto come il buffo siciliano che urlava “Diciamolo”, grazie all’imitazione di Fiorello, e non come un neofascista. Certi personaggi vanno presi molto sul serio: non dovremmo ridere di Adinolfi, ma inquadrare la pericolosità delle sue affermazioni e sconfiggerlo sul piano culturale. Altrimenti facciamo solo il suo gioco.

fonte: https://thevision.com/attualita/adinolfi/

Il sindaco di Lampedusa: “Salvini mentitore seriale, quando era ministro gli sbarchi c’erano eccome”

 

Salvini

 

 

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Il sindaco di Lampedusa: “Salvini mentitore seriale, quando era ministro gli sbarchi c’erano eccome”

Totò Martello, che Salvini ha definito un ‘poveretto’: “Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, sono un pescatore e sono orgoglioso di esserlo”

Alla provocazione di Matteo Salvini che lo ha definito ‘un poveretto’, il sindaco di Lampedusa Totò Martello ha risposto: “L’onorevole Salvini continua a comportarsi da mentitore seriale, sostenendo che quando lui era ministro ‘non c’erano più sbarchi’: nulla di più falso. Quando Salvini era ministro gli sbarchi a Lampedusa sono sempre proseguiti, basterebbe leggere i report del Ministero degli Interni per verificare quello che sto affermando”.

“Se Salvini fosse venuto a Lampedusa in quel periodo – aggiunge – quando da sindaco ho più volte chiesto una interlocuzione istituzionale con il Ministero che allora guidava, senza mai avere risposta, avrebbe visto con i suoi occhi le imbarcazioni dei migranti entrare in porto. Forse allora non è venuto a Lampedusa proprio per questo motivo, per non dovere ammettere la realtà e continuare a negare l’evidenza. E venuto adesso per pura propaganda politica, comportandosi come un pericoloso ‘giullare di piazza’ che fomenta odio e rabbia”.

“Quanto alle sue dichiarazioni nelle quali mi definisce un ‘poveretto’ – conclude Martello – ebbene sì, forse lo sono: mio padre era pescatore, mi ha insegnato ad andare per mare quando ero ancora un ragazzino. Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, non mi sono arricchito con la politica e vivo ogni giorno insieme ai miei concittadini, nella mia Lampedusa. Sono un pescatore e sono orgoglioso di esserlo. Lui invece si fa chiamare ‘capitano’, ma capitano di cosa?”.

Fonte: https://www.globalist.it/news/2020/07/25/il-sindaco-di-lampedusa-salvini-mentitore-seriale-quando-era-ministro-gli-sbarchi-c-erano-eccome-2062373.html

Maltempo in Padania, Lombardia in ginocchio, Milano allagata, esonda il Seveso… Salvini parla! Dicci qualcosa… Sono sempre i migranti?

 

Salvini

 

 

 

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Maltempo in Padania, Lombardia in ginocchio, Milano allagata, esonda il Seveso… Salvini parla! Dicci qualcosa… Sono sempre i migranti?

Nubifragio Palermo, Matteo Salvini ci pensa due volte e come uno sciacallo si avventa contro Orlando: “Pensa solo a immigrati”.

Un modo vergognoso di fare politica. Se ne frega che ci sono stati anche dei morti. Tutto va bene per essere strumentalizzato… Qualcuno ha usato il termine “sciacallo”, come dargli torto?

Ma quando la Padanissima Lombardia è messa in ginocchio dal maltempo si gira dall’altra parte.

Salvini parla! Dicci qualcosa… Sono sempre i migranti?

Forse le eccelse menti leghiste-lonbarde sono troppo impegnate a preoccuparsi di come difendersi dall’invasione dei migranti (sicuramente anche infetti) per preoccuparsi del territorio?

Dicci qualcosa, avevi tanta voglia di parlare quando il maltempo colpiva Palermo!

by Eles