Mozione Segre contro razzismo e antisemitismo: Fratelli d’Italia dice NO, Salvini balbetta e accampa pretesti “Chi può giudicare?” per no dispiacere i razzisti che lo sostengono… E Voi veramente volete farvi governare da questi fascisti?

 

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Mozione Segre contro razzismo e antisemitismo: Fratelli d’Italia dice NO, Salvini balbetta e accampa pretesti “Chi può giudicare?” per no dispiacere i razzisti che lo sostengono… E Voi veramente volete farvi governare da questi fascisti?

 

Fratelli d’Italia… E che ci aspettavamo da una forza politica votata da tanti che vanno ancora in pellegrinaggio a Predappio e che continua a esaltare uno come Almirante che ebbe la sua fetta di responsabilità nelle leggi razziali in Italia?

Che trovassero le solite scuse, per la verità poco credibili e un po’ da azzeccagarbugli: Fratelli d’Italia ha espresso riserve sul testo della mozione della maggioranza per istituire una commissione straordinaria voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre contro razzismo, antisemitismo e odio, in discussione a Palazzo Madama.

“Quel testo pone molti punti critici – ha detto il senatore Giovanbattista Fazzolari – Ad esempio tra le voci di odio nell’attuale risoluzione, vengono messi fuori legge Fratelli d’Italia e quindi per noi diventa un problema. E’ così quando si parla di nazionalismo, etnocentrismo e anche pregiudizi e stereotipi che significano tutto e il contrario di tutto”.

Da qui la conclusione: “Se Segre vorrà riproporre un testo che realmente contrasti le parole odio, antisemitismo e ogni forma liberticida, FdI sarà ben lieta di firmare”. Invece “se la risoluzione rimane quella che è oggi, purtroppo non possiamo firmare”.

E salvini, balbettando, accampa scuse. Mica può dare un dispiacere allo zoccolo duro del suo elettorato, fatto si fascisti, razzisti e bestie ignoranti… Questa fattispecie è già presente nel codice penale, la Legge Mancino contro l’odio razziale e le aggravanti sulle ingiurie per esempio. Ma non bastano. Lo vediamo tutti ogni giorno sui social come l’odio e il razzismo si mescolino. Di fronte a “Sporco Negro”, “Gli ebrei nei forni” e “I napoletani puzzano” non ci vuole uno scienziato per capire che si tratti di razzisti. Quindi la Lega e non solo cerca dei pretesti perché è reale che ci sia un problema di intolleranza. Con la storiella dell’attacco alle libertà vorrebbero permettere a tutti di scrivere qualsiasi bestialità.
“Una commissione? E’ pericoloso che uno si permetta di decidere. Chi sono i giudici supremi? Chi giudica cosa è razzismo?”. Matteo Salvini, dallo studio di CartaBianca su Rai3, si pronuncia così sul tema della commissione parlamentare contro l’hate speech.
“Sull’antisemitismo non si discute ma – aggiunge il leader della Lega – io mi becco del razzista perchè dico di controllare gli sbarchi. E’ razzismo? E’ razzismo se un sindaco della Lega dice che vuole dare le case popolari agli italiani, prima?” “Siccome quando ripropongo certe cose ci sono i ricorsi e i giudici, dimmi chi è il giudice e poi ne parliamo”, rilancia Salvini.
Quanto al tema delle offese denunciate dalla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta a Auschwitz, il leader della Lega ricorda che “dire crepa è grave a prescindere, non c’è un’offesa più o meno grave, se a un uomo o a una donna, a un nero o a un giallo. Chi lo fa è un delinquente. Bisogna cancellare la violenza da piazze e web, ne sono vittima continuamente, ma non è che ci sono piatti diversi su cui contare gli insulti”.

 

 

fonti:

https://www.globalist.it/news/2019/10/30/mozione-segre-contro-razzismo-e-antisemitismo-fratelli-d-italia-ovviamente-dice-no-2048341.html

https://www.globalist.it/politics/2019/10/30/salvini-non-vuole-la-commissione-contro-il-razzismo-e-invoca-pretesti-chi-puo-giudicare-2048324.html

Non solo i 49 milioni ed i rubli, ecco il leghista Bussetti che da Ministro si è inventato 80 missioni fittizie per intascare i rimborsi – C’è anche il rimborso per andare alla festa di compleanno di Matteo Salvini: 440,95 euro!

 

 

Bussetti

 

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Non solo i 49 milioni ed i rubli, ecco il leghista Bussetti che da Ministro si è inventato 80 missioni fittizie per intascare i rimborsi – C’è anche il rimborso per andare alla festa di compleanno di Matteo Salvini: 440,95 euro!

L’inchiesta: spuntano 80 missioni fittizie dell’ex ministro leghista Bussetti

Secondo quanto raccontato da Repubblica l’ex titolare dell’istruzione ha concentrato i viaggi in Lombardia. Alcuni sembrano pretesti per tornare a casa a spese dello Stato.

Una cosa incredibile sulla quale fare chiarezza: “La Corte dei Conti apra un’indagine sulle missioni fantasma e i viaggi elettorali dell’ex ministro dell’Istruzione Bussetti, pagati con i soli dei contribuenti.

Le carte pubblicate da “Repubblica”, 80 missioni non giustificate su 133, tra le quali molte nella sua terra natale in Lombardia in coincidenza con il fine settimana, svelano un quadro imbarazzante, con una presunta ‘cresta’ da oltre 25mila euro”.

“Cè’ anche il rimborso chiesto per andare a spegnere le candeline per il compleanno di Matteo Salvini: 440,95 euro.

Questo è il modo in cui la Lega intende usare i soldi dei cittadini? Il partito dei 49 milioni di euro rubati dalle tasche dei cittadini, il partito delle trattative per presunte tangenti all’Hotel Metropol a Mosca.

Caro Salvini, parlaci di Bussetti!

Ha commentato Fratoianni con amara ironia: “Nella saga leghista non bastavano i capitoli dedicati ai 49 milioni di euro dei cittadini italiani spariti o i rubli, ora si arriva pure alle centinaia di missioni fantasma a spese dello Stato del ministro leghista dell’Istruzione per poter tornare a casa a gratis.”

Fatti che emergono nella storia raccontata da Corrado Zunino su Repubblica e che riguarda l’ex ministro dell’Istruzione del governo gialloverde  Marco Bussetti.

In un governo durato fino al 5 settembre scorso, ha concentrato le missioni di lavoro in Lombardia. In maniera sospetta. Viaggi istituzionali, visite a scuole e laboratori. In tredici mesi le sue missioni sono state 133 (mancano, ancora, le “note spese” di gennaio, agosto e settembre 2019). Di queste, ottantotto sono state realizzate in Lombardia e settanta a Milano. Perché un ministro italiano ha scelto di fare i due terzi dei suoi viaggi di lavoro nella regione in cui vive? (Bussetti abita in un condominio di Gallarate, provincia di Varese, appartamento di proprietà dei genitori concesso in usufrutto).
«Dovevo curare le scuole del mio territorio», dice, leghista affezionato all’orto di casa e pronto a lasciare il giovedì l’ufficio per tornarvi il martedì successivo. Ma la lettura dell’agenda dell’ex ministro, curata dalla sua segreteria, e il confronto fatto da Repubblica con l’elenco delle trasferte e i relativi costi rivelano l’esistenza di un numero ingombrante di missioni fittizie, create ad arte, per le quali il ministero dell’Istruzione — lo Stato, quindi — ha pagato il rimborso.

Ottanta missioni di Bussetti delle 133 sono immotivate. Non esistono sull’agenda ufficiale che per sedici mesi ne ha registrato gli spostamenti o sono state fissate in giorni in cui la rubrica elettronica segnava “impegno privato”. In alcuni casi l’ex responsabile dell’Istruzione non si è presentato all’evento annunciato, ma ha mandato lo stesso a rimborso il biglietto aereo utilizzato per rientrare a Linate o a Malpensa.

Con questa voce — “missioni non giustificate” — abbiamo contato 54 trasferte. In diversi giorni, poi, l’occasione prevista appare gracile sul piano istituzionale, somiglia piuttosto a una scusa per poter tornare a casa spesato dallo Stato. Nove viaggi sono costruiti in questo modo. Grazie al gioco dei “finti incarichi”, l’ex ministro Bussetti per 25 volte ha messo in nota spese gli spostamenti — quasi sempre in aereo, sempre Alitalia — che all’inizio della settimana l’hanno portato a Roma, per il lavoro alla scrivania di viale Trastevere 76/A.

Interrogato sui singoli episodi, Marco Bussetti dice: «Non ricordo, dovrei rivedere tutte le carte», sostiene, «forse l’agenda è stata gestita male dalla segreteria». L’ex capo della segreteria, Biagio Del Prete, viceprefetto aggiunto, assicura: «L’abbiamo aggiornata minuziosamente, non possiamo sapere se poi il ministro ha partecipato agli incontri».

fonti:

https://www.globalist.it/news/2019/10/27/l-inchiesta-spuntano-80-missioni-fittizie-dell-ex-ministro-leghista-bussetti-2048199.html

https://www.globalist.it/news/2019/10/27/bussetti-ha-chiesto-il-rimborso-anche-quando-e-andato-al-compleanno-di-salvini-2048201.html

“La violenza sessuale… da un italiano la posso sopportare. Da uno straniero no” – Ecco la becera cultura fascio-leghista che si sta radicando come un cancro nel nostro Paese complice la bestiale ignoranza degli Italiani…

 

violenza sessuale

 

 

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“La violenza sessuale… da un italiano la posso sopportare. Da uno straniero no” – Ecco la becera cultura fascio-leghista che si sta radicando come un cancro nel nostro Paese complice la bestiale ignoranza degli Italiani…

CASCINA – Roccaforte leghista. Frasi choc su stranieri e stupro. Antonio Biasci, cittadino di Cascina, intervistato da un giornalista di Piazza Pulita, si è lasciato andare a una serie di pesantissime considerazioni.

Il giornalista Alessio Lasta è stato a Cascina per girare un servizio su un regolamento simile a quello di Lodi che preclude a molte famiglie straniere l’accesso alle case popolari. Intervistando alcuni cittadinitra cui Antonio Biasci…

Ecco il dialogo contestato.

Giusti (rivolto al giornalista): “Se tu avessi una sorella, te l’acchiappano e te la violentano. Cosa gli fai te?”.

Giornalista: “E che discorso è?”.

Giusti: “Niente, è un discorso che, voglio dire, danno noia anche alle donne”.

Giornalista: “Gli immigrati?”.

Giusti: “Esatto”.

Giornalista: “Le violentano solo loro?”.

Giusti: “Anche gli italiani. L’italiano lo posso sopportare. Ma che te vieni in Italia e che mi violenti anche la sorella a me non va bene”.

Giornalista: “Quindi da un italiano può sopportare la violenza”.

Giusti: “La posso sopportare”.

Giornalista: “La violenza sessuale a una donna…”.

Giusti: “A una donna. Uno straniero no. Allo straniero gli do una revolverata in testa e lo levo dai coglioni”.

Tra i tanti commenti che ha suscitato questa intervista, riportiamo quello di Fabrizio Delprete che condividiamo nel modo più assoluto e sottoscriviamo:
“La violenza sessuale… da un italiano la posso sopportare. Da uno straniero no”

A vomitare questo abominio, a pronunciare questo scempio, a latrare queste infami parole è un cittadino di Cascina, tal Antonio.
Cascina, comune di Susanna Ceccardi, una delle sindache leghiste più volgari e razziste della Storia repubblicana.

“La violenza sessuale… da un italiano la posso sopportare. Da uno straniero no”.

In questo lurido e miserabile concetto c’è tutto il maschilismo, il razzismo e il fallocentrismo che come cancro sta divorando il nostro Paese, fra un “se l’è cercata” e un “le nostre donne”.

Maschilismo, razzismo e fallocentrismo che non proliferano per caso, ma sono figli legittimi proprio di quella cultura leghista che – fra un rutto, un porto chiuso e una bambola gonfiabile brandita – stimola e titilla gli istinti più beceri delle persone.

Perché alla fine Antonio è un prodotto loro.
Antonio – nella sua libera ed aberrante espressione – È COLPA LORO.

Ma almeno io, ai miei figli e ai miei nipoti, potrò dire di aver combattuto tutta questa merda fino alla morte.
Loro invece dovranno nascondersi nei meandri più puzzolenti e vili della Storia.

E ora sentiamo come LUI giustifica ai Kamerati fascio-leghisti che vuole governare con un condannato…!

 

fascio-leghisti

 

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E ora sentiamo come LUI giustifica ai Kamerati fascio-leghisti che vuole governare con un condannato…!

Correva l’anno 2013, era il primo agosto e così Matteo Salvini faceva il gallo sulla monnezza:

Berlusconi CONDANNATO a 4 anni.
Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato…

Un anno prima aveva già pubblicamente dichiarato:

Nessun leghista è disposto a puntare ancora su un’alleanza con Berlusconi.

No a possibili assi tra Carroccio e Cavaliere.
La nostra gente non ne vuole sapere di un ritorno in campo di Silvio Berlusconi. Basta, basta per sempre: se Berlusconi corre, lo farà senza di noi. La Lega ha avuto la forza e il coraggio di fare un passo avanti e attuare un bel ricambio generazionale. Altri sono fermi a Berlusconi o Bersani che hanno fatto il loro tempo. Sono sicuro che non c’è un solo elettore e un solo militante della Lega disposto a riscommettere su un’alleanza con Berlusconi. Ci abbiamo provato e ci ha portato solo risultati deludenti.

Preistoria dite voi?

“Io col vecchio centrodestra non tornerò mai, questo deve essere chiaro”

(Matteo Salvini, 25 febbraio 2019, intervista a Repubblica)

La coerenza non è il forte del Kamerata Matteo Salvini…!

By Eles

 

Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

 

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Dio, patria, famiglia… Ma ci vuole proprio tanto a capire che vi stanno prendendo per i fondelli? Questi tre non sono credibili né come cattolici, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale…!

Dio, patria, famiglia… tortura e manganello

Quando Giorgia Meloni ha gridato le tre paroline la piazza è esplosa.
Eppure i tre leader non sono credibili né come cattolici conservatori, né come patrioti, né come sostenitori della famiglia tradizionale.
Nessuno dei tre può ricevere la comunione (anche se Berlusconi che se ne frega di qualsiasi norma l’altro giorno ha fatto finta di non saperlo).
Propongono l’autonomia differenziata, cioè la rottura dell’unità nazionale, e la Lega ha nello statuto l’indipendenza della Padania.
Tutti e tre hanno famiglie non tradizionali, figli fuori dal matrimonio, ecc. e il leader più anziano è famoso in tutto il pianeta per il bunga bunga.

Le tre paroline servono per raccattare voti individuando nemici contro cui indirizzare gli elettori: quelli che hanno un altro dio e che sono stranieri (immigrati), chi non è eterosessuale ma “pretende” diritti (omosessuali e lesbiche).

Ci sono altre due parole che bisogna ricordare.

Zaia, già supino vice del ladrone Galan (cercate Mose con un motore di ricerca), ha gridato che la polizia deve usare il manganello non il galateo.
La Meloni ha attaccato il blandissimo reato di tortura che impedirebbe alle forze dell’ordine di lavorare come nell’Egitto di Al Sisi.
La piazza applaude nel paese di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Serena Mollicone.

Ovviamente questi tre imbroglioni diventano improvvisamente “garantisti” e libertari quando si tratta di difendere tangentisti, collusi con le mafie, grandi evasori, speculatori edilizi, ecc.

I fascisti del III millennio di Casa Pound applaudono.

“L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo” (Pasolini).

 

fonte: https://www.facebook.com/335126483234062/photos/a.792560544157318/2460787317334624/?type=3&theater

Geniale in Italia: la “lotta all’evasione” affidata agli evasori fiscali di professione!

 

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Geniale in Italia: la “lotta all’evasione” affidata agli evasori fiscali di professione!

Governare l’Italia non è facile, lo ammettiamo. Ma certe fesserie bisognerebbe evitarsele…

Nella bozza di decreto fiscale (approvato “salvo intese” diverse e successive, quindi altamente ballerino) il governo ha inserito alcune norme che dovrebbero essere anti-evasione.

La prima e più strombazzata è il “carcere agli evasori”, visto che l’articolo 54 sui reati tributari alza da sei a otto anni la reclusioneprevista per chi “al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni relative a dette imposte elementi passivi fittizi”.

Si potrebbe obiettare che anche sei non sarebbero pochi, se si fosse mai messo un vero “grande evasore” in galera. Purtroppo questo non accade perché “i controlli” sui big sono sempre molto laschi, la corruzione va alla grande (anche dei “controllori”), e chi ha molti soldi in genere ha anche ottimi avvocati… Ma tant’è.

Non è passata la sanzione della confisca dei beni “per sproporzione”, come avviene nel caso di sequestro dei beni ai mafiosi; al massimo “si andrà in paro”. In questo c’è una logica (equiparare l’evasione fiscale ai reti di mafia, in effetti, era decisamente hard), ma è chiaro che sono entrati in azione numerosi pompieri incaricati di proteggere evasori abituali alquanto vicini ai parlamentari di tutti i partiti.

La seconda, invece, è assai meno importante, ma cade decisamente nel momento sbagliato. Si aggiorna infatti il percorso di abbassamento del tetto al pagamento in contanti: si parla di un limite a 2 mila euro per due anni, poi giù a quota mille euro (dai 3 mila attuali). Mentre non si capisce se entrerà in funzione o no il meccanismo “premiale” per l’uso delle carte di credito negli acquisti quotidiani, con l’allucinante metodo della “lotteria” (che, come minimo, non garantisce affatto il consumatore, ma solo le banche e l’erario).

Il problema sociale è infatti l’entità delle commissioni che bisogna pagare al gestore della carta di credito (la banca) ogni volta che viene usata. Ovvio che con il contante ognuno paga il prezzo della merce che acquista e basta; mentre con la carta deve anche aggiungere un sovrapprezzo percentuale che va all’istituto di credito.

L’obiettivo del contrasto alla mini-evasione fiscale di alcune categorie molto “popolari” (idraulici, autofficine, negozianti al dettaglio, elettricisti, ecc) è palesemente meno rilevante dell’aggravio che viene imposto ai consumatori, con l’effetto di frenare consumi già scarsi a causa dei salari bassi.

Soprattutto, è evidente anche ai ciechi che si tratta dell’ennesimo regalo alle banche, che vedranno crescere gli introiti senza muovere un dito né offrire alcun servizio aggiuntivo (i pagamenti Pos sono completamente informatizzati e dunque non costano nulla alla banca, una volta “caricata” la carta).

Il che sarebbe già insopportabile, se il caso non ci avesse messo lo zampino con uno scandalo ulteriore.

Il quotidiano di Confindustria, IlSole24Ore, è stato infatti costretto a dare una notizia ferale: “Più di 55 miliardi di euro sarebbero stati sottratti al Fisco di diversi paesi europei nell’arco di 15 anni attraverso un gigantesco meccanismo di evasione fiscale legato alla compravendita di azioni di società quotate.

L’indagine è in corso in Germania e investe decine di broker, avvocati d’affari, società di revisione (quelle che dovrebbero garantire la “correttezza dei bilanci”, ecc), e soprattutto molte delle più grandi banche europee (Santander, Barclays, Goldman Sachs, Bank of America, Macquarie Group, Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole e HypoVereinsbank del gruppo Unicredit).

Il meccanismo è particolarmente contorto, come si conviene per operazioni finanziarie spericolate:

Il meccanismo fiscale sotto la lente dei magistrati tedeschi si basa sulla compravendita di azioni nel periodo imminente allo stacco del dividendo e sul rimborso fiscale della tassa sui guadagni di capitale. Un meccanismo complesso e sofisticato.

Le attività di arbitraggio dei dividendi hanno una lunga tradizione. Sono operazioni che hanno l’obiettivo di trasferire temporaneamente la proprietà delle azioni a terzi per ridurre le imposte pagate per la riscossione degli stessi dividendi.

Ma le strategie “cum-ex” vanno oltre. Si basano sulla restituzione dell’imposta sui guadagni sul capitale che vengono applicati ai dividendi, anche se queste imposte non sono mai state pagate.

In un’operazione cum-ex, per esempio, un fondo di investimento incarica un broker o una banca d’investimento di acquistare azioni di una società quotata alla vigilia del pagamento del dividendo. Questi titoli sono acquistati da un venditore breve o corto, che cioé non possiede effettivamente le azioni al momento della vendita.

Vi siete persi? E’ comprensibile. In pratica un “operatore” vende titoli che non ha prima che quei titoli perdano parte del loro valore perché devono “pagare la cedola” annuale agli azionisti. E su quelle operazioni non pagano tasse…

Fin qui saremmo addirittura nella normalità e quindi nella legalità delle operazioni finanziarie (sono ammesse, entro certi limiti, “vendite allo scoperto”).

Ovviamente questa masnada di truffatori legalizzati ha fatto di peggio:

Lo schema su cui la procura di Colonia indaga utilizzava fondi di investimento o pensioni esteri – quindi al di fuori della Germania – che avevano diritto a restituzioni totali o parziali di imposte sul reddito da capitale grazie ad accordi fiscali che i paesi in cui i fondi erano domiciliati avevano firmato con la Germania. Ad esempio, fondi pensione americani.

Le operazioni di compravendita normalmente non vengono registrate nello stesso momento in cui vengono ordinate, ma diversi giorni lavorativi dopo. Ciò significa che se il fondo di investimento dava l’ordine di acquistare i titoli di una società alla vigilia dello stacco del dividendo, quando riceveva le azioni il pagamento della cedola era già avvenuto e quindi il valore delle stesse azioni era diminuito (”ex dividendo”, senza dividendo).

Ma quando il fondo di investimento aveva ordinato l’acquisto dei titoli, le azioni avevano il valore del dividendo incorporato (”cum dividend”, con dividendo). Pertanto, il venditore delle azioni era obbligato a risarcire il fondo di investimento con un pagamento equivalente al dividendo.

Il pagamento compensativo era soggetto alle stesse imposte come il dividendo originale ma in questo caso l’obbligo di trattenere l’imposta sul guadagno di capitale spettava alla banca che vendeva i titoli. E qui scattava lo stratagemma giuridico che – secondo la procura di Colonia era alla base del meccanismo di evasione fiscale -: se la banca era domiciliata fuori dalla Germania, non aveva alcun obbligo di applicare le ritenute fiscali.

Nonostante questo, il fondo d’investimento della banca che aveva acquisito le azioni e aveva ricevuto il pagamento compensativo poteva rilasciare un certificato che attestava che le deduzioni erano state pagate al Fisco tedesco. Questo certificato concedeva il diritto di richiedere alle autorità fiscali della Germania il rimborso di una tassa mai pagata.

IlSole, giustamente, entra anche in dettagli più tecnici. E naturalmente dobbiamo sapere che questo “trucchetto” è solo uno degli infiniti giochi delle tre carte possibili per un “investitore professionale”.

Ma a noi basta sapere che la cosiddetta “lotta all’evasione fiscale” tramite la riduzione del contante utilizzabile e il pagamento con carta di credito sarebbe di fatto così affidata – a pagamento dei cittadini-consumatori, che devono versare una commissione per ogni acquisto –  a una banda internazionale di evasori fiscali!

L’idraulico e il meccanico rischieranno grosso, i consumatori verranno spennati ancora un po’ e gli evasori di taglia immensa potranno moltiplicare le loro entrate.

Geniale davvero!

fonte: http://contropiano.org/news/news-economia/2019/10/18/la-lotta-allevasione-affidata-agli-evasori-professionali-0119803?fbclid=IwAR3XafF9fz8t7Jp_9If4wo7EXIblWvCWw-dVFCZeF0c-GKNFcW92FLlfG-U

 

Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

 

Casapound

 

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Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

Sabato 19 ottobtr a Roma la manifestazione dalla Lega di Matteo Salvini con il contributo di Casapoud.

La giornata era stata annunciata lo scorso fine agosto, in pieno terremoto a seguito della fine dell’esperienza di governo giallo-verde e in concomitanza con la formazione di quello “giallo-blu” targato M5S-Pd.

Giornata di «orgoglio italiano», aveva detto, della «maggioranza operosa che non nasce a Bruxelles», ma che in fin dei conti non fa altro che vestire i panni dell’opposizione nel teatrino della politica italiana di questi tempi.

Ma facciamo attenzione alla composizione di piazza.

La presenza di formazioni neo-fasciste, come quella di Casapound, se non smuove infatti più di tanto Salvini – «sto giochino della piazza di fascisti fa ridere e non ci crede più nessuno» –, da una parte mette in imbarazzo la parte più moderata del centrodestra berlusconiano, alle prese con la cannibalizzazione di Forza Italia da parte dei due Matteo, dall’altra mette in allarme le forze antifasciste.

Razzismo, guerra tra poveri e ribaltamento della narrazione quotidiana sono gli argomenti su cui la destra in salsa salviniana, purtroppo ben coadiuvata dai maggiori organi di informazione interessati solo alla “speculazione informativa”, ha fondato la scalata consensuale della lega.

Tutti temi che i fascisti provano a cavalcare da sempre…

Ma la domanda da porci è: Veramente vogliamo Casapound al governo?

Merdogan – L’acuto editoriale di Marco Travaglio – “Che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sia una merdaccia è un dato ormai acquisito”…!

 

Marco Travaglio

 

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Merdogan – L’acuto editoriale di Marco Travaglio – “Che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sia una merdaccia è un dato ormai acquisito”…!

 

Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 16 OTTOBRE 2019

Merdogan

Che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sia una merdaccia è un dato ormai acquisito, tant’è che nessuno si azzarda a difendere la sua offensiva nel Kurdistan siriano contro chi ci ha salvati dall’Isis, combattendo per procura al posto nostro. Ciò che stupisce è lo stupore: ma che ci aspettavamo da Erdogan? È lui l’unico autorizzato a stupirsi: per lo stupore dell’Occidente. E per le minacce di embargo, militare da alcuni paesi Ue ed economico-commerciale dagli Usa. Cioè dai suoi alleati nella Nato. Alcuni dei quali aggiungevano alla storica partnership con quel Paese (peraltro decisa ben prima che arrivasse Erdogan, come premier nel 2003 e come presidente nel 2014) un trasporto sentimentale, un impeto amatorio, un arrapamento erotico che riguardava non solo la sua carica, ma anche e soprattutto la sua persona. B. per esempio lo chiamava “l’amico Tayyip”. Quello perseguitava o esiliava dissidenti, reprimeva nel sangue manifestazioni pacifiche, chiudeva giornali, censurava i siti web, truccava elezioni, arrestava oppositori, licenziava giudici, organizzava autogolpe per criminalizzare le minoranze, ricattava e taglieggiava l’Europa sui migranti e faceva pure il doppio gioco col petrolio dell’Isis. E il Caimano lo trattava da amico di famiglia, “l’amico Tayyip”, e sostenendo appassionatamente la sua richiesta d’ingresso della Turchia nientemeno che nell’Unione europea, tant’è che la stampa turca di regime l’aveva ribattezzato “l’avvocato di Ankara”.

Nell’agosto 2013 l’amico Tayyip invitò l’amico Silvio a fare il testimone di nozze a uno dei suoi quattro figli, Bilal (poi coinvolto col padre in un grave caso di corruzione). Lui ci andò e incappò nella solita gaffe mondiale. Il latrin lover brianzolo, durante la cerimonia, tentò di prendere la mano della sposa per baciarla. Il guaio è che la ragazza era tutta fasciata di veli e, secondo il rigido rito islamico, assolutamente inavvicinabile e intoccabile. Risultato: un mezzo incidente diplomatico-religioso che B. raccontò così, tutto sdegnato, al Corriere: “Ma come: io vado a Istanbul al matrimonio del figlio di Erdogan, sono l’ospite d’onore, faccio un gesto gentile come un accenno a un baciamani che mette un po’ in imbarazzo perché da loro non si usa che l’ospite d’onore si inchini davanti a chicchessia, e da noi anziché parlare del successo del nostro Paese e di come siamo considerati all’estero, montano su una polemica contro di me? Be’, è incredibile. Le cose devono cambiare”. Nell’aprile 2009 concesse il bis, usando addirittura Erdogan come gli studenti che marinano la scuola tirano in ballo la zia malata.

Angela Merkel lo aspettava in piazza a Baden Baden per la cerimonia con i capi di governo della Nato per celebrare la pacificazione franco-tedesca dopo la guerra mondiale. Ma lui pensò bene di far attendere un bel po’ lei e gli altri colleghi sotto il sole per appartarsi in riva al Reno a causa di una telefonata “improrogabile”, disertando il cerimoniale, il minuto di silenzio e la prima foto di gruppo. Poi raccontò che, essendo madrelingua turco, “ero al telefono col mio grande amico Tayyip” per convincerlo a dare il via libera alla nomina del premier danese Rasmussen a segretario generale della Nato e che la Merkel sapeva tutto. Invece la cancelliera era talmente furiosa che non gli strinse neppure la mano. Ancora l’anno scorso, il 9 luglio 2018, quel che resta del Caimano, fortunatamente privo di cariche pubbliche, si recò ad Ankara a ribaciare la pantofola del Sultano: “La Turchia resta un Paese cruciale sia per le relazioni dirette con l’Italia, visto l’interscambio tra i due Paesi e le attività dei nostri imprenditori lì, sia per la lotta al terrorismo (sic, ndr), sia per l’operazione di controllo dei flussi migratori”, pur precisando pudico che “non tutto quello che sta facendo Erdogan è condivisibile”. Ma – beninteso – “occorre mantenere aperto lo spiraglio del dialogo, e io anche grazie ai miei rapporti, al mio ruolo, alla mia storia, posso farlo con vantaggio per tutti”.

Anche il presidente Giorgio Napolitano (sempre sia lodato) era un grande fan della Turchia di Erdogan nella Ue: “La positiva prosecuzione del negoziato di adesione fra Unione europea e Turchia rappresenta un interesse strategico per l’Unione e uno stimolo per Ankara”, come da lui sostenuto “da sempre con convinzione” (9.1.2007); “L’adesione della Turchia potrà rappresentare una tappa di grande importanza per l’affermazione e l’espansione del ruolo dell’Europa” (14.11.2009). Peccato che poi la Ue non gli abbia dato retta, altrimenti ora ai vertici europei parteciperebbe anche quel bocciuolo di rosa di Erdogan.

Nel luglio 2016 ci fu il famoso golpe-burla in Turchia, con l’alzamiento di alcuni ufficiali, subito represso da Erdogan con una spaventosa ondata di arresti. Quando fu chiaro che, tanto per cambiare, aveva vinto lui, i capi di Stato e governo del cosiddetto mondo libero fecero a gara a chi esultava di più col Sultano e il suo governo “liberamente eletto”. Quella volta a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi e, dopo ore di silenzio per vedere chi avrebbe vinto, corse in soccorso del vincitore Erdogan esprimendo il “sollievo” della Nazione tutta per il “prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche” e perché “libertà e democrazia sono sempre la via maestra da seguire e difendere”. Testuale: la libertà e la democrazia. Più o meno le stesse parole che Renzi riservava ad altri noti tagliagole, come il presidente golpista egiziano Al-Sisi. L’altro giorno, lo smemorato di Rignano ha twittato commosso che non bisogna assolutamente lasciare soli “i nostri fratelli curdi”. Quelli, per intenderci, sterminati dalle “istituzioni democratiche” di Erdogan all’insegna della “libertà” e della “democrazia”.

Rinfreschiamo la memoria alle carogne d’oltralpe: 17 Ottobre 1961, il massacro di Parigi – La nuit oubliée – la notte che i francesi cercano di nascondere… rastrellamento e violenza su 15.000 persone, in 300 furono assassinati e gettati nella Senna. La loro colpa? Erano Algerini!

 

Parigi

 

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Rinfreschiamo la memoria alle carogne d’oltralpe: 17 Ottobre 1961, il massacro di Parigi – La nuit oubliée – la notte che i francesi cercano di nascondere… rastrellamento e violenza su 15.000 persone, in 300 furono assassinati e gettati nella Senna. La loro colpa? Erano Algerini!

 

Vomitevole? A noi? Rinfreschiamo un po’ la memoria alle carogne d’oltralpe con uno dei tanti episodi che tentano di nascondere e che forse dimenticano quando aprono bocca per offendere gli altri…

Gli stessi francesi la chiamano La nuit oubliée –Si tratta del massacro di centinaia di Algerini che volevano manifestare pacificamente per il centro di Parigi chiedendo l’indipendenza del loro Paese.
Siamo nel 1961, in piena guerra d’Algeria e la risposta della Francia colonialista è terribile: centinaia di morti, molti scomparsi, corpi gettati dai flics nella Senna… E poi il silenzio, l’oblio e la rimozione.

Si tratta della più grande mattanza consumatasi nella Francia metropolitana dal 1945 in poi. In Francia pochi sanno cosa è accaduto quel giorno.

Una breve sintesi dei fatti: in Francia nel ’61 la crisi della guerra d’Algeria scuoteva il governo di De Gaulle, nello stesso periodo avvenivano massacri e torture sistematici in Algeria mentre si avviavano i primi contatti per la negozazione tra la Francia e FLN dell’indipendenza algerina.

A Parigi ci sono stati diversi attentati conto poliziotti che organizzavano rafles (termine per indicare brutali retate in stile di quelle contro gli ebrei durante il regime di Vichy) selvagge contro i nordafricani, maltrattati e che subivano un pesante razzismo.

Nello stesso tempo si è attivata un’organizzazione di esterma destra armata, l’OAS (Organisation Armée Sècrete) apertamente ostile ad ogni forma di negoziato sull’Algeria, che è arrivata a fare un attentato a De Gaulle, un tentato colpo di stato e diversi omicidi. Questa formazione nazionalista (l’Algeria fa parte della Francia, è Francia all’epoca) è apertamente razzista e conta su un forte appoggio tra le forze armate e quelle di polizia.

In questo clima estremamente teso alcuni flics, certi dell’impunità, compiono dei sequestri e uccisioni di Algerini. Nei mesi di settembre e ottobre 1961 i casi di cadaveri massacrati sconoscuiti ritrovati nella Senna o nei boschi vicino Parigi aumenta in maniera esponenziale.

La situazione è esplosiva e il prefetto di Parigi, tal Maurice Papon, prefetto di Lille e collaboratore dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, ordina il 5 ottobre il coprifuoco per tutti gli Algerini. E’ solo l’ultimo di atti razzisti e criminali contro la popolazione Algerina. L’ Fln, profondamente radicato nel territorio, (un’organizzazione militare che esigeva il pagamento di contributi da tutti gli Algerini in Francia) per dimostrare la propria forza e il proprio seguito in un momento cruciale dei negoziati lancia una manifestazione di tutti gli Algerini (tutti nel senso che chi non andava era considerato un disertore, sebbene la gran parte fosse d’accordo con loro) in centro a Parigi contro il coprifuoco. Una manifestazione imponente e pacifica per mostrare la tenacia della lotta per l’indipendenza e contro il colonialismo Francese. Per il governo Francese la manifestazione era un atto di guerra di un gruppo terroristico sul suolo della capitale della Francia metropolitana.

Viene data carta bianca al prefetto Papon per reprimere la manifestazione che deve essere impedita.

Quella sera oltre 15.000 Algerini vengono arrestati in rastrellamenti su tutta Parigi e portati in centri di detenzione che diventano macellerie. Laddove si forma un abbozzo di corteo la polizia apre il fuoco su manifestanti disarmati e spacca teste con i suoi manici di piccone lunghi oltre 1 metro. I morti sono immediatamente moltissimi. In centro a Parigi vicino a Ponte Saint Michel, nel quartiere dove vivono centinaia di Algerini si forma un corteo che viene attaccato dai flics.

La scena, descritta da testimoni, è raccappriciante: sotto le finestre della Prefettura di Parigi, gli Algerini vengono massacrati, decine di corpi di morti o moribondi vengono lanciati nella Senna dal Ponte, i rimanenti vengono portati nella corte della Prefettura e picchiati ancora e ancora (alcuni dicono di 50 morti solo in quel luogo). Nei centri di concentramento le botte vanno avanti per oltre 2 giorni senza la presenza di occhi indiscreti, poi ci sono le espulsioni di massa in Algeria.

Decine e decine di Algerini “sono scomparsi”, cadaveri riaffiorano a decine dalla Senna nei giorni successivi.

La polizia comunica alla stampa di essere stata attaccata da persone armate e che si è difesa causando 2 morti (poi diventati 3) e diversi feriti. La stampa salvo rarissime eccezzioni (la rivista di Sartre e Testimonianza Cristiana) ci crede, su quella giornata cade il silenzio e l’oblio.

Per apptofondire:

 

Olivier Lambert, réalisateur: “Le 17 octobre 1961 reste un épisode méconnu en Algérie”

 

Fiorella Mannoia: “Cuba ha un embargo che dura da 60 anni e sono tutti d’accordo. Erdogan sta massacrando un popolo e nessuno se ne importa … poi dice che uno deve credere nella politica” – Come dargli torto?

 

 

Fiorella Mannoia

 

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Fiorella Mannoia: “Cuba ha un embargo che dura da 60 anni e sono tutti d’accordo. Erdogan sta massacrando un popolo e nessuno se ne importa … poi dice che uno deve credere nella politica” – Come dargli torto?

 

Fiorella Mannoia contro il menefreghismo dell’occidente sui massacri di Erdogan: “traccheggiano, ci pensano, tentennano” ma non fanno niente di niente.

Per molto meno tutti daccordo da 60 anni per l’embargo a Cuba (mica si può dare un dispiacere ai boss della mafia politica mondiale americani)…

Ovviamente tante cose Fiorella non le ha scritte. Ma in poche parole ha detto tutto:

“Cuba ha un embargo che dura da 60 anni e sono tutti d’accordo. Ma con Erdogan che sta massacrando un popolo traccheggiano, ci pensano, tentennano… poi dice che uno deve credere nella politica”