Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

 

Casapound

 

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Ma veramente vogliamo un governo con Casapound…?

Sabato 19 ottobtr a Roma la manifestazione dalla Lega di Matteo Salvini con il contributo di Casapoud.

La giornata era stata annunciata lo scorso fine agosto, in pieno terremoto a seguito della fine dell’esperienza di governo giallo-verde e in concomitanza con la formazione di quello “giallo-blu” targato M5S-Pd.

Giornata di «orgoglio italiano», aveva detto, della «maggioranza operosa che non nasce a Bruxelles», ma che in fin dei conti non fa altro che vestire i panni dell’opposizione nel teatrino della politica italiana di questi tempi.

Ma facciamo attenzione alla composizione di piazza.

La presenza di formazioni neo-fasciste, come quella di Casapound, se non smuove infatti più di tanto Salvini – «sto giochino della piazza di fascisti fa ridere e non ci crede più nessuno» –, da una parte mette in imbarazzo la parte più moderata del centrodestra berlusconiano, alle prese con la cannibalizzazione di Forza Italia da parte dei due Matteo, dall’altra mette in allarme le forze antifasciste.

Razzismo, guerra tra poveri e ribaltamento della narrazione quotidiana sono gli argomenti su cui la destra in salsa salviniana, purtroppo ben coadiuvata dai maggiori organi di informazione interessati solo alla “speculazione informativa”, ha fondato la scalata consensuale della lega.

Tutti temi che i fascisti provano a cavalcare da sempre…

Ma la domanda da porci è: Veramente vogliamo Casapound al governo?

Ai domiciliari Chiricozzi e Licci, i due fascisti di Casapound che, come bestie, violentarono e picchiarono a sangue una donna a Viterbo. Com’è che non si sentono cose tipo “non devono uscire vivi di galera”, “castrazione chimica” e l’immancabile “ruspa”? Forse non sono neri, ma fascisti?

 

fascisti

 

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Ai domiciliari Chiricozzi e Licci, i due fascisti di Casapound che, come bestie, violentarono e picchiarono a sangue una donna a Viterbo. Com’è che non si sentono cose tipo “non devono uscire vivi di galera”, “castrazione chimica” e l’immancabile “ruspa”?  Forse non sono neri, ma fascisti?

Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, i due militanti di Casapound che lo scorso aprile violentarono come bestie – picchiandola a sangue – una donna a Viterbo, sono ai domiciliari.

Ma non sentirete nessuno vomitare le solite cazzate folcloristiche fatte di “castrazione chimica” e dell’immancabile “ruspa”.

Non sentiremo un “non devono uscire vivi di galera” di cui qualcuno qualche mese fa si riempiva la bocca (ma in quel caso non si parlava di feccia fascista)

Questi due non sono negri, ma neri fascisti…

Che schifo.

 

by Eles

Salvini, Meloni e i fascisti di Casapound e Forza Nuova uniti contro il governo per “difendere la democrazia”. Ma lo fanno a modo loro, a colpi di saluti romani ed al grido “duce, duce”!

 

fascisti

 

 

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Salvini, Meloni e i fascisti di Casapound e Forza Nuova uniti contro il governo per “difendere la democrazia”. Ma lo fanno a modo loro, a colpi di saluti romani ed al grido “duce, duce”!

La manifestazione fascista di Roma, dove si è riunita l’intellighenzia dei seguaci di Salvini, Meloni, Casapound e Forza Nuova.

Oggi il centro di Roma è stato invaso da un’orda di barbari fascisti che in un delirio di slogan che lascia intendere la cifra della loro idiozia urlavano “duce, duce” alternato – chissà con quale logica – a “Democrazia” e condendo il tutto con un bel saluto romano…

Per questa gente fascismo e libertà democratica vanno a braccetto, nella convinzione figlia del populismo più becero che “il popolo sovrano ha sempre ragione”.

E siccome si sentono defraudati del giocattolo che non si sono riusciti a tenere stretti per più di 14 mesi, grazie al colpo di sole del loro Capitano, ora fanno i capricci, dimenticando non solo che quanto è avvenuto nei palazzi romani è stato frutto di una necessità innescata da Salvini e da nessun altro, ma anche che questo paese che dicono di amare sopra ogni cosa è una democrazia parlamentare.

E ci sono delle regole, regole che Salvini ha provato a distorcere e violare e non ci è riuscito, perché grazie a Dio le basi di questa nostra democrazia sono più forti di un Capitan Nutella in delirio di onnipotenza.

Ma ora bisogna reagire, con forza. E chi inneggiava ‘Duce, Duce’ nelle piazze della Capitale di un paese nato dall’antifascismo va identificato e arrestato. Senza se e senza ma. Basta concedere spazio e piazze ai fascisti, basta nascondersi, basta paura. Salvini ha regalato alla democrazia di questo paese la possibilità di risbattere questa feccia nel buio della storia. Non va sprecata: coi mezzi che la democrazia fornisce, e non sono pochi, alla violenza verbale e fisica si risponda con la pura forza della legge.

 

Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

Simone Di Stefano

 

 

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Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

I conti sospesi con la giustizia del candidato di CasaPound

Lo strano caso di Simone Di Stefano, 43 anni, capolista di Cpi alle elezioni europee del 26 maggio. La sua fedina penale è immacolata malgrado 16 pagine di “carichi pendenti”, con reati che vanno dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono incagliati

Simone Di Stefano, 43 anni, romano di Garbatella, leader di CasaPound Italia, candidato come capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni elettorali, è un uomo fortunato. La Costituzione antifascista ne ha garantito la campagna fascista nelle piazze italiane. Ma, soprattutto, come documenta il casellario giudiziale, la giustizia penale, di cui è cliente fisso da una quindicina d’anni, se lo è regolarmente dimenticato in qualche binario morto. Consentendogli di presentarsi immacolato all’appuntamento decisivo della sua vita politica.

Il Casellario giudiziale “attesta” infatti che “a carico di Di Stefano Simone, nato a Roma il 12/8/1976 “nulla” risulta”. E tuttavia, come un’altra banca dati documenta – quella dei “carichi pendenti della Procura della Repubblica di Roma” – l’elenco dei procedimenti penali a suo carico tutt’ora aperti compone una storia giudiziaria di 16 pagine, tre volte quelle che illustrano il suo programma elettorale.

Vediamo. Il 9 marzo del 2009, viene condannato a 6 mesi di reclusione e 800 euro di multa (pena sospesa) per un'”invasione di terreni ed edifici” dell’agosto 2004. Cinque anni per portarlo a processo, che, dopo il ricorso in appello, diventano 14 – quattordici – per una sentenza definitiva che assolve “per intervenuta prescrizione”. Gli va bene anche per un furto sempre di quel 2004. La sentenza di primo grado arriva solo nell’aprile 2010 – sei mesi di reclusione e 200 euro di multa (pena sospesa) – viene appellata nel settembre 2010 e di lì se ne perde traccia.

Anche se nel frattempo il nostro ha continuato a darsi da fare. Per esempio, assaltando gli uffici della Rai nel 2008, vicenda per la quale, come ha raccontato Il Fatto, deve ancora iniziare il processo. Nel 2014 viene assolto per una diffamazione del 2010, e, in quello stesso anno, in abbreviato prende 3 mesi di reclusione e 100 euro di multa per furto pluriaggravato. Anche qui pena sospesa, impugnazione in appello e un esito ancora da scrivere. Nel 2016 è denunciato per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, due anni dopo è rinviato a giudizio ma la prima udienza è fissata al 24 giugno prossimo. Tra il 2016 e il 2018 altri due rinvii a giudizio (processi in corso) per violazioni di sigilli, violenza a pubblico ufficiale, “getto di oggetti pericolosi”, mentre è sub iudice un processo per lesioni personali disposto nel 2016. Già: fortunato, immacolato e candidato.

fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2019/05/25/news/i_conti_sospesi_con_la_giustizia_del_candidato_di_casapound-227124133/?fbclid=IwAR1O7qD0sq3efnCh93nU_7m1Mdcly9eBjuq_7JtfkWX7BMmsppTnNqtUWnQ

Salvini contro Elemosiniere del Papa che riattacca luce in stabile occupato: “le bollette si pagano, ci sono 300.000 Euro di arretrati” …Cogliamo l’occasione per ricordargli che a Roma c’è un altro stabile occupato dai fascisti di Casapound; anche qui sono 300.000 Euro di bollette arretrate, ma nessuno stacca la luce…!

 

 

Salvini

 

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Salvini contro Elemosiniere del Papa che riattacca luce in stabile occupato: “le bollette si pagano, ci sono 300.000 Euro di arretrati” …Cogliamo l’occasione per ricordargli che a Roma c’è un altro stabile occupato dai fascisti di Casapound; anche qui sono 300.000 Euro di bollette arretrate, ma nessuno stacca la luce…!

Matteo Salvini contro l’Elemosiniere del Papa: “Pagasse lui le bollette degli occupanti”

Matteo Salvini ha commentato duramente la decisione dell’elemosiniere del Papa di riattaccare la luce a Spin Time Labs, occupazione di Roma dove vivono 450 persone. “Io conto che dopo aver riattaccato la luce adesso paghi anche i 300 mila euro di bollette arretrate”, ha dichiarato il ministro dell’Interno.

“Ma allora tutti gli italiani che pagano bollette, mutui, stanno in case popolari sono fessi?”. Queste le parole dette da Matteo Salvini in relazione alla decisione dell’elemosiniere del Papa di riattaccare la corrente elettrica a Spin Time Labs, lo stabile occupato da 450 persone in via Santa Croce in Gerusalemme. “Sto raccogliendo elementi, ho sentito il Comune, la prefettura e la questura – dichiara ancora il ministro dell’Interno in un comizio tenuto a Cuneo – C’è questo palazzo occupato a Roma dove ci stavano 3-400 persone che non pagavano le bollette e quindi giustamente la società che gestisce l’elettricità ha staccato la corrente perché le persone che lo occupavano abusivamente avevano accumulato un debito di 300 mila euro. È arrivato un alto esponente del Vaticano, l’Elemosiniere del Santo Padre e ha riattaccato la luce. Io conto che dopo aver riattaccato la luce adesso paghi anche i 300 mila euro di bollette arretrate. A proposito di diritti e doveri, penso che voi tutti, magari facendo dei sacrifici, le bollette le pagate”.

….RINFRESCHIAMO LA MEMORIA A SALVINI…
A Casapound c’è la luce, nonostante 300mila euro di bollette non pagate ad Acea

Mentre gli italiani residenti al centro sociale Spin Time Labs vengono tenuti al buio, i fascisti di Casapound hanno tutte le utenze. Ma chi paga?

Prima gli italiani, certo, ma solo se fascisti e nostalgici. Vivono davvero in uno strano universo, i fascisti di Casapound, un mondo in cui a loro tutto è concesso e la legge vale per chi è troppo stupido o debole per ribellarsi. Così, mentre frignano per essere stati cacciati a pedate dal Salone del Libro e danno l’assalto alle periferie di Roma cacciando chi ha diritto a una casa, loro lo stabile in via Napoleone III lo continuano a occupare, nell’immobilismo disarmante delle istituzioni che più che appelli non riescono a fare per cacciare questi abusivi in mezzo a una strada. Abusivi che campano nel centro di Roma con tutte le utenze, senza pagare un euro, mentre lo stabile del Centro sociale Spin Time Labs, occupato da 350 italiani, viene tenuto al buio da un sistema che funziona solo contro i più umili.

Nonostante Simone Di Stefano dicesse – mentendo – che i residenti dello stabile di Casapound pagassero tutte le utenze, nel 2016 Acea ha chiuso i contatori, dato che si era accumulato un debito a sei cifre. Ma la sera, le luci del civico 8 erano tutte accese. E allora, come si spiega? Perché è la solita storia all’italiana, le leggi ci sono – vedi l’apologia di fascismo, legge più ignorata della storia della Repubblica – ma all’italiano, specie se fascista, gli vanno strette. L’articolo 5 della legge Lupi del 2014, dal nome del Ministro Maurizio Lupi, prevede a chiare lettere che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

Quindi, Casapound da dove la prende la luce? Rimane un mistero, perché l’unico che potrebbe stipulare un contratto che non sia nullo ai sensi di legge è il legittimo proprietario dello stabile, che risulta essere il demanio, oppure un legittimo affittuario, che al momento non esiste.

La questione poteva essere risolta con l’ispezione della guardia di finanza compiuta lo scorso ottobre, ispezione che è finita con una semplice constatazione dello stato dei locali. Perché a Roma Casapound, non si capisce a che titolo, continua a godere di una sorta di legittimazione altra.

Acea, lo scorso 14 settembre, ha emesso un atto di pignoramento per il valore di 330mila euro e in teoria chiunque debba dei soldi a Casapound li dovrebbe girare alla società romana.

FONTI:

https://roma.fanpage.it/matteo-salvini-contro-lelemosiniere-del-papa-pagasse-lui-le-bollette-degli-occupanti/

https://www.globalist.it/news/2019/05/13/a-casapound-c-e-la-luce-nonostante-300mila-euro-di-bollette-non-pagate-ad-acea-2041347.html

La mamma di uno degli stupratori di Viterbo già due anni fa aveva lanciato l’allarme: “CasaPound ritrovo di falliti e violenti che si cibano di luoghi comuni e scemenze varie”

stupratori

 

 

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La mamma di uno degli stupratori di Viterbo già due anni fa aveva lanciato l’allarme: “CasaPound ritrovo di falliti e violenti che si cibano di luoghi comuni e scemenze varie”

La lettera della madre di uno degli stupratori di Viterbo: “Casapound un ritrovo di falliti, hanno rubato mio figlio”

La madre di Francesco Chiricozzi aveva scritto una lettera aperta contro Casapound due anni fa, quando il figlio era finito in carcere per aver picchiato un coetaneo.

Francesco Chiricozzi, consigliere comunale di Casapound da qualche giorno in carcere perché accusato di aver stuprato una 36enne, non è nuovo a grane con la giustizia: nel 2017, quando era ancora minorenne, Chiricozzi aveva picchiato un ragazzo perché su Facebook aveva pubblicato un meme contro Casapound. Ha ancora un processo in corso, presso il Tribunale dei Minori.
All’epoca, la madre di Chiricozzi fece una scleta molto coraggiosa, ossia quella di schierarsi contro il figlio e contro Casapound, pubblicando una lettera presso il quotidiano online Il Viterbese intitolata ‘La banalità del male’ e in cui affermava che Casapound è “un ritrovo di falliti e violenti, che mi hanno rubato mio figlio”.
Il fatto di avere un figlio sottrattomi in maniera subdola da quattro farneticanti di CasaPound, sia locale che provinciale, ritrovo di falliti e violenti che si cibano di luoghi comuni e scemenze varie, non esclude di farmi schierare dalla parte di Paolo (la vittima del pestaggio) e di sua madre che conosco personalmente e con cui mi scuso per ciò che ha dovuto subire” scriveva la signora.
“‘La banalità del male’ colpisce sempre e vedere come trasforma i propri figli, toglie il respiro. So per certo che questi quattro deficienti hanno bisogno di visibilità per esistere e per sentirsi appagati. Togliamogliela e isoliamoli il più possibile. Devono stare da soli e cibarsi le loro Acca Larentia, le ‘loro’ foibe, le spade di Thor, le loro cinghiamattanze, i loro falsi miti romani. Dico alle mamme di controllare i loro figli. So per certo che ci sono nuove prede attratte dal miele di questi quattro soggetti deliranti. Non li fate avvicinare a loro” continua la lettera.

Uno degli stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi… Avete capito bene, al padre! Un padre che invece di sfracellare di botte un figlio così, ne va fiero… Ma c’è poco da stupirsi, i fascisti sono così…!

 

CasaPound

 

 

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Uno degli stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi… Avete capito bene, al padre! Un padre che invece di sfracellare di botte un figlio così, ne va fiero… Ma c’è poco da stupirsi, i fascisti sono così…!

Da Globalist:

Uno stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi

Nella lista c’era anche il padre di Licci, che consiglia al figlio di gettare via il telefono: «Riccardo, butta il cellulare subito».

Si tratta di quattro video e quattro foto raccapriccianti. I fotogrammi della sopraffazione violenta e bestiale, l’audio con i flebili lamenti della vittima e le bestemmie degli stupratori che cercano la luce migliore per fare le riprese. «Cancellare obbligatoriamente. Reset del telefono» come si legge su IlMessaggero.it.
Il comando in chat è chiaro: quei video devono sparire. Così come i filmati della telecamera di sorveglianza esterna del pub Old Manners, il circolo culturale di CasaPound dove la notte tra l’11 e il 12 aprile Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, due giovani militanti di vent’anni, hanno trascinato una donna con la scusa di bere gratis per poi stuprarla.
I video, descritti con dettagli raccapriccianti nell’ordinanza che ha portato all’arresto dei due indagati, sono state recuperati dagli investigatori il giorno successivo alla violenza. Dal telefono di Chiricozzi erano già stati rimossi. Amici e parenti glielo consigliavano nella chat di Blocco studentesco, l’organizzazione neofascista dove le immagini erano state condivise e nella quale c’era anche il padre di Licci, che consiglia al figlio di gettare via il telefono: «Riccardo, butta il cellulare subito», scrive. Un altro suggerisce: «Fai l’hard reset del telefono».

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/05/01/uno-stupratore-di-casapound-aveva-mandato-al-padre-il-video-della-violenza-per-vantarsi-2040818.html

Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: crediamo proprio che non ci sia proprio nient’altro da dire…!

 

Salvini

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Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: crediamo proprio che non ci sia proprio nient’altro da dire…!

Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: segnale forte e chiaro

Il brand si chiama Pivert e titolare dell’azienda è un picchiatore di Blocco Studentesco. Il leader della Lega strizza l’occhio all’estrema destra…!

“L’uomo Pivert non è un uomo elitario, non si ritira nei piani alti di un grattacielo per osservare dall’alto verso il basso. Si sporca le mani ma non sopporta la massa, gli standard, le cose di tutti e per tutti…. L’uomo Pivert combatte, sul ring o sulla vita non fa differenza. Lui combatte: per le proprie idee, per opporsi a ciò che non gli sta bene”. Ricordiamo la visione dell’uomo Pivert – azienda di abbigliamento sportivo di cui andremo a parlare – perchè mercoledì sera alla finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan, Matteo Salvini era in tribuna d’onore allo stadio Olimpico di Roma con cappellino del suo Milan in testa e indosso una giacca impermeabile della Pivert. L’azienda, caratterizzata dal logo di un picchio bianco, è quasi una divisa tra i neofascisti, quelli di CasaPound, ma non solo. Per mettere a posto tutti i tasselli, CasaPound è quella realtà neofascista le cui gesta si possono ripassare scorrendo la cronaca nera, anzi nerissima, di Roma ma non solo. Suoi esponenti, come Iannone e Di Stefano, quando non erano politicamente  ingombranti , erano culo e camicia ( nera ) con Salvini.
E l’uomo che vorrebbe tanto divenire da qui a breve ministro dell’Interno mercoledì era in tribuna d’onore dell’Olimpico a far da testimonial alla linea d’abbigliamento più amata dai neofascisti. Non distante, la presidente del Senato, seconda carica dello Stato, espressione di quel parti
to di proprietà di Silvio Berlusconi che ha dato il lasciapassare alla possibile alleanza tra Lega di Salvini e 5Stelle di Di Maio.
Andiamo alla Pivert. Il titolare dell’azienda (il logo è, appunto, un picchio stilizzato) è Francesco Polacchi, già responsabile nazionale di Blocco Studentesco (la costola giovanile di CasaPound), condannato a un anno e quattro mesi per i violenti scontri in piazza Navona, a Roma, nel 2008  e ora indagato per gli scontri seguiti al blitz di CasaPound a Milano contro il sindaco Beppe Sala. Era il 29 giugno 2017. Secondo i magistrati, Polacchi avrebbe aggredito con calci e pugni due persone.
La Pivert  oggi ha una rete vendita con negozi sia in Italia che all’estero. Un successo, in pochi anni, considerando che nacqua nel vicino 2015. Il marchio di fatto è una costola commerciale di CasaPound- Pivert sul nascere pounta immediatamente ai giovani della destra estrema, pur non avendo riferimenti espliciti all’iconografia fascista. Pivert è un  segno di riconoscimento. Protagonisti delle campagne pubblicitarie sono ragazzi coi capelli rasati ritratti davanti al Vittoriale o all’Altare della Patria. Per essere chiari e diretti.  E mercoledì sera all’Olimpico di Roma Salvini a far bella mostra del suo Pivert. Che non gli ha portato bene.

tratto da: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/05/10/salvini-con-il-giubbetto-dei-fascisti-di-casapound-segnale-forte-e-chiaro-2024052.html