“La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C” … Lo ha detto Silvio Berlusconi, quello che a Palazzo Chigi ha portato Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi e tanti altri ancora peggio!

 

Silvio Berlusconi

 

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“La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C” … Lo ha detto Silvio Berlusconi, quello che a Palazzo Chigi ha portato Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi e tanti altri ancora peggio!

 

Berlusconi: “La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C”

Silvio Berlusconi attacca Luigi Di Maio per la sua scelta – definita “comica” – di presentare in anticipo i nomi degli eventuali ministri in caso di vittoria elettorale del M5s: “Ha presentato dei professorini di serie C”. Ma apre anche alla possibilità di affidare la presidenza di una delle due Camere al M5s.

Questo ha dichiarato il sig. (incandidabile in quanto pregiudicato) Silvio Berlusconi.

Lo stesso che rivalutando alla grande la figura di Caligola ha portato a palazzo Chigi Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi…

Un consiglio per un divertente giochetto: Andate a vedere su Wikipedia le formazioni dei vari governi Berlusconi. Provate a contare in quanti sono ancora a piede libero…

By Eles

 

Ricapitoliamo: hanno tenuto in piedi il governo (facendo maturare i vitalizi) solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente! …Ma ricordate, gli incapaci sono i Cinquestelle!

 

 

legge elettorale

 

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Ricapitoliamo: hanno tenuto in piedi il governo (facendo maturare i vitalizi) solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente! …Ma ricordate, gli incapaci sono i Cinquestelle!

 

Dopo la debacle (francesismo che tradotto rigorosamente in Italiano significa grossomodo “madornale figura di merda”) di Renzi al referendum del 4 dicembre 2016 il governo Pd era appeso ad un filo.

Fu incaricato Gentiloni di traghettare l’esecutivo alle imminenti elezioni anticipate… anticipate una beata minchia.

Da una parte c’erano gli amici parlamentari che correvano il rischio di non maturare i vitalizi. Dall’altra una legge elettorale con cui il M5s avrebbe stracciato, distrutto, disintegrato, umiliato, azzerato qualsiasi avversario…

…E allora 2 piccioni con una fava: niente voto finché non si fa una nuova legge elettorale.

Risultato? La legislatura che diveva sciogliersi anticipatamente è giunta alla sua fine naturale. Quei poveretti dei nostri parlamentari hanno ottenuto il loro agognato vitalizio ed è stata varata la più schifosa delle leggi elettorali.

Quest’ultima se da una parte tiene lontano l’incuno Grillino, dall’altra assolutamente non consente alcuna governabilità.

Morale della favola?

Hanno tenuto in piedi il governo solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente!

…E voi italioti provate un po’ ad indovinare chi, in tutto questo, lo prende a quel posto?

By Eles

Tanto per approfondire:

La Stampa del 26.02.2018 – Veltroni con Gentiloni: “Senza maggioranza, serve legge elettorale e ritorno al voto”

Panorama del 04.06.2017 – Legge elettorale ed elezioni anticipate: tutte le date

 

“Il M5S è una setta pericolosa” lo ha dichiarato il sig. Berlusconi Silvio, tessera n. 1816 della Loggia Massonica P2…!

 

Berlusconi

 

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“Il M5S è una setta pericolosa” lo ha dichiarato il sig. Berlusconi Silvio, tessera n. 1816 della Loggia Massonica P2…!

…E si. Lo ha detto e ripetuto. Il Massone Silvio Berlusconi dice che i Cinquestelle sono una setta… Ci vuole una bella faccia tosta, non trovate?

Leggiamo da Fanpage:

Berlusconi: “M5S è una setta pericolosa, il Pd una scatola vuota. Il voto utile siamo noi”

Il leader di Forza Italia torna ad attaccarre M5S e Partito Democratico: “Mi rivolgo agli Italiani delusi da questa politica, fra loro ci sono moderati che avevano creduto in Renzi ma il PD non è più competitivo, è una scatola vuota, divisa e senza possibilità di vittoria. Il M5S è una setta pericolosa. L’unico voto utile siamo noi”.

Silvio Berlusconi torna ad attaccare il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. In un’intervista concessa a Studio Aperto, il leader di Forza Italia ha definito il Movimento guidato da Luigi Di Maio “una setta pericolosa” e il Pd “una scatola vuota non più competitiva”. “Mi rivolgo agli Italiani delusi da questa politica, fra loro ci sono moderati che avevano creduto in Renzi ma il PD non è più competitivo, è una scatola vuota, divisa e senza possibilità di vittoria. Il M5S è una setta pericolosa. L’unico voto utile siamo noi”, ha dichiarato Berlusconi. “Abbiamo perso troppo tempo con questi governi di sinistra che non abbiamo votato. L’Italia non può più aspettare, ha bisogno di un governo capace di prendere subito provvedimenti per le tante emergenze che ci sono nel nostro paese”, ha proseguito il leader di Forza Italia.

Nel corso dell’intervista, Silvio Berlusconi ha parlato poi del programma di coalizione e della Flat Tax che intende introdurre una volta al governo: “La Flat Tax è la colonna portante del nostro programma: funziona benissimo in tutti i Paesi che l’hanno applicata e porterà doni a tutti, soprattutto ai più deboli. Con la Flat Tax chi guadagna poco non pagherà più nessuna tassa, mentre i ceti medi pagheranno molto meno, i grandi capitali avranno una ragione per rimanere in Italia: mai più un’azienda come l’Embraco se ne potrà andare all’estero mettendo sul lastrico i lavoratori italiani e le loro famiglie”, ha dichiarato a Studio Aperto.

Per quanto riguarda gli altri punti di programma, Silvio Berlusconi è tornato a parlare delle misure per le fasce più deboli della popolazione: “Per i più deboli abbiamo pronti degli interventi immediati: reddito di dignità, pensioni minime a mille euro anche per le mamme, tasse e decontribuzione per le imprese che assumono un giovane disoccupato”. Il leader di Forza Italia è ormai convinto di avere la vittoria in tasca e infatti già questa mattina ha dichiarato di non aspettarsi sorprese dal voto: “Non mi aspetto sorprese dal voto, ci sarà un’affermazione importante di Forza Italia e del centrodestra: sento in giro intorno a me affetto, vicinanza e sostegno che mi fanno pensare a uno splendido risultato”.

fonte: https://www.fanpage.it/berlusconi-m5s-e-una-setta-pericolosa-il-pd-una-scatola-vuota-il-voto-utile-siamo-noi/

Siamo arrivati a questo – Lo sfogo di una madre su Facebook: “I miei figli adottivi vivono nel terrore grazie a Salvini”…!

 

Salvini

 

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Siamo arrivati a questo – Lo sfogo di una madre su Facebook: “I miei figli adottivi vivono nel terrore grazie a Salvini”…!

 

Vi consigliamo vivamente di leggere anche questo:

L’ennesima cazzata razzista di Salvini. E la fantastica risposta di un utente Facebook. La miseria di un politico contro la grandezza della gente comune!!

Lo sfogo di una madre su Facebook: “I miei figli adottivi vivono nel terrore grazie a Salvini”

In una lettera aperta una mamma di due bimbi africani attacca il leader della Lega su Facebook: “Volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore davvero fuori dal comune”.

 

Una mamma adottiva su Facebook, la signora Gabriella Nobile, imprenditrice 49enne di Taranto trasferita a Milano, si è rivolta direttamente al leader della Lega Salvini, per accusarlo di alimentare la paura e un senso di insicurezza nei suoi bambini. La donna ha adottato i suoi figli quando avevano 2 anni il maschietto e pochi mesi l’altra: “Parlano un accento smaccatamente milanese entrambi. Sono super-integrati, più di me che vengo dalla Puglia”, ha raccontato al Corriere.

Il post sul social network, datato 25 febbraio, è un lungo sfogo della signora, preoccupata per i toni di questa campagna elettorale: “Caro Salvini, sono una mamma adottiva di due splendidi bambini africani, volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore davvero fuori dal comune. Mia figlia di 7 anni prima di andare a letto mi chiede “ma se vince quello che parla male di noi mi rimandano in Africa?” E piange disperata. Mio figlio invece, prende l’autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti”.

La lettera aperta è stata scritta dopo il “giuramento” che il leader della Lega ha fatto in pubblico nella piazza di Milano, esibendo la Costituzione e il Vangelo, e pronunciando queste solenni parole: “Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, a 60 milioni di italiani, di servirlo con onestà e coraggio”. Una summa della sua campagna elettorale, imperniata su messaggi di esclusione e odio, con continui riferimenti al concetto cardine del suo programma “Prima gli italiani”.

“Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva : sporco n…, n… di mer…, torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne…credo che sia la palese dimostrazione di come questo paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro. Nei suoi ipocriti slogan “prima gli italiani” c’è tutta l’ignoranza di colui che non ha ancora capito che l’italiano è colui che ama l’Italia non che ci è nato! Come io sono mamma perché amo i miei figli e non perché li ho partoriti. Faccia la guerra a coloro che ci hanno ridotto al collasso. Benpensanti italici che hanno impoverito di cultura e di valori questo bellissimo Paese facendo guerre contro i poveri, gli immigrati, i gay, i rifugiati…tutto per una sola bieca motivazione. Distogliere l’attenzione dalle malefatte (e non uso termini peggiori perché sono una Signora) che imperterriti continuate a perpetuare a chi in questo paese ci crede davvero”.

Il post ha ricevuto quarantamila like e 30mila condivisioni, diventando virale su Facebook. Dopo la sua denuncia la signora ha precisato di non aver voluto fornire “indicazioni di voto o fare politica. Mi sono rivolta a lui perché ritengo che certe posizioni della Lega non aiutino in termini di integrazione. Prima Bossi ce l’aveva con i “terroni”. Ora hanno tolto “Nord” dal nome del partito e se la prendono con gli extracomunitari”.

La risposta di Salvini
Salvini prova a rassicurare la signora Nobile, rispondendo con un altro post su Facebook: “Una mamma che ha adottato due bimbi africani dice che i suoi figli hanno paura di me? Sbaglia, lo dico con affetto, da papà. Basterebbe che la mamma spiegasse ai suoi figli che io allontanerò dall’Italia delinquenti, clandestini e spacciatori, non certo i bambini! Voglio un Paese più sicuro per tutti, soprattutto per i nostri figli. Questo mi chiedono non solo gli italiani ma anche tanti immigrati, regolari e perbene, che vivono in questo Paese. Anzi, al governo lavorerò per rendere più veloci e meno costose le adozioni per le migliaia di coppie che attendono questa gioia da anni, non avendo 30.000 euro da spendere o anni per aspettare” – e conclude con un invito – “Visto che viviamo entrambi a Milano, sarei ben felice di offrirle un caffè al parco, mentre i nostri bimbi giocano insieme”.

 

fonte: https://www.fanpage.it/lo-sfogo-di-una-madre-su-facebook-i-miei-figli-adottivi-vivono-nel-terrore-grazie-a-salvini/p1/

Italo Calvino, Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti – “un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”

Italo Calvino

 

 

 

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Italo Calvino, Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti –  “un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”

Italo Calvino, Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti

di Gabriella Giudici

Nell’ottobre scorso (2012), riflettendo sul declino della scuola pubblica e sul particolare accanimento mostrato dai governi degli ultimi vent’anni nel portare a compimento l’opera di decostituzionalizzazione della pubblica istruzione, mi era tornato in mente L’apologo sull’onestà, uno degli ultimi interventi di Calvino sulla stampa, nel quale lo scrittore tratteggiava la singolare antropologia di un paese nel quale i “responsabili” od “onesti” non siedono nell’assemblea dei “rappresentanti del popolo”, ma tra le macerie delle istituzioni da questa bombardate.

Avevo osservato, allora, che “un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”, concludendo che il senso di questa constatazione era meglio spiegato proprio dal testo calviniano che riproponevo in lettura.

Da quell’ottobre, questo post è stato rilanciato su facebook e visionato centinaia di volte, fino a smarrire la distinzione tra la mia introduzione e il testo calviniano.

Dopo l’affermazione erroneamente attribuita a Calvino, proseguivo: “mi pare che lo spieghi perfettamente Calvino in questo testo, tragicamente attuale, uscito su La Repubblica [ora in Romanzi e raccontivol. 3, Arnoldo Mondadori Editore] del 15 marzo 1980, agli albori di un’era che oggi sta finendo insieme con il bene pubblico ancora difeso dai molti che

«non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese [in cui] loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare».

La scuola è per definizione il luogo in cui gli insegnanti si chiedono di tutto, salvo quanto vale in denaro l’intelligenza che sto formando quanta ne ho prodotta oggi, come test sempre più insulsi e dannosi chiedono di fare. Questo è lo spirito con cui ho riletto l’Apologo, in una delle molte interpretazioni possibili [qui, ad esempio, quella di Rodotà].

Sperando di aver reso un contributo alla leggibilità dell’insieme, vi lascio alla lettura di Calvino.

 

QUI il video

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.

Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.

Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo ( e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.

In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi  unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé ( almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità , di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.

fonte: http://gabriellagiudici.it/italo-calvino-apologo-sullonesta-nel-paese-dei-corrotti/

 

 

 

Sei incinta? Licenziata! …Ce lo chiede l’Europa…!

 

Europa

 

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Sei incinta? Licenziata! …Ce lo chiede l’Europa…!

 

Per la Ue lecito licenziare le lavoratrici in gravidanza

Una legge nazionale che consente di licenziare la lavoratrice in stato di gravidanza nell’ambito di una procedura di licenziamento collettivo non è contraria al diritto comunitario; ciascuno Stato membro resta, tuttavia, libero di prevedere forme di tutele più forti per le dipendenti madri e gestanti. Con queste motivazioni la sentenza della Corte di giustizia pubblicata ieri (Causa C 103/2016), ha rimosso ogni dubbio sulla legittimità della normativa vigente in Spagna.

La controversia è nata a seguito del licenziamento di una lavoratrice in stato di gravidanza nell’ambito di una procedura di riduzione collettiva del personale avviata da una banca. Tale recesso è stato intimato nel rispetto delle norme spagnole, che vietano il licenziamento delle lavoratrici gestanti salvo il caso in cui il recesso sia dovuto a motivi non riguardanti la gravidanza o l’esercizio del diritto ai permessi e all’aspettativa conseguenti alla maternità.

Il giudice locale ha sollevato la questione del possibile contrasto con le norme della direttiva 92/85, con la quale sono definite misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle donne gestanti, puerpere o in periodo di allattamento.

La Corte di giustizia ritiene infondato questo dubbio, rilevando che il divieto di licenziamento posto dalla direttiva mira a prevenire gli effetti dannosi sullo stato fisico e psichico delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, che può generare un rischio di licenziamento per motivi connessi al loro stato. Per prevenire questo rischio, sono previste pesanti sanzioni per tutti i provvedimenti che abbiano come presupposto lo stato personale della lavoratrice. Al contrario, osserva la Corte, la direttiva non vieta il licenziamento durante il periodo dall’inizio della gravidanza fino al termine del congedo di maternità, qualora l’atto sia fondato su motivi non connessi allo stato di gravidanza della lavoratrice.

Tali motivi possono essere, precisa la Corte, economici, tecnici o relativi all’organizzazione o alla produzione dell’impresa, e devono essere indicati per iscritto dal datore di lavoro, il quale deve comunicare alla lavoratrice gestante i criteri oggettivi adottati per designare il personale da licenziare.

La Corte prende posizione anche sul regime sanzionatorio applicabile alla fattispecie, precisando che la tutela risarcitoria in favore delle donne gestanti puerpere e in allattamento deve essere accompagnata dall’espresso divieto di recesso per motivi fondati sulla condizione personale della lavoratrice.

La sentenza – nella parte relativa alla possibilità di licenziare le lavoratrici madri nell’ambito di una procedura di riduzione del personale – potrebbe (in linea teorica) legittimare un ripensamento sulla materia, ma non avrà alcun impatto immediato sulle norme vigenti in Italia, che impediscono, anche in caso di procedura collettiva, il licenziamento della lavoratrice madre, a meno che non ci sia una chiusura dell’intera azienda.

 

fonte: http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/norme-e-tributi/2018-02-23/per-ue-lecito-licenziare-lavoratrici-gravidanza–090646.shtml?uuid=AEwbB74D

Boschi: 2014 “Sono favorevole alla soppressione dell’autonomia” – 2018 si candida a Bolzano! …Ma che Vi aspettate da gente che alla coerenza preferisce una bella poltrona sotto il sedere?

 

Boschi

 

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Boschi: 2014 “Sono favorevole alla soppressione dell’autonomia” – 2018 si candida a Bolzano! …Ma che Vi aspettate da gente che alla coerenza preferisce una bella poltrona sotto il sedere?

 

Da La Voce del Trentino:

Boschi: «Sarei favorevole alla soppressione dell’autonomia». E la candidano a Bolzano.

Correva l’anno 2014 quando l’allora Ministro Maria Elena Boschi dichiarò candidamente: «Non è il momento propizio, ma sarei favorevole alla soppressione delle autonomie speciali» 

Il palco era quello della tradizionale Leopolda renziana. E del resto anche il “nume tutelare” della Boschi medesima, tal Renzi Matteo, nel suo libro “Stil Novo” scriveva già nel 2012: “Ci vuole una cura radicale per risolvere il problema… Via le province, trasformate in enti di secondo livello e via le regioni a statuto speciale».

La verità però è davanti agli occhi di tutti, basta leggerla. Già nella tanto decantata “riforma Boschi” poi bocciata dal referendum  l’autonomia era messa a rischio. Pur essendo il testo un guazzabuglio a tratti incomprensibile, all’art.39 era infatti spiegato chiaramente che la riforma non si applica alle Autonomie Speciali solo fino all’approvazione dei nuovi Statuti. Quindi poi si applica e il come lo hanno già spiegato proprio Renzi e la Boschi, la si elimina.

È quanto mai contraddittorio che la ministra che più di ogni altro ha cercato di svuotare o sospendere la nostra autonomia venga candidata in una regione che da sempre è la vera culla dell’autonomia.

È chiaro che Maria Elena Renzi è stata “paracadutata” a Bolzano perché personaggio ingombrante. Il PD e Renzi ritengono il collegio di Bolzano sicuro per lei. visto il forte il patto tra dem e Svp. Ora la «palla» passerà agli elettori di Bolzano che dovranno scegliere se votarla o meno.

A Bolzano, nell’uninominale, se la vedrà con Michaela Biancofiore, candidata di Forza Italia e zarina di Silvio Berlusconi in regione

tratto da: http://www.lavocedeltrentino.it/2018/01/24/boschi-sarei-favorevole-alla-soppressione-dellautonomia-la-candidano-bolzano/

 

leggi anche:

Il ministro Boschi va all’attacco dell’autonomia trentina

Governo Renzi: nuovo attacco all’autonomia trentina

“Il ministro Boschi vuole abolire l’Autonomia”

 

Secondo la propaganda di Renzi per il Referendum 2016, l’abolizione del Cnel era essenziale per la sopravvivenza del Paese… Il Cnel sta ancora lì e in campagna elettorale nessuno parla più di abolizione… Come mai?

 

Cnel

 

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Secondo la propaganda di Renzi per il Referendum 2016, l’abolizione del Cnel era essenziale per la sopravvivenza del Paese… Il Cnel sta ancora lì e in campagna elettorale nessuno parla più di abolizione… Come mai?

Tutti volevano abolire il Cnel ma in campagna elettorale nessuno ne parla

Prima del referendum costituzionale del 4 dicembre tutte le forze politiche erano d’accordo su un solo punto: l’abolizione del Cnel. Ma in questa campagna elettorale nessuno parla più dell’eliminazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro: è citato in un solo programma tra i grandi partiti e non è mai tema di dibattito.

Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha sostanzialmente diviso l’Italia in due fazioni: chi era favorevole alla riforma voluta dal governo Renzi e chi era nettamente contrario (e ha prevalso quest’ultima). Ma c’era un punto su cui tutti sembravano d’accordo: nel Paese così come in Parlamento. Parliamo dell’abolizione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Tanto che anche dopo il voto referendario c’è stato chi è tornato a chiederne l’abolizione, stavolta passando semplicemente per il Parlamento. Eppure il Cnel, a più di un anno dal referendum, è ancora vivo e vegeto. Non solo: il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro non sembra neanche essere a rischio, almeno stando al numero esiguo (se non nullo) di dichiarazioni dei vari leader politici sul tema durante la campagna elettorale.

Non ci sono dichiarazioni dei leader dei principali partiti italiani sull’abolizione del Cnel durante i mesi di gennaio e febbraio (almeno non riportate dai media). Nessuno ci tiene a sottolineare questo punto che, peraltro, fa parte di alcuni dei programmi elettorali. E nessuno sembra essere interessato – non solo la politica – a riportare l’argomento al centro della discussione pubblica.

Il Pd e l’abolizione del Cnel
La proposta di abolire il Cnel è partita, ai tempi del referendum costituzionale, dal Pd che ha proposto la riforma poi bocciata col voto del 4 marzo. Nel testo si prevedeva l’abrogazione dell’articolo 99 della Costituzione, cioè quello con cui si regolamenta il Cnel, spiegando le sue funzioni e la sua composizione. “Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è soppresso”, si leggeva inoltre nel testo della riforma costituzionale.
La bocciatura della riforma costituzionale sembra però aver colpito il Pd tanto da non riproporre – in questa campagna elettorale – nemmeno il tema di quel testo su cui c’era convergenza da parte di tutti. Nel programma, né in quello redatto in forma estesa né nei 100 punti presentati da Renzi, non ci sono infatti riferimenti al Cnel e a una sua eventuale abolizione. Il tema, quindi, sembra essere passato in secondo piano per i dem che non sembrano ritenerlo un punto centrale della prossima legislatura.

Il MoVimento 5 Stelle: l’abolizione del Cnel nel programma
Nel novembre 2016 Luigi Di Maio, allora solo vicepresidente della Camera ma ora anche candidato premier del M5s, definiva l’abolizione del Cnel “uno zuccherino in una valanga di letame che è la riforma”, parlando di un ente inutile. In effetti il MoVimento continua a sostenere l’abolizione del Cnel, tanto da inserirla come proposta tra i punti del programma Affari Costituzionali. “A livello costituzionale – si legge nel documento votato dagli attivisti M5s – eliminare gli enti inutili significa abolire il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e le province”. E si sottolinea ancora che “per eliminare il Cnel è sufficiente una legge costituzionale di poche righe”.

Il centrodestra e il silenzio sul Cnel
Ai tempi del referendum costituzionale, come detto, ad accomunare tutti i partiti c’era l’abolizione del Cnel. Punto su cui non sembrano esserci state importanti variazioni. Eppure anche il centrodestra non sembra voler sottolineare questo punto durante la campagna elettorale, probabilmente ritenendolo un argomento secondario. Non si fa nessun riferimento all’interno del programma della Lega, mentre in quello (in sintesi) di Fratelli d’Italia si parla di un generico “lotta agli sprechi” dopo il tema dell’ammodernamento della pubblica amministrazione. E in tema di Costituzione il partito di Giorgia Meloni propone una “riforma presidenziale della Repubblica con elezione diretta del capo dello Stato o del Governo” e il “superamento del bicameralismo perfetto con riduzione del numero dei parlamentari”, non facendo uno specifico riferimento, invece, al Cnel. Nel programma collettivo del centrodestra – formato da Fi, Lega, FdI e NcI-Udc – si parla di una “riorganizzazione della macchina dello Stato” e della riforma di alcuni punti della Costituzione ma non di Cnel.

Liberi e Uguali e l’abolizione del Cnel
Al referendum del 2016 l’attuale lista di Liberi e Uguali non esisteva. Si tratta di una formazione nata successivamente e che tiene insieme alcuni gruppi presenti in Parlamento nella scorsa legislatura. Ci sono ex esponenti del Pd poi confluiti in Mdp, membri di Sinistra Italiana e componenti di Possibile. E alcuni di loro si erano detti favorevoli all’abolizione del Cnel, tanto da riproporre il tema anche dopo il referendum costituzionale. Sull’attuale programma pubblicato sul sito di Liberi e Uguali, però, non si legge alcun riferimento all’abolizione del Cnel né, più in generale, a un possibile nuovo ordinamento e a nuovi compiti per il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

fonte: https://www.fanpage.it/tutti-volevano-abolire-il-cnel-ma-in-campagna-elettorale-nessuno-ne-parla/

Appello di Lapo Elkann al futuro Governo: “mi offro per aiutare l’Italia, gratis” …ora capite come siamo ridotti?

 

Lapo Elkann

 

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Appello di Lapo Elkann al futuro Governo: “mi offro per aiutare l’Italia, gratis” …ora capite come siamo ridotti?

L’imprenditore rampollo di casa Agnelli si mette a disposizione per “vendere” le bellezze del nostra Paese

Leggiamo su Il Giornale:

Dopo aver superato la dipendenza dalla cocaina, Lapo Elkann si mette a disposizione del prossimo governo per promuovere le eccellenze italiane nel mondo.

Intervistato da Vanity Fair, il rampollo di casa Agnelli si lascia andare a un lungo sfogo. Nel mirino di Lapo Elkann ci sono le politiche governative che negli ultimi anni non hanno aiutato gli imprenditori italiani a nascere e crescere. “Noi imprenditori, oggi, non siamo aiutati dalle strutture, il sistema del Paese non ci sostiene – spiega Elkann – Se un imprenditore vuole concretizzare idee e progetti, in Italia, deve sbattersi dieci volte più di quanto debbano fare i francesi o i tedeschi. Non è giusto”.

L’imprenditore però non vuole rimanere in disparte e lasciare che le cose continuino ad andare avanti così. Per questo, fa una singolare proposta al prossimo governo, quello che uscirà dalle consultazioni del 4 marzo. “Io, gratis, sarei onorato di aiutare l’Italia a rilanciarsi in termini di comunicazione a livello mondiale . Voglio ‘vendere’ l’Italia, le sue qualità, le sue bellezze e specificità, nel mondo. Mi offro volontario, a disposizione di qualsiasi governo avremo da qui a un mese. Sogno di aiutare il mio Paese”. Un appello importante che però, sottolinea Lapo, non indica una sua discesa in politica.

Quindi abbiamo bisogno dell’aiuto di Lapo… Vi rendete conto come siamo ridotti male?

Notizie di oggi: candidato 5stelle indagato e sindaco Pd di una grande città arrestato. Ora, provate ad indovinare quale delle due notizie il Tg si è “dimenticato” di dare?

sindaco

 

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Notizie di oggi: candidato 5stelle indagato e sindaco Pd di una grande città arrestato. Ora, provate ad indovinare quale delle due notizie il Tg si è “dimenticato” di dare?

 

Ho guardato il tg stasera.

Tra una pubblicità, una marchetta ed una leccata hanno dato la notizia che Salvatore Caiata, candidato M5s in Basilicata, risulta indagato per riciclaggio…

Per la cronaca, Caiata si difende sostenendo “Storia vecchia del 2016 che credevo fosse stata archiviata”. Per Di Maio è fuori dai 5stelle avendo omesso i suoi guai giudiziari

Quello che però al Tg non hanno detto è che sempre oggi è stato arrestato il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, oltre ad altri membri del Pd.

E c’è di più. Nei vari giornali online che ho “sfogliato” solo alcuni dicono chiaramente che Barbagallo è del Pd.

Anzi, cosa ancora più misteriosa, andate a cercare Roberto Barbagallo su Wikipedia… sorpresa: pagina vancellata nelle ultime 24 ore (controlla QUI).

Insomma, Roberto Barbagallo sindaco Pd di Acireale non esiste per i Tg e non esiste più per Wikipedia.

Roberto Barbagallo sindaco Pd di Acireale arrestato non esiste e non è mai esistito…

Siamo in Italia, no?

By Eles