Se per Boschi e PD deridere i poveri sul reddito di cittadinanza significa fare opposizione…

 

Boschi

 

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Se per Boschi e PD deridere i poveri sul reddito di cittadinanza significa fare opposizione…

“Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’” ha twittato ieri l’ex ministra Maria Elena Boschi per attaccare il nuovo reddito di cittadinanza carato dal governo. E in quella frase, seppure breve, ci sono tutti gli errori del PD degli ultimi anni.

Ci sarebbero milioni di motivi per contestare il reddito di cittadinanza varato dal governo poche ore fa. Si potrebbe, ad esempio, puntare il dito sui numeri di un riforma che avrebbe dovuto segnare una svolta epocale e invece rischia di accontentare poche famiglie (ma qui vale anche il limite imposto dall’Europa) oppure si potrebbe puntare il dito sul fondamentale ruolo dei centri per l’impiego che, chissà perché e chissà come, ora dovrebbero ricominciare di colpo a funzionare meravigliosamente come non non mai riusciti a fare. Se ne potrebbe contestare l’ideologia politica (ovvero quelli che sono convinti che sia l’aiuto alle imprese il passaggio fondamentale per aiutare le persone) come in fondo un po’ disordinatamente sta facendo Forza Italia (sia chiaro che è una legittima posizione di destra, comunque) o si potrebbe discutere del rischio che tutto diventi il solito assistenzialismo all’italiana.

Insomma ce n’è da dire, c’è materiale per metter in campo una convincente (e magari costruttiva) opposizione, anche alla luce della distanza che il vice premier Salvini continua a dimostrare verso il provvedimento. Ieri invece, Maria Elena Boschi, in primis hanno avuto la brillante idea di colpire, al solito, la parte sbagliata puntando il dito contro i poveri colpevoli di essere poveri e quindi (secondo, una sfortunata connessione di pregiudizi, per forza nullafacenti.

«Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa “Una vita in vacanza”», ha tiwttato ieri Maria Elena Boschi e nel suo sfortunato tweet c’è tutto il comportamento che ha affossato il Partito Democratico in questi ultimi anni. «Veramente una frase stupida. Fattelo dire da chi gestisce i servizi sociali.», gli ha risposto immediatamente l’assessore ai servizi sociali di Milano Pierfrancesco Majorino, senza troppi giri di parole, «Non si capisce l’obiettivo di @pdnetwork. Se è creare consenso questo retweet di una roba di @meb, peraltro reduce dalla cena col #cazzaronero, sicuramente non serve», scrive un elettore che si dichiara “molto preoccupato”, «C’è tutto il fallimento del PD in queste tre spocchiose, vergognose, tristissime righe.», scrive un altro utente. E così via, in un profluvio di critiche che non sembrano per ora avere toccato l’ex ministra.

In quella frase comunque c’è tutto il classismo di un Partito Democratico che insiste nel fare opposizione specchiandosi negli stessi modi di quelli che contesta: irridere la povertà (pensando di attaccare invece il provvedimento del governo) non è altro che un aizzare di folle identico alla tattica usata da quegli altri. Il fatto stesso di sperare nel fallimento di una manovra che punta all’inclusione di alcune fasce di povertà (mangiando al solito i pop-corn piuttosto che studiando e proponendo migliori strategie) aizzando le folle contro i poveri (come quelli altri fanno con gli immigrati) dimostra una pessima matrice comune.

Sfugge tra l’altro anche come il PD, continuando così, possa pensare di recuperare voti. I voti, del resto, arrivano da quegli stessi elettori che ogni giorno vengono bullizzati da entrambe le parti come se fossero marchiati a vita e quindi immobili nelle loro scelte. Non sarebbe più intelligente piuttosto dimostrare vicinanza alle famiglie in difficoltà (che inevitabilmente confidano nel reddito di cittadinanza pur di migliorare la propria situazione) spiegando (umilmente) le criticità e i pericoli del provvedimento. E invece niente. Ennesima occasione persa.

E così il luogo comune dei “radical chic” può continuare a aleggiare indisturbato.

 

fonte: https://www.fanpage.it/se-per-boschi-e-pd-deridere-i-poveri-sul-reddito-di-cittadinanza-significa-fare-opposizione/

 

La Boschi sale sul carro di Baglioni – Ma, Baglioni ha accusato anche “tutti i governi precedenti”, Maria Elena sveglia! Baglioni ha detto che anche il TUO governo è stato incapace… Dai, se ci rifletti ci arrivi anche tu…

 

Maria Elena Boschi

 

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La Boschi sale sul carro di Baglioni – Ma, Baglioni ha accusato anche “tutti i governi precedenti”, Maria Elena sveglia! Baglioni ha detto che anche il TUO governo è stato incapace… Dai, se ci rifletti ci arrivi anche tu…

Scrive Maria Elena Boschi su Facebook:

“Voglio ringraziare Claudio Baglioni per la sensibilità che ha sempre dimostrato nella sua carriera e per come ha dato voce ai sentimenti di umanità degli italiani, anche nella conferenza stampa di presentazione di Sanremo. Per me un grande artista, ma soprattutto un grande uomo.”

Ma facciamo mente locale su cosa ha detto Baglioni:

“Se non fosse drammatica la situazione di oggi, ci sarebbe da ridere. Ci sono milioni di persone in movimento, non si può pensare di risolvere il problema evitando lo sbarco di 40-50 persone, siamo un po’ alla farsa. Credo che le misure prese dall’attuale governo, come da quelli precedenti, non siano assolutamente all’altezza della situazione.”

Ovviamente, poverina, come al solito non prenderne mai una, manco di striscio…

Baglioni ha detto che anche tutti i governi precedenti non sono stati all’altezza nella gestione dell’immigrazione.

Cos’è che non ha capito?

Maria Elena sveglia! Baglioni ha detto che anche il TUO governo è stato incapace…

Ma idiota o in malafede, la deficiente piddina questo non l’ha sentito o forse non l’ha proprio capito…

Un altro clamoroso autogol…

E pensate che c’è ancora qualcuno (pochi, vero) che ancora li vota…

 

Bt Eles

 

Strategia della pensione – Il geniale editoriale di Marco Travaglio sulle pensioni: “La famiglia Boschi per i pensionati ha fatto molto, forse troppo” …Perchè quando la penna di Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

Marco Travaglio

 

 

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Strategia della pensione – Il geniale editoriale di Marco Travaglio sulle pensioni: “La famiglia Boschi per i pensionati ha fatto molto, forse troppo” …Perchè quando la penna di Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

Strategia della pensione

Noi fortunati che abbiamo seguito in tv il cosiddetto dibattito parlamentare sulla manovra di bilancio abbiamo attraversato un’ampia gamma di sentimenti contrastanti. L’invidia per l’atletica prestanza di Emanuele Fiano, che balza felino verso i banchi del governo, si divincola dal placcaggio rugbistico dei colleghi, offre il petto seminudo alla pugna contro gli odiati sovranisti e infine aggira la barriera dei commessi col lancio liftato di un dossier che centra in pieno volto il sottosegretario Garavaglia.

L’entusiasmo per l’intrepido Michele Anzaldi, ieri epuratore e fucilatore di chiunque si permettesse di non beatificare Renzi nella Rai tutta renziana e oggi inconsolabile per la fine del pluralismo in viale Mazzini.

L’idolatria per Filippo Sensi, che fino all’altroieri diramava le veline di Renzi & Gentiloni e ora lacrima come una vite tagliata per il taglio dei fondi pubblici a giornali e Radio Radicale, scambiandoli per “pluralismo”.

La gioia per Giachetti e Fiano che accusano Fico di parzialità perché non silenzia la pentastellata Manzo che accusa imprecisate opposizioni di aver favorito i truffatori delle banche, ma poi tacciono quando le pidine Serracchiani e Bruno Bossio danno della truffatrice alla Manzo.

L’ammirazione per i trafelati scopritori della centralità del Parlamento, o di quel che ne resta dopo il loro passaggio, le loro leggi incostituzionali, le loro mozioni sulla nipote di Mubarak, i loro canguri e ghigliottine, le loro destituzioni di dissidenti, le loro compravendite di parlamentari, i loro decreti senza necessità né urgenza, le loro fiducie smodate (107 solo nella scorsa legislatura), i loro salvataggi impunitari di fior di delinquenti. Il rimpianto per l’assenza in Parlamento di misure d’ordine pubblico, tipo il Daspo, già previste nelle ben più educate curve degli stadi.

E infine una grande empatia per la sofferenza di Graziano Delrio e Maria Elena Boschi dinanzi alle sorti degli adorati pensionati, scippati dalla manovra giallo-verde.

Delrio li chiama tutti in piazza, la Boschi trattiene a stento le lacrime: “La legge di Bilancio taglia tutte le pensioni, non solo quelle d’oro o di platino. Conte dovrebbe pulirsi la bocca quando attacca i pensionati”. In effetti la famiglia Boschi per i pensionati ha fatto molto, forse troppo. Il pensiero corre al pensionato Luigi D’Angelo, che il 28 novembre 2015 si impiccò a Civitavecchia perché aveva appena perso i risparmi di una vita: 100mila euro affidati a Etruria, dopo che il governo Renzi-Boschi aveva azzerato dal giorno alla notte, col cosiddetto dl Salva-banche, il valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate.

Del resto il Pd, per i pensionati, ha sempre avuto un occhio di riguardo. Tipo quando votò il blocco dell’indicizzazione delle pensioni, senza la piena rivalutazione per l’inflazione, ininterrottamente dal 2011 a oggi.

Vediamo nel dettaglio cosa votarono gli attuali paladini dei pensionati. Tra 2012 e 2013, col blocco totale per le pensioni superiori a tre volte il minimo (dai 1500 euro in su), chi prendeva ogni mese 1600 euro lordi ne perdeva 500-600 l’anno; chi percepiva 2100 euro ne perdeva 1500; chi aveva 2600 euro ne perdeva 1800.

Nel 2015 la Consulta bocciò la legge in quanto incostituzionale e ordinò al governo di restituire la refurtiva. Intanto, ai 5,5 milioni di pensionati, erano stati rapinati 8-9 miliardi di euro.

Ma Renzi ne rimborsò appena 2,2 (che secondo l’Upb corrispondeva ad appena il 12% medio delle perdite di ogni pensionato) ed ebbe pure la spudoratezza di chiamare quella mancia “bonus Poletti”: come se quello non fosse un furto con destrezza, ma addirittura un gentile omaggio.

Intanto nel 2014 il governo Letta aveva fatto altri danni: un sistema di perequazioni in cinque fasce, che lasciava quasi intatta la rivalutazione delle pensioni fino al quadruplo della minima, mentre tagliava del 25% la rivalutazione per quelle sopra i 2000 euro lordi e del 50% oltre i 2500. I governi Renzi e Gentiloni prorogarono quel blocco fino al 1° gennaio 2019, lasciando la patata bollente ai successori.

Secondo la Uil, la mancata perequazione delle pensioni fra il 2011 e il 2018, votata da centrodestra e centrosinistra (Monti e Letta) e poi dal solo centrosinistra (Renzi e Gentiloni) è costata 79 euro al mese e 1000 all’anno a ciascun pensionato da 1500 euro mensili. Chi invece percepiva 1900 euro al mese nel 2011 ha perso 1500 euro lordi, pari a una intera mensilità netta.

Che fa ora il governo Conte sulle pensioni?

Tre cose. Abbrevia l’età pensionabile per chi vuole ritirarsi prima (quota 100). Aumenta le minime fino a 780 euro per chi non ha altri redditi (pensione di cittadinanza). E “raffredda” il blocco delle indicizzazioni varato da Letta, Renzi e Gentiloni, rendendolo un po’ meno penalizzante per le pensioni più basse e lasciandolo pressoché inalterato sopra ai 3mila euro.

La battuta di Conte (“Non se ne accorgerebbe nemmeno l’Avaro di Molière”), per quanto infelice, rende l’idea.

Rivalutazione quasi totale, senza blocchi, per le pensioni fino al quadruplo della minima (cioè fino a 2030 euro mensili lordi).
E sacrifici graduali per le pensioni più alte.

La Cgil stima che chi intasca 2030 euro al mese perderà 1 euro nel 2019, 1 euro nel 2020 e 2 euro nel 2021. Chi supera i 2537 euro al mese, dovrà rinunciare a 70 euro l’anno (meno di 7 euro al mese). Chi supera i 3mila euro al mese, “restituirà” circa 180 euro all’anno (15 euro al mese).

E così via a salire, con prelievi più sostanziosi per i pensionati d’oro (già toccati dal contributo di solidarietà). Anche così si finanzieranno il reddito di cittadinanza e quota 100.

Si chiama “redistribuzione della ricchezza” e un tempo era una battaglia della sinistra.

Infatti ora, sulle barricate, ci sono Forza Italia e il Pd.

“STRATEGIA DELLA PENSIONE”, di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 30 dicembre2018

Lo Scoop di Espresso – Ecco l’Italia Renziana: il colosso del cemento al crak. Non poteva pagare gli operai, ma poteva affidare una consulenza da 150 mila euro al fratello della Boschi ed una poltrona d’oro a Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open di Renzi

 

Espresso

 

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Lo Scoop di Espresso – Ecco l’Italia Renziana: il colosso del cemento al crak. Non poteva pagare gli operai, ma poteva affidare una consulenza da 150 mila euro al fratello della Boschi ed una poltrona d’oro a Alberto Bianchi, ex presidente della fondazione Open di Renzi

 

Condotte, il colosso del cemento fa crac. E spuntano i contratti d’oro del Giglio di Renzi

Inchiesta della procura di Roma sul fallimento della terza società di costruzioni d’Italia. L’Espresso scopre un contratto fatto dal gruppo (che deve costruire la nuova stazione Tav a Firenze) a Emanuele Boschi, il fratello dell’ex ministro Maria Elena. Mentre gli operai non prendono lo stipendio, per lui consulenza da 150 mila euro. Incarico anche ad Alberto Bianchi, l’ex presidente della fondazione Open Matteo Renzi 

DI EMILIANO FITTIPALDI
Da qualche settimana la procura di Roma sta lavorando a un’indagine giudiziaria che preoccupa, e non poco, un pezzo del potere romano. Al momento non ci sono indagati, ma durante i cocktail e le cene prenatalizie di questi giorni imprenditori, banchieri, dirigenti d’azienda e politici fanno capannelli per tentare di recuperare un retroscena, o uno straccio di informazione attendibile. Anche il Giglio magico, il gruppo di politici fedelissimi vicini a Matteo Renzi, segue con attenzione gli sviluppi. Perché, se i dettagli in circolazione sono pochissimi, tutti sanno che il crac di Condotte per l’Acqua spa, una delle più grandi aziende di costruzioni del paese a un passo dal fallimento, nasconde segreti e scandali che potrebbero fare molto rumore.

Se i pm capitolini e la polizia giudiziaria, in primis il nucleo di polizia tributaria della Guarda di Finanza di Roma, non fiatano, l’Espresso ha lavorato a un’inchiesta autonoma. E nel numero di domenica prossima, attraverso testimonianze ed interviste, la consultazione di alcune relazioni dei commissari straordinari di Condotte spedite in procura, decine di documenti interni della società e delle sue controllate, contratti di consulenza, dossier dell’Anac e carte di altre procure della Repubblica, è in grado di ricostruire – al netto dei possibili e futuri rilievi penali – la storia di uno dei più grandi fallimenti del nuovo secolo.

Che si intreccia, come vedremo, ad alcuni affari d’oro di esponenti di primo piano del cerchio magico dell’ex premier. Come quelli del fratello di Maria Elena Boschi, il giovane Emanuele, e di Alberto Bianchi, consigliere e avvocato di Renzi e per anni numero uno della Fondazione Open.

Entrambi hanno infatti ottenuto contratti di consulenza da due controllate di Condotte, la Inso (che ha firmato il contratto con Boschi attraverso lo studio legale BL, tra i cui partner c’è anche il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi) e la Nodavia spa. Cioè le due società che stanno lavorando alla realizzazione della nuova Tav di Firenze e che, secondo i nuovi commissari, hanno contribuito «in maniera significativa» al crac dell’impero. Committente dell’opera è Rfi, controllata da Ferrovie dello Stato.

Per la cronaca spulciando l’agenda elettronica della proprietaria di Condotte e delle sue controllate, Isabella Bruno Tolomei Frigerio, l’Espresso ha scoperto che ministri ed esponenti del governo Renzi e del governo Gentiloni hanno avuto alcuni appuntamenti con la donna, l’amministratore delegato del gruppo (il marito Duccio Astaldi, arrestato lo scorso marzo per corruzione in un’inchiesta della procura di Messina) e Franco Bassanini. Al tempo presidente del consiglio di sorveglianza di Condotte e pure “consigliere speciale” a Palazzo Chigi prima di Renzi e poi di Gentiloni.

Nodavia firma un contratto a Bianchi, al tempo capo della Fondazione Open, nel 2016. La Inso, controllata da Condotte, decide invece di prendere a bordo Emanuele Boschi, il 35enne fratello di Maria Elena, nel 2018.
Come mai la società che lavora alla Tav di Firenze vuole assumere il giovane professionista? È il 9 maggio quando si riunisce il collegio sindacale della società. La crisi del gruppo è drammatica. Nelle settimane precedenti gli operai del cantiere della Stazione Foster avevano protestato duramente, anche scioperando, perché non gli venivano pagati gli stipendi. Per il giovane Boschi, invece, la Inso è pronta a staccare un assegno a cinque zeri. E da pagare pronta cassa.

Leggendo il verbale della riunione, è chiaro che i membri del collegio sindacale non sono convinti della decisione «dei vertici aziendali» di conferire a Boschi, «che già conosce la società» (aveva dunque avuto altri incarichi in passato?), un expertise legale. Così i sindaci chiedono al cda di selezionare l’esperto «tra una rosa» più ampia «di possibili candidati». Anche allo scopo di risparmiare: i suggerimenti di Romagnoli e Lisi costavano già un sacco di soldi.

Non sappiamo quali sono stati i contendenti di Emanuele per la ricca consulenza, ma è certo che tre settimane dopo, il 31 maggio (ultimo giorno in cui la sorella è a Palazzo Chigi come sottosegretario della presidenza del Consiglio) sarà proprio lui a conquistare l’incarico e la relativa parcella.

L’Espresso ha visionato il contratto, una scrittura privata su carta intestata dello studio BL, i cui tre soci sono lo stesso Boschi, Federico Lovadina e Francesco Bonifazi, altro petalo del Giglio magico e tesoriere del Pd. Vengono elencate le prestazioni, il compenso finale (150 mila euro, a cui aggiungere l’Iva, la cassa di previdenza e spese varie), e la modalità di pagamento. I manager di Inso scrivono che «gli importi fatturati» da Boschi «saranno da pagarsi “a vista fattura”».

Boschi è fortunato: quando va bene, e anche in tempi di vacche grasse, i professionisti vengono in genere pagati a 60 giorni.

Ancor più curiosa, la decisione di Inso, visto il momento drammatico, con operai senza stipendio e il posto a rischio. Forse anche per questo l’ultimo articolo del contratto evidenzia una severa clausola di riservatezza: «Inso si obbliga a non divulgare a terze parti il contenuto del presente conferimento d’incarico, che riveste carattere di riservatezza per espressa pattuizione delle parti».

“Oggi come ieri chi detiene il potere sostiene che il giornalismo sia finito e che meglio sarebbe informarsi da soli. Noi pensiamo che sia un trucco che serve a lasciare i cittadini meno consapevoli e più soli.

Questa inchiesta che state leggendo ha richiesto lavoro, approfondimento, una paziente verifica delle fonti, professionalità e passione. Tutto questo per noi è il giornalismo. Il nostro giornalismo, il giornalismo dell’Espresso che non è mai neutrale, ma schierato da una parte sola: al servizio del lettore.

Continuate a leggerci, seguirci, criticarci in questo luogo di inchieste, idee, dibattiti, racconto della realtà che è il nostro giornale”.

La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

 

Boschi

 

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La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

Maria Elena Boschi ha affermato che la manovra varata dal governo Conte “danneggia i risparmi degli italiani”.

La replica del Movimento 5 Stelle è arrivata a stretto giro, da parte del deputato Raphael Raduzz, che ha detto in aula:

“I risparmiatori sono stati danneggiati dai vostri governi”.

Maria Elena Boschi, nel corso del suo intervento, ha anche attaccato l’esecutivo gialloverde parlando di un Parlamento “mai così umiliato, che discute “una legge di Bilancio che non c’è”.

E ha lanciato la profezia: “Sono sicura che sarà anche l’ultima legge di bilancio del governo del cambiamento”.

In un post pubblicato sul social network martedì scorso, Boschi aveva scritto:

“Mentre siamo in attesa di capire dal ministro Tria quale sarà la vera manovra, mentre al governo si discute se portare dal 2,4 al 2 il deficit, Lega e M5S hanno presentato un fondamentale emendamento. 1,5 milioni di euro per ogni anno dal 2019 in poi perché il ministro Savona possa prendersi qualche bravo consulente che possa spiegare al governo come funziona l’unione europea e come si recepiscono le norme europee in Italia.
In sostanza, 1,5 milioni all’anno per spiegare al governo quello che già dovrebbe sapere.
A questo punto, abbiamo proposto di destinare le stesse risorse a dei giovani laureati che magari possono farne un uso migliore. Ci pareva giusto intitolare queste borse di studio a Salvini e Di Maio, noti esperti di diritto comunitario”.

Ora, che proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e delle decine di migliaia di risparmiatori truffati si erga a paladina dei “risparmiatori italiani” mi sa proprio tanto di presa per i fondelli…

by Eles

“Lega e M5s insieme solo per occupare poltrone” …lo ha detto Maria Elena Boschi, quella che pur non scollare il culo da una poltrona d’oro si è fatta eleggere in un collegio super-blindato di Bolzano…!

 

Maria Elena Boschi

 

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“Lega e M5s insieme solo per occupare poltrone” …lo ha detto Maria Elena Boschi, quella che pur non scollare il culo da una poltrona d’oro si è fatta eleggere in un collegio super-blindato di Bolzano…!

Dopo la decisione del governo di rimuovere Roberto Battiston dalla guida dell’Agenzia spaziale italiana, l’ex ministro Maria Elena Boschi attacca l’esecutivo: “Il Governo del cambiamento colpisce ancora. Lega e M5S sono tenuti insieme solo dalla voracità con cui occupano poltrone. Basta un incarico in più e la pillola va giù”.

Davvero simpatica questa Boschi, peccato che pur di non staccare il culo dalla poltrona si sia fatta eleggere, anziché dai suoi conterranei toscani, dagli Austriaci…

Per rinfrescarvi la memoria, ecco una serie di batture che all’epoca inperversavano sul web…

“Boschi candidata a Bolzano. Lunghe file alle banche locali per prelevare i risparmi, prima del suo arrivo” (Babylon boss).
“Renzi candida la Boschi a Bolzano: le intenzioni erano buone, bastava solo un altro piccolo sforzo, candidarla 300 km più a nord e risolvevamo il problema” (Il Serpe Loco).
“Nemmeno a #Bolzano vogliono la #Boschi. D’altronde per avere qualche probabile di farla eleggere senza proteste avrebbero dovuto candidarla su Marte (Antonio Bordin).
“Nell’universo tutto si sta allontanando da tutto a velocità crescente tranne la Boschi dalla poltrona” (Kid Stardust).
“La Boschi candidata a Bolzano. Panico tra i risparmiatori” (Zeno Cataway).
“Ogni donna vorrebbe essere protetta come Renzi fa con Boschi” (Auri)
“La Boschi si candiderà nel collegio di Bolzano. È cosi amata dagli italiani che proverà a farsi eleggere dagli austriaci”. (Tarquinio il Superbo‏).

 

By Eles

“Rivieni avanti, aretina” – Assolutamente da leggere, perchè quando la penna di Marco Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

 

Marco Travaglio

 

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“Rivieni avanti, aretina” – Assolutamente da leggere, perchè quando la penna di Marco Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

Leggi anche:

Fantastico Marco Travaglio: “Vieni avanti, aretina”

Rivieni avanti, aretina di Marco Travaglio

Avevamo giurato, e sperato, di non occuparci mai più di Maria Etruria Boschi, lasciando agli storici la pratica di compilarne un breve profilo nel reparto “Minori del Novecento”.

“Avvocaticchia della provincia aretina, classe 1981, inopinatamente promossa da Renzi nel 2014 ministra delle Riforme e Rapporti col Parlamento, e nel 2016 dall’incolpevole Gentiloni sottosegretaria a Palazzo Chigi, è nota per due crac: quello della Banca Etruria vicepresieduta e amministrata dal padre e quello della riforma costituzionale scritta a quattro piedi con Verdini e respinta con perdite dagli italiani. Rieletta a viva forza nel 2018 a Bolzano, dove ancora non la conoscevano, e munita per precauzione di ben 5 collegi-paracadute sparsi per l’Italia, fece perdere le sue tracce durante la sua seconda e ultima legislatura, poi tornò alla materia primigenia: il nulla”.

Ma dobbiamo fare un’eccezione, perché la signorina ha concesso ben 6 pagine d’intervista al Sette diretto da Severgnini, annunciata in pompa magna col titolo “La nuova vita di MEB”. Vita, naturalmente, si fa per dire.

Chi scorre le risposte, ma soprattutto le domande di Stefania Chiale, è colto da una sensazione strana e straniante: quella che l’intervistata debba placare i bollenti spiriti dell’adorante intervistatrice. Alla quarta riga, per dire, la Chiale già stigmatizza “la violenza degli attacchi personali durante la vicenda Etruria”, guardandosi bene dal rammentare di che sta parlando: cioè di una ministra che non dovrebbe occuparsi di banche, giura in Parlamento di non essersi mai occupata di banche e invece viene colta col sorcio in bocca a raccomandare – tra una mezza dozzina di banche fallite – proprio quella paterna. Il dg Bankitalia, il presidente Consob e l’ex ad Unicredit – auditi in commissione Banche – la dipingono come una specie di stalker che, appena li incontrava, prima ancora dei saluti, li implorava di salvare la banca di papi.

Ora, con gran sollievo degli italiani, soprattutto degli aretini, si occupa d’altro: “L’Onorevole (maiuscolo, ndr) Boschi sta finendo l’intervento in Aula (maiuscolo, ndr) sui vaccini”. Sono soddisfazioni. Ma preferiva fare la ministra: “Politicamente si stava meglio prima, su questo non c’è dubbio!” , afferma in lieve controtendenza con l’elettorato. Però il nuovo status non è male: “Negli anni di governo non ho mai spento il cellulare” (chiamava per Etruria pure di notte). Una vita d’inferno: “Ero abituata a svegliarmi più volte di notte per non perdere telefonate o messaggi quando ho avuto anche la responsabilità della Protezione Civile”.
Oddio, questa l’avevamo proprio rimossa: la Boschi alla Protezione civile. Fortuna che Madre Natura invece lo seppe e fu così gentile da risparmiarci in quel lasso di tempo altri disastri: bastava la Boschi.

Invece, “il 1° giugno, quando si è insediato il nuovo governo, ho spento il telefono per la prima volta”. Anche perché erano settimane che non chiamava nessuno. E dire che, nel 2014, un sito di squilibrati l’aveva infilata addirittura “nella lista dei 28 personaggi che stanno cambiando l’Europa”. Chissà che si erano fumati.

Altra perla: “Siamo stati più noi nelle periferie del M5S”, e infatti da allora le periferie votano M5S: l’hanno riconosciuta. Il 4 marzo “la mia prima scelta era Arezzo, per potermi togliere qualche sassolino dalle scarpe. Poi abbiamo (noi maiestatico, come il Papa, ndr) pensato a una candidatura altrove, per evitare che tutta la campagna venisse focalizzata sul tema banche”. Ma soprattutto che i sassolini dalle scarpe se li levassero gli aretini e la incontrassero per la strada.

“Il collegio di Bolzano non è stato casuale: avevo lavorato sulle Autonomie Speciali, conoscevo come funziona la realtà dell’Alto Adige”. Ma tu pensa. La focosa intervistatrice lacrima per “gli attacchi che ha subìto, sui social e non solo (penso al Cosciometro del Fatto Quotidiano)”: una vignetta di Natangelo, roba che neanche l’Isis. Lei la rincuora: “Non so se sono stata il capro espiatorio”, però ha patito tanti “pregiudizi”.

Domanda (si fa per dire): “L’essere donna crede abbia influito?”. “Un po’ sì, quello che ho fatto io è stato accettato con più fatica che se l’avesse fatto un uomo”. In effetti, se a occuparsi di Etruria fosse stato il ministro dell’Economia che non aveva parenti in banca anziché la ministra delle Riforme figlia del vicepresidente, sarebbe stata un’altra cosa.

Sistemati i sessisti del #MebToo, la patriota auspica una bella “crisi economica” che rovesci il governo. E le minacce non sono finite: “riprendo il mio mestiere di avvocato”. A noi risulta che abbia bussato ai maggiori studi legali, come Alfano, ma diversamente da lui ha trovato chiuso. Quindi al momento riesce a essere una tacca sotto Alfano (categoria che si riteneva impossibile in natura).

L’ultimo scoop è della Chiale: “Fraccaro propone cose non dissimili alle sue, come l’abolizione del Cnel e la riduzione dei parlamentari. Soddisfazione o amarezza?”.
Balle: la Boschi&Verdini fu bocciata perché aboliva le elezioni del Senato per infarcirlo di consiglieri regionali e sindaci. Ma tanto non se lo ricorda nessuno, tantomeno la Boschi, che la sua “riforma” non solo non l’ha scritta, ma neppure letta.

E Renzi? “È il politico più coraggioso che conosco”. Figurarsi gli altri. “Un difetto? Si fida troppo degli altri”. Ecco, è troppo buono.
Ma ora passiamo alle cose serie: “Il libro che sta leggendo?”. “Due in contemporanea” (è una ragazza prodigio). Uno è Non si abbandona mai la battaglia (sottotitolo: nemmeno quando si è giurato di dimettersi in caso di sconfitta).

Se la memoria non ci inganna, già il 13 agosto s’era fatta un selfie su Instagram con quel testo in grembo. Non saranno troppi 40 giorni per un solo libro?
O in ferie guardava le figure?

“Rivieni avanti, aretina”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 21 Settembre 2018

Boschi: “Ho promesso di ritirarmi dalla politica e poi non l’ho fatto? Non mi sembra così grave” …Ed è questa la cosa più grave: prendono per il c… la gente, ma non se ne vergognano nemmeno più!

 

Boschi

 

 

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Boschi: “Ho promesso di ritirarmi dalla politica e poi non l’ho fatto? Non mi sembra così grave” …Ed è questa la cosa più grave: prendono per il c… la gente, ma non se ne vergognano nemmeno più!

 

Boschi: ‘Ho promesso di ritirarmi dalla politica e poi non l’ho fatto? Non mi sembra così grave’

“Col senno di poi ho sbagliato. Ma l’ho detto perché credevo in quella battaglia. Se c’è ancora qualcuno che a 35 anni fa politica con passione, e magari si lascia scappare una frase per un eccesso di entusiasmo, non mi sembra così grave.”

Così l’ex ministro delle Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi rispondendo ad una domanda del Corriere della Sera sulla critica che le si rivolge dopo la sconfitta del referendum al 2016, ovvero che aveva promesso di ritirarsi ma poi non l’ha fatto.

Quanto al suo impegno politico, Boschi ha detto: “Credo che quello che ho fatto io, nel bene o nel male, sia stato accettato con più fatica che non se l’avesse fatto un uomo.”

“Nonostante gli enormi passi in avanti non riusciamo ancora ad accettare che le donne, a maggior ragione se giovani, possano avere dei ruoli in cui si gestisce il potere. E io li ho avuti” – ha aggiunto – “Non siamo ancora davvero abituati in politica e neanche in altri settori.”

In riferimento agli eventuali errori commessi dal Pd e da Renzi, l’ex ministro ha risposto così: “Se abbiamo sbagliato, abbiamo sbagliato tutti perché abbiamo condiviso con lui le scelte in Consiglio dei ministri e nel Pd”.

E ancora: “Forse abbiamo voluto affrontare in una sola volta, tutte insieme, troppe riforme. Ma non penso che ci fosse un altro modo per cambiare il Paese dopo 20 anni di scelte rinviate”

“Sul piano politico non abbiamo capito che il voto sul referendum sarebbe stato un voto politico” – ha sottolineato – “E poi non siamo stati capaci di comunicare quello che facevamo in modo efficace, forse.”

Rispondendo ad una domanda su chi debba essere il nuovo segretario, l’esponente dem ha affermato: “Il nuovo segretario o la nuova segreteria dovrà riuscire a riaccendere un sogno. Io voterò qualcuno che non rinneghi quello che abbiamo realizzato in questi anni.”

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/09/20/boschi-ho-promesso-di-ritirarmi-dalla-politica-e-poi-non-lho-fatto-non-mi-sembra-cosi-grave/

Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

 

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Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

Torna la polemica contro le scorte di polizia assegnate a politici o giornalisti che non sarebbero effettivamente in pericolo di vita. Ad attaccare le “scorte pazze” questa volta è l’ex deputato Alessandro Di Battista, che in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook incita il ministro dell’Interno Matteo Salvini a togliere gli agenti di scorta a personaggi come Maria Elena Boschi o al giornalista Bruno Vespa.

A qualche settimana dalla querelle scatenata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini contro lo scrittore Roberto Saviano, si torna a parlare dell’inutilità della scorta assegnata a determinate personalità politiche ed intellettuali del Belpaese. Ad attaccare l’ex ministro Maria Elena Boschi o il giornalista Bruno Vespa questa volta non è il titolare del Viminale, ma l’ex deputato pentastellato Alessandro Di Battista. In un post pubblicato su Facebook, l’ex parlamentare si scaglia contro le “finte scorte” e chiede a Salvini di toglierle a chi non risulterà essere davvero in pericolo di vita: “La storia delle scorte pazze è una vergogna tutta italiana. Non si tratta solo di sprechi, si tratta di privilegi e di forze dell’ordine sottratte al loro compito: quello di difendere i cittadini, non i potenti. Ci sono 560 persone sotto scorta in Italia, 165 in Francia, 40 in Germania e 20 nel Regno Unito. E’ vergognoso. Magistrati e giornalisti minacciati ne hanno tutto il diritto. Tra l’altro ci sono “giornalisti” di frontiera, sconosciuti, che rischiano la vita davvero”, scrive Di Battista.

“Ma vogliamo parlare dei direttori di La Repubblica, La Stampa, Libero o Il Giornale? E poi Bruno Vespa? Ma stiamo scherzando? Con quel che guadagnano se la pagassero da soli la scorta. E poi i politici. La Boschi sotto scorta? Gasparri? Capisco che scrivere quelle scemenze su twitter l’abbia reso antipatico ma uno come lui merita al massimo un vaffanculo per strada, nulla di pericoloso insomma. E poi ‘ciaone’ Carbone sotto scorta? Io mica lo sapevo. Fatemi capire vengono scortati perchè stanno sui coglioni agli italiani? E poi ad un magistrato come Ingroia viene tolta? Siamo seri, Ingroia può stare simpatico o meno (per me la sua entrata in politica è stato un grandissimo errore e lo sa bene anche lui) ma ha indagatato, avendo ragione tra l’altro, sulla trattativa Stato-Mafia, trattativa reale, vera, accaduta. Avrò fatto centinaia di comizi facendo spesso una battuta sulla scorta della Boschi (“non serve a difendere lei dai cittadini ma noi da lei”) ma adesso basta. Gli oltre 2000 agenti impegnati in questa roba hanno il diritto di fare il loro lavoro. Non sono entrati in Polizia per scortare i responsabili del declino dell’Italia. Salvini ha il dovere di intervenire immediatamente!”, conclude l’ex deputato.

fonte: https://www.fanpage.it/alessandro-di-battista-incita-matteo-salvini-contro-le-scorte-inutili-toglile-boschi-e-vespa-se-la-paghino-da-soli/

 

Alessandro Di Battista su Facebook:

La storia delle “scorte pazze” è una vergogna tutta italiana. Non si tratta solo di sprechi, si tratta di privilegi e di forze dell’ordine sottratte al loro compito: quello di difendere i cittadini, non i “potenti”. Ci sono 560 persone sotto scorta in Italia, 165 in Francia, 40 in Germania e 20 nel Regno Unito. E’ vergognoso. Magistrati e giornalisti minacciati ne hanno tutto il diritto. Tra l’altro ci sono “giornalisti” di frontiera, sconosciuti, che rischiano la vita davvero. Ma vogliamo parlare dei direttori di La Repubblica, La Stampa, Libero o Il Giornale? E poi Bruno Vespa? Ma stiamo scherzando? Con quel che guadagnano se la pagassero da soli la scorta. E poi i politici. La Boschi sotto scorta? Gasparri? Capisco che scrivere quelle scemenze su twitter l’abbia reso antipatico ma uno come lui merita al massimo un vaffanculo per strada, nulla di pericoloso insomma. E poi “ciaone” Carbone sotto scorta? Io mica lo sapevo. Fatemi capire vengono scortati perchè stanno sui coglioni agli italiani? E poi ad un magistrato come Ingroia viene tolta? Siamo seri, Ingroia può stare simpatico o meno (per me la sua entrata in politica è stato un grandissimo errore e lo sa bene anche lui) ma ha indagatato, avendo ragione tra l’altro, sulla trattativa Stato-Mafia, trattativa reale, vera, accaduta. Avrò fatto centinaia di comizi facendo spesso una battuta sulla scorta della Boschi (“non serve a difendere lei dai cittadini ma noi da lei”) ma adesso basta. Gli oltre 2000 agenti impegnati in questa roba hanno il diritto di fare il loro lavoro. Non sono entrati in Polizia per scortare i responsabili del declino dell’Italia. Salvini ha il dovere di intervenire immediatamente!

L’ultimo colpo di coda del più squallido governo della nostra storia – Ricordate il Cnel, quello che Renzi voleva abolire? Gli Zombi di questo esecutivo ormai delegittimato si affrettano a “spartirselo” con la nomina di 48 nuovi consiglieri!

 

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L’ultimo colpo di coda del più squallido governo della nostra storia – Ricordate il Cnel, quello che Renzi voleva abolire? Gli Zombi di questo esecutivo ormai delegittimato si affrettano a “spartirselo” con la nomina di 48 nuovi consiglieri!

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MISTERI DELLA POLITICA: il Cnel, l’ente che non doveva esistere più, è vivo e vegeto e nomina 48 nuovi consiglieri. Il provvedimento firmato dalla Boschi, quella che si sarebbe dovuta ritirare dalla politica perchè non è riuscita ad abolire il Cnel…!!

Così resuscita il Cnel: al via le nomine di 48 consiglieri

Mercoledì il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il suo assenso alla nomina dei 48 nuovi consiglieri del Cnel

Già da alcuni mesi è operativo il nuovo presidente, l’ex ministro Tiziano Treu e mercoledì il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il suo assenso alla nomina dei 48 consiglieri indicati dai sindacati e dalle associazioni dei datori di lavoro.

Si trattarebbe di 7 rappresentanti della Cgil, di 6 di Confindustria e Cisl, 3 della Uil più di una lunghissima lista di organizzazioni d’ ogni genere con un solo candidato che andrebbero a ricostituire l’ assemblea del Cnel scaduta ormai da anni. Ma, spiega il Messaggero, bisognerà aspettare perché i membri del parlamentino del Cnel possano entrare a Villa Lubin, la splendida sede del Consiglio nel cuore di Roma. La procedura prevede, infatti, che le nomine passino per il consiglio dei Ministri ma vengano poi rese definitive dalla Presidenza della Repubblica. Questi 48 membri sono in attesa di nomina già da nove mesi, quando erano stati designati dalle rispettive organizzazioni, ma, poi, sono arrivate altre proposte di nomine da associazioni di datori di lavoro che nel parlamentino del Cnel non erano mai entrate. Pare infatti che le richieste di posti abbiano superato quota 100 rispetto ai 48 disponibili e ne è nato uno strano caso giudiziario, curato dall’ Avvocatura dello Stato, fatto di ricorsi e controricorsi fra le varue associazioni delle imprese. Poi le elezioni Politiche hanno bloccato tutto e, nel frattempo, è stato firmato un accordo fra i sindacati confederali e la Confindustria, la quale ha accettato di certificare il proprio livello di rappresentanza esattamente come i sindacati dei lavoratori. Villa Lubin, oggi, dispone di appena 4-5 milioni per il 2018 e, se un tempo un consigliere del Cnel poteva contare su una indennità di 20/25 mila euro l’ anno, adesso non ha nessuno stipendio. In compenso la Finanziaria dell’ anno scorso ha dato la possibilità, prima negata, di ottenere il rimborso delle spese di trasporto e di vitto per i consiglieri che non abitano a Roma purché presenti alle sessioni del parlamentino.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/politica/cos-resuscita-cnel-nomine-48-consiglieri-1506800.html