Il vescovo di Mazara del Vallo “scomunica” Matteo Salvini e i leghisti – “Chi con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore”

scomunica

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Il vescovo di Mazara del Vallo “scomunica” Matteo Salvini e i leghisti – “Chi con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore”

Il vescovo di Mazara del Vallo “scomunica” Matteo Salvini e i suoi elettori

Il vescovo di Mazara del Vallo “scomunica” Matteo Salvini e i leghisti. Monsignor Domenico Mogavero, da sempre impegnato nel fronte dell’accoglienza ai migranti, ha tuonato oggi contro Matteo Salvini e i suoi sostenitori. “È ora di finirla. Non possiamo più stare zitti di fronte alle sparate di un sempre più arrogante ministro della Repubblica” – ha detto il vescovo di Mazara del Vallo, riferendosi all’esibizione, durante un comizio a Milano, del Rosario da parte del leader leghista.

“Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico” – ha rimarcato con una inusuale critica politica.

Poi l’affondo sul piano dottrinario e religioso: “Chi  con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore”, ha concluso Mogavero che da stamattina partecipa all’Assemblea dei vescovi italiani a Roma.

Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se più moderato nei toni, il vescovo di Noto Antonio Staglianò. “Non è che se uno perché va in chiesa e recita il santo rosario è sicuramente un cristiano. Un cristiano lo vedi se dà da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, se ha occhi per il dolore e la sofferenza degli altri. Si può anche non dire nessun rosario ma vivere un’opera di carità, perché come dice San Giacomo, il cristianesimo e il Vangelo splende nei fatti operosi della carità” – dice il prelato all’Adnkronos.

“Chiunque può consacrare se stesso al Cuore immacolato di Maria – dice adesso monsignor Staglianò riferendosi al comizio con il Rosario -, se Salvini lo ha fatto dal profondo del suo cuore ha fatto anche bene”. Anzi. Dal presule arriva un ringraziamento per “essersi affidato pubblicamente a Maria Santissima” perché “di solito i politici si vergognano persino di pronunciare il nome di Dio, vivono l’autonomia delle realtà terresti a modo loro”.

Ma quell’atto pubblico e il Rosario o il crocifisso in mano “non indicano che chi lo fa stia praticando il Vangelo”, che è “fede operosa nella carità, cura dell’altro più debole”.

Insomma, per il vescovo di Noto “stona che mentre ha il santo rosario in mano declini una posizione contraria a quella del Papa e chiuda all’accoglienza dei nostri fratelli. Sbandierare un simbolo sacro e affidarsi alla Madonna non vuol dire necessariamente che si è cristiani, il cristiano lo vede negli atti di carità. Il Cuore immacolato di Maria fa vincere l’amore non la patria”.

fonte: https://www.ilsitodisicilia.it/il-vescovo-di-mazara-del-vallo-scomunica-matteo-salvini-e-i-suoi-elettori/?fbclid=IwAR1UDBMnpuNIZpoIvQOrMtsl2c8mZ5POurBGxa4Eo5EnTfOoAwGkY3SKor8

Papa Francesco non ci sta – Ma quale “Prima gli italiani”, i veri Cristiani dicono “Prima gli ultimi”…!

 

Papa Francesco

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Papa Francesco non ci sta – Ma quale “Prima gli italiani”, i veri Cristiani dicono “Prima gli ultimi”…!

Papa Francesco contro il motto “Prima gli italiani”: “I cristiani dicono ‘Prima gli ultimi’”

Per Bergoglio il trattamento riservato ai migranti sempre più spesso “rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto”.

Nel giorno del trionfo della Lega di Matteo Salvini alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo Papa Francesco ha nuovamente lanciato un allarme riferendosi al modo in cui vengono trattati migranti e richiedenti asilo. Per il Pontefice il trattamento riservato loro sempre più spesso “rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto”. “Non si tratta solo di migranti; su questa via – spiega Bergoglio -, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione”.  Per questa ragione secondo Francesco “la presenza dei migranti e dei rifugiati – come, in generale, delle persone vulnerabili – rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità”.

Nel messaggio dedicato alla  Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2019, che si celebrerà in prossimo 29 settembre, il Papa ha scritto: “Conflitti violenti e vere e proprie guerre non cessano di lacerare l’umanità; ingiustizie e discriminazioni si susseguono; si stenta a superare gli squilibri economici e sociali, su scala locale o globale. E a fare le spese di tutto questo sono soprattutto i più poveri e svantaggiati”. “Le società economicamente più avanzate – aggiunge – sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la ‘globalizzazione dell’indifferenzà”.

Secondo Bergoglio “il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro”. “Il problema è quando dubbi e timori condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, la persona diversa da me; mi priva di un’occasione di incontro col Signore”. Per finire a chi si fa schermo dell’identità cristiana, ricorda che “la fede si dimostra con le opere di carità verso gli ultimi, anche stranieri” e che per un cristiano è contraddittorio affermare “prima io e il mio gruppo” perché nella logica di Cristo e del Vangelo “gli ultimi vengono prima”.

fonte: https://www.fanpage.it/papa-francesco-contro-il-motto-prima-gli-italiani-i-cristiani-dicono-prima-gli-ultimi/
http://www.fanpage.it/

 

 

 

 

 

Oliver Hart, professore di Harvard e Nobel per l’Economia 2016: “L’euro è stato un errore e per sopravvivere la UE deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento” …Ora decidiamoci, o togliamo il Nobel ad Hart o mandiamo a cagare la casta pro-euro…!

Nobel

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Oliver Hart, professore di Harvard e Nobel per l’Economia 2016: “L’euro è stato un errore e per sopravvivere la UE deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento” …Ora decidiamoci,  o togliamo il Nobel ad Hart o mandiamo a cagare la casta pro-euro…!

 

Premio Nobel per l’economia 2016: “L’euro è stato un errore”

Secondo il professore di Harvard, Oliver Hart, l’Unione europea ha eccessivamente centralizzato i poteri: “Se non cambia potrebbe fallire”

Bruxelles – L’euro è stato “un errore” e per sopravvivere l’Unione europea deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento. È il parere netto di Oliver Hart, professore di Harvard e vincitore, insieme a Bengt Holmström, del premio Nobel per l’Economia nel 2016. Intervistato dall’agenzia spagnola Efe, Hart non ha nascosto le critiche nei confronti della direzione assunta dal progetto europeo e in particolare della moneta unica: “L’euro è stato un errore”, si è detto convinto Hart, che ha riferito di avere questa opinione fin da quando si è cominciato a parlare di moneta unica. Per questo “non sarei affatto triste se in futuro l’Europa si liberasse dell’euro”, ha continuato il premio Nobel, secondo cui “i britannici furono molto furbi a restare fuori” dalla valuta comune. La sparizione dell’euro, secondo Hart, significherebbe che ai governi ritornerebbe “qualche autorità” in materia di politica monetaria.

La critica principale che Hart muove all’Unione è in effetti una eccessiva concentrazione di poteri. “Credo che la parola chiave sia decentralizzazione”, è convinto il premio Nobel, secondo cui “forse l’Ue è andata troppo oltre nel centralizzare il potere”. In Europa, ha sottolineato lo studioso, “abbiamo visto una preoccupazione sui diritti di decisione che sono strati trasferiti dai Paesi verso il centro, a Bruxelles, e credo che la forma da seguire adesso sia devolvere questa capacità di decisione ai singoli Paesi”. Se questo sarà fatto “l’Unione europea può sopravvivere e prosperare, ma in caso contrario, potrebbe fallire”, è stata la previsione di Hart, che considera gli stati Ue “non sufficientemente omogenei” per essere “una sola unità” che è quindi “un vero errore tentare di crearla”.

 

 

tratto da: http://www.eunews.it/2016/12/09/premio-nobel-per-leconomia-2016-leuro-e-stato-un-errore/73938

Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Mario Monti

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Tutti abbiamo apprezzato la sintesi di Giorgio Gaber: “libertà è partecipazione”. Noi pensiamo di partecipare alla vita democratica del nostro Paese e quindi di essere “liberi” perchè votiamo ma non è così.

Non so se ne conservate memoria ma, tempo fa, Mario Monti, ebbe a dichiarare che “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore”.

Il concetto non gli è venuto in mente l’altro ieri, perché lo stesso identico concetto lo ribadì in occasione del divorzio tra la politica e la Banca d’Italia, ove disse che ci sono “valori che saranno meglio tutelati, se affidati a qualcuno che può permetterselo trovandosi al riparo dal processo elettorale”

Ora ciò che si può fare, al riparo dal processo elettorale, cioè al riparo dalla volontà dei cittadini, e quello che non si può fare, come si può presentare per farlo accettare ?

Lo dice sempre Monti: “E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni (ndr: di sovranità) solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata. Abbiamo bisogno delle crisi per fare passi avanti”

 

Psicologico – badate bene – significa che qualcuno ci deve dare l’impressione che se non si accettano le proposte del potere, al diniego segue la catastrofe.

La concezione di Monti e delle élite che rappresenta è esattamente quella di The Crisis of Democracy, il primo rapporto della Commissione Trilaterale che  sosteneva come le uniche democrazie funzionanti, sono quelle in cui la grande maggioranza della popolazione si trova ai margini del dibattito pubblico.

Essere al riparo dal processo elettorale significa che Monti giurava sulla Costituzione -con l’incipit che conosciamo tutti- ritenendo la Repubblica un’assemblea condominiale da guidare con la logica del terrore (“fate presto!”, lo spread a 500! ), grazie alla sostanziale ignoranza nella quale viene relegata la massa dei cittadini sovrani solo sulla carta.

Bisogna avere chiaro in mente che Mario Monti non può essere visto come un semplice professore che ha la sua visione (antidemocratica) del mondo in un Paese, tralaltro, che curiosamente ritiene in pericolo la democrazia  perché un paziente psichiatrico commette un reato a Macerata  ma non  vede alcun rischio di democrazia in ricorrenti dichiarazioni del genere. Dichiarazioni a cui seguono fatti perfettamente allineati.

Dicevo che non può essere una semplice visione personale antidemocratica perché il limite tra la libertà di opinione e l’eversione, viene superato quando un portatore di principi antidemocratici assume il controllo di posizioni decisionali chiave. Monti è stato per anni commissario europeo e al governo italiano con la complicità  del Presidente della Repubblica. Posizione in forza della quale ha potuto agire, distruggendo la domanda interna e iniziando il lavoro di smantellamento dei diritti dei pensionati e quelli dei lavoratori, poi terminato da Matteo Renzi.

Quelle rare volte in cui sembra perfezionarsi un procedimento decisionale democratico, poi ci rendiamo conto che non è la democrazia a guadagnarci, cioè non è il demòs, il popolo, ma qualcun altro. Perché?

A questa domanda rispose implicitamente Cossiga molti anni fa. E qui dobbiamo riflettere anche ripensando ai criteri con cui Cossiga metteva il segreto di Stato su molti, troppi, capitoli della storia della nostra Repubblica.

Cossiga spiegò come i nostri bisogni e comportamenti, debbano essere organizzati dall’esterno scrivendolo nel suo libro abecedario: “attraverso agenti reclutati tra i quadri dirigenti di un Paese o aiutati a salire ad alti livelli della vita politica, burocratica, scientifica, finanziaria, bancaria o attraverso individui di particolare autorevolezza personale, morale, culturale. Si deve cercare di determinare a proprio vantaggio la politica di un certo Paese ed in particolare il suo processo decisionale”

Questo spiega molto.
Questo spiega perché in questo Paese, alcuni top manager ottengono nomine scintillanti a seguito delle quali compiono disastri e poi ricevono nuove e più scintillanti nomine ad esempio.

Questo spiega perchè la disgregazione dei diritti dei lavoratori va in parallelo col percorso di integrazione monetaria. Avete notato che i sindacati son serviti a nulla?

Avete notato che la crisi italiana inizia a somigliare alla crisi del terzo mondo dopo la seconda guerra mondiale ? Oggi come allora,  i governanti indebitavano i propri paesi con una moneta diversa dalla propria; dollaro per l’Africa, euro per noi. Eppure  ci eravamo resi conto – nel 97 – che agganciando la lira all’ECU si fermava la produttività.

Si diceva “come si fa a partecipare”, ad esercitare le prerogative di regalità che spettano a noi “popolo sovrano”? La domanda non è priva di interesse se si considera che ormai stiamo perdendo i riferimenti propri di una democrazia occidentale.

Da noi la terza carica dello stato si fa propaganda elettorale, peraltro compiendo un’operazione cosmetica di differenziazione dal proprio contesto d’appartenenza creando liber(e) e uguali. Avrete notato che negli ultimi giorni c’è stata questa declinazione al femminile. Boldrini lo chiede.

Ecco, partecipiamo alla democrazia gestendo democraticamente il mercato del lavoro e i soldi pubblici.

tratto da: https://www.themisemetis.com/politica/1499/1499/

Per non dimenticare – Quando Pierluigi Davigo diceva: “Il centrodestra ed il centrosinistra si sono sempre dati da fare. Non per contrastare la corruzione, ma per contrastare le indagini ed i processi sulla corruzione!”

 

Pierluigi Davigo

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Per non dimenticare – Quando Pierluigi Davigo diceva: “Il centrodestra ed il centrosinistra si sono sempre dati da fare. Non per contrastare la corruzione, ma per contrastare le indagini ed i processi sulla corruzione!”

Corruzione, Piercamillo Davigo: “Centrosinistra se non ci ha messo in ginocchio ci ha genuflessi”
Durante il suo intervento al convegno sulla giustizia organizzato a Montecitorio dal M5s l’ex pm di Mani pulite dice anche che “il ddl di riforma penale per la prescrizione serve a poco o a nulla perché sposta solo più in là il problema. Nei paesi seri con l’esercizio dell’azione penale non decorre più”.
Ne ha per tutti e non è la prima volta. Già per il 25° anniversario di Mani pulite quello che era stato uno dei pm del pool aveva detto: “L’attività principale dei vari governi che si sono susseguiti da allora non è stata quella di rendere più difficile la corruzione, ma quella di rendere più difficili le indagini e i processi sulla corruzione. Sono state cambiate le leggi per fare assolvere gli imputati, cose veramente sconcertanti”. E anche oggi il magistrato, ex presidente dell’Anm e giudice della Cassazione, ribadisce il concetto. “Centrodestra e centrosinistra si sono sempre dati da fare non per contrastare la corruzione ma per contrastare le indagini sulla corruzione. Con una fondamentale differenza: il centrodestra – dice la toga durante il suo intervento al convegno sulla giustizia organizzato a Montecitorio dal M5s – le ha fatte così grosse e così male che di solito non han funzionato. Invece il centrosinistra le ha fatte mirate e ci ha messo se non in ginocchio almeno genuflessi”.
Davigo ha fatto “un esempio per tutti” ed ha ricordato che il sistema per cui “più facilmente” le imprese creano fondi in nero e quindi mazzette’ “è la notazione di fatture per operazioni inesistenti”. Una “volta era un reato” poi “nel 2000 la maggioranza di centrosinistra lo ha cambiato” aumentando la pena “purché riverberi sulla dichiarazione dei redditi oltre un certa soglia: in sostanza – ha ironizzato – hanno introdotto la modica quantità per le falsità contabili“. Per Davigo “basta scrivere in bilancio costi non deducibili e uno porta in bilancio tutto quello che vuole, prosciugando però le possibilità di indagine”.
Le promesse del governo sulla riforma della giustizia “sono state disattese tutte. E non so se preoccuparmi di più di Renzi o del ministro della Giustizia. Il ministro della giustizia quando l’Anm disertò l’anno giudiziario per protesta disse che non si poteva incolpare il governo che era cambiato. Gli chiesi cosa avrebbe detto se invece di parlare con noi fosse stato ministro Economia e avesse detto ai mercati che non pagava più i titoli di stato…”. Per Davigo, più volte applaudito e oggetto anche di una standing ovation, “il ddl di riforma penale per la prescrizione serve a poco o a nulla perché sposta solo più in là il problema. Nei paesi seri con l’esercizio dell’azione penale non decorre più. Riforme inutili e dannose, non sanno quello che fanno” visto che i giudici hanno a che fare con una “serie di comportamenti dilatori che sono finalizzati unicamente a lucrare la prescrizione”.
“Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica. Mi occupo dei politici quando rubano. Ritengo che i magistrati non siano capaci di farla. Il ministro della Giustizia? Non lo farò” aveva detto l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati escludendo una sua candidatura, dopo i retroscena che lo indicavano tra i possibili candidati alle primarie online pentastellate o a un suo ruolo come possibile Guardasigilli nella possibile squadra di governo. Dichirazioni ripetute con forza davanti alla platea: “Non perché io ritenga che nella politica che ci sia qualcosa di inevitabilmente sporco, ritengo che sia una attività nobile ed elevatissima. Ritengo che i magistrati per loro conformazione mentale non siano capaci di fare politica”. La platea era però in disaccordo con Davigo quando, alla domanda della giornalista Liana Milella se intendesse impegnarsi in prima persona in politica, ma il magistrato ha escluso questa possibilità. “E poi non capisco perché tutti lo vogliono fare(il ministro della Giustizia, ndr) visto che non dovrebbe contare niente perché è un ministro senza portafoglio e che non dovrebbe spostare o nominare nessuno”.
QUI fonte e video

Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

Simone Di Stefano

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

I conti sospesi con la giustizia del candidato di CasaPound

Lo strano caso di Simone Di Stefano, 43 anni, capolista di Cpi alle elezioni europee del 26 maggio. La sua fedina penale è immacolata malgrado 16 pagine di “carichi pendenti”, con reati che vanno dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono incagliati

Simone Di Stefano, 43 anni, romano di Garbatella, leader di CasaPound Italia, candidato come capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni elettorali, è un uomo fortunato. La Costituzione antifascista ne ha garantito la campagna fascista nelle piazze italiane. Ma, soprattutto, come documenta il casellario giudiziale, la giustizia penale, di cui è cliente fisso da una quindicina d’anni, se lo è regolarmente dimenticato in qualche binario morto. Consentendogli di presentarsi immacolato all’appuntamento decisivo della sua vita politica.

Il Casellario giudiziale “attesta” infatti che “a carico di Di Stefano Simone, nato a Roma il 12/8/1976 “nulla” risulta”. E tuttavia, come un’altra banca dati documenta – quella dei “carichi pendenti della Procura della Repubblica di Roma” – l’elenco dei procedimenti penali a suo carico tutt’ora aperti compone una storia giudiziaria di 16 pagine, tre volte quelle che illustrano il suo programma elettorale.

Vediamo. Il 9 marzo del 2009, viene condannato a 6 mesi di reclusione e 800 euro di multa (pena sospesa) per un'”invasione di terreni ed edifici” dell’agosto 2004. Cinque anni per portarlo a processo, che, dopo il ricorso in appello, diventano 14 – quattordici – per una sentenza definitiva che assolve “per intervenuta prescrizione”. Gli va bene anche per un furto sempre di quel 2004. La sentenza di primo grado arriva solo nell’aprile 2010 – sei mesi di reclusione e 200 euro di multa (pena sospesa) – viene appellata nel settembre 2010 e di lì se ne perde traccia.

Anche se nel frattempo il nostro ha continuato a darsi da fare. Per esempio, assaltando gli uffici della Rai nel 2008, vicenda per la quale, come ha raccontato Il Fatto, deve ancora iniziare il processo. Nel 2014 viene assolto per una diffamazione del 2010, e, in quello stesso anno, in abbreviato prende 3 mesi di reclusione e 100 euro di multa per furto pluriaggravato. Anche qui pena sospesa, impugnazione in appello e un esito ancora da scrivere. Nel 2016 è denunciato per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, due anni dopo è rinviato a giudizio ma la prima udienza è fissata al 24 giugno prossimo. Tra il 2016 e il 2018 altri due rinvii a giudizio (processi in corso) per violazioni di sigilli, violenza a pubblico ufficiale, “getto di oggetti pericolosi”, mentre è sub iudice un processo per lesioni personali disposto nel 2016. Già: fortunato, immacolato e candidato.

fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2019/05/25/news/i_conti_sospesi_con_la_giustizia_del_candidato_di_casapound-227124133/?fbclid=IwAR1O7qD0sq3efnCh93nU_7m1Mdcly9eBjuq_7JtfkWX7BMmsppTnNqtUWnQ

Borsellino diceva che il voto è un’arma. Usiamola domenica contro razzisti e fascisti.

Borsellino

 

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Borsellino diceva che il voto è un’arma. Usiamola domenica contro razzisti e fascisti.

 

La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo,

ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano.

Quella matita, più forte di qualsiasi arma,

più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello.

Paolo Borsellino

…Ed ora siamo chiamati al voto. Vediamo da che parte stiamo, da quella di Falcone e Borsellino o dall’altra.

Dalla parte di chi ha spalleggiato per anni Belusconi che sovvenzionava a suon di milioni la mafia e che ha come priorità sequestrare 4 braccialetti agli extracomunitari sulle spiagge…

O dalla parte di chi vuole veramente combatttere mafia, ma anche razzismo e fascismo…

Ora la matita ce l’avete VOI, vediamo come la usate…

 

Pedofilia – Siamo noi che non ci abbiamo capito niente. La verità ce la dice un sacerdote francese – Padre Alain de la Morandais: “Sono i bambini a cercare attenzione”

 

Pedofilia

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Pedofilia – Siamo noi che non ci abbiamo capito niente. La verità ce la dice un sacerdote francese – Padre Alain de la Morandais:  “Sono i bambini a cercare attenzione”

Un sacerdote francese incolpa i bambini per i casi di pedofilia, lo ha detto in televisione

Parole scioccanti quelle del sacerdote francese padre Alain de la Morandais durante una trasmissione televisiva a cui era stato invitato. Noto in Francia come “il prete dei vip” e spesso ospite in tv, si è lasciato andare a dichiarazioni che sembrano giustificare la pedofilia nella Chiesa, anzi incolpare i bambini di provocare gli adulti: “Uno ha sempre l’impressione che uno stupro sia violenza. In linea di principio, io non ci credo. Stando ai ritorni che ho avuto, alle confidenze che mi hanno fatto, un bambino cerca spontaneamente la tenerezza di un uomo o di una donna. […] E spesso sono dei piccoli affettivamente frustrati che vanno a cercare tenerezza”. Non solo. Come riporta il sito Aleteia, il prete ha detto una cosa semplicemente allucinante: “Avrete osservato tutti che un bambino viene e vi dà baci sulla bocca”. Inevitabili le proteste e i commenti furiosi.

PEDOFILIA NELLA CHIESA E LA DICHIARAZIONE CHOC

Anche l’arcivescovo di Parigi mons. Michel Aupetit è intervenuto, condannando fermante quanto detto. Ovviamente, come sempre in questi casi padre de la Morandais dopo tutte le polemiche è tornato sui suoi passi e ha chiesto scusa con un comunicato ufficiale della sua casa editrice: “Ci tengo a dire chiaro e forte che la mia espressione – confusa e incompleta, lo riconosco e lo deploro – e la maniera in cui è stata percepita non riflettono in nulla il mio pensiero. Naturalmente gli aggressori sono gli adulti, mentre i bambini sono vittime innocenti”. Purtroppo il sacerdote non è la prima volta che rilascia dichiarazioni quanto meno imbarazzanti spesso in contrasto con la dottrina ufficiale della Chiesa. Sarebbe davvero meglio che i preti non andassero in televisione, ogni volta che lo fanno si lasciano andare a dichiarazioni che sarebbe meglio tenessero per sé, probabilmente affascinati dall’attenzione che viene data loro. Dal canto suo il canale tv che lo ha ospitato, LCI, ha promesso che non lo inviteranno mai più.

tratto da: https://retelabuso.org/2019/03/23/pedofilia-nella-chiesa-prete-choc-sono-i-bambini-a-cercare-attenzione/?fbclid=IwAR1eyaSVEl5m8k0Xdz5vNMN1QFDH3QehFUDzK-LY0FaCBNmgcHBJeGnArEc

Ancora tu – il fantastico editoriale di Marco Travaglio dedicato al ritorno in Tv di Silvio Berlusconi “tutto pittato, laccato, moquettato e levigato come un set di sanitari Ideal Standard”

 

Marco Travaglio

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ancora tu – il fantastico editoriale di Marco Travaglio dedicato al ritorno in Tv di Silvio Berlusconi “tutto pittato, laccato, moquettato e levigato come un set di sanitari Ideal Standard”

Ancora tu

L’altra sera, facendo zapping, ci siamo imbattuti in uno di quei revival di archeologia televisiva, tipo Techetè, con vecchi guitti in bianco e nero di tanti anni fa. Così almeno abbiamo pensato, quando abbiamo visto la buonanima di Silvio B. in gran forma, tutto pittato, laccato, moquettato e levigato come un set di sanitari Ideal Standard, con un suo impiegato che lo “intervistava” (si fa per dire) sulle tante, infami “calunnie” che ha subìto in vita sua. Attendevamo che, da un momento all’altro, entrassero le ragazze del Drive In o di Colpo Grosso, accompagnate da Greggio e D’Angelo o da Smaila. Poi abbiamo scoperto che era tutto in diretta: la buonanima era viva. E parlava. Strascicando alla Crozza, ma parlava. Come se, a cinque anni dalla dipartita dal Senato palla volta di Cesano Boscone, l’avessero scongelato dal freezer e liberato dalla funzione Pause per restituirlo al più consono Play. Il Rieccolo riprendeva il discorso da dove l’aveva interrotto nel 2013, come se intanto non fosse successo nulla, risultando lievemente sfasato rispetto al momento attuale. Anzi, al secolo attuale, visto che usava arcaismi come “gabina elettorale” che non si sentivano dai tempi di Costantino Nigra, prima di annunciare che a Bruxelles lui ci andrà davvero. Anzi, a minacciarlo.

Il Cavalier Findus intratteneva il folto pubblico, accuratamente selezionato nella casa di riposo di Cesano Boscone per attenuare l’asincronia della scena e lo straniamento della testata Quarta Repubblica, su temi di interesse non proprio bruciante come i suoi “ben 88 processi con ben 105 fra avvocati e consulenti”. O come i suoi soldi all’estero, ormai cristallizzati da anni di sentenze definitive sulle sue 64 società nei paradisi fiscali e le sue evasioni da 360 milioni di dollari, ormai digerite anche dai suoi fan più accaniti. “Neanche un euro!”, trillava giulivo il conduttore. E B.: “Se mi trovate dei soldi all’estero, sono vostri!”. Risate in sala, anzi in bara. Altra “calunnia”: la condanna per frode fiscale, emessa da un fantomatico “collegio di deputati” (i cinque giudici di Cassazione, che firmarono tutti la sentenza, anche se a lui risulta che uno “non voleva firmarla, ma fu costretto da qualcuno in alto (forse un alpinista”), per “eliminare un avversario politico”. Fu così che lui presentò “un appello in 18 punti alla Corte di Strasburgo che in cinque anni non ha mai aperto neanche un foglio”. In realtà la Corte ha archiviato il caso il 27 novembre senza pronunciarsi, perché i suoi legali, probabilmente senza dirglielo, hanno ritirato il ricorso con una lettera del 27 luglio.

Lì non le eurotoghe rosse, ma Ghedini&C., spiegavano alla Corte che un verdetto “non avrebbe prodotto alcun effetto positivo” per lui, cioè sarebbe stato respinto con perdite) Uno si sarebbe atteso una replica del conduttore informato dei fatti, ma trattandosi di un giornalista di Mediaset e del Giornale era troppo sperare. Altra “calunnia”: “Una frase irriferibile e volgarissima che non ho mai pronunciato sulla signora Merkel”. Che, essendo irriferibile, nessuno in studio e a casa conosceva. Peccato, perché era carina: “Culona inchiavabile”. Noi, che a suo tempo la riportammo perché i suoi la riferivano, terrorizzati che uscisse da qualche intercettazione, sappiamo bene di non aver inventato nulla. E lo sapevano persino il Giornale e Libero, che per due anni chiamarono la Merkel “culona” sapendo di far cosa gradita al padrone, che le attribuiva il famoso “complotto dello spread” per rovesciare il suo terzo governo. Poi, come spesso accade a quell’età, batté la testa, si scordò tutto e si risvegliò da antieuropeista sfegatato a filoeuropeista arrapato, da nemico ad ammiratore dell’“amica Angela”. L’altra sera, per dire, s’è inventato di averla convinta a fargli “eleggere Draghi” affinché “la Bce stampasse moneta” (tutti eventi mai accaduti nella realtà, ma nessuno ha ancora avuto il coraggio di comunicarglielo). Ma ecco l’ultima “calunnia”: il bunga bunga. Migliaia di pagine di sentenze hanno accertato il “sistema prostitutivo” orchestrato per lui, nella villa di Arcore, a Palazzo Grazioli, a villa Certosa e non solo, dai vari Tarantini, Mora, Fede, Minetti. E lui che fa? Come se fosse ancora il 25 aprile 2009 sul palco di Onna, travestito da partigiano col fazzoletto rosso al collo, osannato da tutti ignari di tutto, racconta che “il bunga bunga è una barzelletta che ho inventato io sui due più sfigati che avevo: Bondi e Cicchitto” (la gratitudine è sempre stata il suo forte), simpaticamente sodomizzati “da una tribù libica rivoluzionaria”.

Quanto ai festini nelle ville, “Emilio Fede scoprì che lavoravo pure il sabato notte e allora mi portò due delle sue meteorine, che la volta dopo portarono quattro amiche, che ne portarono altre, finché mi ritrovai con 32 ragazze”. E non ebbe cuore di lasciarle fuori all’addiaccio. Ma erano frugali “cene eleganti, i miei figli passavano a salutare prima di andare a letto, io raccontavo storielle e cantavo”, del resto era o non era già “a vent’anni il miglior cantante di Parigi”, quando anche Aznavour gli faceva una pippa? Subito dopo, in un fuorionda, dice al pubblico che “qualche anno fa me ne facevo sei per notte, ora invece mi addormento dopo la terza”, però ciò che conta è quel che va in onda, no? Dunque tutti a votare per lui che, appena seduto a Bruxelles, fermerà con le nude mani “il progetto egemone del comunismo cinese”. Non solo, ma – con grave sprezzo del pericolo – “aumenterò le pene contro l’evasione e l’elusione fiscale”, avendo appena scoperto con raccapriccio che “in Italia c’è un nero enorme”. E non è Balotelli, no! Sono le “centinaia di miliardi di evasione”. Senza contare, modestamente, i suoi.

“Ancora tu” di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 22 Maggio 2019

 

Ed ora la Grecia chiede i danni di guerra alla Germania… Mi sa che i crucchi dovranno restituire, con gli interessi, tutto quello che hanno rubato alla Grecia con la scusa dell’austerity…!

 

Grecia

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ed ora la Grecia chiede i danni di guerra alla Germania… Mi sa che i crucchi dovranno restituire, con gli interessi, tutto quello che hanno rubato alla Grecia con la scusa dell’austerity…!

Atene chiede alla Germania un risarcimento miliardario: “È per i danni di guerra”

La richiesta di risarcimento avanzata da Tsipras a carico di Berlino ha subito ricevuto elogi da parte delle autorità polacche.

Il parlamento della Grecia ha avanzato formalmente alla Germania un’ingente richiesta di risarcimento in merito ai danni arrecati al Paese ellenico dalle truppe hitleriane.

L’assemblea legislativa di Atene ha ultimamente approvato il documento presentatole da una commissione parlamentare istituita appositamente per calcolare le riparazioni che Berlino dovrebbe pagare per l’invasione nazista del territorio greco, avvenuta durante la Seconda guerra mondiale. Tale relazione quantifica il risarcimento a carico dell’esecutivo tedesco in oltre 300 miliardi di euro.

I membri della commissione sono pervenuti a stabilire tale cifra dopo avere valutato tutti i danni causati alla Grecia dalla Wermacht: distruzione di infrastrutture, abbattimento di edifici, smantellamento di fabbriche, decimazione di manodopera. L’indennizzo addossato alle autorità tedesche da Atene viene quindi presentato dalla stessa relazione come “ragionevole e doveroso”.

Con l’approvazione parlamentare del documento redatto dalla commissione sulle responsabilità storiche della Germania, il governo Tsipras è stato autorizzato dallo stesso organo legislativo ad attivare tutti i canali diplomatici e giudiziari disponibili per costringere Berlino a corrispondere allo Stato ellenico la somma miliardaria. Il primo ministro greco ha poi giustificato con le seguenti parole le pretese finanziarie della sua nazione verso la Repubblica federale: “Questa richiesta è un nostro dovere storico e morale. Per costruire un futuro migliore dobbiamo chiudere al più presto le ferite del passato e la Germania deve fare lo stesso.”

L’esecutivo Merkel ha reagito all’iniziativa di Atene affermando di avere “già abbondantemente indennizzato” le autorità elleniche. Jörg Kukies, sottosegretario al ministero delle Finanze, ha infatti precisato che la questione delle riparazioni per i danni causati dalla Wermacht è stata già risolta da Germania e Grecia nel 1960.

In quell’anno, Berlino, spiega Kukies, versò al Paese di Tsipras un risarcimento di 50,8 milioni di dollari, al fine di chiudere in maniera definitiva la controversia relativa ai danni di guerra arrecati dalle truppe hitleriane. Le istituzioni elleniche di allora, a detta del sottosegretario, avrebbero giudicato la somma in questione come “più che adeguata”. Dopo avere rispolverato l’accordo siglato dalle due nazioni nel 1960, l’esecutivo Merkel ha quindi, sempre per bocca di tale alto funzionario, bollato come una “mera provocazione” la richiesta di oltre 300 miliardi di euro avanzata recentemente dal leader di Syriza.

L’iniziativa di Tsipras, etichettata dai media internazionali come una “ripicca” per le misure di austerità ai danni della Grecia promosse finora da Berlino, ha però subito ricevuto elogi da parte delle istituzioni di Varsavia. Arkadiusz Mularczyk, presidente della commissione parlamentare polacca sulle riparazioni di guerra, ha infatti definito la mossa di Atene come un “atto di estremo coraggio” e ha poi assicurato che a breve anche il suo Paese presenterà ufficialmente alla Germania un’ingente pretesa di risarcimento per le devastazioni subite dalla Polonia durante l’occupazione nazista.