Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

Simone Di Stefano

 

 

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Lo strano caso di Simone Di Stefano capolista di CasaPound: la sua fedina penale è immacolata nonostante 16 pagine di “carichi pendenti”, dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono miracolosamente incagliati…!

 

I conti sospesi con la giustizia del candidato di CasaPound

Lo strano caso di Simone Di Stefano, 43 anni, capolista di Cpi alle elezioni europee del 26 maggio. La sua fedina penale è immacolata malgrado 16 pagine di “carichi pendenti”, con reati che vanno dal furto aggravato alla diffamazione a violenze e minacce a pubblico ufficiale. Ma tutti i processi si sono incagliati

Simone Di Stefano, 43 anni, romano di Garbatella, leader di CasaPound Italia, candidato come capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni elettorali, è un uomo fortunato. La Costituzione antifascista ne ha garantito la campagna fascista nelle piazze italiane. Ma, soprattutto, come documenta il casellario giudiziale, la giustizia penale, di cui è cliente fisso da una quindicina d’anni, se lo è regolarmente dimenticato in qualche binario morto. Consentendogli di presentarsi immacolato all’appuntamento decisivo della sua vita politica.

Il Casellario giudiziale “attesta” infatti che “a carico di Di Stefano Simone, nato a Roma il 12/8/1976 “nulla” risulta”. E tuttavia, come un’altra banca dati documenta – quella dei “carichi pendenti della Procura della Repubblica di Roma” – l’elenco dei procedimenti penali a suo carico tutt’ora aperti compone una storia giudiziaria di 16 pagine, tre volte quelle che illustrano il suo programma elettorale.

Vediamo. Il 9 marzo del 2009, viene condannato a 6 mesi di reclusione e 800 euro di multa (pena sospesa) per un'”invasione di terreni ed edifici” dell’agosto 2004. Cinque anni per portarlo a processo, che, dopo il ricorso in appello, diventano 14 – quattordici – per una sentenza definitiva che assolve “per intervenuta prescrizione”. Gli va bene anche per un furto sempre di quel 2004. La sentenza di primo grado arriva solo nell’aprile 2010 – sei mesi di reclusione e 200 euro di multa (pena sospesa) – viene appellata nel settembre 2010 e di lì se ne perde traccia.

Anche se nel frattempo il nostro ha continuato a darsi da fare. Per esempio, assaltando gli uffici della Rai nel 2008, vicenda per la quale, come ha raccontato Il Fatto, deve ancora iniziare il processo. Nel 2014 viene assolto per una diffamazione del 2010, e, in quello stesso anno, in abbreviato prende 3 mesi di reclusione e 100 euro di multa per furto pluriaggravato. Anche qui pena sospesa, impugnazione in appello e un esito ancora da scrivere. Nel 2016 è denunciato per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, due anni dopo è rinviato a giudizio ma la prima udienza è fissata al 24 giugno prossimo. Tra il 2016 e il 2018 altri due rinvii a giudizio (processi in corso) per violazioni di sigilli, violenza a pubblico ufficiale, “getto di oggetti pericolosi”, mentre è sub iudice un processo per lesioni personali disposto nel 2016. Già: fortunato, immacolato e candidato.

fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/2019/05/25/news/i_conti_sospesi_con_la_giustizia_del_candidato_di_casapound-227124133/?fbclid=IwAR1O7qD0sq3efnCh93nU_7m1Mdcly9eBjuq_7JtfkWX7BMmsppTnNqtUWnQ