Quando il Mes firmò la condanna a morte della Grecia

 

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Quando il Mes firmò la condanna a morte della Grecia

Alessandro Mangia, attento studioso di diritto e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha lanciato l’allarme: firmare il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità, per l’Italia, potrebbe essere un rischio spericolato. Il diritto dà ragione ai falchi del Nord Europa guidati dall’Olanda: il Mes, trattati europei alla mano, è applicabile solo sotto la condizione delle stringenti contropartite in termini di misure di austerità che i Paesi riceventi devono concordare nei memorandum d’intesa.

Per Roma, dunque, qualsiasi firma non garantita da una reale modifica delle clausole applicative del Mes e dei trattati europei, potrebbe essere un vero e proprio salto nel buio. Difficilmente un giudice europeo ricuserebbe una causa contro eventuali clausole “annacquate” applicate al Belpaese in crisi.

Ma il Mes nella sua forma estesa e più rigorosa cosa comporterebbe per un Paese che vi facesse ricorso. Giova, per avvertire dei rischi, ricordare che successe quando la “Troika“, nel 2011, appaltò al Fondo salva-Stati guidato, come oggi, dal tedesco Klaus Regling, l’individuazione delle condizionalità ritenute più efficaci per concedere alla Grecia un pacchetto di aiuti da otto miliardi di euro.
A recuperare questo capitolo di storia non entusiasmante del recente passato europeo è stato il quotidiano Italia Oggi, che ha segnalato cosa fu imposto ad Atene per dare via libera al piano di salvataggio. La Grecia barattò il “semaforo verde” agli aiuti con la firma di un accordo che la impegnava a:
  • Tagliare del 40% lo stipendio a 30mila dipendenti pubblici messi, di punto in bianco, in temporaneo congedo.
  • Licenziare coloro che tra i 30mila occupati dopo 12 mesi non avessero trovato un lavoro nel settore privato e applicare la stessa cura da cavallo a altri 120mila statali.
  • Abolire la tredicesima sulle pensioni e tagliare del 20% le pensioni superiori a 1.200 euro lordi. I tagli alle pensioni sarebbero continuati anche durante il governo di sinistra di Alexis Tsipras. Tra il 2010 e il 2018 le pensioni degli anziani greci sono state ridotte fra il 50-60% arrivando a circa 665 euro di media, spesso come unica fonte di sostentamento di interi nuclei familiari in un contesto di crescente disoccupazione.
  • Avviare la privatizzazione degli asset strategici. Dagli aeroporti al porto del Pireo, passando per le utility energetiche e le ferrovie Atene è diventata terra di conquista e svendita per capitali stranieri in cerca di facile rendimento.

Un uomo non sospettabile di euroscetticismo come Massimo D’Alema, in un’intervista a Sky Tg24 del 2015 divenuta molto celebre, ha sottolineato che questo bagno di sangue serviva a sbloccare finanziamenti al governo di Atene utili a ripagare i debiti col sistema finanziario franco-tedesco accumulati negli anni.

I 250 miliardi di piani di risanamento strutturale, inaugurati dalle condizionalità del Mes, hanno rappresentato il patibolo per l’economia e le prospettive di rinascita della Grecia. Il potere di acquisto in dieci anni (2008-2018) si è ridotto del 28%, la disoccupazione ha sfondato la soglia del 23% e anche il debito pubblico è esploso oltre il 180% del Pil senza che i cittadini greci avessero la prospettiva di un minimo sollievo dall’austerità che ha mandato al tappeto il Paese. Le proiezioni basate sui dati messi in campo dal Mes e dalla Troika, sottolineava nel 2018 Bloomberg in un articolo  ripreso da Voci dall’Estero“ assumono un livello di austerità impossibile: la Grecia deve realizzare un avanzo primario di bilancio (al netto degli interessi) del 3,4% del Pil per un decennio, e poi del 2,2% fino all’anno 2060 – qualcosa che nessun paese dell’area dell’euro con una così  precaria storia economica ha mai fatto”. Questo è la conseguenza della firma dell’adesione incondizionata al fondo salva-Stati. Una Caporetto che nessun Paese, oggigiorno può permettersi.

Fonte INSIDEOVER

Per non dimenticare, 16 febbraio 1943 – “Vi bruceremo tutti”. Quando l’esercito fascista uccise a sangue freddo 175 uomini e ragazzi del villaggio greco di Domenikon: una storia che la Rai, nel 2008, rifiutò di raccontare

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Per non dimenticare – “Vi bruceremo tutti”. Quando nel 1943 l’esercito fascista uccise a sangue freddo 175 uomini e ragazzi del villaggio greco di Domenikon: una storia che la Rai, nel 2008, rifiutò di raccontare

La Grecia resistette caparbiamente all’invasione italiana che, senza l’intervento tedesco, non avrebbe avuto successo. Roma dopo la capitolazione di Atene controllava circa due terzi del territorio greco e affidò al generale Geloso il comando delle operazioni. Costui emanò una circolare in cui affermava con decisione che i villaggi andavano distrutti, i beni materiali requisiti e le comunità sottoposte ad un ferreo controllo militare; il tutto per bloccare il nascente movimento partigiano.

All’ordine seguirono, in particolare in Tessaglia, incendi, requisizioni, rastrellamenti e violenze sui civili.

In questo quadro si consumò la terribile strage di Domenikon del 16 febbraio 1943.

Nel corso della mattina alcuni partigiani greci della zona avevano attaccato una pattuglia italiana provocando alcune vittime. Nel pomeriggio gli italiani della divisione Pinerolo comandati dal generale Cesare Benelli circondarono Domenikon e costrinsero gli abitanti ad ammassarsi al centro del villaggio. “Vi bruceremo tutti” dissero alcuni soldati, mettendo in allarme un maestro che conosceva la lingua.

Subito dopo arrivò l’aviazione che scaricò sul paese bombe incendiarie distruggendo numerose case, fienili e stalle. I greci vennero tenuti in ostaggio fino al tramonto quando gli uomini sopra i 14 anni vennero separati dalle donne. Poi nel cuore della notte cominciarono le fucilazioni. Almeno 150 civili vennero uccisi sul posto, forse duecento, se si considerano i morti del giorno seguente, quando i soldati della Pinerolo andarono alla ricerca di pastori e contadini,.Perché questo erano gli abitanti di Domenikon che si erano nascosti prima del rastrellamento.

La strage fu la prima di altri eccidi consumati nella Primavera del ’43, tra cui ricordiamo quelli di Tsaritsani, Neapoli, Domokos, Farsala e Oxinia.

E nel 2008, quando venne pubblicato il documentario ‘La guerra sporca di Mussolini’ che raccontava le stragi italiane durante la guerra (incluso il massacro di Domenikon), la RAI si dichiarò ‘non interessata’ al progetto. In piena coerenza, a dire il vero, con un paese che ha sempre evitato di affrontare in maniera diretta le proprie responsabilità nel conflitto più orrendo che la storia ricordi.

I generali Benelli e Geloso la fecero franca. Il nostro governo infatti, seguendo la logica del “baratto delle colpe”, si premurò più di salvare i criminali nostrani che chiedere giustizia per le stragi nazifasciste in Italia.
E così Domenikon venne cancellata per lungo tempo dalla memoria, al pari di Sant’Anna di Stazzema o Marzabotto.

 

Articolo di:

Cannibali e Re
Cronache Ribelli

 

Ecco come il MES ha “aiutato” la Grecia: il 95% degli oltre 200 miliardi stanziati sono stati usati per salvare le banche greche e soprattutto i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Ed il paese è stato abbandonato nel dramma…!

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Ecco come il MES ha “aiutato” la Grecia: il 95% degli oltre 200 miliardi stanziati sono stati usati per salvare le banche greche e soprattutto i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Ed il paese è stato abbandonato nel dramma…!

NEWS DALLA GRECIA
Ovvero i miracoli dell’Ue.

In questi giorni si parla tanto del MES e di come questo meccanismo fraudolentemente definito “fondo salva Stati’ abbia “aiutato” la Grecia ad uscire dalla crisi.

Ebbene, durante una seduta parlamentare, il ministro delle Finanze ellenico Staikouras ha illustrato quelli che saranno i parametri del governo per identificare il nuovo ceto medio greco uscito da 10 di austerità e tagli drammatici a stipendi e pensioni.

Con la legge di bilancio 2020 saranno considerati classe media, e quindi benestanti, i nuclei familiari così composti:

– singolo individuo, reddito annuo di almeno 6.294 euro. Che significa uno stipendio di 524 € al mese;
– famiglie di due persone, un reddito complessivo di almeno 8.901 l’anno. 741 € al mese;
– tre persone, un reddito annuo totale di almeno 10.901 €. Che fanno 908 euro al mese.

Una vera esplosione di benessere se consideriamo che il salario minimo di un lavoratore greco è fissato a 650€ al mese.

E la soglia di povertà è fissata dall’Ue a 6.000€ annui.

Questi sono i numeri, che notoriamente hanno la testa dura.

L’unione europea per salvare le banche franco-tedesche ha raso al suolo l’intera classe media greca.

E noi, continuando a credere alle criminali bugie dei nostri governanti, ci avviamo baldanzosi verso lo stesso drammatico destino.

A un Paese ormai esangue – tartassato da un’asuterità che ha fatto esplodere la disoccupazione e ucciso l’economia reale – si è chiesto di donare ancora più sangue e al contempo di correre ancor più veloce. Questo non è stato un salvataggio, questa è stata solo una tortura, è stata depauperazione programmata e deliberata, talmente illogica che persino il FMI all’epoca invocava una ristrutturazione del debito, a cui, come al solito, la Germania, con assurda protervia, si è oppone.

Le cifre sono impressionanti: più del 95% dei 215,9 miliardi stanziati per pagare i debiti di Atene sono stati usati per salvare le banche greche. E per salvare i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Con i soldi dei contribuenti europei e rifiutando una logica fondamentale del capitalismo, quella secondo cui è giusto far fallire gli insolventi. La Grecia era insolvente e doveva fare default, dunque occorreva che le banche facessero fronte a queste perdite. Ma non si è voluto e non perché alla troika importasse un granché il destino della Grecia e del suo popolo. Contava – e conta – solo proteggere i banchieri dai loro colossali errori di valutazione.

 

Ecco a Voi l’austerità imposta dall’Unione Europea: in Grecia chemioterapia sospesa a tempo indeterminato… E non dimentichiamo quando Monti diceva: “La Grecia dimostra il successo dell’Euro”

 

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Ecco a Voi l’austerità imposta dall’Unione Europea: in Grecia chemioterapia sospesa a tempo indeterminato… E non dimentichiamo quando Monti diceva: “La Grecia dimostra il successo dell’Euro”

In Grecia chemioterapia sospesa a tempo indeterminato

Succede nella clinica di Attiko, ad Atene, che giovedì ha avvisato “telefonicamente” i pazienti oncologici che le loro cure, già programmate, sono sospese a tempo indeterminato.
Ufficialmente per problemi di “magazzino”, ma qualche medico parla esplicitamente di mancanza di fondi.

Senza la possibilità di potersi recare in altri ospedali per la terapia, ai malati di tumore non resta che aspettare, visto che non gli è stato neanche comunicato quando i farmaci torneranno disponibili.

Attendere, per cure fondamentali per la sopravvivenza.

E pregare di non morire nel frattempo.
Perché ormai per sopravvivere ai tempi dell’austerità dell’Ue è solo questione di miracoli.
PER NON DIMENTICARE:

Quando Monti diceva: “La Grecia dimostra il successo dell’Euro”

Ospite di Gad Lerner a “L’infedele”, Mario Monti affermava: “La Grecia è un caso scuola di come la moneta unica l’abbia aiutata a trasformarsi”

Era il 29 settembre del 2011, nel pieno di quella tempesta finanziaria che aveva già travolto la Grecia e sembrava dover far colare a picco anche l’Italia.

Silvio Berlusconi, allora a capo del suo IV governo, avrebbe annunciato le dimissioni dopo un paio di mesi, ma il rettore della Bocconi già scaldava i motori in attesa di una nomina che sarebbe arrivata il 16 novembre. In quei mesi che precedevano la sua salita a Palazzo Chigi, Mario Monti andò ospite di Gad Lerner alla trasmissione “L’infedele” su La7 per parlare della situazione dell’euro e della Grecia.

Il giudizio del professore sulla situazione greca lascia sbalorditi. Soprattutto per quanto era lontano dalla realtà dei fatti, nonostante il senatore a vita fosse da tutti considerato l’uomo in grado di traghettare fuori dalla crisi l’Italia, forte delle conoscenze in campo economico e comunitario che aveva potuto accumulare nella sua lunga carriera accademica.

Evidentemente, il professore non aveva ben chiaro quello che stava succedendo. Nel suo intervento a “L’infedele” disse: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia”. Atene colava a picco e già si annusava la crisi per tutta l’eurozona, ma Monti era certo che l’esempio della Grecia fosse da seguire. Ecco spiegato il motivo: “Perché l’euro – aggiunse il professore – è stato creato per convincere la Germania che attraverso l’euro e i suoi vincoli la cultura della stabilità tedesca si sarebbe diffusa a tutti. Quale caso di scuola si sarebbe potuto immaginare milgiore di una Grecia che è costretta a dare peso alla cultura della stabilità e sta trasformando se stessa?”.

Una trasformazione, quella immaginata da Monti, che l’avrebbe portata in salvo. Invece, circa quattro anni dopo, le previsioni del professore si rivelano sbagliate: l’euro è a rischio crollo e la Grecia ha chiuso la Borsa e le banche. Non c’è che dire, professore: previsione azzeccata.

Italia-Grecia del 1934, la partita senza ritorno: le mani del regime fascista sul calcio…!

 

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Italia-Grecia del 1934, la partita senza ritorno: le mani del regime fascista sul calcio…!

Italia-Grecia nel 1934 fu il primo passo “mondiale” della Nazionale di Pozzoverso la conquista della sua prima Coppa del mondo. Una partita con connotazioni politico-sportive interessanti.

LA MACCHINA FASCISTA – Con gli anni’30 del XX secolo il calcio ha ormai raggiunto a livello internazionale un’importanza e un seguito tale da renderlo – come rilevato da Nicola Sbetti – un fenomeno significativo per le relazioni internazionali. Lo comprende molto bene la FIFA che deve fare i conti con l’uso politico del calcio da parte dei vari governi, uno dei quali è proprio quello italiano. Il fascismo, infatti, ne comprende ben presto tutte le potenzialità politiche e da subito inserisce il calcio e lo sport in generale quale “parte integrante del progetto totalitario del regime”. Il passo internazionale decisivo viene compiuto al meeting della FIFA di Zurigo del 1932 quando ufficialmente la candidatura italiana ad ospitare e organizzare la Coppa del mondo diventa effettiva. Marco Impiglia nel suo interessante saggio dedicato alla Coppa del Mondo 1934 bene spiega sul piano squisitamente sportivo quali furono gli “agganci diplomatici” che permisero all’organizzazione italiana di contare su alcuni arbitri controllandoli durante tutta la manifestazione: lo svedese Eklind, lo svizzero Mercet e il belga Baert. Dello svizzero Mercet ne riparleremo a breve perché fu l’arbitro di Italia-Grecia del 25 marzo.

TRA CALCIO E POLITICA – Quella domenica di fine marzo del 1934 non era in programma soltanto la partita tra Italia e Grecia a Milano, ma anche la tornata elettorale in forma plebiscitaria nella quale gli italiani erano chiamati ad esprimersi a favore o contro la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio del fascismo. Ovviamente fu un plebiscito a favore di Mussolini e nessuno nel regime voleva correre il rischio che un risultato negativo della Nazionale di calcio offuscasse quello politico. In realtà quel 25 marzo ben oltre dieci milioni di italiani votarono per il regime e non poteva essere diversamente in un’Italia ormai assuefatta al fascismo e in un momento in cui l’antifascismo viveva uno dei suoi momenti peggiori con il collasso della Concentrazione antifascista sorta nella seconda metà degli anni’20 in Francia dagli esuli che si opponevano al regime e che attorno alla Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo raccoglieva esponenti del Partito Repubblicano, di quello Socialista e dei Socialisti riformisti di Turati oltre alla CGIL. Insomma, Mussolini non aveva ostacoli in campo politico e non voleva averne in quello sportivo.  ITALIA-GRECIA, SOLA ANDATA – Il Mondiale italiano doveva essere l’apoteosi del regime a livello internazionale, lo strumento in mano a Mussolini per accrescere il proprio prestigio agli occhi del mondo e nulla sarebbe dovuto andare storto, men che meno era ammissibile l’assenza della Nazionale alla fase finale. Il sorteggio per le qualificazioni fu morbido e all’Italia toccò la Grecia, non certo un’avversaria irresistibile. La qualificazione doveva però essere certa e sicura e così la direzione di quell’incontro venne affidata a Mercet. Svizzero di Lugano, sciolto con la lingua italiana, René Mercet aveva diretto gli Azzurri in parecchie partite e conosceva molto bene Mauro, membro quest’ultimo della Commissione che doveva selezionare gli arbitri per ogni turno della competizione. La sua designazione avrebbe dovuto essere una sorta di “polizza assicurativa” in caso di bisogno. In realtà quel 25 marzo la partita contro i greci a San Siro non ebbe storia, troppo superiore la squadra messa in campo da Pozzo che riuscì agevolmente ad avere la meglio per 4 a 0. Tanto fu rotondo il risultato che non si giocò neppure la gara di ritorno. Sul punto un piccolo giallo storico. Il regolamento per quella edizione della Coppa del mondo prevedeva, come detto, un turno eliminatorio preliminare per ridurre le iscritte a sedici. Il turno eliminatorio era stato strutturato in gruppi da tre e due squadre: in quelli a tre squadre la formula prevedeva un girone all’italiana, mentre in quelli a due le squadre si sarebbero affrontate in una gara in andata e ritorno. Eppure, diversamente da quanto previsto dal regolamento, il ritorno della sfida tra Italia e Grecia non fu mai giocato. Detto, per amor di verità, che anche altri incontri di ritorno non vennero disputati, per alcune fonti il motivo della mancata gara in Grecia fu che, visto il risultato dell’andata, il ritorno non fu ritenuto necessario (!), per altre fonti addirittura già prima le federazioni italiana e greca si erano accordate di giocarsi l’accesso alla fase finale in gare secca in campo italiano. Però per altri ancora il motivo stava nel fatto che alla federazione greca furono donati una sede ad Atene e regalie per un totale di 700.000 dracme. Insomma, non solo si fece in modo di avere un arbitro beneviso, ma si volle azzerare del tutto ogni alea non giocando – ad ogni costo – il ritorno.

Fatto è che quella prima volta contro la Grecia regalò alla Nazionale italiana il pass per la fase finale della Coppa del Mondo, coppa che sarebbe poi stata vinta dai ragazzi di Pozzo nell’estate del 1934 sotto gli occhi di Mussolini.

 

fonte: https://www.calciomercato.com/news/italia-grecia-del-1934-la-partita-senza-ritorno-le-mani-del-regi-79148

Ed ora la Grecia chiede i danni di guerra alla Germania… Mi sa che i crucchi dovranno restituire, con gli interessi, tutto quello che hanno rubato alla Grecia con la scusa dell’austerity…!

 

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Ed ora la Grecia chiede i danni di guerra alla Germania… Mi sa che i crucchi dovranno restituire, con gli interessi, tutto quello che hanno rubato alla Grecia con la scusa dell’austerity…!

Atene chiede alla Germania un risarcimento miliardario: “È per i danni di guerra”

La richiesta di risarcimento avanzata da Tsipras a carico di Berlino ha subito ricevuto elogi da parte delle autorità polacche.

Il parlamento della Grecia ha avanzato formalmente alla Germania un’ingente richiesta di risarcimento in merito ai danni arrecati al Paese ellenico dalle truppe hitleriane.

L’assemblea legislativa di Atene ha ultimamente approvato il documento presentatole da una commissione parlamentare istituita appositamente per calcolare le riparazioni che Berlino dovrebbe pagare per l’invasione nazista del territorio greco, avvenuta durante la Seconda guerra mondiale. Tale relazione quantifica il risarcimento a carico dell’esecutivo tedesco in oltre 300 miliardi di euro.

I membri della commissione sono pervenuti a stabilire tale cifra dopo avere valutato tutti i danni causati alla Grecia dalla Wermacht: distruzione di infrastrutture, abbattimento di edifici, smantellamento di fabbriche, decimazione di manodopera. L’indennizzo addossato alle autorità tedesche da Atene viene quindi presentato dalla stessa relazione come “ragionevole e doveroso”.

Con l’approvazione parlamentare del documento redatto dalla commissione sulle responsabilità storiche della Germania, il governo Tsipras è stato autorizzato dallo stesso organo legislativo ad attivare tutti i canali diplomatici e giudiziari disponibili per costringere Berlino a corrispondere allo Stato ellenico la somma miliardaria. Il primo ministro greco ha poi giustificato con le seguenti parole le pretese finanziarie della sua nazione verso la Repubblica federale: “Questa richiesta è un nostro dovere storico e morale. Per costruire un futuro migliore dobbiamo chiudere al più presto le ferite del passato e la Germania deve fare lo stesso.”

L’esecutivo Merkel ha reagito all’iniziativa di Atene affermando di avere “già abbondantemente indennizzato” le autorità elleniche. Jörg Kukies, sottosegretario al ministero delle Finanze, ha infatti precisato che la questione delle riparazioni per i danni causati dalla Wermacht è stata già risolta da Germania e Grecia nel 1960.

In quell’anno, Berlino, spiega Kukies, versò al Paese di Tsipras un risarcimento di 50,8 milioni di dollari, al fine di chiudere in maniera definitiva la controversia relativa ai danni di guerra arrecati dalle truppe hitleriane. Le istituzioni elleniche di allora, a detta del sottosegretario, avrebbero giudicato la somma in questione come “più che adeguata”. Dopo avere rispolverato l’accordo siglato dalle due nazioni nel 1960, l’esecutivo Merkel ha quindi, sempre per bocca di tale alto funzionario, bollato come una “mera provocazione” la richiesta di oltre 300 miliardi di euro avanzata recentemente dal leader di Syriza.

L’iniziativa di Tsipras, etichettata dai media internazionali come una “ripicca” per le misure di austerità ai danni della Grecia promosse finora da Berlino, ha però subito ricevuto elogi da parte delle istituzioni di Varsavia. Arkadiusz Mularczyk, presidente della commissione parlamentare polacca sulle riparazioni di guerra, ha infatti definito la mossa di Atene come un “atto di estremo coraggio” e ha poi assicurato che a breve anche il suo Paese presenterà ufficialmente alla Germania un’ingente pretesa di risarcimento per le devastazioni subite dalla Polonia durante l’occupazione nazista.

Mario Monti, 2011: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e la sua manifestazione più concreta è la Grecia”… Mentre la manifestazione più concreta di quanto Monti sia un farabutto criminale, è la notizia che la macelleria sociale in Greca nell’ultimo anno ha ammazzato 700 bambini…!

 

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Mario Monti, 2011: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e la sua manifestazione più concreta è la Grecia”… Mentre la manifestazione più concreta di quanto Monti sia un farabutto criminale, è la notizia che la macelleria sociale in Greca nell’ultimo anno ha ammazzato 700 bambini…!

Quanto vale l’Unione Europea? Quanto valgono gli “Ideali europei”. Un morto, 10 morti, 100 morti?  Sicuramente per Fubini, il noto giornalista del Corriere, valgono almeno 700 bambini. Chi lo dice? Lui stesso.
Vi invito a guardare l’estratto di questa intervista a TV2000, la TV dei vescovi italiani, in cui candidamente confessa di aver saputo che l’aumento della mortalità infantile in Grecia ha portato alla morte di almeno 700 bambini, ma di averlo nascosto all’epoca al Corriere, di non averne scritto, per non dare delle armi ai movimenti contrari all’Unione Europea.
“C’è un articolo che non ho voluto scrivere sul Corriere della Sera: guardando i dati della mortalità infantile in Grecia mi sono accorto che con la crisi sono aumentati i decessi di bambini”.

Qualche altro dato sulla Grecia retaltivi a questi 8 anni di crisi:

– Stipendi e pensioni dimezzati. Ma prezzi sono rimasti uguali al periodo precrisi (ma solo in qualche caso) o addirittura cresciuti.

– Il potere d’acquisto dei greci è crollato del 28,3%.

– Raddoppiate le famiglie che vivono in assoluta povertà, toccando il 21% .

– In 8 anni le pensioni sono state tagliate 13 volte.

– 500.000 greci sono scappati all’estero.

– un terzo dei negozi ha chiuso.

Qualche esempio:

Nel solo 2017 ben 133mila persone hanno rinunciato all’eredità perché non avevano i soldi per pagare le tasse.

Un imprenditore – Nikos Manesiotis – ha dichiarato: “Un’impresa come la mia, con un utile netto fra i 70 e i 75 mila euro – e mi creda, ce ne sono che raggiungono questo livello – versa fra il 55 e il 65 per cento di tasse. Dei miei 75 mila euro ne restano quindi 30 mila. Da questi 30 mila euro, però, devo detrarne altri 20 mila per contributi assicurativi, perché ho un reddito superiore ai settantamila euro. Alla fine, dopo un anno di duro lavoro, da un utile netto di 70 mila euro me ne restano solo 10 mila, meno di mille euro al mese “.

Evidentemente, il professore aveva ben chiaro quello che stava succedendo. Nel suo intervento a “L’infedele” del 2011 disse: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia”. Atene colava a picco e già si annusava la crisi per tutta l’eurozona, ma Monti era certo che l’esempio della Grecia fosse da seguire. Ecco spiegato il motivo: “Perché l’euro – aggiunse il professore – è stato creato per convincere la Germania che attraverso l’euro e i suoi vincoli la cultura della stabilità tedesca si sarebbe diffusa a tutti. Quale caso di scuola si sarebbe potuto immaginare milgiore di una Grecia che è costretta a dare peso alla cultura della stabilità e sta trasformando se stessa?”.

Sono questi crimini contro l’umanità? Gente come Monti e i suoi complici banchieri hanno sulla coscienza le vite di questi 700 bambini greci e di tanti altri che sono morti in silenzio in Grecia, in Italia, in Spagna e ovunque l’euro ha colpito?

Credo che la risposta non è difficile…

By Eles

Ma la volete sapere la verità? I governi tedeschi, quelli che si ergono a giudici implacabili contro la Grecia, NON HANNO MAI PAGATO I LORO DEBITI !!

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Ma la volete sapere la verità? I governi tedeschi, quelli che si ergono a giudici implacabili contro la Grecia, NON HANNO MAI PAGATO I LORO DEBITI !!

 

I governi tedeschi, quelli che si ergono a giudici implacabili contro la Grecia e che cercano di destabilizzarla per impedire il referendum popolare, sono specialisti nel non pagare i loro debiti. Lo hanno già fatto tre volte nel corso dell’ultimo secolo. La prima volta dopo la Prima guerra mondiale, la seconda nel 1953 e la terza nel 1990 dopo la riunificazione. Vediamo brevemente.

Nel 1923 l’iperinflazione portò alla totale perdita di valore della moneta tedesca, al default e all’interruzione del pagamento del Debito che il governo tedesco stava pagando per le riparazioni di guerra. Il piano statunitense (Daves), che impose nel 1924 una nuova moneta, previde che i tedeschi avrebbero potuto onorare i loro debiti emettendo un prestito obbligazionario da collocare sul mercato della finanza mondiale per una somma totale di 800 milioni di marchi oro. Si trattò a tutti gli effetti di un enorme prestito internazionale dato ai tedeschi per permettergli di pagare il debito.

Nel 1928 avvenne però anche una ricontrattazione del debito, con la riduzione delle quote da pagare e un enorme allungamento dei tempi di restituzione a 60 anni! (Piano Young).

Nel 1933. Dopo aver vinto le elezioni, i nazisti smisero di pagare i debiti e le riparazioni dovute. Negli anni successivi cominciarono ad invadere i loro vicini, non dimenticando mai, appena arrivati, di svuotare le casseforti degli altri.

Nel 1953, dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania ha nuovamente battuto cassa per non pagare il suo debito. Il 27 febbraio 1953, la conferenza di Londra, ha infatti deciso l’annullamento di circa i due terzi del debito tedesco (62,6%). Il debito di prima della guerra è stato ridotto da 22,6 a 7,5 miliardidi marchi e il debito del dopoguerra è stato ridotto da 16,2 a 7 miliardi di marchi. Oltre al taglio del debito la Germania ottenne anche un forte dilazionamento: oltre 30 anni di tempo per pagare la quota di debito rimanente. L’accordo è stato firmato dalla repubblica federale tedesca con 22 Paesi, tra cui la Grecia.

La conferenza di Londra aveva però messo una clausola: la parte di debito relativo ai danni provocati dalla guerra veniva posticipato ad un ipotetico periodo futuro nel caso in cui si fosse verificata la riunificazione della Germania.

Nel 1990, quando vi è stata la riunificazione, la Germania non tenuto in alcun conto i suoi impegni presi nella conferenza di Londra del 1953 riguardo alle riparazioni di guerra. Il Cancelliere di allora, Helmut Kohl, si è rifiutato di applicare l’accordo di Londra del 1953 sui debiti esterni della Germania là dove veniva previsto che le le riparazioni destinate a rimborsare i disastri causati durante la seconda guerra mondiale dovevano essere versati alla riunificazione. Qualche acconto è stato versato ma si tratta disomme minime. La Germania non ha regolato i suoi conti dopo il 1990, ad eccezione delle indennità versate ai lavoratori forzati. I soldi prelevati con la forza nei paesi occupati durante la seconda guerra mondiale e i danni legati all’occupazione non sono stati rimborsati a nessuno. Tantomeno alla Grecia.

Da notare che i nazisti, al tempo dell’occupazione militare, hanno imposto alla Grecia il pagamento dei costi della loro occupazione. Insomma non solo hanno distrutto e ucciso, ma hanno letteralmente saccheggiato il Paese… Tenuto conto dell’inflazione dopo il 1945, la Germania ha un enorme debito con la Grecia che è stato calcolato in 162 miliardi di euro. Non proprio noccioline….

Questi sono i governanti tedeschi, che si ergono ad autorità morale contro il popolo greco e il suo governo. Governano una nazione che è stata rimessa in piedi dal Piano Marshall dopo che aveva scatenato una guerra, distrutto il continente e fatto decine di milioni di morti. Una nazione, un governo e un popolo che non hanno mai pagato i propri debiti e che proprio grazie a questo e agli aiuti sono potuti ridiventare una potenza mondiale. E’ bene ricordarglielo mentre stanno cercando di assassinare il popolo greco per la seconda volta.

 

 

FONTE: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/29/grexit-i-governi-tedeschi-non-hanno-mai-pagato-i-loro-debiti/1824300/

UN VERGOGNOSO SCIACALLAGGIO – In Grecia si muore, ma la Germania non ha scrupoli a incassare 1,34 miliardi di Euro l’anno di profitti sui prestiti – E non dimenticate che queste carogne hanno definito noi Italiani “scrocconi”…!

 

Germania

 

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UN VERGOGNOSO SCIACALLAGGIO – In Grecia si muore, ma la Germania non ha scrupoli a incassare 1,34 miliardi di Euro l’anno di profitti sui prestiti – E non dimenticate che queste carogne hanno definito noi Italiani “scrocconi”…!

 

Da Il Sole 24 Ore

La Germania incassa 1,34 miliardi di euro di profitti su prestiti ad Atene

a notizia rischia di riaprire vecchie ferite tra Berlino e Atene perché arriva proprio il giorno dopo la concessione di una laurea honoris causa al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, all’Università Aristotele di Salonicco che ha provocato dimostrazioni di protesta con spiegamento di forze di polizia a difesa della cerimonia. La Germania ha incassato 1,34 miliardi di euro dall’inizio della crisi greca nel 2009. Lo ha indicato il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung. Si tratta dei profitti ottenuti grazie agli interessi dei prestiti ad Atene. In sostanza, la banca di sviluppo tedesca Kfw (Kreditanstalt fur Wiederaufbau) ha incassato 393 milioni di euro sui prestiti di 15,2 miliardi alla Grecia nel 2010. Tra il 2010 e il 2012, il programma di riacquisto di titoli ellenici da parte delle banche centrali della zona euro ha fatto registrare alla Bundesbank profitti per 952 milioni di euro.

Un bel gruzzoletto. I numeri sono emersi grazie a un’interrogazione parlamentare presentata al Bundestag dal movimento dei Verdi al ministero delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. I Verdi, attraverso le parole di Sven-Christian Kindler, hanno criticato il comportamento tedesco nei confronti della Grecia: «Sarà anche legale che la Germania guadagni sulla crisi della Grecia, ma non è legittimo nel senso morale della solidarietà».

 I profitti sono arrivati alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, per aver partecipato come le altre banche dell’eurozona, al programma Securities Market Programme (SPM) dal 2010 al 2012 sotto l’egida della Banca centrale europeaall’epoca diretta da Jean-Claude Trichet. La Bce ha incassato più di 1,1 miliardi di euro nel 2016 in interessi su un ammontare di 20 miliardi di bond greci acquistati attraverso lo SMP, bond che erano stati venduti sul mercato secondario da banche soprattutto francesi, olandesi e tedesche timorose di un haircut, un taglio del valore facciale delle obbligazioni. Quest’anno i profitti ammonteranno a 901 milioni di euro quando verranno ancora distribuiti ai 19 stati dell’eurozona. Dal 2015 la Germania ha raccolto 952 milioni di euro come profitti del programma SMP.

Il bilancio tedesco ha registrato, sotto l’attenta regìa del ministro conservatore e artefice dell’austerità nell’eurozona, Wolfgang Schaeuble, un surplus di 6,2 miliardi di euro nel 2016. I Verdi tedeschi hanno sottolineato che anche i profitti ricavati dalla crisi greca hanno aiutato a raggiungere questo obiettivo. Ma questa osservazione non sembra aver scalfito la posizione di Schaeuble.

Nel biennio tra il 2013 e il 2015 l’Ue aveva deciso che i profitti generati dai bond greci fossero restituiti da Francoforte alle banche centrali di ogni Paese, che poi li avrebbero rigirati ad Atene per alleggerire il suo pesante fardello del debito che viaggia al 179% del Pil. Ma poi nel 2015 a seguito di un referendum e uno scontro tra Governo Tsipras e creditori internazionali questa procedura è stata interrotta e gli stati si sono tenuti gli interessi del 2015 e 2016.

Nell’ultimo eurogruppo tenutosi a Lussemburgo dopo aver trovato l’accordo per l’esborso di una tranche di aiuti per 8,5 miliardi (serviti a pagare 7 miliardi di euro di bond in scadenza e in mano alla Bce) i creditori hanno manifestato l’intenzione di restituire i profitti guadagnati dai bond greci se Atene avrà rispettato tutti gli impegni prioritari entro il 2018, ma solo quelli realizzati nel 2017.

Il Fmi pur restando nel programma non ha partecipato all’esborso della quota relativa alla tranche di 8,5 miliardi di euro perché non ritiene sostenibile l’attuale livello del debito greco.

tratto da: https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-07-14/la-germania-incassa-134-miliardi-euro-profitti-prestiti-ad-atene-195033.shtml?uuid=AE8XAjxB&fbclid=IwAR3bJE_2PGzfuDjinZ6VHWvSyL0QR-H4Kfyoc0_Ky8HQhY7YBOVxUVyClDU

Marcello Foa: entro 5 anni ci portano via tutto, casa e risparmi, come in Grecia. Va fermata l’élite che ci inganna con le fake news

 

Marcello Foa

 

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Marcello Foa: entro 5 anni ci portano via tutto, casa e risparmi, come in Grecia. Va fermata l’élite che ci inganna con le fake news

Oggi credo che nelle nostre società ci sia questa percezione molto netta: o le cose cambiano nei prossimi cinque anni, oppure andremo a compromettere le conquiste economiche, sociali e anche private che noi – italiani ed europei in generale – abbiamo costruito negli ultimi 60-70 anni. Nel suo blog, Panagiotis Grigoriou descrive per filo e per segno le operazioni di ingegneria sociale che stanno applicando alla Grecia. In Grecia, i giornalisti della Tv pubblica erano i più accaniti sostenitori delle riforme che Bruxelles proponeva. Che fine hanno fatto? Hanno chiuso la Tv pubblica, sono tutti disoccupati. Andate a chiedere alla classe media greca: si illudeva, per il fatto di avere qualche centinaio di migliaia di euro in tasca, l’alloggio ad Atene che valeva 700.000 euro, la casetta sull’isola. “Che cosa può accadermi?”, pesava: “Ho abbastanza grasso”. Andate a chiedere a loro: è rimasto ben poco. Il punto è che le logiche della gestione del potereindicano che la rotta scelta da un certo establishment europeo sta portando verso una società neo-feudale, purtroppo, in cui c’è una piccola, vera casta, molto privilegiata, e gli altri diventano servi della gleba.

Puoi essere di destra o di sinistra, ma questo ti colpirà in ogni caso. Puoi essere liberista o meno, liberale o socialdemocratico: ti colpisce. Il Fondo Monetario Internazionale ha appena detto: attenzione, per rilanciare l’Italia bisogna andare a tassare le proprietà immobiliari e le ricchezze. Ed è molto significativo, il fatto che l’abbia detto in questo momento. Indica una rotta: significa che queste élite non hanno capito qual è il cuore del problema, vogliono continuare a perseguire il loro programma – che è aberrante, perché ci renderà tutti molto più poveri, e ci toglierà quella libertà che abbiamo conquistato. A questo non bisogna arrendersi, e per questo noi combattiamo. Per questo è molto importante capire i meccanismi dell’informazione e del condizionamento sociale e psicologico, perché è la cosa che più di ogni altra “loro” temono. Le “fake news” sono semplicemente un pretesto per imporre la censura, tenetelo a mente: e questo messaggio non deve passare, perché – se passa – non ci saremo neppure più noi a cercare di spiegarvi come vanno le cose. Questo è quello che vogliono.

La polemica su Facebook e Cambridge Analytica? E’ un puro pretesto: sapevamo tutti che Facebook usa e manipola i dati che noi gentilmente gli diamo. Quando li manipolava Obama andava benissimo, se invece li usa Trump allora scoppia il casino, perché si sono resi conto che il meccanismo che avevano creato era uscito dal loro controllo e quindi stanno cercando di riportarlo sotto quel controllo. Tutto questo bisogna denunciarlo con forza. Implica una lotta continua di informazione, anche una lotta politica, bisogna mantenere gli occhi aperti e la voglia di non arrendersi. Io continuo a credere che sia possibile che ci sia tutto sommato anche un “karma” che ci può aiutare, perché alla fine il “karma” è assolutamente dalla nostra parte. E questa è una ragione molto valida, per continuare ad andare avanti.

(Marcello Foa, dichiarazioni conclusive della conferenza “Gli stregoni della notizia”)

L’articolo Foa: entro 5 anni ci portano via tutto, casa e risparmi, come in Grecia. Va fermata l’élite che ci inganna con le fake news proviene da Politicamente Scorretto .