Politici corrotti in Cina: pena di morte! Ma se fanno i bravi e restituiscono tutto, se la cavano col carcere a vita! Con una legge così da noi in Parlamento resterebbero solo i grillini ed altri 3 o 4….

Politici corrotti

 

 

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Politici corrotti in Cina: pena di morte! Ma se fanno i bravi e restituiscono tutto, se la cavano col carcere a vita! Con una legge così da noi in Parlamento resterebbero solo i grillini ed altri 3 o 4…

 

La Cina è uno dei paesi dove è ancora in vigore la pena di morte. Per alcuni tipi di reati ci sono sanzioni veramente dure e anche per i politici corrotti, se non confessano il reato e non si adoperano per restituire il denaro rubato possono subire questa condanna.

I reati puniti con la pena capitale sono diversi e sono l’espressione del duro controllo governativo. Si va dalla pirateria informatica fino a passare allo spaccio, dall’omicidio alla corruzione.

Proprio per la presenza di questo regime non è facile stimare quante esecuzioni vi siano ogni anno. Nella maggior parte dei casi viene utilizzato un plotone di esecuzione, molto più raramente l’iniezione letale, forse per l’eccessivo costo delle sostanze.

Dunque quando un politico si appropria indebitamente dei soldi pubblici riceve una condanna davvero terribile. Se viene restituito tutto il denaro la pena viene sospesa e commutata in ergastolo. Di recente l’ex ministro dei trasporti Liu Zhijun ha dovuto subire questa sorte. Grazie alla sua collaborazione per recuperare i fondi sottratti si è potuto salvare ma solamente in cambio del carcere a vita.

Sono molti i detrattori della pena capitale che sostengono sia inumana, secondo questi ultimi nei paesi in cui è ancora in vigore ci sono tassi di criminalità molto alti che non diminuiscono anche se si continua ad utilizzare questa pena. Nel resto del mondo c’è una campagna per eliminarla del tutto perché espressione di un Stato “barbaro” e “medioevale”.

Certamente non va meglio in quei paesi dove i reati vengono sanzionati in maniera blanda, o addirittura del tutto ignorati. L’italia, ad esempio, è uno dei paesi dove c’è il maggior indice di corruzione, con moltissimi politici corrotti, e una cospicua presenza della criminalità organizzata. Anche l’impunità e l’assenza della certezza della pena, che inevitabilmente potrebbero provocare ulteriori vittime innocenti, sono inaccettabili. Forse la cosa è ancora più barbara e medioevale della pena capitale e si ripete ogni giorno. Purtroppo a nostro avviso non esiste una campagna altrettanto vigorosa e capillare come quella per l’abolizione della pena di morte.

 

fonte: http://risatevere.eu/2016/07/10/la-pena-politici-corrotti-cina/

Hanno vinto loro! – Dopo l’indignazione di qualche anno fa, è caduto il silenzio sui privilegi della casta. Ed alla Camera un idraulico continua a guadagnare 154mila euro…

 

privilegi della casta

 

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Hanno vinto loro! – Dopo l’indignazione di qualche anno fa, è caduto il silenzio sui privilegi della casta. Ed alla Camera un idraulico continua a guadagnare 154mila euro…

 

La casta della Camera? Gli idraulici,stipendi fino a 154mila euro | Montecitorio costa come lʼEuroparlamento di Strasburgo

“Il Giornale” fa le pulci al bilancio della Camera dei Deputati. E tornano alla luce i famosi stipendi dʼoro di tecnici, baristi e barbieri

Le elezioni europee si avvicinano e il M5s affila le armi. E tra i cavalli di battaglia del pentastellati c’è sempre il taglio agli sprechi della politica. Obiettivo? La sede francese dell’Europarlamento. Il palazzo di Strasburgo arriva a costare fino a 200 milioni l’anno. Ma forse, prima di arrivare a Strasburgo, bisognerebbe lavorare su Roma. E’ l’invito che arriva da Il Giornale che pubblica una scheda sugli stipendi d’oro non dei politici ma dei tecnici che “gestiscono” Montecitorio. Un esercito di dirigenti, commessi, tecnici documentaristi, interpreti e tecnici (dall’elettricista al barbiere) che arrivano a pesare fino a 179 milioni di euro l’anno.

Un’altra casta (termine tanto amato ai sovranisti) che sembra intoccabile. L’unico intervento riuscito negli scorsi anni è stato il tetto agli stipendi che però, il 1° gennaio del 2018, è decaduto facendo alzare nuovamente i limiti. E c’è da dire che stiamo parlando di “signori” stipendi anche di figure tecniche. Compensi, arriva a scrivere il quotidiano, “ben al di fuori del mercato”.

Ma andiamo con un po’ di numeri. Il totale dei dipendenti della Camera parla di 1.083 persone assunte a tempo indeterminato. Ed eccoli qui:

Operatore tecnico: sono i centralinisti, i baristi, i commessi e i famigerati barbieri (rimasti in quattro dopo la “sforbiciata” degli anni passati). Per loro lo stipendio massimo può arrivare a 137.368,28 euro

Assistente parlamentare: più volgarmente detto portaborse. Sono in 309 e arrivano a uno stipendio annuo di 137.368,28 euro

Collaboratore tecnico: stiamo parlando di elettricisti, idraulici, falegnami, insomma tutte quelle figure che in un palazzo sono necessari per i piccoli interventi di manutenzione. Qui lo stipendio massimo per i 93 artigiani è fissato a 154.071,42 euro

Segretario parlamentare: sono 276 i deputati che ne hanno almeno uno e per queste figure lo stipendio massimo è poco più alto di quello degli elettricisti, 157.628,73 euro

Documentarista tecnico ragioniere: qui la figura è un po’ più qualificata, sono tecnici (parliamo di 241 persone) che si occupano di molte “scartoffie” e di conseguenza il loro stipendio vola a 240.221,91 euro

Consigliere parlamentare: anche qui, stando alle carte, si tratta di figure molto selezionate. Sono 132 i consiglieri parlamentari a Montecitorio che dovrebbero avere grandi competenze giuridiche ma anche amministrative. Un posto a cui si arriva tramite concorso e che però porta in dote uno stipendio molto interessante, 361.389,92 euro

Tutte queste figure poi, hanno diverse rappresentanze sindacali (undici!) con cui la presidenza si deve interfacciare ogni volta che si parla di ipotetici tagli. Insomma, se dovessimo riportare in auge la metafora della “scatoletta di tonno” con cui veniva descritto il Parlamento al primo ingresso dei 5s, dovremmo dire ai grillini che il loro apriscatole in questo caso sembra un po’ inceppato.

fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/la-casta-della-camera-gli-idraulici-stipendi-fino-a-154mila-euro-montecitorio-costa-come-l-europarlamento-di-strasburgo_3188667-201902a.shtml

#CambiamolaInsieme – I Cinquestelle all’attacco dei privilegi della casta europea: tagliare gli stipendi faraonici dei Commissari e azzerare i fondi a partiti e fondazioni europee. In Europa basta sprechi…!

 

privilegi della casta

 

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#CambiamolaInsieme – I Cinquestelle all’attacco dei privilegi della casta europea: tagliare gli stipendi faraonici dei Commissari e azzerare i fondi a partiti e fondazioni europee. In Europa basta sprechi…!

 

Tagliamo gli stipendi dei Commissari europei: basta privilegi a Bruxelles (2) #CambiamolaInsieme

L’Europa da cambiare al più presto concede assurdi privilegi ai politici, mentre ai cittadini impone sacrifici nel nome dei vincoli di bilancio. In un precedente post abbiamo raccontato gli sprechi da tagliare: la pensione degli europarlamentari e la tripla sede del Parlamento europeo. La nostra inchiesta continua con gli stipendi dei Commissari europei. Guardate questi dati e scoprirete quanto Bruxelles è distante dai cittadini. #CambiamolaInsieme

STIPENDI COMMISSARI EUROPEI 
Gli stipendi dei Commissari europei sono uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri in tutta l’Unione europea. Il Presidente della Commissione Juncker percepisce il 138% dello stipendio del funzionario con più alto grado della Commissione e cioè 27.436,90 euro al mese. L’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini 25.845,35, i i vicepresidenti 24.852,26 euro al mese, mentre tutti gli altri Commissari 22.852,26 euro al mese. A queste esorbitanti cifre vanno aggiunte alcune indennità variabili, come l’indennità di residenza , di espatrio e dei figli. I Commissari hanno inoltre a disposizione 1.500 euro al mese per le spese di rappresentanza. In totale nel 2019 i contribuenti spenderanno per mantenere il collegio del Commissari una cifra pari a 12.6 milioni di euro. Rispetto al 2018 la spesa aumenta di quasi 2,5 milioni perché nel 2019 i Commissari (entranti e uscenti) avranno diritto a rimborsi per le spese di viaggio dei membri della Commissione (compresi i familiari), per le indennità di prima sistemazione e di nuova sistemazione, e per le spese di trasloco dovute ai membri della Commissione in occasione della loro entrata in servizio o della loro cessazione dal servizio. (fonte)

LIQUIDAZIONE VECCHI COMMISSARI

Nel 2019 sono stati messi a bilancio anche 682.000 euro previsti per le indennità transitorie, ovvero una sorta di sussidio che i Commissari ricevono alla fine del loro mandato per una durata di due anni.

Azzeriamo i fondi a partiti e fondazioni europee. In Europa basta sprechi (3) #CambiamolaInsieme

I cittadini pagano, i partiti spendono. In Europa c’è un sistema ben oleato di finanziamento pubblico a partiti e fondazioni che in pochi conoscono: tutte le delegazioni, presenti al Parlamento europeo, hanno dei fondi messi a disposizione per costituire dei partiti politici europei e delle fondazioni europee. Basta 1 europarlamentare che si iscriva a un partito con rappresentanti in almeno 1/4 degli Stati membri e il gioco è fatto.

COME SPENDONO I SOLDI?
I partiti e le fondazioni europee devono giustificare le loro spese. Ecco quali sono quelle rimborsabili:
– per riunioni e di rappresentanza
– per pubblicazioni
– spese amministrative
– per il personale e di viaggio
– tutti i costi relativi alle campagne per le elezioni europee

Per il 2019 sono stati previsti 50 milioni per i partiti politici europei e 19.7 milioni per le fondazioni politiche.

I PARTITI ITALIANI E I FONDI EUROPEI DA SPARTIRSI
Avete mai sentito parlare dell’Alleanza per la pace e la libertà? O della Coalizione per la vita e la famiglia? Ecco l’elenco di tutti gli improbabili partiti europei che si spartiscono una torta di 50 milioni l’anno. Il Partito democratico, per esempio, è parte della famiglia del PES che ha raccolto oltre 43 milioni di euro dal 2008 al 2018. La parte del leone la fa il Partito popolare europeo che ha racimolato in 10 anni quasi 54 milioni di euro. Sono ben sei i partiti italiani che fanno parte del PPE: Forza Italia, Udc, Alternativa popolare, Popolari per l’Italia, Svp e il Partito autonomista tirolese. Non rinunciano ai rimborsi anche i Verdi e molti partiti di destra.

Fra i partiti beneficiari di questi fondi c’è anche un fantomatico Partito democratico europeo: ha sede a Bruxelles e ha raccolto oltre 6 milioni di euro negli ultimi 10 anni. Peccato che il link del sito web pubblicato dal Parlamento europeo è fantasma. Sparito! Non si conoscono, dunque, i beneficiari.

Oltre ai fondi ai partiti, una stessa famiglia politica può ottenere fondi attraverso anche delle fondazioni. Ecco il link a tutte quelle che ricevano finanziamenti. Con 5,8 milioni erogati nel 2018, il centro di studi europei Wilfried Martens (collegato al PPE) è quello che ha ricevuto più fondi pubblici.

IL MOVIMENTO 5 STELLE RINUNCIA A QUESTI FONDI
Il Movimento 5 Stelle è diverso da tutti i partiti. La delegazione del MoVimento 5 Stelle ha rinunciato totalmente alla possibilità di usufruire di questi fondi perché non ha aderito a nessun partito europeo o ne ha creato uno nuovo. Rinunciamo a circa 3 milioni di euro. Noi siamo la dimostrazione concreta che si può fare politica senza pesare sulle tasche dei cittadini. In questi anni al Parlamento europeo, i grandi gruppi politici hanno bocciato tutti i nostri emendamenti al bilancio per azzerare questi fondi e restituirli ai cittadini. Dopo le elezioni di maggio, saremo l’ago della bilancia del prossimo Parlamento europeo e la lotta a questi sprechi sarà la nostra priorità. La nostra idea di democrazia è: i cittadini partecipano, le forze politiche scelgono. E cambiano.

 

fonte:

http://www.efdd-m5seuropa.com/2019/01/tagliamo-gli-stipend.html

http://www.efdd-m5seuropa.com/2019/01/azzeriamo-i-fondi-a.html

Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina – era il 1908 ed aveva già capito tutto!

 

Tolstoj

 

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Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina – era il 1908 ed aveva già capito tutto!

 

Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina

 

C’è un bel saggio di Tolstoj – il Tolstoj vecchio, quello più pericoloso – che in Italia è stato tradotto solo nel 1989, pensate: un terzo della produzione di Tolstoj non tradotta in Italia fino all’89 perché troppo pericolosa. Impressionante. Quindi, le biografie italiane di Tolstoj – compresa quella, famosa, di Citati, ancora nelle librerie – sono fatte su due terzi dell’opera di Tolstoj: manca un terzo, che sono i suoi saggi terribili, popolarissimi prima della Prima Guerra Mondiale, che hanno determinato un sacco di guai, per i regimi del tempo. C’era una vignetta interessante su “Le Figaro”, dove si vedeva lo Zar Nicola II piccolino così, spaventato, che scappava, e Tolstoj (enorme) che voleva dargli una pacca sulla testa, per punirlo – pensate che fama aveva. Ecco, è un saggio del 1908, che si intitola “Di chi è la colpa”. Era un periodo brutto, per la Russia: Nicola II era quasi impazzito, a quel tempo, e permetteva ai cosacchi di fare di tutto – dai pogrom alle sciabolate durante le manifestazioni, esecuzioni capitali ogni giorno. E Tolstoj fa un brevissimo elenco di 7-8 righe su quello che è terribile, in Russia, in quel periodo, e dice: quante pene di morte ci sono al giorno? Nove, dieci. Quanta gente viene deportata?

Proprio Nicola II aveva cominciato a fare le deportazioni forzate. Tutta la popolazione di una regione viene presa e viene messa in fondo alla Siberia, in un posto che ha sempre l’isobara di gennaio totalmente negativa. Capitava alle sètte religiose. C’era quella dei Molochany, quella dei Duchobory – Molochany vuol dire “bevitori di latte”, perché erano ultra-vegetariani, mentre i Duchobory aborrivano le armi: si rifiutavano di usare persino i coltelli. Gruppi ritenuti pericolosi per la società russa, quindi deportati in massa. E Tolstoj, arrabbiato contro questo, scrive un libro, “Resurrezione”. Gli fanno dei contratti pazzeschi, in tutto il mondo. Tutti i soldi che prende da “Resurrezione”, Tolstoj li usa per comprare una nave e un pezzo di Canada. Dopodiché manda i suoi figli a raccogliere tutti i Duchobory lungo la strada della deportazione, li carica sulla nave nel Mar Nero e li porta in Canada, dove vivono ancora adesso i loro discendenti, che tuttora parlano russo. Tutto ciò, con “Resurrezione”: una cosa grandiosa. Era un pericolo vivente, Tolstoj: non potevano ammazzarlo, né arrestarlo, perché troppo famoso. E in Italia di questo s’è saputo pochissimo, tra l’altro, fino agli anni ‘90.

Il saggio “Di chi è la colpa” dice: le cose in Russia vanno male. Di chi è la colpa? Tutti quanti dicono: dello Zar. Ma lo Zar – dice Tolstoj, che era un nobile russo dell’alta società – è un ometto piccolo così, che gioca a tennis e a cricket tutto il tempo. Lui scrive diari, la Zarina segue Rasputin. Come fa, uno così, a dominare 180 milioni di russi? Non può essere tutta colpa sua, la colpa sarà della corte. Ci sono tremila persone, a corte, che fanno i loro maneggi – allora non c’erano le multinazionali, c’erano le corti. Colpa loro, quindi? Ma io, dice Tolstoj, sono vissuto in mezzo a questi fin da bambino: è gente che si fa gli affari suoi, che cerca vantaggi personali anche piccoli; sono tutti indebitati, si sono rovinati con il gioco tutti quanti, bevono come spugne. Come volete che facciano, queste duemilacinquecento persone, a dominare 180 milioni di russi? Allora la colpa è del governo, della Duma, del Parlamento. Inclusi sottosegretari e uscieri, sono settemila persone. Può darsi che sia colpa loro, dice Tolstoj. Però, aggiunge, sono settemila, mentre i russi sono 180 milioni. Come fanno, ’sti settemila, a imporre il loro dominio su 180 milioni di persone?

Dicono che esiste il potere, ragiona Tolstoj, che ha sempre odiato questa parola. Cos’è il potere? Nessuno l’ha mai definito. Napoleone sposta cinquecentomila uomini, dalla Franciaalla Russia, e ne muoiono 480.000. Napoleone, si dice, aveva un grande potere. Ma era un turacciolo, spinto da una marea di francesi che – chissà perché – volevano andare in Russia e sono morti tutti lì. Il potere? Io non ci credo, dice Tolstoj. E poi questi parlamentari, fisicamente, cosa fanno? Vanno dal russo e gli dicono “tu mi obbedisci”? Se vanno dal Mugik, quello li uccide: li mangia, se non c’è nessuno che guarda. Quindi il problema non sono quei tremila. Chi può essere, allora? L’esercito. Qui ragioniamo, dice: sono quattro milioni di persone. E quello russo era l’esercito più potente del mondo. Ma cos’è un esercito? E’ un insieme di soldati. Va bene, e cos’è un soldato? Questa era il modo di ragionare di Tolstoj, affascinante: sembra un bambino, che fa domande su domande. Dunque, che differenza c’è tra un soldato e un normale cittadino? Le armi: il soldato ha le armi. Le ha comprate lui? No. Gliele ha pagate lo Zar? No. Il governo? No. La corte? Nemmeno. Le armi gliele hanno pagate le tasse. E quindi: chi ha pagato le armi, che fanno diventare un uomo un soldato? E’ chiaro che sei stato tu, perché le tasse le hai pagate tu. E allora: tu perché le paghi, le tasse?

E’ chiaro che questo libro qui non poteva uscire negli anni Trenta, non poteva uscire negli anni Settanta e non può uscire oggi. Io l’ho fatto nell’89, questo librone (“Perché la gente si droga”, sono 800 pagine di saggio di Tolstoj). Era un periodo buono, quello. L’Ottantanove, poco prima di Berlusconi. Lì è uscito, il libro. E’ andato molto bene, poi è sparito. E non lo ripubblicano più, perché è troppo pericoloso. Se tu metti una pagina di quel libro lì su Internet, su Facebook, il giorno dopo ricevi una comunicazione della questura, perché è un reato. Oggi, fare questo discorso è un reato: perché è un’esortazione a non rispettare una legge della nazione. Non pagare le tasse? Grave: ti trovi subito nei guai. Tolstoj poteva, a quel tempo. E l’idea è questa: se tu paghi le tasse, perché le paghi? Cosa ti spinge a pagarle? La psicologia del dominio, in realtà, è tutta qua. E’ vero: il dominio non è l’esercizio di un potente, è l’esercizio di un potente condizionato all’approvazione del suddito. Anche la multinazionale può manipolarti, ma si regge sugli acquisti: e tu puoi smettere, di comprare. Sartre diceva: l’uomo è condannato a essere libero; se è servo, è perché ha scelto lui di esserlo.

(Igor Sibaldi, estratto della conferenza nell’ambito del seminario “Psicologia del dominio”, svoltosi il 3 dicembre 2017 con Salvatore Brizzi, Giorgio Galli e Calogero Falcone, ripreso su YouTube).

Tratto da: http://www.libreidee.org/2018/01/tolstoj-se-paghi-le-tasse-finanzi-il-sistema-che-ti-domina/

Accadde Oggi – Il 15 maggio di 13 anni fa Giorgio Napolitano inizia il mandato come 11° Presidente della Repubblica Italiana – Sì Napolitano, quello che lanciava moniti e firmava qualunque porcata e che ora non molla i suoi privilegi: 880.000 Euro l’anno solo di pensione!!

 

Giorgio Napolitano

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Accadde Oggi – Il 15 maggio di 13 anni fa Giorgio Napolitano inizia il mandato come 11° Presidente della Repubblica Italiana – Sì Napolitano, quello che lanciava moniti e firmava qualunque porcata e che ora non molla i suoi privilegi: 880.000 Euro l’anno solo di pensione!

16 maggio 2016 – L’inizio del mandato di Giorgio Napolitano come 11° Presidente della Repubblica Italiana. Tra moniti e firme di leggi improbabili, ha fatto la storia del Paese… In negativo.

Da Il Fatto Quotidiano:

Napolitano, pensione dorata: chauffeur, maggiordomo. E ufficio da 100 mq

Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente “alla persona”, una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: “Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia”

Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano perderà la suprema carica, con un annuncio in arrivo probabilmente il 14 gennaio, ma non certo i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.

BENTORNATO, PRESIDENTE – Lasciato il Quirinale, Napolitano assumerà infatti le vesti di senatore a vita, carica che ha già ricoperto per pochi mesi dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua elezione al Colle il 15 maggio 2006. Al Senato, dove insieme allo stesso Ciampi formerà la gloriosa coppia degli ex capi di Stato, Napolitano si sistemerà in una location diversa da quella che lo aveva ospitato per poco più di sette mesi prima di trasferirsi al Quirinale. Il suo vecchio ufficio, infatti, è stato nel frattempo assegnato ad un altro senatore a vita: quel Mario Monti da lui stesso nominato poco tempo prima di diventare presidente del Consiglio. Così, per Napolitano si sono dovuti tirare a lucido gli oltre cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo a suo tempo occupati da un altro ex illustre inquilino del Colle, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.

BENEFIT A VITA – Un “buen retiro” dorato che, allo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e ammennicoli vari, sommerà anche una lunga serie di benefit a carico del bilancio della presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, si scopre infatti che in forza di un vecchio decreto del 1998 a ciascun presidente emerito spetta innanzitutto il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Poi ci sono le cosidette “risorse strumentali”: un telefono cellulare o satellitare, un fax e un’altra connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un’altra per quello con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente; quindi, collegamenti telematici (anche in questo caso doppi), consultazione delle agenzie di stampa e banche dati, oltre a connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato; per ultima, non poteva mancare, ecco l’auto con telefono e chauffeur riservata, vai a capire perché, pure alla vedova o al primogenito dell’ex capo di Stato. E non è finita.

PAGA IL SENATO – Una volta traslocato dal colle del Quirinale agli uffici del Senato, a Napolitano, come a tutti i presidenti emeriti della Repubblica, spettano altre cospicue dotazioni. Ci sono quelle della presidenza del Consiglio, mobilitata per l’utilizzo di treni, navi e aerei; ma ci sono soprattutto le altre poste a carico di Palazzo Madama. Si tratta di una munitissima segreteria composta da una decina di unità: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore. Non spetta, invece, agli ex inquilini del Colle alcuna liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori o all’assegno previsto per i parlamentari non rieletti. Interpellato dal ilFattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del Quirinale spiega che «al momento della cessazione dell’incarico di presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non riceverà alcuna indennità di fine mandato». L’attuale capo dello Stato, aggiungono dal Colle, «ha maturato 38 anni di contributi ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato (Napolitano lo è stato dal 1999 al 2004, ndr), poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale».

CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.

 

CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A SPESE NOSTRE…!!

CASTA

 

 

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CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A SPESE NOSTRE…!!

 

CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A NOSTRE SPESE !!

Ebbene si. Mentre per voi comuni mortali la tredicesima è una boccata d’ossigeno per pagare tasse, mutui e debiti, mentre tra voi comuni mortali ci sono dei fortunati che si godono anche la quattordicesima, per loro non è così!

Loro si sono regalati non dico la quindicesima, ma addirittura la sedicesima !!

Tanto pagate voi comuni mortali (leggi i soliti fessi italioti).

ma la casta è la casta e voi non siete un cazzo !!

Il regolamento sul personale del Senato, all’articolo 17 comma 3, la chiama «indennità compensativa di produttività», ma di fatto equivale a una sedicesima mensilità.

Cioè una mensilità aggiuntiva rispetto alle già quindici mensilità di cui si compone lo stipendio dei dipendenti di entrambi i rami del Parlamento. Oltre alle classiche tredicesima e quattordicesima riscosse a dicembre e a giugno, i lavoratori di Camera e Senato incassano infatti la quindicesima: una mensilità il cui importo viene spalmato nelle buste paga di aprile e settembre.

E non è finita qui: la voce è anche «pensionabile» cioè vale anche nel calcolo dell’assegno pensionistico.

Un di più per nulla scontato se si pensa che le altre voci che compongono lo stipendio dei dipendenti del Senato sono rigorosamente «non pensionabili»: dall’indennità di funzione alle altre indennità e forme di incentivazione. Ed anche il regolamento della Camera su questo punto è preciso: le indennità speciali «non sono pensionabili».

Da: http://siamolagente2.altervista.org/casta-tanto-per-farvelo-sapere-i-dipendenti-di-camera-e-senato-si-beccano-anche-la-sedicesima-ovviamente-sempre-a-nostre-spese/

In 18 Stati europei i politici non hanno vitalizi d’oro, ma una normale Pensione come tutti. Ce lo chiede l’Europa, solo quando conviene a loro!

 

vitalizi

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In 18 Stati europei i politici non hanno vitalizi d’oro, ma una normale Pensione come tutti. Ce lo chiede l’Europa, solo quando conviene a loro!

 

In 18 Stati europei i politici hanno #PensioneComeTutti

L’Europa dei cittadini non ha il privilegio. In 18 Paesi europei (Austria, Croazia, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) i deputati dei Parlamenti nazionali versano i contributi come tutti gli altri cittadini e percepiscono una pensione in base ai contributi che hanno versato nella loro vita lavorativa. Questi Paesi sono un modello da seguire.

VIDEO. In Italia dopo 4 anni, sei mesi e un giorno i parlamentari hanno diritto a una pensione speciale. In 18 Stati europei i vitalizi non esistono! Questa è l’Europa che ci piace! Condividi questo video. Fai sapere a tutti come stanno le cose

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PAESI SENZA PRIVILEGI
In Austria la pensione speciale per i parlamentari è stata abolita nel 1997, in Estonia nel 2003, in Portogallo nel 2005, in Grecia nel 2012 in piena crisi economica. È stato un segnale di rispetto verso chi subiva tagli a pensioni e salari. In Croazia la riforma è arrivata nel 2012 e oggi non esistono privilegi. In Repubblica ceca e in Ungheria i deputati sono liberi di versare una parte del loro salario in un fondo pensionistico privato e comunque vengono trattati come tutti gli altri dipendenti pubblici. Il sistema pensionistico danese è costruito in modo che si possa ottenere la pensione da diverse fonti perché in quel Paese c’è una alta mobilità professionale. In Lituania, Lettonia, Malta, Olanda, Slovacchia, Slovenia e Svezia non è previsto un sistema pensionistico separato per i deputati. In Polonia questo privilegio è riservato solo al Presidente della Repubblica, una volta raggiunta l’età pensionistica. In Spagna la riforma è stata fatta nel 2011 ma non tocca i privilegi già acquisiti dei vecchi parlamentari. In Irlanda i politici non hanno un assegno pensionistico più alto dei cittadini, ma raggiungono il massimo della pensione dopo 20 anni di mandato (tutti gli altri dipendenti statali devono aspettare invece 40 anni).

PAESI CON PRIVILEGI
In Italia i parlamentari dopo 4 anni, sei mesi e un giorno hanno diritto a una pensione speciale che viene erogata a prescindere da quanti contributi hanno versato nella loro vita lavorativa. Viene erogata a partire dai 65 anni e ammonta a 918,18 euro al mese. Uno scandalo che, tuttavia, esiste anche in altri Paesi europei: a Cipro dopo appena un mandato il deputato riceve 1.352 euro al mese, con due o più mandati l’assegno sale fino a 3.718 euro. L’età pensionabile scatta a 60 anni. In Finlandia il sistema è complesso: la pensione decresce se il deputato ha diritto a un altro pilastro pensionistico, per esempio per contributi versati durante un altro periodo professionale. L’assegno è calcolato sulla base della lunghezza della carriera politica e, in ogni caso, il tetto massimo è del 60% della media guadagnata negli ultimi 15 anni. Lo stipendio mensile di un deputato finlandese è di 6.407 euro. L’età pensionabile dei politici è la stessa di tutti gli altri cittadini, 65 anni. In Francia il vitalizio è di 2.700 euro netti al mese e scatta al 65 anni del parlamentare. È possibile accumulare vitalizio e pensione. In Germania il vitalizio scatta ai 67 anni di età, in Gran Bretagna a 55 anni. Politici e Ministri di Sua Maestà hanno un regime diverso rispetto a quello di tutti gli altri cittadini: versano i contributi in un fondo ma hanno rendimenti certi più favorevoli rispetto a quelli degli altri cittadini. In Lussemburgo il vitalizio è di 2.001,33 euro ma scatta solo dopo 15 anni di mandato. In Romania ammonta a 1.540 euro e viene erogato anche se la legislatura si interrompe prima. Non c’è differenza fra l’età pensionabile di politici e cittadini: 60 anni per le donne, 65 per gli uomini. In Belgio i parlamentari hanno diritto a una pensione sui generis che scatta a 62 anni di età e dipende dagli anni di mandato. Il calcolo è semplice: 1.114,81 euro l’anno moltiplicato per il numero di anni di legislatura completati. Un mandato di 5 anni, dunque, frutta 5.574 euro l’anno di vitalizio, 464,5 euro al mese.

Non è stato possibile analizzare il sistema della Bulgaria perché i dati relativi alle pensioni dei parlamentari bulgari non sono pubblici.

QUANDO SAREMO AL GOVERNO ELIMINEREMO I VITALIZI E TUTTI I PRIVILEGI. L’Italia farà parte di quell’Europa che non assegna privilegi ai politici e che mette i cittadini al primo posto. L’Europa è composta da tanti Stati diversi fra loro. Noi vogliamo portare i valori, le battaglie e il metodo 5 Stelle dentro le Istituzioni europee, denunciando le ingiustizie e imitando le buone pratiche. E’ una promessa!

fonte: tutti i dati presenti nel post sono stati raccolti con il supporto del servizio di ricerca del Parlamento europeo, in cooperazione con i Parlamenti nazionali dei 28 Stati membri. Dati aggiornati al 31 marzo 2017.

tratto da: http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2017/06/in-18-stati-europei.html

In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

Vitalizi

 

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In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

 

Vitalizi, dicono addio al privilegio ma si aumentano la reversibilità: “I congiunti di deputati non possono fare le sguattere”

Primo sì al ricalcolo delle pensioni parlamentari in essere col sistema contributivo. All’ultimo però passa il cavillo da Casta: la reversibilità è aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno altri redditi. Inps: “Privilegio che non ha pari”. La firmataria Gasparini (PD): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere”

Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati  cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento.

Parliamo della loro rottamazione, visto che eri il Parlamento ha assestato al vitalizio il primo colpo mortale della storia.  La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo Richetti, che dispone il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema contributivo. Si tratta di una rivoluzione copernicana che il 31 maggio dovrà ricevere il voto d’aula, passare al Senato e (salvo resistenze e rimpalli) diventare legge entro la fine della XVII legislatura. Che sia un tonico per la reputazione delle istituzioni, una cura dimagrante per i privilegiati e un risparmio straordinario (760 milioni in 10 anni, dice Boeri) per le casse pubbliche non c’è dubbio. Però però.

La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.

In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese.

L’autrice dell’emendamento, manco a dirlo, difende l’eccezione come una misura di “equità”. “Ho pensato che era sacrosanto –  dice la Gasparini al fattoquotidiano.it – mettere fine a trattamenti insostenibili attraverso il ricalcolo contributivo dell’importo pensionistico ma anche che non fosse giusto che i congiunti di un parlamentare, che magari non hanno altro reddito, finissero a fare la sguattera o il giardiniere. Ecco perché ho pensato a un riconteggio aumentato del 20%. E’ una misura pensata su situazioni personali a volte gravose: c’è la vedova, l’anziano, il figlio disabile etc”.

Scusi tanto, ma purtroppo queste cose capitano a tutti gli altri italiani. “Guardi che nessuno in Italia oggi ha un regime pensionistico totalmente contributivo, ma al massimo misto, e non c’è altra categoria sulla quale è in corso una rimodulazione così forte degli assegni previdenziali. Prima del 2012 per cinque anni di legislatura gli onorevoli prendevano 2.200 euro di vitalizio, ora diventeranno 700/800 al momento della maturazione. Non si conoscono ancora gli effetti del ricalcolo di quelle già in corso, ma si stima un taglio del 50% cui, in caso di reversibilità, se ne aggiunge un altro del 40%. Insomma, rimane ben poco per le famiglie dei parlamentari che hanno dedicato magari anni a lavorare per questo Paese. Un Paese che ha tollerato troppo a lungo le baby pensioni e i privilegi. E l’ingiustizia non è una prerogativa dei parlamentari, ci sono altre categorie che hanno trattamenti di favore, a partire dai giornalisti. Le dirò di più: questa misura è un atto coraggioso che anticipa quello che auspico un domani per tutti”. Giusto, ma perché cominciare proprio dai parlamentari?

@thomasmackinson

VERGOGNOSI – Renzi 3 anni fa: “niente auto blu per sottosegretari, questo governo inizia a restituire speranza che le cose possono cambiare”. Bello vero? E infatti 6 mesi fa il sottosegretario Rossi sputtanato da Le Iene in auto blu. Avranno capito? Una beata Minchia! Lo stesso Rossi beccato ieri da Le Iene che va allo stadio in auto blu!!!

auto blu

 

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VERGOGNOSI – Renzi 3 anni fa: “niente auto blu per sottosegretari, questo governo inizia a restituire speranza che le cose possono cambiare”. Bello vero? E infatti 6 mesi fa il sottosegretario Rossi sputtanato da Le Iene in auto blu. Avranno capito? Una beata Minchia! Lo stesso Rossi beccato ieri da Le Iene che va allo stadio in auto blu!!!

 

Ottobre 2016

Nel corso della trasmissione televisiva “Le Iene show” andata in onda il 23 ottobre, un servizio realizzato da Filippo Roma e Marco Occhipinti ha riguardato l’utilizzo da parte del sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi di una auto blu  con autista. Il servizio ripropone anche le dichiarazioni del Premier Renzi in merito all’uso dei mezzi da parte dei sottosegretari rilasciate nel corso di una conferenza stampa del 18 aprile 2014. La vicenda chiama in causa sia la ministra Pinotti e, soprattutto, il Premier Renzi. Il premier aveva infatti annunciato un drastico taglio delle macchine a disposizione di dirigenti, personale della Pubblica Amministrazione e deputati. Compresi i sottosegretari.

Risultato?

Due interrogazioni rimaste senza risposta. E la casta, al di là dei proclami di Renzi (che ben sappiamo quanto valgono) continua a godersi i suoi porci privilegi alla faccia e soprattutto a spese della Gente.

E infatti ecco ancora il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi beccato un’altra volta da Le Iene in auto blu. Ma questa volta non va neanche al lavoro, se ne va allo stadio…!!

Guardate e diffondete questo video. Guardate la meschinità di questa gente!

PER GUARDARE IL SERVIZIO CLICCARE QUI

 

By Eles

 

Tanto per ricordarvelo – l’unico che si è ribellato è stato Papa Francesco: “Hanno salvato le banche facendo pagare il prezzo ai deboli” !!

Papa Francesco

 

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Tanto per ricordarvelo – l’unico che si è ribellato è stato Papa Francesco: “Hanno salvato le banche facendo pagare il prezzo ai deboli” !!

 

Attualissimo Papa Francesco.

Attaccò il sistema in tempi non sospetti (o quasi) scagliandosi contro il salvataggio delle Banche sulla pelle della Gente.

Sono passati mesi è queste parole sono più che mai valide ed attuali.

Ricordatevi sepre che Renzi e la Boschi “Hanno salvato le banche facendo pagare il prezzo ai deboli”

RICORDIAMOCELO QUANDO ANDREMO A VOTARE (se mai ci andremo) !!

by Eles

 

No al “paradigma consumista”. E ancora: “L’esaurimento delle risorse non può essere un pretesto per le guerre”. Sono alcune delle parole dell’enciclica di Papa Francesco che contiene un doppio appello a “proteggere la casa comune”, controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i “poveri”, e “per uno sviluppo sostenibile e integrale”. Mentre biasima il fatto che i popoli abbiamo “pagato il prezzo del salvataggio delle banche”.

Doppio appello a cura del creato e cambio modello di sviluppo – Il Papa nella enciclica “Laudato si’” appena pubblicata rivolge un doppio appello, a “proteggere la casa comune”, controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i “poveri”, e “per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Popoli hanno pagato prezzo salvataggio banche – Il Papa nella enciclica “Laudato si’” appena pubblicata rivolge un doppio appello, a “proteggere la casa comune”, controllando surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo, per i “poveri”, e “per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Come dire ‘Non uccidere’ se popoli non hanno cibo – “Cosa significa il comandamento ‘non uccidere’ quando un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per ‘sopravvivere’?”. Lo scrive il Papa nella enciclica, citando un documento dei vescovi della Nuova Zelanda.

(ANSA)