In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

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In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

 

Vitalizi, dicono addio al privilegio ma si aumentano la reversibilità: “I congiunti di deputati non possono fare le sguattere”

Primo sì al ricalcolo delle pensioni parlamentari in essere col sistema contributivo. All’ultimo però passa il cavillo da Casta: la reversibilità è aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno altri redditi. Inps: “Privilegio che non ha pari”. La firmataria Gasparini (PD): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere”

Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati  cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento.

Parliamo della loro rottamazione, visto che eri il Parlamento ha assestato al vitalizio il primo colpo mortale della storia.  La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo Richetti, che dispone il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema contributivo. Si tratta di una rivoluzione copernicana che il 31 maggio dovrà ricevere il voto d’aula, passare al Senato e (salvo resistenze e rimpalli) diventare legge entro la fine della XVII legislatura. Che sia un tonico per la reputazione delle istituzioni, una cura dimagrante per i privilegiati e un risparmio straordinario (760 milioni in 10 anni, dice Boeri) per le casse pubbliche non c’è dubbio. Però però.

La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.

In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese.

L’autrice dell’emendamento, manco a dirlo, difende l’eccezione come una misura di “equità”. “Ho pensato che era sacrosanto –  dice la Gasparini al fattoquotidiano.it – mettere fine a trattamenti insostenibili attraverso il ricalcolo contributivo dell’importo pensionistico ma anche che non fosse giusto che i congiunti di un parlamentare, che magari non hanno altro reddito, finissero a fare la sguattera o il giardiniere. Ecco perché ho pensato a un riconteggio aumentato del 20%. E’ una misura pensata su situazioni personali a volte gravose: c’è la vedova, l’anziano, il figlio disabile etc”.

Scusi tanto, ma purtroppo queste cose capitano a tutti gli altri italiani. “Guardi che nessuno in Italia oggi ha un regime pensionistico totalmente contributivo, ma al massimo misto, e non c’è altra categoria sulla quale è in corso una rimodulazione così forte degli assegni previdenziali. Prima del 2012 per cinque anni di legislatura gli onorevoli prendevano 2.200 euro di vitalizio, ora diventeranno 700/800 al momento della maturazione. Non si conoscono ancora gli effetti del ricalcolo di quelle già in corso, ma si stima un taglio del 50% cui, in caso di reversibilità, se ne aggiunge un altro del 40%. Insomma, rimane ben poco per le famiglie dei parlamentari che hanno dedicato magari anni a lavorare per questo Paese. Un Paese che ha tollerato troppo a lungo le baby pensioni e i privilegi. E l’ingiustizia non è una prerogativa dei parlamentari, ci sono altre categorie che hanno trattamenti di favore, a partire dai giornalisti. Le dirò di più: questa misura è un atto coraggioso che anticipa quello che auspico un domani per tutti”. Giusto, ma perché cominciare proprio dai parlamentari?

@thomasmackinson

Il toccante appello degli ex consiglieri regionali: “Non toccate il privilegio. È un diritto legittimo, mica siamo come quelle merdacce della Gente comune”

 

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Il toccante appello degli ex consiglieri regionali: “Non toccate il privilegio. È un diritto legittimo, mica siamo come quelle merdacce della Gente comune”

 

Vitalizi, gli ex consiglieri regionali scrivono alla Camera: “Non toccate il privilegio. È un diritto legittimo”

 

Il prossimo 31 maggio comincerà l’esame della proposta di legge che riforma l’accesso agli assegni per gli ex politici. Un ddl che per il Coordinamento nazionale di consiglieri ed ex consiglieri regionali ha “un’unica finalità: sanzionare un’intera classe politica “. Gli ex amministratori locali invitano dunque i deputati a colpire “la Presidenza della Repubblica e la sua Struttura, la Corte Costituzionale e la sua struttura, la Magistratura di ogni ordine e grado, l’Avvocatura dello Stato”. Persino i giornalisti

Una diffida bella e buona, a metà strada tra l’ingiunzione e un volantino propagandistico, è stata inviata dagli ex consiglieri regionali italiani alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e ai capigruppo della Camera. Una lunga lettera per dire che i vitalizi non si toccano, che i diritti acquisiti sono intangibili, che nessuno si sogni di cambiare con una legge il trattamento economico a favore di chi ha svolto funzioni pubbliche nelle Regioni italiane. Insomma una difesa a tutto tondo, inviata perché il prossimo 31 maggio comincerà l’esame della proposta di legge – il primo firmatario è il deputato del Pd Matteo Richetti – che vuole riformare il regime degli assegni che spettano ai politici dopo la fine del mandato.

La levata di scudi parte dal Veneto, ma coinvolge tutti gli ex amministratori italiani che si riconoscono nel Coordinamento Nazionale della Associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali e di ex deputati delle Assemblee Regionali. Questo esercito di politici ha come presidente il padovano Aldo Bottin, democristiano che fu a capo della giunta regionale del Veneto nel biennio 1994-95, prima dell’avvento di Giancarlo Galan.

NIMBY, “Not in My Back Yard” (“Non nel mio cortile”). L’acronimo si addice perfettamente a questa protesta perché nella parte cosiddetta “propositiva” a favore dei risparmi di finanza pubblica, c’è scritto che se la bomba atomica anti-vitalizi deve essere sganciata, essa deve interessare anche tutti i politici, i magistrati, i boiardi di Stato, gli amministratori e funzionari pubblici. Leggere per credere: “Certo anche noi vogliamo partecipare al riequilibrio delle finanze nazionali e regionali ‘per dimostrate esigenze inderogabili’, ma come cittadini e in proporzione ai nostri redditi, non perché ‘ex consiglieri regionali‘ e comunque nel rispetto dei principi di proporzionalità, ragionevolezza e temporaneità”.

Ecco allora che vanno colpiti, nell’ordine citato, “la Presidenza della Repubblica e la sua Struttura, la Corte Costituzionale e la sua struttura, la Magistratura di ogni ordine e grado, l’Avvocatura dello Stato, la macchina del Parlamento, i manager pubblici, i dirigenti pubblici, la Diplomazia, i gradi medio alti della Difesa, le strutture delle aziende pubbliche statali e municipalizzate”. Ma come dimenticare i giornalisti, fautori di campagne anti-vitalizi? Ecco che nel mucchio finisce anche “l’ordine dei Giornalisti, con particolare attenzione a quelli occupati nel servizio pubblico, specie radiotelevisivo, che molto si sono impegnati per sparare sulle istituzioni, non sempre con quella obiettività necessaria per non cadere nel facile moralismo e, inavvertitamente, creare le condizioni di “invidia sociale”. Proprio così viene definita la ribellione contro i privilegi, verso chi ha buonuscite da un milione di euro lordi (si veda il Trentino Alto Adige) o vitalizi da 4-5 mila euro al mese. Bottin chiede una “vera solidarietà sociale” e una vera “giustizia sociale”, non una “aggressione contro persone titolari di diritti legittimi”.

Ma quali sono le motivazioni contrarie all’abolizione dei vitalizi nella lettera inviata al Parlamento? Non vi possono essere norme retroattive. I vitalizi regionali sono già congelati al 2006 e 14 Regioni su 20 hanno abolito i vecchi vitalizi o li hanno “trasformati con il metodo contributivo”. Inoltre: “Il vitalizio fa parte della voce indennità e comprende l’indennità di carica, di funzione, di fine mandato e vitalizio. Con queste proposte di legge tutto viene meno: per gli ex consiglieri il programma di vita cambia senza avere la possibilità, ora, per attrezzarsi a recuperare sul grave pregiudizio da cui verrebbero colpiti”. Bottin legge in queste proposte “un’unica finalità: colpire chi si è impegnato nelle istituzioni, sanzionare un’intera classe politica arbitrariamente individuata negli ex parlamentari e nei consiglieri regionali titolari di assegno vitalizio”. Conclusione: “Questo è giuridicamente, moralmente ed eticamente inammissibile”.

Dal Veneto viene un commento al veleno di Jacopo Berti, capogruppo M5S in consiglio regionale: “La misura è colma, questo è l’ennesimo sputo in faccia alle persone che lavorano e ai cittadini onesti. Non si può perdere un minuto: in Veneto Zaia ci dica se vuole davvero abolire i vitalizi, come a volte dice. E lo stesso faccia il Pd a livello nazionale. Con gli annunci stanno tutti tessendo la tela di Penelope. Ma ogni notte la disfano regolarmente”.

 

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/19/vitalizi-gli-ex-consiglieri-regionali-scrivono-alla-camera-non-toccate-il-privilegio-e-un-diritto-legittimo/3595059/