Nel ’47 un operaio guadagnava 1/3 dello stipendio di un politico. Oggi 1/13 – Non trovate che c’è qualcosa che non quadra?

 

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Nel ’47 un operaio guadagnava 1/3 dello stipendio di un politico. Oggi 1/13 – Non trovate che c’è qualcosa che non quadra?

 

Nel 1947 a Montecitorio si discuteva l’articolo 69 della Costituzione, quello relativo allo stipendio dei parlamentari. Allora i rappresentanti del popolo italiano guadagnavano il corrispettivo di un precario odierno: “25 mila lire al mese, circa 800 euro – racconta un articolo pubblicato sul sito dell’Espresso LINK. Più un gettone di presenza da 1.000 lire al giorno (30 euro), ma solo quando le commissioni si riunivano in giorni differenti rispetto all’Aula”. Il totale è presto fatto: i costituenti non riuscivano a portare a casa più di 1.300 euro al mese.

Certo, il Paese era nettamente più povero, ma sicuramente più equilibrato rispetto allo stato delle cose attuale. Un operaio di terzo livello guadagnava qualcosa come 13 mila lire al mese, un terzo di un deputato. Mentre 70 anni dopo, come dimostra la tabella elaborata dall’Espresso, chi siede in Parlamento guadagna quasi 10 volte di più di un impiegato e 13 più di una tuta blu.

Nel primo dopoguerra, il fatto che i parlamentari ricevessero un compenso per il loro operato era considerato una garanzia di indipendenza e democrazia. In questo modo anche i meno abbienti potevano partecipare alla vita politica. Ma vista la drammatica situazione in cui versava il Paese, nel 1946 la somma fu fissata alla modesta cifra di 25 mila lire al mese. L’aumento repentino dell’inflazione, però, fu tale che in pochi mesi lo stipendio toccò quota 50mila lire.

“La prima legge sul tema, varata nell’estate 1948 dal governo De Gasperi – racconta l’Espresso – è figlia di questa mentalità che allora ispirava la giovane e fragile democrazia italiana: ‘Ai membri del Parlamento è corrisposta una indennità mensile di L. 65.000, nonché un rimborso spese per i giorni delle sedute parlamentari alle quali essi partecipano’. Tradotto ai giorni nostri: 1.230 euro fissi più un gettone da 100 euro scarsi al giorno (5mila lire) legato alla presenza effettiva. Togliendo fine settimana più i lunedì e i venerdì, in cui le convocazioni sono rare, non più 2.500 euro al mese dunque”.

 

L’aria cambiò nettamente a partire dal 1955, quando il governo Segni emanò la legge sulle “Disposizioni per le concessioni di viaggio sulle ferrovie dello Stato”. “Un privilegio al quale, col passare del tempo si sarebbero aggiunti una innumerevole serie di altri benefit – molti ancora esistenti – dai biglietti aerei alla telefonia fissa (e poi mobile), dalle tessere autostradali agli sconti sui trasporti marittimi. E così nel 1963, in appena 15 anni, grazie ai bassi salari che furono alla base del miracolo economico, col suo mezzo milione al mese un parlamentare era già arrivato già a guadagnare il quintuplo di un impiegato (il cui salario si aggirava sulle 100 mila lire) e otto volte più di un operaio(poco sopra le 60 mila lire)”.

L’esplosione dei redditi dei nostri rappresentanti avvenne nel 1965, con presidente del Consiglio Aldo Moro e vicepresidente il socialista Pietro Nenni. Lo stipendio veniva infatti agganciato a quello dei presidenti di sezione della Cassazione (con imposta pari al solo 40%) e fu istituita per la prima volta la diaria (esentasse) per il rimborso delle spese di soggiorno nella capitale di 120 mila lire (1.250 euro di oggi)che, siccome la legge non lo specificava, fu accordata anche per chi risiedeva a Roma ed è così ancora oggi, sia pure con qualche modifica.

Un deciso “passo avanti” ci fu anche col governo Craxi e il taglio della scala mobile. È l’inizio della fine. Da allora sono passati circa 30 anni e il valore della busta paga dei politici è raddoppiato. Dai corrispettivi 7 mila euro degli anni ‘80, siamo giunti agli attuali 14 mila euro mensili, mentre lo stipendio medio di un impiegato ai giorni nostri è di 1.500 euro al mese e quello di un metalmeccanico non è mai cresciuto, restando intorno ai 1.110/1.200 euro al mese.

E non è tutto: ogni mese lo Stato spende quasi 8 milioni di euro per i vitalizi dei politici, tra cui quelli condannati. Per questo Riparte il futuro ha lanciato la campagna #stopvitalizio.Un condannato per mafia riceve ogni mese circa 4 mila euro. E se quel che guadagna un normale politico è incredibilmente eccessivo, questo è invece inaccettabile. Per questo bisogna essere sempre di più a pretendere che questa assurda pratica termini.

tratto da: https://www.sapereeundovere.com/nel-47-un-operaio-guadagnava-13-dello-stipendio-di-un-politico-oggi-113/

È giunta l’estate. E dopo ben quattro mesi di duro lavoro (?) i nostri esimi parlamentari potranno finalmente godersi i loro 40-50 giorni di ferie… E pazienza per le emergenze… E TU Italiota, proprio non ti senti preso per i fondelli…?

 

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È giunta l’estate. E dopo ben quattro mesi di duro lavoro (?) i nostri esimi parlamentari potranno finalmente godersi i loro 40-50 giorni di ferie… E pazienza per le emergenze… E TU Italiota, proprio non ti senti preso per i fondelli…?

Il dolce far niente dei parlamentari: e ora arriva anche la (lunga) pausa estiva

Dopo tre mesi di crisi politica, venti giorni di commissioni e prime settimane di nulla cosmico tra Montecitorio e Palazzo Madama, in arrivo anche la lunga pausa estiva. Che, dopo il record assoluto raggiunto l’anno scorso, si preannuncia ancora lunghissima. E pazienza per la narrativa dell’emergenza…

Come noto, la crisi politica apertasi dopo le elezioni del 4 marzo si è risolta solo dopo oltre tre mesi di stallo, con la nascita del governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. Durante questo periodo a Palazzo Chigi è rimasto in carica per gli affari correnti Paolo Gentiloni, mentre il Parlamento procedeva molto a rilento anche nella costituzione delle Commissioni speciali. Poi, dopo l’insediamento del nuovo governo, la costituzione delle 14 Commissioni permanenti, organi fondamentali per il funzionamento della macchina legislativa, ha richiesto altri 20 giorni portando a quasi 4 mesi il periodo di sostanziale immobilismo del Parlamento. Nel frattempo, l’attività combinata di Governo e Aule è stata ridotta ai minimi termini. Solo poco più di una decina di sedute per Camera e Senato, con l’esame di alcuni decreti approvati dal governo precedente, prima dell’arrivo del decreto Dignità, il primo vero testo della nuova amministrazione che sarà discusso in Parlamento.

Il calendario dei lavori restituisce l’idea della “calma” con cui ci si sta muovendo. La Camera a luglio si è riunita il 4 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, per poi aggiornarsi il 9 con una tre giorni in cui si sono discussi provvedimenti minori e questa settimana si occuperà praticamente solo della conversione in legge del decreto “terremoto”, approvato dal governo Gentiloni; tutto da stabilire il programma delle prossime settimane, in cui “potrà avere luogo l’esame di decreti-legge preannunciati dal Governo e presentati alla Camera o trasmessi dal Senato”. Palazzo Madama lavorerà, se possibile, a ritmo ancor più ridotto, con 3 giorni di interpellanze e interrogazioni a partire da domani, l’eventuale votazione di due componenti del Cda Rai nei 3 giorni della settimana successiva e, infine, “eventuale seguito di argomenti non conclusi” nella quarta settimana di luglio. Settimana lavorativa che va rigorosamente dal martedì al giovedì, per quanto concerne l’Aula.

Il tutto mentre si avvicina il tempo della pausa estiva, che anche quest’anno si annuncia particolarmente lunga. Come spiega OpenPolis, infatti, negli “anni passati le “ferie” dei parlamentari sono durate dai 24 ai 39 giorni, con il picco raggiunto proprio l’anno scorso”. Eppure, l’avvio della legislatura dovrebbe coincidere con un periodo di grande attività, considerato che sono molti i disegni di legge “in sospeso” della scorsa legislatura e molte le nuove proposte presentate proprio in questi giorni (come si può agevolmente verificare qui). Inoltre, appare scontato che, dopo 6 riunioni senza provvedimenti legislativi addottati dal governo (seguite appunto dai primi decreti), il Consiglio dei ministri cominci a presentare proposte con maggiore continuità.

Anche per questo motivo, proprio OpenPolis lancia un appello: una pausa estiva breve, che consenta ai parlamentari di cominciare a lavorare sul serio.

Agosto è alle porte, e i capigruppo, assieme ai presidenti di aula, dovranno decidere il calendario dei lavori per le prossime settimane. Visto il prolungato stallo che abbiamo testimoniato, sarebbe auspicabile che si decidesse per un agosto in controtendenza, con una pausa estiva breve. Abbiamo dovuto aspettare oltre 3 mesi per la formazione del governo, e altri 20 giorni per la costituzione delle commissioni, pensare che il parlamento possa chiudere per altre settimane non sembra ideale.

fonte: https://www.fanpage.it/il-dolce-far-niente-dei-parlamentari-e-ora-arriva-anche-la-lunga-pausa-estiva/
http://www.fanpage.it/

 

Ferie dei politici: 80 giorni all’anno! Oltre tutta una serie privilegi e trucchetti. La domanda sorge spontanea: ma quando cazzo lavorano?

 

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Ferie dei politici: 80 giorni all’anno! Oltre tutta una serie privilegi e trucchetti. La domanda sorge spontanea: ma quando cazzo lavorano?

Politici italiani tutti al mare, iniziano le ferie estive: quasi 40 giorni di Onorevole vacanza. Tutto fermo fino al 12 settembre. Bella la vita del parlamentare.

Ferie dei politici: Agosto parlamento mio non ti conosco

Ultimi giorni di “lavoro” alla Camera dei deputati che chiuderà serranda venerdì prossimo, 4 agosto, per riaprirli il 12 settembre: 39 giorni di stop. Il Senato, invece, chiude ancora prima, domani sera o al massimo giovedì mattina 3 agosto, per riprendere anch’esso martedì 12. La stessa cosa fanno gli europarlamentari: l’aula di Strasburgo chiude oggi, primo agosto, e riaprirà in seduta plenaria il 15 settembre.

Il politico in ferie tutto l’anno

Ma le ferie dei politici non si consumano solo in estate. Oltre alle vacanze estive, infatti, i nostri parlamentari onorano e santificano ogni festività. Nel 2017 il Palazzo della Casta è rimasto chiuso 18 giorni a Natale e 16 a Pasqua. Ovviamente aggiungiamoci pure qualche ponte comandato. Se poi contiamo anche gli altri giorni in cui l’Aula è rimasta inattiva, si può vedere come dall’inizio dell’anno l’assemblea di Montecitorio è rimasta ferma 82 giorni e quella di Palazzo Madama 77. Sembra un sogno e invece non lo è. Capito, italiani?

Parlamentari furbetti: Anche quando c’è da lavorare si danno malati

Dall’inizio dell’anno i deputati hanno lavorato una media di 4,4 ore al giorno, mentre i senatori 2,5. Questo naturalmente se diamo per scontato che deputati e senatori siano stati tutti presenti a ogni seduta, fatto che non accade mai. A Montecitorio, infatti, la media delle assenze durante i lavori d’aula è il 21,7%, in Senato invece è del 17,5. Le ferie dei politici sono come i rotoloni Regina, non finiscono mai.

Ma quando lavorano i nostri politici?

Non c’è crisi che tenga, il politico alle ferie non può rinunciare. Del resto, l’Italia ha piccoli problemi. Tutto può aspettare, fa troppo caldo per lavorare. Una vergogna italiana che si ripete ogni anno.

Buone vacanze Onorevoli. Per una volta andate in ferie e non tornate mai più.

CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A SPESE NOSTRE…!!

CASTA

 

 

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CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A SPESE NOSTRE…!!

 

CASTA – tanto per farvelo sapere, i dipendenti di Camera e Senato si beccano anche la sedicesima, OVVIAMENTE SEMPRE A NOSTRE SPESE !!

Ebbene si. Mentre per voi comuni mortali la tredicesima è una boccata d’ossigeno per pagare tasse, mutui e debiti, mentre tra voi comuni mortali ci sono dei fortunati che si godono anche la quattordicesima, per loro non è così!

Loro si sono regalati non dico la quindicesima, ma addirittura la sedicesima !!

Tanto pagate voi comuni mortali (leggi i soliti fessi italioti).

ma la casta è la casta e voi non siete un cazzo !!

Il regolamento sul personale del Senato, all’articolo 17 comma 3, la chiama «indennità compensativa di produttività», ma di fatto equivale a una sedicesima mensilità.

Cioè una mensilità aggiuntiva rispetto alle già quindici mensilità di cui si compone lo stipendio dei dipendenti di entrambi i rami del Parlamento. Oltre alle classiche tredicesima e quattordicesima riscosse a dicembre e a giugno, i lavoratori di Camera e Senato incassano infatti la quindicesima: una mensilità il cui importo viene spalmato nelle buste paga di aprile e settembre.

E non è finita qui: la voce è anche «pensionabile» cioè vale anche nel calcolo dell’assegno pensionistico.

Un di più per nulla scontato se si pensa che le altre voci che compongono lo stipendio dei dipendenti del Senato sono rigorosamente «non pensionabili»: dall’indennità di funzione alle altre indennità e forme di incentivazione. Ed anche il regolamento della Camera su questo punto è preciso: le indennità speciali «non sono pensionabili».

Da: http://siamolagente2.altervista.org/casta-tanto-per-farvelo-sapere-i-dipendenti-di-camera-e-senato-si-beccano-anche-la-sedicesima-ovviamente-sempre-a-nostre-spese/