Al comizio di Salvini con un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo”: picchiato e portato via a forza… Questi sono fortunati che quel fesso che andava dicendo queste stupidaggini è morto 2000 anni fa…

 

Salvini

 

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Al comizio di Salvini con un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo”: picchiato e portato via a forza… Questi sono fortunati che quel fesso che andava dicendo queste stupidaggini è morto 2000 anni fa…

Un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo”: picchiato e portato via a forza dal comizio di Salvini

Su Propaganda Liva un video girato nel giorno della manifestazione leghista a piazza del Popolo. Una scena da regime

Perquisizioni contro chi va ai cortei anti-Salvini, con la polizia che controlla gli striscioni e fa ‘melina’ per far arrivare in ritardo le persone.

Ma anche il ‘divieto’ di usare slogan cristiani in una manifestazione del leader xenofobo che giura sul Vangelo, difende i presepi e parla della tradizione cristiana, salvo poi rinnegare Cristo in ogni sua azione.

Ora la polizia molto zelante verso il nuovo ministro dell’Interno si è resa responsabile di una scena vergognosa verso un ragazzo picchiato e portato via dal comizio di Salvini a Roma perché portava un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo”.

Persone non identificate (forse agenti in borghese) lo hanno preso di peso e portato fuori da piazza del Popolo per consegnarlo a poliziotti in divisa che l’hanno identificato e poi lasciato andare.

Risultato: un labbro rotto e tolleranza zero.

tratto da: https://www.globalist.it/media/2018/12/15/un-cartello-con-scritto-ama-il-prossimo-tuo-picchiato-e-portato-via-a-forza-dal-comizio-di-salvini-2034955.html

QUI potete vedere il video

Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina – era il 1908 ed aveva già capito tutto!

 

Tolstoj

 

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Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina – era il 1908 ed aveva già capito tutto!

 

Tolstoj: se paghi le tasse, finanzi il sistema che ti domina

 

C’è un bel saggio di Tolstoj – il Tolstoj vecchio, quello più pericoloso – che in Italia è stato tradotto solo nel 1989, pensate: un terzo della produzione di Tolstoj non tradotta in Italia fino all’89 perché troppo pericolosa. Impressionante. Quindi, le biografie italiane di Tolstoj – compresa quella, famosa, di Citati, ancora nelle librerie – sono fatte su due terzi dell’opera di Tolstoj: manca un terzo, che sono i suoi saggi terribili, popolarissimi prima della Prima Guerra Mondiale, che hanno determinato un sacco di guai, per i regimi del tempo. C’era una vignetta interessante su “Le Figaro”, dove si vedeva lo Zar Nicola II piccolino così, spaventato, che scappava, e Tolstoj (enorme) che voleva dargli una pacca sulla testa, per punirlo – pensate che fama aveva. Ecco, è un saggio del 1908, che si intitola “Di chi è la colpa”. Era un periodo brutto, per la Russia: Nicola II era quasi impazzito, a quel tempo, e permetteva ai cosacchi di fare di tutto – dai pogrom alle sciabolate durante le manifestazioni, esecuzioni capitali ogni giorno. E Tolstoj fa un brevissimo elenco di 7-8 righe su quello che è terribile, in Russia, in quel periodo, e dice: quante pene di morte ci sono al giorno? Nove, dieci. Quanta gente viene deportata?

Proprio Nicola II aveva cominciato a fare le deportazioni forzate. Tutta la popolazione di una regione viene presa e viene messa in fondo alla Siberia, in un posto che ha sempre l’isobara di gennaio totalmente negativa. Capitava alle sètte religiose. C’era quella dei Molochany, quella dei Duchobory – Molochany vuol dire “bevitori di latte”, perché erano ultra-vegetariani, mentre i Duchobory aborrivano le armi: si rifiutavano di usare persino i coltelli. Gruppi ritenuti pericolosi per la società russa, quindi deportati in massa. E Tolstoj, arrabbiato contro questo, scrive un libro, “Resurrezione”. Gli fanno dei contratti pazzeschi, in tutto il mondo. Tutti i soldi che prende da “Resurrezione”, Tolstoj li usa per comprare una nave e un pezzo di Canada. Dopodiché manda i suoi figli a raccogliere tutti i Duchobory lungo la strada della deportazione, li carica sulla nave nel Mar Nero e li porta in Canada, dove vivono ancora adesso i loro discendenti, che tuttora parlano russo. Tutto ciò, con “Resurrezione”: una cosa grandiosa. Era un pericolo vivente, Tolstoj: non potevano ammazzarlo, né arrestarlo, perché troppo famoso. E in Italia di questo s’è saputo pochissimo, tra l’altro, fino agli anni ‘90.

Il saggio “Di chi è la colpa” dice: le cose in Russia vanno male. Di chi è la colpa? Tutti quanti dicono: dello Zar. Ma lo Zar – dice Tolstoj, che era un nobile russo dell’alta società – è un ometto piccolo così, che gioca a tennis e a cricket tutto il tempo. Lui scrive diari, la Zarina segue Rasputin. Come fa, uno così, a dominare 180 milioni di russi? Non può essere tutta colpa sua, la colpa sarà della corte. Ci sono tremila persone, a corte, che fanno i loro maneggi – allora non c’erano le multinazionali, c’erano le corti. Colpa loro, quindi? Ma io, dice Tolstoj, sono vissuto in mezzo a questi fin da bambino: è gente che si fa gli affari suoi, che cerca vantaggi personali anche piccoli; sono tutti indebitati, si sono rovinati con il gioco tutti quanti, bevono come spugne. Come volete che facciano, queste duemilacinquecento persone, a dominare 180 milioni di russi? Allora la colpa è del governo, della Duma, del Parlamento. Inclusi sottosegretari e uscieri, sono settemila persone. Può darsi che sia colpa loro, dice Tolstoj. Però, aggiunge, sono settemila, mentre i russi sono 180 milioni. Come fanno, ’sti settemila, a imporre il loro dominio su 180 milioni di persone?

Dicono che esiste il potere, ragiona Tolstoj, che ha sempre odiato questa parola. Cos’è il potere? Nessuno l’ha mai definito. Napoleone sposta cinquecentomila uomini, dalla Franciaalla Russia, e ne muoiono 480.000. Napoleone, si dice, aveva un grande potere. Ma era un turacciolo, spinto da una marea di francesi che – chissà perché – volevano andare in Russia e sono morti tutti lì. Il potere? Io non ci credo, dice Tolstoj. E poi questi parlamentari, fisicamente, cosa fanno? Vanno dal russo e gli dicono “tu mi obbedisci”? Se vanno dal Mugik, quello li uccide: li mangia, se non c’è nessuno che guarda. Quindi il problema non sono quei tremila. Chi può essere, allora? L’esercito. Qui ragioniamo, dice: sono quattro milioni di persone. E quello russo era l’esercito più potente del mondo. Ma cos’è un esercito? E’ un insieme di soldati. Va bene, e cos’è un soldato? Questa era il modo di ragionare di Tolstoj, affascinante: sembra un bambino, che fa domande su domande. Dunque, che differenza c’è tra un soldato e un normale cittadino? Le armi: il soldato ha le armi. Le ha comprate lui? No. Gliele ha pagate lo Zar? No. Il governo? No. La corte? Nemmeno. Le armi gliele hanno pagate le tasse. E quindi: chi ha pagato le armi, che fanno diventare un uomo un soldato? E’ chiaro che sei stato tu, perché le tasse le hai pagate tu. E allora: tu perché le paghi, le tasse?

E’ chiaro che questo libro qui non poteva uscire negli anni Trenta, non poteva uscire negli anni Settanta e non può uscire oggi. Io l’ho fatto nell’89, questo librone (“Perché la gente si droga”, sono 800 pagine di saggio di Tolstoj). Era un periodo buono, quello. L’Ottantanove, poco prima di Berlusconi. Lì è uscito, il libro. E’ andato molto bene, poi è sparito. E non lo ripubblicano più, perché è troppo pericoloso. Se tu metti una pagina di quel libro lì su Internet, su Facebook, il giorno dopo ricevi una comunicazione della questura, perché è un reato. Oggi, fare questo discorso è un reato: perché è un’esortazione a non rispettare una legge della nazione. Non pagare le tasse? Grave: ti trovi subito nei guai. Tolstoj poteva, a quel tempo. E l’idea è questa: se tu paghi le tasse, perché le paghi? Cosa ti spinge a pagarle? La psicologia del dominio, in realtà, è tutta qua. E’ vero: il dominio non è l’esercizio di un potente, è l’esercizio di un potente condizionato all’approvazione del suddito. Anche la multinazionale può manipolarti, ma si regge sugli acquisti: e tu puoi smettere, di comprare. Sartre diceva: l’uomo è condannato a essere libero; se è servo, è perché ha scelto lui di esserlo.

(Igor Sibaldi, estratto della conferenza nell’ambito del seminario “Psicologia del dominio”, svoltosi il 3 dicembre 2017 con Salvatore Brizzi, Giorgio Galli e Calogero Falcone, ripreso su YouTube).

Tratto da: http://www.libreidee.org/2018/01/tolstoj-se-paghi-le-tasse-finanzi-il-sistema-che-ti-domina/

Scalfari su La Repubblica: “Se l’attuale governo dovesse durare fino al 2022, sarà la maggioranza ancora in piedi a votare il prossimo capo dello Stato per 7 anni di mandato: a quel punto diventerebbe di fatto un regime” …Ora qualcuno, con calma, spiega a questo rincoglionito che questa cosa si chiama “Democrazia”…!

 

La Repubblica

 

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Scalfari su La Repubblica: “Se l’attuale governo dovesse durare fino al 2022, sarà la maggioranza ancora in piedi a votare il prossimo capo dello Stato per 7 anni di mandato: a quel punto diventerebbe di fatto un regime” …Ora qualcuno, con calma, spiega a questo rincoglionito che questa cosa si chiama “Democrazia”…!

In altre parole il rincoglionito di cui sopra va dicendo che se il presidente è eletto da un certo tipo di maggioranze va bene… mentre se da un altro tipo (non gradito al suo editore ed ai relativi padroni) no?

Alla faccia della democrazia!

E a questo nessuno lo caccia a calci in culo dalla redazione…

E c’è di peggio. Dei poverini che ancora oggi comprano questo giornale (ormai pochi, per fortuna)…

Signore e Signori, questa è l’Italia…

 

by Eles

 

Avete fatto caso che in Italia nessuno si suicida più? Ma forse è solo perché il regime di Renzi ha ordinato a Tg e giornali di non parlarne… Ecco la lettera lasciata da un imprenditore, uno dei 6 ogni mese, nel solo Veneto, si ammazza… Leggete e rabbrividite…

 

regime

 

 

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Avete fatto caso che in Italia nessuno si suicida più? Ma forse è solo perché il regime di Renzi ha ordinato a Tg e giornali di non parlarne… Ecco la lettera lasciata da un imprenditore, uno dei 6 ogni mese, nel solo Veneto, si ammazza… Leggete e rabbrividite…

 

6 IMPRENDITORI SUICIDI OGNI MESE SOLO IN VENETO.

“Io sono un lavoratore che da lavoro ad altri 10 padri di famiglia per anni ho dovuto lavorare con tariffe imposte da società che stanno creando povertà. 11,75 euro per ogni ora di lavoro e con cui avrei dovuto pagare le buste paghe, gli f24, la banca, le materie prime e ricavarci anche un minimo di guadagno per sostenere la mia famiglia.

Non ce l’ho più fatta e in questi giorni l’Agenzia delle Entrate mi ha pignorato il conto corrente, storia chiusa, non posso più lavorare, dare lavoro, pagare né tasse e né lavoratori. Ho parlato con avvocati, con i sindacalisti ho tentato di denunciare il ”cartello”, ma niente. Per tutti loro il cretino sono io.

So che la notizia di un imprenditore che si è ammazzato perché strozzato non fa più clamore, ma non farò calpestare anche la mia dignità, per questo tolgo il disturbo.

Chiedo scusa ai miei lavoratori, chiedo scusa ai miei familiari e a Gesù Cristo, che mi possano perdonare. E’ da giorni che rifletto, e per difendere la mia dignità la conclusione più ovvia è quella di togliere il disturbo.

– Un imprenditore scemo e stupido Padovano.”

Questo testo è una parte della lettera ricevuta e ricondivisa dalla Federcontribuenti, nel tentativo di risalire all’imprenditore ed evitare il gesto. Il presidente Marco Paccagnella ha dichiarato:

“Aiutateci a trovare questo imprenditore che ci ha affidato la sua intenzione di farla finita. Magari qualcuno leggendo potrà riconoscere il dramma del propriò papà, marito, amico. A lui dico di contattarmi subito perchè non si è mai soli e perchè questa battaglia possiamo vincerla insieme.”

Solitamente alla Federcontribuenti giungono richieste di aiuto, ”ma questa lettera sembra più una macabra confessione, l’annuncio di un gesto che dobbiamo evitare”.

Secondo Federcontribuenti i suicidi in Veneto sono ”almeno sei al mese, quelli che contiamo tra imprenditori in difficoltà.”

Queste persone non muoiono a caso. Queste persone, che hanno nomi, volti, storie… sono tutte vittime di un sistema politico malato chiamato euro, austerity e Unione Europea, creato per distruggere la nostra economia nazionale, e con essa, le nostre vite.

Dobbiamo dire basta a questo massacro.
Non possiamo più continuare così.

 

tratto da: https://www.facebook.com/PIIGSTheMovie/photos/a.1677732565880218.1073741829.1677725249214283/1999740757012729/?type=3&theater

Come avete potuto sentire da tutti i Tg e leggere su tutti i giornali, dal 1° gennaio al 30 giugno 2017 sono fallite in Italia 6.188 imprese, 35 al giorno! …Come? Non ne sapete niente? E con che termine vi spiegate questa porcheria se non REGIME…??

imprese

 

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Come avete potuto sentire da tutti i Tg e leggere su tutti i giornali, dal 1° gennaio al 30 giugno 2017 sono fallite in Italia 6.188 imprese, 35 al giorno! …Come? Non ne sapete niente? E con che termine vi spiegate questa porcheria se non REGIME…??

DAL 1° GENNAIO AL 30 GIUGNO 2017 SONO FALLITE IN ITALIA 6.188 IMPRESE: 35 AL GIORNO. UNA CATASTROFE SENZA FINE.

Nel secondo trimestre del 2017 sono state 3.190 le aziende che hanno portato i libri in tribunale (facendo così salire a 6.188 il numero nei primi sei mesi dell’anno). Una cifra che, dopo il picco raggiunto nel 2014 quando i fallimenti erano stati 15.336 (4.190 nel secondo trimestre), è calata costantemente anno su anno. Rispetto al 2016, infatti, le imprese fallite sono diminuite del 15,7%, del 17,8% se si fa il confronto con il 2015, e addirittura del 22,2% se si guarda alla situazione del 2014.

Resta il fatto però che questi numeri sono assolutamente abnormi e segnalano che la crisi economica in Italia sia tutt’altro che finita. Tremilacentonovanta aziende fallite dal 1° di gennaio 2017 al 30 giugno 2017 stanno a significare che in Italia falliscono 35 aziende ogni giorno. Un numero drammatico.

A rivelarlo è l’Analisi dei Fallimenti in Italia di Cribis, società del Gruppo Crif, che ha indagato la situazione dei fallimenti delle imprese italiane nel corso del 2017. Complessivamente, nel periodo che va da aprile a giugno sono fallite mediamente poco più di un’impresa ogni ora. Malgrado la costante riduzione dei fallimenti sia un segnale incoraggiante di ripresa del tessuto imprenditoriale italiano, le difficoltà degli anni di crisi non sono quindi affatto alle spalle.

Il confronto con la situazione del 2009, quando gli effetti della crisi economica non erano ancora così violenti, è estremamente critico: rispetto a otto anni fa, quando i fallimenti nel secondo trimestre erano stati solo 2.393, le imprese fallite sono aumentate del 34,7%.

La distribuzione dei fallimenti sul territorio nazionale presenta notevoli differenze da regione a regione ed è correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del paese. La Lombardia, con 1.300 imprese che hanno chiuso i battenti dal 1° gennaio 2017 e un’incidenza sul totale dei fallimenti in Italia del 21,4%, si conferma la regione con il maggior numero di aziende che hanno portato i libri in tribunale.

Le imprese lombarde detengono anche il primato di fallimenti dal 2009 a oggi, che ammontano a 23.542. Completano il triste podio il Lazio, con 786 aziende fallite nei primi sei mesi di quest’anno (11.647 dal 2009 a oggi) e un’incidenza sul totale dei fallimenti in Italia del 12,7%, e la Campania, che quest’anno ha registrato 539 fallimenti (8.854 dal 2009) che hanno inciso sul totale italiano per l’8,7%.

Nelle prime dieci posizioni della graduatoria si trovano anche il Veneto (con 511 fallimenti), la Toscana (482), l’Emilia Romagna (458), il Piemonte (381), la Sicilia (378), la Puglia (295) e le Marche (182).

L’indagine di Cribis ha analizzato anche l’incidenza dei fallimenti nei diversi settori merceologici. Il settore che ha sofferto di più nella prima metà del 2017 è il commercio, che ha visto ben 2.072 imprese chiudere i battenti. Sebbene il commercio detenga questo primato già da diversi anni, bisogna segnalare che il numero di fallimenti di imprese attive nel settore è in costante calo dal 2014 e che rispetto a dodici mesi fa è diminuito del 14,7%.

Gli altri settori più in crisi sono i servizi, con 1.410 fallimenti, l’edilizia, con 1.253 casi, e l’industria, con 1.190 aziende chiuse, mentre tutti gli altri comparti nel loro complesso hanno registrato 263 imprese fallite.

Marco Preti, amministratore delegato di Cribis, ha dichiarato: “Dal 2009 ad oggi, la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 34,7% e del 10,6% rispetto al 2010. Dati, questi ultimi, che evidenziano quanto per le imprese sia fondamentale individuare quali possono essere i migliori partner commerciali e quali invece le imprese non affidabili. Ci sono vari indicatori che ci possono servire per valutare lo stato di salute di un’azienda. Uno dei più importanti è la puntualità nei pagamenti, mentre rimane parallelamente strategico investire nella gestione del credito commerciale e raccogliere informazioni sui possibili clienti, che siano italiani o esteri, per evitare brutte sorprese”, conclude Preti.

Queste notizie contraddicono in modo netto le affermazioni del governo Gentiloni per il quale invece in Italia sarebbe in corso “la ripresa”.

Tratto da: http://www.stopeuro.org/dal-1-gennaio-al-30-giugno-2017-sono-fallite-in-italia-6-188-imprese-35-al-giorno-una-catastrofe-senza-fine/

Com’è che i Media non ne parlano? E’ una sciocchezza di poco peso o è una cosa di gravità inaudita?

Semplice, i media non ne parlano perché parano il culo al Regime imposto da Renzi…

Ricordatevi anche questo quando e se andrete a votare!

by Eles