Elsa Fornero: “Abbassiamo l’aspettativa di vita: ce lo chiede l’Europa”

 

 

Elsa Fornero

 

 

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Elsa Fornero: “Abbassiamo l’aspettativa di vita: ce lo chiede l’Europa”

“Se si va in pensione prima, quando si è ancora in buona salute, è un costo, perché qualcuno te la deve pagare”. 

Elsa Fornero, nel corso della trasmissione condotta da Giovanni Floris “Di Martedì” trasmessa da La7 si è espressa proprio così e più di qualcuno deve aver colto la sostanza raggelante del suo concetto.

E lei,  per sgomberare il campo da ogni equivoco, non ha mancato di aggiungere la solita giaculatoria contro la c.d. “quota 100” ed in favore del  famigerato sistema di calcolo della pensione contributivo assoluto (proprio quello che garantirà ai più un assegno pensionistico da fame).

Voce dal sen fuggita? Lapsus freudiano? In fondo la Fornero ha ripreso, pari pari, un leitmotiv tirato fuori, per la prima volta, nel 2012, dall’attuale presidente della BCE Christine Lagarde: ” La longevità è diventata un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo: troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza sanitaria”. E l’allora ultraliberista direttrice dell’FMI indicò pure  la soluzione (finale): smantellamento del sistema previdenziale ed una drastica riduzione della spesa pubblica dedicata agli altri istituti del welfare (sanità, assistenza, istruzione). Nessun accenno, ovviamente, alla spesa militare.

Dunque, la longevità delle popolazioni occidentali – ossia il famoso “allungamento dell’aspettativa di vita” –  per FMI e la BCE (continuità incarnata dal passaggio diretto della Lagarde dalla presidenza dell’una all’altra istituzione)  mette a rischio i bilanci degli stati più sviluppati. In altre parole, i pasdaran del neoliberismo,  da svariati anni predicano che la longevità va ridotta perché “desiderabile, ma costosa” e perché un  “accorciarmento” della vita media aiutarebbe gli “investitori professionali” (fondi speculativi, fondi pensione, risparmio gestito, hedge fund, ecc), a “trovare degli asset più affidabili”.

Insomma, l’imperativo è: dobbiamo morire prima.

E direi che in Italia ci siamo adeguati subito al monito della Lagarde facendo a pezzi il nostro Servizio Sanitario Nazionale al quale abbiamo tagliato 28 miliardi in 10 anni mentre assistiamo alla progressiva crescita di fondi integrativi sanitari privati (dati 4° Rapporto della Fondazione Gimbe) grazie anche all’aiutone dei sindacati complici(ed interessati).

Tempi troppo lunghi di attesa per accedere alle prestazioni, visite specialistiche e ticket sanitari costosi, mancanza di strutture ambulatoriali e carenza di medici nel territorio hanno fatto aumentare esponenzialmente, in Italia, gli ultrasessantacinquenni che, scoraggiati dalle difficoltà, rinunciano a curarsi o a sottoporsi ad accertamenti clinici: sono 3 milioni e 200mila (su 4 milioni di malati cronici) secondo il Rapporto OsservaSalute 2018. Tutti pensionati “costosi” che, evidentemente, per eurocrati ed investitori internazionali, è meglio si levino di torno prima possibile. E poi nel 2017 erano già più di 12 milioni gli italiani che avevano rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici.

Insomma, siamo sulla buona strada: Fornero, Lagarde e gli “investitori professionali” possono stare tranquilli. Noi meno.

 

Tratto da: https://sergioscorzasite.wordpress.com/2020/02/26/abbassiamo-laspettativa-di-vita-ce-lo-chiede-leuropa/?fbclid=IwAR1I-HAiWySB-tu0abdXKeU_rKBCWx_0C8miZ_H_kwle9p3d8P64nyluqFQ

Inps, Tito Boeri: ‘cancellare la legge Fornero è impossibile’. Previsti nuovi tagli

 

legge Fornero

 

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Inps, Tito Boeri: ‘cancellare la legge Fornero è impossibile’. Previsti nuovi tagli

 

Tito Boeri, presidente dell’Inps, lo ripete da mesi: cancellare la legge Fornero è impossibile. Sulle pensioni ancora oggi dalla politica arrivano “promesse da marinaio, insostenibili”, aveva detto nel pieno della campagna elettorale, quando soprattutto Lega e M5S parlavano di mettere mano in modo pesante al sistema pensionistico.

Proprio ieri la Bce ha lanciato l’alert: no a passi indietro sulle riforme pensionistichenella zona euro o si metterebbe a repentaglio la sostenibilità dei conti pubblici. In un articolo contenuto nell’ultimo Bollettino economico, la Banca centrale europea ha ribadito il monito ai Paesi della moneta unica affinché attuino con efficacia le riforme del sistema previdenziale adottate negli ultimi anni.

Ma non solo. Secondo gli esperti prudenza nel mettere mano alla Fornero, facendo un passo indietro, non basta. Perché, la situazione attuale, fa pensare che sia addirittura necessaria una riforma bis.

“Nelle previsioni della Ue vi sono dei notevoli scostamenti rispetto a quelle della Ragioneria dello Stato – dice all’Adnkronos Giuliano Cazzola, economista ed esperto di previdenza – Per farla breve, nel picco dell’incidenza della spesa sul pil vi sono ben due punti di differenza in più (il 18% anziché il 16%)”.

“La valutazione più severa deriva in primo luogo dal peggioramento dei trend demografici: l’attesa di vita si allunga più del previsto mentre le nascite continuano il loro ciclo al ribasso, così la quota degli over 65 arriverà ad oltre un terzo della popolazione – spiega l’esperto – Ciò dovrebbe far comprendere a tutti come sarebbe sbagliato abolire o manomettere l’aggancio automatico dell’età e dell’anzianità all’incremento dell’aspettativa di vita”.

Naturalmente, è vero il contrario  Salute: diminuisce l’aspettativa di vita degli italiani, boom di suicidi (ndr)

“Ma l’elemento più importante alla base dello scostamento nelle previsioni risiede nella differente valutazione dei tassi di crescita – sottolinea Cazzola – in quanto la Ue, come del resto anche il Fmi nel suo recente working paper, ritiene che le nostre stime siano troppo generose. Questo è l’aspetto opinabile delle previsioni della Ue: sta a noi dimostrare di saper affrontare la sfida di una crescita sostenuta”. “Certo, a fronte di tali scenari solo degli irresponsabili potrebbero dare corso a promesse elettorali sulle pensioni, totalmente insostenibili”, afferma.

Quanto a una seconda riforma, “posso solo dire che il cantiere delle pensioni è per definizione sempre aperto perché l’equilibrio del sistema, sarebbe più corretto parlare di un disequilibrio accettabile, – sottolinea Cazzola – dipende da tanti fattori economici, demografici ed occupazionali, che possono rapidamente mutare, mandando al macero interi volumi di previsioni”.

“Personalmente penso che, se si presentasse la necessità, basterebbe ripristinare la riforma del 2011 al netto delle correzioni dirette o indirette che vi sono state apportate nella trascorsa legislatura – afferma l’esperto – in particolare abolendo le norme sui cosiddetti quarantunisti e la cosiddetta 14esima, evitando accuratamente di aggiungere nuove categorie di lavoro disagiato con le relative deroghe, ripristinando il limite dei 62 anni per andare in quiescenza anticipata senza penalizzazioni economiche”. “Non si dimentichi poi – conclude – che tutto il pacchetto dell’Ape è di carattere sperimentale fino alla fine del 2019. Ma la prima cosa da fare è impedire che vadano avanti i progetti di abolizione della riforma Fornero”. ADNKRONOS

 

fonte: http://www.imolaoggi.it/2018/03/27/inps-boeri-cancellare-la-legge-fornero-e-impossibile-previsti-nuovi-tagli/

Una storia tutta Italiana: Sara è invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione. 240 Euro al mese per vivere, ma lo Stato ne trattiene 40 perchè le ha erogato un “accompagnamento” che non le spettava! Ditelo a quelle carogne che si tengono stretto il loro “meritato” vitalizio!

 

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Una storia tutta Italiana: Sara è invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione. 240 Euro al mese per vivere, ma lo Stato ne trattiene 40 perchè le ha erogato un “accompagnamento” che non le spettava! Ditelo a quelle carogne che si tengono stretto il loro “meritato” vitalizio!

È invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione

La 26enne di Varese è cieca e epilettica. L’Inps le riconosce l’invalidità al 100% ma le toglie l’accompagnamento e l’idoneità al lavoro: “Vivo con soli 240 euro al mese”

Lei è invalida al 100% ma l’Inps le toglie la pensione di accompagnamento e l’idoneità al lavoro.

Questa è l’odissea che sta attraversando Sara Schincaglia, una ventiseienne di Varese affetta da un astrocitoma pilocitico, una forma tumorale, neoplasia della fossa cranica posteriore che si presenta intorno ai dodici anni di vita. “L’Inps mi ha riconosciuto l’invalidità – racconta la giovane – e per questo percepisco un tot al mese ma un anno fa circa, dal nulla, l’Inps ha deciso di togliermi la pensione d’accompagnamento e l’idoneità a lavorare. Ora vivo con i 240 euro di invalidità al mese più i soldi che mi ero messa da parte della pensione d’accompagnamento”.

Ma non è tutto. A quanto pare, come raccontato dalla madre di Sara, Piera Scavuzzo, l’Inps ha continuato ad erogare la pensione d’accompagnamento anche quando la sua commissione aveva deciso di bloccare questa pensione. Un errore che è costato ben 2.400 euro di debito che ora la ragazza si trova sulle spalle: “Dei 240 euro, 40 se li tiene lo Stato perché devo restituire i soldi a cui secondo loro io non avevo diritto”.

Ora Sara e la sua famiglia vogliono delle spiegazioni: “Voglio sapere il motivo per il quale mi hanno tolto la pensione di accompagnamento. Sono cieca, soffro di attacchi di epilessia e molti altri problemi, cosa devo fare per dimostrare che sono invalida? Ho tutti i documenti del San Raffaele dove sono seguita, insomma è tutto nero su bianco. Ma se proprio non vogliono più darmi quei soldi, almeno mi dovrebbero concedere l’idoneità al lavoro perché ora come ora, non avendola, ho le mani legate e non posso fare nulla” spiega Sara in lacrime.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/invalida-100-linps-toglie-pensione-1383890.html

Padoan: i pensionati crepano troppo tardi. Così danneggiano l’Inps…!

 

Padoan

 

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Padoan: i pensionati crepano troppo tardi. Così danneggiano l’Inps…!

Da Libero Quotidiano:

Il ministro dell’Economia Padoan si è candidato a subire l’imitazione di Crozza. Ieri ne ha sparata una clamorosa a proposito della longevità dei nostri pensionati. Ha detto di loro: “muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps”. Egli è un “grande” tecnico e ha capito un concetto fondamentale: più la gente campa e, quindi, invecchia e più pesa sui bilanci pubblici, perché continua a ricevere i soldi dalla Previdenza.

Secondo Padoan, i pensionati crepano troppo tardi danneggiando l’Inps

Gli italiani son diventati troppo longevi, la qual cosa è oggetto di preoccupazione del ministro dell’Economia Padoan, che guarda allarmato ai conti Inps. E così la gaffe è servita.
Parlando dei nostri pensionati il ministro – che a sua volta non è che sia proprio di primo pelo e che percepisce uno stipendio leggerissimamente più alto della loro pensione – ha detto: “Muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps”.

Già, più la gente campa e, quindi, invecchia e più pesa sui bilanci pubblici, perché continua a ricevere i soldi dalla Previdenza. Peccato che quelli stessi soldi non li abbiano prodotti dal nulla Padoan o l’Inps, ma siano le massacranti trattenute che ogni mese lo Stato ci impone.

Nessun favore, dunque, ma un atto dovuto. “Idea geniale e affettuosa nei confronti dei decani, evidentemente considerati dei parassiti a carico dello Stato, non persone che hanno lavorato anni e anni, versando contributi ed essendo pertanto meritevoli di vederseli restituiti al momento della quiescenza. I gestori dell’Inps hanno elargito somme a tutti, alle donne in maternità, agli operai in Cassa integrazione guadagni, ai poveracci che riscuotono l’assegno sociale pur non avendo mai sborsato un centesimo, ma Padoan trova che il problema siano i canuti dipendenti a riposo, cioè coloro che hanno riempito le casse previdenziali pagando ogni mese, detratte dalla busta paga, le marchette dovute per legge all’ente in questione”, ha commentato Libero.

Che dire? Nulla, per amor di patria. Certe esternazioni si commentano da sole. Ma, nota a margine, stranamente oggi Padoan sarà a Roma, alla Sioi, per la cerimonia in ricordo dell’economista keynesiano Federico Caffè. Morto a 73 anni. Parassita pure lui?

Disabile vive con sole 280€. Per l’Inps questo fannullone deve cercarsi un lavoro…!!

zzz

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Disabile vive con sole 280€. Per l’Inps questo fannullone deve cercarsi un lavoro…!!

Invalido al 75%, riceve solo 280 euro al mese. E dopo 37 anni di contributi è costretto a cercare un lavoro

È invalido, ma senza assegno di invalidità. In un Paese dell’assurdità burocrativa come l’Italia, anche questo è possibile.

Lo sa bene l’Inps.

Donato Mitolo ha 57 anni e vive a Pozzo d’Adda, un paese in provincia di Milano. Ha sempre lavorato, per la precisione per 37 lunghi anni, solo che ora è costretto a sopravvivere, se questa si può chiamare sopravvivenza, con appena 280 euro al mese di pensione di invalidità. Per quale motivo? Secondo l’Inps, come raccontato da Mitolo a Dalla Vostra Parte, con il 75% di invalidità non si può ottenere neppure un euro di più.

L’opposizione dell’Inps

Insomma: una persona versa contributi da quando ha 20 anni, gli viene certificata l’invalidità del 75% e quello di cui deve accontentarsi sono appena 280 euro al mese. Con cui non solo fatica a pagare le bollette, ma pure a mangiuare. E infatti ogni settimana, come raccontato dalla trasmissione di Rete4, è costretto a riceve un pacco dalla raccolta alimentare. Lui non demorde. La crisi gli ha portato via il lavoro, ma lo sta cercando. Nessuno, al momento, sembra però disposto a dargli una occupazione.

Sfrattato

Non solo. Da qualche giorno ha ricevuto pure una lettera di sfratto in cui gli viene imposto di versare ben 67mila euro per rimanere in casa sua, che lui ovviamente non possiede visto che da tempo non riesce a pagare il mutuo viste le sue condizioni. “Se non mi arrivasse il pacco alimentare – dice – sarò costretto ad andare a rubare”.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/disabile-vive-solo-280-euro-e-linps-deve-cercare-lavoro-1440864.html

 

 

Boeri ancora all’attacco contro i vitalizi: “stanno prendendo in giro gli italiani, i Parlamentari dicano quanti contributi versano”…!!

Boeri

 

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Boeri ancora all’attacco contro i vitalizi: “stanno prendendo in giro gli italiani, i Parlamentari dicano quanti contributi versano”…!!

“E’ un regalo all’anti-parlamentarismo che le Camere non rendano pubblici i dati sui contributi versati”. Lo dice il presidente Inps Tito Boeri al Senato. Per Boeri senza queste informazioni “non è possibile valutare l’impatto delle misure sulle rendite parlamentari”.

“Prendono in giro gli italiani: sul sito della Camera c’è il totale dei contributi versati, ma non è l’informazione necessaria”. Poi le considerazioni sulla proposta di riscatto gratis della laurea e le visite fiscali per i lavoratori in malattia.

L’attacco ai vitalizi

Boeri torna sul tema dei vitalizi: “L’ufficio di presidenza di Camera e Senato non rendono pubblici i dati sui contributi versati per i parlamentari”, quando invece “noi abbiamo questi dati su tutti gli italiani”.

“Il rifiuto di dare i dati”, impedisce “valutazioni serie e approfondite”, necessarie “all’Inps, alla Ragioneria” per mettere a punto “le relazioni tecniche” sui provvedimenti in materia.

Secondo il presidente dell’Inps la replica di Montecitorio, all’appello sulla trasparenza lanciato dallo stesso Istituto, non va, perché l’informazione necessaria, sostiene Boeri, non è rappresentata dal dato aggregato, dal totale dei contributi versati: manca “il dato di dettaglio, l’estratto conto contributivo individuale”.

Contro il riscatto gratis della laurea

Il riscatto gratuito della laurea rappresenta una proposta “condivisibile dal punto di vista dello spirito”, perché “si guarda alle nuove generazioni” ma “sarebbe più efficace utilizzare tutte le risorse disponibili per misure di decontribuzione”.

Così il presidente dell’Inps Tito Boeri, a margine di un’audizione al Senato. Inoltre, spiega, se il beneficio va solo ai Millennials “si rischia di creare disparità di trattamento” con, per esempio, “i nati negli anni Settanta”.

“Io penso che invece la cosa più semplice – propone – è fare una forte decontribuzione, defiscalizzare i contributi per chi inizia a lavorare al di sotto dei 35 anni per un certo numero di anni”.

“Ci sono varie proposte allo studio: è un’operazione che sarebbe di grande aiuto per facilitare l’ingresso al lavoro e dare base previdenziale e redistribuzione tra chi ha avuto di più e chi rischia di avere un futuro difficile. La cosa fondamentale è che sia una misura strutturale”, ha sottolineato.

La spesa per la quattordicesima all’estero

“Complessivamente, nel 2017 sono state erogate all’estero un totale di 35,6 milioni per la quattordicesima, incrementando ulteriormente di circa 20 milioni i pagamenti non contributivi erogati all’estero dall’Istituto, un aumento del 131% rispetto all’anno precedente (nel 2016 gli importi erogati sono stati pari a 15,4 milioni per circa 46.000 beneficiari)”.

Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato sul regime pensionistico degli italiani all’estero. “Il maggior numero di beneficiari del bonus – ha aggiunto – è presente in Europa (39,6%), in America meridionale (36,1%) e in America settentrionale (12,6%)”.

“Italia non ha ancora adeguato sistema assistenza sociale”

L’Italia non ha ancora un adeguato livello di assistenza sociale. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione al Senato sul regime pensionistico degli italiani all’estero, spiegando che alcuni oneri assunti dall’Italia potrebbero essere meglio erogati nei Paesi di residenza dei nostri connazionali.

“L’erogazione di tali prestazioni assistenziali – spiega Boeri – va a beneficio anche di soggetti che risiedono in Paesi in cui esistono sistemi di protezione sociale adeguati e talvolta più capillari di quello italiano. In alcuni casi, le istituzioni estere che gestiscono gli interventi assistenziali a favore dei residenti nei Paesi in cui operano riducono le prestazioni di importi corrispondenti all’ammontare dei benefici erogati da Inps, sicché per al pensionato non deriva alcun vantaggio mentre lo Stato italiano assume oneri che potrebbero essere assolti dallo Stato di residenza del pensionato. Quindi paradossalmente l’Italia, che non ha ancora un adeguato sistema di assistenza sociale per ragioni che vengono spesso attribuite a vincoli di bilancio, finisce per ridurre gli oneri di assistenza sociali di altri Paesi, peraltro non pochi dei quali a reddito pro capite più alto del nostro”.

“L’importo totale erogato all’estero per quote di integrazione al minimo e maggiorazioni sociali era, nel 2016 – conclude -, pari a circa 80 milioni”.

La malattia dei lavoratori e le visite fiscali

“Il polo unico della medicina fiscale partirà da settembre, ci stiamo preparando, pensiamo che sia un fatto molto importante e crediamo che sia necessario armonizzare tutto tra pubblico e privato, puntando ad estendere le fasce di reperibilità in linea con quello che abbiamo già nella Pa”.

E’ quanto ha detto il presidente dell’Inps, a margine di un’audizione al Senato, parlando delle visite sulle assenze per malattia, su cui l’Istituto avrà dal primo giorno di settembre una competenza esclusiva (finora per gli statali sono state invece attive le Asl).

Alla domanda se quindi le ore di reperibilità debbano essere portate a sette per tutti, anche per i dipendenti privati che oggi ne contano quattro, Boeri ha risposto: “Questo è quello che riteniamo essere la cosa più giusta e anche più affine a quanto avviene in altri Paesi”.

Il presidente dell’Inps comunque ricorda che sull’omogeneizzazione delle regole, ed eventualmente delle fasce orarie, “ci dovrà essere un decreto del ministero del Lavoro, con quello della Funzione pubblica”.

 

tratto da: http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/vitalizi-boeri-camere-rendano-pubblici-dati-sui-contributi-versati_3087281-201702a.shtml

 

Incredibile – l’Inps chiede indietro i soldi dell’Alluvione del ’94. Basterebbe un semplice emendamento per porre fine a questo scempio, ma “loro” gli emendamenti li fanno solo per i cazzi propri!

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Incredibile – l’Inps chiede indietro i soldi dell’Alluvione del ’94. Basterebbe un semplice emendamento per porre fine a questo scempio, ma “loro” gli emendamenti li fanno solo per i cazzi propri!

«Basterebbe un emendamento, qualche riga allegata alle legge finanziaria, per chiudere questa incredibile battaglia tra le imprese alluvionate nel ’94 e l’Inps»

…E allora eccoli gli ultimi emendamenti:

In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere”

Il Pd di Renzi, l’apoteosi della CASTA, cerca di arraffare quanto più possibile prima che i 5stelle vadano al Governo – Nella “Manovrina” ecco l’emendamento per ripristina doppi incarichi per 143mila politici locali, vietati dal 2012…!

È ufficiale – I grandi economisti del nostro Governo colpiscono ancora: manovra, autovelox come bancomat. Passa l’emendamento che massacrare la Gente di multe per coprire buchi di bilancio dei Comuni!

Basterebbe un emendamento?

Che ingenui, lo vedete che gli emendamenti li fanno solo quando sono cazzi loro!

Alluvione ’94: “E’ incredibile che l’Inps richieda indietro quei soldi”

«Basterebbe un emendamento, qualche riga allegata alle legge finanziaria, per chiudere questa incredibile battaglia tra le imprese alluvionate nel ’94 e l’Inps». Ne è certo Luca Matteja, il portavoce del «Comitato Imprese Alluvionate Piemonte 1994» che oggi lunedì 29 maggio dalle 17,30, si riunirà nella sala consiglio della Provincia di Asti. Matteja, al fianco di centinaia di imprenditori piemontesi, vorrebbe che «si riconoscesse un diritto già scritto nelle leggi dello Stato». Oggi ad Asti, ad ascoltare questa richiesta d’aiuto ci saranno anche gli onorevoli e senatori piemontesi, di tutto l’arco costituzionale, Mauro Marino, Cristina Bargero, Mariano Robino, Mino Taricco e Massimo Fiorio. «Chiederemo loro di fare pressione al governo per chiudere questa partita una volta per tutte».

Nel ’94 il Piemonte viene alluvionato e gli imprenditori, che non sanno della norma sgravio appena varata, pagano tutto il dovuto all’Istituto. «In realtà i piemontesi avrebbero dovuto pagare il 10% di quelle somme ed allora la legge stabilisce che va restituito loro il 90% di quanto pagato per il triennio che ’95/‘97» spiega Matteja.

La battaglia da politica diventa legale con L’Inps che porta gli imprenditori in tribunale chiedendo loro di restituire le somme ottenute. Mentre davanti alla magistratura piemontese si dibattono i singoli ricorsi lo Stato vara un’altra norma, siamo nel 2007, che fissa come termine ultimo per la formalizzazione della richiesta di sgravio il 31 luglio di quell’anno e non il 2013, 10 anni esatti dopo la norma che concede i rimborsi datata 2003. «L’Inps non vuole pagare – aggiunge Luca Matteja – allora cita tutti i richiedenti piemontesi in giudizio e qui inizia il cortocircuito». Si passa per i tre gradi di giudizio, sino a quando un giudice di Cuneo non chiede il parere dell’Ue. Questa spiega che sì, quegli sgravi sono aiuti di Stato, ma si riferiscono ad eventi così indietro nel tempo da non aver senso bloccare. La corte di Cassazione, però, decide di rimandare i vari processi in corte d’Appello a Torino chiedendo ai giudici di verificare se lo sgravio incassato non è superiore al danno.

Luigi Florio, avvocato astigiano che ha rappresentato alcune imprese in questa battaglia legale con l’Inps, ha deciso di scrivere una lettera al ministro della Affari Regionali Enrico Costa. Una missiva dai toni cordiali che fotografa la preoccupazione di più di un imprenditore piemontese che lunedì sarà in Provincia per testimoniare questo iter processuale iniziato 10 anni fa e che pare non avere ancora una possibile fine.

 

fonte: http://www.lastampa.it/2017/05/29/edizioni/asti/alluvione-e-incredibile-che-linps-richieda-indietro-quei-soldi-HS00VFojbdKFM1W5N3XQ1K/pagina.html

In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

Vitalizi

 

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In Parlamento si discute sulla regolamentazione dei Vitalizi – Ed ecco l’emendamento (subito approvato) sulla reversibilità proposto da Gasparini (Pd, ovviamente): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere” …che tradotto in Italiano significa: noi possiamo, ma loro NO, sono la casta!

 

Vitalizi, dicono addio al privilegio ma si aumentano la reversibilità: “I congiunti di deputati non possono fare le sguattere”

Primo sì al ricalcolo delle pensioni parlamentari in essere col sistema contributivo. All’ultimo però passa il cavillo da Casta: la reversibilità è aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno altri redditi. Inps: “Privilegio che non ha pari”. La firmataria Gasparini (PD): “Ingiusto che i congiunti dei parlamentari finiscano a fare la sguattera o il giardiniere”

Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati  cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento.

Parliamo della loro rottamazione, visto che eri il Parlamento ha assestato al vitalizio il primo colpo mortale della storia.  La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base, a firma di Matteo Richetti, che dispone il ricalcolo dei trattamenti in essere col sistema contributivo. Si tratta di una rivoluzione copernicana che il 31 maggio dovrà ricevere il voto d’aula, passare al Senato e (salvo resistenze e rimpalli) diventare legge entro la fine della XVII legislatura. Che sia un tonico per la reputazione delle istituzioni, una cura dimagrante per i privilegiati e un risparmio straordinario (760 milioni in 10 anni, dice Boeri) per le casse pubbliche non c’è dubbio. Però però.

La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.

In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese.

L’autrice dell’emendamento, manco a dirlo, difende l’eccezione come una misura di “equità”. “Ho pensato che era sacrosanto –  dice la Gasparini al fattoquotidiano.it – mettere fine a trattamenti insostenibili attraverso il ricalcolo contributivo dell’importo pensionistico ma anche che non fosse giusto che i congiunti di un parlamentare, che magari non hanno altro reddito, finissero a fare la sguattera o il giardiniere. Ecco perché ho pensato a un riconteggio aumentato del 20%. E’ una misura pensata su situazioni personali a volte gravose: c’è la vedova, l’anziano, il figlio disabile etc”.

Scusi tanto, ma purtroppo queste cose capitano a tutti gli altri italiani. “Guardi che nessuno in Italia oggi ha un regime pensionistico totalmente contributivo, ma al massimo misto, e non c’è altra categoria sulla quale è in corso una rimodulazione così forte degli assegni previdenziali. Prima del 2012 per cinque anni di legislatura gli onorevoli prendevano 2.200 euro di vitalizio, ora diventeranno 700/800 al momento della maturazione. Non si conoscono ancora gli effetti del ricalcolo di quelle già in corso, ma si stima un taglio del 50% cui, in caso di reversibilità, se ne aggiunge un altro del 40%. Insomma, rimane ben poco per le famiglie dei parlamentari che hanno dedicato magari anni a lavorare per questo Paese. Un Paese che ha tollerato troppo a lungo le baby pensioni e i privilegi. E l’ingiustizia non è una prerogativa dei parlamentari, ci sono altre categorie che hanno trattamenti di favore, a partire dai giornalisti. Le dirò di più: questa misura è un atto coraggioso che anticipa quello che auspico un domani per tutti”. Giusto, ma perché cominciare proprio dai parlamentari?

@thomasmackinson

Panico tra i politici. Il siluro dell’Inps fa tremare la casta: “I vitalizi dei parlamentari ormai sono insostenibili”

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Panico tra i politici. Il siluro dell’Inps fa tremare la casta: “I vitalizi dei parlamentari ormai sono insostenibili”

...ma state sereni, i nostri politici hanno affossato anche questo!

“I vitalizi dei parlamentari ormai sono insostenibili”. Panico tra i politici. Il siluro dell’Inps fa tremare la casta

Per gli ex parlamentari sono in pagamento 2.600 vitalizi per una spesa di 193 milioninel 2016, circa 150 milioni superiore rispetto ai contributi versati.

Lo dice il presidente dell’Inps, Tito Boeri in una audizione alla Camera sui vitalizi. “Applicando – dice – le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro l’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni)”. Boeri nell’audizione sottolinea come la spesa negli ultimi 40 anni sia stata “sempre più alta dei contributi. Normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) – precisa – alimenta inizialmente forti surplus perchè ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500, prova evidente di un sistema insostenibile”.

“Essendo il numero dei contribuenti fisso – dice – questi andamenti erano più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori.

I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa – continua – non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni”. “Con le regole attuali – sottolinea Boeri – la spesa per vitalizi è destinata ad eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l’anno i contributi versati da deputati e senatori. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni. Vi sono 117 ex-deputati e senatori con lunghe carriere contributive per i quali il ricalcolo potrebbe comportare un incremento del vitalizio.

I risparmi derivanti dal ricalcolo contributivo salirebbero a circa 79 milioni se la correzione alla luce del ricalcolo contributivo avvenisse solo al ribasso, tenendo conto del fatto che per la stragrande maggioranza degli ex- parlamentari ha ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri contribuenti”.

“Supponendo poi che il rapporto fra vitalizi in essere e vitalizi ricalcolati sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l’insieme delle cariche elettive – avverte il presidente Inps – salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016 (e circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni presi in considerazione dalle nostre simulazioni). Si tratta, dunque, di misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali”
fonte: http://notizieinmovimentonews.blogspot.de/2017/01/i-vitalizi-dei-parlamentari-ormai-sono.html?m=1

Lavoro, UN ALTRO GRANDE SUCCESSO DEL GOVERNO RENZI, nel primo trimestre -92% di nuovi contratti stabili rispetto allo stesso periodo del 2015!

 

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Lavoro, UN ALTRO GRANDE SUCCESSO DEL GOVERNO RENZI, nel primo trimestre -92% di nuovi contratti stabili rispetto allo stesso periodo del 2015!

 

Da Il Fatto Quotidiano:

Lavoro, nel primo trimestre -92% di nuovi contratti stabili rispetto allo stesso periodo del 2015 (con gli sgravi)

Attivazioni e trasformazioni sono state 398.866, ma sottraendo le cessazioni restano 17.500 rapporti di lavoro aggiuntivi. Contro i 214.765 nuovi contratti “netti” attivati nel primo anno di decontribuzione totale voluta dal governo Renzi. Salgono poi del 14,4%, a oltre 18mila, i licenziamenti per giusta causa. A marzo +12% le domande di disoccupazione

Finiti gli sgravi contributivi, crollano i nuovi contratti a tempo indeterminato. La tendenza, emersa già lo scorso anno, è conclamata nei dati dell’Osservatorio Inps sul precariato relativi ai primi tre mesi del 2017, anno in cui gli incentivi alle assunzioni voluti da Matteo Renzi si sono azzerati. Nel primo trimestre i nuovi contratti stabili, incluse le trasformazioni da apprendistato o da contratti a termine, sono stati 398.866, ma il saldo tra i nuovi posti e le cessazioni di contratti stabili è stato di 17.537 contro i 41.731 dello stesso periodo dello scorso anno, quando gli sgravi c’erano ancora pur se in forma ridotta, e i 214.765 nuovi contratti “netti” (612.158 attivazioni meno 397.393 cessazioni) attivati nel primo trimestre 2015. Un crollo del 91,8 per cento. Finiti gli incentivi, insomma, le imprese hanno invertito la rotta tornando ad orientarsi sui contratti a termine, esattamente come prima del Jobs Act e della legge di Stabilità per il 2016.

Nel periodo preso in esame le assunzioni fatte dai datori di lavoro privati sono risultate 1.439.000, in aumento del 9,6% rispetto a gennaio-marzo 2016. Ma il maggior contributo è dovuto alle assunzioni di apprendisti (+29,5%) e a quelle a tempo determinato (+16,5%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-7,6%). Significativa anche la crescita dei contratti di somministrazione (+14,4%). Le cessazioni nel complesso sono state 1.117.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+6,6%). A crescere sono le cessazioni di rapporti a termine (+12,5%), mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-2,1%).

L’osservatorio rileva anche che nei primi tre mesi dell’anno le aziende italiane hanno intimato 143.225 licenziamenti, con un aumento del 2,8% sullo stesso periodo del 2016. Ma se si guarda ai licenziamenti per giusta causa, quelli sui quali è intervenuto il Jobs Act di fatto cancellando il reintegro in azienda in caso di allontanamento illegittimo nelle aziende oltre i 15 dipendenti, l’aumento è stato del 14,4%, da 16.004 a 18.349. Rispetto al 2015, quando i licenziamenti disciplinari furono 12.705, l’aumento è stato del 44,39%. Nelle aziende con oltre 15 dipendenti i licenziamenti per motivi disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) tra gennaio e marzo 2017 sono stati 8.758 a fronte dei 6.545 dello stesso periodo 2016 (+29,3%) e dei 5.027 dei primi tre mesi 2015 (+68,45%).

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, a marzo sono state presentate 111.334 domande di disoccupazione, in crescita del 12% rispetto alle 99.435 domande dello stesso mese dello scorso anno. Sono state presentate 15 domande di Aspi, 4 di mini Aspi e 109.823 domande di Naspi. Nello stesso mese sono state inoltrate 353 domande di disoccupazione e 1.139 domande di mobilità.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/18/lavoro-nel-primo-trimestre-92-di-nuovi-contratti-stabili-rispetto-allo-stesso-periodo-del-2015-quando-cerano-gli-sgravi/3594713/