Morire a 70 anni, facendo l’operaio appeso in aria …Cara Elsa, C’HAI PURE QUESTO SULLA COSCIENZA…!

 

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Morire a 70 anni, facendo l’operaio appeso in aria …Cara Elsa, C’HAI PURE QUESTO SULLA COSCIENZA…!

Milano. Morire a 70 anni, facendo l’operaio appeso in aria

Ennesimo incidente sul lavoro. Sembrerebbe una notizia di cui non occuparsi più, tante ne dobbiamo registrare (circa tre morti al giorni, più una decina di feriti, quando va bene).

Ma in quello che è avvenuto stamattina a Milano, a Palazzo Reale, c’è quel dettaglio in più che ha costretto molte testate ad occuparsene: l’operaio aveva 70 anni.

La vergogna mostruosa della normativa sul lavoro e la pensione, in questo paese, lo registra come “libero professionista e titolare di una ditta individuale”. Una partita Iva, insomma, per poter continuare a lavorare visto che la pensione non può bastare.

A questa giovane età l’operaio ballava su una scala a cinque metri d’altezza, durante gli ultimi lavori di allestimento della mostra dedicata ad Agostino Bonalumi.

Attendiamo con pazienza che l’ex ministro Elsa Fornero sia chiamata in qualche trasmissione televisiva a spiegare che, in fondo, è giusto così, che i conti dello stato ne trarranno giovamento (con la morte cessa anche l’erogazione di quella miseria di pensione), magari mostrando una lacrima tra un ditino alzato e un sorrisetto sprezzante.

 

fonte: http://contropiano.org/news/lavoro-conflitto-news/2018/07/09/milano-morire-a-70-anni-facendo-loperaio-appeso-in-aria-0105713

Accadde Oggi – Il 15 maggio di 13 anni fa Giorgio Napolitano inizia il mandato come 11° Presidente della Repubblica Italiana – Sì Napolitano, quello che lanciava moniti e firmava qualunque porcata e che ora non molla i suoi privilegi: 880.000 Euro l’anno solo di pensione!!

 

Giorgio Napolitano

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Accadde Oggi – Il 15 maggio di 13 anni fa Giorgio Napolitano inizia il mandato come 11° Presidente della Repubblica Italiana – Sì Napolitano, quello che lanciava moniti e firmava qualunque porcata e che ora non molla i suoi privilegi: 880.000 Euro l’anno solo di pensione!

16 maggio 2016 – L’inizio del mandato di Giorgio Napolitano come 11° Presidente della Repubblica Italiana. Tra moniti e firme di leggi improbabili, ha fatto la storia del Paese… In negativo.

Da Il Fatto Quotidiano:

Napolitano, pensione dorata: chauffeur, maggiordomo. E ufficio da 100 mq

Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente “alla persona”, una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: “Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia”

Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano perderà la suprema carica, con un annuncio in arrivo probabilmente il 14 gennaio, ma non certo i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.

BENTORNATO, PRESIDENTE – Lasciato il Quirinale, Napolitano assumerà infatti le vesti di senatore a vita, carica che ha già ricoperto per pochi mesi dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua elezione al Colle il 15 maggio 2006. Al Senato, dove insieme allo stesso Ciampi formerà la gloriosa coppia degli ex capi di Stato, Napolitano si sistemerà in una location diversa da quella che lo aveva ospitato per poco più di sette mesi prima di trasferirsi al Quirinale. Il suo vecchio ufficio, infatti, è stato nel frattempo assegnato ad un altro senatore a vita: quel Mario Monti da lui stesso nominato poco tempo prima di diventare presidente del Consiglio. Così, per Napolitano si sono dovuti tirare a lucido gli oltre cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo a suo tempo occupati da un altro ex illustre inquilino del Colle, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.

BENEFIT A VITA – Un “buen retiro” dorato che, allo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e ammennicoli vari, sommerà anche una lunga serie di benefit a carico del bilancio della presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, si scopre infatti che in forza di un vecchio decreto del 1998 a ciascun presidente emerito spetta innanzitutto il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Poi ci sono le cosidette “risorse strumentali”: un telefono cellulare o satellitare, un fax e un’altra connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un’altra per quello con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente; quindi, collegamenti telematici (anche in questo caso doppi), consultazione delle agenzie di stampa e banche dati, oltre a connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato; per ultima, non poteva mancare, ecco l’auto con telefono e chauffeur riservata, vai a capire perché, pure alla vedova o al primogenito dell’ex capo di Stato. E non è finita.

PAGA IL SENATO – Una volta traslocato dal colle del Quirinale agli uffici del Senato, a Napolitano, come a tutti i presidenti emeriti della Repubblica, spettano altre cospicue dotazioni. Ci sono quelle della presidenza del Consiglio, mobilitata per l’utilizzo di treni, navi e aerei; ma ci sono soprattutto le altre poste a carico di Palazzo Madama. Si tratta di una munitissima segreteria composta da una decina di unità: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore. Non spetta, invece, agli ex inquilini del Colle alcuna liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori o all’assegno previsto per i parlamentari non rieletti. Interpellato dal ilFattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del Quirinale spiega che «al momento della cessazione dell’incarico di presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non riceverà alcuna indennità di fine mandato». L’attuale capo dello Stato, aggiungono dal Colle, «ha maturato 38 anni di contributi ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato (Napolitano lo è stato dal 1999 al 2004, ndr), poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale».

CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.

 

In pensione a 67 anni: siamo i più sfigati d’Europa

 

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In pensione a 67 anni: siamo i più sfigati d’Europa

 

In Italia il requisito per l’accesso alla pensione è il più alto d’Europa. E nel 2019 si andrà in pensione ancora più tardi. L’innalzamento a 67 anni di età ci colloca all’ultimo posto fra i 28 Paesi europei, sia per quanto riguarda gli uomini che le donne. In Francia si va in pensione a 62 anni, in Svezia a 61, in Spagna e Austria a 65, in Germania a 65 e 6 mesi. Solo la Grecia ci eguaglia. La fonte è il “Sistema di informazione reciproca sulla protezione sociale nell’Unione europea, che offre informazioni dettagliate e aggiornate sui sistemi previdenziali dei Paesi europei.

TABELLA. L’età pensionabile nei Paesi membri dell’Unione europea. L’Italia è ultima.

Con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, il governo italiano piega ancora un volta la testa ai diktat dei falchi dell’austerity. Ne è la prova la lettera indirizzata alle autorità italiane del vicepresidente della Commissione europea Dombrovskis in cui chiede di “attenersi alle importanti riforme di bilancio strutturali” concordate e cioè proprio l’ennesima mazzata ai cittadini italiani sulle pensioni.

Da questa (contro) riforma le donne sono le più penalizzate, perché dal 2019 andranno in pensione a 67 anni come per gli uomini, mentre in molti altri Paesi le donne sono più tutelate. Noi siamo contro l’automatismo che lega l’aumento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Al Parlamento europeo, durante il dibattito sulla risoluzione su “Necessità di una strategia dell’UE per eliminare e prevenire i divari pensionistici di genere“, Laura Agea ha presentato un emendamento in cui “deplora la Commissione e la sua tendenza comune a sollecitare negli Stati membri un progressivo innalzamento dell’età pensionabile che non consente il ricambio generazionale né permette un equilibrio tra la vita privata e lavorativa, tanto più in relazione ai lavori più usuranti che molto spesso sono svolti proprio dalle donne”.

da: http://www.efdd-m5seuropa.com/2017/11/in-pensione-a-67-ann.html

Una storia tutta Italiana: Sara è invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione. 240 Euro al mese per vivere, ma lo Stato ne trattiene 40 perchè le ha erogato un “accompagnamento” che non le spettava! Ditelo a quelle carogne che si tengono stretto il loro “meritato” vitalizio!

 

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Una storia tutta Italiana: Sara è invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione. 240 Euro al mese per vivere, ma lo Stato ne trattiene 40 perchè le ha erogato un “accompagnamento” che non le spettava! Ditelo a quelle carogne che si tengono stretto il loro “meritato” vitalizio!

È invalida al 100%, ma l’Inps le toglie la pensione

La 26enne di Varese è cieca e epilettica. L’Inps le riconosce l’invalidità al 100% ma le toglie l’accompagnamento e l’idoneità al lavoro: “Vivo con soli 240 euro al mese”

Lei è invalida al 100% ma l’Inps le toglie la pensione di accompagnamento e l’idoneità al lavoro.

Questa è l’odissea che sta attraversando Sara Schincaglia, una ventiseienne di Varese affetta da un astrocitoma pilocitico, una forma tumorale, neoplasia della fossa cranica posteriore che si presenta intorno ai dodici anni di vita. “L’Inps mi ha riconosciuto l’invalidità – racconta la giovane – e per questo percepisco un tot al mese ma un anno fa circa, dal nulla, l’Inps ha deciso di togliermi la pensione d’accompagnamento e l’idoneità a lavorare. Ora vivo con i 240 euro di invalidità al mese più i soldi che mi ero messa da parte della pensione d’accompagnamento”.

Ma non è tutto. A quanto pare, come raccontato dalla madre di Sara, Piera Scavuzzo, l’Inps ha continuato ad erogare la pensione d’accompagnamento anche quando la sua commissione aveva deciso di bloccare questa pensione. Un errore che è costato ben 2.400 euro di debito che ora la ragazza si trova sulle spalle: “Dei 240 euro, 40 se li tiene lo Stato perché devo restituire i soldi a cui secondo loro io non avevo diritto”.

Ora Sara e la sua famiglia vogliono delle spiegazioni: “Voglio sapere il motivo per il quale mi hanno tolto la pensione di accompagnamento. Sono cieca, soffro di attacchi di epilessia e molti altri problemi, cosa devo fare per dimostrare che sono invalida? Ho tutti i documenti del San Raffaele dove sono seguita, insomma è tutto nero su bianco. Ma se proprio non vogliono più darmi quei soldi, almeno mi dovrebbero concedere l’idoneità al lavoro perché ora come ora, non avendola, ho le mani legate e non posso fare nulla” spiega Sara in lacrime.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/invalida-100-linps-toglie-pensione-1383890.html

Caro Italiota che speri di andare in pensione (a 67 anni, per il momento), ricorda che non sei in Polonia, dove senza Euro l’economia cresce a ritmi del 3,9 per cento ed il Governo decide di abbassare l’età pensionabile!

 

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Caro Italiota che speri di andare in pensione (a 67 anni, per il momento), ricorda che non sei in Polonia, dove senza Euro l’economia cresce a ritmi del 3,9 per cento ed il Governo decide di abbassare l’età pensionabile!

Caro Italiota, speri di andare in pensione? Per il momento lo Stato ha deciso che ci andrai a 67 anni. Sempre che l’Istat non sancisca che “statisticamente” camperai di più. E se avrai quest’altra botta di culo, vedrai, ancora una volta, la tua pensione allontanarsi…

Non resta che fargli Ciao con la manina e rimpiangere di non essere nato in Polonia.

Lì governanti un po’ più accorti dei nostri si sono tenuti alla larga dall’Euro. La loro economia cresce a ritmi del 3,9% l’anno (e quindi non festeggiano, come da noi, per un +0,0uncazzo%) e – udite udite – hanno deciso di abbassare l’età pensionabile!

…C’è bisogno di aggiungere altro?

La Polonia riduce l’età pensionabile, sfidando il trend europeo

Come riporta Reuters, pare che nel mondo sia possibile essere un’economia più piccola di quella italiana, permettersi una propria moneta, crescere a ritmi del 3,9 per cento, fare politiche demografiche attive e addirittura abbassare l’età della pensione. Fortunatamente ci pensano gli austeri banchieri a ricordare a tutti il più grande pericolo per l’umanità, ossia che gli stipendi dei lavoratori crescano troppo velocemente. E che è proprio un peccato che certi governi tengano addirittura fede alle proprie promesse elettorali. 

Di Marcin Goettig, 1 ottobre 2017

Varsavia (Reuters) – Lunedì la Polonia abbasserà l’età pensionabile, onorando una costosa promessa elettorale che il partito conservatore al governo aveva fatto, e andando controcorrente rispetto alle tendenze europee a incrementare gradualmente l’età della pensione, mentre le persone vivono più a lungo e rimangono più in salute.

L’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini è un provvedimento caro soprattutto ai sostenitori del governo di centro-destra (sì, avete letto bene, anche in Polonia è il centro-destra a preoccuparsi degli interessi dei lavoratori NdVdE) del Partito della Legge e della Giustizia (PiS), e inverte un provvedimento che l’aveva portata a 67 anni, approvato nel 2012 dal governo centrista allora in carica.

Il provvedimento dovrebbe avere impatti immediati limitati sull’economia, che è in fase di boom, ma potrebbe mettere sotto pressione il bilancio statale in futuro.

Questa mossa avviene mentre la disoccupazione in Polonia è scesa ai livelli più bassi dai tempi dell’abbandono del comunismo all’inizio degli anni ’90, e potrebbe aumentare la tensione sui salari che stanno già crescendo al ritmo più alto da cinque anni a questa parte (Orrore! I salari crescono e l’età della pensione cala! È proprio vero che fuori dall’eurozona c’è solo l’inferno NdVdE).

“Il mercato del lavoro polacco deve affrontare una disponibilità sempre più limitata di lavoratori” ha dichiarato Rafal Benecki, un economista di Varsavia che si occupa dell’Europa Centrale presso ING Bank.

La popolazione della Polonia è di 38 milioni di abitanti e sta invecchiando a uno dei ritmi più rapidi all’interno dell’Unione Europea.

“Il governo sta buttando via uno degli strumenti più efficaci per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro”, ha detto Benecki (commovente come un banchiere si preoccupi che non ci sia abbastanza concorrenza – da parte dei loro nonni – per i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro NdVdE).

  • I lavoratori che vengono dall’Ucraina

Gli economisti e i banchieri centrali dicono che il crescente afflusso in Polonia di centinaia di migliaia di lavoratori provenienti dall’Ucraina potrebbe ridurre la tensione sui salari (ecco un’altra tendenza che accomuna i banchieri: la tutela degli immigrati quando questi possono fare concorrenza ai lavoratori locali NdVdE).

I numeri del ministero del Lavoro mostrano che i datori di lavoro polacchi hanno richiesto più di 900.000 permessi a breve termine per i lavoratori ucraini nella prima metà del 2017, rispetto a 1.260.000 permessi totali nell’anno 2016.

“Con l’arrivo di lavoratori dall’Ucraina, finora il problema che alcuni avevano previsto – mancanza di lavoratori, tensioni sul mercato del lavoro – sta diminuendo” ha detto il Governatore della Banca Centrale  Adam Glapinski all’inizio di settembre.

Il governo ucraino del partito PiS ha stimato che il costo della riduzione dell’età pensionabile è di circa 10 miliardi di zloty (eh già, perché in Polonia gli euro non ce li hanno, poveri loro… NdVdE), ossia 2,74 miliardi di dollari, nel 2018, all’incirca lo 0,5 per cento del PIL.

Da quando è andato al potere, nel 2015, l’attuale governo ha velocemente aumentato la spesa pubblica per tenere fede alle promesse elettorali di aiutare le famiglie e ridistribuire i frutti della crescita economica in modo più equo (già scorgiamo gli austeri anti-populisti nostrani scuotere la testa con veemenza di fronte a questi sciagurati provvedimenti NdVdE).

Nonostante la crescita della spesa pubblica, il bilancio pubblico ha registrato il primo surplus da più di due decenni nel periodo gennaio-agosto, principalmente grazie a un intervento governativo contro l’evasione fiscale e grazie ai bonus concessi per i nuovi nati, che hanno alimentato i consumi (intollerabile: non solo la Polonia fa politiche di aiuto alle famiglie per risolvere i problemi demografici, ma addirittura osa sfruttare il moltiplicatore keynesiano! NdVdE).

La crescita economica ha raggiunto il 3,9 per cento nel secondo trimestre, ma gli economisti avvertono che l’aumentato costo delle pensioni potrebbe causare problemi, se l’economia dovesse rallentare.

“Sono preoccupato di quello che succederà quando il ciclo economico si invertirà” dice Marcin Mrowiec, capo economista presso Bank Pekao.

“Potremmo svegliarci con salari superiori a quelli che le società possono permettersi e… spese permanentemente più alte per le pensioni” (fortunatamente invece, nell’eurozona potremo affrontare la prossima recessione con una disoccupazione vicina ai massimi storici, un’età pensionabile sulla soglia della demenza senile e uno stato sociale che ha fatto passi indietro di decenni. Evviva! NdVdE).

tratto da: http://vocidallestero.it/2017/10/04/la-polonia-riduce-leta-pensionabile-sfidando-il-trend-europeo/

 

Sono “Eroi”, ma solo quando devono salire sul carro dei vincitori… I Vigili del Fuoco sul piede di guerra contro i politici per l’aumento dell’età pensionabile: “Assurdo! Noi viviamo meno di altri”…!!

 

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Sono “Eroi”, ma solo quando devono salire sul carro dei vincitori… I Vigili del Fuoco sul piede di guerra contro i politici per l’aumento dell’età pensionabile: “Assurdo! Noi viviamo meno di altri”…!!

 

Vigili del fuoco sul piede di guerra contro l’aumento dell’età pensionabile. Il Conapo: “Assurdo! Noi viviamo meno di altri”

Non ci stanno i vigili del fuoco a vedersi aumentare in automatico l’età pensionabile scattata con la crescita dell’aspettativa di vita emersa dall’ultimo aggiornamento dei dati Istat. “L’aumento dell’età pensionabile è assurdo nei confronti dei vigili del fuoco” – ha affermato Antonio Brizzi, segretario generale del Conapo, il sindacato dei vigili del fuoco – “Siamo statisticamente conteggiati come normali lavoratori ma in realtà abbiamo una aspettativa di vita molto inferiore ad altre categorie, a causa dell’esposizione prolungata a fumi e sostanze tossiche, quasi sempre cancerogene”. Per queste ragioni Brizzi chiede di differenziare i criteri a seconda del lavoro svolto: “Non si può fare di tutta l’erba un fascio, c’è chi lavora seduto a una scrivania e c’è chi, come i pompieri, è costantemente esposto a qualsiasi imprevedibile rischio. Il governo faccia uno studio mirato sull’aspettativa di vita dei vigili del fuoco e nel frattempo congeli il nostro assurdo aumento. I riscontri che noi abbiamo dicono che i vigili del fuoco si ammalano gravemente a pochi anni dalla pensione”.

 

fonte: http://www.lanotiziagiornale.it/vigili-del-fuoco-sul-piede-di-guerra-contro-laumento-delleta-pensionabile-il-conapo-assurdo-noi-viviamo-meno-di-altri/

Quelli che hanno maturato vitalizio dopo 4 anni 6 mesi 1 giorno hanno deciso che gli Noi devremo lavorare 42 anni e 10 mesi per la pensione! Soddisfatti? Ce lo ricorderemo quando andremo a votare?

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Quelli che hanno maturato vitalizio dopo 4 anni 6 mesi 1 giorno hanno deciso che gli Noi devremo lavorare 42 anni e 10 mesi per la pensione! Soddisfatti? Ce lo ricorderemo quando andremo a votare?

15 settembre 2017 – Ci sono arrivati! È scattata al compimento dei 4 anni, 6 mesi e un giorno, la fatidica data in cui i 608 parlamentari (417 deputati e 191 senatori) alla prima legislatura maturano la pensione calcolata con il sistema contributivo: un assegno da 1.000-1.100 euro netti che incasseranno al compimento di 65 anni così come prevede la riforma dei vitalizi approvata nel 2011.

Vi ricordiamo solo che queste carogne sono quelle che hanno stabilito che NOi per andare in pensione ci dovremo fare il culo per 42 anni e 10 mesi…

Ce lo ricorderemo quando andremo a votare?

By Eles

Disabile vive con sole 280€. Per l’Inps questo fannullone deve cercarsi un lavoro…!!

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Disabile vive con sole 280€. Per l’Inps questo fannullone deve cercarsi un lavoro…!!

Invalido al 75%, riceve solo 280 euro al mese. E dopo 37 anni di contributi è costretto a cercare un lavoro

È invalido, ma senza assegno di invalidità. In un Paese dell’assurdità burocrativa come l’Italia, anche questo è possibile.

Lo sa bene l’Inps.

Donato Mitolo ha 57 anni e vive a Pozzo d’Adda, un paese in provincia di Milano. Ha sempre lavorato, per la precisione per 37 lunghi anni, solo che ora è costretto a sopravvivere, se questa si può chiamare sopravvivenza, con appena 280 euro al mese di pensione di invalidità. Per quale motivo? Secondo l’Inps, come raccontato da Mitolo a Dalla Vostra Parte, con il 75% di invalidità non si può ottenere neppure un euro di più.

L’opposizione dell’Inps

Insomma: una persona versa contributi da quando ha 20 anni, gli viene certificata l’invalidità del 75% e quello di cui deve accontentarsi sono appena 280 euro al mese. Con cui non solo fatica a pagare le bollette, ma pure a mangiuare. E infatti ogni settimana, come raccontato dalla trasmissione di Rete4, è costretto a riceve un pacco dalla raccolta alimentare. Lui non demorde. La crisi gli ha portato via il lavoro, ma lo sta cercando. Nessuno, al momento, sembra però disposto a dargli una occupazione.

Sfrattato

Non solo. Da qualche giorno ha ricevuto pure una lettera di sfratto in cui gli viene imposto di versare ben 67mila euro per rimanere in casa sua, che lui ovviamente non possiede visto che da tempo non riesce a pagare il mutuo viste le sue condizioni. “Se non mi arrivasse il pacco alimentare – dice – sarò costretto ad andare a rubare”.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/disabile-vive-solo-280-euro-e-linps-deve-cercare-lavoro-1440864.html

 

 

Le donne in pensione a 66 anni e 7 mesi (valore più alto in Ue): lo ha deciso chi può andare in pensione con 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi (valore più basso in Ue)…!!!

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Le donne in pensione a 66 anni e 7 mesi (valore più alto in Ue): lo ha deciso chi può andare in pensione con 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi (valore più basso in Ue)…!!!

 

Pensione 2018 donne a 66 anni e 7 mesi: lo decide chi può andare in pensione con 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di contributi

Chi stabilisce che l’età pensionabile degli italiani deve aumentare è immune dagli aumenti.

Dal primo gennaio 2018 le donne lavoratrici del settore privato potranno accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età unitamente ad almeno 20 anni di contributi. Il nuovo aumento dell’età pensionabile porta ad un’unificazione dell’accesso alla pensione di donne del settore pubblico, privato e uomini così come previsto dalla riforma Fornero che ha tolto, pian piano, alle donne lavoratrici i vantaggi di cui godevano per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

Età pensionabile in aumento ma non per tutti

Si tratta dell’età pensionabile per accedere alla pensione di vecchiaia più alta d’Europa con la previsione di ulteriori aumenti nel 2019 per l’adeguamento alla speranza di vita. Anche se i sindacati insistono chiedendo di rinunciare all’aumento del 2019, l’esecutivo continua a parlare di disponibilità economiche limitate a causa del progetto di ridurre l’accesso alla pensione anticipata con l’Ape Sociale con 28 anni di contributi per le donne, invece di 30.

Quello che è da tenere presente è che le donne sono la categoria più penalizzata per l’accesso alla pensione a causa delle carriere discontinue dovute a maternità e cura familiare.

Intanto che l’età pensionabile delle donne aumenta, mentre si parla dell’aumento ulteriore previsto per il 2019, ci sono categorie di lavoratori che non sono toccati da queste normative e da queste leggi. Si tratta di coloro che le leggi le studiano e le approvano. I parlamentari, coloro che votano le leggi che stabiliscono a che età possono andare in pensione i cittadini,  possono andare in pensione a 65 anni, con soli 5 anni di mandato (e quindi di contributi versati) che si riduce a 4 anni 6 mesi e 1 giorno. L’età pensionabile dei parlamentari, tra l’altro, con due mandati si riduce a 60 anni. Per i parlamentari, inoltre, non è previsto l’adeguamento alla speranza di vita che porta all’aumento dell’età pensionabile.

Pensioni lavoratori ordinari: l’ingiustizia di chi legifera

I comuni cittadini, per accedere alla pensione con 5 anni di contributi devono aspettare di compiere 70 anni e 7 mesi mentre i parlamentari possono permettersi di accedere alla pensione di vecchiaia con 5 anni di anticipo rispetto ai lavoratori ordinari, anni di differenza che diventano 10 in presenza di 2 mandati parlamentari senza soffermarci sulle iniquità degli importi di tali pensioni rispetto a quelle dei lavoratori ordinari. Si parla di molti soldi per soli 5 anni di contributi mentre i lavoratori ordinari devono sudare la propria pensione accumulando anno dopo anni i contributi versati. Il problema non scaturisce dal sistema di calcolo delle pensioni ma dalle indennità percepite dai parlamentari nel corso dei mandati. Per contenere i costi e permettere all’esecutivo di avere le disponibilità economiche mancanti forse sarebbe il caso di rivedere proprio le indennità percepite dai parlamentari: riducendosi le indennità si riduco, di conseguenza, anche i contributi versati e, quindi, i vitalizi percepiti che sarebbero ridotti.

Forse, ma è soltanto il pensiero di chi vede nel sistema una grossa ingiustizia, i parlamentari dovrebbero legiferare sulla pensione degli altri lavoratori mettendosi allo stesso livello: percependo gli stessi stipendi, le stesse pensioni e lavorando gli stessi anni e solo a quel punto potrebbero sapere di cosa si sta parlando e di quale ingiustizia comporti il continuo aumento dell’età pensionabile a fronte di pensioni sempre meno dignitose.

Questo articolo vuole essere il nostro contributo nel dar voce alle numerose polemiche che ci sono giunte al riguardo dai nostri lettori indignati.

tratto da: https://www.investireoggi.it/fisco/pensione-2018-donne-66-anni-7-mesi-lo-decide-puo-andare-pensione-4-anni-6-mesi-1-giorno-contributi/?refresh_ce

89 anni, 534 euro di pensione, gli pignorano casa perchè non ha salda rette del fratello morto di cancro… In casa gli trovano solo un pezzo di pane e due pomodori… Ora spiegatemi perché cazzo dovrei aver pietà per il sig. Giorgio Napolitano (professione: ex Presidente della Repubblica) che i suoi privilegi, tipo 880.000 Euro l’anno solo di pensione, non li molla!!

poveri (3)

 

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89 anni, 534 euro di pensione, gli pignorano casa perchè non ha salda rette del fratello morto di cancro… In casa gli trovano solo un pezzo di pane e due pomodori… Ora spiegatemi perché cazzo dovrei aver pietà per il sig. Giorgio Napolitano (professione: ex Presidente della Repubblica) che i suoi privilegi, tipo 880.000 Euro l’anno solo di pensione, non li molla!!

A 89 anni gli pignorano la casa ma trovano solo pane e due pomodori

Leggiamo (e ci incazziamo) da Il Mattino di Padova del 07.03.2017: Ottantanove anni, 534 euro di pensione, un capolavoro di dignità, eppure la casa di cura gli chiede di pagare le rette (circa 8 mila euro) per la lunga degenza del fratello morto di cancro. Sembra un incubo, invece per un nonno dell’Arcella è l’amara realtà. Qualche giorno fa all’uscio dell’anziano hanno bussato l’ufficiale giudiziario e la polizia per un pignoramento. Dentro hanno trovato un uomo al limite della povertà che, in cucina, aveva un tozzo di pane e due pomodori e, nell’angolo soggiorno, nemmeno la tv perché costa canone ed elettricità che non può permettersi. Tutto comincia alcuni anni fa quando l’anziano acconsente a fare da garante al fratello, titolare di una piccola ditta: il ricco di casa, quello che “ha fatto i soldi”. Invece la sventura è sempre dietro l’angolo, tanto che il fratello “fortunato” si ammala di tumore, il male raggiunge uno stadio irreversibile e, nel frattempo, l’azienda, quel piccolo gioiello d’affari, accumula difficoltà su difficoltà. È a questo punto che l’imprenditore pensa di chiedere aiuto a suo fratello: «le cose vanno proprio male», gli dice, «fammi da garante per la casa di cura, vedrai che poi tutto si sistema». Invece non si sistema proprio nulla. Anzi. Avanza uno strapiombo fatto di sofferenza – per la malattia – e di sconfitte – la chemio non funziona, la ditta finisce in rovina con lo spettro del fallimento che diventa realtà – e un epilogo ancora più doloroso: la morte. È così che questo nonno alla sogna dei 90 anni archivia il funerale di suo fratello e torna alla sua vita di ristrettezze e privazioni. E, pur consapevole delle condizioni economiche di quel “garante”, continua con i suoi legali una battaglia tra aule di tribunale che si conclude con questo assurdo (e del tutto vano) pignoramento di un povero, che ha scandalizzato perfino gli agenti della polizia. (e.sci.)

…Non so a Voi, ma a me tutta questa pietà per il sig. Napolitano proprio non viene… Non gli auguto la morte… Ma proprio non riesco a biasimare chi lo fa, magari proprio il vecchietto dei due pomodori…

by Eles

Da Il Fatto Quotidiano:

Napolitano, pensione dorata: chauffeur, maggiordomo. E ufficio da 100 mq

Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente “alla persona”, una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: “Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia”

Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano perderà la suprema carica, con un annuncio in arrivo probabilmente il 14 gennaio, ma non certo i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.

BENTORNATO, PRESIDENTE – Lasciato il Quirinale, Napolitano assumerà infatti le vesti di senatore a vita, carica che ha già ricoperto per pochi mesi dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua elezione al Colle il 15 maggio 2006. Al Senato, dove insieme allo stesso Ciampi formerà la gloriosa coppia degli ex capi di Stato, Napolitano si sistemerà in una location diversa da quella che lo aveva ospitato per poco più di sette mesi prima di trasferirsi al Quirinale. Il suo vecchio ufficio, infatti, è stato nel frattempo assegnato ad un altro senatore a vita: quel Mario Monti da lui stesso nominato poco tempo prima di diventare presidente del Consiglio. Così, per Napolitano si sono dovuti tirare a lucido gli oltre cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo a suo tempo occupati da un altro ex illustre inquilino del Colle, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.

BENEFIT A VITA – Un “buen retiro” dorato che, allo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e ammennicoli vari, sommerà anche una lunga serie di benefit a carico del bilancio della presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, si scopre infatti che in forza di un vecchio decreto del 1998 a ciascun presidente emerito spetta innanzitutto il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Poi ci sono le cosidette “risorse strumentali”: un telefono cellulare o satellitare, un fax e un’altra connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un’altra per quello con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente; quindi, collegamenti telematici (anche in questo caso doppi), consultazione delle agenzie di stampa e banche dati, oltre a connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato; per ultima, non poteva mancare, ecco l’auto con telefono e chauffeur riservata, vai a capire perché, pure alla vedova o al primogenito dell’ex capo di Stato. E non è finita.

PAGA IL SENATO – Una volta traslocato dal colle del Quirinale agli uffici del Senato, a Napolitano, come a tutti i presidenti emeriti della Repubblica, spettano altre cospicue dotazioni. Ci sono quelle della presidenza del Consiglio, mobilitata per l’utilizzo di treni, navi e aerei; ma ci sono soprattutto le altre poste a carico di Palazzo Madama. Si tratta di una munitissima segreteria composta da una decina di unità: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore. Non spetta, invece, agli ex inquilini del Colle alcuna liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori o all’assegno previsto per i parlamentari non rieletti. Interpellato dal ilFattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del Quirinale spiega che «al momento della cessazione dell’incarico di presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non riceverà alcuna indennità di fine mandato». L’attuale capo dello Stato, aggiungono dal Colle, «ha maturato 38 anni di contributi ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato (Napolitano lo è stato dal 1999 al 2004, ndr), poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale».

CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.

fonte: http://blogdieles2.altervista.org/il-sig-giorgio-napolitano-professione-ex-presidente-della-repubblica-non-molla-i-suoi-privilegi-880-000-euro-lanno-solo-di-pensione/