La bocca sciacquatevela voi. La situazione in Lombardia è drammatica, smettete di nasconderlo!

 

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La bocca sciacquatevela voi. La situazione in Lombardia è drammatica, smettete di nasconderlo!

Matteo Salvini, con un lessico da stadio la domenica pomeriggio, ha invitato tutti a “sciacquarsi la bocca quando si parla della sanità lombarda”. Il messaggio che vuol far passare è quello di una regione che ha subito il disastro a causa di un destino inevitabile, e non per l’incompetenza dei suoi fedelissimi che la amministrano. Per il leader leghista sembrano non contare nulla i problemi con i tamponi, l’immobilismo di Fontana e Gallera sulle zone rosse, l’Ospedale in Fiera costruito senza seguire il parere degli esperti, le delibere che dislocavano gli anziani malati di COVID-19 nelle case di riposo, condannandoli a morte certa, né il fatto che anche ieri la Lombardia era l’unica regione d’Italia a far segnare un aumento degli attualmente positivi al coronavirus. per Salvini tutto si riduce al destino avverso, che ha trasformato la Lega in un partito di martiri in cui nessuno ha colpe. La realtà è che dovrebbe sciacquarsi la bocca chi è complice di questo disastro, ovvero il centro destra e la Lega in particolare, cultori e artefici del modello Lombardia. E sicuramente è complice chi tenta giorno dopo giorno di speculare e strumentalizzare il dramma di una regione per fini elettorali. Come quando nel mezzo della pandemia, l’11 aprile, la Regione Lombardia ha deciso di pagare una paginata di Repubblica insieme a Confindustria Lombardia, all’associazione degli ospedali privati (A.I.O.P.) e l’ARIS per dire che tutto stava filando per il meglio.

Lo sdegno di Salvini  è arrivato in seguito all’intervento del deputato del M5S Riccardo Ricciardi, che il 21 maggio alla Camera ha rischiato il linciaggio per aver fatto notare la sequenza di errori della regione Lombardia durante la gestione dell’emergenza sanitaria. Il suo discorso è stato impreciso in più punti – come per esempio la parte sui fondi pubblici usati per la costruzione dell’Ospedale in Fiera, che in realtà sono il frutto delle donazioni di privati. C’è chi ha addirittura letto nelle sue parole un attacco ai medici, agli infermieri e ai lombardi tutti, come Enrico Mentana, che su Facebook ha dato del “coglione” a Ricciardi senza giri di parole. Ma la vittoria dell’egocentrismo sul giornalismo in Italia è un’altra storia. In realtà il bersaglio dell’intervento del deputato Ricciardi era esclusivamente l’amministrazione leghista, e non di certo le vittime del COVID-19 o il personale sanitario della Lombardia.

La giunta leghista è stata travolta dall’emergenza, perché questa è stata amplificata da una serie di problemi strutturali creati dai suoi predecessori. Il sistema ospedaliero ha mostrato delle falle per quanto riguarda i posti letto di terapia intensiva: a febbraio 2020 erano 8,5 su 100mila abitanti, un numero inferiore ad altre regioni del Nord, come Emilia Romagna e Veneto. Inoltre il 30% delle terapie intensive era proprietà di strutture della sanità privata convenzionata, costringendo la regione a perdere tempo prezioso nella contrattazione con i gestori delle cliniche. I medici di base si sono poi trovati ad agire senza indicazioni regionali precise, dato che la delibera per la gestione sul territorio della COVID-19 è arrivata soltanto il 23 marzo, a un mese dall’individuazione del focolaio di Codogno.

Ma è lo scandalo delle Rsa a descrivere alla perfezione cosa non ha funzionato nel modello Lombardia della Lega. Il divieto di visite dei familiari nelle case di riposo è arrivato due settimane dopo l’esplosione dell’epidemia, ma pesa soprattutto la scelta della regione di ricoverare presso le Rsa i malati di Coronavirus, con l’intenzione di liberare posti letto nelle strutture sanitarie. Il risultato sono centinaia di morti. Tra indagini e perquisizioni, stanno venendo in superficie i dati: soltanto al Pio Albergo Trivulzio di Milano si contano 405 morti, mentre estendendo alle province di Milano e Lodi i decessi per COVID-19 nelle Rsa si arriva a 1.689. In tutta la regione, il tasso di mortalità ogni 100 residenti nelle case di riposo è del 6,7%, il peggiore d’Italia. Il forzista Giulio Gallera, assessore al Welfare, ha però commentato che che “erano le Ats ad avere il compito di fare sorveglianza”, e che rifarebbe tutto per il bene dei suoi concittadini. L’arte dello scaricabarile ha sempre il sopravvento, così come quella di chi finge che non sia successo niente: Salvini da settimane sta lodando il governo lombardo, arrivando a dire che “Attilio Fontana e la sua squadra decidono provvedimenti concreti e migliori di quelli ad oggi decisi dallo Stato”.

Ci vuole del fegato o una totale assenza di contatto con la realtà per lodare l’eccellenza di un modello che ha come ideatore Roberto Formigoni, ex governatore della Regione, con l’appoggio dell’allora Lega Nord, condannato in via definitiva a cinque anni e dieci mesi proprio per corruzione nel processo per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. Se il passato non basta per consigliare cautela nelle lodi, non va meglio con la cronaca degli ultimi mesi. Mentre alcune regioni istituivano autonomamente nuove zone rosse, Fontana e Gallera tentennavano per le aree di Alzano e Nembro, ammettendo soltanto in seguito che in effetti avrebbero potuto farlo anche loro e limitare i danni. Inoltre, dalla regione più colpita d’Italia ci si aspettavano numeri maggiori di tamponi e test sierologici, ma questa non si è mai attrezzata per aumentare il numero dei suoi cittadini controllati ogni giorno. Il confronto è ancora più impietoso quando si prende a metro di paragone un’altra regione guidata dalla Lega, il Veneto di Luca Zaia che il 20 maggio ha dichiarato di non aver registrato nessun nuovo contagio, a differenza della Lombardia dove i casi continuano ad aumentare. Il motivo di questo risultato è che Zaia e la sua giunta hanno avuto l’umiltà di affidarsi alla scienza, e in particolar modo al consulente Andrea Crisanti, un virologo e microbiologo di eccellenza dell’Università di Padova. Umiltà che Fontana non ha mai avuto, con i risultati ora sotto gli occhi di tutti.

Quando gli esperti consigliavano a Fontana di usare diversamente i fondi destinati alla costruzione dell’Ospedale in Fiera, lui non ha ascoltato nessuno. In molti hanno sostenuto che non fosse una mossa logica costruire un polo con le terapie intensive distaccate dagli altri reparti ospedalieri, e che avrebbe dovuto usare quelle risorse per potenziare le strutture già esistenti, aumentando i posti in terapia intensiva. Il risultato è stato un ospedale che ha accolto meno di una trentina di pazienti in due mesi e che già rischia la chiusura, mentre la procura di Milano ha aperto un fascicolo sulle procedure attuate. Dei 21 milioni di euro raccolti dai privati, 17 sono stati indirizzati alla costruzione dell’ospedale e all’allestimento dei suoi 221 posti letto di terapia intensiva, poi inaugurati il 31 marzo con il più grande assembramento di tutta l’epidemia. Erano presenti centinaia di persone tra giornalisti, fotografi, politici, medici e ospiti vari, per una cerimonia che è sembrata una tappa della campagna elettorale di Fontana. Il tutto contravvenendo alle direttive nazionali e regionali sul distanziamento sociale. Lo stesso Guido Bertolaso, incaricato per la realizzazione dell’Ospedale, si è definito sconcertato per la piega che ha preso il progetto, scaricando le colpe sulla Regione Lombardia.

Certo, non ci si poteva aspettare un’analisi lucida da chi ha affrontato l’emergenza Coronavirus postando sui social notizie diffuse tramite WhatsApp e link da boomer complottista. Mentre Fontana e Gallera inanellavano un errore dopo l’altro, Matteo Salvini dava eco a immondizia mediatica senza fondamento scientifico, come le tesi sul COVID-19 creato in un laboratorio di Wuhan, oggi tornata in auge grazie al suo grande amico Donald Trump e al suo tentativo di deviare il dibattito pubblico dalla sua disastrosa gestione dell’emergenza negli Stati Uniti. Complottisimi a parte, la cronistoria delle sparate del leader leghista degli ultimi mesi è un ottovolante in cui ha detto tutto e il contrario di tutto. Il 27 febbraio, in pieno dibattito sulle zone rosse al Nord, è iniziata la prima campagna di Salvini dal motto “Apriamo tutto, l’Italia ha bisogno di ripartire”. Il virus era già arrivato in Italia, con la seguente istituzione a  Codogno della prima zona rossa e a seguire di altri comuni tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Quando poi il lockdown si è esteso a tutto il Paese, la giravolta di Salvini è stata drastica, con il “Chiudiamo tutto” che per giorni ha giganteggiato sulla sua pagina Facebook. Poi Salvini ha fiutato l’insofferenza degli italiani, provati da settimane di isolamento, e ha di nuovo cambiato idea. È sparita dalla sua immagine di copertina su Facebook la scritta “Chiudiamo tutto”, per celebrare il grande ritorno del “Riapriamo tutto”. Questo stile da Giorno della marmotta è il marchio di fabbrica di uno staff della comunicazione che conosce bene le dinamiche della comunicazione ai tempi dei social, quella per cui le parole di ieri sono già dimenticate e la velocità degli slogan polverizza la coerenza di ogni pensiero.

Quindi no, non dobbiamo sciacquarci la bocca quando parliamo degli errori della Lega in Lombardia, perché equivarrebbe a omettere la realtà dei fatti. Piuttosto Salvini, che in questi mesi si è concentrato più sulle preghierine da Barbara D’Urso e sui deliri pauperistici nel suo bilocale, dovrebbe avere la decenza di chiedere scusa per i disastri commessi dal suo partito ai danni dei cittadini lombardi, o avere il buongusto di tacere. Almeno una volta nella sua carriera.

fonte: https://thevision.com/politica/lombardia-salvini-pandemia/

Spremono anche i malati. Esami a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo, in strutture private – Ecco la sanità modello della Lombardia del duo Gallera-Fontana, dove la salute è un lusso ed il virus è un affare!

 

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Spremono anche i malati. Esami a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo, in strutture private – Ecco la sanità modello della Lombardia del duo Gallera-Fontana, dove la salute è un lusso ed il virus è un affare!

La Regione Lombardia dà il via libera ai test sierologici nelle strutture sanitarie private. Gli esami saranno a pagamento, senza un tetto massimo di prezzo. Per il duo Gallera-Fontana la salute è un lusso

In Lombardia il duo Gallera-Fontana, la fantastica coppia che rifarebbe tutto allo stesso modo e che ha da ridire sulle decisioni di tutti gli altri, effettua l’ennesima giravolta e torna sui suoi passi: dopo avere negato per settimane la possibilità di effettuare privatamente test sierologici ora decide di dare il via libera a tutti gli istituti riconosciuti e accreditati dal Regione.

Quindi, che accade? Accade che privatamente, quindi a pagamento, ognuno potrà sottoporsi al test ematico per scoprire la propria eventuale positività. Ci si aspetterebbe, ovviamente, che la Regione metta in campo tutto ciò che serve per garantire l’accesso al test a tutti, per non farlo diventare un lusso che possono permettersi solo alcuni e invece sembra che rimarremo delusi. Niente. Nemmeno un prezzo massimo imposto dalla Regione. Sarà il mercato a stabilire il prezzo: scoprire se si è malati sarà quindi un servizio riservato solo ad alcuni. Una decisione perfettamente in linea, del resto, con l’interpretazione privatistica e escludente della sanità in Lombardia.

Ma non è finita qui: nel caso in cui un cittadino scopra (a sue spese) di essere malato non godrà di nessuna corsia preferenziale: dovrà mettersi in isolamento volontario e per avere un tampone (quindi per essere ufficialmente malato) dovrà rivolgersi al suo medico di base che dovrà rivolgersi all’Ats di riferimento che inserirà il paziente (badate bene, già ufficialmente positivo) nella lunga lista d’attesa per ottenere un tampone. Per darvi un’idea del punto in cui siamo in Regione Lombardia con i tamponi vi basti sapere che, lo dice lo stesso Gallera, al momento stanno verificando gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa, roba che andava fatta mesi fa.

Non si tratta solo di una questione sanitaria, questo è un chiaro modo di come si vede il mondo e di come si ha intenzione di governarlo. Eccolo il modello lombardo: anche scoprire di essere malati costa e non garantisce di avere diritto alla cura.

(A proposito: la mozione di sfiducia a Gallera nel Consiglio Regionale ha goduto del non voto Italia Viva. Segnatevelo)

di Giulio Cavalli

fonte: https://www.giuliocavalli.net/2020/05/06/spremono-anche-i-malati/

 

…E sentite questo – L’arcivescovo Viganò: “Il Coronavirus è la conseguenza di sodomia e matrimoni gay”

 

arcivescovo Viganò

 

 

 

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…E sentite questo – L’arcivescovo Viganò: “Il Coronavirus è la conseguenza di sodomia e matrimoni gay”

Il Coronavirus sarebbe una punizione di Dio contro i peccati dei singoli e della società, come aborto, eutanasia e “l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni”. Ad affermarlo è l’arcivescovo Carlo Maria Viganò nel corso di un’intervista al giornale cattolico The Remnant, ripresa in Italia dal sito Corrispondenza Romana.

Secondo Viganò, ad aver suscitato “lo sdegno di Dio” sarebbero stati alcuni gravi peccati “commessi dalle società, dalle Nazioni. L’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica…”.

“Il Signore è Padre amorevolissimo perché ci insegna come dobbiamo comportarci per meritare l’eternità beata del Cielo, e quando col peccato disobbediamo ai Suoi precetti, non ci lascia morire, ma ci viene a cercare, ci manda tanti segnali – talvolta anche severi, com’è giusto – perché ci ravvediamo, ci pentiamo, facciamo penitenza e riacquistiamo l’amicizia con Lui. Sarete miei amici, se farete quel che Io vi comando. Mi pare che le parole del Signore non diano adito ad equivoci”, aggiunge Viganò nell’intervista.

Alla domanda invece su eventuali colpe della Chiesa, il prelato risponde: “La Chiesa è in sé sempre, indefettibilmente santa, poiché essa è il Corpo Mistico di Nostro Signore, e sarebbe non solo temerario, ma blasfemo anche solo pensare che la divina istituzione che la Provvidenza ha posto in terra come dispensatrice della Grazia ed unica arca di salvezza possa anche minimamente essere imperfetta”.

 

 

fonte: https://www.tpi.it/cronaca/coronavirus-arcivescovo-vigano-conseguenza-sodomia-matrimoni-gay-20200401577555/?fbclid=IwAR2hKwgw91p9iKOMa3kv_RSEA4mlEEXxAq8kdm1SbLT5nt4mUpnnI6OQak0

Coronavirus – L’ex magistrato Ingroia accusa: ”Vittime sulla coscienza di chi ha distrutto la Sanità Pubblica”

 

 

Ingroia

 

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Coronavirus – L’ex magistrato Ingroia accusa: ”Vittime sulla coscienza di chi ha distrutto la Sanità Pubblica”

L’ex magistrato: “L’Italia ha un’economia di guerra che ha bisogno di misure fortissime e una di queste deve essere lo sforamento dei parametri europei”

“Il disastro e i morti di oggi sono sulla coscienza di chi ha distrutto il servizio sanitario pubblico, questa tragedia è un macabro atto d’accusa nei confronti della classe politica che ha governato l’Italia negli ultimi decenni a colpi di privatizzazioni speculative sempre più spinte a disprezzo della tutela della salute”. E’ questo il duro affondo dell’avvocato ed ex pm di Palermo, Antonio Ingroia, in un’intervista al giornale online Wordnews.it, riguardo l’emergenza sanitaria del Coronavirus. “Stiamo attraversando un periodo senza precedenti, sicuramente per la nostra generazione, dal dopoguerra in poi non è mai stata affrontata una emergenza di questo tipo e dimensioni. – ha spiegato – A cui sostanzialmente si è arrivati impreparati. Questo non è un elemento secondario, uno Stato che dovrebbe avere la salute tra i beni primari da tutelare deve essere pronto a fronteggiare catastrofi del genere. E quel che è peggio è che si è scoperto che esisteva un piano di prevenzione da emergenze del genere, ma solo sulla carta. Le strutture non erano mai state adeguate per tempo. Correre ai ripari dopo è, purtroppo, troppo tardi”. Secondo l’ex pm, che istruì il processo sulla Trattativa Stato-Mafia, non essendo “preparati ad un’emergenza quando arriva c’è il rischio che in nome dello stato di necessità affoghino gli altri diritti costituzionali e le altre libertà che sono ossigeno per la democrazia esattamente come sono ossigeno per la vita i respiratori. In questa situazione, premesso che è più facile esprimere giudizi per chi non ha la responsabilità di prendere decisioni drammatiche, rimane il fatto che quando usciremo da quest’emergenza (e presto o tardi ne usciremo, comunque non siamo davanti all’apocalisse che porrà fine alla specie umana per quanto è una terribile tragedia) non saremo più come prima anche sotto il profilo dello Stato di diritto”.

Tutela costituzionale
Quello che fa più paura, per Ingroia è il fatto che “il potere esecutivo in nome del supremo stato di necessità, auto attribuendosi poteri al limite della Costituzione, ha emanato vari decreti d’urgenza uno dopo l’altro che limitano alcune libertà individuali, che nell’eccezionalità della vicenda può anche essere considerato normale, ma molto meno normale ritengo l’assenza di voci contrarie che si oppongano a tutto questo, e che soprattutto i cittadini in preda al panico collettivo chiedano loro stessi che vengano limitati i loro diritti e le loro libertà tutelate in Costituzione. Il rapporto costi/benefici dovrebbe farci riflettere adeguatamente, tenendo conto che le misure di contenimento, peraltro cambiate di giorno in giorno, hanno dato pochi risultati, pur avendo rispettato poche compatibilità costituzionali”. L’avvocato ha poi spiegato che in questa situazione di emergenza bisognava “adottare una pianificazione a livello nazionale (anzi in questa situazione globale) ma che abbia contrappesi stabiliti dai delicati equilibri costituzionali”.

Il ruolo dell’Europa
Ingroia ha anche parlato degli scontri che ci sono stati tra l’Italia e l’eurozona, in particolare l’ultimatum di Giuseppe Conte alla Germania ed altri Paesi. “L’ultimatum di Conte, ‘temo che dovremo fare da soli’ riprendendo le sue parole, è stata una reazione alle parole di Draghi, al quale va dato atto che ha detto parole importanti, serie ed autorevoli e che quella sarebbe la strada da seguire. – ha detto – L’Italia ha un’economia di guerra che ha bisogno di misure fortissime e una di queste deve essere lo sforamento dei parametri europei immettendo liquidità. Questo risveglia il dibattito sulle prospettive e il ruolo del sistema bancario. L’intervento di Draghi è stato recepito soprattutto nella logica delle piccole dinamiche politiche interne e della tenuta del governo, mentre non credo che Draghi in piena emergenza sanitaria stia pensando a diventare Presidente del Consiglio. Sono considerazioni, al massimo, da fare quando terminerà l’emergenza. – ha proseguito – Il rischio paradossale delle sue parole è che mentre si muore di sanità insufficiente, nonostante l’eroismo del personale sanitario, si determini anche la morte per fame tra qualche mese: se l’economia va in ginocchio e il mondo si ferma come potranno vivere i lavoratori? E si pensa a salvare solo i grandi capitali. Per salvare i lavoratori si deve tenere in vita il sistema economico con una sorta di respirazione artificiale e l’erogazione finanziaria da parte del sistema bancario ad interessi zero”.
L’avvocato si è detto critico ed ha maturato negli ultimi anni “considerazioni sempre più negative su questa Unione Europea” in quanto “l’Europa di fatto è stata soprattutto tiranna ed espressione delle lobby finanziarie e di alcuni Paesi. Nulla a che vedere con l’Europa dei popoli e dei diritti sognata da Altiero Spinelli e altri, di fronte a quest’emergenza drammatica i nodi stanno venendo al pettine in maniera disastrosa e non credo che quest’Europa reggerà, sarà tra le più grandi vittime del coronavirus quando si potrà cominciare a riflettere e ripartire dalle macerie, nessuna istituzione europea è stata all’altezza”.
Secondo Ingroia “non è questo il momento in cui guardare così lontano ma non dobbiamo chiudere gli occhi su questa realtà: l’Italia in questi anni ha un cappio stretto al collo e non so quali opportunità ha di tirare la testa fuori dal cappio e quali possibilità ha Conte di farlo. Alcuni di noi siamo stati voci nel deserto in questi anni quando dicevamo che bisognava assumere una posizione ben diversa sull’Unione Europea, così come sulla Nato”. L’ex procuratore aggiunto di Palermo ha detto che “nel dramma attuale” dell’emergenza del Coronavirus “gli aiuti sono arrivati prevalentemente da Cina, Russia e Cuba piuttosto che dai nostri cosiddetti amici atlantici”. Ingroia ha evidenziato il fatto che tutte le attività produttrici sono bloccate, vista l’emergenza, ma quelle delle armi continua a produrre. “Le imprese produttrici di armamenti non sono state fermate e quindi – ha concluso – sono considerate essenziali e strategiche, e che l’industria bellica davanti alla salute dei cittadini e dei lavoratori sia considerata indispensabile francamente non è sostenibile”.

 

fonte: http://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/78279-coronavirus-ingroia-vittime-sulla-coscienza-di-chi-ha-distrutto-la-sanita-pubblica.html

Bolsonaro: “I veri uomini non prendono il coronavirus”… Cari amici, ricordate: questo è il fascismo!

 

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Bolsonaro: “I veri uomini non prendono il coronavirus”… Cari amici, ricordate: questo è il fascismo!

Bolsonaro: «I veri uomini non prendono il coronavirus». L’opposizione: «Il Brasile non può essere distrutto da Bolsonaro»

Roussef: «Famigerato e irresponsabile». Guimarães: «Un idiota pericoloso». Greenpeace: «No a contrapposizione tra lavoro e salvare vite umane»

Se qualcuno volesse rendersi conto di cosa vuol dire avere un neofascista, ultraliberista, sovranista, omofobo e negazionista climatico alla guida di un Paese al tempo del coronavirus, restando nell’Unione europea, basterebbe pensare a quel che è successo in Ungheria, dove Orban si è fatto dare da un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli quei pieni poteri che il suo amico Salvini chiedeva solo un’estate fa, dopo ver tentato di chiudere il Parlamento italiano, con una manovra di palazzo maldestramente concepita al Papeete di Milano Marittima dopo un mojito di troppo. Oppure basterebbe pensare a cosa stanno facendo tre governi di destra – Grecia, Turchia e Bulgaria – con il volenteroso aiuto dei carnefici nazifascisti, ai confini dell’Asia e dell’Europa, applicando le loro ricette (che sono le stesse reclamate dai loro amici e camerati italiani) alla tragedia dimenticata dei profughi siriani e kurdi, ostaggi del nulla e dell’indifferenza nella terra di nessuno. Ma se si vuole capire come, in poco più di un anno e mezzo, l’elezione di uno dei campioni della neo-destra mondiale – festeggiata a champagne e mortaretti dal centro-destra italiota – si è trasformata in tragedia e farsa, basterebbe ascoltare quel che dice e contraddice, ormai quotidianamente e caparbiamente, il presidente neofascista del Brasile, Jair Bolsonaro, che mentre i brasiliani muoiono e si ammalano, continua a minimizzare la portata dell’emergenza e che si è definito troppo “macho” per poter essere colpito dal Coronavirus.

Nella sua ultima apparizione alla televisione brasiliana, il 24 aprile, incurante delle critiche che lo sommergono e dell’irritazione che sta montando nel suo stesso governo e tra i militari che lo sostengono, Bolsonaro ha detto: «Non credo che affronteremo la stessa situazione degli Stati Uniti. I brasiliani devono essere studiati, non si ammalano. Possono saltare e tuffarsi nelle fognature e non gli succede nulla! Penso che in Brasile tanta gente sia stata contagiata, ma hanno gli anticorpi per resistere a questo virus».

Solo il giorno prima Bolsonaro, subissato dalle critiche, aveva revocato, direttamente dal suo profilo Twitter, l’articolo della Medida Provisória (MP 927) che avrebbe consentito alle aziende di sospendere il contratto di lavoro dei loro dipendenti per un massimo di quattro mesi durante lo stato di calamità pubblica. Ma, nonostante il ritiro parziale, la MP 927 resta in vigore e stabilisce che non verrà considerato un infortunio sul lavoro se chi lavora nel settore sanitario, dei trasporti e dei servizi essenziali contrarrà il coronavirus e non può provare il “nesso causale” con la funzione lavorativa svolta. Però gli operatori sanitari possono raddoppiare i loro turni, con una banca ore che dovrebbe essere compensata entro 180 giorni.

La ex presidente del Brasile Dilma Roussef ha definito «Famigerato e irresponsabile» il discorso di Bolsonaro» e ha detto che «Rivela il suo disprezzo per la scienza, la salute e la vita della popolazione. Bolsonaro fa una scommessa al buio. Scommette sul mantenimento del sostegno degli strati sociali che lo hanno eletto, e non solo della sua milizia. Pertanto, il suo discorso non include la società, solo i suoi. Per lui, non importa se i media che lo hanno sostenuto nelle elezioni non credono più in lui, né che gli esponenti del mercato non lo amino più intensamente come prima, o addirittura lo abbandonano, anche se i governatori che lo avevano sostenuto sono contro di lui».

Oggi in Brasile ci sarà un grande “panelaço”, con canti, slogan e sbattimento di pentole da finestre e balconi contro il governo, organizzato dal Frentes Brasil Popular e Povo Sem Medo che riuniscono partiti politici, movimenti sociali e sindacati, tutti uniti al grido di “ Fora Bolsonaro”. «Ci sono molte crudeltà che devono essere fermate. Dobbiamo seguire l’esempio di altri Paesi, garantire posti di lavoro e reddito. Se non lo facciamo, avremo 40 milioni di disoccupati, il caos sociale», ha avvertito il senatore Paulo Paim del Patido dos Trabalhadores (PT) e il presidente della Central Única dos Trabalhadores (CUT), Sérgio Nobre, ha detto che «La MP 927 è “opportunista” e serve solo gli interessi dei datori di lavoro. Questa MP è in linea con la lettera della Confederação Nacional da Indústria. E’ una proposta opportunistica, per smantellare la legislazione del lavoro e per le agevolazioni fiscali per gli imprenditori».

Uno degli ispiratori di Bolsonaro è Junior Durski, ex rampollo di una dinastia politica di destra, già a capo di un’impresa del legname e mineraria e ora proprietario della catena della ristorazione Madero (“melhor hambúrguer do mundo”) convinto che i politici, lo Stato democratico e le amministrazioni pubbliche siano arance marce che contaminano tutto quello che li circonda. Qualche giorno fa Durski ha detto che «In Brasile nei prossimi due anni moriranno 300, 400, 500 mila persone come conseguenza del danno economico derivato dalle restrizioni con le quali si cerca di combattere il coronavirus. Paralizzare l’economia nazionale a causa di 5.000 o 7.000 persone che moriranno per la febbre covid-19 non è realista. Gli effetti dell’isolamento sociale e la sospensione produttiva saranno peggiori dell’epidemia stessa». Sono le stesse cose che – con meno impudenza e sincerità – fino a pochi giorni o settimane fa dicevano Donald Trump, Boris Jhonson e, in Italia Salvini, la Meloni, i presidenti di centro-destra delle regioni del nord (e, con altri toni e motivazioni,il Sindaco di Milano Sala, l’unico a chiedere scusa) e è quel che in qualche modo chiedono Confindustria e Renzi.

Il problema è che il Brasile ha più di 210 milioni di abitanti e che, rispetto all’Italia, l’Europa e gli Usa ha condizioni socio-economiche e sanitarie molto peggiori: 40 milioni di disoccupati, centinaia di migliaia di persone che soffrono ancora (o di nuovo) la fame e la povertà, spesso in favelas dove domina la violenza e dove lo Stato brasiliano è assente. E ora anche l’ispiratore di Bolsonaro, Trump, si accontenterebbe che la pandemia negli Usa facesse “solo” 100.000 morti e i suoi amici e camerati Salvini e Meloni chiedono a Conte misure di confinamento ancora più restrittive e di stampare un fiume di denaro pubblico, portando ad esempio Paesi come la Svizzera che ha subito smentito il capo della Lega (ex Nord).

Secondo Greenpeace Brasil «Non dovrebbe esserci contrapposizione tra salvare posti di lavoro o salvare vite umane, sono due problemi incomparabili. Il sostegno finanziario dello stato deve prima andare alla salute e garantire che le popolazioni vulnerabili continuino a vivere, quindi a salvare l’economia e le grandi aziende. È lo Stato che deve agire per centralizzare gli sforzi e ridurre al minimo gli impatti sociali ed economici della pandemia sul popolo brasiliano, e non viceversa (…) Il nostro lavoro è orientato a garantire un ambiente equilibrato per tutti noi e le generazioni future. E in questo momento che richiede l’attenzione e la collaborazione di tutti, è in difesa della vita che prendiamo posizione».

Contro Bolsonaro si sono espressi anche Dom Walmor Oliveira de Azevedo, presidente da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil. Felipe Santa Cruz, presidente dell’Ordem dos Advogados do Brasil, José Carlos Dias, presidente della Comissão Defesa dos Direitos Humanos Dom Paulo Evaristo Arns, Luiz Davidovich, presidente da Academia Brasileira de Ciências, Paulo Jeronimo de Sousa, dell’Associação Brasileira de Imprensa e Ildeu de Castro Moreira, presidente da Sociedade Brasileira para o Progresso da Ciência, che in una nota congiunta avvisano «la popolazione di restare a casa rispettando le raccomandazioni della scienza, degli operatori sanitari e dell’esperienza internazionale. Le strategie di isolamento sociale, fondamentali per contenere la crescita accelerata del numero di persone colpite dal coronavirus, mirano all’organizzazione dei servizi sanitari per far fronte a questa situazione, che, sebbene grave, può essere ben affrontata da un sistema sanitario organizzato e ben gestito s tutti i livelli». Poi l’affondo finale contro Bolsonaro: «La campagna di disinformazione condotta dal Presidente della Repubblica, invitando la popolazione ad andare in piazza, costituisce una grave minaccia per la salute di tutti i brasiliani. E’ tempo di affrontare questa pandemia con lucidità, responsabilità e solidarietà. Non permettiamo che ci venga derubata la speranza».

Per Gleisi Hoffmann , presidente nazionale del PT, ed Enio Verri e Rogerio Carvalho, i leader PT alla Câmara dos Deputados e al Senado Federal, quello visto in televisione non è più il presidente della Repubblica disorientato e che per giorni ha fatto dichiarazioni contraddittorie: «Il Brasile ha visto in TV un Jair Bolsonaro senza maschera, che diceva le barbarie che pensa veramente nella sua irresponsabilità criminale. Contrariamente a scienziati, autorità mediche, Organizzazione mondiale della sanità e tutti i Paesi del mondo, Bolsonaro ha attaccato le misure di isolamento adottate dalle autorità statali e municipali per combattere il coronavirus. Non è stata solo un’altra dimostrazione di ignoranza, malafede e cinismo da parte di un presidente che pensa solo a se stesso, al suo potere e alla sua famiglia. E’ stato un gesto di totale disprezzo per la vita delle persone, per gli esseri umani, per la popolazione che ha l’obbligo di proteggere di fronte alla più grave crisi sanitaria che il mondo moderno abbia mai affrontato. Un incitamento al genocidio. E’ lo stesso Bolsonaro che ha fatto una campagna contro Mais Médicos e i medici cubani, a capo di un governo che ha indebolito il SUS (Sistema Único de Saúde, ndr) e la Estratégia Saúde da Família. Bolsonaro afferma che gli altri stanno creando isteria, ma il suo governo sta approfittando della crisi per togliere ancora più diritti ai lavoratori. Parla di difendere il lavoro ma il suo primo passo è stato autorizzare il licenziamento di massa dei lavoratori. Usa la crisi per una disputa politica con governatori e sindaci che stanno facendo i passi giusti che si è rifiutato di fare. Bolsonaro è più dannoso per la salute, per il Paese e per la democrazia di qualsiasi tipo di virus».

In un durissimo articolo pubblicato su Carta Capital intitolato “Um idiota perigoso” (Un idiota pericoloso), il leader della minoranza alla Camera José Guimarães (PT) scrive che «Il discorso del 24 del presidente dell’estrema destra Jair Bolsonaro, in cui ha invitato la popolazione a uscire dall’isolamento, ha dimostrato la sua follia e la sua impreparazione per governare il Brasile. Le sue affermazioni hanno dissipato ogni dubbio sul fatto che soffra di uno squilibrio psichico che non sia pronto a esercitare il suo ruolo. Senza responsabilità ed efficienza, alienato, getta il Paese nell’incertezza in un momento drammatico della vita nazionale, con la pandemia di coronavirus». Per Guimarães, il discorso di Bolsonaro «E’ stato sconcertante per tutti i brasiliani che hanno un minimo di sanità mentale» e «Ha dimostrato che gli svizzeri hanno fatto la diagnosi giusta: è il più pericoloso idiota del pianeta (…) Contro il mondo, Bolsonaro insiste su cose sciocche per inserirsi nella galleria dei presidenti più folli ed esilaranti dell’umanità. Se si fosse limitato ai suoi social network di fanatici e robot, non avremmo problemi. Ma è una vera minaccia per il popolo brasiliano. In questo momento, il Brasile ha bisogno di ampia coesione sociale, serietà, sensibilità e sforzi comuni, in tutte le sfere del potere e nella società, per affrontare la pandemia e i suoi riflessi su un’economia mal gestita. Bolsonaro e il ministro dell’Economia Paulo Guedes disprezzano il popolo brasiliano insistendo su un modello che si è già dimostrato inutile. Ostaggio della prospettiva obsoleta della Scuola di Chicago, la coppia genocida disprezza le persone che potrebbero morire a causa della mancanza di risorse nel Sistema Único de Saúde e dell’assenza di misure di mitigazione. L’insieme di misure annunciate per affrontare l’impatto economico causato da Covid-19 è un vero inganno in un momento cruciale. E’ insufficiente e incapace di proteggere l’economia, i posti di lavoro e gli strati più vulnerabili. Il pacchetto rivela solo una visione ultraliberista meschina e arretrata. I paraocchi impediscono loro di cedere al buon senso e di seguire ciò che altri Paesi hanno fatto per affrontare la pandemia (…) Usciremo dal pantano solo con il superamento dell’attuale modello neoliberista e con l’abrogazione dell’emendamento 95, derivante dal noto PEC da Morte, approvato dal famigerato governo Temer. L’emendamento indebolisce e limita gli investimenti nelle politiche sociali, indebolendo l’intera rete di protezione sociale. Solo l’anno scorso, il SUS ha perso quasi 10 miliardi di real del suo budget».

L’opposizione brasiliana ha proposto una serie di misure per far funzionare l’economia ed evitare il caos sociale. L’opposizione alla Camera ha proposto un progetto che istituisce un reddito d’emergenza sicuro per le famiglie che beneficiano della Bolsa Família, quelle iscritte al Cadastro Único e ai lavoratori informali e a basso reddito, che dovrebbero fino a che ci saranno la pandemia e il regime di confinamento sociale. Ne potrebbero beneficiare circa 100 milioni di brasiliani. L’importo proposto è un salario minimo di 1.045 real, 5 volte quello che il governo Bolsonaro ha annunciato a sostegno dei più vulnerabili.

Un altro disegno di legge stabilisce misure temporanee in materia di lavoro, vietando il licenziamento arbitrario o la risoluzione anticipata del contratto, mentre sono in vigore le misure di isolamento sociale o di quarantena.
Ieri i leader nazionali di PT, Partido Socialista Brasileiro, Partido Comunista Brasileiro (PCB), Partido Socialismo e Liberdade, Partido Comunista do Brasil (PCdoB), ex candidati alla presidenza e alla vicepresidenza e gli ex governatori degli Stati di Maranhão, Parà e Rio grande do Sul hanno firmato il manifesto dell’Opposizione intitolato “O Brasil não pode ser destruído por Bolsonaro” e nel quale si legge che «Il Brasile e il mondo sono di fronte a un’emergenza senza precedenti nella storia moderna, la pandemia di coronavirus , a conseguenze molto gravi per la vita umana, la salute pubblica e l’attività economica. Nel nostro Paese, l’emergenza è aggravata da un presidente della Repubblica irresponsabile. Jair Bolsonaro è il maggiore ostacolo per prendere decisioni urgenti per ridurre la diffusione del contagio, salvare vite umane e garantire il reddito delle famiglie, posti di lavoro e aziende. Attacca la salute pubblica, ignorando le determinazioni tecniche e le esperienze di altri Paesi. Anche prima dell’arrivo del virus, i servizi pubblici e l’economia brasiliana erano già drammaticamente indeboliti dall’agenda neoliberista che è stata imposta al Paese. In questo momento, è necessario mobilitare, senza limiti, tutte le risorse pubbliche necessarie per salvare vite umane. Bolsonaro non è in grado di continuare a governare il Brasile e affrontare questa crisi, che mette a repentaglio la salute e l’economia. Commette crimini, dà informazioni fraudolente, bugie e incoraggia il caos, approfittando della disperazione della popolazione più vulnerabile. Abbiamo bisogno di unità e comprensione per affrontare la pandemia, non di un presidente che va contro le autorità di salute pubblica e mette la vita di tutti al di sotto dei suoi interessi politici autoritari. Basta! Bolsonaro è più che un problema politico, è diventato un problema di salute pubblica. Bolsonaro manca di grandezza. Dovrebbe dimettersi, il che sarebbe il gesto meno costoso per consentire un’uscita democratica al Paese. Deve essere urgentemente fermato e rispondere ai crimini che sta commettendo contro il nostro popolo».

Dopo questo durissimo attacco politico l’opposizione brasiliana ricorda che, a differenza del governo del presidente neofascista, chiama le forze politiche popolari e democratiche ad unirsi intorno a un piano di emergenza nazionale per attuare le seguenti azioni: «Mantenere e qualificare le misure per ridurre i contatti sociali per tutto il tempo necessario, secondo criteri scientifici; Creazione di letti ICU provvisori e importazione massiccia di test e dispositivi di protezione per professionisti e popolazione; -Implementazione urgente del reddito di base permanente per i lavoratori disoccupati e informali, secondo il progetto di legge approvato dalla Câmara dos Deputados e con uno sguardo speciale rivolto a popoli indigeni, ai quilombola e ai senzatetto, che sono i più vulnerabili; Sospensione delle bollette, delle tariffe dei servizi di base per i più poveri fino a quando durerà la crisi; Divieto di licenziamenti, con assistenza statale nel pagamento dei salari ai settori più colpiti e aiuti sotto forma di finanziamenti agevolati, a medie, piccole e microimprese; Regolazione immediata delle imposte su grandi fortune, utili e dividendi; prestito obbligatorio che deve essere pagato dalle banche private e utilizzato dal Ministero del tesoro nazionale per coprire le spese di assicurazione sanitaria e sociale, oltre alla disposizione di una revisione selettiva e attenta delle agevolazioni fiscali, quando l’economia sarà normalizzata».

Il manifesto dell’Opposizione brasiliana conclude: «Di fronte a un governo che scommette irresponsabilmente sul caos sociale, economico e politico, è dovere del Congresso Nacional legiferare in emergenza, proteggere la popolazione e il Paese dalla pandemia. È dovere dei governatori e dei sindaci occuparsi della salute pubblica, agendo in modo coordinato, come molti hanno fatto in modo encomiabile. È anche dovere del Ministério Público e del Judiciário bloccare prontamente le iniziative criminali di un esecutivo che viola le garanzie costituzionali alla vita umana. È dovere di tutti agire con responsabilità e patriottismo».

 

fonte: http://www.greenreport.it/risorse/bolsonaro-i-veri-uomini-non-prendono-il-coronavirus-lopposizione-il-brasile-non-puo-essere-distrutto-da-bolsonaro/

Coronavirus, vietata la libertà di stampa e di espressione… Corea del Nord? Zimbabwe? Siria? No, è la Regione Lombardia…!

 

libertà di stampa

 

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Coronavirus, vietata la libertà di stampa e di espressione… Corea del Nord? Zimbabwe? Siria? No, è la Regione Lombardia…!

Regione Lombardia vieta la libertà di stampa e di espressione

Se vogliamo vincere questa “guerra sanitaria” contro il Coronavirus non dobbiamo permettere che venga messo il bavaglio alla libera informazione. Purtroppo sta accadendo.

In questi giorni, l’ASST di Mantova ha spedito alla Gazzetta di Mantova la seguente comunicazione: “Gentilissimi, sulla base di una nota odierna inviata dall’assessorato al welfare alle ASST e alle ATS, non sono ammesse conferenze stampa sull’emergenza coronavirus. La conferenza stampa convocata per oggi è quindi annullata. Sempre su indicazioni dell’assessorato, non sono consentite interviste e interventi delle direzioni strategiche, dei medici e degli operatori sanitari, se non preventivamente autorizzati. Sarà possibile solo la diffusione di eventuali comunicati stampa concordati con Regione Lombardia. Cordialmente”.

Questo diktat sa più di regime totalitario che di nazione democratica e impedisce, attraverso l’esercizio della libera informazione, che le notizie circolino, che i cittadini vengano informati, che l’emergenza venga raccontata così com’è, dalla prima linea, dal fronte dei sanitari impegnati nella lotta all’epidemia.

Non dimentichiamoci che la diffusione del virus a Wuhan è stata favorita proprio dalla censura del Governo cinese: le notizie hanno cominciato a circolare solo quando ormai l’epidemia ha cominciato a dilagare. Se i medici e gli infermieri avessero potuto dare prima l’allarme e i mezzi di informazione cinesi avessero potuto divulgare le notizie, forse si sarebbero potuti limitare i danni.

In Egitto, la corrispondente dal Cairo del quotidiano britannico “The Guardian”Ruth Michaelson è stata costretta a lasciare l’Egitto dopo aver citato uno studio scientifico secondo cui il numero di casi di coronavirus nel paese era fortemente sottostimato. Il 15 marzo l’Egitto dichiarava solo tre casi di contagio ma, dopo la morte, a causa del COVID-19, di due generali vicini al presidente Al Sisi, il governo non ha più potuto tacere sui dati reali dell’epidemia.

Anche in Turchia sono stati arrestati alcuni giornalisti colpevoli di aver rivelato alcuni casi di contagio che non erano stati resi pubblici. Nel paese, che ha il record mondiale di giornalisti incarcerati, il governo vuole controllare i termini del dibattito pubblico sull’epidemia. I rari giornalisti indipendenti ne pagano le conseguenze.

In Ungheria, il primo ministro Viktor Orbán approfitta dell’epidemia per rafforzare il suo controllo autoritario sulla nazione. Orbán ha criminalizzato qualsiasi informazione “allarmista” sull’epidemia.

E ora Regione Lombardia che tenta di mettere il bavaglio a mediciinfermieri e a tutti i giornalisti impegnati sul fronte, ognuno a fare la propria parte: i sanitari a combattere il nemico e i giornalisti a raccontare, a chi è forzatamente recluso a casa, le cronache di questa assurda guerra.

Il NurSind, in questo clima di censura, cerca di dare voce agli “imbavagliati”, facendo parlare i propri rappresentanti sindacali i quali, in nome di una libertà sindacale di espressione non ancora vietata, cercano di riportare fatticronache ed emozioni dalla prima linea.

 

fonte: http://www.infermieristicamente.it/articolo/11748/regione-lombardia-vieta-la-liberta-di-stampa-e-di-espressione?fbclid=IwAR0O4bkuZbnQNfMak65gtR6bxm1cShhPWyH36qfJI3g-eecLrgF1leLRhQQ

Coronavirus, superati i 10.000 morti, ma Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza” – Perchè per quelli come lui, giocare sulla pelle della gente, che i morti siano 10.000 o 100.000, non frega niente. Importa solo la “visibilità”

Matteo Renzi

 

 

 

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Coronavirus, superati i 10.000 morti, ma Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza” – Perchè per quelli come lui, giocare sulla pelle della gente, che i morti siano 10.000 o 100.000, non frega niente. Importa solo la “visibilità”

Un merito al coronavirus va dato. Ci ha fatto capire, almeno a molti di noi, chi della nostra classe politica lavora (più o meno bene) per il Paese e chi, invece, cerca solo visibilità, portando avanti una continua campagna elettorale basata solo e solamente su sterili slogan. Gente che non ha idee, non dice mai niente di concreto, utile e costruttivo, ma si crea una immagine su slogan opportunamente creati a tavolino.

Ovviamente parliamo di Salvini, della Meloni e di tanti altri.

E ovviamente parliamo del nulla cosmico che è Matteo Renzi…

Anche lui come i sopraccitati, nel disperato bisogno di “visibilità”, trova ogni occasione buona per per buttare lì una puttanata propagandistica… E questi non si fermano neanche davanti alla morte. Alla morte di ormai già 10.000 persone… Morale zero, dignità ancora meno… Per loro (almeno nelle loro intenzioni) questa è un’altra occasione per raschiare qualche voto…

E ora che tutti dobbiamo cercare di evitare la diffusione del contagio, il nostro buon Matteo se ne esce cosi…

Da Fanpage:

Coronavirus, Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza”

Il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi ribadisce che serve un piano per ripartire le attività produttive, ferme per l’emergenza coronavirus: “Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”.

Il senatore Matteo Renzi insiste sull’urgenza di riavviare al più presto le attività produttive che sono state sospese con l’ultimo decreto del governo, per limitare i contagi di coronavirus in Italia: “Questo virus ci farà ancora male. Non per settimane, per mesi e mesi. Il vaccino non c’è e se andrà bene torneremo ad abbracciarci tra un anno, se andrà male tra due…”. È l’allarme lanciato ancora una volta dal leader di Italia viva, in una lunga intervista ad ‘Avvenire’, che chiede di riaprire entro Pasqua le fabbriche, e poi le scuole, i negozi, le chiese e le librerie. Per l’ex segretario dem gli italiani dovrebbero imparare a convivere con il virus.

L’ex premier aggiunge: “Riapriamo. Perché non possiamo aspettare che tutto passi. Perché se restiamo chiusi la gente morirà di fame. Perché la strada sarà una sola: convivere due anni con il virus”. Per il senatore di Scandicci “bisogna consentire che la vita riprenda. E bisogna consentirlo ora. Sono tre settimane che l’Italia è chiusa e c’è gente che non ce la fa più. Non ha più soldi, non ha più da mangiare. I tentacoli dell’usura si stanno allungando minacciosi specialmente al Sud. Senza soldi vincerà la disperazione e si accende la rivolta sociale. I balconi presto si trasformeranno in forconi; i canti di speranza, in proteste disperate”.

Il leader di Italia viva ribadisce quanto detto nei giorni scorsi: “Serve un piano per la riapertura e serve ora. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”. E bisogna riaprire anche le scuole: “Bisogna garantire gli esami: il sei politico fa male. I ragazzi hanno il diritto di essere valutati e il governo ha il dovere di permetterlo. E allora faccio una proposta concreta: si torni a scuola il 4 maggio. Almeno i 700mila studenti delle ‘medie’ e i due milioni settecentomila delle ‘superiori’. Tutti di nuovo in classe dopo aver fatto un esame sierologico: una puntura sul dito e con una goccia di sangue si vede se hai avuto il virus”.

“Ogni tipo di richiesta di denaro va sospesa: tasse, affitti, mutui. Chi è stato chiuso regge se gli elimini le scadenze o se gli offri una straordinaria iniezione di liquidità. È la sola strada: lo Stato deve dare garanzie alle banche e le banche devono garantire liquidità. Senza chiedere modulistiche infernali, deve bastare un modulo di richiesta sulla base del fatturato dell’anno prima e la garanzia dello Stato”. Quindi attacca l’esecutivo: “Il governo ha bloccato le libertà di sessanta milioni di italiani ma non è stato capace di bloccare il virus della burocrazia. Il ‘Cura-Italia’ è un incomprensibile fiume di parole. Le autocertificazioni per spostarsi cambiano ogni giorno: facciamo un’autocertificazione in meno e un tampone in più. In momenti così la vita della gente va resa semplice, non complicata, in momenti così la burocrazia non può vincere sulla Costituzione”.

E aggiunge: “Abbiamo anche il dovere di immaginare una strada per far emergere le sacche di ‘irregolarità’ e di immaginare anche per queste precise garanzie. Penso ai lavoratori in nero a cominciare dalle badanti fuori regola e penso agli immigrati regolari che chiedono cittadinanza. Facciamo emergere la verità. E diamo cittadinanza a chi lavora”.

 

Coronavirus – Gli Usa decidono di sacrificare disabili e altre figure “di poco valore economico” – ma dall’unico Paese al mondo che ha usato l’atomica, e lo ha fatto come un gioco, a guerra già finita, per il solo gusto di massacrare 300.000 persone, cosa vi potevate aspettare?

 

Coronavirus

 

 

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Coronavirus – Gli Usa decidono di sacrificare disabili e altre figure “di poco valore economico” – ma dall’unico Paese al mondo che ha usato l’atomica, e lo ha fatto come un gioco, a guerra già finita, per il solo gusto di massacrare 300.000 persone, cosa vi potevate aspettare?

La differenza tra un modello di vita teso a salvaguardare la vita umana e un sistema para-nazista che adotta la “selezione mirata” della cittadinanza, eliminando “gli inutili” ai fini produttivi si vede soprattutto nelle grandi emergenze. Prima ancora che diventino catastrofi.

Gli Stati Uniti, con o senza Trump, hanno da sempre aborrito la creazione di un sistema sanitario pubblico universale ed efficiente, preferendo lasciare tutto lo spazio possibile alla sanità privata, praticamente inaccessibile anche per chi lavora con un reddito non proprio basso.

Anche di recente, e anche a viaggiatori italiani benestanti, i prezzi e le modalità della sanità Usa sono risultati sconvolgenti.

Fin qui, però, siamo ancora nel campo fetido del “se c’hai gli shei ti curi, altrimenti fatti tuoi”…

L’irruzione della pandemia da coronavirus su su un sistema sanitario inesistente, nella forma pubblica, ha fin dall’inizio posto la domanda che anche in Italia, Spagna, Francia, ormai sta diventando la “norma”: chi curare prima?

Nell’impossibilità materiale di mettere in terapia intensiva tutti i malati che ne hanno disperato bisogno, i medici sono costretti ad adottare i criteri della medicina di guerra. Ossia privilegiare chi ha una qualche speranza in più di sopravvivere in base a età, condizioni generali, resistenza fisica alla pratica altamente invasiva dell’intubazione.

Terribile, ma non inumano. E’ il principio per cui un sacerdote anziano, per cui i parrocchiani avevano comprato un respiratore artificiale, autotassandosi, l’ha ceduto a un paziente molto più giovane. Accettando così di morire. Terribile, ma in questo caso altamente umano.

Al contrario, negli Stati Uniti del trionfo privatistico, la scelta di “chi curare” e chi no è stata assunta direttamente dagli Stati, ossia dalla classe politica. E i criteri sono ben altri: i medici saranno infatti obbligati a preferire quelli che “hanno più valore per la società” – che potranno insomma tornare al lavoro, prima o poi – scartando disabili fisici o psichici e tante altre “figure” che fin qui avevano potuto sopravvivere solo grazie agli sforzi solitari delle famiglie (anche il welfare, negli Usa, è praticamente inesistente).

Questi criteri non sono applicati per la prima volta nella Storia. E senza riesumare le preistoriche pratiche degli spartani o dell’antica Roma (la rupe Tarpea), in epoca moderna l’eugenetica ha avuto una sola breve stagione di egemonia.

Nella Germania nazista.

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Usa, «niente respiratori per i disabili». Più di 10 Stati scelgono chi salvare

Elena Molinari, New York – Avvenire *

In Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno «escluse» dalla terapia intensiva. In Minnesota saranno la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci a togliere ai pazienti affetti da Covid-19 il diritto a un respiratore.

Il Michigan darà la precedenza ai lavoratori dei servizi essenziali. E nello Stato di Washington, il primo a essere colpito dal coronavirus, così come in quelli di New York, Alabama, Tennessee, Utah, Minnesota, Colorado e Oregon, i medici sono chiamati a valutare il livello di abilità fisica e intellettiva generale prima di intervenire, o meno, per salvare una vita.

Mentre sugli Stati Uniti si sta abbattendo la prima ondata di casi di coronavirus e gli ospedali si preparano a essere invasi da pazienti con difficoltà respiratorie, i vari Stati cercano di fornire ai medici dei criteri guida per prendere le decisioni più difficili: scegliere chi attaccare a un respiratore e chi no.

Nei piani preparati o rivisti in questi giorni dagli esperti locali emergono approcci diversi. Ma anche una preoccupante tendenza. Fra i circa 36 Stati che hanno reso noti i loro criteri, una decina elenca anche considerazioni di tipo intellettivo, e altri parlano di condizioni precise che possono portare alla discriminazione nei confronti dei disabili.

L’Alabama è il caso più eclatante. Nel suo documento intitolato Scarce Resource Management sostiene che i «disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione».

Ma anche frasi contenute nelle linee guida di Washington, come «capacità cognitiva», o di Maryland e Pennsylvania, come «disturbo neurologico grave», hanno suscitato l’allarme delle associazioni di difesa dei disabili.Già tre gruppi (Disability Rights Washington, Self-Advocates in Leadership, The Arc of the United States) hanno fatto causa allo Stato di Washington per impedire l’entrata in vigore dei criteri per l’accesso alle cure salvavita per il Covid-19.

E una mezza dozzina di altre organizzazioni si sono appellate al governo federale affinché imponga alle Amministrazioni locali e agli ospedali il principio che i disabili hanno diritto allo stesso trattamento degli altri. A far paura è che i criteri di accesso alle cure siano costruiti sull’idea in base alla quale alcune vite valgono meno di altre.

«Le persone affette da disabilità sono terrorizzate che se le risorse si fanno scarse, verranno inviati in fondo alla fila – sostiene Ari Ne’eman, docente al Lurie Institute for Disability Policy dell’Università Brandeis –. E hanno ragione, perché molti Stati lo affermano in modo abbastanza esplicito nei loro criteri».

Al di là dei singoli documenti, negli Stati Uniti che cercano di prepararsi all’insufficienza di letti di terapia intensiva, si è già affermato un altro principio inquietante per i più vulnerabili. Si tratta della “regola d’oro” presente in quasi tutti i documenti di gestione delle risorse: si chiede a un paziente se, in caso di scarsità di strumenti salvavita, vuole avervi accesso o lasciare il posto a chi potrebbe avere più probabilità di sopravvivenza. O «maggiore valore per la società». Una regola che «impone una pressione inaudita », conclude Ne’eman.

 

fonte: https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/03/27/leugenetica-risorge-in-usa-col-coronavirus-0125907?fbclid=IwAR3Lt5sawMQhgdYPrheWE3ZlryLRfMZ-SqZkehBnnUbKThsBpdQdZ3T-JDI

Coronavirus, Salvini continua a vomitare insulti contro chi ci veramente ci aiuta: “Se Cina ha coperto l’epidemia ha commesso un crimine contro l’umanità”… Cosa non si direbbe per elemosinare un po’ di visibilità…

 

Salvini

 

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Coronavirus, Salvini continua a vomitare insulti contro chi ci veramente ci aiuta: “Se Cina ha coperto l’epidemia ha commesso un crimine contro l’umanità”… Cosa non si direbbe per elemosinare un po’ di visibilità…

…Dimenticando che i suoi amici, da Trump a Johnson a Bolsonaro rischiano di mettere in ginocchio il mondo…

Il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto nell’Aula del Senato, dopo l’informativa urgente del presidente del Consiglio Conte sull’emergenza coronavirus: “Se il governo cinese sapeva e non ha denunciato ha commesso un crimine ai danni dell’umanità e ora non lo si può far passare per salvatore”.

Proprio gli brucia che le zecche rosse hanno trionfato nella loro battaglia contro il Covid-19. E se non bastasse ora si sono messe al servizio del mondo intero esportando competenza e aiuti materiali. Gli brucia proprio…

“Dovremo chiedere conto a chi ha fatto cominciare tutto. Se il governo cinese sapeva e non ha denunciato ha commesso un crimine ai danni dell’umanità e ora non lo si può far passare per salvatore. Hanno o no fatto passare tre settimane prima di denunciare l’esistenza del virus?”.

Dopo la bufala – con annessa figura di merda – del virus costruito a tavolino dai cinesi, un nuovo attacco. Questa volta sarebbe quello che i cinesi hanno nascosto il virus al mondo.

Con quali prove? Da quali fonti?

Cosa non si farebbe per elemosinare un po’ di visibilita…

 

 

Un Salvini ormai alla frutta, nel disperato bisogno di visibilità, rilancia la bufala del virus creato in laboratorio… Ridicolizzato dagli esperti

 

Salvini

 

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Un Salvini ormai alla frutta, nel disperato bisogno di visibilità, rilancia la bufala del virus creato in laboratorio… Ridicolizzato dagli esperti

Coronavirus creato in laboratorio dai cinesi? Salvini cavalca la bufala in modo irresponsabile

Riprendendo un vecchio servizio di Leonardo, Salvini sparge falsità che servono solo a gettare panico. Questo sarebbe quello che vorrebbe essere il Capitano degli italiani?

Gira un video di un servizio del 2015 andato in onda su Leonardo in cui si parla di un supervirus polmonare creato dai pipistrelli e dai topi in Cina per motivi di studio. Il video è arrivato all’occhio di Matteo Salvini, che ha deciso di fare un po’ di sano terrorismo: “Da Tgr Leonardo (Rai Tre) del 16.11.2015 servizio su un supervirus polmonare Coronavirus creato dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l’uomo (con annesse preoccupazioni). Dalla Lega interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri”.

Nulla di tutto questo è vero, come ha spiegato David Puente: fin dall’inizio del servizio, il conduttore Daniele Cerrato spiega che questo ‘supervirus’ è stato creato dai pipistrelli e dai topi. Del nuovo Coronavirus (di cui il genoma è pubblico e consultabile ovunque) sappiamo che lo ‘spillover’, ossia il salto di specie, è avvenuto dai pipistrelli all’uomo. Non si parla da nessuna parte dei topi.

Scrive Puente: “Nessuno degli esperti che hanno studiato il genoma del Sars-cov-2 lo ha identificato con il virus del 2015 di cui parla TGR Leonardo.
Nel servizio si parla della glicoproteina spike SHC014, appartenente a un coronavirus dei pipistrelli «Rhinolophus». Il virus chimerico citato da TGR Leonardo è stato realizzato facendo esprimere a un coronavirus adattato nei ratti la spike del virus dei pipistrelli”.

Facciamo un attimo di chiarezza: Leonardo non aveva riportato una fake news. Il supervirus di cui parla esiste sul serio, ma non è il Sars-Cov-2. Salvini approfitta invece della somiglianza per generare del panico. Un comportamento simile, da parte di chi voleva candidarsi per guidare il paese, è davvero preoccupante.

Vontinua dopo il video

Coronavirus creato in laboratorio? Salvini ci crede e Burioni lapidario: “L’ultima scemenza”

Il virologo Burioni su twitter ha buttato acqua sul fuoco dei ‘complotto’, commentando il caso della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social.

Chi ha cercato di cavalcare un’ondata sinofoba sulla base di menzogne? Salvini. Con le stesse basi scientifiche dei no vax e dei terrapiattisti.
“L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo”.

Lo scrive il virologo Burioni su twitter buttando acqua sul fuoco dei ‘complotto’, commentando il caso della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social. Nel video si parla di una ricerca cinese su un virus chimera creato in laboratorio e ottenuto combinando un coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la Sars nei topi da laboratorio

Il virologo smonta l’ennesima bufala: “Il Covid-19 non è stato creato in un laboratorio cinese”

Il professore Fabrizio Pregliasco sul video della puntata di Leonardo del 2015: “Quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015”

Attenzione alle bufale e alle soluzioni facili. Bisogna avere la pazienza di aspettare la comunità scientifica.
Un virus chimera creato in laboratorio nel 2015, e ottenuto combinando un coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la Sars nei topi da laboratorio, torna ad allarmare in piena pandemia da Covid-19.

“Il video della puntata di TgR Leonardo del 16 novembre 2015 su Rai 3, che sta circolando sui social, in effetti fa impressione, ma già all’epoca la ricerca pubblicata su ‘Nature Medicine’ fece divampare una polemica all’interno della comunità scientifica, su opportunità e rischi di questa ricerca. Ebbene, possiamo dire che quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015, e che questo Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale”.

Ad affermarlo è il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco.
“Ormai sono numerosi gli studi che hanno esaminato le caratteristiche genetiche del nuovo coronavirus, e tutti concordano: Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale, ed è passato all’uomo dai pipistrelli”, sottolinea il virologo. “Capisco che, visto oggi con i nostri occhi, quel servizio impressioni. Ma lo ribadisco: questo coronavirus ha avuto un’origine naturale”.

Lo avrà capito Salvini che ha subito cavalcato la bufala?

Bufala rilanciata da Salvini, l’epidemiologo smentisce: “Covid-19 non è stato creato in laboratorio”

Parla il professor Enrico Bucci docente alla Templey University: “”Il virus creato nel 2015 non aveva capacità epidemica e questo coronavirus è frutto di una selezione naturale”

Solo Salvini, alla ricerca di visibilità mentre i sondaggi lo danno in calo, poteva senza aver fatto una minima verifica rilanciare sui social una bufala da sapore anti-cinese.
Ma si tratta di una stupidaggine: il Covid-19 non è lo stesso virus creato in laboratorio dai cinesi nel 2015″.
La smentita categorica arriva dal professor Enrico Bucci docente alla Templey University, Usa, epidemiologo di fama mondiale in una intervista a RaiNews24 raccolta da Gerardo d’Amico.
Il riferimento è al servizio trasmesso da Leonardo (Tgr) nel 2015, che sta girando sulla rete e sui social generando allarme.
“Il virus creato nel 2015 – dice il professor Bucci – non aveva capacità epidemica. Inoltre è indubbio che il Covid-19 non è stato creato in laboratorio ma è frutto di una selezione naturale”.