Coronavirus – Gli Usa decidono di sacrificare disabili e altre figure “di poco valore economico” – ma dall’unico Paese al mondo che ha usato l’atomica, e lo ha fatto come un gioco, a guerra già finita, per il solo gusto di massacrare 300.000 persone, cosa vi potevate aspettare?

 

Coronavirus

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Coronavirus – Gli Usa decidono di sacrificare disabili e altre figure “di poco valore economico” – ma dall’unico Paese al mondo che ha usato l’atomica, e lo ha fatto come un gioco, a guerra già finita, per il solo gusto di massacrare 300.000 persone, cosa vi potevate aspettare?

La differenza tra un modello di vita teso a salvaguardare la vita umana e un sistema para-nazista che adotta la “selezione mirata” della cittadinanza, eliminando “gli inutili” ai fini produttivi si vede soprattutto nelle grandi emergenze. Prima ancora che diventino catastrofi.

Gli Stati Uniti, con o senza Trump, hanno da sempre aborrito la creazione di un sistema sanitario pubblico universale ed efficiente, preferendo lasciare tutto lo spazio possibile alla sanità privata, praticamente inaccessibile anche per chi lavora con un reddito non proprio basso.

Anche di recente, e anche a viaggiatori italiani benestanti, i prezzi e le modalità della sanità Usa sono risultati sconvolgenti.

Fin qui, però, siamo ancora nel campo fetido del “se c’hai gli shei ti curi, altrimenti fatti tuoi”…

L’irruzione della pandemia da coronavirus su su un sistema sanitario inesistente, nella forma pubblica, ha fin dall’inizio posto la domanda che anche in Italia, Spagna, Francia, ormai sta diventando la “norma”: chi curare prima?

Nell’impossibilità materiale di mettere in terapia intensiva tutti i malati che ne hanno disperato bisogno, i medici sono costretti ad adottare i criteri della medicina di guerra. Ossia privilegiare chi ha una qualche speranza in più di sopravvivere in base a età, condizioni generali, resistenza fisica alla pratica altamente invasiva dell’intubazione.

Terribile, ma non inumano. E’ il principio per cui un sacerdote anziano, per cui i parrocchiani avevano comprato un respiratore artificiale, autotassandosi, l’ha ceduto a un paziente molto più giovane. Accettando così di morire. Terribile, ma in questo caso altamente umano.

Al contrario, negli Stati Uniti del trionfo privatistico, la scelta di “chi curare” e chi no è stata assunta direttamente dagli Stati, ossia dalla classe politica. E i criteri sono ben altri: i medici saranno infatti obbligati a preferire quelli che “hanno più valore per la società” – che potranno insomma tornare al lavoro, prima o poi – scartando disabili fisici o psichici e tante altre “figure” che fin qui avevano potuto sopravvivere solo grazie agli sforzi solitari delle famiglie (anche il welfare, negli Usa, è praticamente inesistente).

Questi criteri non sono applicati per la prima volta nella Storia. E senza riesumare le preistoriche pratiche degli spartani o dell’antica Roma (la rupe Tarpea), in epoca moderna l’eugenetica ha avuto una sola breve stagione di egemonia.

Nella Germania nazista.

*****

Usa, «niente respiratori per i disabili». Più di 10 Stati scelgono chi salvare

Elena Molinari, New York – Avvenire *

In Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno «escluse» dalla terapia intensiva. In Minnesota saranno la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci a togliere ai pazienti affetti da Covid-19 il diritto a un respiratore.

Il Michigan darà la precedenza ai lavoratori dei servizi essenziali. E nello Stato di Washington, il primo a essere colpito dal coronavirus, così come in quelli di New York, Alabama, Tennessee, Utah, Minnesota, Colorado e Oregon, i medici sono chiamati a valutare il livello di abilità fisica e intellettiva generale prima di intervenire, o meno, per salvare una vita.

Mentre sugli Stati Uniti si sta abbattendo la prima ondata di casi di coronavirus e gli ospedali si preparano a essere invasi da pazienti con difficoltà respiratorie, i vari Stati cercano di fornire ai medici dei criteri guida per prendere le decisioni più difficili: scegliere chi attaccare a un respiratore e chi no.

Nei piani preparati o rivisti in questi giorni dagli esperti locali emergono approcci diversi. Ma anche una preoccupante tendenza. Fra i circa 36 Stati che hanno reso noti i loro criteri, una decina elenca anche considerazioni di tipo intellettivo, e altri parlano di condizioni precise che possono portare alla discriminazione nei confronti dei disabili.

L’Alabama è il caso più eclatante. Nel suo documento intitolato Scarce Resource Management sostiene che i «disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione».

Ma anche frasi contenute nelle linee guida di Washington, come «capacità cognitiva», o di Maryland e Pennsylvania, come «disturbo neurologico grave», hanno suscitato l’allarme delle associazioni di difesa dei disabili.Già tre gruppi (Disability Rights Washington, Self-Advocates in Leadership, The Arc of the United States) hanno fatto causa allo Stato di Washington per impedire l’entrata in vigore dei criteri per l’accesso alle cure salvavita per il Covid-19.

E una mezza dozzina di altre organizzazioni si sono appellate al governo federale affinché imponga alle Amministrazioni locali e agli ospedali il principio che i disabili hanno diritto allo stesso trattamento degli altri. A far paura è che i criteri di accesso alle cure siano costruiti sull’idea in base alla quale alcune vite valgono meno di altre.

«Le persone affette da disabilità sono terrorizzate che se le risorse si fanno scarse, verranno inviati in fondo alla fila – sostiene Ari Ne’eman, docente al Lurie Institute for Disability Policy dell’Università Brandeis –. E hanno ragione, perché molti Stati lo affermano in modo abbastanza esplicito nei loro criteri».

Al di là dei singoli documenti, negli Stati Uniti che cercano di prepararsi all’insufficienza di letti di terapia intensiva, si è già affermato un altro principio inquietante per i più vulnerabili. Si tratta della “regola d’oro” presente in quasi tutti i documenti di gestione delle risorse: si chiede a un paziente se, in caso di scarsità di strumenti salvavita, vuole avervi accesso o lasciare il posto a chi potrebbe avere più probabilità di sopravvivenza. O «maggiore valore per la società». Una regola che «impone una pressione inaudita », conclude Ne’eman.

 

fonte: https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/03/27/leugenetica-risorge-in-usa-col-coronavirus-0125907?fbclid=IwAR3Lt5sawMQhgdYPrheWE3ZlryLRfMZ-SqZkehBnnUbKThsBpdQdZ3T-JDI

Il caso Venezuela: l’unica dittatura nella storia mondiale dove si è votato 29 volte in 20 anni e dove l’opposizione manifesta una volte al mese… Ma ha il petrolio che piace tanto, ma proprio tanto agli Stati Uniti…!

 

Venezuela

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Venezuela. Roma crocevia diplomatico e della mobilitazione solidale

Il caso Venezuela: l’unica dittatura nella storia mondiale dove si è votato 29 volte in 20 anni e dove l’opposizione manifesta una volte al mese… Ma ha il petrolio che piace tanto, ma proprio tanto agli Stati Uniti…!

Ieri il plenipotenziario di Trump per il Venezuela, Elliott Abrams, ha fatto tappa a Roma accompagnato dal vicesegretario di Stato Cristopher Robinson per un riservatissimo incontro con il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov.

Ma prima di vedere la delegazione russa, “l’uomo nero” di molte amministrazioni Usa , ha incontrato anche Pietro Benassi, consigliere diplomatico del Presidente del consiglioGiuseppe Conte, insieme ad alti funzionari della Farnesina. L’Italia infatti fino ad ora non si è arruolata nell’elenco di 53 Stati (meno di un terzo di quelli riconosciuti dall’Onu, ndr) chehanno riconosciuto il golpista Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. “Certo, con l’Italia c’è un disaccordo di fondo, perché il governo italiano non ha ancora riconosciuto Guaidó” ha affermato Elliot Abrams, “Dagli incontri avuti ieri – dice l’inviato di Trump – posso dire che sono più i punti di incontro che le divisioni”. Di negoziati con la Russia sulla situazione in Venezuela Abrams afferma invece di non volerne sentir parlare.

Intanto sulla solidarietà con il Venezuela bolivariano, anche in Italia si va configurando una proposta di mobilitazione nazionale nelle prossime settimane. Sabato 23 marzo a Roma, ci sarà una riunione nazionale convocata dalla pluralità delle organizzazioni che stanno dando vita al Forum Venezuela come ambito di iniziativa ampia per tutti coloro che riconoscono il diritto all’autodeterminazione del popolo venezuelano, ripudiano ogni intervento militare ostile contro quel paese e invocano la fine delle sanzioni adottate da Usa e Unione Europea.

All’ordine del giorno della riunione la proposta di una manifestazione nazionale a Roma per il prossimo 13 aprile. Su questo obiettivo è stata elaborata una proposta di appello nazionale che verrà discussa ed eventualmente sottoscritto nella riunione nazionale del 23 per poter passare alla fase organizzativa della manifestazione.

Qui sotto il testo dell’appello proposto alla discussione:

Lanciamo un appello a scendere in piazza a Roma sabato 13 aprile affinchè il governo italiano e l’Unione Europea pongano fine alle sanzioni, rifiutino ogni complicità con un intervento militare e cessino ogni ingerenza sul processo politico ed elettorale sovrano del Venezuela.

Stiamo chiedendo a molte e a molti nel nostro paese di prendere parte contro ogni ingerenza esterna e di rispettare il diritto all’autodeterminazione di un paese e di un popolo.

Il governo venezuelano si è mosso finora in rispetto della Costituzione di cui quel paese si è dotato e sulla quale il popolo ha votato, un processo monitorato e certificato come regolare da moltissimi osservatori internazionali e neutrali.

Negli ultimi venti anni, gli Stati Uniti hanno cercato più volte di rovesciare il governo venezuelano, attuando con tentativi di colpo di stato, con una feroce guerra economica che colpisce la popolazione, assoldando mercenari e miliziani all’esterno e all’interno del paese.

Come in ogni altra guerra o aggressione alle quali abbiamo dovuto assistere in questi anni, è stato messo in campo un impressionante apparato massmediatico di disinformazione e manipolazione delle notizie, teso a legittimare un intervento militare o le ingerenze esterne sul Venezuela. Il risultato è un umiliante panorama informativo al quale si piegano acriticamente anche i mass media nel nostro paese.

Ma la destabilizzazione del Venezuela non vuole solo riportare all’indietro la storia di quel paese e dell’America Latina progressista, sarebbe anche la sanzione del ritorno del dominio degli Stati Uniti su quello che arbitrariamente considerano il loro cortile di casa, una egemonia che venti anni di processi e governi progressisti, popolari, democratici hanno spezzato e che adesso Washington e la destra latinoamericana vorrebbero restaurare.

L’Unione Europea e il governo italiano non devono prestarsi alla complicità con questa restaurazione, tolgano le sanzioni e rispettino il processo politico ed elettorale che si è dato e si darà il Venezuela.

In passato troppe volte la loro subalternità agli interessi strategici degli Stati Uniti è stata causa del coinvolgimento in guerre e tragedie: dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia alla Jugoslavia, dalla Libia alla Siria.

La manifestazione del 13 aprile a Roma, l’appello che abbiamo lanciato agli artisti e al mondo della cultura, la lotta che abbiamo ingaggiato contro la manipolazione massmediatica chiedono un radicale cambiamento di atteggiamento. Per questo chiediamo di scendere in piazza per:

  • La fine delle sanzioni contro il Venezuela
  • Il rifiuto di qualsiasi intervento militare
  • Il rispetto del diritto del popolo venezuelano a decidere autonomamente il suo processo elettorale

Forum Venezuela

 

tratto da: http://contropiano.org/news/politica-news/2019/03/20/venezuela-roma-crocevia-diplomatico-e-della-mobilitazione-solidale-0113625?fbclid=IwAR0CjFxA9dYhTb869rYOF7Yl-8TuW5hwzRVq6z49jDbpvKciea55beGGScM

Gli yankee ce l’hanno nel sangue…

yankee

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Gli yankee ce l’hanno nel sangue…

Non c’è niente da fare, questi yankee sono convinti di essere i padroni del mondo. Il problema è che sono il cancro del pianeta. Si inventano di tutto pur di incolpare gli altri e giustificare gli attacchi militari. Hanno seminato morte e distruzione ovunque nel pianeta. Cominciarono con gli indiani americani letteralmente sterminati, passando per il Vietnam, l’Iraq, l’Ucraina e ora la Siria. Cambiano i Presidenti, ma non la sostanza, perché hanno violenza e conquista nel DNA. Purtroppo, almeno per ora, con i russi (e con i cinesi) non sarà però per loro facile. Putin è altra roba rispetto all’ubriacone Eltsin. La tensione è alle stelle, anche perché il Cremlino ha fatto sapere che risponderà colpo su colpo, abbattendo ogni razzo sparato dagli americani e riservandosi il diritto di “distruggere le fonti di lancio” in caso di aggressione. Intanto Mosca ha schierato le sue navi da guerra e avviato esercitazioni al confine con le acque territoriali siriane per mettere in piedi il suo scudo antimissilistico. Mentre Eurocontrol, l’organizzazione europea per la sicurezza dei voli, ha messo in allerta le compagnie aeree che volano sulle rotte del Mediterraneo orientale per via di possibili attacchi missilistici nelle prossime ore.

 

Testo di Roberto Marino Marceddu

Vi siete chiesti perchè l’attentato di Manchester ha avuto scarso risalto mediatico e già non se ne parla più? Perché l’attentatore è un personaggio scomodo di cui si deve sapere il meno possibile: è un “prodotto” di inglesi e americani per deporre Gheddafi prima e Assad poi…!

Manchester

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Vi siete chiesti perchè l’attentato di Manchester ha avuto scarso risalto mediatico e già non se ne parla più? Perché l’attentatore è un personaggio scomodo di cui si deve sapere il meno possibile: è un “prodotto” di inglesi e americani per deporre Gheddafi prima e Assad poi…!

Manchester Arena – Tutto quello che media e politici non vogliono si sappia su Salman Abedi, prodotto del rovesciamento di Gheddafi in Libia e “ribelle” armato in Siria

Ecco quello che media e politici non vogliono si sappia circa l’attacco terroristico suicida alla Manchester Arena: Salman Abedi, il 22enne che ha ucciso quasi due dozzine di spettatori accorsi alla Manchester Arena, era Figlio di Ramadan Abedi, uomo reclutato  dai servizi segreti britannici e coinvolto in un vasto piano dell’esercito libico per assassinare Mu’ammar Gheddafi; Salman Abedi era il prodotto del rovesciamento di Gheddafi in Libia, fermamente voluto da Stati Uniti e dal Regno Unito e ribelle armato propenso al “cambio di regime” in Siria.

L’attentatore suicida della Manchester Arena è il prodotto diretto delle politiche interventiste degli Stati Uniti e del Regno Unito in Medio Oriente.

Secondo il The Telegraph, Salman Abedi, era figlio di immigrati libici che vivono in un quartiere musulmano radicalizzato a Manchester ed era tornato in Libia più volte dopo il rovesciamento di Mu’ammar Gheddafi, l’ultima, in ordine di tempo, poche settimane fa. Dopo la “liberazione” della Libia da parte di Stati Uniti, Regno Unito e alleati, tutti i tipi di gruppi jihadisti radicali precedentemente fuorilegge e ferocemente repressi, hanno trovato improvvisamente terreno fertile in quella zona di Mondo, dando libero sfogo ad ogni genere di impulso. Questa è la Libia che Abedi trovava ogni volta che faceva ritorno a casa, questo è il luogo dove, probabilmente, si è preparato per il suo attacco suicida alla Manchester Arena. Prima dell’attacco al Governo libico del 2011, non esistevano Al-Qaeda, ISIS, o qualsiasi altra organizzazione terroristica sul suolo libico.

Come riportato sempre dal The Telegraph, è stato lo stesso Gheddafi, nel Gennaio del 2011, ad avvertire l’Europa che, una volta rovesciato il suo Governo, il risultato sarebbero stati innumerevoli attacchi islamici radicali in Europa; la Libia post-Gheddafi è diventata un’incubatrice del terrorismo internazionale, nonché terreno di reclutamento per gli estremisti impegnati in Siria contro il regime di Bashar al-Assad.

È dal The Sun, invece, che veniamo a sapere che Salman Abedi, nei suoi tanti viaggi, è stato anche in Siria dove, ben presto, ha sposato la causa dei ribelli armati in quella che, da molti, viene vista come l’ennesima “guerra per procura” portata avanti dagli Stati Uniti. L’attentatore suicida della Manchester Arena potrebbe essere stato addestrato dalla CIA e finanziato da uno dei tanti fondi neri realizzati ad hoc dal Dipartimento della Difesa? Tutto è possibile.

Mentre il mainstream e i politici opportunisti sosterranno che l’unica soluzione è un intervento militare in Medio Oriente, la pura verità è che la causa, almeno parziale, di questo attacco è dovuta proprio all’intervento occidentale in Libia e Siria.

Non ci sarebbe stato nessun campo di addestramento jihadista in Libia se Gheddafi non fosse stato abbattuto da Stati Uniti d’America e Regno Unito; non ci sarebbe stata alcuna esplosione di ISIS di al-Qaeda in Siria se non fosse stato per la politica di “cambio di regime” sostenuta da USA e UK in quel Paese.
Fonte: Manchester Bomber Was Product of West’s Libya/Syria Intervention

Traduzione e sintesi di Nico ForconiControInformo.info

tratto da: http://www.controinformo.info/controinformo/2017/05/25/attentato-manchester-arena-salman-abedi/6431