Matteo Salvini: “Giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse” …Oltre ad essere una immane cazzata è anche contro la Costituzione. Ecco perché…

 

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Matteo Salvini: “Giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse” …Oltre ad essere una immane cazzata è anche contro la Costituzione. Ecco perché…

 

Salvini: “Flat Tax è giusta perché se uno fattura di più può investire di più”

Matteo Salvini, intervenuto su Radio anch’io, spiega il perché della flat tax: “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più”. .

Con i riflettori puntati sul nuovo esecutivo il ministro degli Interni Matteo Salvini contraddice con una dichiarazione il principio di progressività delle tasse, sancito dalla nostra Costituzione. In un intervento a Radio anch’io, parlando della Flat tax, la misura contenuta nel contratto di governo, ha spiegato perché è giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse. All’articolo 53 della Costituzione vengono messe in relazione la capacità contributiva dei singoli cittadini e la progressività dell’imposizione fiscale. Recita il testo: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Esattamente l’opposto di quanto ha detto il titolare del Viminale.

A proposito della flat tax Salvini ha spiegato appunto che in realtà “ci guadagnerebbero tutti”. Al vicepremier è stato domandato se la riforma fiscale ipotizzata nel contratto sia iniqua e consenta maggiori guadagni ai ricchi. Il segretario del Carroccio ha risposto così: “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Ma l’assoluta intenzione è che tutti riescano ad avere qualche lira in più in tasca da spendere”. Perché il problema del nostro Paese, ha aggiunto il vicepremier, “è che le esportazioni vanno bene grazie ai nostri eroici imprenditori, che nonostante tutto e tutti tengono alto il made in Italy nel mondo, ma devono tornare a comprare anche gli italiani. E per farli tornare a comprare occorre che tornino a lavorare dignitosamente e che abbiano in tasca qualche lira”.

Salvini è intervenuto poi sulla Legge Fornero, uno dei cavali di battaglia della Lega, ribadendo il suo impegno: “Smontare la legge Fornero è un impegno sacro. L’impegno è di smontarla pezzetto per pezzetto – ha concluso – ripartendo da quota cento ed avendo l’obiettivo di tornare a quota 41 anni di contributi”.

La replica della Lega
Il commento di Salvini sulla flat tax ha generato subito polemiche, al punto che l’ufficio stampa della Lega ha inviato una nota, in cui specifica la posizione del vicepremier: “Salvini non ha mai detto, come titolano alcune agenzie e quotidiani online, che ‘è giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse’. Una frase frutto di una forzatura giornalistica, che non corrisponde al suo pensiero e che non è stata pronunciata nel corso della trasmissione radio anch’io di questa mattina dal ministro dell’interno e vicepremier”. In radio Salvini ha pronunciato queste parole: “Con la flat tax ci guadagnano tutti”. E come riporta la nota, questa è stata la risposta di Salvini alla domanda sulla riforma fiscale.

fonte: https://www.fanpage.it/flat-tax-salvini-giusto-che-chi-guadagna-di-piu-paghi-meno-tasse/

“È finita la pacchia”… “È finita la pacchia” un politico serio andrebbe a dirlo prima a chi sfrutta i migranti a 2 Euro l’ora, non ai migranti schiavizzati… Ma siamo in Italia…

 

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“È finita la pacchia”… “È finita la pacchia” un politico serio andrebbe a dirlo prima a chi sfrutta i migranti a 2 Euro l’ora, non ai migranti schiavizzati… Ma siamo in Italia…

Qualche giorno fa l’assassinio di Sacko Soumayla. Aveva 29 anni, viveva in una baraccopoli a San Ferdinando, in provincia di Vibo Valentia, ed è stato con una pallottola di fucile piantata in testa. Era un sindacalista delle Usb, un migrante regolare non un ladro come qualcuno ha subito illazionato. Un giovane uomo sempre in prima linea per difendere i diritti dei lavoratori immigrati nella Piana di Gioia Tauro, sfruttati e costretti a vivere nelle baraccopoli costruite con pezzi di lamiere.

Non si può neanche esclude che si sia trattato di un regolamento di conti per far fuori un uomo “scomodo”.

Nelle campagne calabresi si lavora e si muore per 2 euro l’ora. I braccianti vivono tra rifiuti tossici e lamiere in campi e capannoni come quello in cui si è consumata la tragedia di Soumali, una struttura ben nota alle forze dell’ordine e già sequestrata una decina di anni fa nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica sullo smaltimento e lo stoccaggio di 135 mila tonnellate di rifiuti industriali tossici e pericolosi tra Calabria, Puglia e Sicilia.

 

Riportiamo un articolo di Lettera 43 del 2012, ma sempre attualissimo:

Schiavi per due euro l’ora

di Gelsomino del Guercio
Un’altra estate in ostaggio dei caporali. Per i lavoratori stagionali (in larghissima parte immigrati africani) i mesi caldi dell’anno coincidono con il periodo della raccolta di pomodori, angurie e fragole. E con il lavoro nei campi, torna a emergere la piaga dello sfruttamento: la paga media giornaliera secondo i sindacati che lottano contro lo sfruttamento, è due euro l’ora.
La nuova schiavitù, secondo le recenti stime di uno studio curato dall’osservatorio Placido Rizzotto e da Flai-Cgil, interessa circa 400 mila lavoratori, 60 mila dei quali sono costretti in alloggi di fortuna sprovvisti dei requisiti minimi di vivibilità e agibilità.
UN BUSINESS DA 10 MLD. Il caporalato genera un business che in Italia è stimato intorno ai 10 miliardi di euro all’anno.
Il «nero» in agricoltura è diffuso in tutto il Paese e incide per il 90% del lavoro agricolo nelle regioni del Mezzogiorno, per il 50% nelle regioni del Centro e per il 30% del lavoro agricolo del Nord.
LA MODIFICA DEL CODICE PENALE. Un fenomeno contro cui combattono sindacati e associazioni. «La modifica dell’articolo 603 del codice penale», si legge nel dossier Flai Cgil, «che stabilisce il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro rappresenta solo un primo ma non esaustivo passo verso il contrasto del fenomeno del caporalato e serve a colpire chiunque si avvalga di questa deprecabile pratica, comprese le aziende che ne fruiscono».
I LIMITI DELLA LEGGE. Il limite della legge è, però, l’assenza di un meccanismo di premialità per chi denuncia il caporale.
«Se questo non è garantito», ha spiegato a Lettera43.it Roberto Iovino, coordinatore dell’osservatorio Placido Rizzotto, «chi si ribella lo fa a suo rischio. Una forma di tutela stabilita dalla legge sarebbe invece un incentivo per chi decide di uscire allo scoperto».
L’OPERA I SENSIBILIZZAZIONE. Intanto la Flai sta provando a sensibilizzare i lavoratori stagionali con l’iniziativa Sindacato di strada che attraverserà le zone a rischio caporalato. Nelle province di Salerno e Caserta in Campania, Foggia e Lecce in Puglia, Catania, Ragusa, Siracusa nella Sicilia orientale, saranno diffusi volantini informativi negli orari d’assembramento dei lavoratori.
UN FENOMENO IN ESPANSIONE. Ad aumentare l’allarme dei sindacati è anche l’espansione del mercato del lavoro stagionale. «Ormai», osserva il responsabile, «con la crisi economica a finire ostaggio del caporale di turno non sono solo gli immigrati, ma anche gli italiani che si ritrovano senza lavoro in età avanzata. Parliamo di persone di 50-55 anni che alle quattro del mattino si ritrovano con gli immigrati ad aspettare di essere prelevati dal caporale e trasportati nei campi».
Percentuali che comunque sono risicate rispetto a quelle degli immigrati, che restano i veri anelli deboli nella catena dell’illegalità.
Tra le zone più a rischio schiavitù c’è il Salento. «Secondo i nostri dati», ha spiegato Antonio Gagliardi, segretario Flai Cgil di Lecce, «i lavoratori assoldati dai caporali nel 2011 nell’area salentina sono stati tra i 500 e gli 800. Solo per la raccolta di angurie, parliamo di un business di oltre 10 milioni di euro concentrato tra Nardò, Copertino, Porto San Cesareo».
UN CAPORALE CONTROLLA CIRCA 50 UOMINI. Il meccanismo è ormai oleato: prima dell’estate, le aziende che lavorano le angurie assumono i caporali. Questi si occupano di contattare le squadre di immigrati. Il caporale ne può gestire ogni giorno fino a cinque-sei. Ognuna delle quali è composta massimo da 10 persone.
«Le aziende negano la presenza del caporalato», prosegue Gagliardi. «A loro basta dimostrare di aver assunto regolarmente una persona che coordina la raccolta e provvede a organizzare le squadre di lavoro, nulla di più».
IL TRIANGOLO DELL’AGRO CASERTANO. Non è meno drammatica la situazione in Campania dove sta per cominciare la raccolta dei pomodori. Nell’agro casertano, c’è un triangolo di fuoco per il caporalato che si estende tra i comuni di Villa Literno, Castelvolturno e Casal di Principe. Ma ultimamente il fenomeno si sta espandendo anche nell’alto Casertano, nella zona di Sessa Aurunca.
LE MANI DELLA CAMORRA. «Da queste parti», fa notare Tammaro Della Corte della Flai Caserta, «c’è stata un’evoluzione dei caporali: prima erano italiani e di diretta espressione dei clan, ora la camorra lascia quest’incarico direttamente agli immigrati. Anche se a dire il vero non è stata mai dimostrata la correlazione tra camorra e caporalato. Si presume che esista un nesso perché in questi comuni qualsiasi cosa si muove, deve avere il via libera del clan».
Della Corte opera ormai da un anno con il suo camper tra i rifugi dei caporali o alle rotatorie dove alle prime luci del giorno i lavoratori vengono caricati nei furgoni. «Ho conosciuto un caporale rumeno», racconta il sindacalista, «che sosteneva addirittura di essere un benefattore».
DUE EURO ALL’ORA. La realtà naturalmente è un’altra. La paga è mediamente di due euro l’ora e si lavora dalle otto del mattino sino al tramonto. Il proprietario dell’azienda paga il caporale 40 euro. La paga dei braccianti è al massimo di 25 euro. «Ma la cosa più grave è che il fenomeno da queste parti è percepito come normale. È aberrante, ma è così».
LE RIBELLIONI DEGLI IMMIGRATI. Solo di recente si sono registrate le prime ribellioni di immigrati. «Qualcuno ci ha iniziato a raccontare quello che accade nei campi. Man mano cominciano a fidarsi di noi», conclude il referente Flai, «ed è questa l’unica medicina per scoperchiare il fenomeno e consegnare alla giustizia chi è vertice di questo percorso criminale».
da lettera43.it

Due euro l’ora per lavorare come schiavi. Ecco, caro Salvini, la “pacchia” di Gioia Tauro

 

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Due euro l’ora per lavorare come schiavi. Ecco, caro Salvini, la “pacchia” di Gioia Tauro

Salvini sui migranti: “è finita la pacchia”

Due euro l’ora per lavorare come schiavi. La ‘pacchia’ di Gioia Tauro

Chi sono i compagni e le compagne di Soumaila Sacko, ucciso mentre prendeva dei pezzi di lamiera per riparare dal sole una comunità di invisibili che sfruttiamo. Chi sono i ladri? La denuncia del Medu.

Quanto costa un kiwi, un mandarino, un’arancia? Quanto costa davvero in termini di fatica e dignità l’esistenza di chi lavora quella terra, la terra della Piana di Gioia Tauro? La frutta, in questo pezzo di Calabria militarizzato dalle mafie, resterebbe sugli alberi. I 3500-4000 migranti che arrivano da stagionali non portano via alcun lavoro ai calabresi, agli italiani. Non c’è alcuna pacchia da festeggiare. E’ manodopera flessibile e a basso costo. Sono uomini sfruttati, “sottoposti a pratiche illecite e situazioni abitative indecenti e degradanti per la dignità di ogni essere umano e in uno stato di irreversibile marginalizzazione”. Soumaila Sacko, ucciso a fucilate, era nato in Mali, era venuto in Italia per cercare un po’ di futuro, sopravvivere a stento nella tendopoli di San Ferdinando, sul golfo bello e disperato di Gioia Tauro, Calabria, Italia. Lo hanno ammazzato. Per una lamiera.

Il dossier della vergogna. I medici per i diritti umani, Medu, da anni controllano la zona, la monitorano, prestano soccorso a moltitudini di invisibili. Hanno presentato un dossier, si intitola ‘I dannati della terra’, fotografa senza sconti la situazione. Ve ne diamo conto perché la realtà prevalga su ogni demagogia.
Scrivono i medici sul campo: “Otto anni dopo la cosiddetta “rivolta di Rosarno”, i grandi ghetti di lavoratori migranti nella Piana di Gioia Tauro rappresentano ancora uno scandalo italiano, rimosso, di fatto, dal dibattito pubblico e dalle istituzioni politiche, le quali sembrano incapaci di qualsiasi iniziativa concreta e di largo respiro. Oggi più che mai, la Piana di Gioia Tauro è il luogo dove l’incontro tra il sistema dell’economia globalizzata, le contraddizioni nella gestione del fenomeno migratorio nel nostro paese e i nodi irrisolti della questione meridionale produce i suoi frutti più nefasti”.
Chi sono i ladri. La paga? Per 10, 12 ore al giorno sotto il sole che brucia prendono al massimo 27 euro, nessuno ha un contratto. Meno di 2 euro all’ora, un massimo di 3, quando va bene. Scrivono nel dossier del Medu. “La gran parte dei braccianti continua a concentrarsi nella zona industriale di San Ferdinando, a pochi passi da Rosarno, in particolare nella vecchia tendopoli (che accoglie almeno il 60% dei lavoratori migranti stagionali della zona), in un capannone adiacente e nella vecchia fabbrica a poche centinaia di metri di distanza. Sono circa 3000 le persone che trovano alloggio qui, tra cumuli di immondizia, bagni maleodoranti e fatiscenti, bombole a gas per riscaldare cibo e acqua, pochi generatori a benzina, materassi a terra o posizionati su vecchie reti e l’odore nauseabondo di plastica e rifiuti bruciati. Le preoccupanti condizioni igienico-sanitarie, aggravate dalla mancanza di acqua potabile, ed i frequenti roghi che hanno in più occasioni ridotto in cenere le baracche ed i pochi averi e documenti degli abitanti (l’ultimo, il 27 gennaio scorso, ha registrato una vittima, Becky Moses, ed ha lasciato senza casa circa 600 persone nella vecchia tendopoli) rendono la vita in questi luoghi quanto mai precaria e a rischio”.
Età, passaporti. Continua il dossier di Medu: “Si tratta per lo più di giovani lavoratori, con un’età media di 29 anni, provenienti dall’Africa sub-sahariana occidentale (soprattutto Mali, Senegal, Gambia, Guinea Conakry e Costa d’Avorio). Non mancano le donne, circa 100 provenienti dalla Nigeria, quasi certamente vittime di tratta a scopo di prostituzione. Il 67% delle persone assistite è in Italia da meno di 3 anni, ma c’è anche chi vive nel paese da più di 10 anni (4,4%) ed è finito nel ghetto di San Ferdinando-Rosarno dopo aver perso il lavoro nelle fabbriche del nord Italia o dopo aver perso il titolo di soggiorno (soprattutto di lavoro, per mancanza di risorse economiche ritenute sufficienti al rinnovo)”

Non sanno l’italiano, non possono difendersi. Più della metà dei pazienti – spiegano i medici – ha una conoscenza scarsa della lingua italiana, “a testimonianza delle gravi carenze del sistema di accoglienza, di cui la maggior parte delle persone ha usufruito. Meno di 3 su 10 hanno un contratto. Nella quasi totalità dei casi, tuttavia, il possesso della lettera di assunzione o di un contratto formale non si accompagna al rilascio della busta paga, alla denuncia corretta delle giornate lavorate ed al rispetto delle condizioni di lavoro così come stabilite dalla normativa nazionale o provinciale di settore e l’accesso alla disoccupazione agricola risulta precluso alla gran parte dei lavoratori. Si tratta di dati particolarmente allarmanti, che denotano condizioni lavorative di sfruttamento o caratterizzate dal mancato rispetto dei diritti e delle tutele fondamentali dei lavoratori agricoli, che pure rappresentano tuttora il carburante per l’economia locale”.
Situazioni al limite. E infine, spiegano dal Medu, “dal punto di vista sanitario, le precarie condizioni di vita e di lavoro pregiudicano in maniera importante la salute fisica e mentale dei lavoratori stagionali. Tra le patologie più frequentemente riscontrate, le principali interessano infatti l’apparato respiratorio (22,06% dei pazienti) e digerente (19,12%), riconducibili allo stato d’indigenza e di precarietà sociale e abitativa, ed il sistema osteoarticolare (21,43%), da ricollegare particolarmente ad un’intensa attività lavorativa. Alcune persone inoltre presentano segni riconducibili a torture e trattamenti inumani e degradanti, per lo più connessi alla permanenza in Libia, e disturbi di natura psicologica”-
Quanto costa la vita di un uomo, quanto vale? Quanto costa un kiwi, un pomodoro, un mandarino? Quanto costa la vita di un uomo che andava a prendere delle lamiere per cercare di riparare se stesso e i suoi compagni dal sole?
Scriveva Frantz Fannon: “Per il popolo colonizzato il valore primordiale, perché il più concreto, è innanzitutto la terra: la terra che deve assicurare il pane e, sopra ogni cosa, la dignità”, E invece non c’è dignità tra i ‘dannati della terra’.
Soumaila Sacko è morto ammazzato in un Paese che lo ha sfruttato. Non era un ladro. Semmai in questa circostanza i ladri siamo noi.

 

fonte: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/06/03/due-euro-l-ora-per-lavorare-come-schiavi-la-pacchia-di-gioia-tauro-2025486.html

“È finita la pacchia” …è finita la pacchia anche per Soumaila Sacko, 29enne maliano sindacalista, che si “divertiva” a difendere i diritti migranti sfruttati …è finita la pacchia, a fucilate!

 

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Salvini sui migranti: “è finita la pacchia”

 

“È finita la pacchia” …è finita la pacchia anche per Soumaila Sacko, 29enne maliano sindacalista, che si “divertiva” a difendere i diritti migranti sfruttati …è finita la pacchia, a fucilate!

Schiavi mai: i migranti sfruttati in piazza dopo l’assassinio di Soumaila Sacko

I carabinieri proseguono negli interrogatori e nelle perquisizioni: si cerca unʼauto

Tensione a San Ferdinando, in Calabria, nel giorno della mobilitazione decisa dopo l’omicidio di Soumaila Sacko, il 29enne maliano sindacalista dell’Unione sindacale di base. Un gruppo di migranti, provenienti dalla tendopoli nella quale abitava il giovane, è giunto davanti al Municipio della cittadina chiedendo di incontrare un rappresentante della Prefettura di Reggio Calabria. I manifestanti stanno scandendo slogan come “Giustizia”, “Schiavi mai” e “Soumaila, uno di noi”.

La Cgil accusa: un crimine d’odio

Per le Cgil regionale e provinciale “vanno messe definitivamente in atto tutte le azioni necessarie per favorire la fuoriuscita dall’ancora attuale condizione di degrado e precarietà che caratterizza l’intero territorio della Piana di Gioia Tauro, per ridare dignità al lavoro agricolo garantendo il rispetto dei contratti e individuando fin da subito idonee strutture alternative alle baracche, ai capannoni e ai casolari, serviti in questi anni, e mai come adesso, a coprire il fabbisogno di posti letto e quanto necessario”. In conclusione, Angelo Sposato e Celeste Logiacco rilevano che “un’accoglienza dignitosa è il primo passo per arginare gravi abusi quali lo sfruttamento lavorativo: negare un’accoglienza degna di un paese civile a questi lavoratori vuol dire necessariamente consegnarli a caporali e sfruttatori”.
“Un’aggressione vile e piena di odio”. Per Bruno Costa, segretario generale della Flai Cgil Calabria, l’assassinio di Sacko Soumayla è “un fatto che nella sua ferocia colpisce, nel mentre in questo Paese un vento gelido di revanscismo e sciovinismo nervoso, che qualcuno pericolosamente alimenta, sta eccitando le coscienze poco critiche di quanti ignorano le pene, le difficoltà, lo sfruttamento, le condizioni di vita e di lavoro che i migranti devono sopportare, per assicurarsi un’esistenza dignitosa lontano da guerre, fame e malattie”. La Flai Cgil calabrese, dunque, chiama “a responsabilità la società civile, la politica e le istituzioni tutte a riflettere e agire immediatamente, e senza tentennamenti, per l’aumento di questo genere di violenze razziali”.

Le indagini dei carabinieri

La persona che ha sparato i quattro colpi di fucile da una settantina di metri, letali per Soumaila Sacko, il ragazzo 30enne del Mali ucciso ieri a San Calogero, nel Vibonese, era gia’ sul posto quando la vittima e’ arrivata nella fabbrica dismessa di san Calogero (Vv) insieme con due connazionali. Questo e’ quanto emerso dai rilievi effettuati dai Carabinieri della compagnia di Tropea che conduce le indagini. Gli inquirenti non formulano al momento un’ipotesi precisa, ma le indiscrezioni portano alla criminalita’ organizzata per cui Soumalia potrebbe aver pagato una “invasione di campo” commessa quando, insieme con due connazionali, ha tentato di portar via delle lamiere dalla fabbrica dismessa in cui e’ avvenuta la tragedia.

Dopo essere stati feriti lievemente, i due sopravvissuti hanno dato l’allarme, ma non avendo telefoni cellulari sono tornati a piedi a Rosarno (Reggio Calabria), distante una decina di chilometri da San Calogero, dove si sono recati dai carabinieri. I militari si sono recati quindi sul posto facendo intervenire il 118 che ha soccorso Sacko portandolo nell’ospedale di Reggio Calabria dove però è morto per una ferita alla testa.

I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, stavano raccogliendo materiale nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla” del centro del Vibonese, quando un uomo e’ sceso da una Fiat Panda premendo quattro volte il grilletto di un fucile. La fabbrica e’ sotto sequestro da dieci anni per cui non esiste nessun proprietario che possa lamentare il furto del materiale abbandonato. Soumalia era iscritto al sindacato Usb e viveva in una baraccopoli che ospita centinaia di persone nella vicina San Ferdinando (Rc). Il suo impegno era dedicato alla difesa dei diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti in baraccopoli o nella tendopoli di San Ferdinando allestita dalla Protezione Civile. Per oggi l’Unione Sindacale di Base ha indetto una giornata di sciopero dei braccianti agricoli. Per prevenire possibili disordini, la zona e’ presidiata dalle forze dell’ordine. Nel 2010, il ferimento di un immigrato innesco’ una rivolta sedata a fatica dalle forze di polizia, mentre nel gennaio scorso una giovane donna mori’ in un rogo nella tendopoli. L’area, meta stamane di molti giornalisti, e’ interdetta a chiunque tenti di avvicinarsi.

Il consiglio comunale di Milano ricorda Sacko Soumalia: visto che Salvini tace

La richiesta del minuto di silenzio di Paolo Limonta di Milano Progressista: ministro degli Interni, è troppo occupato a straparlare di espulsioni di massa e pacchie finite

Una iniziativa che denota sensibilità in tempi di odio, razzismo e xenofobia: il Consiglio comunale di Milano, in apertura di seduta, ha voluto ricordare Sacko Soumalia, il migrante sindacalista ucciso a San Calogero in Calabria.
La richiesta del minuto di silenzio è arrivata dal consigliere Paolo Limonta, della lista Milano Progressista che in aula ha preso la parola per “ricordare l’assordante silenzio dell’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini, troppo occupato a straparlare di espulsioni di massa e pacchie finite”.
“Ieri in Italia un sindacalista è stato ucciso con un colpo di fucile da un killer mafioso – ha concluso -. E questo, da un paese che si definisce civile, non può essere accettato”.

 

Fonti:

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/06/04/schiavi-mai-i-migranti-sfruttati-in-piazza-dopo-l-assassinio-di-soumaila-sacko-2025522.html

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/06/04/il-consiglio-comunale-di-milano-ricorda-sacko-soumalia-visto-che-salvini-tace-2025549.html

ECCOLO: nel primo discorso di Salvini ministro, parole vergognose contro migranti e gay, senza dimenticare qualche frecciatina ai meridionali e qualche (troppi) ammiccamenti al nord ed alla “secessione”…!

 

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ECCOLO: nel primo discorso di Salvini ministro, parole vergognose contro migranti e gay, senza dimenticare qualche frecciatina ai meridionali e qualche (troppi) ammiccamenti al nord ed alla “secessione”…!

 

Nel primo discorso di Salvini ministro parole contro migranti e gay

Il neo ministro era a Sondrio per il comizio elettorale del candidato sindaco

 

Taglio alle politiche di accoglienza, stretta sugli immigrati e nessun impegno per i diritti dei figli di genitori omosessuali: nei venti minuti del suo primo discorso da ministro dell’Interno Matteo Salvini è riuscito a mostrare il vero volto della Lega. Quello razzista e omofobo, appunto, deciso a cancellare le piccole conquiste dell’Italia negli ultimi anni in tema di diritti civili.

Il primo punto, come era prevedibile, è quello sui migranti.

“Il mio impegno riguarderà la sicurezza degli italiani – ha detto Salvini tra gli applausi dei suoi sostenitori nel discorso pronunciato ieri sera a Sondrio, dove ha raggiunto il candidato sindaco della Lega Marco Scaramellini per un comizio elettorale – e far sentire la vicinanza alle forze dell’ordine che rischiano la vita per 1200 euro al mese e non meritano di essere preso in giro dai balordi che entrano ed escono di galera. ‘A casa loro’ sarà una delle nostre priorità. Porte aperte per la gente per bene, biglietto di sola andata a chi viene qui per far casino”.

Per chiarire ogni dubbio sulla sua posizione in merito all’accoglienza dei migranti arriva pure il riferimento a Giovanni Tria, che avrà il ministero dell’economia: “Ho già parlato con il ministro, gli ho detto che bisogna prestare attenzione ai 5 miliardi di euro che spendiamo per mantenere gli immigrati. Mi sembrano un po’ troppi, ci vuole una bella sforbiciata. Avremo un approccio culturale leggermente diverso – ha detto con ironia, e sempre tra applausi e grida – da quello della signora Boldrini”

Dopo aver parlato poi di riforma delle pensioni Salvini ha affrontato un altro tema che lo ha sempre visto ostile, quello delle famiglie omosessuali: “Garantirò il diritto alla vita e il diritto a mantenere i concetti legati alla vita con parole chiare e idee chiare: la mamma si chiama mamma e il papà si chiama papà, non ci sono genitori unici, o due o tre o quattro fritti misti. Ci sono mamma e papà e bambini che hanno il diritto all’educazione, alla libertà di scegliere”. E a proposito di famiglie Salvini ha parlato anche di salute, con un chiaro riferimento all’obbligo dei vaccini, assicurando che garantirà “La libertà di cura visto che più che la mamma e il papà nessuno può volere più bene ai loro bimbi. quindi vediamo di riportare un po’ di buon senso in un paese che rischiava di smarrire il buon senso”.

di Francesca Mulas

fonte: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/06/01/nel-primo-discorso-di-salvini-ministro-parole-contro-migranti-e-gay-2025353.html

Siamo un Paese a sovranità limitata – abbiamo avuto criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro non piace alla Germania…

 

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Siamo un Paese a sovranità limitata – abbiamo avuto criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro non piace alla Germania…

La Germania ha deciso. Mattarella ha eseguito e a prenderlo a quel posto sono sempre i soliti…

Se tutto va bene (ma proprio bene bene) torneremo al voto… Ma già stanno tramando per un nuovo governo tecnico, alla faccia del voto. Un governo tecnico che puzza tanto di golpe.

Ma non preoccupatevi, dopo Monti, Letta, Renzi e Gentiloni ormai siamo pronti a tutto. golpe più, golpe meno…

Da Il Fatto quotidiano:

Di Maio: “abbiamo avuto dei criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro critica l’Europa…”

Salvini: “Siamo un Paese a sovranità limitata”

Fraccaro: “Mattarella si assumerà le sue responsabilità”
“Mattarella si assumerà le sue responsabilità. Noi difenderemo gli interessi del Paese sacrificati con il veto sul Governo. La sovranità appartiene al popolo, ora basta con i diktat: chiederemo ai cittadini un mandato ancor più forte in Italia e Ue. Non si può fermare il cambiamento”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il deputato del MoVimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro.

Centinaio: “Da Mattarella attacco a democrazia”
“Era tutto pronto. Il governo del cambiamento era ai blocchi di partenza per servire il Paese nel nome unico dell’interesse dei cittadini. Mattarella ha deciso di mandare tutto a monte con un vero e proprio attacco alla democrazia. Siamo sconvolti e arrabbiati ma la gente è con noi. Sappiamo di aver fatto tutto il possibile e di essere dalla parte della giustizia e della democrazia “. Così Gian Marco Centinaio presidente della Lega al Senato.

Di Maio: “Si metta nella Costituzione che i ministri vanno scelti in base dell’opinione”
“Nelle motivazioni del fatto che non si nomina un ministro perché reo di essere stato, nelle sue ricerche, critico nei confronti dei Trattati dell’Unione monetaria. Allora si metta nella Costituzione che il presidente nomina i ministri sulla base della loro opinione. Non si capisce perché Savona andava bene come ministro di Ciampi e non di Conte”. Lo afferma Luigi Di Maio in diretta telefonica a “Che tempo che fa”.

Di Maio: “Nel programma non c’era uscita dall’euro”
“Non c’era l’uscita dall’euro nel programma. Savona aveva detto in passato che in casi estremi si poteva pensare a un piano B, ma noi non lo abbiamo nemmeno preso in considerazione” questo piano. Così Luigi Di Maio a Che tempo che fa.

Di Maio chiama in diretta Rai1: “Stato di accusa al presidente”
“Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in stato di accusa il presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione”. Lo ha detto Luigi Di Maio, intervistato telefonicamente da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”.

Sibilia: “Mattarella ha tagliato le gambe agli italiani”
“Non sono un costituzionalista ma reputo che il Capo dello Stato abbia superato le sue prerogative costituzionali. Tra l’altro, senza indicare alcuna via alternativa. Movimento Cinque Stelle e Lega rappresentano la maggioranza del Paese e faticosamente hanno trovato un accordo sulle idee e sulle gambe, cioè i nomi dei Ministri che avrebbero dovuto mandare avanti quelle idee. Mattarella si è arrogato il diritto di tagliare le gambe al popolo italiano. E’ a mio avviso inaccettabile: va sfiduciato”. Lo scrive in una nota il deputato M5S Carlo Sibilia, chiedendo l’impeachment per il Presidente della Repubblica.

Salvini: “Impeachment? Di questo non parlo, sono incazzato”
“Impeachment? Di questo non parlo. Sono profondamente incazzato che dopo settimane di lavoro in mezz’ora ci hanno detto che questo governo non doveva nascere”. Lo afferma la leader della Lega, Matteo Salvini.

Grillo twitta: “Shhh”
“Shhh”. E’ il post su twitter di Beppe Grillo che viene accompagnato dal trailer del film horror “a quiet place” in cui alcune scene sono inframezzate da scritte come “move carefully and never make a sound” (muoviti con attenzione e non fare nemmeno un rumore”).

Di Maio: “In questo Paese puoi essere condannato, ma non puoi criticare l’Ue”
“In questo Paese puoi essere un criminale condannato, un condannato per frode fiscale, puoi essere Alfano, puoi avere fatto reati contro la pubblica amministrazione, puoi essere una persona sotto indagine per corruzione e il ministro lo puoi fare ma se hai criticato l’Europa non puoi permetterti neanche di fare il ministro dell’Economia in Italia. Ma non finisce qui”. Così il leader M5S Luigi Di Maio in diretta su Fb.

Salvini: “Siamo un Paese a sovranità limitata”
“Mi sto convincendo che non siamo un paese libero. Siamo un paese a sovranità limitata”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, da Terni.

Ormai è acclarato che Cucchi fu massacrato dai Carabinieri. Per chi avesse la memoria corta, vorremmo ricordare le nobili e sensibili parole di conforto che Matteo Salvini rivolse alla sorella: “Ilaria Cucchi? Mi fa schifo…!”

Cucchi

 

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Ormai è acclarato che Cucchi fu massacrato dai Carabinieri. Per chi avesse la memoria corta, vorremmo ricordare le nobili e sensibili parole di conforto che Matteo Salvini rivolse alla sorella: “Ilaria Cucchi? Mi fa schifo…!”

Cucchi massacrato dai carabinieri, ma Salvini diceva : “La sorella mi fa schifo”

L’estremista di destra che vuole guidare il Viminale ha una doppia visione della legalità: pugno di ferro con comunisti e stranieri ma quando i reati sono fatti da forze dell ordine vanno infangate le vittime

Il governo è quasi pronto e vogliamo ricordare cosa diceva l’estremista di destra che vuole guidare il Viminale un anno fa.

Ilaria Cucchi? Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma mi fa schifo. E’ un post che mi fa schifo. Mi ricorda tanto il documento contro il commissario Calabresi”. Lo diceva un anno fa Matteo Salvini, segretario della vecchia Lega Nord che per motivi elettorali si è trasformata in Lega (e basta) a La Zanzara su Radio 24, parlando della foto del carabiniere indagato per la morte di Stefano Cucchi, pubblicata da Ilaria Cucchi sul suo profilo Facebook in quei giorni.

“La sorella di Cucchi – aveva sottolinea Salvini – si deve vergognare. La storia dovrebbe insegnare. Qualcuno nel passato fece un documento pubblico, erano intellettuali sdegnati contro un commissario di polizia che poi fu assassinato. I carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non può andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa”.

“Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri – aveva detto ancora il leader leghista – Se l’un per cento sbaglia deve pagare, anche il doppio. Però mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”.

Per le ragazze stuprate a Firenze disse lo stesso: credeva ai carabinieri e non alle vittime.

La sua doppia visione della legalità ci disgusta: pugno di ferro con comunisti e stranieri, ma quando i reati sono commessi dalle forze dell ordine vanno infangate le vittime

 

fonte: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/17/cucchi-massacrato-dai-carabinieri-ma-salvini-diceva-la-sorella-mi-fa-schifo-2024465.html

LEGGI:

Il caso di Stefano Cucchi, dopo 9 anni comincia ad uscire fuori la verità: il Carabiniere che ha fatto riaprire il caso: “I Colleghi l’hanno MASSACRATO”…!!!
Salvini attacca Ilaria Cucchi: “Post su Facebook? Mi fa schifo, si vergogni”

 

 

Marco Travaglio contro Salvini: “Tra domenica e lunedì è successo qualcosa che non ci viene raccontato”

 

Travaglio

 

 

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Marco Travaglio contro Salvini: “Tra domenica e lunedì è successo qualcosa che non ci viene raccontato”

Duro attacco di Marco Travaglio contro Salvini a Di Martedì.

Il direttore del Fatto Quotidiano, collegato con lo studio della trasmissione di La7, ha commentato gli sviluppi della trattativa tra M5S e Lega per la formazione del governo, che sembra essersi arenata ad un passo dalla chiusura dell’accordo.

M5s-Lega, Travaglio: “Salvini? Se non si sgancia da Berlusconi è un fanfarone. Promette ma chiede permesso a papi”

“Cosa sta succedendo tra M5s e Lega? Accade quello che era facile prevedere che succedesse quando una trattativa inizia nell’ambiguità. Prima di sedersi al tavolo con Salvini bisogna sapere se ha appeso per i testicoli Berlusconi, cioè se ha le mani libere. Se non si scioglie questo nodo, è inutile sedersi al tavolo”. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel corso di Dimartedì (La7). “Già è difficile mettere d’accordo Lega e M5s per l’eterogeneità dei loro programmi” – continua – “e il volume di fuoco che produrrebbe la realizzazione di flat tax, blocco della legge Fornero e reddito cittadinanza. Se poi devi tener conto anche di Berlusconi, non puoi occuparti di corruzione, di evasione fiscale, di mafia, di conflitto d’interessi, cioè non puoi fare praticamente nulla di quello che serve a questo Paese”. E aggiunge: “Sembrava quasi tutto fatto tra Salvini e Di Maio, anche sul nome del premier, poi Salvini è andato ad Arcore ed è uscita un’altra persona. Berlusconi ha letto il contratto di governo e il leader della Lega improvvisamente ha cambiato idea su giustizia e grandi opere. Poi Salvini ha dichiarato al Quirinale che lui deve tenere unito il centrodestra. In più, tra Lega e M5s c’era una intesa di massima sul nome del premier, cioè il professor Conte” – prosegue – “Anche in questo caso, dopo che è stato fatto quel nome, sia pure informalmente, al presidente della Repubblica, si è tornati a zero, il che significa che tra domenica e lunedì è successo qualcosa che non ci viene raccontato. E ce lo deve raccontare Salvini”. Il direttore del Fatto chiosa: “Il leader della Lega ha cambiato le carte in tavola, quindi non so quanto esca bene da questa situazione. E’ stato Salvini a richiamare i 5 Stelle, dopo che questi ultimi lo avevano salutato perché lui non si sganciava da Berlusconi. Se ora Salvini è di nuovo agganciato a Berlusconi, ne uscirà come un fanfarone, che promette, promette, promette, ma poi al dunque deve sempre chiedere il permesso a papà o a papi”

 

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/16/m5s-lega-travaglio-salvini-se-non-si-sgancia-da-berlusconi-e-un-fanfarone-che-promette-ma-poi-chiede-permesso-a-papi/4358941/

 

Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: crediamo proprio che non ci sia proprio nient’altro da dire…!

 

Salvini

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Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: crediamo proprio che non ci sia proprio nient’altro da dire…!

Salvini con il giubbetto dei fascisti di CasaPound: segnale forte e chiaro

Il brand si chiama Pivert e titolare dell’azienda è un picchiatore di Blocco Studentesco. Il leader della Lega strizza l’occhio all’estrema destra…!

“L’uomo Pivert non è un uomo elitario, non si ritira nei piani alti di un grattacielo per osservare dall’alto verso il basso. Si sporca le mani ma non sopporta la massa, gli standard, le cose di tutti e per tutti…. L’uomo Pivert combatte, sul ring o sulla vita non fa differenza. Lui combatte: per le proprie idee, per opporsi a ciò che non gli sta bene”. Ricordiamo la visione dell’uomo Pivert – azienda di abbigliamento sportivo di cui andremo a parlare – perchè mercoledì sera alla finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan, Matteo Salvini era in tribuna d’onore allo stadio Olimpico di Roma con cappellino del suo Milan in testa e indosso una giacca impermeabile della Pivert. L’azienda, caratterizzata dal logo di un picchio bianco, è quasi una divisa tra i neofascisti, quelli di CasaPound, ma non solo. Per mettere a posto tutti i tasselli, CasaPound è quella realtà neofascista le cui gesta si possono ripassare scorrendo la cronaca nera, anzi nerissima, di Roma ma non solo. Suoi esponenti, come Iannone e Di Stefano, quando non erano politicamente  ingombranti , erano culo e camicia ( nera ) con Salvini.
E l’uomo che vorrebbe tanto divenire da qui a breve ministro dell’Interno mercoledì era in tribuna d’onore dell’Olimpico a far da testimonial alla linea d’abbigliamento più amata dai neofascisti. Non distante, la presidente del Senato, seconda carica dello Stato, espressione di quel parti
to di proprietà di Silvio Berlusconi che ha dato il lasciapassare alla possibile alleanza tra Lega di Salvini e 5Stelle di Di Maio.
Andiamo alla Pivert. Il titolare dell’azienda (il logo è, appunto, un picchio stilizzato) è Francesco Polacchi, già responsabile nazionale di Blocco Studentesco (la costola giovanile di CasaPound), condannato a un anno e quattro mesi per i violenti scontri in piazza Navona, a Roma, nel 2008  e ora indagato per gli scontri seguiti al blitz di CasaPound a Milano contro il sindaco Beppe Sala. Era il 29 giugno 2017. Secondo i magistrati, Polacchi avrebbe aggredito con calci e pugni due persone.
La Pivert  oggi ha una rete vendita con negozi sia in Italia che all’estero. Un successo, in pochi anni, considerando che nacqua nel vicino 2015. Il marchio di fatto è una costola commerciale di CasaPound- Pivert sul nascere pounta immediatamente ai giovani della destra estrema, pur non avendo riferimenti espliciti all’iconografia fascista. Pivert è un  segno di riconoscimento. Protagonisti delle campagne pubblicitarie sono ragazzi coi capelli rasati ritratti davanti al Vittoriale o all’Altare della Patria. Per essere chiari e diretti.  E mercoledì sera all’Olimpico di Roma Salvini a far bella mostra del suo Pivert. Che non gli ha portato bene.

tratto da: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/05/10/salvini-con-il-giubbetto-dei-fascisti-di-casapound-segnale-forte-e-chiaro-2024052.html

Scurdammoce ‘o passato – Salvini e Di Maio vicini all’accordo: “Si può chiudere in 3 giorni” …!

 

Di Maio

 

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Scurdammoce ‘o passato – Salvini e Di Maio vicini all’accordo: “Si può chiudere in 3 giorni” …!

 

Salvini e Di Maio vicini all’accordo: “Passi avanti su composizione del governo e premier”

Dopo l’ok di Silvio Berlusconi al governo tra MoVimento 5 Stelle e Lega, ma senza il sostegno di Forza Italia, i due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono incontrati per definire i punti di una possibile intesa. Si parla di temi, ma anche di nomi. I due fanno sapere che ci sono stati “significativi passi avanti sulla composizione del governo e sul presidente del Consiglio”.

È terminato l’incontro iniziato intorno alle 9 di questa mattina tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, per definire l’eventuale accordo che porterebbe alla nascita di un governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle. I due, al termine del colloquio, hanno diffuso un comunicato congiunto: l’incontro è avvenuto in un “clima positivo per definire il programma e le priorità di governo. Già oggi pomeriggio si terrà la prima riunione con i responsabili tecnici dei diversi settori MoVimento 5 Stelle e Lega”. Per quanto riguarda la composizione dell’esecutivo e il nome del presidente del Consiglio “sono stati fatti significativi passi in avanti nell’ottica di una costruttiva collaborazione tra le parti con l’obiettivo di definire tutto in tempi brevi per dare presto una risposta e un governo politico al Paese”.

Nel pomeriggio si terrà un incontro che verterà sul programma comune: a prendere parte saranno i tecnici dei due partiti. E Salvini e Di Maio, invece, decideranno quando rivedersi, secondo quanto spiegato da Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, ai cronisti alla Camera dei deputati. Giorgetti ha partecipato all’incontro di questa mattina, in cui era presente, per il MoVimento 5 Stelle, anche Vincenzo Spadafora. Giorgetti non risponde invece a chi gli chiede maggiori informazioni sui nomi che circolano per il governo e sui tempi che si danno le due forze politiche prima di andare al Quirinale a riferire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Lega e MoVimento 5 Stelle avrebbero chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di attendere qualche altro giorno per definire l’accordo di governo e poi riferire gli ultimi sviluppi al Colle. Secondo quanto si apprende, i due partiti avrebbero chiesto tempo almeno fino a domenica, quindi un punto sulla situazione potrebbe arrivare lunedì. Intanto Salvini ritorna alla sua classica metafora della ruspa, stavolta pubblicandola in foto. In un post su Twitter corredato da una sua foto davanti a una ruspa scrive: “Stiamo lavorando per voi”.

 

 

 

 

 

tratto da: https://www.fanpage.it/live/dopo-il-via-libera-di-berlusconi-salvini-e-di-maio-cercano-l-intesa-sul-presidente-del-consiglio/