Per rinfrescarvi la memoria – 6 gennaio 1980, 39 anni fa, “cosa nostra” uccise Piersanti Mattarella… Chissà se ogni tanto il Presidente Mattarella incrociando Berlusconi gli ricorda che il fratello fu ucciso da un “eroico stalliere”…

 

Berlusconi

 

 

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Per rinfrescarvi la memoria – 6 gennaio 1980, 39 anni fa, “cosa nostra” uccise Piersanti Mattarella… Chissà se ogni tanto il Presidente Mattarella incrociando Berlusconi gli ricorda che il fratello fu ucciso da un “eroico stalliere”…

Domenica 6 gennaio 1980 – In Via della Libertà a Palermo, non appena entrato in una Fiat 132 insieme con la moglie, i due figli e la suocera per andare a messa, si avvicinò un sicario al finestrino e lo freddò a colpi di pistola…

Il sicario potrebbe essere uno dei tanti eroici stallieri di cui l’Italia è silenziosamente piena. Uno dei tanti eroici stallieri di cui il nostro buon Silvio amava circondarsi…

Eroico stalliere…

Giusto come pro-memoria Vi riportiamo di seguito un breve passo delle motivazioni della sentenza di condanna di Dell’Utri.

Leggete e rabbrividite:

Tra il 16 ed il 19 maggio 1974 si svolgeva a Milano un incontro cui prendevano parte Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi, Gaetano Cinà (legato alla “famiglia” mafiosa Malaspina) Stefano Bontade (capo della “famiglia” mafiosa S. Maria del Gesù ed esponente, fino a poco prima, insieme con Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio, del “triunvirato” massimo organo di vertice di “cosa nostra”), Mimmo Teresi (sottocapo della “famiglia” mafiosa S. Maria del Gesù), Francesco Di Carlo (“uomo d’onore” della “famiglia” mafiosa Altofonte, di cui, all’epoca, era consigliere e di cui, in seguito, sarebbe diventato capo).

In tale occasione veniva raggiunto l’accordo di reciproco interesse, in precedenza ricordato, tra “cosa nostra” rappresentato dai boss mafiosi Bondante e Telesi, e l’imprenditore Berlusconi, accordo realizzato grazie alla mediazione di Dell’Utri che aveva coinvolto l’amico Gaetano Cinà, il quale, in virtù dei saldi collegamenti con i vertici della consorteria mafiosa, aveva garantito la realizzazione di tale incontro.

L’assunzione di Mario Mangano (all’epoca dei fatti affiliato alla “famiglia” mafiosa di Porta Nuova, formalmente aggregata al mandamento di S. Maria del Gesù, comandato da Stefabo Bondante) ad Arcore, nel maggio-giugno del 1974 costituiva l’espressione dell’accorso concluso, grazie alla mediazione di Dell’Utri, tra gli esponenti palermitani di cosa nostra e Silvio Berlusconi ed era funzionale a garantire un presidio mafioso all’interno della villa di quest’ultimo.

In cambio della protezione assicurata Silvio Berlusconi aveva cominciato a corrispondere, a partire dal 1974, agli esponenti di “cosa nostra” palermitana, per il tramite di Dell’Utri, cospicue somme di denaro che venivano materialmente riscosse da Gaetano Cinà.

QUI la sentenza completa

Il passaggio che Vi abbiamo riportato è a pagina 48.

………………………

Ecco due interessanti video: Telefonata tra Berlusconi e Dell’Utri intercettata dalla Polizia con commento di Marco Travaglio

…E ancora Marco Travaglio, incontenibile…!

“Piersanti si chiamava Piersanti” …il disperato grido di Del Rio che si ricorda di Piersanti quando deve fare demagogia… Lui e tutti i Pdioti ricordano che Mattarella è morto per difendere i diritti del popolo contro i poteri forti e lo strapotere dell’Ue? Gli stessi diritti che loro hanno vergognosamente calpestato?

Piersanti

 

 

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“Piersanti si chiamava Piersanti” …il disperato grido di Del Rio che si ricorda di Piersanti quando deve fare demagogia… Lui e tutti i Pdioti ricordano che Mattarella è morto per difendere i diritti del popolo contro i poteri forti e lo strapotere dell’Ue? Gli stessi diritti che loro hanno vergognosamente calpestato?

Da “I Nuovi Vespri”:

RIPUBBLICHIAMO QUESTO ARTICOLO dopo le polemiche suscitate dal discorso del Premier, Giuseppe Conte, che ha ‘osato’ parlare del “congiunto” del Presidente della Repubblica, ovviamente riferendosi a Piersanti Mattarella. L’opposizione, PD in primis, si sta strappando  le vesti accusando Conte di leggerezza. Se solo chi si indigna fosse capace di seguire le orme del Presidente della Regione ucciso nel 1980…  Mattarella difendeva gli interessi del suo popolo anche contro lo strapotere dell’Ue. Quelli che oggi si scandalizzano non ne sono capaci o preservano altri interessi…. Farebbero meglio a stare zitti. Con i fatti dimostrano quanto lontani siano da lui…

6 Gennaio 2017- 37 anni fa l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella.  Era in macchina, in via Libertà a Palermo, sotto casa sua. Stava per andare a messa con la sua famiglia quando un uomo armato di una pistola lo uccise sparandogli dal finestrino.

Su questo omicidio regna ancora il mistero più fitto, ma la pista politica resta sempre la più credibile. Una tesi riaffermata oggi, in occasione delle cerimonia celebrativa sul luogo del delitto,  dall’avvocato della famiglia Mattarella, Francesco Crescimanno che ha avviato da mesi una complessa attività di analisi delle carte processuali per ottenere l’apertura di un nuovo filone di indagini:

“La mafia c’entra, certo che c’entra. Ma quello di Mattarella, lo ritengo un omicidio più politico che mafioso”. La mafia, cioè, come molto spesso è accaduto, avrebbe agito da tramite o avrebbe in qualche modo fornito coperture, ma il killer non sarebbe neanche ascrivibile ad ambienti malavitosi locali. Un killer che sarebbe arrivato da fuori, da ambienti legati al terrorismo nero al servizio di “centri di potere occulti”.  Un caso unico per gli omicidi siciliani, dove si è sempre saputo tutto sui sicari e poco sui mandanti.

“Io sono convinto che il killer sia Giusva Fioravanti, lo hanno riconosciuto sia la moglie di Mattarella che la domestica” ha aggiunto il legale stamattina. E in una intervista dello scorso luglio aveva anche ricordato che “pure il giudice Falcone non aveva dubbi. Ma Fioravanti è stato assolto. Però, questo caso non può restare irrisolto: si potrebbe tornare a indagare sui depistaggi, per comprendere il coacervo di interessi, fra mafia e ambienti della destra eversiva, che probabilmente maturarono attorno alla morte di Piersanti Mattarella”.

A questo proposito vale la pena ricordare le parole di Rocco Chinnici, ucciso nel 1983: “C’è un filo rosso che lega tutti i grandi delitti: un unico progetto politico”. Così scriveva l’ indimenticato capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo sul suo diario commentando gli omicidi di Mattarella, del segretario del PCI, Pio La Torre e del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa. 

Nell’inchiesta Mattarella è presente tutto il repertorio degli altri grandi delitti: prove false, depistaggi, testimonianze artefatte e una verità che non arriva. Lo sa bene anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso: ” C’è stato un depistaggio, è scritto nelle carte processuali e ci sono punti oscuri”.

Certo è che il Presidente della Regione, tra i migliori che la Sicilia abbia mai avuto,  dava fastidio a tanti. Per la sua politica di allargamento della sua maggioranza di governo al Partito Comunista, proprio come Moro, di cui era ritenuto il naturale successore e morto anche lui in circostanze tutt’ora oscure. Per il suo stile, per la sua solida preparazione, per la svolta che ha impresso nell’amministrazione regionale a dare dignità politica al Parlamento siciliano e all’Autonomia.

Alcuni tra i suoi predecessori sono stati pure importanti: Franco Restivo, come ha raccontato in un bel libro Franco Nicastro, ha ‘vertebrato’ la Regione siciliana; Giuseppe Alessi, grande espressione del popolarismo sturziano autentico, ha provato ad opporsi alla ‘sepoltura’ dell’Alta Corte per la Sicilia (“L’hanno sepolta viva”, ricordava sempre Alessi a proposito dell’organismo che doveva rappresentare la Sicilia nelle controversie con lo Stato, visto che non è mai stata approvata una legge costituzionale per abrogarla).

Ma è stato Piersanti Mattarella che ha provato a far capire ai siciliani il vero senso dell’Autonomia, sperimentando la formula politica della “Sicilia con le carte in regola”.

Di lui vogliamo ricordare una legge che dovrebbe portare il suo nome: la legge regionale numero 71 del 1978. E’ la grande legge urbanistica, tutt’ora in vigore. Nessuno prima di lui aveva mai pensato a una legge urbanistica e la sua, ostacolata in tutti i modi, non piaceva a buona parte della politica di quegli anni. E, soprattutto, non piaceva alla mafia. La legge n. 71 serviva a reiterare la tutela lungo le coste, entro i 150 metri dalla battigia e a salvare il verde pubblico montano, collinare e costiero che poi avrebbe aperto la via, negli anni ’80, all’istituzione dei parchi e delle Riserve naturali.

Non gli mancava il coraggio di difendere la Sicilia e gli interessi dei Siciliani:

“Occorre creare una forza di pressione capace di controbilanciare le spinte e le sollecitazioni che sull’apparato politico-burocratico esercita la struttura socio finanziaria del Nord” diceva il Presidente Mattarella. Che a tal fine volle  un Comitato di coordinamento di Presidenti delle regioni meridionali che affiancava il Ministro nella programmazione economica. Non è un caso che in quel periodo, come ci ha ricordato  il costituzionalista palermitano, Andra Piraino che del Presidente era amico, “il divario tra il reddito pro capite tra Sud e quello del Nord diminuì notevolmente”Mattarella credeva nella necessità di una unione delle regioni meridionali, ognuna con le sue prerogative. E quelle siciliane le difese anche davanti all’allora Presidente della Commissione esecutiva della Comunità Economica Europea, Roy Jenkins in visita a Palermo.

Era il 6 Settembre del 1979 e parlando di legislazione europea gli disse:

“L’emanazione di norme europee non sempre tiene conto della realtà di tutte le regioni della Comunità, norme che sembrano fatte solo per una parte della Comunità e non per tutta, di modo che si innesca e si accresce quel processo centripeto di accorpamento delle risorse che è proprio di ogni sviluppo dualistico non integrato e che ha per effetto l’allargamento del divario”.
“Sovente -sottolineò Mattarela rivolgendosi a Jenkins- tali norme, signor Presidente, non tengono conto, in particolare, neppure del livello di autonomia locale di cui ad esempio la Sicilia fruisce all’interno della comunità nazionale, livello assai largo e che è frutto da un lato di peculiarità storiche, sociali, geografiche, economiche tuttora presenti; e dall’altro di lotte politiche e di tradizioni che costituiscono patrimonio inalienabile di questa terra ed al quale non rinunciamo”.

E ancora, rivolgendosi ai governi nazionali:

“L’Autonomia regionale speciale che costituisce la risposta democratica ed unitaria del nuovo Stato repubblicano alle istanze della Sicilia del dopoguerra rimane patrimonio inalienabile di cui siamo e saremo sempre gelosi custodi”. 

Ricordi di un Presidente dei Siciliani che dovrebbero fare impallidire di vergogna gli attuali politici che stanno svendendo la Sicilia e i diritti sanciti dallo Statuto alle segreterie romane; quelli che hanno accettato un inviato del Governo nazionale alla guida dell’assessorato all’Economia; quelli che non si oppongono a questo stato di cose; quelli che fanno finta di opporsi; quelli che per la carriera hanno sacrificato i Siciliani e le potenzialità della nostra regione.

Ma la vergogna presuppone una coscienza. E molti dei nostri politici mercenari (o ascari come li definirebbe Salvemini) non sanno neanche cosa sia. Diceva Diderot: “La voce della coscienza e dell’onore è ben debole quando l’intestino urla”. E il loro intestino, evidentemente, non smette mai di urlare.
fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/06/07/piersanti-mattarella-contro-il-centralismo-romano-ed-europeo/#_

Chi tocca l’Europa muore: la lezione di Mattarella…!

Europa

 

 

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Chi tocca l’Europa muore: la lezione di Mattarella…!

 

28 maggio 2018

Un breve riassunto di quello che è successo il 28 maggio scorso: Giuseppe Conte, indicato da Lega e Movimento 5 Stelle come Presidente del Consiglio, è salito al Quirinale per conferire col Presidente della Repubblica, per comunicargli l’esito delle consultazioni e per presentargli la lista dei ministri. Già da diversi giorni si rincorrevano voci riguardanti la casella fondamentale di tale lista, quella legata al Ministro dell’Economia. Il Movimento 5 Stelle e la Lega avevano indicato Paolo Savona, già Ministro dell’industria durante il Governo Ciampi (1993-94). Le voci, dicevamo: dalle stanze del Quirinale era trapelato lo scontento del Presidente della Repubblica sul nome di Savona, considerato eccessivamente euroscettico. Un nome del genere, si argomentava, non sarebbe stato gradito né alle principali cancellerie europee, né ai famigerati mercati.

Poco prima dello scoccare delle 20, si sono aperte le porte della Sala della Vetrata, luogo nel quale avvengono le consultazioni. Ne è uscito il segretario generale della Presidenza della Repubblica, per leggere uno stringato comunicato che confermava le voci che si rincorrevano già da alcune ore: Giuseppe Conte ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente. In altri termini, ha rinunciato a formare un governo. Dopo un breve e alquanto insignificante intervento dello stesso ex Presidente del Consiglio incaricato, è stata la volta di Mattarella.

In un discorso breve, ma molto denso, il Capo dello Stato ha spiegato le ragioni per le quali non si era giunti a una soluzione della più lunga crisi di governo della Storia repubblicana. Conviene riportare qui le parole di Mattarella.

“Ho chiesto per il ministero dell’Economia l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma, che non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l’uscita dell’Italia dall’euro.

La designazione del Ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto per quel ministero l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, che al di là della stima e della considerazione della persona non sia visto come sostenitore di linee che potrebbe provocare la fuoriuscita dell’Italia dall’euro, cosa differente dal cambiare l’UE in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione ho constatato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione, e il presidente del consiglio incaricato ha rimesso il mandato”.

Proviamo a tradurre in italiano il linguaggio istituzionale di Mattarella. I partiti che insieme detengono la maggioranza assoluta delle Camere gli hanno sottoposto il nome di Paolo Savona. Il nome è sgradito ai mercati e ai rappresentanti delle istituzioni europee, quindi non ha firmato il decreto di nomina e ha proposto loro un nome più moderato e digeribile, ben consapevole che non avrebbero accettato. Ricevuto l’atteso rifiuto, ha ritenuto impossibile formare un governo.

Da queste parole dovrebbe derivare una sana inquietudine. Quel che è accaduto conferma, laddove ve ne fosse ancora bisogno, alcuni fatti difficilmente contestabili. Sono cose che erano già lampanti, ma che mai erano state espresse in maniera così esplicite dalla prima carica dello Stato. Ecco cosa emerge dal discorso di Mattarella.

Nell’Unione Europea, la tanto decantata sovranità popolare è fortemente limitata. Se un governo, pur sostenuto dalla maggioranza assoluta del Parlamento, non è gradito all’Unione Europea, alla Germania e ai mercati, il voto popolare non conta nulla. O si fa il governo che dicono questi ultimi, o si torna al voto (“e stavolta cercate di votare come diciamo noi, tanto è inutile”).

Le ingerenze europee vanno ben oltre quanto previsto dai Trattati e passano per canali leggermente diversi rispetto a quelli previsti dalla Costituzione: l’intimidazione, la speculazione, le pressioni informali.

Di uscire dall’Euro non se ne parla, in senso letterale. Chi ne parla, chi anche accenna alla possibilità di farlo, addirittura chi lo dice e poi se ne pente (vedi Savona) perde qualsiasi dignità istituzionale. E il Presidente della Repubblica può tenerlo lontano dal governo, con ogni mezzo necessario.

Nubi oscure si addensano all’orizzonte.  Possiamo votare chi ci pare, ci mancherebbe. Ma il governo che verrà dovrà essere gradito in primo luogo ai mercati, alla Commissione europea e ai governi degli Stati che decidono, di fatto, i destini dell’Unione Europea.

Dopo che è successo?

 Dopo è successo che anche 5stelle e lega hanno dovuto calare la testa al potere Europeo. a Savona hanno dato comunque un ministero, quello dell’industria, del commercio e dell’artigianato, si, ok, importante. Ma intanto il messaggio era passato: comandano loro!

Non avevano nulla contro Savona, tant’è che l’abbiamo potuto avere come ministro. L’importante, in tutta questa vicenda, è che l’Europa ha fatto capite agli Italioti chi è che comanda!

Chi tocca l’Europa muore!

Grazie a Mattarella scopriamo che in Italia c’è il reato d’opinione. Se sei dell’opinione che l’Euro ci ha rovinato non puoi fare il Ministro… Ma non sempre sempre, solo se vuoi fare il ministro dei 5stelle… Se invece sei Cottarella è dici che non dovevano entrare nell’Euro, allora pazienza…

 

Mattarella

 

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Grazie a Mattarella scopriamo che in Italia c’è il reato d’opinione. Se sei dell’opinione che l’Euro ci ha rovinato non puoi fare il Ministro… Ma non sempre sempre, solo se vuoi fare il ministro dei 5stelle… Se invece sei Cottarella è dici che non dovevano entrare nell’Euro, allora pazienza…

 

COTTARELLI: “NON AVREMMO DOVUTO ENTRARE NELL’EURO”

Prima abbiamo scoperto che in Italia c’è il reato d’opinione. Poi che questo reato non vale per tutti. Per Savona si, per Cottarelli no.

Anche Cottarelli ha scritto che l’Euro non è perfetto, che ci siamo entrati con tempi e modi sbagliati, che forse sarebbe stato meglio non farlo, che abbiamo perso competitività.

Perché Cottarelli può criticare l’Euro e Savona no? Forse perché Savona sarebbe stato ministro di un governo targato M5S? Ditemi se sbaglio.

Salve, mi chiamo Sergio Mattarella, di professione faccio il Presidente della Repubblica, ho affossato il governo M5s ponendo veto su Savona perchè preoccupato dei risparmi degli Italiani, però ho firmato il Bail-in del Pd con cui abbiamo inculato i risparmiatori Italiani…

 

Sergio Mattarella

 

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Salve, mi chiamo Sergio Mattarella, di professione faccio il Presidente della Repubblica, ho affossato il governo M5s ponendo veto su Savona perchè preoccupato dei risparmi degli Italiani, però ho firmato il Bail-in del Pd con cui abbiamo inculato i risparmiatori Italiani…

 

Vi spiego perché il Bail In è una fregatura per i risparmiatori (però poi non chidetemi perchè non posso fare il ministro)

 

L’analisi dell’economista ed ex ministro Paolo Savona

Errare è umano, perseverare è diabolico. Ho pensato a questo vecchio detto quando ho letto la definizione che la Banca d’Italia ha dato del BRRD, la nuova direttiva per la “soluzione” delle crisi bancarie (Dio ci protegga dagli acronimi e dai termini inglesi che ne celano il significato): «Le nuove norme consentiranno di gestire le crisi in modo ordinato attraverso strumenti più efficaci e l’utilizzo di risorse del settore privato, riducendo gli effetti negativi sul sistema economico ed evitando che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti».

Questa definizione implica che: 1) le gestioni delle crisi precedenti fossero meno ordinate, in sostanza una critica che la Banca d’Italia rivolge a se stessa; 2) i nuovi strumenti saranno più efficaci di quelli usati in passato; 3) le risorse proverranno dal settore privato; 4) gli effetti negativi delle crisi sul sistema economico verranno ridotti; 5) i contribuenti non subiranno più il costo dei salvataggi bancari. Questa elencazione dei molti vantaggi ricorda un episodio accaduto all’Assemblea francese: un ministro esordì affermando che aveva molti buoni motivi per avanzare la sua proposta; lo interruppe un deputato logicamente agguerrito che obiettò «se dispone di una buona ragione basta e avanza; ci risparmi dal sentire gli altri».

Nessuno degli effetti indicati dalla Banca d’Italia ha solidi fondamenti. In passato la soluzione delle crisi ha funzionato bene, ne consegue che gli strumenti usati erano efficaci; le risorse provenivano anche dal settore privato e affluivano mosse dalla convenienza, non dall’obbligo di legge come sarà da questo momento in poi; l’economia reale ha sempre beneficiato del precedente regime, mentre non accadrà lo stesso in futuro; l’onere sulla collettività era spalmato in modo più equo di quanto non avverrà con la nuova legge che penalizza il risparmio.

La logica economica prescrive che per raggiungere ciascun obiettivo si deve applicare almeno uno strumento, mentre la nuova legge prevede un solo strumento per raggiungere i cinque obiettivi indicati dalla Banca d’Italia; la realtà è che il vero scopo del provvedimento è unico: trasferire la responsabilità delle crisi prodotte dalle autorità italiane ed europee ai risparmiatori anche piccoli, quelli che avrebbero dovuto tutelare.

La decisione è frutto della grave malattia che ha colpito l’Europa, quella di voler isolare i bilanci pubblici dalle vicende dell’economia e della società che le autorità dovrebbero governare, ma non riescono a farlo, come dimostra la grave crisi finanziaria diffusasi a seguito delle insolvenze dei crediti subprime e dei loro derivati. Per proteggere i conti pubblici si penalizzano quelli delle famiglie, già messe a dura prova dall’incapacità mostrata dalle autorità di saper governare la crisi e la sua diffusione. La legittimazione dell’irresponsabilità delle autorità e della responsabilità dei risparmiatori è priva di basi pratiche; infatti il nuovo regime di risoluzione delle crisi porta sulle spalle delle banche un onere solo inizialmente prevedibile, quello di costituire un fondo presso l’organismo di tutela dei depositi, e un onere imprevedibile se lo devono ricostituire se utilizzato.

Le banche trasferiranno l’onere in forme più subdole alla clientela per ricostituire il rendimento del loro capitale al fine di evitare i riflessi negativi sulla loro capacità di concedere credito alle imprese produttive e, di conseguenza, all’intero sistema economico; ma non basta, perché ridurranno la remunerazione del risparmio a esse affidato e aumenteranno il costo dei servizi prestati. In conclusione la collettività pagherà comunque l’onere degli interventi in forme più difficili da valutare.

Chi trae un vantaggio dalla nuova regolamentazione sono quindi solo le autorità responsabili delle crisi per non aver saputo governare il mercato. Ma anch’esse si illudono, perché se vogliono avere un sistema del credito e del risparmio all’altezza dei compiti che attendono l’economia fuori dalle speranze e dalle chiacchiere in corso dovranno darsi carico di studiare un meccanismo meno pericoloso di quello approvato che protegga l’offerta di credito e il risparmio che la sostiene.

Ciò che sconcerta in questo provvedimento, come nella spiegazione datane dalla Banca d’Italia che lo ha propiziato, è che non si parla del problema di fondo, quello di chi fornisce le informazioni ai clienti della banche; danno invece la colpa alla loro ignoranza, che è anche frutto delle omissioni pubbliche in materia.

Ammesso che l’ignoranza possa essere attenuata o, al limite, anche sconfitta, su quali basi statistiche deve poggiare l’uso del sapere finanziario conquistato dai risparmiatori e chi è tenuto a fornirle? In passato, la tutela del risparmio era stata affidata alle società di rating, istituzioni private che ne hanno combinato più di Bertoldo di Francia. Non si può delegare a esse o altre simili istituzioni private il compito di attuare l’art. 47 della nostra Costituzione. Devono provvedere le autorità. Ciò sarà possibile solo dividendo nettamente il sistema dei pagamenti, le cui prestazioni vanno totalmente garantite dallo Stato, dal sistema del credito, che si svolgerà sotto il controllo del Governo, la vigilanza di enti delegati e, in caso di crisi, risolto con norme meno rigide di quelle erroneamente introdotte con il bail in. Si può sperare in una maggiore attenzione al problema da parte degli organi democratici rispetto a quella finora prestata? Le informazioni raccolte sul trattamento discriminante seguito dai paesi membri dell’UE testimonia il modo affrettato e superficiale con cui la direttiva è stata varata e da noi approvata.

Porvi rimedio è tanto più urgente e importante quanto più si intendono ridurre i livelli di protezione sociale per necessità legate alla competizione globale con paesi che non hanno gli stessi livelli. Da decenni si va operando sul sistema pensionistico senza sviluppare in parallelo regimi di tutela del risparmio volontariamente accumulato; anzi le due responsabilità, quella di formarsi una previdenza integrativa continuando a contribuire a quella pubblica vengono accompagnate da un aumento dei rischi finanziari corsi dal cittadino, ormai ritornato allo stato di suddito di leggi improvvide approvate dal suo decisore collettivo, il Parlamento.

La protezione della collettività dagli oneri delle crisi non può avvenire infliggendo ai risparmiatori una perdita, con le conseguenze indicate, ma migliorando i meccanismi pubblici di informazione e di vigilanza, come pure i meccanismi di soluzione delle crisi; per questi ultimi insisto sul fatto che vanno eliminati i conflitti di interesse esistenti che hanno generato ritardi nel salvataggio e oneri più elevati per la collettività, ponendo le funzioni di vigilanza e di soluzione in posizione di autonomia e reciproca indipendenza.

Come consuetudine, lo si capirà solo dopo che i buoi sono scappati dalle stalle, ossia a crisi scoppiata.

tratto da: http://formiche.net/2016/01/bail-in-italia-governo-renzi-ue-banche/

Per rinfrescare la memoria ai crucchi, a Mattarella ed ai loro complici: oltre al fatto che quando noi costruivamo il Colosseo e gli acquedotti, in Germania si dipingevano ancora la faccia di rosso e blu, nel secolo scorso per TRE VOLTE abbiamo salvato i tedeschi condonando i loro debiti… però gli scrocconi siamo NOI…!!

 

Mattarella

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Per rinfrescare la memoria ai crucchi, a Mattarella ed ai loro complici: oltre al fatto che quando noi costruivamo il Colosseo e gli acquedotti, in Germania si dipingevano ancora la faccia di rosso e blu, nel secolo scorso per TRE VOLTE abbiamo salvato i tedeschi condonando i loro debiti… però gli scrocconi siamo NOI…!!

 

I governi tedeschi, quelli che si ergono a giudici implacabili Grecia, Spagna e soprattutto, ora, Italia, sono specialisti nel non pagare i loro debiti. Lo hanno già fatto tre volte nel corso dell’ultimo secolo. La prima volta dopo la Prima guerra mondiale, la seconda nel 1953 e la terza nel 1990 dopo la riunificazione. Vediamo brevemente.

Nel 1923 l’iperinflazione portò alla totale perdita di valore della moneta tedesca, al default e all’interruzione del pagamento del Debito che il governo tedesco stava pagando per le riparazioni di guerra. Il piano statunitense (Daves), che impose nel 1924 una nuova moneta, previde che i tedeschi avrebbero potuto onorare i loro debiti emettendo un prestito obbligazionario da collocare sul mercato della finanza mondiale per una somma totale di 800 milioni di marchi oro. Si trattò a tutti gli effetti di un enorme prestito internazionale dato ai tedeschi per permettergli di pagare il debito.

Nel 1928 avvenne però anche una ricontrattazione del debito, con la riduzione delle quote da pagare e un enorme allungamento dei tempi di restituzione a 60 anni! (Piano Young).

Nel 1933. Dopo aver vinto le elezioni, i nazisti smisero di pagare i debiti e le riparazioni dovute. Negli anni successivi cominciarono ad invadere i loro vicini, non dimenticando mai, appena arrivati, di svuotare le casseforti degli altri.

Nel 1953, dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania ha nuovamente battuto cassa per non pagare il suo debito. Il 27 febbraio 1953, la conferenza di Londra, ha infatti deciso l’annullamento di circa i due terzi del debito tedesco (62,6%). Il debito di prima della guerra è stato ridotto da 22,6 a 7,5 miliardidi marchi e il debito del dopoguerra è stato ridotto da 16,2 a 7 miliardi di marchi. Oltre al taglio del debito la Germania ottenne anche un forte dilazionamento: oltre 30 anni di tempo per pagare la quota di debito rimanente. L’accordo è stato firmato dalla repubblica federale tedesca con 22 Paesi, tra cui la Grecia.

La conferenza di Londra aveva però messo una clausola: la parte di debito relativo ai danni provocati dalla guerra veniva posticipato ad un ipotetico periodo futuro nel caso in cui si fosse verificata la riunificazione della Germania.

Nel 1990, quando vi è stata la riunificazione, la Germania non tenuto in alcun conto i suoi impegni presi nella conferenza di Londra del 1953 riguardo alle riparazioni di guerra. Il Cancelliere di allora, Helmut Kohl, si è rifiutato di applicare l’accordo di Londra del 1953 sui debiti esterni della Germania là dove veniva previsto che le le riparazioni destinate a rimborsare i disastri causati durante la seconda guerra mondiale dovevano essere versati alla riunificazione. Qualche acconto è stato versato ma si tratta di somme minime. La Germania non ha regolato i suoi conti dopo il 1990, ad eccezione delle indennità versate ai lavoratori forzati. I soldi prelevati con la forza nei paesi occupati durante la seconda guerra mondiale e i danni legati all’occupazione non sono stati rimborsati a nessuno. Tantomeno alla Grecia.

Da notare che i nazisti, al tempo dell’occupazione militare, hanno imposto alla Grecia il pagamento dei costi della loro occupazione. Insomma non solo hanno distrutto e ucciso, ma hanno letteralmente saccheggiato il Paese… Tenuto conto dell’inflazione dopo il 1945, la Germania ha un enorme debito con la Grecia che è stato calcolato in 162 miliardi di euro. Non proprio noccioline….

Questi sono i governanti tedeschi, che si ergono ad autorità morale contro il popolo greco e il suo governo. Governano una nazione che è stata rimessa in piedi dal Piano Marshall dopo che aveva scatenato una guerra, distrutto il continente e fatto decine di milioni di morti. Una nazione, un governo e un popolo che non hanno mai pagato i propri debiti e che proprio grazie a questo e agli aiuti sono potuti ridiventare una potenza mondiale. E’ bene ricordarglielo mentre stanno cercando di assassinare il popolo greco per la seconda volta.

 

Ricapitoliamo: Mattarella convoca Cottarelli neanche dieci minuti dopo aver bocciato Savona …ma a nessuno viene il dubbio che era tutto programmato? Un sottile capolavoro per eludere (per l’ennesima volta) il voto degli italiani e imporre la dittatura finanziaria…!

 

Cottarelli

 

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Ricapitoliamo: Mattarella convoca Cottarelli neanche dieci minuti dopo aver bocciato Savona …ma a nessuno viene il dubbio che era tutto programmato? Un sottile capolavoro per eludere (per l’ennesima volta) il voto degli italiani e imporre la dittatura finanziaria…!

Bagnai (Lega): “Cottarelli designato già da tempo, i poteri forti gli hanno preparato la strada facendolo apparire su ogni schermo, compreso l’oblò della lavatrice. Non è credibile quando dice che vuole dialogare con l’UE perché lui fa parte di quell’Italia subalterna ai tedeschi. Mattarella avrebbe dovuto rispondere immediatamente agli attacchi violenti e volgari della Germania”

Il Sen. Alberto Bagnai (Lega) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano – Dentro la notizia”, condotta da Gianluca Fabi e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sull’incarico a Cottarelli. “Il discorso di Cottarelli è ben costruito perché lui ha avuto 5 mesi per prepararlo. Quei 5 mesi nel corso dei quali noi l’abbiamo visto apparire in ogni schermo, compreso l’oblò della lavatrice, a reti unificate. L’occupazione dei media è lo strumento con cui i poteri forti preparano la strada a quelli che hanno designato, è successo già con Monti e con Macron in Francia. E’ un passaggio costruito, è talmente ovvio. I poteri forti sono nel panico. Questo fatto che vediamo in tv sempre la stessa gente, che vediamo solo giornalisti livorosi che mirano solo a screditare gli altri senza argomentare, sono il segno più chiaro del panico del potere. Cottarelli viene da un’istituzione come il FMI che si è fortemente screditata con il salvataggio della Grecia. Cottarelli era stato chiamato per rassicurare i mercati, ma vedendo i risultati della giornata non li sta rassicurando. Cottarelli appartiene a quella categoria di economisti che dicono la verità a giorni alterni. Che non ci sia un problema di sostenibilità dei conti pubblici è vero. Ma prima ci vengono proposte catastrofi quando si vuole influenzare il processo politico in una direzione, quando il processo politico va in quella direzione allora va tutto bene. Quanto al dialogo sull’Europa, è quello che noi vorremmo fare. E’ una proposta di solidarietà e di dialogo per togliere dall’Europa ciò che non funziona: le regole fiscali e la moneta. Nel nostro programma la priorità viene data all’irrazionalità delle regole fiscali. Cottarelli non è credibile quando dice che vuole dialogare, perché lui fa parte di quell’Italia che è subalterna ai tedeschi. Questo non fa bene a noi, ma neanche ai tedeschi, perché il progetto europeo così com’è è sconveniente per tutti. Il Prof. Savona ha il torto di aver posto nel 2011 il problema che qualsiasi Paese deve avere un piano di uscita dall’Euro. L’Euro, come tutte le creazioni umane, ha un inizio e una fine. Supponiamo che salti per aria la finanza dei nostri amici tedeschi, noi arriviamo totalmente impreparati perché se cerchiamo di avviare un dibattito sull’Euro la madonnina di Bruxelles piange?”.

Riguardo il veto su Paolo Savona e l’impuntatura di Salvini. “L’ostracismo riservato a Paolo Savona ci sarebbe stato anche nei miei confronti –ha dichiarato Bagnai-. La Lega ha altri esponenti che potevano ricoprire il ruolo di Ministro, come Giorgetti, ma Matteo Salvini ha insistito con Savona perché ha voluto affermare un principio costituzionale. Per Matteo Salvini l’ingerenza è stata vissuta come un esondamento del Presidente della Repubblica dalle sue prerogative. Si è perso di vista il punto che in una Repubblica presidenziale la verifica sui numeri del governo si fa in Parlamento. C’è stata la sensazione che si volesse scavalcare il ruolo del Parlamento, mentre si andava a cercare i numeri fuori. Sicuramente Mattarella ha percorso una strada che lo metteva di fronte o alla necessità di imporsi, o a fare un passo indietro, in ogni caso ne risulta indebolita l’istituzione della Presidenza della Repubblica. La maggioranza dei cittadini italiani non si è sentita tutelata dal Presidente della Repubblica. Gli italiani sono spaccati sul ruolo dell’Italia: c’è una parte che non crede nel proprio Paese e ritiene che debba essere sottoposto a un vincolo esterno e un’altra parte che ritiene che l’Italia debba autodeterminarsi. Mattarella avrebbe dovuto rispondere immediatamente agli attacchi violenti e volgari dei media tedeschi, se tu non rispondi subito rendi questi attacchi palusibili”.

 

Quella casta del 20% che tiene sotto scacco il Paese e governa l’Italia contro gli italiani, per conto dell’Unione Europea

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Quella casta del 20% che tiene sotto scacco il Paese e governa l’Italia contro gli italiani, per conto dell’Unione Europea

Quella casta del 20% degli italiani che tiene sotto scacco il Paese

 

Dal ‘tradimento’ di Angelino Alfano ad oggi, questi governano l’Italia contro gli italiani, per conto della UE. Oggi avranno, sì e no, il 20% dei voti. Ma controllano ancora tutto. Mattarella, ‘capo’ indiscusso della vecchia politica, è stato abilissimo. Ha già guadagnato tre mesi. E altri due mesi  se li prenderà ‘annacandosi’ Carlo Cottarelli. Ad agosto rinvierà tutto ad ottobre. Poi ci sarà l’emergenza IVA e diranno che si voterà a febbraio. Intanto il PD continua a controllare il Governo e, soprattutto, la RAI. Alla faccia della democrazia!  

Facciamo quattro conti. Chi è che, oggi, in Italia, difende le ragioni di un’Unione Europea dell’euro fatta di ingiustizie e di ricatti? Chi è che sta difendendo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha bloccato un Governo voluto dalla maggioranza degli italiani? Proviamo a contare chi sono questi soggetti e chi rappresentano.

In primo luogo, c’è tutta la vecchia politica. E per vecchia politica intendiamo la rappresentanza parlamentare che si identifica nel PD e in Forza Italia di Silvio Berlusconi.

La buona notizia che la ‘Grande informazione’ finora non ha valorizzato è la frantumazione del centrodestra.

Anche se il leader della Lega non ha ancora preso posizione sulla richiesta di messa in stato di accusa del presidente della Repubblica Mattarella, va ormai da sé che non la pensa come Berlusconi.

Il capo di Forza Italia difende a spada tratta Mattarella, Salvini, ovviamente, no. E con Salvini e con il Movimento 5 Stelle si è schierata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

Riassumendo, gli unici che difendono Mattarella e l’Unione Europea dell’euro sono il PD e Forza Italia. Non si hanno ancora notizie della sinistra a sinistra del PD (per ora ai minimi termini). Mentre buona parte dei ‘cascami’ della vecchia Democrazia Cristiana, per quello che contano oggi (molto poco, in verità), sembrano schierati con il presidente della Repubblica che, alla fine, è un democristiano come loro.

Quasi tutte le TV sono schierate non con Mattarella, ma contro il Movimento 5 Stelle e contro la Lega. Fa eccezione La 7, con Enrico Mentana che si conferma un grande giornalista e un uomo libero.

Lo stesso discorso vale per i ‘Grandi giornali’ (che in realtà si leggono sempre di meno), con qualche eccezione.

Con Mattarella si stanno schierando i vertici della Chiesa cattolica: e questo rientra nello ‘stile’ di un Pontefice ‘gesuita’ – Papa Francesco – che, a parole, si presenta come paladino degli ultimi, ma che, in realtà, sulle cose che contano, scantona, fa demagogia o si rifugia nell’ambiguità.

E il sindacato? Qui il discorso si complica, anche perché la Triplice ha perso ormai molto terreno in quasi tutti i settori della società italiana.

Di fatto, l’unica a resistere è la CGIL: ma resiste in parte perché ha contrastato – anche senza arrivare alle estreme conseguenze – il PD di Renzi, in parte perché, tra tutte le organizzazioni sindacali classiche, è la più libera.

Non a caso, come ha spiegato Maurizio Landini, ex leader della Fiom e attuale segretario confederale della stessa CGIL, tantissimi iscritti a questo sindacato oggi votano Movimento 5 Stelle o Lega (COME POTETE LEGGERE QUI).

Diverso è il discorso per la CISL, espressione del centrosinistra, organizzazione sindacale ormai sulla via del tramonto. Non ci sono dichiarazioni ufficiali, ma conoscendo di che pasta sono fatti i signori dell’attuale CISL, ebbene, non potranno che difendere Mattarella.

La UIL non è pervenuta, ma ormai è ininfluente. Ciò che rimane di questa organizzazione sindacale sembra comunque espressione della vecchia politica.

Con Mattarella – ma forse, almeno in parte, con qualche dubbio sull’Europa dell’euro – dovrebbe essere schierato il padronato (che dal partito di Mattarella – il PD di Renzi – ha avuto in ‘dono’ il Jobs Act e, in generale, gli attacchi ai diritti dei lavoratori).

Più variegato il mondo delle rappresentanze imprenditoriali di settore. I vertici sono, di solito, governativi, mentre gli iscritti, oggi, sono più liberi.

Anche sul mondo agricolo le generalizzazioni sono rischiose. Forse solo i vertici della Coldiretti  – legati al PD renziano – dovrebbero appoggiare Mattarella.

Se proviamo a contarli, mettendoli tutti assieme – i ‘capi’ del PD e di Forza Italia, il padronato, le TV, la maggioranza degli editori della carta stampata, i vertici della Chiesa (la base del mondo cattolico – cioè le parrocchie – oggi sono libere e, spesso, fanno solo finta di seguire le indicazioni dei Vescovi) ‘pezzi’ del sindacato tradizionale e, in generale, tutto l’armamentario che ruota attorno alla vecchia politica, questi non arrivano nemmeno al 10%.

Però, se guardate le TV e leggete ancora i giornali cartacei, vi accorgerete che la stragrande maggioranza dei protagonisti di questo tipo di informazione è schierata con la vecchia politica.

Se vi volete fare un’idea di cosa sia la carta stampata oggi dovete ascoltare, la mattina, la rassegna stampa di Radio RadicaleStampa e regime: vi accorgerete che, tranne pochissime eccezioni, quasi tutti i giornali sono contro il Movimento 5 Stelle e la Lega: e il primo a fare le ‘bucce’, ogni mattina, a chi contrasta la vecchia politica è proprio Radio Radicale.

E’ in questo scenario che si staglia la natura affaristica di quello che rimane della sinistra italiana che, piaccia o no, controlla ancora l’Italia. E continuerà a controllarla non sappiamo per quanti mesi ancora grazie alle mosse del presidente Mattarella.

Per fermare il Governo Di Maio-Salvini il presidente della Repubblica Mattarella ha operato una forzatura senza precedenti nella storia della Repubblica italiana (COME POTETE LEGGERE QUI).

Il capo dello Stato – questo dobbiamo riconoscerlo – è stato abilissimo. Ha giocato in modo cinico sulla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. E ha vinto la partita.

I ‘Giornaloni’ e le Tv oggi vi raccontano che Salvini e Di Maio avrebbero potuto accettare di sostituire Savona e bla bla bla.

Dimenticando un piccolo particolare: e cioè che grillini e legisti prendono i voti da un elettorato che non si vende (come avviene regolarmente in Sicilia – ma crediamo non solo in Sicilia) per 50 euro a voto, o con la promessa di entrare nel precariato o, ancora, con la promessa di stabilizzazioni, con la gestione dei centri di accoglienza dei migranti e con altre forme di degenerazioni clientelari.

Gli elettori di grillini e leghisti sono molto politicizzati e vogliono, in primo luogo, eliminare la vecchia politica, rivedere la politica dei migranti e aprire uno scontro con l’Europa dell’euro. 

In altre parole, se Movimento 5 Stelle e Lega avessero accettato di sostituire Savona, dandola vinta a Mattarella, al PD e all’Unione Europea, Di Maio e Salvini avrebbero perso la faccia con tutti i propri elettori.

Di Maio e Salvini non potevano accettare di essere umiliati e di passare per i servi sciocchi dell’Unione Europea dell’euro. Sono stati costretti a dire no alla forzatura del presidente della Repubblica. Tra le comode poltrone e il proprio elettorato, ebbene, hanno optato per il secondo. 

Ma hanno pagato un prezzo alto: almeno per ora non sono riusciti a controllare il Governo dell’Italia.

Il presidente della Repubblica, esponente della vecchia politica (non dimentichiamo che è al Quirinale grazie al PD di Renzi) ha inanellato una vittoria che – al pari della frantumazione del centrodestra – chissà perché, non viene messa in evidenza.

Tutto ruota attorno all’informazione televisiva e al grande affare dei migranti.

Oggi l’informazione passa dalla rete e dalle TV.

La rete è libera è lì Movimento 5 Stelle e Lega hanno lo stesso spazio e le stesse possibilità della vecchia politica.

La rete è libera e grillini e leghisti sono vincenti, perché riescono a raccontare l’Italia per quello che è: un Paese in grande crisi, ormai alla frutta, con agricoltura e mercato agro-alimentare distrutti da una concorrenza sleale fatta in buona parte di prodotti di qualità pessima che arrivano dall’universo mondo.

Con 13 milioni di poveri, di cui 5 milioni di indigenti.

Un Paese dove – nonostante lo scandalo di ‘Mafia Capitale’ – continua lo scandalo dei gestori dei centri di accoglienza che lucrano miliardi di euro ogni anno facendo pagare il conto ai cittadini italiani con le tasse.

Ricordatevi che uno dei punti cardine del centrosinistra è la politica sui migranti, oltre 10 miliardi di affari ogni anno, al 90% e forse più a carico delle tasse pagate dagli italiani. Soldi ‘mansi’, erogati dal Ministero dell’Interno direttamente ai gestori dei centri. Una pacchia.

Le dichiarazioni dei dirigenti del PD, in questi tribolati giorni, sono state tutte uguali: “Sui migranti indietro non si torna”.

E, dal loro punto di vista, hanno ragione: se togliete lo ‘sgobbo’ sulla gestione dei migranti – che è intorno al 60% – cosa resta del centrosinistra, a parte le sceneggiate sui diritti civili utilizzate per nascondere i diritti sociali conculcati ai lavoratori?

Ma se la rete è libera, la RAI è ancora oggi ostaggio della politica. Se Mattarella avesse fatto decollare il Governo Di Maio-Salvini nei prossimi dieci giorni sarebbero successe due cose tra loro legate: il cambio ai vertici della RAI (e quindi dei TG) e, di conseguenza, un’informazione diversa sull’Europa dell’euro e sui migranti.

Avete idea di cosa succederebbe se in TV cominciassero a comparire economisti del calibro di Alberto Bagnai e dello stesso Paolo Savona, pronti a spiegare che cosa è, in realtà, l’Europa dell’euro e tutti gli imbrogli che stanno dietro la gestione truffaldina della moneta unica?

Avete idea che cosa succederebbe se la televisione cominciasse a raccontare tutti i giorni tutti gli affari che stanno dietro i centri di accoglienza?

I servizi televisivi strappa-lacrime sui bimbi nati sulle navi ‘ammanniti’ per addolcire la pillola dei continui sbarchi verrebbero sostituiti dagli approfondimenti sui milioni di euro che finiscono nelle tasche dei gestori dei centri.

Si comincerebbero a puntare i riflettori sul giro di prostituzione in danno delle donne che arrivano con le navi. E, magari, si comincerebbe a indagare anche sul mistero dei tanti minori extra comunitari che ogni anno scompaiono nel nulla.

Non solo. Gli italiani saprebbero che chi sta dietro il grande affare dei migranti non lo fa solo per lucrare su centri di accoglienza, prostituzione e altro ancora: lo fa anche per conto del grande capitale che, facendo arrivare il fiume umano di migranti in Europa, abbassa il costo del lavoro e distrugge i diritti dei lavoratori, scatenando una conflittualità sociale ‘orizzontale’, cioè tra i poveri che ci sono in Europa e gli stessi migranti.

Per il grande capitale i migranti che piombano nel vecchio Continente sono una manna dal cielo: distruggono i diritti dei lavoratori, riducono i salari, mentre gli lavoratori, invece di organizzarsi contro il padronato, se la prendono con i migranti. Meglio di così non potrebbe andare.

Attenzione: queste cose non le diciamo solo noi: le spiega il filosofo marxista e commentatore, Diego Fusaro, che gli affaristi del centrosinistra disprezzano perché, con le sue analisi marxiste e gramsciane, mostra il vero volto del PD de, in generale, di una sinistra asservita al “turbocapitalismo”.

Resta da capire, a questo punto, come un sistema che, alla fine, come già accennato, è composto da meno del 10% della popolazione continua, oggi, a governare l’Italia.

Intanto va detto che Renzi era partito bene con il 40% dei voti alle elezioni europee del 2014. Poi, tra inchini all’Europa dell’euro, migranti, banche e via continuando è sprofondato.

Attenzione: pur avendo perso le elezioni i ‘compagni’ del PD sono ancora lì. Hanno confezionato una legge elettorale – il Rosatellum – con l’obiettivo di rendere confuso il quadro politico, provare a governare con un esecutivo Renzi-Berlusconi e, in caso di sconfitta, limitarla al minimo. Il primo obiettivo è riuscito, il secondo e il terzo sono falliti.

Ma, nonostante il naufragio politico ed elettorale del suo partito – il PD – Mattarella si sta dimostrando abilissimo. Ha fatto volare via tre mesi. Ora, con l’incarico a Carlo Cottarelli, che non dovrebbe avere la maggioranza in Parlamento, proverà a far passare altri due mesi.

In questo modo gli appuntamenti internazionali verranno gestiti, di fatto, dal centrosinistra perdente. Un capolavoro!

A luglio Mattarella farà sapere che si voterà a ottobre. E intanto avrà guadagnato altri cinque mesi.

A ottobre si porrà il tema del paventato aumento dell’IVA. E la vecchia politica comincerà a ‘rutuliare’ dicendo che, prima del voto, bisognerà “mettere in sicurezza” i conti italiani.

Gira, firria e bota, come si usa dire in Sicilia, diranno che bisognerà a rimandare il voto a febbraio del prossimo anno. Poi l’Unione Europea si inventerà qualcosa e…

Insomma, dal ‘tradimento’ di Angelino Alfano ad oggi questi passano da un imbroglio politico all’altro. E governano. E vorrebbero continuare a governare. Così cercheranno in tutti i modi, con tutti gli imbrogli possibili e immaginabili, di non fare votare gli italiani.

Alle ultime elezioni politiche PD e Forza Italia – che erano alleati prima del voto del marzo marzo e che oggi, non a caso, difendono Mattarella – hanno intercettato, rispettivamente, il 18% e il 14%. Se si andrà alle urne sanno che gli elettori li seppelliranno.

Secondo Massimo D’Alema, andando al voto, la vecchia politica si fermerebbe al 20%: che è la percentuale stimata anche da noi.

Che succederà? Di Maio, ieri, è stato esplicito: messa in stato di accusa del presidente della Repubblica. Ma già c’è chi dice: tanto se il Parlamento approva la messa in stato di accusa del presidente Mattarella poi c’è la Corte Costituzionale che…

Certo, aprire uno scontro con il capo dello Stato, dopo quello che ha combinato e che continua a combinare, è nelle cose. Ci sta, fa parte della politica, dello scontro politico.

Ma, forse, contro questa gente, la vera arma è lo scontro sociale. Debbono ribellarsi anche i cittadini, sennò questi non li schiodi.

 

 

fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/05/28/quella-casta-del-20-degli-italiani-che-tiene-sotto-scacco-il-paese/#_

Siamo un Paese a sovranità limitata – abbiamo avuto criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro non piace alla Germania…

 

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Siamo un Paese a sovranità limitata – abbiamo avuto criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro non piace alla Germania…

La Germania ha deciso. Mattarella ha eseguito e a prenderlo a quel posto sono sempre i soliti…

Se tutto va bene (ma proprio bene bene) torneremo al voto… Ma già stanno tramando per un nuovo governo tecnico, alla faccia del voto. Un governo tecnico che puzza tanto di golpe.

Ma non preoccupatevi, dopo Monti, Letta, Renzi e Gentiloni ormai siamo pronti a tutto. golpe più, golpe meno…

Da Il Fatto quotidiano:

Di Maio: “abbiamo avuto dei criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro critica l’Europa…”

Salvini: “Siamo un Paese a sovranità limitata”

Fraccaro: “Mattarella si assumerà le sue responsabilità”
“Mattarella si assumerà le sue responsabilità. Noi difenderemo gli interessi del Paese sacrificati con il veto sul Governo. La sovranità appartiene al popolo, ora basta con i diktat: chiederemo ai cittadini un mandato ancor più forte in Italia e Ue. Non si può fermare il cambiamento”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il deputato del MoVimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro.

Centinaio: “Da Mattarella attacco a democrazia”
“Era tutto pronto. Il governo del cambiamento era ai blocchi di partenza per servire il Paese nel nome unico dell’interesse dei cittadini. Mattarella ha deciso di mandare tutto a monte con un vero e proprio attacco alla democrazia. Siamo sconvolti e arrabbiati ma la gente è con noi. Sappiamo di aver fatto tutto il possibile e di essere dalla parte della giustizia e della democrazia “. Così Gian Marco Centinaio presidente della Lega al Senato.

Di Maio: “Si metta nella Costituzione che i ministri vanno scelti in base dell’opinione”
“Nelle motivazioni del fatto che non si nomina un ministro perché reo di essere stato, nelle sue ricerche, critico nei confronti dei Trattati dell’Unione monetaria. Allora si metta nella Costituzione che il presidente nomina i ministri sulla base della loro opinione. Non si capisce perché Savona andava bene come ministro di Ciampi e non di Conte”. Lo afferma Luigi Di Maio in diretta telefonica a “Che tempo che fa”.

Di Maio: “Nel programma non c’era uscita dall’euro”
“Non c’era l’uscita dall’euro nel programma. Savona aveva detto in passato che in casi estremi si poteva pensare a un piano B, ma noi non lo abbiamo nemmeno preso in considerazione” questo piano. Così Luigi Di Maio a Che tempo che fa.

Di Maio chiama in diretta Rai1: “Stato di accusa al presidente”
“Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in stato di accusa il presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione”. Lo ha detto Luigi Di Maio, intervistato telefonicamente da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”.

Sibilia: “Mattarella ha tagliato le gambe agli italiani”
“Non sono un costituzionalista ma reputo che il Capo dello Stato abbia superato le sue prerogative costituzionali. Tra l’altro, senza indicare alcuna via alternativa. Movimento Cinque Stelle e Lega rappresentano la maggioranza del Paese e faticosamente hanno trovato un accordo sulle idee e sulle gambe, cioè i nomi dei Ministri che avrebbero dovuto mandare avanti quelle idee. Mattarella si è arrogato il diritto di tagliare le gambe al popolo italiano. E’ a mio avviso inaccettabile: va sfiduciato”. Lo scrive in una nota il deputato M5S Carlo Sibilia, chiedendo l’impeachment per il Presidente della Repubblica.

Salvini: “Impeachment? Di questo non parlo, sono incazzato”
“Impeachment? Di questo non parlo. Sono profondamente incazzato che dopo settimane di lavoro in mezz’ora ci hanno detto che questo governo non doveva nascere”. Lo afferma la leader della Lega, Matteo Salvini.

Grillo twitta: “Shhh”
“Shhh”. E’ il post su twitter di Beppe Grillo che viene accompagnato dal trailer del film horror “a quiet place” in cui alcune scene sono inframezzate da scritte come “move carefully and never make a sound” (muoviti con attenzione e non fare nemmeno un rumore”).

Di Maio: “In questo Paese puoi essere condannato, ma non puoi criticare l’Ue”
“In questo Paese puoi essere un criminale condannato, un condannato per frode fiscale, puoi essere Alfano, puoi avere fatto reati contro la pubblica amministrazione, puoi essere una persona sotto indagine per corruzione e il ministro lo puoi fare ma se hai criticato l’Europa non puoi permetterti neanche di fare il ministro dell’Economia in Italia. Ma non finisce qui”. Così il leader M5S Luigi Di Maio in diretta su Fb.

Salvini: “Siamo un Paese a sovranità limitata”
“Mi sto convincendo che non siamo un paese libero. Siamo un paese a sovranità limitata”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, da Terni.

Mattarella convoca al Colle Carlo Cottarelli – Un nuovo governo tecnico non voluto da nessuno? Forse è esagerato parlare di colpo di Stato, ma qua stanno vergognosamente calpestando la democrazia!

Carlo Cottarelli

 

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Mattarella convoca al Colle Carlo Cottarelli – Un nuovo governo tecnico non voluto da nessuno? Forse è esagerato parlare di colpo di Stato, ma qua stanno vergognosamente calpestando la democrazia!

 

Dopo il fallimento dell’accordo di governo tra M5s e Lega, in seguito al braccio di ferro con il Quirinale sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di convocare domani mattina al Quirinale Carlo Cottarelli. Il suo nome era già circolato nelle scorse settimane: sia come ipotesi di presidente del Consiglio di un governo tecnico, sia come ipotesi di presidente del Consiglio del governo Lega-M5s. Mattarella potrebbe quindi dare l’incarico all’ex commissario per la spending review, Cottarelli.

Intanto Di Maio è furente: abbiamo avuto dei criminali al Governo, ma se un aspirante Ministro critica l’Europa…

Resta il fatto che Mattarella ha impedito la nascita del nuovo governo perchè Savona non era “simpatico” ai tedeschi, ed ora si appresta a fare a testa sua… Forse è esagerato parlare di colpo di Stato, ma qua stanno vergognosamente calpestando la democrazia!