Ci risiamo, l’assessora lombarda Lara Magoni la spara grossa: “Ci fu un fascismo buono” …Glie la rinfreschiamo noi la memoria a questa cretina, con una semplice ricordo storico: “Nessuno dei duecento bambini è mai tornato”…

 

Lara Magoni

 

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Ci risiamo, l’assessora lombarda Lara Magoni la spara grossa: “Ci fu un fascismo buono” …Glie la rinfreschiamo noi la memoria a questa cretina, con una semplice ricordo storico: “Nessuno dei duecento bambini è mai tornato”…

Ci risiamo, l’assessora lombarda Lara Magoni la spara grossa: “Ci fu un fascismo buono”

L’ex campionessa di sci, e assessore al Turismo, su Fb ha sostenuto che le tutele ai lavoratori sono nate nel Ventennio, e ha postato il telegramma del Primo Maggio del 1937 firmato da Benito Mussolini

«Le leggi che tutelano i lavoratori nascono proprio TUTTE dal fascismo». Lara Magoni, ex campionessa di sci e da poche settimane assessore al Turismo, alla Moda e al Marketing territoriale nella giunta di Attilio Fontana (in quota Fratelli d’Italia), ne è sicura: almeno in fabbrica si stava meglio quando si stava peggio. Perché, per dirlo con le parole del suo post di martedì, «rinnegare ciò che di buono è stato fatto è un grande errore», visto poi che «quei benefit piacciono a tutti». A corredo del suo pensiero l’assessore posta il telegramma del Primo Maggio del 1937 firmato da Benito Mussolini e indirizzato al prefetto di Torino col quale il Duce ordina di rivolgersi «al senatore Agnelli» affinché la Fiat si doti di «refettori decorosi» (i benefit, appunto) «perché l’uomo non è una macchina adibita a un’altra macchina».

(tratto da: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/05/03/ci-risiamo-l-assessora-lombarda-lara-magoni-la-spara-grossa-ci-fu-un-fascismo-buono-2023641.html)

Cara Magoni, rinfrescati la memoria:

Pro memoria per i giovani che si dicono “fascisti”, ma non sanno manco di che parlano: “Nessuno dei duecento bambini è mai tornato”.

Nessuno dei duecento bambini è mai tornato.

Il 27 Settembre 1943 iniziava la raccolta dei 50 chili d’oro da parte degli ebrei di Roma,da consegnare ai nazisti in cambio della loro incolumità. Ma era solo un altro inganno, perché il 16 ottobre del 1943, il “sabato nero” del ghetto di Roma, alle 5.15 del mattino le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia e rastrellano 1022 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di sterminio di Auschwitz in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia.

(tratto da: https://bandabassotti.myblog.it/2017/09/30/pro-memoria-per-i-giovani-che-si-dicono-fascisti-ma-non-sanno-manco-di-che-parlano-nessuno-dei-duecento-bambini-e-mai-tornato/)

La “ducetta” al Sindaco di Macerata: “Chieda scusa alla famiglia Mussolini”. Ci vuole una bella faccia di bronzo. Non mi risulta che la “famiglia Mussolini” abbia mai chiesto scusa al mondo per 500.000 Italiani crepati in guerra, 80.000 libici e 700.000 abissini trucidati, per le leggi razziali per….

 

Mussolini

 

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La “ducetta” al Sindaco di Macerata: “Chieda scusa alla famiglia Mussolini”. Ci vuole una bella faccia di bronzo. Non mi risulta che la “famiglia Mussolini” abbia mai chiesto scusa al mondo per 500.000 Italiani crepati in guerra, 80.000 libici e 700.000 abissini trucidati, per le leggi razziali per….

Chieda scusa alla famiglia Mussolini: tra la ‘ducetta’ e il sindaco di Macerata sfiorata la rissa

Alessandra Mussolini, arrivata in città dopo la “pignatta antifascista”, con il fantoccio del duce a testa in giù preso a bastonate dai bambini. Chieda scusa lei per i crimini del nonno

Lei è già fascista del nonno. Ma il guaio è che la signora gira tranquillamente con il suo tono arrogante ed è parte integrante della decadenza della politica italiana.
Si è rischiato lo scontro fisico nell’incontro tra il sindaco di Macerata Romano Carancini e l’europarlamentare Alessandra Mussolini, arrivata in città dopo la “pignatta antifascista”, con il fantoccio del duce a testa in giù preso a bastonate dai bambini in piazza Cesare Battisti il 25 aprile.
“Uno scempio, un atto osceno” secondo l’eurodeputata, che ha invitato il sindaco a chiedere scusa alla città e a ritirare le deleghe ad un assessore. “Lei si deve vergognare” ha replicato Carancini.
Un battibecco andato avanti per un po’ tra la ‘ducetta’ che pretendeva che Carancini chiedesse scusa alla famiglia Mussolini e il sindaco che aveva ribadito di aver condannato senza esitazioni il gesto.
Chiedere scusa alla famiglia Mussolini? Ma chiedesse scusa lei per quello che la famiglia Mussolini ha fatto in Italia e tornasse a Roma in ginocchio fino al Ghetto ebraico e alla Fosse Ardeatine a chiedere scusa per i crimini del nonno e dei suoi alleati nazisti.

QUI il video

Giosto per rinfrescarVi la memoria, ecco alcune delle cose di cui la famiglia Mussolini dovrebbe chiedere scusa… e non parliamo di un pupazzo appeso a testa in giù…

I 42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.

Coloro che subirono 28.000 anni di carcere e confino politico.

Gli 80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

I 700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”. I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

I 350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

I 45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.

I 640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.

I 110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.

Le migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

Quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.

 

fonti:

http://www.globalist.it/news/articolo/2018/04/27/chieda-scusa-alla-famiglia-mussolini-tra-la-ducetta-e-il-sindaco-di-macerata-sfiorata-la-rissa-2023396.html

http://anpi-lissone.over-blog.com/article-11803768.html

La bancarotta dell’umanità

 

umanità

 

 

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La bancarotta dell’umanità

Sono indignato per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi verso i migranti, nell’indifferenza generale. Stiamo assistendo a gesti e a situazioni inaccettabili sia a livello giuridico, etico ed umano. E bestiale che Beauty, donna nigeriana incinta, sia stata respinta dalla gendarmeria francese. Lasciata alla stazione di Bardonecchia (Torino), nella notte, nonostante il pancione di sei mesi e nonostante non riuscisse quasi a respirare perché affetta da linfoma. E morta in ospedale dopo aver partorito il bimbo: un raggio di luce di appena settecento grammi!

È inammissibile che la Procura di Ragusa abbia messo sotto sequestro la nave spagnola Open Arms per aver soccorso dei migranti in acque internazionali, rifiutandosi di consegnarli ai libici che li avrebbero riportati nell’inferno della Libia. È disumano vedere arrivare a Pozzallo sempre sulla nave Open Arms Resen, un eritreo di ventidue anni che pesava 35 chilogrammi, ridotto alla fame in Libia, morto poche ore dopo in ospedale. Il sindaco che lo ha accolto fra le sue braccia , inorridito ha detto: “Erano tutti pelle e ossa, sembravano usciti dai campi di concentramento nazisti”.

È criminale quello che sta avvenendo in Libia, dove sono rimasti quasi un milione di rifugiati che sono sottoposti – secondo il Rapporto del segretario generale dell’Onu, A. Guterres – a detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale, a lavori forzati e uccisioni illegali. E nel Rapporto si condanna anche la condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia Costiera libica nei salvataggi e intercettazioni in mare.

È scellerato, in questo contesto, l’accordo fatto dal governo italiano con l’uomo forte di Tripoli, El- Serraj (non cè nessun governo in Libia!) per bloccare l’arrivo dei migranti in Europa. È illegale l’invio dei soldati italiani in Niger deciso dal Parlamento italiano, senza che il governo del Niger ne sapesse nulla e che ora protesta. È immorale anche l’accordo della UE con la Turchia di Erdogan con la promessa di sei miliardi di euro, per bloccare soprattutto l’arrivo in Europa dei rifugiati siriani, mentre assistiamo a sempre nuovi naufragi anche nell’Egeo: l’ultimo ha visto la morte di sette bambini!

È disumanizzante la condizione dei migranti nei campi profughi delle isole della Grecia. Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi – ha detto l’arcivescovo Hyeronymous di Grecia a Lesbos – è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza la bancarotta dell’umanità.

È vergognoso che una guida alpina sia stata denunciata dalle autorità francesi e rischi cinque anni di carcere per aver aiutato una donna nigeriana in preda alle doglie insieme al marito e agli altri due figli, trovati a 1.800 metri, nella neve.

Ed è incredibile che un Europa che ha fatto una guerra per abbattere il nazi-fascismo stia ora generando nel suo seno tanti partiti xenofobi, razzisti o fascisti. “Europa , cosa ti è successo?”, ha chiesto ai leader della Ue papa Francesco. E questo anche il mio grido di dolore. Purtroppo non naufragano solo i migranti nel Mediterraneo, sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti.

Ho paura che , in un prossimo futuro, i popoli del Sud del mondo diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti. Per questo mi meraviglio del silenzio dei nostri vescovi che mi ferisce come cristiano, ma soprattutto come missionario che ha sentito sulla sua pelle cosa significa vivere dodici anni da baraccato con i baraccati di Korogocho a Nairobi (Kenya). Ma mi ferisce ancora di più il quasi silenzio degli Istituti missionari e delle Curie degli Ordini religiosi che operano in Africa. Per me è in ballo il Vangelo di quel povero Gesù di Nazareth: ero affamato, assetato, forestiero E quel Gesù crocifisso, torturato e sfigurato che noi cristiani veneriamo in questi giorni nelle nostre chiese, ma che ci rifiutiamo di riconoscere nella carne martoriata dei nostri fratelli e sorelle migranti. È questa la carne viva di Cristo oggi.

di Alex Zanotelli

 

fonte: https://comune-info.net/2018/03/migranti-la-bancarotta-dellumanita/

Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

 

Michela Murgia

 

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Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice Michela Murgia giovedì 23 a Lucca spiegherà il suo decalogo per riconoscere l’ultradestra e smascherare il populismodi Flavia Piccinni

Michela Murgia non è solo una scrittrice di successo e una conduttrice televisiva. Non è solo in giro per i teatri italiani con lo spettacolo sold out “Quasi Grazia” scritto da Marcello Fois, che racconta la storia di Grazia Deledda («il teatro mi attrae solo per la misura di mettere in scena i miei testi, ma in questo caso salire sul palcoscenico aveva un senso profondo»). È anche, forse soprattutto, un’attivista e un’intellettuale che si interroga sul tempo. Per questo giovedì sarà a Lucca, al Teatro San Girolamo, per l’incontro (alle 17,30) “Sempre fascismo è”, cui seguirà (alle 21) il monologo teatrale dell’attore Marco Brinzi “Autobiografia di un picchiatore fascista”. Il tema del suo incontro è di straordinaria attualità. Come dimostra anche la vittoria del movimento di estrema destra Casaggì alle elezioni studentesche della provincia di Firenze, dopo quelle di Prato e Pistoia.

È forse un segnale?

«In politica non esiste il vuoto: se c’è un varco, questo viene riempito. Da quando i soggetti politici strutturati sono assenti, nelle scuole e nella società, a prendere il loro posto sono forze alternative. Questi ragazzi spesso non sono fascisti, ma vengono strumentalizzati. Non hanno un’alternativa. Sono vittime della mancanza di contro-narrazioni. Il fascismo da storytelling diventa propaganda».

E conquista consenso. Anche in Toscana.

«Nella mia testa la Toscana è rossa, anche se la Lega qui ha preso molti voti. In questo caso però non si tratta di essere rossi, bianchi o neri. Il discorso è la predisposizione al populismo, che è la fase prima del fascismo. Il populismo agisce direttamente sui sentimenti delle persone. Se in una stanza hai venti individui, non potranno pensarla nello stesso modo. Il populismo però trova il modo di metterli d’accordo sfruttando il loro minimo comune denominatore che spesso parla alla pancia. Per questo nessuno è al sicuro».

Da cosa?

«Dai meccanismi propri di questo fascismo dilagante. Dentro un vuoto di valori è possibile qualunque radicalizzazione. Il neofascismo per un italiano, l’Isis per un ragazzo di etnia diversa. Le ultime elezioni comunali a Lucca hanno rivelato il crescente consenso di CasaPound. Lucca è un prodromo. La spia di una situazione che sta degenerando. Il problema però non è il fascismo, ma il fascismo nel momento in cui inizia a organizzarsi. Per anni si è creduto che il fascismo fosse un’idea, invece è un metodo. Un metodo che si deve imparare a interpretare».

E lo racconterà proprio a Lucca.

«Non è stata una scelta casuale. L’indifferenza di tante persone mi fa pensare che in troppi abbiano perso le competenze civili necessarie per interpretare il presente. Ma se il fascismo tornasse, e sta tornando, come lo riconosceremmo?».

Lei ha stilato dieci fattori indicativi su cui riflettere.

«Dieci marcatori in grado di evidenziare come il fascismo si manifesti anche in luoghi, e in momenti, inaspettati. La verticizzazione della figura del capo è uno degli elementi principali. Ma ha il suo rilievo anche la costruzione di un nemico che non è mai l’avversario politico, e non ha un nome specifico. Anzi viene riconosciuto in una categoria generica. E poi c’è la banalizzazione della complessità».

Che cosa significa?

«Partendo dal fatto che il linguaggio dei politici strutturati è incomprensibile, e sembra voler allontanare le persone, il populista parla come mangia o, almeno, si presenta così. In questo modo intercetta gli umori del popolo. Storicamente la semplificazione è necessaria, ma la banalizzazione è dannosissima perché tradisce la complessità, e la traduce in slogan. E così si arriva ai paradossi: siccome quello che dice Salvini si capisce, si pensa che sia il cuore delle cose. Ma Salvini non è un semplificatore, è un banalizzatore che a una domanda giusta, dà una risposta semplice ma sbagliata. Si appropria di una categoria del linguaggio fascista. Ciascuna voce, dunque anche questa, se considerata in modo singolo non è fascismo. Ma quando uno comincia a contare cinque indicatori di allarme, qualche domanda dovrebbe cominciare a farsela».

In politica chi fa suonare più campanelli?

«Il populismo è una strada facile. La complessità aiuta a costruire il consenso nel lungo periodo, ma è più semplice agire su una paura istintiva per prendere il voto sul momento. Per un politico che non ha una visione da statista, non conta nient’altro. Nelle sezioni storicamente si costruiscono i consensi della base. Bisognerebbe forse domandarsi per quale motivo Forza Italia non ne avesse bisogno».

Oggi qual è la cosa che la spaventa di più?

«Siamo diventati un popolo di razzisti. Ma la cosa più spaventosa è la facilità con cui le persone cedono la responsabilità di se stessi a un altro. Questo spesso produce una rinuncia alla partecipazione politica e al coinvolgimento. Basta una sola generazione per perdere i valori democratici. La manutenzione della democrazia, soprattutto per un Paese dove questa è giovane come in Italia, è la

cosa più complicata».

Chi dovrebbe farla questa manutenzione?

«Le istituzioni nel senso civile. La scuola. Noi. La resistenza non si fa sui monti, ma comincia per le strade, nei teatri, nelle scuole, nelle case e nelle teste».

tratto da: http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2017/11/19/news/i-fascisti-li-riconosci-dal-modo-con-cui-banalizzano-la-realta-1.16139993

Neofascisti nelle urne: solo uno zerovirgola – Per la serie: tanto rumore per nulla

 

Neofascisti

 

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Neofascisti nelle urne: solo uno zerovirgola – Per la serie: tanto rumore per nulla

Neofascisti nelle urne: solo uno zerovirgola, tanto rumore per nulla

Nonostante la sovraesposizione mediatica i movimenti neofascisti in Italia non raccolgono consensi nelle urne: il centrodestra a trazione Lega non lascia spazio all’estrema destra di crescere in termini di voti, ma ne rendo possibile l’azione nella società, ma soprattutto la normalizzazione nei salotti dei talk show.

Percentuali da prefisso telefonico per la destra neofascista italiana. Vale la pena dire tanto rumore per nulla. Questo non per sminuire la pericolosità di piccoli gruppi organizzati estremisti, o la loro propaganda xenofoba, ma per sottolineare come il risultato di Casa Pound Italia e Forza Nuova sia stato molto al di sotto di molte profezie dei media, che hanno raccontato in questi mesi quella che sembrava una crescita esponenziale di questi gruppi. La realtà invece è che partiti e movimenti neofascisti sono aumentati soltanto nella rappresentazione mediatica e non in termini di consenso elettorale. Una sovraesposizione che non ha portato però ha più voti nell’urna. Qualche giorno fa diversi telegiornali nazionali hanno aperto l’edizione della sera riportando la notizia che Casa Pound si diceva disponibile ad un appoggio esterno ad un ipotetico governo “sovranista” guidato da Matteo Salvini. Fantascienza, a cui però i media hanno dato fin troppo spazio. E se il vento che soffia a destra in tutta Europa ha favorito la coalizione di Salvini, Meloni e Berlusconi, non sembra però aver gonfiato le vele dei partiti esplicitamente neofascisti.

La destra neofascista è riuscita negli scorsi mesi a presentare la sua stessa esistenza come una notizia, a imporsi nello spazio pubblico e mediatico come grande novità. La verità però è che un centrodestra a trazione Lega, che al momento è il primo partito del centrodestra, ne limita lo spazio di consenso elettorale. Al momento in Italia non sembra esserci spazio per l’esplosione la crescita in termini elettorali delle forze neofasciste, anche se cresce la tolleranza per l’azione dei gruppi di estrema destra nel sociale. Chi cerca un voto radicale e di destra ha alternative che appaiono meno ideologiche e molto più efficaci, a cominciare da Matteo Salvini. Ma anche il Movimento 5 stelle, con la possibilità concreta di vincere e con il candidato premier Luigi Di Maio sulle barricate contro le Ong dei “taxi del mare”, ha tolto acqua all’estrema destra che puntava su un bacino di elettori arrabbiati, che magari intercetta nelle fiaccolate contro i centri di accoglienza ma non nei seggi.

Non sono bastate pagine e pagine di giornali, interviste, decine di servizi (per lo più acritici) in televisione per portare Casa Pound in parlamento. Un risultato a cui il movimento rappresentato da Simone Di Stefano sembrava credere davvero, o almeno sperava che la profezia ripetuta come un mantra finisse per avverarsi. “Io già oggi vi posso dire che sì, noi entreremo in Parlamento. Lo faremo in questa legislatura. O magari nella prossima. Ma io so già che Casa Pound è destinata a essere un movimento determinante per la storia della Nazione”: così lo stesso Di Stefano metteva le mani avanti nell’ultimo giorno di campagna elettorale. Nel corso della notte elettorale poi il leader di Cp se l’è presa paradossalmente proprio con le tv colpevoli, a suo dire, di non dedicare abbastanza spazio al movimento che rappresenta. Ma anche se non entreranno in parlamento i movimenti neofascisti italiani un primo importante risultato già lo hanno ottenuto: normalizzare la loro presenza nei salotti dei talk show e nelle trasmissioni del pomeriggio. Chissà che da oggi i media italiani non prendano in considerazione di dare a queste forze e alle loro istanze lo spazio che meritano, senza cercare titoli gridati, senza ingigantirne la forza e mettendone in luce le ombre. Sarebbe già un buon inizio.

 

tratto da: https://www.fanpage.it/neofascisti-nelle-urne-solo-uno-zerovirgola-tanto-rumore-per-nulla/

Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

Roberto Fiore

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Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

E’ di pochi giorni fa la notizia di Bologna – la polizia carica i centri sociali: idranti e lacrimogeni. Zona rossa per il comizio di Forza Nuova.

Un migliaio di manifestanti contro l’estrema destra si è mosso per raggiungere la piazza dove parla Roberto Fiore. Sette i feriti, c’è anche un agente.

Più o meno le stesse tensioni si sono avute a Macerata.

La prossima tappa è Palermo. Li già si urla “Non ci può essere spazio per Roberto Fiore a Palermo”.

Una serie di associazioni, dall’Arci al centro Santa Chiara, dai Cobas all’Anpi, chiedono alla Prefettura, alla Questura e al Comune di vietare il comizio del leader di Forza Nuova, previsto a Palermo sabato prossimo.

“Tutti sappiamo chi siano e cosa rappresentino Forza Nuova e il suo leader, ex capo di Terza Posizione, condannato per banda armata e associazione sovversiva, fuggito all’estero nel 1980 e rientrato in Italia solo dopo che i suoi reati sono caduti in prescrizione senza che lo stato riuscisse a sanzionarlo, e partecipare alle elezioni non è e non può essere un salvacondotto per legittimare organizzazioni di estrema destra come questa che non nascondono affatto nostalgie e riferimenti culturali fascisti e razzisti”…!

Signori, i violenti non sono gli Antifascisti, come li chiamate voi. I violenti sono i CRIMINALI che permettono a questa feccia assassina di parlare in piazza. Che lo faccia pure, ma senza scudo delle Forze dell’Irdine. Vediamo cosa pensano di lui gli Italiani!!

Per chiarirvi le Idee:

Da L’Espresso, 15.12.2017

I soldi all’estero del terrorista impunito: i segreti di Fiore, il fascista che odia i giornali

Un’inchiesta esclusiva de l’Espresso in edicola domenica 17 svela i misteri inconfessabili del leader politico di Forza Nuova: le condanne definitive per banda armata, la latitanza inglese con l’appoggio dei servizi, le casseforti straniere, gli affari a Cipro

Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Ha potuto creare un impero economico a Londra mentre era latitante con appoggi sospetti. Ha fondato un partito neofascista e razzista che da vent’anni è al centro di denunce e arresti per centinaia di azioni violente. E mentre racconta ai giovani italiani di battersi da patriota contro la «nefasta globalizzazione», in realtà tiene i soldi all’estero, in una serie di società cassaforte tra la Gran Bretagna e Cipro.

Ecco la storia segreta di Roberto Fiore, il leader politico di Forza Nuova, ricostruita in un’inchiesta giornalistica pubblicata da L’Espresso nel numero in edicola con Repubblica da domenica 17 dicembre.

Il nostro settimanale ha recuperato le storiche sentenze definitive di condanna di Fiore per i reati di banda armata e associazione terroristica. Come capo di Terza Posizione, l’organizzazione eversiva romana collegata alla banda stragista dei Nar, Fiore avrebbe dovuto scontare cinque anni e mezzo di carcere, ma è scappato a Londra nel 1980 e dopo 19 anni di latitanza è riuscito a far cadere la pena in prescrizione. E intanto ha stretto rapporti da una parte con i leader neonazisti, dall’altra con i servizi segreti, documentati da un’inchiesta del parlamento europeo.

L’Espresso pubblica anche i primi dati completi sull’escalation di azioni violente, raid razzisti e aggressioni politiche commesse in questi anni da giovani neofascisti di Forza Nuova, il partito di estrema destra fondato da Fiore nel 1997. Le statistiche del ministero dell’intero documentano 240 denunce e 10 arresti in soli 65 mesi: in media, un attacco neofascista alla settimana.

L’inchiesta giornalistica svela anche gli affari segreti di Fiore all’estero, con donazioni anomine raccolte da trust di Londra che finiscono in società di famiglia; misterose aziende di Cipro che non pubblicano i bilanci; e soprendenti partecipazioni familiari in un gruppo di spedizioni internazionali che ha come principali clienti gli stranieri immigrati in Italia.

Roberto Saviano sul Guardian: “Il fascismo è tornato, e sta paralizzando l’Italia”

 

Roberto Saviano

 

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Roberto Saviano sul Guardian: “Il fascismo è tornato, e sta paralizzando l’Italia”

Il quotidiano britannico pubblica un editoriale dello scrittore: “I partiti italiani hanno paura di perdere i voti degli xenofobi”. Macerata, l’omicidio di Pamela Mastropietro, ma anche il silenzio stampa: “Perché i media hanno difficoltà a definire ciò che succede come un attacco terroristico di ispirazione fascista?”

Il fascismo è tornato in Italia, e sta paralizzando il sistema politico. Con il suo stile conciso che non lascia spazio a frasi fatte, titola così il britannico The Guardian l’articolo pubblicato oggi di Roberto Saviano.

“Partiti di destra e di sinistra stanno spingendo le persone a non parlare di un incidente in cui sono stati feriti a colpi di arma da fuoco sei immigrati. Hanno paura di alienarsi un elettorato in aumento e sempre più xenofobo”. Subito dopo, la foto dell’arresto di Luca Traini, Macerata, 3 febbraio.

Guardarsi da fuori è come sentir leggere un libro che si pensa di conoscere. Diverso. Saviano parte dai fatti, li racconta in poche righe. “Macerata, una cittadina della provincia dell’Italia centrale”, i colpi sparati “da una Alfa Romeo nera” in movimento. Su Facebook, il sindaco che chiede ai cittadini di restare al riparo, in casa perché “un uomo armato sta sparando”. Poi un accenno alla puntata precedente.

“Un paio di giorni prima a Macerata, il cadavere, tagliato a pezzi, di una giovane donna, Pamela Mastropietro, trovato in una valigia e uno spacciatore nigeriano, Innocent Oseghale, arrestato per omicidio”. Premessa fatta, si torna a Traini. Preso dai carabinieri ancora avvolto nel tricolore italiano. “Sparare agli immigrati, il saluto fascista, il tricolore, cos’altro serve per chiamare ciò che è successo con il suo vero nome?” chiede Saviano.

Il suo stupore è rivolto ai media che non hanno il coraggio di usare la parola fascismo. “Perché i media italiani hanno tanta difficoltà a definire quello che è successo come un attacco terroristico di ispirazione fascista? Mi venne subito in mente un tweet che Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, il partito xenofobo alleato di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni, aveva postato due giorni prima dell’attacco, riferendosi alla morte di Pamela Mastropietro e all’arresto di Oseghale: ‘Cosa stava ancora facendo questo verme in Italia? […] La sinistra ha il sangue sulle sue mani”.

Definisce i media, timidi: “L’atto di un pazzo”, le definizioni, “Non parliamo di fascismo”, “Mantieni i toni bassi in modo da evitare che siano sfruttati”. Pochissimi politici parlano delle vittime dell’attacco perché prendere la parte degli immigrati significa perdere voti. “Solo un piccolo partito, il Potere al popolo, subito dopo l’attacco, ha visitato i feriti in ospedale. Wilson, Jennifer, Gideon, Mahamadou, Festus e Omar sono i loro nomi, tutti molto giovani che cercano di farsi strada in Italia”.

Tempo di elezioni nel nostro Paese, spiega lo scrittore, “un clima di continue campagne elettorali ha innescato una reazione a catena che nessuno sembra in grado di tenere a bada: l’intera campagna politica è incentrata sul tema dell’immigrazione”. Il Guardian sceglie poi una foto di Lugi Di Maio, con la didascalia che spiega come il Movimento 5 Stelle sia pronto a contestare il 4 marzo le prossime elezioni. Guardarsi da fuori.

Gli immigrati sono percepiti come la ragione principale della longevità della crisi economica e persino del rischio di attacchi in corso. “Ma se gli italiani hanno paura, ci deve essere una ragione per questo” scrive Saviano. “È quasi una perdita di tempo fornire dati e sottolineare che l’immigrazione non è una crisi, ma un fenomeno che, se gestito responsabilmente e con lungimiranza, siamo in grado di controllare”.

La sua resta una battaglia contro una coda che continua a mordersi. “Più parlo di migranti, più sono accusato di incoraggiare l’odio verso di loro. È una specie di logica back-to-front: come è possibile, mi chiedo, che se racconto quello che sta accadendo in Libia nei centri di detenzione, se parlo della macchina del fango contro le ONG che operano nel Mediterraneo, ottengo l’effetto contrario di ciò che sto cercando di fare?”

Non si salva nessuno, destra, sinistra, nessuno. “Dopo l’attacco, è successo qualcosa che in Europa finora non ha precedenti: Matteo Renzi, segretario del Pd e Luigi Di Maio, leader del M5S, hanno invitato tutti a tacere sugli eventi. Perché? Per non perdere i voti dell’elettorato xenofobo: questa è la loro paura, la conseguenza di un sistema politico ormai vacuo”. Vuoto, spaventato e utilitarista.

fonte: http://www.repubblica.it/politica/2018/02/13/news/roberto_saviano_fascismo_the_guardian-188757614/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1

Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo” …E che cazzo, non se ne può più di questi buonisti… Pensate che già 80 anni fa rompevano i coglioni. Li chiamavano “pietisti” e, non ci crederete, avevano pietà per quelle carogne degli Ebrei…!

Gasparri

 

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Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo” …E che cazzo, non se ne può più  di questi buonisti… Pensate che già 80 anni fa rompevano i coglioni. Li chiamavano “pietisti” e, non ci crederete, avevano pietà per quelle carogne degli Ebrei…!

 

Da Fanpage:

Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo con ingaggio di 300mila euro”

Gasparri critica il monologo di Favino al festival di Sanremo: “Il buonismo ormai si è infilato ovunque, nei tg, nelle canzoni. Trovo grave che oggi ci siano 60mila clandestini da gestire in Italia.

“Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo a 300mila euro… faccia un vaglia. Si fa la sua pubblicità al suo spettacolo prendendo 300mila euro”. È questa la risposta che ha dato Maurizio Gasparri, candidato al Senato per Forza Italia, rispondendo oggi al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Giorgio

E allo stesso modo è intervenuto sul suo profilo Twitter spiegando meglio il concetto: “Il buonismo ormai si è infilato ovunque, nei tg, nelle canzoni. Trovo grave che oggi ci siano 60mila clandestini da gestire in Italia. Basta recitare buonismo con un ingaggio di 300mila Euro”.

Gasparri si riferisce al monologo, tratto da “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès, e recitato dall’attore e conduttore del festival Pierfrancesco Favino, che ha riscosso molto successo tra il pubblico sui social e il pubblico in tv. Nell’intervista Gasparri spiega che ha trovato inopportuna la performance teatrale visto che quello di Sanremo è una kermesse dedicata alle canzoni. E poi ha aggiunto che non ha gradito la prova attoriale in sé: “A me non piace neanche la recita di uno che deve imitare uno straniero. Recitalo nel modo in cui parli tu”. E torna a parlare del problema della sicurezza e dell’immigrazione: “Non siamo mica analfabeti, ma questo grande pezzo teatrale d’autore, messo lì, sembra un’ulteriore predica di buonismo, quando oggi in Italia c’è il problema di un eccesso di migrazione che va governata”.

 

Da Il Post:

La parola “buonismo”

La parola «buonismo» fu inventata dal professor Ernesto Galli Della Loggia in un editoriale intitolato «L’Ulivo di Prodi o Garibaldi» pubblicato il 1° maggio 1995 sulla prima pagina del Corriere della sera. Da allora ha avuto un’immensa fortuna, è stata ripetuta da chiunque, in qualunque circostanza e contesto, da esponenti politici, giornalisti famosi, in rete, nei bar, perché serve a ribaltare in insulto una qualità, la bontà che dovrebbe essere la più importante tra le virtù cristiane. L’antecedente storico e linguistico diretto, quasi letterale, è il termine «pietismo», utilizzato dopo il 1938 contro chi spendesse qualche parola in favore degli ebrei vessati dalle leggi razziali. Fu un termine diffuso, di uso comune nel discorso pubblico, con cui si impediva ogni pietà ed esitazione. Ancora nel 1948 nell’Enciclopedia Treccani alla voce «Fascismo» si legge: «È altresì noto come il “pietismo” filosemitico fosse anche nei ranghi del partito, e fin nelle sommità (Balbo, per esempio), largamente diffuso». Anche durante il fascismo, una virtù, la pietà, l’essere pietosi, fu distorta e ribaltata in un vizio e in una debolezza, in modo da assolversi preventivamente da ogni colpa, per esempio quella di rastrellare e mandare a morire gli ebrei italiani.

 

Da Bruciare nel Buio:

Il sinonimo di “pietista” nel XXI secolo

“Pietismo” e “pietista” erano termini usati in senso dispregiativo nell’Italia fascista degli anni delle leggi razziali. I “pietisti” erano quegli italiani (ovviamente “ariani”) che provavano sentimenti di pietà e di simpatia per gli ebrei. «Bisogna reagire contro il pietismo del povero ebreo» fu lo slogan coniato dal duce in persona.

I documenti dell’epoca sono pieni di spunti – diciamo così – interessanti. Prendiamo per esempio questo titolo della “Stampa” di Torino, risalente all’autunno 1938: «Il pietismo di Roosevelt. (…) Perché ci si commuove per gli ebrei e non per i massacri nella Spagna rossa?». Ricorda qualcosa?

Ancora. Il termine “pietismo”, scrive lo storico del fascismo Renzo De Felice, veniva usato come «sinonimo di spirito borghese e di antifascismo».
Di nuovo: dice niente? Provo a “modernizzare” le parole: oggi cosa useremmo, al posto di “borghese”? Radical chic, per esempio. E al posto di “antifascismo”, parola di cinque sillabe troppo lunga e difficile da scrivere e da pronunciare? Si userebbe probabilmente “sinistra” o “comunisti”.

Negli anni Trenta erano gli ebrei (o “israeliti”, o “giudei”). Oggi?
Senza dimenticare che gli “ebrei” ancora oggi si trovano a dover fronteggiare un’ondata crescente di antisemitismo ora strisciante ora più palese, pare esagerato se dico “negri”, “immigrati”, “arabi”, “rom”, “zingari”…?

Con quale parola tradurremmo “pietista” nel linguaggio odierno in uso tra i razzisti, i populisti, i qualunquisti di destra, i fascisti dichiarati e la legione di anonimi haters che infestano la rete (oltre che il mondo reale)?
“Buonista” è calzante?

Quali considerazioni si possono trarre, allora, da questa inquietante analogia storico-linguistica?
Non che la storia si ripeta uguale: è una sciocchezza ( e comunque Dio ce ne scampi!). Eppure, come non vedere la permanenza o il riaffiorare di elementi retorici e pattern ideologici che credevamo a torto estinti?

Qui c’è un articolo che ho trovato in rete mentre cercavo materiale sull’argomento: mi sembra che inquadri perfettamente la questione, consiglio caldamente di leggerlo e di farlo leggere: http://www.hakeillah.com/1_14_11.htm

Facciamo attenzione alle parole che si usano, vigiliamo, teniamo presente la storia passata. Sono esercizi propedeutici alla resistenza, in vista di un futuro non ancora scritto ma che si preannuncia fosco. E forse anche a cambiarne il corso, finché (se) siamo ancora in tempo.

 

E’ scientifico: chi è di destra o razzista è perchè ha il Q.I. basso.

 

razzista

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E’ scientifico: chi è di destra o razzista è perchè ha il Q.I. basso.

Riproponiamo un nostro articolo di diversi anni fa. La notizia è ormai datata, ma comunque molto, ma molto attuale

Da una ricerca Canadese: “Hai il Q.I. basso? Sei di destra e razzista”

Chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi. Questo è ciò che emerge da uno studio condotto dalla Brock University nell’Ontario, Canada.

Interessante ricerca quella condotta dalla Brock University nell’Ontario, Canada, e pubblicata sulla rivista Psychological Science. Dagli studi è infatti emerso che chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi.

Lo studio è stato condotto su un campione di oltre 15mila britannici, il cui QI è stato misurato da bambini, a 10 o 11 anni, e il cui livello di razzismo e conservatorismo è stato analizzato a 30 o 33 anni di età.

Ebbene, la percentuale di persone il cui quoziente intellettivo era risultato più basso da bambini, nei test hanno aderito in maggior percentuale rispetto agli altri ad affermazioni quali “La vita di famiglia soffre se una madre lavora a tempo pieno”, “Non lavorerei con persone di razze diverse dalla mia”, “La scuola dovrebbe insegnare ai bambini a obbedire all’autorità”.

Il professor Gordon Hodson, autore e responsabile dello studio ha spiegato: “Quello che è emerso è un ciclo vizioso, in cui le persone con basso QI vivono intorno a ideologie conservatrici, che formano resistenze al cambiamento, e dunque pregiudizi”. Secondo il professore le persone “meno intelligenti” svilupperebbero tendenze maggiormente conservative a causa di strutture ed ordini più facili da capire rispetto alla complessità che li circonda.

CIO’ SPIEGA TANTE TANTE COSE. Cose che già sapevamo empiricamente e che ora la scienza conferma.

N.B. ora siamo ancor più legittimati a chiamarli IDIOTI !!

 

Fonti:

http://siamolagente.altervista.org/scientifico/

http://linguaggio-macchina.blogspot.it/2012/01/il-razzismo-prospera-dove-il-qi-e-basso.html

http://www.wallstreetitalia.com/qi-basso-allora-sei-di-destra/

Eccolo l’uomo dell’anno: un buffone travestito da dittatore che ha lasciato dietro di se solo le macerie di un’inutile guerra e che ha sulla coscienza la vita di 500.000 italiani, oltre quelle di Ebrei e dei popoli che ha combattuto.

 

uomo dell'anno

 

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Eccolo l’uomo dell’anno: un buffone travestito da dittatore che ha lasciato dietro di se solo le macerie di un’inutile guerra e che ha sulla coscienza la vita di 500.000 italiani, oltre quelle di Ebrei e dei popoli che ha combattuto.

Siamo messi proprio male…

Una prima pagina “fascistissima”, nel vero senso della parola. Il Tempo dedica a Benito Mussolini una “copertina” quasi monografica, battezzando il Duce “uomo del 2017”.

La volitiva mascella dell’uomo di Predappio si staglia su un commento al vetriolo di Marcello Veneziani: “È molto più vivo Lui dei nostri politicanti”, scrive l’editorialista tra i più apprezzati della pseudo-cultura fascista.

Vorremmo solo ricordare al signor Veneziani ed ai lettori tutti de Il Tempo chi era ‘sto tizio e soprattutto che sostenere una puttanata del genere (uomo dell’anno) significa sputare sulla memoria di tanta gente che a causa di questa carogna hanno perso la vita…

Premesso che il signor Benito Mussolini è stato un voltagabbana, un rinnegato pacifista e socialista che si è trasformato  in “duce” del fascismo grazie al  sostegno dei Savoia, dell’aristocrazia, degli industriali e degli agrari contro le rivendicazioni sociali degli operai e dei contadini.

Premesso che è stato un Napoleone da operetta con espressioni mimiche tipiche di un buffone e di un babbeo

Premesso che è stato prima l’ispiratore e poi un servo succube del nazismo e di Hitler.

Ecco alcune delle cose buone che ha fatto e per cui è bene ricordarlo:

l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (rivendicato orgogliosamente da Mussolini), la distruzione di decine di Case del Popolo, gli assalti sanguinari alle sedi dei partiti di opposizione socialista e comunista, lo squadrismo fascista, le manganellate e le somministrazioni di olio di ricino agli oppositori, l’assassinio di Giovanni Amendola, di don Giovanni Minzoni e dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, il licenziamento dei non fascisti, l’aver svenduto l’Italia al Vaticano ed al clericofascismo con il “Concordato” del 1929, l’istituzione dell’OVRA (la Gestapo italiana) e dei Tribunali Speciali che condannarono alla detenzione migliaia di antifascisti (tra cui Antonio Gramsci) con l’esecuzione di parecchie condanne a morte, la spietata repressione e le deportazioni in Libia, la guerra di aggressione all’Etiopia con l’uso di gas asfissianti vietati dalle convenzioni internazionali, il sostegno al dittatore fascista Francisco Franco durante la Guerra di Spagna ed i bombardamenti terroristici sulle città spagnole (anche gli aviatori fascisti italiani furono direttamente responsabili di proprie “Guernica”), la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, l’aver coinvolto l’Italia impreparata nella seconda guerra mondiale a fianco dei nazisti tedeschi e dei fanatici militaristi giapponesi, la “pugnalata alle spalle” alla Francia quando era già in ginocchio (che non ci è mai stata perdonata), i crimini di guerra commessi dalle truppe di occupazioni italiane in Libia, Abissinia, Grecia, Jugoslavia ed Unione Sovietica, il trasporto di armamenti e munizioni su navi neutrali della Croce Rossa, l’aver mandato i soldati a combattere senza armamenti adeguati e scarpe di cartone nelle gelide steppe russe, la guerra civile scatenata in Italia dopo l’8 settembre 1943 con la repressione antipartigiana ed antioperaia, insieme agli alleati nazisti con le continue stragi di civili dalle Fosse Ardeatine a Civitella in Val di Chiana, a Cavriglia, a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, ecc., i campi di concentramento, deportazione e sterminio di Fossoli, Bolzano e la Risiera di San Sabba a Trieste ed infine le torture sadiche e le fucilazioni indiscriminate.

Il tutto ha avuto il suo naturale epilogo prima a Dongo con l’esecuzione di Mussolini e degli altri gerarchi fascisti e poi in piazzale Loreto a Milano alla fine di aprile del 1945, non a caso proprio nello stesso luogo dove il 10 agosto 1944 erano stati fucilati 15 partigiani, lasciati “esposti” per l’intera giornata come monito terroristico verso la popolazione.

By Eles

Fonti varie dal Web