In una fantastica intervista Franca Valeri, prossima ai 100 anni, racconta la sua vita: “Volli andare a vedere se il Duce era davvero morto. Non ebbi nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute le cose. E noi avevamo sofferto troppo”.

 

Franca Valeri

 

 

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In una fantastica intervista Franca Valeri, prossima ai 100 anni, racconta la sua vita: “Volli andare a vedere se il Duce era davvero morto. Non ebbi nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute le cose. E noi avevamo sofferto troppo”.

Una vita ricca di esperienze, di dolore ma anche di gioia. Franca Valeri lo racconta in un’intervista in cui parte dalla sua infanzia, dai primi ricordi, quello dei nonni che le fanno regali che non ama (dolci e bambole) passando per la guerra e arrivando alla pandemia e a Mussolini: “Volevo vedere se il Duce era davvero morto. E vuol sapere se ho provato pietà? No”.

Una vita ricca di esperienze, di dolore ma anche di gioia. Franca Valeri lo racconta in un’intervista al Corriere della Sera in cui parte dalla sua infanzia, dai primi ricordi, quello dei nonni che le fanno regali che non ama (dolci e bambole) passando per la guerra e arrivando alla pandemia e all’idea della morte. Franca Valeri è uno dei tesori della televisione e del Cinema italiano, e tra poche settimane potrà spegnere 100 candeline: il 31 luglio, infatti, potrà festeggiare e intanto racconta la sua vita incredibile, fatta di successi, incontri, amicizie, tv, teatro, Cinema e anche di fughe e pericoli scampati, soprattutto in tempi di guerra.

Mussolini a Piazzale Loreto
Nell’intervista Franca Valeri non nasconde la soddisfazione che le diede vedere in Piazzale Loreto i corpi senza vita di Benito Mussolini e Clara Petacci, perché, spiega, lei solo sa quello che ha vissuto in quegli anni. Volle andare in piazza a controllare di persona se fosse vero che il Duce fosse realmente morto: “Mia mamma era disperata a sapermi in giro da sola. In quei giorni a Milano si sparava ancora per strada. Ma io volevo vedere se il Duce era davvero morto. E vuol sapere se ho provato pietà? No. Nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute, le cose. E noi avevamo sofferto troppo”.

Gli incontri della vita
Fu in quel momento che cominciò la sua “giovinezza tardiva”, come l’ha definita lei stessa. Poco prima era sfuggita a un rastrellamento avvenuto in una casa di via Mozart, dove aveva vissuto per un periodo e dove aveva lasciato i gatti. Un giorno stava tornando da lor quando vide il cancello aperto, si insospettì e attese e dopo poco video i tedeschi scendere con alcuni sfollati. Di quel periodo ricorda anche la gioia di rivedere il padre e il fratello tornati dalla guerra: ” il citofono che suona, il trambusto sulle scale, la corsa gli uni incontro agli altri, le due donne che scendono, i due uomini che salgono, il volto del fratello Giulio, poi quello del padre” scrive Aldo Cazzullo, che si fa raccontare anche gli incontri e le amicizie, quelle con Strelher, ma anche con Alberto Sordi, con due personalità difficili come Eduardo De Filippo e Totò (“I cani. Parlavamo di cani”), la sua amicizia con Vittorio De Sica, gli incontri con Edith Piaf e l’amicizia con Maria Callas (“L’ho incontrata a Ischia. Era ancora sposata con Meneghini, prima dell’incontro con Onassis (…). Stava studiando Anna Bolena che doveva portare alla Scala, era molto preoccupata di non sfigurare). Oggi si prepara al compleanno ma guarda anche alla fine, talvolta con paura e altre con curiosità perché, dice, “voglio proprio vedere cosa c’è dall’altra parte”.

tratto da: https://tv.fanpage.it/franca-valeri-non-ho-provato-alcuna-pieta-per-la-morte-di-mussolini-avevo-sofferto-troppo/
https://tv.fanpage.it/

Dedicato a tutti quelli che dicono “ha fatto anche cose buone”: 10 giugno, anniversario della guerra folle di Mussolini a Francia e Inghilterra – Risultato 472.000 morti!

 

 

guerra

 

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Dedicato a tutti quelli che dicono “ha fatto anche cose buone”: 10 giugno, anniversario della guerra folle di Mussolini a Francia e Inghilterra – Risultato 472.000 morti!

A coloro i quali, ancora oggi, vanno dietro al ‘mito’ del pettoruto Cesare di cartapesta bisognerebbe raccontare come sono andate veramente le cose. Mussolini sbagliò e portò l’Italia allo sbaraglio. Ed è incredibile che ci siano ancora persone – serie ma disinformate – che si ispirino a un politico che si lasciò convincere dalla propaganda del Fuhrer

Oggi è il 10 giugno. Per tutti, o quasi, un giorno come un altro. E invece no. Oggi ricorre il 77 anniversario della dichiarazione di guerra da parte di Mussolini a Francia e Inghilterra, le “democrazie plutocratiche”. Piazza Venezia, a Roma, 77 anni fa, traboccava di gente, di italiani che ascoltavano esaltati il discorso di un esaltato.

“Italiani …!”. Un’eco lontana giunge fino a noi, figli e nipoti di quella tragedia che ha segnato la nostra storia e definito per sempre la minorità politica del nostro Paese nei confronti degli antichi vincitori che usano il nostro Paese come una loro appendice militare.

Come è stato possibile, si chiedono storici e gente comune. Non solo è stato possibile, ma non è stato evitato benché si potesse evitare. L’Italia non era pronta alla guerra, e il primo a saperlo era chi la dichiarò. E sarebbe bene che quanti, troppi, hanno fatto visita, in occasione dell’anniversario della morte di Mussolini alla sua tomba almeno conoscessero la storia. Forse alcuni di loro arretrerebbero inorriditi, e già sarebbe qualcosa. I mentecatti e gli esaltati non li puoi convincere, devi solo sperare che si contentino di fare sceneggiate.

Eppure, il 25 agosto del 1939, quando Hitler aveva ormai deciso di invadere la Polonia, Mussolini, pur legato a doppio filo con il Fuhrer, si tirò indietro. Ecco che cosa scrisse al sua alleato:

“Se la Germania attaccherà la Polonia e gli alleati di questa nazione inizieranno un contrattacco verso la Germania, Vi informo d’anticipo che sarà opportuno per me non prendere l’iniziativa in operazioni militari, dato l’attuale stato della preparazione bellica italiana. Nondimeno il nostro intervento può aver luogo senza indugio se la Germania ci invierà immediatamente le forniture militari e le materie prime necessarie per resistere all’attacco che la Francia e la Gran Bretagna dirigerebbero principalmente contro di noi… Nei nostri incontri la guerra era stata prevista per il 1942 e per quell’epoca io sarei stato pronto in terra, in mare e in cielo…”.

Che cosa fece cambiare idea nel giro di soli nove mesi al nostro pettoruto Cesare di cartapesta?
Le travolgenti vittorie militari tedesche, ovviamente, che lo accecarono e perdettero Mussolini con una decisione scellerata, frutto di cinismo e di stupidità, il 25 maggio del 1939 affermò testualmente davanti a testimoni:

“Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative” (di una pace che credette imminente).

Ebbene, nel nostro Paese c’è ancora gente tanto immorale e disonesta intellettualmente da spingere un branco di mentecatti e purtroppo un certo numero persone serie ma disinformate e disavvedute ad onorare questo miserabile e a votare per formazioni politiche che si ispirano ancora alla sua trista figura.

 

fonte: https://bandabassotti.myblog.it/2017/06/10/dedicato-a-berlusconi-ed-a-tutti-quelli-che-dicono-ha-fatto-anche-cose-buone-10-giugno-anniversario-della-guerra-folle-di-mussolini-a-francia-e-inghilterra-risultato-472-000-morti/

Per la serie: “Ha fatto anche cose buone” – Quando c’era lui denunciare un bambino, e quindi condannarlo a morte, valeva 1500 lire…!

 

Ha fatto anche cose buone

 

 

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Per la serie: “Ha fatto anche cose buone” – Quando c’era lui denunciare un bambino, e quindi condannarlo a morte, valeva 1500 lire…!

La propaganda fascista aveva bisogno di titoli e di senso di appartenenza, far percepire alla popolazione gli ebrei come diversi e nemici. Il tutto con la difficoltà di cambiare l’istintiva morale cristiana dovendo far prevalere il senso di legalità.

A tal fine si affiancarono nel 1943 due provvedimenti, uno atto a multare chi dava ospitalità o nascondeva le origini ebraiche, dall’altra a premiare economicamente chi denunciava dei conoscenti di origini ebraiche.

Una tragedia che la Comunità ebraica di Roma ricorda bene e che ha portato a una lunga indagine per stilare l’elenco di quanti ebbero un ruolo in quella “caccia”.

Un bambino valeva 1.500 lire, una donna 3.000. Per un uomo si potevano ottenere 5.000 lire. Tutto in cambio del nome di un esponente della comunità ebraica, da consegnare ai nazisti perché fosse inviato ai campi di concentramento.

A Roma è stata ricostruita la lista nera di quanti contribuirono a vendere gli ebrei. Un elenco costato una lunga indagine e che la comunità della Capitale assicura non verrà mai reso noto. Furono 747 le persone denunciate dopo il primo rastrellamento, che andarono a sommarsi alle 1.022 catturate il 16 ottobre. Quasi 1.800 persone in totale, su 8.000 vittime italiane.

Particolarmente esposti erano gli adulti maschi, costretti a lasciare i loro rifugi per trovare di che fare sopravvivere le loro famiglie. Tra i delatori c’erano vicini di casa, colleghi di lavoro.

L’85% degli ebrei romani riuscì, nonostante tutto, a salvarsi. Secondo Claudio Procaccia, uno degli autori dello studio della Comunità ebraica, il merito fu in molti casi dei privati che li nascosero. “Per la maggior parte non c’era scambio di denaro. Negli istituti religiosi, invece, uno su due pagava un affitto”.

Qualcuno arrivò a battezzarsi per salvarsi. Circa una persona su dieci. Altri fecero perdere le loro tracce scappando o cambiando cognome.

Con questa propaganda le persone non vedevano più nei loro gesti un paese che condannava a morte famiglie e bambini ma faceva prevalere quella sensazione di rispetto della legge. La storia però ricorda e giudica le persone per i loro gesti e la vergogna di quello che fanno diventa indelebile.

Tra le ore 05:30 e le ore 14:00 di sabato 16 ottobre del 1943(il sabato nero), le SS invadono le strade del Ghetto di Roma e rastrellano 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini e bambine.

Tornarono in Italia solo 15 uomini, tra cui Cesare Segni ed una donna, Settimia Spizzichino che sopravvisse al campo di concentramento di Bergen-Belsen e morì nel 2000.

Nessuno dei bambini è mai tornato. 

25 aprile divisivo? CERTO CHE È DIVISIVO – Da una parte chi sta con il criminale della dittatura, degli assassini di stato, della violenza contro gli avversari, dell’odio razziale, della guerra con mezzo milioni di morti. Dall’altra chi ha lottato contro tutto questo… Dovrebbe essere facile capire da che parte stare!

 

25 aprile

 

 

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25 aprile divisivo? CERTO CHE È DIVISIVO – Da una parte chi sta con il criminale della dittatura, degli assassini di stato, della violenza contro gli avversari, dell’odio razziale, della guerra con mezzo milioni di morti. Dall’altra chi ha lottato contro tutto questo… Dovrebbe essere facile capire da che parte stare!

Sono fascisti nell’animo anche se non hanno il coraggio di dirlo apertamente.

Festeggiano la marcia su Roma, difendono le sceneggiate di Predappio, mettono in lista gente che si chiama Mussolini, ossia parenti e discendenti del criminale che ha firmato le leggi razziali e portato l’Italia alla distruzione con oltre 500.000 morti e alla creazione di una repubblica-fantoccio asservita ai nazisti e fautrice di ignobili e orribili stragi.

E i Fascisti tornano alla carica: il 25 aprile non va festeggiato perché è “divisivo”

Il 25 aprile rappresenta la liberazione dal periodo più nero, squallido e schifoso della storia Italiana. Tutti gli Italiani dotati di un po’ di intelligenza, umanità e dignità dovrebbero prendere le distanze da quello che è successo in quel ventennio.

Se c’è qualcuno che non lo fa, anzi palesa vergognose nostalgie e inaudito apprezzamento per quello che, come la storia ha sancito, non è stato altro che un ignobile criminale è bene che resti separato dalla parte sana del Paese.

Se c’è qualcuno che non lo fa dovrebbe solo vergognarsi e stare zitto.

Sì, il 25 aprile è “divisivo”, ma non sembra difficile capire da quale parte stare…

Nota – Ecco da cosa ci divide il 25 aprile:

42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.

28.000 anni di carcere e confino politico agli avversari politici.

80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.

tutti i combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

tutti i combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.

640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.

110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.

migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.

…E tanti altri ancora…

By Eles

 

La Mussolini contro la Segre “non fomenti pregiudizio contro il fascismo”. Come se la Segre non fosse stata espulsa da scuola, non fosse stata consegnata ai nazisti, non portasse sulla pelle i segni dell’orrore di Auschwitz… Per la Mussolini un solo pensiero: Stai zitta, cretina!

 

Mussolini

 

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La Mussolini contro la Segre “non fomenti pregiudizio contro il fascismo”. Come se la Segre non fosse stata espulsa da scuola, non fosse stata consegnata ai nazisti, non portasse sulla pelle i segni dell’orrore di Auschwitz… Per la Mussolini un solo pensiero: Stai zitta, cretina!

 

Almirante, Alessandra Mussolini: “Segre non fomenti pregiudizio”

“Non ho capito che c’entra la Segre. Non è quella della Commissione contro il pregiudizio? Quella che dovrebbe tutelare ed avere un po’ di rispetto? Perchè non vorrei che la ‘nonnina’ poi si trasformasse nella strega di Biancaneve”.

Con queste parole Alessandra Mussolini commenta le affermazioni di Liliana Segre riguardo all’intitolazione di una strada a Verona a Giorgio Almirante, che la senatrice a vita ha giudicato “incompatibile” con quella del conferimento a lei della cittadinanza onoraria.

“Concordo e condivido la scelta del sindaco di Verona. Ha perfettamente ragione”, prosegue la Mussolini che non vede alcuna contraddittorietà tra la mozione di una via a Verona intitolata ad Almirante ed il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita. Quindi conclude: “Se è contro l’odio e il pregiudizio poi non li può fomentare. O abbiamo una specie di ‘Santa Inquisizione’. Cosa insegniamo? L’odio strumentale per poi andare in giro a propagare vittimismo?”.
Perché per questa cretinetta è “vittimismo” essere stata prima emarginata e discriminata dalle “leggi razziali” e poi consegnata ai nazisti da quel grande pezzo di m…. di suo nonno. E’ vittimismo quel numero 75190 che porta tatuato sulla pelle. E’ vittimismo aver subito gli orrori di Auschwitz…
Un solo pensiero per Alessandra Mussolini: STAI ZITTA CRETINA!
Uno STAI ZITTA CRETINA da parte nostra e da parte di tutti quelli la cui memoria è insultata dalle sue parole ed in particolare:

I 42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.

Coloro che subirono 28.000 anni di carcere e confino politico.

Gli 80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

I 700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.

I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

I 350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

I 45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.

I 640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.

I 110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.

Le migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

Quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.

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14 luglio 1938 – Il Giornale d’Italia pubblica “Il fascismo e i problemi della razza”, il “Manifesto della razza” che anticipa la promulgazione delle leggi razziale fasciste… Una vergogna che faremmo bene a non dimenticare!

 

Manifesto della razza

 

 

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14 luglio 1938 – Il Giornale d’Italia pubblica “Il fascismo e i problemi della razza”, il “Manifesto della razza” che anticipa la promulgazione delle leggi razziale fasciste… Una vergogna che faremmo bene a non dimenticare!

 

Il manifesto della Razza – 14 luglio 1938

16 maggio 1925 – Il grande, attualissimo discorso alla Camera di Antonio Gramsci: “Ecco cos’è davvero il fascismo”

 

Antonio Gramsci

 

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16 maggio 1925 – Il grande, attualissimo discorso alla Camera di Antonio Gramsci: “Ecco cos’è davvero il fascismo”

 

Gramsci: ecco cos’è davvero il fascismo

La ‘rivoluzione’ fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale. Il discorso alla Camera di Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (16 maggio 1925)

Il problema è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fenomeno fascista? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico-massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo?
Le debolezze massime della vita nazionale italiana erano in primo luogo la mancanza di materie prime, cioè la impossibilità per la borghesia di creare in Italia una sua radice profonda nel paese e che potesse progressivamente svilupparsi, assorbendo la mano d’opera esuberante. In secondo luogo la mancanza di colonie legate alla madre patria, quindi la impossibilità per la borghesia di creare una aristocrazia operaia che permanentemente potesse essere alleata della borghesia stessa. Terzo, la questione meridionale, cioè la questione dei contadini, legata strettamente al problema della emigrazione, che è la prova della incapacità della borghesia italiana di mantenere…[Interruzioni].
Il significato dell’emigrazione in massa dei lavoratori è questo: il sistema capitalistico, che è il sistema predominante, non è in grado di dare il vitto, l’alloggio e i vestiti alla popolazione, e una parte non piccola di questa popolazione è costretta ad emigrare… Noi abbiamo una nostra concezione dell’imperialismo e del fenomeno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale finanziario. Finora l’imperialismo italiano è consistito solo in questo: che l’operaio italiano emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora l’Italia è solo stata un mezzo dell’espansione del capitale finanziario non italiano.
Voi vi sciacquate sempre la bocca con le affermazioni puerili di una pretesa superiorità demografica dell’Italia sugli altri paesi; voi dite sempre, per esempio, che l’Italia demograficamente è superiore alla Francia. È una questione questa che solo le statistiche possono risolvere perentoriamente ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una statistica pubblicata nel dopoguerra, mai smentita, e che non può essere smentita, afferma che l’Italia di prima della guerra, dal punto di vista demografico, si trovava già nella stessa situazione della Francia dopo la guerra; ciò è determinato dal fatto che l’emigrazione allontana dal territorio nazionale una tal massa di popolazione maschile produttivamente attiva, che i rapporti demografici diventano catastrofici.
Nel territorio nazionale rimangono vecchi, donne, bambini, invalidi, cioè la parte di popolazione passiva che grava sulla popolazione lavoratrice in una misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia. È questa la debolezza fondamentale del sistema capitalistico italiano, per cui il capitalismo italiano è destinato a scomparire tanto più rapidamente quanto più il sistema capitalistico mondiale non funziona più per assorbire l’emigrazione italiana, per sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrale è impotente a inquadrare.
I partiti borghesi, la massoneria, come hanno cercato di risolvere questi problemi? Conosciamo nella storia italiana degli ultimi tempi due piani politici della borghesia per risolvere la questione del governo del popolo italiano. Abbiamo avuto la pratica giolittiana, il collaborazionismo del socialismo italiano con il giolittismo, cioè il tentativo di stabilire una alleanza della borghesia industriale con una certa aristocrazia operaia settentrionale per opprimere, per soggiogare a questa formazione borghese-proletaria la massa dei contadini italiani specialmente nel Mezzogiorno. Il programma non ha avuto successo.
Nell’Italia settentrionale si costituisce difatti una coalizione borghese-proletaria attraverso la collaborazione parlamentare e la politica dei lavori pubblici alle cooperative: nell’Italia meridionale si corrompe il ceto dirigente e si domina la massa coi mazzieri… [Interruzione del deputato Greco]
Voi fascisti siete stati i maggiori artefici del fallimento di questo piano politico, poiché avete livellato nella stessa miseria l’aristocrazia operaia e i contadini poveri di tutta l’Italia. Abbiamo avuto il programma che possiamo dire del Corriere della Sera, giornale che rappresenta una forza non indifferente nella politica nazionale: ottocentomila lettori sono anch’essi un partito. [Voci “Meno…”. Mussolini “La metà! E poi i lettori dei giornali non contano. Non hanno mai fatto una rivoluzione. I lettori dei giornali hanno regolarmente torto!]
Il Corriere della Sera non vuole fare la rivoluzione.
[Farinacci: Neanche l’Unità!]. Il Corriere della Sera ha sostenuto sistematicamente tutti gli uomini politici del Mezzogiorno, da Salandra ad Orlando, a Nitti, ad Amendola; di fronte alla soluzione giolittiana, oppressiva non solo di classi, ma addirittura di interi territori, come il Mezzogiorno e le isole, e perciò altrettanto pericolosa che l’attuale fascismo per la stessa unità materiale dello Stato italiano, il Corriere della Sera ha sostenuto sempre un’alleanza tra gli industriali del Nord e una certa vaga democrazia rurale prevalentemente meridionale sul terreno del libero scambio. L’una e l’altra soluzione tendevano essenzialmente a dare allo Stato italiano una più larga base di quella originaria, tendevano a sviluppare le “conquiste” del Risorgimento.
Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosiddetta contro la massoneria; essi dicono di volere così conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia capitalistica avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La “rivoluzione” fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale”.

La Mussolini insulta la Raggi su social: “Sei spazzatura” …Ora, una fascista, che porta un cognome tanto vergognoso, che si tiene in casa un marito abituale frequentatore di prostitute minorenni, che è stata dalla parte del pregiudicato di Arcore, che viene definita vajassa dai suoi conterranei, credo che prima di parlare della Raggi, si debba proprio sciacquare la bocca per bene…!

 

Mussolini

 

 

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La Mussolini insulta la Raggi su social: “Sei spazzatura” …Ora, una fascista, che porta un cognome tanto vergognoso, che si tiene in casa un marito abituale frequentatore di prostitute minorenni, che è stata dalla parte del pregiudicato di Arcore, che viene definita vajassa dai suoi conterranei, credo che prima di parlare della Raggi, si debba proprio sciacquare la bocca per bene…!

Alessandra Mussolini continua la sua campagna elettorale sui social e lo fa senza esclusione di colpi. Questa volta, l’europarlamentare se l’è presa con la sindaca di Roma Virginia Raggi, insultandola in una storia su Instagram.

Con il suo pappagallo di peluche, la Mussolini ha voluto denunciare la situazione dei rifiuti in alcuni quartieri di Roma, in particolare lungo le strade che portano all’aeroporto di Ciampino.

 “Questa è la Raggi e l’immondizia”, ha detto Alessandra Mussolini nella sua Instagram Story. “Raggi e immondizia è un tutt’uno”, ha poi rincarato brandendo fra le mani l’immancabile pappagallo di peluche. Il video è diventato virale in poche ore.

…Ora, una fascista, che porta un cognome tanto vergognoso, di un dittatore che ha raso al suolo l’Italia ammazzando quasi mezzo milioni di Italiani, che si tiene in casa un marito abituale frequentatore di prostitute minorenni, che è stata dalla parte del pregiudicato di Arcore, che viene definita vajassa dai suoi conterranei (v. Mara Carfagna), credo che prima di parlare della Raggi, si debba proprio sciacquare la bocca per bene…!

 

Non diciamo altro perchè il “personaggio” (a Napoli si direbbe vaiassa* come già l’aveva apostrofata la  Carfagna) lo conoscete…

Da Wikipidia – Vaiassa (anche Vajassa) è un vocabolo della lingua napoletana che originariamente ha il significato di “serva” o “domestica”[1], più recentemente anche usato (sempre in ambito locale), come sinonimo di donna di bassa condizione civile, sguaiata e volgare, “sbraitante e rissaiola”

Quindi, Alessandra Mussolini, vaiassa, sciacquati la bocca prima di parlare della Raggi

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28 aprile, l’esecuzione di Benito Mussolini – Un particolare che molti ignorano: non furono i Partigiani ad appenderlo, ma i Vigili del Fuoco, per evitare che la gente (la stessa che l’aveva sostenuto) facesse scempio del corpo…!

 

28 aprile

 

 

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28 aprile, l’esecuzione di Benito Mussolini – Un particolare che molti ignorano: non furono i Partigiani ad appenderlo, ma i Vigili del Fuoco, per evitare che la gente (la stessa che l’aveva sostenuto) facesse scempio del corpo…!

 

L’esecuzione del Duce – La testimonianza di Walter Audisio (nome di battaglia “colonnello Valerio”), il partigiano che eseguì la sentenza

Il giorno prima Mussolini era stato arrestato a Dongo e la direzione del CLNAI aveva deciso senza indugio per la sua esecuzione immediata. Prelevato dai suoi giustizieri a Bonzanigo, l’ex duce, insieme alla Petacci, fu portato nel pomeriggio in auto in un un piccolo vialetto davanti a Villa Belmonte, un’elegante residenza di Giulino, dove fu fucilato. Questi gli ultimi minuti di vita di Mussolini secondo la testimonianza di Audisio: “Sull’auto lo feci sedere a destra, la Petacci si mise a sinistra. Io presi posto sul parafango in faccia a lui. Non volevo perderlo di vista un solo istante. La macchina iniziò la discesa lentamente. Io solo conoscevo il luogo prescelto e non appena arrivammo presso il cancello ordinai l’alt. Dissi di aver udito dei rumori sospetti e mi mossi a guardare lungo la strada per accertarmi che nessuno venisse verso di noi“. “Quando mi volsi la faccia di Mussolini era cambiata: portava i segni della paura. (…) Feci scendere Mussolini dalla macchina e gli dissi di portarsi tra il muro ed il pilastro del cancello. Obbedì docile come un canetto. Non credeva ancora di morire: non si rendeva conto della realtà. Gli uomini come lui temono sempre la realtà, preferiscono ignorarla (…). Improvvisamente cominciai a leggere il testo della sentenza di condanna a morte del criminale di guerra Mussolini Benito“. “Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontario della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano”. “Credo che Mussolini non abbia nemmeno capito quelle parole: guardava con gli occhi sbarrati il mitra che puntavo su di lui. La Petacci gridò enfatica: “Mussolini non deve morire”. Dico alla Petacci che s’era appoggiata a Mussolini: “Togliti di lì se non vuoi morire anche tu“. La donna capisce subito il significato di quell’anche e si stacca dal condannato. Quanto a lui, non disse una sola parola: non il nome di un figlio, non quello della madre, della moglie, non un grido, nulla.

Tremava livido di terrore e balbettava con quelle grosse labbra in convulsione: “Ma…ma…ma…ma signor colonnello. Ma…ma…ma signor colonnello“. “Nemmeno a quella donna che gli saltellava vicino, che si muoveva di qua e di là, disse una sola parola. No: si raccomandava nel modo più vile, per quel suo grosso corpo tremante: solo a quello pensava: a quel grosso corpo appoggiato al muretto”. “(…) Faccio scattare il grilletto ma i colpi non partono. Il mitra si era inceppato. Manovro l’otturatore, ritento il tiro ma l’arma non spara. Passo il mitra a Guido (Aldo Lampredi, ndr.), impugno la pistola: anche la pistola si inceppa. Passo a Guido la rivoltella, afferro il mitra per la canna, aspettandomi, malgrado tutto, una qualunque reazione. Ogni uomo normale avrebbe pensato di difendersi ma Mussolini era al di sotto di ogni uomo normale e continuava a balbettare, a tremare, immobile con la bocca semiaperta e le braccia penzoloni. Chiamo a voce alta il Commissario della 52a che viene di corsa a portarmi il suo Mas. Adesso gli sono di fronte, come prima: egli non si è mosso, continua il suo balbettio di invocazione. Vuol salvare solo quel grosso corpo tremante. E su quel corpo scarico cinque colpi“. “Il criminale si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa reclinata sul petto. Non era ancora morto, gli tirai una seconda raffica di quattro colpi. La Petacci, fuori di sé, stordita, si mosse confusamente, fu colpita e cadde di quarto a terra. Mussolini respirava ancora e gli diressi, sempre col Mas, un ultimo colpo al cuore. L’autopsia constatò più tardi che l’ultima pallottola gli aveva troncato netto l’aorta. Erano le 16.10 del 28 aprile 1945“.

Un’altra testimonianza

Libero Traversa (Partigiano, politico, giornalista, scrittore e poeta, militante delle formazioni di “giustizia e libertà”, è stato un protagonista della resistenza e ha partecipato alla liberazione di Milano) non ne può più di sentirsi chiedere di piazzale Loreto. Era un ragazzino. Faceva servizio di guardia al tribunale di Milano e l’hanno chiamato a fare servizio d’ordine a piazzale Loreto. Ricorda quei giorni… Alla Bovisa, Lambrate. I posti di blocco dei tedeschi ovunque. A piazzale Loreto gli operai prendevano i tram per andare a Sesto. Il distributore dove hanno appeso i cadaveri si trovava all’angolo I corpi di Mussolini Claretta Petacci e altri fascisti a piazzale Loreto la notte del 29 aprile 1945. Dopo vennero appesi a un distributore di benzina che oggi non c’è più all’angolo con corso Buenos Aires.

“Nei giorni della Liberazione avevo 15 anni e sorvegliavo con un moschetto l’ingresso del tribunale. Il 29 aprile si diffuse la voce che avevano fucilato Mussolini e portato a piazzale Loreto. Sono andato a fare il turno del pomeriggio nel servizio di sicurezza. Faceva freddo, ma a piazzale Loreto c’era più caldo. C’erano i cadaveri appesi. Li avevano appesi i vigili del fuoco di Milano, un corpo che ha lasciato molti morti nella Resistenza.

Li hanno appesi non per esporli ma perché non si poteva lasciarli per terra. La gente li voleva calpestare. Facevamo cordone. Quando vado nelle scuole a parlare, a volte mi chiedono particolari. Mussolini aveva il sangue che colava dalla bocca? Chissenefrega! Mi incazzo quando sento queste cose. Le cose più importanti di piazzale Loreto sono altre!”

Ricordando quei giorni da partigiano-ragazzino Libero pensa ai 15 partigiani fucilati sul piazzale dai militi della Muti e lasciati a terra nel ’44. Pensa alla perdita del consenso di Mussolini: “La gente che sputava era la stessa che l’aveva sostenuto. La piazza era piena. In tutte le famiglie c’erano stati lutti. Si volevano vendicare. Noi abbiamo perso mio fratello Salvatore sul fronte del Don. L’altro, Andrea, è scampato all’eccidio di Cefalonia. Si pativa da anni la fame, il freddo, i bombardamenti. Anche qui vicino è caduta una bomba. I bombardamenti a Milano sono stati terribili.

Certo, li facevano gli inglesi, ma la gente considerava Mussolini responsabile. È stato lui a volere la guerra. Perché ha mandato i giovani a morire in Russia e in Grecia? Dopo il 25 luglio del ’43 tutto il Paese l’ha mollato. Il popolo era stufo di una guerra non voluta e chiaramente persa. L’Italia è stata invasa dai tedeschi che hanno rimesso il Duce al potere come hanno fatto con altri governi-fantoccio. Non lo consideravamo legittimo. Se non si capisce questa cosa non si capisce piazzale Loreto”.

 

 

 

 

Le 10 fake news oggi tanto diffuse sul fascismo a cui solo chi è idiota, ignorante o in mala fede può credere…

 

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Le 10 fake news oggi tanto diffuse sul fascismo a cui solo chi è idiota, ignorante o in mala fede può credere…

 

10 fake news oggi diffuse sul fascismo. Viva il 25 aprile

Per colpa di Salvini, ma anche di altri che non si dichiarano salviniani, in Italia si sta sdoganando il fascismo. Uno dei mezzi di questa operazione è propalare fakenews, di cui la più scontata e banale è: “Mussolini ha anche fatto cose buone”.

Altre però sono più insidiose, anche perché spesso non vengono solo usate dai fascisti, ma anche da chi si dichiara antifascista, ma poi usa l’antifascismo solo per sostenere gli interessi delle élites del potere. Così tanti contribuiscono a diffondere la prima fakenews sul fascismo: che esso sia contro il potere ed il sistema.

Vediamo alcune di queste falsità.

1) Mussolini ed il fascismo sono andati al potere con il consenso elettorale della maggioranza degli italiani.

FALSO. Nelle elezioni del 1921 i fascisti ottennero 37 deputati su 535, presentandosi assieme ai liberali conservatori in una lista guidata da Giolitti, che complessivamente ottenne il 19% dei voti. Questa era la forza elettorale e parlamentare di Mussolini, quando il re Vittorio Emanuele III il 28 ottobre 1922 lo incaricò di formare il governo.

I fascisti dopo inaudite violenze e assassini contro il movimento operaio e i democratici, organizzarono la Marcia su Roma con la copertura di gran parte dell’apparato dello stato. L’esercito poteva disperderli, ma il GOLPE del re diede avvio alla dittatura. Va ricordato che anche Hitler non ottenne mai la maggioranza da libere elezioni , quando nel gennaio del 1933 il presidente tedesco Hindemburg lo nominò capo del governo aveva il 32%.

È vero che i fascisti han conquistato il potere con il consenso, ma quello delle classi dominanti, degli apparati dello stato, dei ricchi e dei poteri costituiti, che li hanno sostenuti e usati; e hanno permesso loro di instaurare la dittatura. Infatti il 25 luglio del 1943 quando il re, causa la guerra persa, destituì e fece arrestare Mussolini, il fascismo si sciolse come neve al sole..e ritornò solo come servo dell’occupazione militare tedesca.

2) Mussolini era contro il liberismo economico e per una sorta di socialismo nazionale.

FALSO. Queste le parole dello stesso Mussolini nel suo primo intervento alla Camera nel 1921:
Lo Stato ci dia una polizia, che salvi i galantuomini dai furfanti, una giustizia bene organizzata, un esercito pronto per tutte le eventualità, una politica estera intonata alle necessità nazionali. Tutto il resto, e non escludo nemmeno la scuola secondaria, deve rientrare nell’attività privata dell’individuo. Se voi volete salvare lo Stato, dovete abolire lo Stato collettivista, così come c’è stato trasmesso per necessità di cose dalla guerra, e ritornare allo Stato manchesteriano.

Questo ultraliberismo, che oggi è il programma del fascista brasiliano Bolsonaro, non furono solo parole, ma la politica economica reale del fascismo fino alla grande crisi del 29. Solo dopo quella crisi devastante Mussolini fu costretto, come quasi tutti gli stati del mondo, all’intervento pubblico per impedire il collasso dell’economia. Ma il fascismo si affermò come violenta dittatura liberista, per il privato ed il mercato.

3) Il fascismo oggi sarebbe contro l’Euro e la moneta unica ed i sacrifici che essa comporta.

FALSO. Mussolini volle per pure ragioni di potenza la parità fissa della lira con la sterlina, la cosiddetta “quota 90”, cioè un cambio fisso di novanta lire per una sterlina, Questa rinuncia ad ogni manovra sulla moneta, anzi sopravvalutando quella italiana, produsse danni enormi al sistema industriale e una terribile politica di austerità , culminata nella riduzione dei salari.

“Quota 90” era insomma una sorta di anticipazione dell’Euro. Le motivazioni del fascismo erano quella di stare monetariamente alla pari con la superpotenza di allora, la Gran Bretagna. Le motivazioni dell’Euro sono apparentemente diverse, ma hanno sempre alla base una scelta di potenza, stare alla pari della Germania e dall’Europa che più conta. In ogni caso al di là di ogni motivazione, gli effetti di Quota 90 sulla economia italiana furono disastrosi.

4) Il fascismo stava dalla parte degli operai.

FALSO. Il fascismo andò al potere organizzando il crumiraggio contro gli scioperi, bastonando ed uccidendo lavoratori e sindacalisti, bruciando le Camere del Lavoro. Dopo il 1925 sciolse i sindacati indipendenti e obbligò i lavoratori ad iscriversi ad un solo sindacato, quello corporativo fascista del quale facevano parte anche i padroni. Il fascismo imponeva la collaborazione di classe nel nome dell’impresa e dello stato e con il codice penale Rocco comminava anni di carcere per lo sciopero e per ogni forma di protesta del lavoro. La lotta di classe era il male da estirpare per il fascismo, come lo è ancora oggi per la Confindustria e qualsiasi multinazionale.

Alla fine degli anni venti il fascismo impose la RIDUZIONE DEI SALARI dal 10 al al 20%. Sotto il fascismo nelle fabbriche fu introdotto il cottimo Bedaux, il capostipite dei sistemi di sfruttamento taylorista, con la galera per chi protestava.

È vero che il fascismo organizzò dopolavoro, colonie estive, servizi per gli operai, ma come compensazione per il feroce sfruttamento a cui essi erano sottoposti, che produceva enormi profitti per i padroni, a partire da Gianni Agnelli, senatore del regno, che accolse in camicia nera Mussolini nel 1939. Lo accolse a Torino per inaugurare la fabbrica Mirafiori, e Mussolini parlò davanti a 50000 operai che lo accolsero in silenzio, senza applausi, senza grida di viva il Duce.

Per questo il dittatore fascista abbandonò furioso il palco. Non aveva sufficientemente tenuto conto di un rapporto dei servizi segreti del 1937 che diceva: “Nella massa lavoratrice si riscontra sempre un ambiente decisamente avverso alle istituzioni del regime”…

5) Il fascismo era una dittatura all’acqua di rose.

FALSO. Il fascismo colpiva ogni piccolo dissenso e reprimeva ogni opposizione e resistenza. Era un regime poliziesco di massa che cominciava con la delazione anche per una sola battuta sul regime. Si veniva allora convocati dalla locale Casa del Fascio e sottoposti a intimidazioni, olio di ricino, bastonature. Chi lavorava poteva essere licenziato per inosservanza delle disposizioni del regime, come indossare la camicia nera il 28 ottobre.

Poi c’era il sistema poliziesco di stato che culminava nell’OVRA, la polizia politica che se necessario si trasformava in organizzazione terrorista per uccidere gli oppositori, e nel Tribunale Speciale. Questo organismo istituito nel 1927, instaurò migliaia di processi contro gli antifascisti, condannandone più di 4500 a enormi pene detentive, tra essi Antonio Gramsci e Sandro Pertini, e diverse decine alla pena di morte che il fascismo aveva reintrodotto. Il primo ucciso dal Tribunale fascista fu un muratore comunista.

6) Il fascismo non era razzista ed antisemita, lo divenne solo dopo l’alleanza con Hitler.

FALSO. il fascismo è sempre stato dichiaratamente razzista, verso gli slavi, contro i quali iniziò in Venezia Giulia e Istria una feroce pulizia etnica, e naturalmente verso gli africani. La canzone fascista Faccetta Nera, che celebrava la guerra di aggressione all’Etiopia, fu proibita dal regime perché accusata di favorire la commistione delle razze. Per il fascismo PRIMA GLI ITALIANI era la base fondante di ogni discriminazione razziale.

Le leggi razziali contro gli ebrei varate nel 1938 furono rivendicate dal fascismo come realizzazione dello spirito originario del partito. Mussolini dichiarò che il fascismo era antisemita fin dalla sua fondazione nel 1919.

7) Il fascismo era patriottico.

FALSO. Il fascismo era un regime aggressivo che usava il patriottismo per coprire i propri interessi e il proprio potere. Dalla metà degli anni 30 il fascismo iniziò una politica di guerra e aggressioni militari, Etiopia, Spagna, Albania, che culminò nella partecipazione al fianco di Hitler alla seconda guerra mondiale.

Il patriottismo copriva la guerra e la guerra serviva per affari, potere e consenso. E la guerra subordinava il fascismo alla potenza straniera.

Che la guerra e le servitù della guerra per il fascismo venissero prima della Patria lo dimostra la cosiddetta Repubblica Sociale, lo stato fantoccio che i nazisti imposero con l’occupazione militare dell’Italia centro settentrionale, dal 1943 al 1945. I fascisti, scomparsi, dopo il 25 luglio, ricomparvero come collaborazionisti con l’invasore.

Non erano patrioti, ma scherani della Germania, a cui Mussolini aveva venduto il paese, compresa la cessione di Trento e Trieste. Quando fu catturato dai partigiani Mussolini era travestito da soldato tedesco e stava fuggendo in Svizzera per consegnarsi agli Americani. Il fascismo è sempre stato servo di potenze estere. Matteotti fu ucciso perché stava per svelare i finanziamenti esteri del fascismo.

8) Il fascismo era duro, ma onesto.

FALSO. Il fascismo era un regime ad altissimo tasso di corruzione. I gerarchi fascisti erano i titolari, in ogni territorio o area di influenza, di affari, mazzette, tangenti. Un gigantesco flusso di danaro arricchiva la gerarchia fascista. Tutti i capi fascisti, nessuno escluso, si arricchirono enormemente durante il ventennio.

I capi fascisti erano quasi tutti poveri spiantati nel 1920 e tutti straricchi nel 1940. Si può anzi dire che il fascismo fu il primo regime in Italia ad organizzare scientificamente la corruzione politica. Ci si iscriveva al partito anche con la speranza di diventare ricchi. Questa corruzione alimentava le ruberie ai danni dello stato dei fornitori privati, che giunsero anche a colpire le truppe italiane in guerra.

Ad esempio i soldati mandati a combattere contro l’Unione Sovietica con scarpe di cartone per le ruberie dei fornitori e le mazzette ai fascisti. Lo stesso Prefetto Mori, il feroce prefetto di ferro mandato nel 1920 in Sicilia per combattere la mafia, fu destituito dal fascismo quando cominciò ad indagare sui legami tra cosche mafiose e gerarchi fascisti locali.

Il fascismo fu un regime di ladrocinio organizzato, perché sulla corruzione si fondavano il potere e il consenso. E Mussolini era il vertice ed il garante di questo regime. Se allora ci fosse stata una magistratura indipendente, il fascismo sarebbe stato travolto dalla TANGENTOPOLI NERA. Tutto questo oggi è ampiamente documentato.

9) I partigiani ed i fascisti in fondo avevano, pur da parti opposte, lo stesso amor di Patria.

FALSO. Questa è la mistificazione della memoria storica condivisa, della pacificazione ideale inventata da esponenti del PD più di venti anni fa e che oggi viene usata da ogni revisionismo storico. Fino a quello cialtrone di Salvini che parla di derby tra fascisti ed antifascisti.

Prima del 1943 chi resisteva al fascismo doveva operare in clandestinità a prezzi altissimi.
Dopo l’8 settembre 1943, quando i tedeschi occuparono l’Italia centro settentrionale, essere antifascisti significava combattere l’ occupazione militare nazista e il collaborazionismo fascista.

Le due parti non erano eguali. Chi sceglieva la Resistenza rischiava tutto, per sé e per i familiari, doveva vivere sui monti o nelle cantine delle città. Chi stava coi nazisti era al caldo, protetto e al sicuro. Tanti pur non essendo fascisti decisero di aspettare, di non rischiare, i partigiani scelsero di opporsi. I partigiani facevano la guerra agli occupanti ed ai loro servi, i fascisti collaboravano alle stragi per rappresaglia verso la popolazione civile.

Certo potevano esserci un partigiano manigoldo ed un fascista onesto, ma comunque il primo lottava contro i criminali di Auschvitz, il secondo stava con loro. Antifascismo e fascismo non sono solo una contrapposizione politica, ma un insanabile contrasto morale. Il fascismo non è una semplice idea politica sbagliata, è un crimine materiale e morale.

La Resistenza e stata la sola vera rivoluzione popolare italiana, il momento nel quale il popolo italiano è insorto in massa contro il potere, il momento nel quale il popolo ha fatto giustizia della tirannia e ha conquistato la democrazia con le proprie mani.

10) Non ha più senso oggi di parlare di fascismo e antifascismo.

FALSO. Anche se una certa retorica antifascista è servita a coprire le malefatte del potere, i valori autentici dell’antifascismo ed il rifiuto delle basi di fondo del fascismo sono sempre attuali.
Dal 1945 ad oggi in Italia il neofascismo si è periodicamente affacciato sulla scena politica. Come strumento di ricatto verso la DC se avesse voluto spostarsi troppo verso il PCI. Come terreno di coltura della strategia della tensione e delle bombe contro le lotte degli anni 70. Come ideologia dell’ordine, dell’autoritarismo e della sopraffazione.

Siccome il fascismo in quanto tale è ancora screditato, il neofascismo oggi si veste diversamente, non indossa la camicia nera. Anche il potere lo aiuta attribuendo a questo neofascismo altri nomi, più neutri ed accattivanti, come sovranismo e populismo. In questo modo il potere ottiene due risultati: non chiama i fascisti con il loro nome nobilitandoli nella eventualità di servirsene, attribuisce ad ogni opposizione alle ingiustizie sociali un carattere reazionario ed eversivo.

Per questo è giusto squarciare il mascheramento fascista ed usare questo termine per chiunque oggi innalzi il vessillo reazionario intitolato a DIO PATRIA FAMIGLIA. I fascisti si offendono se dai loro dei fascisti, ma poi in ogni loro parola riaffermano l’ideologia fascista. Non sono razzista ma.. non sono fascista ma.. Ecco, ciò che viene dopo quei ma è moderno fascismo e non bisogna avere paura di chiamarlo come tale, se lo si vuole ancora una volta sconfiggere.

ORA E SEMPRE RESISTENZA VIVA IL 25 APRILE

 

tratto da:

Contropiano

http://contropiano.org/news/politica-news/2019/04/25/10-fake-news-oggi-diffuse-sul-fascismo-viva-il-25-aprile-0114823?fbclid=IwAR0aGhEVbrxQp2dO87KHMmX6RdmS9hY46vBRXNRy2h8QqaVExKf-pA-ks9Y