Francesco Guccini e la sua nuova, attuale versione di Bella Ciao

 

Francesco Guccini

 

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Francesco Guccini e la sua nuova, attuale versione di Bella Ciao

Francesco Guccini riscrive il testo di Bella Ciao per attualizzarlo ai giorni nostri. Voce roca e invecchiata, ma è sempre Lui…

 

Bella Ciao di Guccini

Stamattina mi son svegliato

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

stamattina mi son svegliato

e ho trovato gli invasor

 

C’eran Salvini con Berlusconi

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

con i fasci della Meloni

che vorrebbero ritornar

 

Ma noi faremo la Resistenza

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

noi faremo la Resistenza,

come fecero i Partigian

 

O Partigiano portali via

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

Partigiano portali via,

come il venticinque april

 

 

AGGIORNAMENTO

Giorgia Meloni non l’ha presa bene ed ha risposto piccata:
Cosa intende esattamente Francesco Guccini quando dice che con Meloni, Salvini, Berlusconi faranno la ‘resistenza come hanno fatto i partigiani’? Che dovrebbero farci i processi sommari, appenderci a testa in giù, rasarci i capelli ed esporci alla pubblica gogna? Cosa intende quando dice ‘oh partigiano portali via’? Dove dovrebbero portarci questi partigiani? Al confino, in galera, dove? Questa si chiama istigazione all’odio, cari compagni. Ma noi non ci faremo intimorire, mai. Dovete batterci nelle urne, se ne siete capaci

Si noti che, comunque, non prende nessuna distanza dal “fascio” di Guccini, si limita a fare un po’ di demagogia…

Per quanto riguarda l’istigazione all’odio poi… Proprio mentre Emilio Iacopi (Lega) propone di sparare coi cecchini a chi canta ‘Bella Ciao’. Mentre Massimo Asquini, assessore leghista di Monfalcone scrive “Butteve giù dal balcone… fasè meio!” agli italiani intenzionati a partecipare al flashmob casalingo organizzato per il 25 Aprile dall’Anpi.

Appena dopo l’augurio agli anziani Partigiani “Dovrebbero saperlo che il Covid adora gli anziani”del consigliere comunale della Lega Alessandro Bargagna

Per non dimenticare i farneticanti “Partigiani: ieri assassini infami, oggi infami assassini” di Frank Robusto, CasaPound o Vincenzo Laus, cuore nero salernitano, un’aquila, la mano tesa nel saluto fascista: “Il 25 Aprile è il giorno in cui i vili si proclamarono eroi”. O ancora “Il giorno dei partigiani scimmie” dell’ultrà veronese “Hellas Army”, un odiatore che sui social marchia i post non graditi con la stella di David e nello stato ha la scritta hitleriana Gott mit uns.

Ma sapete, è Guccini che istiga all’odio… loro sono solo innocenti fascisti

25 aprile divisivo? CERTO CHE È DIVISIVO – Da una parte chi sta con il criminale della dittatura, degli assassini di stato, della violenza contro gli avversari, dell’odio razziale, della guerra con mezzo milioni di morti. Dall’altra chi ha lottato contro tutto questo… Dovrebbe essere facile capire da che parte stare!

 

25 aprile

 

 

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25 aprile divisivo? CERTO CHE È DIVISIVO – Da una parte chi sta con il criminale della dittatura, degli assassini di stato, della violenza contro gli avversari, dell’odio razziale, della guerra con mezzo milioni di morti. Dall’altra chi ha lottato contro tutto questo… Dovrebbe essere facile capire da che parte stare!

Sono fascisti nell’animo anche se non hanno il coraggio di dirlo apertamente.

Festeggiano la marcia su Roma, difendono le sceneggiate di Predappio, mettono in lista gente che si chiama Mussolini, ossia parenti e discendenti del criminale che ha firmato le leggi razziali e portato l’Italia alla distruzione con oltre 500.000 morti e alla creazione di una repubblica-fantoccio asservita ai nazisti e fautrice di ignobili e orribili stragi.

E i Fascisti tornano alla carica: il 25 aprile non va festeggiato perché è “divisivo”

Il 25 aprile rappresenta la liberazione dal periodo più nero, squallido e schifoso della storia Italiana. Tutti gli Italiani dotati di un po’ di intelligenza, umanità e dignità dovrebbero prendere le distanze da quello che è successo in quel ventennio.

Se c’è qualcuno che non lo fa, anzi palesa vergognose nostalgie e inaudito apprezzamento per quello che, come la storia ha sancito, non è stato altro che un ignobile criminale è bene che resti separato dalla parte sana del Paese.

Se c’è qualcuno che non lo fa dovrebbe solo vergognarsi e stare zitto.

Sì, il 25 aprile è “divisivo”, ma non sembra difficile capire da quale parte stare…

Nota – Ecco da cosa ci divide il 25 aprile:

42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.

28.000 anni di carcere e confino politico agli avversari politici.

80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.

tutti i combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

tutti i combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.

640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.

110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.

migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.

…E tanti altri ancora…

By Eles

 

Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

 

Sallusti

 

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Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

Il Coronavirus ha ucciso 16.000 persone ma l’anti-partigiano Sallusti ha lo stomaco di parlare di regali

Il direttore de Il Giornale: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”.

Davanti alla bestialità di Alessandro Sallusti non si sa davvero da dove cominciare. La risposta migliore sarebbe, ovviamente, il silenzio, l’oblio. Ma Alessandro Sallusti, a differenza di Vittorio Feltri che conta ormai quanto il due di coppe, è ovunque: invitato in ogni trasmissione televisiva, consultato come polo della destra ‘razionale’, quella che non urla e non strepita ma che argomenta e lo sa fare bene. Sallusti è un affabulatore consumato e ha la capacità di nascondere la peggiore volgarità (quella che Feltri esprime con i culi, le tette, i finocchi) dietro una retorica elegante e toni pacati.

 

Ma concentriamoci su quanto ha avuto il coraggio di scrivere: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”. Ecco, disgustoso è un eufemismo che riesce a malapena a esprimere la rabbia che si dovrebbe provare davanti a parole del genere, a prescindere dalla fede politica. Perché su una cosa Sallusti ha ragione: il virus non ha partito, come non ha razza, religione, nazionalità.

 

E proprio in virtù di questa sua pervasività, la nostra Festa della Liberazione avrà quest’anno un valore diverso, ma non meno importante: non sarà mera celebrazione istituzionale o sterile occasione per aggiungere altra carne alla grigliata della festa, ma può diventare una riflessione sul valore della libertà, della Resistenza, della Nazione. Fino a un mese fa (tanto è passato dagli entusiastici primi giorni di quarantena), l’Inno d’Italia risuonava su ogni balcone, i tricolori sventolavano festosi al grido di ‘Ce la faremo’. La scena ricordava i gioiosi saluti alle truppe che partivano per la guerra. Poi sono arrivate le bombe, e i canti si sono interrotti. Allo stesso modo, in Italia sono arrivati i numeri dei morti. Più di 16.000, stando alle ultime stime. Ci vuole davvero un bel coraggio a parlare di ‘regali’ del Coronavirus.

 

Ma è proprio per questi morti che il 25 aprile andrebbe celebrato: perché è un giorno in cui ricordiamo il sacrificio dei partigiani, vecchi e nuovi, e coloro che sono caduti sotto le strali della guerra, di tutte le guerre, anche quella combattuta ogni giorno negli ospedali. La ‘retorica dell’antifascismo’, che tanto spiace alla destra che vorrebbe dimenticate (o peggio, riabilitate) le malefatte dei criminali fascisti, altro non è che celebrazione di chi combatte per noi, di chi si sacrifica per noi. Nel passato come adesso, e come sempre.

Ha ragione Giorgia Meloni, il 25 aprile è una festa divisiva: divide NOI da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere ogni libertà di stampa e di pensiero…

 

 

25 aprile

 

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Ha ragione Giorgia Meloni, il 25 aprile è una festa divisiva: divide NOI da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere ogni libertà di stampa e di pensiero…

25 aprile, festa “divisiva”. Giorgia Meloni si esprime così a proposito della Liberazione, quando a ridosso del 4 novembre, ricorrenza della vittoria nella Prima guerra mondiale, propone questa data per sostituire la prima.

A Verona, il consigliere Bacciga ha presentato una mozione sul 25 aprile, considerata festa “unilaterale e divisiva”. Benché il contributo del Comune sia modesto (5mila euro), il consigliere ha chiesto che venisse destinato a convegni storici per analizzare in modo “imparziale” la “guerra civile” di quel periodo, e gli “eccidi avvenuti”.

E poi abbiamo un governo con un Presidente del consiglio che parteciperà senza grossi proclami alle celebrazioni e due vicepremier impegnati in una specie di remake della serie “La strana coppia”. Per il 25 aprile Salvini, così come i ministri leghisti, non parteciperà alle celebrazioni, non intende partecipare a “derby tra fascisti e comunisti”, mentre Di Maio se ne esce con un: “Le feste si celebrano” come se dovessimo festeggiare carnevale o fare una gita a pasquetta.

In tutto questo noi stiamo con Giorgia Meloni – Ha ragione, il 25 aprile è una festa divisiva: divide noi da quelli che ritengono ammissibile bruciare gli ebrei nei forni, cacciare a calci in culo chi ci chiede aiuto, far sparire e ammazzare gli oppositori politici, sopprimere libertà di stampa e di pensiero e magari far crepare i nostri figli in un’assurda guerra…

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25 aprile, Liliana Segre contro Matteo Salvini: “Chi fa politica non può ignorare la storia – Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più”.

 

25 aprile

 

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25 aprile, Liliana Segre contro Matteo Salvini: “Chi fa politica non può ignorare la storia – Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più”.

E’ il 25 aprile, la festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. La ricorrenza sta animando da settimane una dura polemica soprattutto nella maggioranza di governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha annunciato da tempo che domani non parteciperà a nessun evento di commemorazione, ma sarà a Corleone, in Sicilia, per “combattere la mafia”. La senatrice a vita Liliana Segre è intervenuta sulla questione in un’intervista pubblicata dal Corriere e a proposito delle dichiarazioni di Salvini sul 25 aprile, si è espressa duramente: “Chi fa politica non può ignorare la storia. Deve averla studiata. Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più. Non penso solo ai partigiani – ha continuato la senatrice – ma anche ai militari italiani, morti di stenti, malattie, in un campo di concentramento, pur di non aderire alla Repubblica Sociale”.

Liliana Segre ha commentato anche l’incendio doloso, appiccato nella notte di domenica, alla statua dedicata a Giulia Lombardi, partigiana uccisa dai fascisti nel 1944: “Non possiamo sempre ridurre tutto all’ignoranza. È il bisogno di odiare che muove certa gente. Appena messo piede in Senato – ha continuato – mi sono battuta per una legge contro l’hate speech. L’odio torna a galla in contesti molto diversi. Per strada, su Internet soprattutto”. La senatrice ha raccontato di sentirsi “stanca”, e per questo trascorrerà questo 25 aprile a casa: “Mi hanno invitato in tv, ma ho davvero bisogno di staccare. Forse non ho più l’età per andare in corteo. Devo cominciare a delegare”.

In un intervento su Repubblica, Liliana Segre aveva ribadito l’importanza di conoscere la storia per “comprendere cosa è stato il depauperamento mentale di masse di italiani e tedeschi indottrinate dai totalitarismi fascista e nazista. Chi ignora il passato è più facilmente plasmabile. E non oppone resistenza – ha continuato la senatrice – Leggo con preoccupazione che alla festa della Liberazione si preferisca una cerimonia di altro genere. Rimango esterrefatta, ma non importa se qualche ministro resterà a casa. Sono sicura che domani saremo in tanti a provare la stessa emozione civile”.

continua su: https://www.fanpage.it/25-aprile-liliana-segre-contro-matteo-salvini-non-puoi-ignorare-la-storia-la-devi-studiare/
http://www.fanpage.it/

La risposta della storica Tarquini alla Meloni che sostiene che la celebrazione del 25 aprile divide gli Italiani: “Il 25 aprile divide? La democrazia nasce dalla sconfitta fascista”

 

25 aprile

 

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La risposta della storica Tarquini alla Meloni che sostiene che la celebrazione del 25 aprile divide gli Italiani: “Il 25 aprile divide? La democrazia nasce dalla sconfitta fascista”

La storica Tarquini: “Il 25 aprile divide? La democrazia nasce dalla sconfitta fascista”

Per la studiosa la festa è per forza “divisiva” perché la Liberazione scaturisce dalla “guerra civile”. Però avverte: non ci difendiamo da neofascismo e razzismo evocando Mussolini a sproposito

Giorgia Meloni torna all’attacco e bolla il 25 aprile come data “divisiva”, pertanto non vorrebbe festeggiare la caduta del fascismo e sferra picconate alla festa della Liberazione. Non stupisce, dalla leader di Fratelli d’Italia. Tuttavia la data può essere solo “divisiva” perché “la Repubblica italiana, democratica, è nata da una guerra civile, dalla sconfitta del regime fascista”. Lo afferma con nettezza Alessandra Tarquini, storica, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, studiosa del Novecento che si è occupata, tra l’altro, di antisemitismo, sionismo, del partito e della stampa socialista. E giorni fa era tra i relatori a un confronto a più voci su storia e media al Festival sul giornalismo culturale dove il tema del fascismo storico a confronto con i nostri giorni è emerso con forza e ha appassionato molti presenti al Teatro della Fortuna a Fano, nelle Marche.
Professoressa, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha definito il 25 aprile e il 2 giugno “feste divisive” e se dovesse scegliere opterebbe per il 4 novembre a discapito delle date sulla Repubblica e sulla Liberazione dal nazismo e fascismo. Come valuta questa posizione, da storica, soprattutto il 25 aprile?
Nonostante sia importante ricordare la fine della Prima guerra mondiale, e capire  perché l’abbiamo sostenuta, il paragone è improprio. Il 25 aprile continua ad avere la sua importanza: con tutti i limiti delle celebrazioni antifasciste che non sempre sono state all’altezza del loro compito, con una retorica antifascista che non è servita allo scopo, sicuramente una riflessione sull’antifascismo è doverosa. Detto questo la festa è divisiva, e tale deve essere, perché siamo figli di una guerra civile. La Repubblica italiana è nata da una guerra civile. La nostra repubblica democratica è nata dalla sconfitta del regime fascista e dalla fine del Seconda guerra mondiale per cui penso che il 25 aprile abbia un valore. Gli appelli alla pacificazione non servono a niente, non c’è niente di più divisivo della memoria collettiva che non può essere diversa per le esperienze diverse. Questo non significa non rispettare i morti o le ragioni degli altri. Ma che io rispetti le ragioni di un altro per le sue scelte diverse dalle mie non è un appello alla pacificazione: l’altro va riconosciuto anche quando la pensa diversamente ed è stato ed è nemico, ha diritto a lottare ma, ripeto, noi siamo figli di una guerra civile. Claudio Pavone agli inizi degli anni ’90 lo disse da sinistra: anche loro hanno diritto a essere riconosciuti come italiani e allora si iniziò a parlare di guerra civile. Ciò non vuol dire che passiamo tutti quanti a un “volemose bene”, come si dice a Roma. L’altro è italiano come me, certo, ma non dobbiamo appellarci a una pacificazione. Il 25 aprile va mantenuto come festa perché la sconfitta del regime fascista è il fatto positivo della nostra storia.

A Fano al Festival sul giornalismo culturale il tema del fascismo a confronto con l’oggi è emerso in modo esplicito. A suo parere si può tracciare un parallelismo tra fascismo storico, durato fino al 1945, e i nostri giorni?
A mio parere questo parallelismo non si può fare ed è scorretto confrontare esperienze del passato che hanno un inizio ed una fine con esperienze completamente diverse per contesto, per protagonisti, per forme della politica. Il fascismo è stato un regime totalitario a partito unico che ha quindi eliminato il pluralismo dei partiti politici, la vita parlamentare, il pluralismo della stampa, delle opinioni. È stato un regime violento e dittatoriale che non ha nulla a che fare con ciò che accade nelle moderne democrazie. Anche quando ciò che accade è un fenomeno se vogliamo di destra razzista, xenofoba con forme di antisemitismo.
Quanto al razzismo?
Il razzismo precede di gran lunga il fascismo. Nasce anzi nei paesi più democratici, pensiamo ai comportamenti di francesi e inglesi, dei grandi colonialisti nei confronti di popolazioni diverse.
Nel 1492 la Spagna buttò fuori gli ebrei perché ebrei.
Appunto, non c’entra nulla il fascismo. Si può essere razzisti e antisemiti e non essere affatto fascisti e molto democratici. Ripeto: razzismo e antisemitismo precedono di gran lunga il fascismo. Dopo di che è vero che il fascismo ha avuto una concezione fascista e ha una concezoine fascista, i fascisti hanno come obiettivo quello di creare una nuova razza di dominatori e che diventano antisemiti non perché glielo chiede l’alleato tedesco ma perché hanno una visione del mondo che in quel momento esclude gli ebrei dall’essere italiani. Dunque perseguitano gli ebrei italiani ai quali negano di fatto la cittadinanza: 47mila nostri concittadini si vedono trasformata la vita dall’oggi al domani e vengono esclusi.
Eppure ci sono forze in Italia e in Germania che si richiamano al fascismo e al nazismo nei simboli, nell’iconografia.
Innanzi tutto dovremmo chiamare queste forze neofasciste e non fasciste o naziste. Se poi vogliamo vedere quanto di realmente fascista hanno troveremmo ben poco. Per esempio alcune forze partecipano alla vita parlamentare. Un fascista poteva mai partecipare alla vita parlamentare? Non ci difendiamo dal neofascismo, dal razzismo, dall’antisemitismo invocando a sproposito Mussolini o Hitler.
Allora come ci difendiamo?
Cercando di analizzare i fenomeni che abbiamo di fronte. Per esempio il populismo e il fascismo sono due cose molto diverse. Sarebbe bene che giornali, intellettuali, l’opinione pubblica avessero chiaro l’uso di questi termini. Il populismo rispetto al fascismo ha uno scarto consistente. Una delle caratteristiche del fascismo è stabilire il primato della politica. I fascisti cercano e riescono a far saltare la separazione tra società civile e Stato. Se noi non teniamo conto di queste differenze che derivano da anni di ricerche storiografiche, se facciamo un grande minestrone dove mettiamo da Andreotti a Scelba a Salvini, non capiamo nulla e se questo è il modo per combattere Salvini abbiamo perso.

Nel 1933 Hitler fu nominato Cancelliere e legittimato a prendere il potere dal presidente tedesco. Esiste il pericolo che la democrazia vada a pezzi perché si dà spazio a ciò che la distruggerà? 
Non c’è alcun dubbio che sia così. Non solo c’è una responsabilità delle democrazie liberali che subito dopo la Prima guerra mondiale in qualche modo di suicidano, ma è assolutamente vero che ci sia una debolezza della democrazia: quindi esiste la necessità da parte di tutti noi di salvaguardarla e di considerare la democrazia parlamentare non un dato di fatto ma qualcosa per la quale è morta della gente durante la Seconda guerra mondiale. Siamo oggi il frutto di una storia, non dobbiamo dare per scontato che quella liberal-democrazia che abbiamo di fronte sia una volta per tutte. Mi viene in mente che fino agli anni ’90 l’opinione pubblica italiana, e non solo quella, aveva un’idea positiva dell’Europa. Oggi questo pensiero non c’è più. Pensavamo l’Europa fosse un’occasione di modernizzazione, oggi viene spesso associata alle élite. Evidentemente qualcosa sta cambiando e dovremmo essere cauti nell’espressione anche critica rispetto all’integrazione europea.
L’intervista / Pagliarulo dell’Anpi: Non possiamo dimenticare i massacri e i crimini del fascismo

 

tratto da: https://www.globalist.it/storia/2018/11/02/la-storica-tarquini-il-25-aprile-divide-la-democrazia-nasce-dalla-sconfitta-fascista-2033112.html