Francesco Guccini e la sua nuova, attuale versione di Bella Ciao

 

Francesco Guccini

 

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Francesco Guccini e la sua nuova, attuale versione di Bella Ciao

Francesco Guccini riscrive il testo di Bella Ciao per attualizzarlo ai giorni nostri. Voce roca e invecchiata, ma è sempre Lui…

 

Bella Ciao di Guccini

Stamattina mi son svegliato

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

stamattina mi son svegliato

e ho trovato gli invasor

 

C’eran Salvini con Berlusconi

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

con i fasci della Meloni

che vorrebbero ritornar

 

Ma noi faremo la Resistenza

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

noi faremo la Resistenza,

come fecero i Partigian

 

O Partigiano portali via

o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao

Partigiano portali via,

come il venticinque april

 

 

AGGIORNAMENTO

Giorgia Meloni non l’ha presa bene ed ha risposto piccata:
Cosa intende esattamente Francesco Guccini quando dice che con Meloni, Salvini, Berlusconi faranno la ‘resistenza come hanno fatto i partigiani’? Che dovrebbero farci i processi sommari, appenderci a testa in giù, rasarci i capelli ed esporci alla pubblica gogna? Cosa intende quando dice ‘oh partigiano portali via’? Dove dovrebbero portarci questi partigiani? Al confino, in galera, dove? Questa si chiama istigazione all’odio, cari compagni. Ma noi non ci faremo intimorire, mai. Dovete batterci nelle urne, se ne siete capaci

Si noti che, comunque, non prende nessuna distanza dal “fascio” di Guccini, si limita a fare un po’ di demagogia…

Per quanto riguarda l’istigazione all’odio poi… Proprio mentre Emilio Iacopi (Lega) propone di sparare coi cecchini a chi canta ‘Bella Ciao’. Mentre Massimo Asquini, assessore leghista di Monfalcone scrive “Butteve giù dal balcone… fasè meio!” agli italiani intenzionati a partecipare al flashmob casalingo organizzato per il 25 Aprile dall’Anpi.

Appena dopo l’augurio agli anziani Partigiani “Dovrebbero saperlo che il Covid adora gli anziani”del consigliere comunale della Lega Alessandro Bargagna

Per non dimenticare i farneticanti “Partigiani: ieri assassini infami, oggi infami assassini” di Frank Robusto, CasaPound o Vincenzo Laus, cuore nero salernitano, un’aquila, la mano tesa nel saluto fascista: “Il 25 Aprile è il giorno in cui i vili si proclamarono eroi”. O ancora “Il giorno dei partigiani scimmie” dell’ultrà veronese “Hellas Army”, un odiatore che sui social marchia i post non graditi con la stella di David e nello stato ha la scritta hitleriana Gott mit uns.

Ma sapete, è Guccini che istiga all’odio… loro sono solo innocenti fascisti

La stoccata del Gesuita Padre Sorge: “Chi vuole cancellare Bella Ciao cova l’odio degli sconfitti”

 

Bella Ciao

 

 

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La stoccata del Gesuita Padre Sorge: “Chi vuole cancellare Bella Ciao cova l’odio degli sconfitti”

Il gesuita se la prende con i fascisti e i loro sodali: “Basta con tanta volgarità e bassezze in una parola inciviltà”

Chi vuole cancellare il 25 aprile “vive con il risentimento e con l’odio di chi è rimasto sconfitto militarmente”. Padre Bartolomeo Sorge, gesuita politologo, in una intervista dà voce alla “profonda delusione” per come viene sentita quella che dovrebbe essere la festa di tutta l’Italia e invece è vissuta tra divisioni e accese polemiche. Basta con “tanta volgarità e bassezze”, in una parola ” inciviltà”, dice padre Sorge rispondendo a chi propone di fare di quella giornata il giorno delle vittime delle guerre e del coronavirus (Ignazio La Russa, Fdi) o a chi, anche con la propaganda social, vuole cancellare ‘Bella ciao’ nel giorno dei ‘partigiani scimmie’.

 “Questa – osserva il gesuita che ha vissuto gli anni della Resistenza – è la reazione tipica di chi è stato sconfitto militarmente ed è rimasto con il risentimento e con l’odio e vuole avere la rivincita. E’ una situazione viscerale che non è storica e neanche civile e per questa riduttività del fenomeno alla lotta militare i nostalgici dell’uno e dell’altro gruppo si avversano tra loro”. Avverte padre Sorge: “Questa non è la vera Resistenza che invece è fatta dalla reazione popolare, dalla coscienza del popolo italiano. Da qui bisogna ripartire o ci saranno sempre reazioni viscerali. Quel che colpisce nel tono è la volgarità, la bassezza: è una vera incivilita’”.

Padre Sorge, più che rabbia, esprime “delusione, perché dopo tanti anni di cammino democratico di libertà, vedere che c’è gente che si abbassa a questo livello è uno specchio di quello che è la base sociale, frammentata, culturalmente e moralmente non sviluppata. L’Italia è questa, è una questione di educazione morale. Non si tratta di dire cancelliamo ‘Bella ciao’ – osserva il gesuita riferendosi alle provocazioni di queste ore dei neofascisti anche sui social – è questione di crescita morale che non c’è stata o rischia, nella crisi presente, di andare indietro”.

Padre Sorge guarda agli anni in cui la Resistenza era una autentica festa: “Per decenni abbiamo festeggiato la Resistenza con gioia, ma in questi ultimi anni la crisi della società liquida ha mandato in crisi anche i valori della Resistenza”.

Padre Sorge va alle radici delle divisioni sul 25 aprile: “Il problema è che la Resistenza è stata un movimento storico ambivalente: c’è stata la resistenza armata, aspetto militare, e la Resistenza civile, aspetto culturale e morale. Oggi abbiamo ridotto la Resistenza all’aspetto militare, il che vuole dire due fronti contrapposti: i nazifascisti da una parte e i partigiani dall’altra. Sono nemici violenti. Un fronte ha vinto, nella Resistenza armata, e l’altro ha perso. Questo porta a risentimento, avversione, voglia di rivincita, odio”.

Da qui la denuncia del gesuita: “Noi abbiamo ridotto la festa del 25 aprile alla lotta armata mentre c’è tutto un altro aspetto del fenomeno che è civile culturale morale che di natura sua non è divisiva ma è unitaria e consiste nella riscoperta di valori che il fascismo aveva rinnegato per tanti anni: la libertà di parola, di pensiero, finalmente riconquistavamo i diritti e i doveri perduti e questo ha portato alla Costituzione repubblicana del 1948″.

Per superare le divisioni, dice padre Sorge indicando ‘l’errore di fondo”, dobbiamo “rivalutare la Resistenza senza ignorare quella armata ma completandola con la rivoluzione culturale che ha portato all’ unità del popolo italiano”. Sabato prossimo il gesuita vivrà il 25 aprile “in prigione perché isolato dal virus, da sacerdote pregherò per l’Italia, e cercherò con il mio impegno sociale di mandare avanti la battaglia per ricomprendere l’unita’ del fenomeno. La Resistenza va vissuta per le conquiste di democrazia e libertà per l’intero popolo. Mi batterò fino all’ultimo”.

«Cantare meno “Bella ciao” dai balconi e lavorare di più» – Lo ha detto Matteo Salvini, quello conosciuto in Europa come “Il Fannullone”

 

Salvini

 

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«Cantare meno “Bella ciao” dai balconi e lavorare di più» – Lo ha detto Matteo Salvini, quello conosciuto in Europa come “Il Fannullone”

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Non basta cantare Bella Ciao dal balcone se nel mentre ti escono i camorristi dal carcere»

Il leader della Lega, Matteo Salvini, in diretta Facebook durante una conferenza stampa alla Camera dei deputati. «Mi auguro che quanto prima al ministero della Giustizia qualcuno si accorga che abbia buon senso di ritirare una circolare per la quale i mafiosi stanno uscendo e rischiano di uscire in maniera massiccia dalle carceri. La libertà conquistata dai nostri nonni non è in vendita. Non basta cantare ‘Bella Ciao’ dai balconi se mentre canti ti escono tre camorristi di galera… Cantare di meno e lavorare di più, per qualcuno potrebbe essere utile» ha detto Salvini.

…Ora, che Salvini inviti la gente a lavorare… Lui, che non ha mai lavorato in vita sua… Un “Fannullone” riconosciuto a livello Euroeo…ù

Per rinfrescarVi la memoria:

“È una vergogna sentirla in Aula. Per un anno e mezzo abbiamo lavorato con gli altri correlatori ma lei non l’abbiamo mai vista. Sei un fannullone“. Così l’eurodeputato socialista Marc Tarabella, belga di origine italiana e relatore della Direttiva sugli appalti pubblici di cui si è discusso nell’Aula

“Collega salvini è una vergogna sentirvi in aula perché, perché per un anno e mezzo abbiamo lavorato con i colleghi tutti relatori come lei. Sei l’unica che non abbiamo mai visto in riunione e facile dire che abbiamo fatto aria. Abbiamo lavorato nell’interesse delle piccole aziende dei lavoratori, degli appalti pubblici sani. Come lui va a spiegare ai suoi elettori che non è un fannullone di questo Parlamento? È solo in tv e mai in aula mai in riunione per lavorare. È una vergogna sei un fannullone in questo Parlamento. Lo dico io!”

[APPLAUSO, lungo APPLAUSO]

 

Il leghista: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” …Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

 

Bella Ciao

 

 

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Il leghista: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” …Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

Il leghista al sindaco: “Se si canta Bella Ciao allora si canti anche Faccetta Nera” – Succede a Riccò del Golfo, in provincia di La Spezia, dove il sindaco di centro-destra (che ha difeso Bella Ciao) si è trovato contro un esponente leghista.

Le provocazioni dei leghisti ormai sono senza vergogna, a dimostrazione che non si preoccupano più di scadere addirittura nel ridicolo.

L’ennesima polemica, che riguarda ancora una volta Bella Ciao, è nata a Riccò del Golfo (La Spezia): il sindaco di centro-destra, Loris Figoli, ha – giustamente – risposto in questo modo ai genitori che non volevano che i figli cantassero ‘Bella Ciao’ alla commemorazione di un eccidio nazifascista, ritenendola una canzone ‘politica’: “È una canzone popolare, della tradizione. La nostra comunità è unita nei valori democratici. Bella Ciao non ha colore politico, l’unico colore in una commemorazione che ricorda l’uccisione di tre partigiani è quello del lutto”

Ma al primo cittadino e alla sua lezione di civiltà ha risposto l’esponente leghista Fabrizio Zanicotti, che ha detto: “anche Faccetta Nera e’ un canto popolare. Sarebbe bene fosse cantato dagli alunni insieme a Bella Ciao”.

Dalla fogna leghista è tutto. Ora a voi la scelta: state con chi canta l’inno dei liberatori dal nazi-fascismo o con chi canta la marcetta con cui i fascisti andavano a massacrare gli Abissini?

Salvini: un parlamentare che canta “Bella Ciao” è uno spettacolo indegno…!

 

Bella Ciao

 

 

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Salvini: un parlamentare che canta “Bella Ciao” è uno spettacolo indegno…!

“I Commissari Ue che cantano ‘Bella Ciao’ è uno spettacolo indegno”

Poi insiste con “questi sono i rappresentanti di tutti i cittadini europei, e ‘Bella Ciao’ è cantata da una parte politica” …e in quest’ultima frase c’è tutta la cialtroneria, l’ignoranza e la mala fede di questo individuo: la Resistenza non era solo rossa, ma di tutti i colori come cattolici, federalisti etc. tutti i colori contro la dittatura nazifascista

Il fatto che i commissari europei del gruppo Socialisti e Democratici abbiano intonato alcune strofe di “Bella Ciao” è “una follia”. Matteo Salvini, accodandosi al giudizio espresso poche ore prima da un’altra intellighenzia (per i leghisti che leggono questo articolo poi spiegheremo perché “intellighenzia” non è un errore di grammatica) italiana, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che aveva parlato di ridicolo teatrino, si lascia andare a valutazioni durissime contro i nuovi membri della Commissione Europea, rei di aver intonato una canzone simbolo della lotta partigiana.

“Loro rappresentano 500 milioni di cittadini europei”, spiega Matteo Salvini, lanciandosi in un ardito paragone: “È come se noi ci fossimo messi a cantare canzoni di una parte o dell’altra in Consiglio dei ministri, è stato uno spettacolo indegno”.

Ma poi a cosa si riferiva? “Una parte e l’altra”? Contro Bella Ciao c’era, c’è e ci sarà sempre solo una altra parte: la dittatura nazifascista!

E poi la chicca finale: “si perde tempo in teatrini” invece di LAVORARE per risolvere i problemi dei cittadini. Sì, c’è poco da ridere, parlava di lavorare!!!

By Eles

Chi ha paura di Bella Ciao? La storia del canto che terrorizza Salvini

 

Bella Ciao

 

 

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Chi ha paura di Bella Ciao? La storia del canto che terrorizza Salvini

Non è “Fischia il vento”, non è il “Sol dell’Avvenire”, non è “Bandiera rossa”. Insieme a “Volare”, “Bella Ciao” è il canto popolare italiano più famoso al mondo. La sua origine risale ai canti delle mondine padane, e non è mai stato un inno comunista, ma di tutta l’Italia liberata. È solo una canzone, eppure terrorizza il sig. Salvini e quanti come lui.

Bella Ciao non è “Fischia il vento”, non è il “Sol dell’Avvenire”, non è “Bandiera rossa”. Insieme a “Volare” è il canto popolare italiano più famoso al mondo.

L’ultimo in ordine di tempo ad averne fatto una versione da brividi è stato l’immenso Tom Waits. Prima di lui fu Manu Chao a portarla in tour in tutto il mondo,  e durante le esequie dell’attentato di Charlie Hebdo a Parigi la cantò l’attore francese Christophe Aleveque. Il grande musicista bosniaco Goran Bregović la include regolarmente nei propri concerti. Il poeta Franco Arminio conclude le sue presentazioni facendola intonare al pubblico.

È stata la colonna sonora de “La casa di Carta“, la serie televisiva spagnola più vista della storia. A risalire ancora più indietro l’hanno resa celebre anche  Claudio Villa e Giorgio Gaber, fino alla versione degli anni Cinquanta cantata da Milva, che ci riporta al suo legame con la “Padania”.

Si perché l’origine di questo canto di ribellione patriottica, che inneggia a un invasore senza colore né bandiera, ha un legame con le mondine delle risaie padane: una “Bella Ciao” antichissima veniva intonata sin dal 1906 nella bassa Vercellese, durante la lotta per conquistare il diritto alle otto ore lavorative:

Alla mattina appena alzata, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao, alla mattina appena alzata,
devo andare a lavorar..!

A lavorare laggiù in risaia, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao! A lavorare laggiù in risaia
Sotto il sol che picchia giù!

E tra gli insetti e le zanzare, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao, e tra gli insetti e le zanzare,
duro lavoro mi tocca far!

Il capo in piedi col suo bastone, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao, il capo in piedi col suo bastone
E noi curve a lavorar!

Altri ricercatori rilevano che il suo ipnotico “Ciao, ciao, ciao” possa rifarsi a un ancora più antico  canto infantile diffuso in tutto il nord, La me nòna l’è vecchierella , come omaggio poetico allo sfiorire della fanciullezza. Qualcun altro la fa risalire a un canto francese del Cinquecento, poi arrivato in Piemonte con il titolo di La daré d’côla môntagna, per passare nella tradizione trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, e da li probabilmente arrivare infine alle mondine venete.

Quello che è certo è che nella sua versione finale è giunta a noi in molte varianti e strofe. A riprova che fu un canto il cui successo crebbe nell’Italia liberata del dopoguerra, più che durante la lotta partigiana, e per molti decenni fu un canto largamente condiviso: quindi non certo un canto per comunisti, ma fatto proprio da tutto l’arco della costituente repubblicana, compresi persino i cosiddetti partigiani badogliani – contraddistinti da un fazzoletto di colore azzurro – e senza dubbio contrari al comunismo.

Una canzone italianissima, dunque, che dovrebbe rappresentare un vero patrimonio popolare, tanto più in vista di leggi che vorrebbero imporre una quota di brani “patriottici” nelle radio, polemica nata sulla lunga scia del famoso Sanremo della contestata vittoria del “ragazzo” Mamhoud (tra l’altro di origini sarde). E la stessa “Bella ciao” fu al centro di controversie durante i preparativi del Festival di Sanremo 2011 poiché Gianni Morandi, l’allora conduttore, annunciò l’intenzione di eseguire la canzone nella serata dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia.

Ecco perché sorge la domanda: ma perché Salvini, che della lotta alle presunte “invasioni” ne ha fatto la sua bandiera politica, ha il terrore di questa canzone? Forse si considera pure lui un invasore? A giudicare dal suo comportamento durante le ultime campagne elettorali , sembrerebbe così. Ricordiamo quelle in terra Sarda, Salvini  per la prima per un’elezione regionale “terrona” si è trasferito armi e bagagli per ben una settimana, a blandire pastori e elettori.

 

Ma le sue reazioni verso chi intonava questa canzonetta popolare sono state quanto meno nervose e scomposte: «Chi vuole usare i fischietti si prenda dieci migranti e vadano insieme a fischiettare» ha gridato a un gruppetto di ragazzini che intonavano il canto in piazza Tola a Sassari, e poi rivolto a un altro minorenne ha aggiunto minaccioso: «vai a casa a bere il latte di pecora», non spiegando quale sia il nesso tra la canzone, i migranti e il latte. «Ma che brave queste signore che cantano – ha esclamato invece in piazza a Iglesias rivolto a un gruppo di anziane signore – perché non andate a Sanremo o a Italia’s got talent?»

Copione più o meno invariato, ma che è andato aggravandosi non poco, si è ripetuto nella vicina Carbonia, da sempre città mineraria fondata da Mussolini ma anche teatro di grandi lotte operaie. A un gruppo di studenti che intonava il canto patriottico il Ministro dell’Interno ha rivolto parole a dir poco preoccupanti: «Se dovete cantare vi accompagniamo a Sanremo o in qualche stalla a mungere le pecore» poi, accorgendosi di aver appena usato il lavoro dei pastori come offesa, ricordandosi che aveva promesso di salvarli tutti in 48 ore, ricordandosi anche di aver tolto “Nord” al simbolo della Lega, ha provato a correggere il tiro: « un lavoro faticoso che sicuramente non sapete fare…» Ma ormai l’embolo gli era partito, e così ha rincarato la dose: «Ma quanto sono sfigati? Dal 24 febbraio questi fanno la valigia con Zedda, prendono il barcone e vanno a casa » dimenticandosi probabilmente che i sardi, e dunque anche Zedda, sono già a casa loro.

E torniamo ai giorni nostri.

Il sig. Salvini – insieme ai suoi fascio-alleati – sostiene, al pari dei festeggiamenti per il 25 aprile, che questa canzone è “divisiva”

Attenzione, non è ignoranza: questa canzone è il simbolo della liberazione dal periodo più nero, squallido e schifoso della storia Italiana. Un periodo in cui il Paese è stato nelle mani di un criminale che ha firmato le leggi razziali e portato l’Italia alla distruzione con oltre 500.000 morti. Un criminale che ha ordinato assassini e deportazioni in Italia e stragi ovunque l’esecito italiano sia stato all’estero. Un criminale che ha azzerato i diritti della gente ed ha annullato libertà di stampa e di opinione. Un criminale la follia nazista. Un criminale che ha creato una repubblica-fantoccio asservita ai nazisti e fautrice di ignobili e orribili stragi.

E, se come dicevamo, non è ignoranza, la ripugnanza per questa canzone significa una sola cosa: Salvini non ha, non ha mai avuto e non avrà mai alcuna intenzione di prendere le distanze da quel triste periodo di cui Bella Ciao simboleggia la liberazione, aldilà di qualunque colore politico.

Meditate gente, meditate…

Inti Illimani Bella Ciao

Per la serie “Aiutiamoli a casa loro” – Nella foto risalente al 1908: funzionari coloniali belgi stanno per impiccare un bambino di 8 anni. La sua colpa? Suo padre non ha raccolto una quantità sufficiente di grano!

Aiutiamoli a casa loro

 

 

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Per la serie “Aiutiamoli a casa loro” – Nella foto risalente al 1908: funzionari coloniali belgi stanno per impiccare un bambino di 8 anni. La sua colpa? Suo padre non ha raccolto una quantità sufficiente di grano!
In questa foto, secondo diversi siti risalente al 1908, dei funzionari coloniali belgi stanno per impiccare un bambino di 8 anni.

La sua colpa?

Suo padre non ha raccolto una quantità sufficiente di grano. Nel frattempo, uno dei belgi alla sua sinistra gli sta leggendo i versi della Bibbia.

Nel tardo Ottocento anche il relativamente piccolo Belgio intraprese l’avventura coloniale in Africa. I belgi si insediarono sulla riva meridionale del fiume Congo, occupando tutto il vasto territorio che oggi costituisce la Repubblica Democratica del Congo. Per l’industria belga l’incredibile quantità di risorse presenti nella colonia fu una vera manna dal cielo che portò il Belgio a diventare un’importante realtà economica nonostante le ridotte dimensioni del suo territorio europeo. Lo sfruttamento totale del territorio fu possibile anche grazie ad un sistema di coercizione e violenza estremo esercitato nei confronti dei congolesi, costretti a lavorare con turni massacranti per rifornire l’autorità coloniale delle materie prime richieste. Se i congolesi non raggiungevano le quote previste dall’amministrazione spesso quest’ultima si rifaceva con i figli dei lavoratori “inadempienti”, uccidendoli, mozzandogli gli arti o accecandoli. Le violenze in particolare furono efferate nel periodo in cui il territorio congolese (denominato Stato Libero del Congo) era una proprietà personale di Re Leopoldo II, dal 1885 al 1908.

Due appunti riguardo questa immagine: sebbene la ricerca di informazioni a riguardo rimandi sempre a quanto detto sopra, non riusciamo a trovare una fonte che riporti una versione della storia totalmente verificabile. Secondo alcuni commentatori le uniformi degli uomini presenti non sarebbero quelle tipiche dei funzionari coloniali belgi.

Detto questo la prassi delle impiccagioni era purtroppo piuttosto comune nel Congo coloniale.
In secondo luogo, come abbiamo ripetuto numerose volte, la brutalità dell’immagine non giustifica alcun odio generalizzato contro il popolo belga. Che, come per tutti gli altri popoli della terra, è composto da santi e criminali, oppressi e oppressori, vittime e carnefici.

Cannibali e Re

 

fonte: https://www.facebook.com/cannibaliere/photos/a.989651244486682.1073741828.978674545584352/1742787769173022/?type=3&theater

Brindisi – Salvini sale sul bus per l’aeroporto e i passeggeri cantano Bella Ciao…!

Salvini

 

 

 

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Brindisi – Salvini sale sul bus per l’aeroporto e i passeggeri cantano Bella Ciao…!

Così il segretario provinciale della Fiom Cgil di Brindisi, Angelo Leo, il quale ha postato un video testimonianza sull’accaduto, non appena l’aereo è atterrato a Brindisi.

“Non abbiamo resistito: è stato anche un riflesso condizionato, ma è come se fosse scatta una molla nel farci intonare “Bella ciao!””. Così il segretario provinciale della Fiom Cgil di Brindisi, Angelo Leo, il quale ha postato un video testimonianza sull’accaduto, non appena l’aereo è atterrato a Brindisi. “Dovevamo imbarcarci sul volo Roma-Brindisi delle 17.15 ed abbiamo visto che c’era un quarto d’ora di ritardo, quindi mentre eravamo in fila abbiamo notato sopraggiungere il ministro Salvini con la scorta e tutto il seguito ed a questo punto, abbiamo pensato che il ritardo fosse anche dovuto anche a questa circostanza. Così, nel bus che ci portava vicino all’aeromobile ci siamo messi a intonare “Bella ciao!””.

La Turchia che non si arrende – scende in piazza e sfida Erdogan cantando Bella Ciao

Turchia

 

 

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La Turchia che non si arrende – scende in piazza e sfida Erdogan cantando Bella Ciao

Il regime ha arrestato 60 persone colpevoli di non aver rispettato i divieti. Ma quelli che non si sono ancora arresi al Sultano sono tantissimi

Bella Ciao, contro la dittatura, contro la repressione e contro il bavaglio. Sono oltre 60 i manifestanti arrestati Istanbul nel corso delle manifestazioni organizzate in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori.

Secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza citate dal quotidiano “Hurriyet”, quattro persone sono state arrestate nel tentativo di accedere a piazza Taksim, nonostante il divieto imposto dalle autorità, mentre oltre 50 manifestanti sono stati fermati nel quartiere di Besiktas.

Migliaia di persone sono scese in piazza ad Istanbul in diverse manifestazioni organizzate in occasione delle celebrazioni del primo maggio. La manifestazione più grande è stata organizzata dalla principale forza di opposizione, il Partito popolare repubblicano (Chp), nel distretto di Maltepe.

Il Primo Maggio è stato anche l’occasione per mostrare il volto della Turchia che non si arrende al Sultano. Molti nella piazza hanno intonato Bella Ciao, sempre più canto di chi lotta per la libertà, i diritti e resiste alla dittatura e alla repressione.

QUI la fonte con il video