Scusate. Dite “aiutiamoli a casa loro”… Poi attaccate in modo vergognoso una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro… Ma allora abbiate il coraggio di dirlo: siete razzisti, di loro non ve ne frega niente, li schifate e basta. Così almeno non se ne parla più…

 

aiutiamoli a casa loro

 

 

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Scusate. Dite “aiutiamoli a casa loro”… Poi attaccate in modo vergognoso una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro… Ma allora abbiate il coraggio di dirlo: siete razzisti, di loro non ve ne frega niente, li schifate e basta. Così almeno non se ne parla più…

Una valanga di insulti su Silvia…

E poi i due quotidiani fascio-leghisti, che quando si tratta di fare schifo vanno in tandem, pubblicano due titoli emblematici per capire chi sono quelli di destra: per Vittorio Feltri e Libero “Abbiamo liberato un’islamica”, mentre il Giornale di Alessandro Sallusti parla della volontaria come “Islamica e felice, Silvia l’ingrata”. Feltri, che su Twitter aveva già espresso concetti come “Pagare il riscatto per Silvia significa finanziare i terroristi islamici. Che sono amici della ragazza diventata musulmana. Bella operazione”, spiega in prima pagina il problema vero dell’operazione di liberazione di Silvia. “Si dice che Silvia si decise a partire animata dal desiderio di compiere del bene in favore dei bambini di pelle scura. Sono persuaso della sua sincerità, eppure vorrei ricordarle che l’Italia è piena di gente bisognosa di soccorso, visto che campa nella miseria. Oltre 50 mila clochard trascorrono le notti all’addiaccio e spesso ci lasciano le penne. Per aiutare i miserabili non è il caso di trasferirsi nella Savana, basta guardarsi in giro pure nel capoluogo lombardo per ravvisare numerosi individui conciati male e meritevoli di assistenza”, scrive il sedicente giornalista.

Per Sallusti è grave che Silvia sia tornata a casa indossando lo jilbab, l’abito delle donne somale. Così ne esce un paragone col nazismo: “È come se un internato in un campo di concentramento tedesco fosse tornato a casa, ricevuto con tutti gli onori dal suo presidente del Consiglio, indossando orgogliosamente la divisa dell’esercito nazista”. E alla fine, chiosa, “abbiamo quattro milioni in meno e, scommettiamo, un’eroina della sinistra in più”…

La miseria di questa gente è sputtanata perfino dalla rigida Chiesa Cristiana: dal teologo Silvia Romano che si scaglia contro i falsi cristiani che strepitano, ma che non conoscendo né l’abc del catechismo, né una riga di vangelo né cosa significhino le parole dialogo, misericordia e fratellanza. “cristiana o musulmana, è sempre una figlia di Dio nel senso che si riconosce nel rapporto filiale nei confronti di Dio” a Don Enrico Parazzoli, parroco di Casoretto, quartiere di Milano dove vivono i genitori della giovane cooperante liberata in Somalia che difende Silvia Romano dall’onda di odio: “Rispetto per ciò che ha vissuto e le sue scelte”

Don Enrico Parazzoli, parroco di Casoretto, quartiere di Milano dove vivono i genitori della giovane cooperante liberata in Somalia

Suvvia, ragazzi. Invece di arrampicarvi sugli specchi, invece di riempirvi la bocca con gli “aiutiamoli a casa loro” (per poi attaccate vergognosamente una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro), ammettetelo, siete razzisti, di quella gente non ve ne frega un cazzo, li schifate e basta. Almeno così non se ne parla più…

By Eles

Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

 

Sallusti

 

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Hanno già cominciato a dirlo: “Il coronavirus ha fatto anche cose buone” – Non è ancora arrivato ad ammazzare 400.000 italiani come fece quell’altro, ma già ha i suoi estimatori… Sallusti ringrazia il Covid-19 che non permetterà di festeggiare il 25 aprile…

Il Coronavirus ha ucciso 16.000 persone ma l’anti-partigiano Sallusti ha lo stomaco di parlare di regali

Il direttore de Il Giornale: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”.

Davanti alla bestialità di Alessandro Sallusti non si sa davvero da dove cominciare. La risposta migliore sarebbe, ovviamente, il silenzio, l’oblio. Ma Alessandro Sallusti, a differenza di Vittorio Feltri che conta ormai quanto il due di coppe, è ovunque: invitato in ogni trasmissione televisiva, consultato come polo della destra ‘razionale’, quella che non urla e non strepita ma che argomenta e lo sa fare bene. Sallusti è un affabulatore consumato e ha la capacità di nascondere la peggiore volgarità (quella che Feltri esprime con i culi, le tette, i finocchi) dietro una retorica elegante e toni pacati.

 

Ma concentriamoci su quanto ha avuto il coraggio di scrivere: “Il Coronavirus ci ha fatto pure il regalo – uno dei pochi – di liberarci, per la prima volta dal dopoguerra, della retorica del 25 aprile”. Ecco, disgustoso è un eufemismo che riesce a malapena a esprimere la rabbia che si dovrebbe provare davanti a parole del genere, a prescindere dalla fede politica. Perché su una cosa Sallusti ha ragione: il virus non ha partito, come non ha razza, religione, nazionalità.

 

E proprio in virtù di questa sua pervasività, la nostra Festa della Liberazione avrà quest’anno un valore diverso, ma non meno importante: non sarà mera celebrazione istituzionale o sterile occasione per aggiungere altra carne alla grigliata della festa, ma può diventare una riflessione sul valore della libertà, della Resistenza, della Nazione. Fino a un mese fa (tanto è passato dagli entusiastici primi giorni di quarantena), l’Inno d’Italia risuonava su ogni balcone, i tricolori sventolavano festosi al grido di ‘Ce la faremo’. La scena ricordava i gioiosi saluti alle truppe che partivano per la guerra. Poi sono arrivate le bombe, e i canti si sono interrotti. Allo stesso modo, in Italia sono arrivati i numeri dei morti. Più di 16.000, stando alle ultime stime. Ci vuole davvero un bel coraggio a parlare di ‘regali’ del Coronavirus.

 

Ma è proprio per questi morti che il 25 aprile andrebbe celebrato: perché è un giorno in cui ricordiamo il sacrificio dei partigiani, vecchi e nuovi, e coloro che sono caduti sotto le strali della guerra, di tutte le guerre, anche quella combattuta ogni giorno negli ospedali. La ‘retorica dell’antifascismo’, che tanto spiace alla destra che vorrebbe dimenticate (o peggio, riabilitate) le malefatte dei criminali fascisti, altro non è che celebrazione di chi combatte per noi, di chi si sacrifica per noi. Nel passato come adesso, e come sempre.

20 luglio 2001 – G8 Genova, l’assassinio Carlo Giuliani. Vogliamo solo ricordare un grande esempio di giornalismo: ALESSANDRO SALLUSTI: “HANNO FATTO BENE A SPARARGLI”

 

Carlo Giuliani

 

 

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20 luglio 2001 – G8 Genova, l’assassinio Carlo Giuliani. Vogliamo solo ricordare un grande esempio di giornalismo: ALESSANDRO SALLUSTI: “HANNO FATTO BENE A SPARARGLI”

ERA IL 2014
Cecilia Strada:

“succede che un ragazzo viene ucciso, il 20 luglio 2001. Succede che il direttore di un giornale, Alessandro Sallusti, lo diffama e aggiunge “hanno fatto bene a sparargli”.

Succede che si becca una denuncia e succede che, rinviato a giudizio, decide di risarcire la famiglia con 35mila euro e chiuderla lì.

Succede che la mamma, il papà, gli amici di Carlo decidono che quei soldi vanno impiegati in qualche cosa di buono, di giusto, che a Carlo sarebbe piaciuto.

Succede che il Comitato piazza Carlo Giuliani dona a EMERGENCY 40mila euro: li useremo per il nuovo Poliambulatorio di Ponticelli, Napoli.

Che cosa posso dire, se non un “grazie” emozionato? Grazie a Haidi, Giuliano, a tutti gli amici del Comitato.

Da un articolo del 2015:

Per Sallusti la polizia aveva fatto bene ad uccidere Carlo Giuliani, ora pagherà € 35 mila alla famiglia.

Sono passati ormai 14 anni dai fatti di Genova, da quel G8 che in cui perse la vita Carlo Giuliani e che portò lunghissimi strascichi di polemiche, spaccature, processi ai danni sia dei black block sia delle forze dell’ordine accusate per gli abusi tra cui quelli della caserma di Bolzaneto

Per Sallusti la polizia aveva fatto bene a sparare a Carlo Giuliani

Nel tourbillon di polemiche non si era fatto mancare il proprio contributo il vulcanico Alessandro Sallusti, direttore di Libero, ovviamente fascista nell’anima, che nel 2012 a Matrix per diverse volte aveva affermato che la polizia aveva fatto bene ad uccidere e sparare al 23 enne Carlo Giuliano, anche perchè questi stava per colpire un poliziotto con una spranga.

In realtà come tutti sanno si trattava di un estintore, ma la famiglia non c’è stata, ha denunciato il giornalista per diffamazione.

Non si è però giunti a un giudizio finale, il tribunale di Genova ha dichiarato il non luogo a procedere, visto che lo stesso Sallusti si era già accordato per un risarcimento di 35 mila€

I soldi di Sallusti ad Emergency

La famiglia Giuliani ha già annunciato che non terrà i soldi donati da Sallusti, ma ha già donato 40 mila€ in gran parte provenienti da questo risarcimento, all’ospedale di Emergency a Ponticelli, Napoli.

“Poca cosa” hanno affermato i genitori di Carlo Giuliani riferendosi al risarcimento” ma, come si dice, è il gesto che conta. Per questa ragione abbiamo deciso di accettare, con la soddisfazione di vedere un’offesa immotivata tradotta in un’iniziativa di solidarietà nei confronti di persone immigrate o che vivono in difficoltà. Siamo sicuri che Carlo avrebbe approvato”.

 

Sallusti: “I terroristi esistono perché la famiglia tradizionale è in crisi” …Ma ci avete fatto caso che quelli più decisi nel difendere la famiglia tradizionale, ne hanno almeno un paio?

 

Sallusti

 

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Sallusti: “I terroristi esistono perché la famiglia tradizionale è in crisi” …Ma ci avete fatto caso che quelli più decisi nel difendere la famiglia tradizionale, ne hanno almeno un paio?

Alessandro Sallusti (già divorziato con prole) è ora “fidanzato” con Patrizia D’Asburgo Lorena… ex moglie di “Dimitri D’Asburgo Lorena” che ora è fidanzato con Daniela Santanché a sua volta ex di Sallusti… Tutto chiaro? No? Ma questa gente parla di “matrimonio tradizionale”

Incredibile dichiarazione di Sallusti, direttore del Il Giornale. Ospite a Otto e mezzo per parlare dell’attentato di Christchurch in Nuova Zelanda, ha detto: “I terroristi esistono perché la famiglia tradizionale è in crisi.Se le mamme si fossero occupate più di loro, non avrebbero fatto le stragi”.

Le sue parole sono state commentate da un’incredula Lilli Gruber. Con ironia ha risposto: “finalmente abbiamo individuato i colpevoli”.

Per Sallusti, dunque, stando a quello che ha detto, il problema del terrorismo sarebbe da imputare alle donne che non educano i figli e forse ai gay, rei di minacciare i valori della famiglia tradizionale.

Ma ci avete fatto caso che quelli più decisi nel difendere la famiglia tradizionale, ne hanno almeno un paio? O che con la famiglia tradizionale non hanno niente a che vedere?

Mi ricordo la Meloni che al Family Day annunciò di essere incinta… Ma non era sposata… E che ci faceva lì? Prendeva per culo la gente?

Di Berlusconi è meglio non parlare…

Ferdinando Casini, 2 divorzi alle spalle, ora è felicemente fidanzato…

Il bigotto fondamentalista Adinolfi è al secondo matrimonio…

E Maroni, divorziato e risposato, partecipava al Family Day mentre era indagato perchè “favoriva” le sue amanti ve lo ricordate?

Potremmo andare avanti all’infinito… Tanto questi di tradizionale hanno solo la capacità di sparare cazzate…!

Ricapitoliamo: Sallusti accusa i Cinquestelle di comportamenti mafiosi… Sì, Sallusti, quello che sosteneva che Dell’Utri (condannato per MAFIA) era un galantuomo e che ha sempre scodinzolato intorno a Berlusconi che sovvenzionava la MAFIA…!

 

Sallusti

 

 

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Ricapitoliamo: Sallusti accusa i Cinquestelle di comportamenti mafiosi… Sì, Sallusti, quello che sosteneva che Dell’Utri (condannato per MAFIA) era un galantuomo e che ha sempre scodinzolato intorno a Berlusconi che sovvenzionava la MAFIA…!

 

Qualche mese fa il pm Nino Di Matteo in un’intervista a El País ricordò che Silvio Berlusconi “sovvenzionò la mafia per vent’anni”.

“C’è una sentenza definitiva – spiegò il magistrato – che afferma che tra il 1974 e il 1992 Berlusconi ebbe relazioni con la mafia siciliana”.

Il direttore de Il Giornale di Berlusconi, Alessandro Sallusti, si dimentica di citare questa sentenza nel suo editoriale di oggi intitolato “IL RICATTO MAFIOSO”, nel quale immagina la seguente scena:

“Siamo nella primavera del 1992, Totò Riina, capo indiscusso della mafia, al termine di una cena con i suoi picciotti, annuncia: se queste merde dei ministeri non aboliscono il carcere duro noi li andiamo a prendere con il coltello, con le pistole, se il caso con la dinamite, come poi in effetti avvenne con Falcone, Borsellino e tanti altri”.

“Veniamo a oggi” continua “Il boss dei Cinque Stelle, un bullo ex Grande Fratello, al termine di una cena riservata annuncia come svelato ieri da questo giornale: ‘Noi quelle merde del ministero delle Finanze se non mollano il quattrini per il reddito di cittadinanza l’anno venturo li anviamo a prendere uno a uno con il coltello’”.

“Le analogie sono impressionanti,” scrive ancora Sallusti “e non sono solo formali. I Cinque Stelle come la mafia, Casalino – braccio destro del premier Conte – come Riina a minacciare organi dello Stato che non si piegano al suo volere”.

Quelle di Sallusti sono solo analogie, immaginate dal direttore di un giornale che pensa più a fare gli interessi del suo padrone che a informare i suoi lettori.

Il M5S la mafia la combatte davvero, ed è per questo motivo che inizia a far paura a molti.

Quella che riguarda Berlusconi, di cui Sallusti non parla, non è un’analogia ma una sentenza: come affermato dal pm Di Matteo “è stato stipulato un patto con Cosa nostra, intermediato da Marcello dell’Utri, che è stato mantenuto dal 1974 fino al 1992 dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi”.

Sallusti, visti i trascorsi di B., farebbe meglio a tacere, o quanto meno a non parlare di certi argomenti.

 

FONTE: https://www.silenziefalsita.it/2018/09/23/il-vile-attacco-di-sallusti-mi-immagino-la-scena-i-cinque-stelle-come-la-mafia-casalino-come-riina/

“L’altro delinquente” – L’editoriale con cui Marco Travaglio rade al suolo Sallusti

 

Sallusti

 

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“L’altro delinquente” – L’editoriale con cui Marco Travaglio rade al suolo Sallusti

L’altro delinquente, di Marco Travaglio

Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2018 – Alcuni lettori mi domandano perché l’altra sera, a Dimartedì, non ho risposto ad Alessandro Sallusti che mi dava del delinquente, diffamatore, condannato in Italia e pure “in Europa” (ma sì, abbondiamo: abbondantis abbondandum!). La risposta è semplice: il mio intervento era registrato, il suo in diretta. Meglio così, altrimenti saremmo finiti – come sempre, con gli impiegati di B. travestiti da giornalisti – a parlare di me, anziché di B. La mia condanna, per la cronaca, è una multa di 1.000 euro a Cesare Previti (bi-pregiudicato per corruzione di giudici) per un mio vecchio articolo sull’Espresso che, a causa di un taglio redazionale, era risultato monco di una circostanza favorevole all’ex ministro ed era stato ritenuto diffamatorio. Non ne ho mai fatto mistero, anzi mi sono appuntato la sentenza al petto come una medaglia.

In 35 anni di carriera giornalistica, con 20mila articoli, 35 libri e centinaia di partecipazioni tv (sempre su temi un po’ più delicati del giardinaggio), è l’unica mia condanna penale. Poteva andarmi peggio: nel nostro mestiere il rischio di sbagliare, o di superare i labili confini della “continenza”, è sempre in agguato. In Italia ricadono nella diffamazione i comportamenti più diversi: l’errore in buona fede, magari già rettificato; le campagne di stampa fondate su menzogne e reiterate nel tempo a dispetto delle smentite; la critica o la satira ritenute troppo aspre (“incontinenti”, appunto: va’ a sapere cosa lo è e non lo è). E non c’è verso di ottenere una riforma che distingua una condotta dall’altra.

Tutto avrei immaginato nella vita, fuorché di prendere lezioni sulla diffamazione da un diffamatore incallito come Sallusti (un po’ come prendere lezioni sul femminicidio da Donato Bilancia). E dire che nel 2011 ero stato così ingenuo da spendermi per risparmiargli la galera, convinto com’ero che fosse sproporzionata persino a lui.

Il 17 giugno 2011 Sallusti era stato condannato in appello a 14 mesi di carcere, senza la sospensione condizionale (era pluripregiudicato e plurirecidivo, con ben 7 precedenti penali), per un articolo pubblicato nel 2007 su Libero (da lui diretto all’epoca) con lo pseudonimo “Dreyfus”. Il diffamato era il giudice tutelare Giuseppe Cocilovo, accusato falsamente di aver costretto una ragazzina di 13 anni ad abortire contro la sua volontà: in realtà l’aveva solo autorizzata all’aborto – secondo la legge – su espressa richiesta dell’interessata e della madre. In caso di conferma in Cassazione, Sallusti avrebbe dovuto scontare la pena in carcere o, a sua richiesta, ai domiciliari e ai servizi sociali.

Scrissi che avrebbe potuto rettificare sia pur tardivamente la notizia falsa, scusarsi con Cocilovo e risarcirgli il danno, nella speranza che questi ritirasse la querela. Il diffamato si disse disponibile. Ma Sallusti non solo non rettificò, non si scusò e non risarcì: andò pure a Porta a Porta a proclamare di non aver nulla da farsi perdonare e a diffamare anche i suoi giudici (“sentenza politica”, “magistrati in malafede da condannare e radiare per abuso di potere”). Alla vigilia della Cassazione, il portavoce di Napolitano annunciò che “il Presidente segue il caso e si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione”. Senza spiegare a che titolo interveniva a piedi giunti sulla Corte alla vigilia di un verdetto.

Ma il 26 settembre la Cassazione non si lasciò intimidire e confermò la sentenza d’appello, sottolineando la “spiccata capacità a delinquere” di Sallusti e ricordando che il suo giornale aveva ripubblicato la falsa notizia, già smentita dall’Ansa e dalla Rai, in un altro articolo. L’ennesima prova della sua “coscienza, volontà… e consapevolezza di aggredire la reputazione altrui”. Immantinente, dal Quirinale, partì un nuovo monito: “Il Presidente esaminerà con attenzione la sentenza… relativa alla posizione del direttore del Giornale”. Senza neppure attendere le motivazioni.

Subito, in Parlamento e sui media, partì la mobilitazione generale per fare di Sallusti un cittadino al di sopra della legge: le Camere furono sequestrate per votare una legge su misura per riformare la diffamazione, mentre l’Ordine, la Fnsi e l’intera casta pennuta levavano alti lai contro i “giornalisti in galera”. Peccato che in Italia le condanne inferiori ai 3 anni possano essere scontate in libertà, purché il condannato ne faccia richiesta. Ma Sallusti annunciò che non l’avrebbe fatta: voleva andare in carcere per fare il martire e offrire al padrone un altro pretesto per attaccare i giudici.

A questo punto, in uno Stato di diritto, la giustizia fa il suo corso e il condannato sconta la pena. Ma non nella diarchia di B.& Napolitano. Pur non avendoli chiesti, Sallusti ottenne i domiciliari dalla generosa Procura di Milano, che cambiò le sue prassi apposta per lui. E il 1° dicembre fu prelevato in redazione dalla Digos per essere condotto nella residenza prescelta: quella della fidanzata Daniela Santanchè. Di lì evase subito, sotto gli occhi esterrefatti degli agenti. E si guadagnò un nuovo processo per evasione, da cui fu assolto perché il gesto era “simbolico”. Non contento, Re Giorgio gli concesse la “grazia parziale”, commutando la pena detentiva in una multa da 15mila euro. E fu l’ennesimo abuso di potere: nel 2006 la Consulta ha stabilito che la clemenza presidenziale può essere soltanto un atto “umanitario” per i condannati che abbiano scontato parte della pena e riconosciuto l’errore commesso; non certo un gesto politico che sconfessa una sentenza appena pronunciata, per giunta a vantaggio di un soggetto che insulta i suoi giudici, non fa un minuto di carcere e non si scusa con la vittima.

Così Sallusti prese la sua “spiccata capacità a delinquere” e tornò a diri

PER NON DIMENTICARE – Le notizie che i Tg “dimenticano” di dare: Tentarono di gettare fango sul Pm Di Matteo scrivendo che era “complice di Riina”. SGARBI e SALLUSTI condannati rispettivamente a 6 e 3 mesi di carcere per diffamazione aggravata!!

 

Di Matteo

 

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PER NON DIMERNTICARE – Perchè troppo spesso ai media basta tacere per farci dimenticare con chi abbiamo a che fare…

Le notizie che i Tg “dimenticano” di dare: Tentarono di gettare fango sul Pm Di Matteo scrivendo che era “complice di Riina”. SGARBI e SALLUSTI condannati rispettivamente a 6 e 3 mesi di carcere per diffamazione aggravata!!

 

Scrissero che il pm Di Matteo era complice di Riina: carcere per Sgarbi e Sallusti

Il critico e il giornalista sono stati condannati a 6 e 3 mesi, oltre a un risarcimento di 40 mila euro. Per entrambi la pena è stata sospesa.

A volte bisogna sapersi controllare anche se chi ha fatto luce sulla trattativa è scomodo e, per alcuni, meritava insulti: il Tribunale di Monza ha condannato il critico d’arte Vittorio Sgarbi e il giornalista Alessandro Sallusti rispettivamente a 6 e 3 mesi di carcere per l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti del magistrato Nino Di Matteo. Per tutti e due la pena è stata sospesa.
La sentenza è stata emessa dal giudice Francesca Bianchetti che ha inoltre riconosciuto una provvisionale di 40 mila euro in favore del sostituto della Direzione nazionale antimafia e “memoria storica” del processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
Il pm, difeso dall’avvocato Roberta Pezzano, si è costituito parte civile ed è stato anche ascoltato dal giudice il 24 gennaio scorso.
Di Matteo aveva sporto querela dopo un articolo scritto da Vittorio Sgarbi dal titolo “Quando la mafia si combatte solo a parole”, e pubblicato su “Il Giornale” (all’epoca diretto da Alessandro Sallusti), nel gennaio 2014.
L’articolo di Sgarbi prendeva spunto dalla divulgazione delle intercettazioni di Salvatore Riina mentre era detenuto, durante le quali il boss corleonese aveva anche minacciato di morte lo stesso pm, sottoposto al massimo livello di sicurezza. Uno dei passaggi che hanno fatto scattare la querela era: “Riina non è nemico di Di Matteo, nei fatti è suo complice…”.
Di Matteo aveva sostenuto, avviando la querela, che “dopo la pubblicazione successiva al deposito processuale delle intercettazioni di numerose conversazioni nelle quali Riina ripetutamente si riferisce alla mia persona, anche manifestando la sua volontà di uccidermi, paradossalmente è iniziata quella che ritengo una vera e propria campagna di stampa che, partendo dal chiaro travisamento dei fatti, tende ad accreditare versioni che mi indicano quale autore di condotte e comportamenti che non ho mai tenuto. Non posso accettare che – aveva sostenuto Di Matteo – si continui a speculare impunemente perfino su vicende che tanto incidono anche sulla mia vita personale e familiare”.

fonte: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/05/18/scrissero-che-il-pm-di-matteo-era-complice-di-riina-carcere-per-sgarbi-e-sallusti-2024516.html

Sallusti ci regala un’altra perla di grande giornalismo: “Fico e Di Maio sono Napoletani, Salvini occhio al Rolex” …(Per non urtare la vostra suscettibilità, invece di quella di Sallusti abbiamo optato per una foto di ben più simpatici topini di fogna)

Sallusti

 

 

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Sallusti ci regala un’altra perla di grande giornalismo: “Fico e Di Maio sono Napoletani, Salvini occhio al Rolex” …(Per non urtare la vostra suscettibilità, invece di quella di Sallusti abbiamo optato per una foto di ben più simpatici topini di fogna)

 

“Fico e Di Maio napoletani, Salvini occhio al Rolex”: bufera sull’editoriale del Giornale

L’accusa, mossa ad Alessandro Sallusti da “Pressing – Osservatorio campano sul giornalismo”, è quella di aver usato “le trattative di governo” come “metafora per i peggiori luoghi comuni contro i napoletani”

Criticatissimo editoriale di Alessandro Sallusti quello apparso oggi su Il Giornale. L’accusa, che viene da “Pressing – Osservatorio campano sul giornalismo”, è quella di aver usato “le trattative di governo” come “metafora per i peggiori luoghi comuni contro i napoletani. Zero deontologia, giornalismo al servizio della politica, razzismo. Tutto in queste poche righe”.

E già dal titolo del pezzo di Sallusti appare chiaro a cosa faccia riferimento l’Osservatorio: “Salvini, occhio al Rolex”.

“Non so che tipo di orologio sia uso portare Matteo Salvini – scrive Sallusti – ma se per caso fosse un Rolex al suo posto prenderei qualche precauzione, viste le pericolose frequentazioni di questi giorni”. Il riferimento è a Roberto Fico e Luigi Di Maio, entrambi pentastellati, entrambi napoletani.

 “Un milanese (Salvini) non può trattare con due napoletani (Di Maio e Fico) senza perdere al gioco delle tre carte”, racconta Sallusti di aver sentito da un suo amico napoletano. Il giornalista e ex compagno di Daniela Santanché aggiunge: “Per raggiungere l’obiettivo Di Maio si comporta appunto come i truffatori del gioco delle tre carte che appaiono e scompaiono per illudere e spellare il pollo di turno. Io non penso che Salvini sia un pollo, ma sicuramente Di Maio è un guappo che tra giochi di prestigio e inganni sta cercando di truffare i giocatori della partita politica”. “ln breve ti si svuota il portafoglio e alla fine te ne vai scornato lasciando in pegno il Rolex”, riassume Sallusti.

 

Tratto da: http://www.napolitoday.it/blog/i-media-e-napoli/sallusti-rolex-salvini-di-maio-fico.html

Filippo Facci (Libero): ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’ …E come non dargli ragione: non vanno a puttane, non finanziano la mafia, non corrompono giudici, non evadono le tasse, non si fanno leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente gente di m….!

 

Filippo Facci

 

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Filippo Facci (Libero): ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’ …E come non dargli ragione: non vanno a puttane, non finanziano la mafia, non corrompono giudici, non evadono le tasse, non si fanno leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente gente di m….!

Come sbavano i lacché di Silvio…

Dopo Sallusti e Feltri, è il turno di Filippo Facci a sbraitare contro i cinquestelle, evidentemente rei di non andare a puttane (preferibilmente minorenni), non finanziare la mafia, non corrompere giudici, non comprare senetori, non evadere le tasse, non farsi leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente non i loro “tipi”…

Giusto per capire il personaggio, ecco qualche esternazione del Facci:

  • Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti.
  • Ho il massimo disprezzo per la maggioranza di quelli che io ritengo essere i grillini, i grillanti o quelli che volete.
  • Io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre…
Filippo Facci: ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’

I giornali di centrodestra ancora all’attacco contro i 5 Stelle.

Dopo Sallusti e Feltri, è il turno di Filippo Facci, che su Libero supera ogni limite parlando di “Grillini morbo incurabile” che “vanno eliminati senza complimenti”.

Giornalettismo, testata online spesso critica nei confronti del M5S, commenta così l’editoriale di Facci:

“Il giornalista vuole esprimere la sua distanza nei confronti dei politici e degli elettori del Movimento 5 Stelle. Ma lo fa in una maniera radicale, eliminando qualsiasi possibilità di confronto con loro. In un passaggio, addirittura, sembra criticare l’essenza stessa del meccanismo democratico: «Continuare a esaltare lo strumento democratico in ogni sua declinazione possibile (milioni di voti compresi) – scrive Facci – non può impedire di pensare che tizio o caio sia un perfetto cretino e che milioni di lemuri lo siano di conseguenza».

Il riferimento, quindi, sembra essere piuttosto esplicito agli 11 milioni di voti raccolti dal Movimento 5 Stelle: gli elettori si trasformano, nella visione di Facci, in un gruppo di scimmie del Madagascar. Né più, né meno. Il giornalista di Libero sottolinea come non riesca a intrattenere una conversazione normale con gli elettori del Movimento 5 Stelle, citando Jep Gambardella ne La Grande Bellezza («dopo una certa età non mi va di perdere tempo a fare cose che non mi va di fare»).”

Poi l’attacco a Paola Taverna, senza però citarla:

“Non cita il suo nome, ma la sua carica: Paola Taverna è da poco stata eletta vice-presidente del Senato. Allora sembra chiaro il riferimento a lei quando Facci scrive di «pescivendole che presiedono emicicli».”

E a Rocco Casalino, responsabile della comunicazione dei 5 Stelle:

“Così come il giornalista si stupisce di tanti suoi colleghi che un tempo facevano gli inviati in Medio Oriente e che ora «sono costretti a mendicare dichiarazioni da Rocco Casalino».”

La rabbia di Facci, osserva Giornalettismo, “si può incanalare quasi in un rifiuto della realtà dei fatti, nel non voler rispettare le regole di un gioco a cui si è partecipato perdendo.”

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/04/07/filippo-facci-grillini-morbo-incurabile-vanno-eliminati-senza-complimenti/