Uno degli stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi… Avete capito bene, al padre! Un padre che invece di sfracellare di botte un figlio così, ne va fiero… Ma c’è poco da stupirsi, i fascisti sono così…!

 

CasaPound

 

 

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Uno degli stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi… Avete capito bene, al padre! Un padre che invece di sfracellare di botte un figlio così, ne va fiero… Ma c’è poco da stupirsi, i fascisti sono così…!

Da Globalist:

Uno stupratore di CasaPound aveva mandato al padre il video della violenza per vantarsi

Nella lista c’era anche il padre di Licci, che consiglia al figlio di gettare via il telefono: «Riccardo, butta il cellulare subito».

Si tratta di quattro video e quattro foto raccapriccianti. I fotogrammi della sopraffazione violenta e bestiale, l’audio con i flebili lamenti della vittima e le bestemmie degli stupratori che cercano la luce migliore per fare le riprese. «Cancellare obbligatoriamente. Reset del telefono» come si legge su IlMessaggero.it.
Il comando in chat è chiaro: quei video devono sparire. Così come i filmati della telecamera di sorveglianza esterna del pub Old Manners, il circolo culturale di CasaPound dove la notte tra l’11 e il 12 aprile Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, due giovani militanti di vent’anni, hanno trascinato una donna con la scusa di bere gratis per poi stuprarla.
I video, descritti con dettagli raccapriccianti nell’ordinanza che ha portato all’arresto dei due indagati, sono state recuperati dagli investigatori il giorno successivo alla violenza. Dal telefono di Chiricozzi erano già stati rimossi. Amici e parenti glielo consigliavano nella chat di Blocco studentesco, l’organizzazione neofascista dove le immagini erano state condivise e nella quale c’era anche il padre di Licci, che consiglia al figlio di gettare via il telefono: «Riccardo, butta il cellulare subito», scrive. Un altro suggerisce: «Fai l’hard reset del telefono».

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/05/01/uno-stupratore-di-casapound-aveva-mandato-al-padre-il-video-della-violenza-per-vantarsi-2040818.html

Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

 

Michela Murgia

 

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Michela Murgia: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice: «I fascisti li riconosci dal modo con cui banalizzano la realtà»

La scrittrice Michela Murgia giovedì 23 a Lucca spiegherà il suo decalogo per riconoscere l’ultradestra e smascherare il populismodi Flavia Piccinni

Michela Murgia non è solo una scrittrice di successo e una conduttrice televisiva. Non è solo in giro per i teatri italiani con lo spettacolo sold out “Quasi Grazia” scritto da Marcello Fois, che racconta la storia di Grazia Deledda («il teatro mi attrae solo per la misura di mettere in scena i miei testi, ma in questo caso salire sul palcoscenico aveva un senso profondo»). È anche, forse soprattutto, un’attivista e un’intellettuale che si interroga sul tempo. Per questo giovedì sarà a Lucca, al Teatro San Girolamo, per l’incontro (alle 17,30) “Sempre fascismo è”, cui seguirà (alle 21) il monologo teatrale dell’attore Marco Brinzi “Autobiografia di un picchiatore fascista”. Il tema del suo incontro è di straordinaria attualità. Come dimostra anche la vittoria del movimento di estrema destra Casaggì alle elezioni studentesche della provincia di Firenze, dopo quelle di Prato e Pistoia.

È forse un segnale?

«In politica non esiste il vuoto: se c’è un varco, questo viene riempito. Da quando i soggetti politici strutturati sono assenti, nelle scuole e nella società, a prendere il loro posto sono forze alternative. Questi ragazzi spesso non sono fascisti, ma vengono strumentalizzati. Non hanno un’alternativa. Sono vittime della mancanza di contro-narrazioni. Il fascismo da storytelling diventa propaganda».

E conquista consenso. Anche in Toscana.

«Nella mia testa la Toscana è rossa, anche se la Lega qui ha preso molti voti. In questo caso però non si tratta di essere rossi, bianchi o neri. Il discorso è la predisposizione al populismo, che è la fase prima del fascismo. Il populismo agisce direttamente sui sentimenti delle persone. Se in una stanza hai venti individui, non potranno pensarla nello stesso modo. Il populismo però trova il modo di metterli d’accordo sfruttando il loro minimo comune denominatore che spesso parla alla pancia. Per questo nessuno è al sicuro».

Da cosa?

«Dai meccanismi propri di questo fascismo dilagante. Dentro un vuoto di valori è possibile qualunque radicalizzazione. Il neofascismo per un italiano, l’Isis per un ragazzo di etnia diversa. Le ultime elezioni comunali a Lucca hanno rivelato il crescente consenso di CasaPound. Lucca è un prodromo. La spia di una situazione che sta degenerando. Il problema però non è il fascismo, ma il fascismo nel momento in cui inizia a organizzarsi. Per anni si è creduto che il fascismo fosse un’idea, invece è un metodo. Un metodo che si deve imparare a interpretare».

E lo racconterà proprio a Lucca.

«Non è stata una scelta casuale. L’indifferenza di tante persone mi fa pensare che in troppi abbiano perso le competenze civili necessarie per interpretare il presente. Ma se il fascismo tornasse, e sta tornando, come lo riconosceremmo?».

Lei ha stilato dieci fattori indicativi su cui riflettere.

«Dieci marcatori in grado di evidenziare come il fascismo si manifesti anche in luoghi, e in momenti, inaspettati. La verticizzazione della figura del capo è uno degli elementi principali. Ma ha il suo rilievo anche la costruzione di un nemico che non è mai l’avversario politico, e non ha un nome specifico. Anzi viene riconosciuto in una categoria generica. E poi c’è la banalizzazione della complessità».

Che cosa significa?

«Partendo dal fatto che il linguaggio dei politici strutturati è incomprensibile, e sembra voler allontanare le persone, il populista parla come mangia o, almeno, si presenta così. In questo modo intercetta gli umori del popolo. Storicamente la semplificazione è necessaria, ma la banalizzazione è dannosissima perché tradisce la complessità, e la traduce in slogan. E così si arriva ai paradossi: siccome quello che dice Salvini si capisce, si pensa che sia il cuore delle cose. Ma Salvini non è un semplificatore, è un banalizzatore che a una domanda giusta, dà una risposta semplice ma sbagliata. Si appropria di una categoria del linguaggio fascista. Ciascuna voce, dunque anche questa, se considerata in modo singolo non è fascismo. Ma quando uno comincia a contare cinque indicatori di allarme, qualche domanda dovrebbe cominciare a farsela».

In politica chi fa suonare più campanelli?

«Il populismo è una strada facile. La complessità aiuta a costruire il consenso nel lungo periodo, ma è più semplice agire su una paura istintiva per prendere il voto sul momento. Per un politico che non ha una visione da statista, non conta nient’altro. Nelle sezioni storicamente si costruiscono i consensi della base. Bisognerebbe forse domandarsi per quale motivo Forza Italia non ne avesse bisogno».

Oggi qual è la cosa che la spaventa di più?

«Siamo diventati un popolo di razzisti. Ma la cosa più spaventosa è la facilità con cui le persone cedono la responsabilità di se stessi a un altro. Questo spesso produce una rinuncia alla partecipazione politica e al coinvolgimento. Basta una sola generazione per perdere i valori democratici. La manutenzione della democrazia, soprattutto per un Paese dove questa è giovane come in Italia, è la

cosa più complicata».

Chi dovrebbe farla questa manutenzione?

«Le istituzioni nel senso civile. La scuola. Noi. La resistenza non si fa sui monti, ma comincia per le strade, nei teatri, nelle scuole, nelle case e nelle teste».

tratto da: http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2017/11/19/news/i-fascisti-li-riconosci-dal-modo-con-cui-banalizzano-la-realta-1.16139993

Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

Roberto Fiore

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Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

E’ di pochi giorni fa la notizia di Bologna – la polizia carica i centri sociali: idranti e lacrimogeni. Zona rossa per il comizio di Forza Nuova.

Un migliaio di manifestanti contro l’estrema destra si è mosso per raggiungere la piazza dove parla Roberto Fiore. Sette i feriti, c’è anche un agente.

Più o meno le stesse tensioni si sono avute a Macerata.

La prossima tappa è Palermo. Li già si urla “Non ci può essere spazio per Roberto Fiore a Palermo”.

Una serie di associazioni, dall’Arci al centro Santa Chiara, dai Cobas all’Anpi, chiedono alla Prefettura, alla Questura e al Comune di vietare il comizio del leader di Forza Nuova, previsto a Palermo sabato prossimo.

“Tutti sappiamo chi siano e cosa rappresentino Forza Nuova e il suo leader, ex capo di Terza Posizione, condannato per banda armata e associazione sovversiva, fuggito all’estero nel 1980 e rientrato in Italia solo dopo che i suoi reati sono caduti in prescrizione senza che lo stato riuscisse a sanzionarlo, e partecipare alle elezioni non è e non può essere un salvacondotto per legittimare organizzazioni di estrema destra come questa che non nascondono affatto nostalgie e riferimenti culturali fascisti e razzisti”…!

Signori, i violenti non sono gli Antifascisti, come li chiamate voi. I violenti sono i CRIMINALI che permettono a questa feccia assassina di parlare in piazza. Che lo faccia pure, ma senza scudo delle Forze dell’Irdine. Vediamo cosa pensano di lui gli Italiani!!

Per chiarirvi le Idee:

Da L’Espresso, 15.12.2017

I soldi all’estero del terrorista impunito: i segreti di Fiore, il fascista che odia i giornali

Un’inchiesta esclusiva de l’Espresso in edicola domenica 17 svela i misteri inconfessabili del leader politico di Forza Nuova: le condanne definitive per banda armata, la latitanza inglese con l’appoggio dei servizi, le casseforti straniere, gli affari a Cipro

Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Ha potuto creare un impero economico a Londra mentre era latitante con appoggi sospetti. Ha fondato un partito neofascista e razzista che da vent’anni è al centro di denunce e arresti per centinaia di azioni violente. E mentre racconta ai giovani italiani di battersi da patriota contro la «nefasta globalizzazione», in realtà tiene i soldi all’estero, in una serie di società cassaforte tra la Gran Bretagna e Cipro.

Ecco la storia segreta di Roberto Fiore, il leader politico di Forza Nuova, ricostruita in un’inchiesta giornalistica pubblicata da L’Espresso nel numero in edicola con Repubblica da domenica 17 dicembre.

Il nostro settimanale ha recuperato le storiche sentenze definitive di condanna di Fiore per i reati di banda armata e associazione terroristica. Come capo di Terza Posizione, l’organizzazione eversiva romana collegata alla banda stragista dei Nar, Fiore avrebbe dovuto scontare cinque anni e mezzo di carcere, ma è scappato a Londra nel 1980 e dopo 19 anni di latitanza è riuscito a far cadere la pena in prescrizione. E intanto ha stretto rapporti da una parte con i leader neonazisti, dall’altra con i servizi segreti, documentati da un’inchiesta del parlamento europeo.

L’Espresso pubblica anche i primi dati completi sull’escalation di azioni violente, raid razzisti e aggressioni politiche commesse in questi anni da giovani neofascisti di Forza Nuova, il partito di estrema destra fondato da Fiore nel 1997. Le statistiche del ministero dell’intero documentano 240 denunce e 10 arresti in soli 65 mesi: in media, un attacco neofascista alla settimana.

L’inchiesta giornalistica svela anche gli affari segreti di Fiore all’estero, con donazioni anomine raccolte da trust di Londra che finiscono in società di famiglia; misterose aziende di Cipro che non pubblicano i bilanci; e soprendenti partecipazioni familiari in un gruppo di spedizioni internazionali che ha come principali clienti gli stranieri immigrati in Italia.