Pd e Forza Italia insieme alle elezioni? In Lomellina e Oltrepò Pavese prove di alleanza. Dicono: “per il bene del territorio”. Si Legge: “tutto perché non vada al governo gente onesta”…!

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Pd e Forza Italia insieme alle elezioni? In Lomellina e Oltrepò Pavese prove di alleanza. Dicono: “per il bene del territorio”. Si Legge: “tutto perché non vada al governo gente onesta”…!

 

Leggiamo da Il Fatto Quotidiano: a Mortara e Gambolò, dem e forzisti verso la presentazione di una lista e un candidato sindaco unico; stesso discorso a Rivanazzano Terme. Alberto Lasagna, segretario provinciale democratico: “Sono ‘costituenti territoriali’ che nulla hanno a che vedere col nazionale, ma solo con problematiche locali che meritano soluzioni efficaci che possono arrivare solo da coalizioni ampie e condivise”

Insomma sta cominciando il grande inciucio. Sono pronti a tutto, proprio a tutto affinchè gente onesta non vada al governo…Sarebbe la loro fine!

By Eles

 

Bettini pezzo grosso del PD romano querelerà Buzzi, che ha fatto il suo nome per Mafia Capitale, per calunnia! …Giusto. Ma com’è che Lotti non ha mai pensato di querelare per calunnia Vannoni e Marroni? …Saranno per caso vere le accuse?

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Bettini  pezzo grosso del PD romano querelerà Buzzi, che ha fatto il suo nome per Mafia Capitale, per calunnia! …Giusto. Ma com’è che Lotti non ha mai pensato di querelare per calunnia Vannoni  e Marroni? …Saranno per caso vere le accuse?

 

Salvatore Buzzi, presunto boss di Mafia Capitale, interrogato al processo sulla “Terra di mezzo” ha dichiarato: “diedi 21.800 euro a Goffredo Bettini in cambio dell’organizzazione di un incontro con Gianni Letta”. Sarà vero? Non sarà vero? Non lo sappiamo. Sappiamo che Bettini, pezzo grosso del PD romano nonché euro-parlamentare ha detto che si tratta di inaccettabili falsità e che querelerà immediatamente Buzzi per calunnia.

Quel che non si capisce è il motivo per il quale il Ministro Lotti non abbia ancora querelato per lo stesso motivo – ovvero calunnia – Filippo Vannoni (Presidente di Publiacqua, renziano di ferro) e Luigi Marroni (AD di Consip). Entrambi infatti hanno detto che il Ministro Lotti era al corrente dell’inchiesta Consip e soprattutto che quest’ultimo aveva avvisato Marroni della presenza di micro-spie piazzate dai carabinieri nei suoi uffici. E le micro-spie c’erano per davvero!

O Vannoni e Marroni sono folli calunniatori che tirano in ballo in una vicenda oscura e preoccupante tutto il “crisantemo magico renziano”, oppure Lotti sapeva davvero dell’inchiesta e avvisò per davvero Marroni della presenza delle cimici.
Il dramma è che tutti e 3 continuano ad occupare il loro posto. Lotti continua a fare il ministro, Vannoni continua a fare il Presidente della società che si occupa dei servizi idrici di Firenze e Mannoni continua ad essere a capo della più grande stazione appaltante d’Italia.

Da facebook.com/dibattista.alessandro

“TANGENTI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO” …L’inchiesta chock de “Le Iene” di due anni fa, prima ignorata e poi definitivamente insabbiata …e parliamo di milioni di Euro… NOSTRI…!!

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Tangenti

 

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“TANGENTI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO” …L’inchiesta chock de “Le Iene” di due anni fa, prima ignorata e poi definitivamente insabbiata …e parliamo di milioni di Euro… NOSTRI…!!

Tangenti alla Presidenza del Consiglio: la magistratura li sbatta tutti dentro e subito!
Sembra inquietante ed assurda questa vicenda che potrà avere risvolti unici nella storia della Repubblica italiana! Dopo Expo, Mose, Tav, Tangentopoli, Mafia Capitale, Trattativa Stato/mafia, questa volta più che mai spero la giustizia faccia il suo corso ed anche in maniera celere!

Il programma tv “Le Iene“, in onda su Italia 1 in prima serata, ha intervistato un anonimo che ha riferito di un giro di mazzette nella Presidenza del Consiglio. Lo scopo? Vincere gare di appalto.

La persona, che vediamo incappucciata nel filmato, lavorava per un’azienda di forniture proprio per la Presidenza del Consiglio. L’uomo parla, senza troppi giri di parole, di “mazzette per vincere gare di appalto“.

Lo show di Italia1 riferisce anche che il dipendente dispone di “prove scritte” per confermare tutte le accuse sulle varie mazzette.

La dichiarazione dell’anonimo:

“Ho ricevuto minacce, ho paura. Un signore mi ha puntato un coltello alla gola, ho trovato fogli con intimidazioni. Sanno che io so e sanno che potrei raccontare”.

Il finale del servizio è sconvolgente: l’uomo racconta di essere stato minacciato di recente e di aver deciso proprio per questo di raccontare la verità.

Susanna Tamaro: “Istruire non basta. Bisogna tornare a pretendere. Bisogna tornare a educare”

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Susanna Tamaro

 

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Susanna Tamaro: “Istruire non basta. Bisogna tornare a pretendere. Bisogna tornare a educare”

 

«Questa scuola sommamente democratica è sempre più classista», scrive Susanna Tamaro in un editoriale sul Corriere della Sera. La scrittrice definisce la scuola italiana un disastro, «partorito da un sistema che, in nome del lassismo, della demagogia, del vivi e lascia vivere “tanto l’importante è il pezzo di carta”, ha costantemente abbassato il livello delle pretese».

COLPE POLITICHE. Le colpe sono in parte del sistema politico, «che ha sempre considerato il Ministero dell’Istruzione come un jolly da tirar fuori dal cappello nei momenti di bisogno, una botta ai sindacati, una botta ai concorsi, un po’ di fumo soffiato in faccia alle famiglie per mascherare che sotto il fumo non c’era nessun arrosto e avanti così, inventando pompose rivoluzioni che, alla prova dei fatti, si sono mostrate, per lo più, drastiche involuzioni».

LA VERA EMERGENZA. «Diciamolo una volta per tutte», continua Tamaro: «Questa scuola sommamente democratica, che da troppo tempo ha smesso di pretendere dai suoi studenti — e dunque di educare — è una scuola sempre più classista. Chi può, infatti, già da tempo manda i figli negli istituti privati, se non all’estero; chi ha meno possibilità ma è consapevole della catastrofe, supplisce con l’impegno personale. Per tutti gli altri non c’è che la deriva del ribasso». La vera emergenza nazionale è «l’educazione. Non essere gravemente allarmati e non fare nulla per risolverla vuol dire condannare il nostro Paese ad una sempre maggior involuzione economica e sociale. Che adulti, che cittadini, che lavoratori saranno infatti i ragazzi di queste generazioni abbandonate alla complessità dei tempi senza che sia stato loro fornito il sostegno dei fondamenti? Sono stati cresciuti con il mito della facilità, del tirare a campare, ma la vita, ad un certo punto, per la sua stessa natura pretenderà qualcosa da loro e gli eventi stessi inevitabilmente li porranno davanti a delle realtà che di facile non avranno nulla. Allora, forse, rimpiangeranno di non vere avuto insegnanti capaci di prepararli, di educarli».

RESTANO LE FAMIGLIE. Istruire per la scrittrice non basta, bisogna «educare», afferma, usando un «termine reietto, spauracchio dell’abuso e della diseguaglianza». Educare però «richiede l’esistenza di un principio di autorità, principio ormai scomparso da ogni ambito della vita civile. Chi educa oggi? Le poche famiglie che caparbiamente si intestardiscono a farlo si trovano a vivere come salmoni controcorrente. Il “vietato vietare”, con la rapidità osmotica dei principi peggiori, ormai è penetrato ovunque, distruggendo in modo sistematico tutto ciò che, per secoli, ha costituito il collante della società umana. Dalle maestre chiamate per nome, ai professori ai quali si risponde con sboccata arroganza, al rifiuto di compiere qualsiasi sforzo, all’incapacità emotiva di reggere anche una minima sconfitta: tutto il nostro sistema educativo non è altro che una grande Caporetto. Agli insegnanti validi — e ce ne sono tanti — viene pressoché impedito di fare il loro lavoro, anche per l’aureo principio, tipicamente italiano, per cui un eccellente ombreggia i mediocri che non vogliono essere messi in discussione nella loro quieta sopravvivenza».

«LASSISMO DEMAGOGICO». Oggi che il gran «caos demagogico ha paralizzato il naturale ricambio generazionale e la miserabile retribuzione della categoria ha trasformato l’insegnamento in una sorta di sine cura per molti», c’è bisogna di destinare più risorse alla scuola «per educare veramente le giovani generazioni. Solo così la scuola tornerà ad essere una possibilità di crescita offerta a tutti, e non solo ai pochi privilegiati che si possono permettere la fuga dal demagogico lassismo dello Stato».

Per rinfrescarVi la memoria – Briatore: “i Poveri non hanno mai creato lavoro” …La fantastica risposta di Enrico Bertolino: “…Eppure hanno qualcosa da vendere che alcuni ricchi si sognano: La Dignità”.

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Briatore: “i Poveri non hanno mai creato lavoro”   …La fantastica risposta di Enrico Bertolino:          “…Eppure hanno qualcosa da vendere che alcuni ricchi si sognano: La Dignità”.

“Finalmente una legge che serve a fare arrivare in Italia un po’ di gente ricca. Farà girare soldi e lavoro”.

Flavio Briatore, in un’intervista rilasciata all’Huffington Post, commenta in maniera entusiasta l’introduzione della ‘Flat tax’, la tassa fissa da 100mila euro l’anno dedicata ai ricchi ‘paperoni’ stranieri che decideranno di spostare la residenza fiscale nel nostro Paese.

“L’Italia arriva un po’ tardi perché questo tipo di norma c’è già in Spagna e in Portogallo”, afferma l’imprenditore, “però andiamo nella direzione giusta. Ben vengano i ricchi a portare un po’ di ricchezza“.

Secondo Briatore infatti la nuova misura economica introdotta con la Legge di bilancio 2017 rappresenta “un’opportunità per portare nel nostro paese persone con grosse disponibilità di denaro che spendono anche 500-600mila euro al mese”. Alle critiche che arrivano da sinistra, invece, replica: “Ai radical chic che già mugugnano su questa norma dico che in Italia di poveri ce ne sono già abbastanza e a quanto mi risulta non hanno mai creato lavoro“.

Dichiarazioni che non sono certo passate inosservate tanto che l’imprenditore è finito per l’ennesima volta nel mirino dei social.

“‘I poveri non hanno mai creato lavoro’. In compenso gli evasori come lui hanno creato più poveri“, ha twittato un utente, “l’Italia è quel paese nel quale le pillole di saggezza le distribuisce un evasore fiscale”, commenta sarcastico un altro. E ancora, c’è chi lo accusa di essersi arricchito “sfruttando il lavoro degli altri” e chi, ironico, ammette di non considerare le “parole di qualcuno che ha il coraggio di chiamare il figlio Nathan Falco”.

Infine, qualcuno si lascia andare ad un commento amaro: “Il dramma di questo Paese è che se #Briatore torna c’è la fila di poveri che vogliono farsi un selfie con lui”.

…tante chiacchiere.

Invece a Bertolino basta un tweet per stroncarlo:

…Eppure (i poveri) hanno qualcosa da vendere che alcuni ricchi si sognano: La Dignità”

Bertolino – Briatore 6 – 1 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Ferdinando Imposimato (Magistrato, e Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione, giusto per ricordarvelo): “Cantone ha sabotato la giunta Raggi per sostenere l’amico Renzi”

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Ferdinando Imposimato

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Ferdinando Imposimato (Magistrato, e Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione, giusto per ricordarvelo): “Cantone ha sabotato la giunta Raggi per sostenere l’amico Renzi”

Roma, Imposimato: “Cantone ha sabotato la giunta Raggi”

Spiace che Raffaele Cantone abbia sabotato la giunta di Roma con una balla a sostegno di Matteo Renzi. Ed è grave che Virginia Raggi abbia chiesto a Raffaele Cantone, che già aveva dato pareri sbagliati, un parere che poteva essere chiesto al Consiglio di Stato”.

Lo scrive in un post su Facebook Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione. Il post è stato condiviso sul proprio profilo social dall’ex assessore al Bilancio della giunta Raggi Marcello Minenna.

Cosimato aveva già commentato ieri, con un altro post su Facebook, l’intervento di Cantone in merito alla crisi capitolina. “Cari amici Raffaele Cantone ha preso un abbaglio dicendo che la nomina del Capo di gabinetto Raineri è irregolare”, ha scritto il presidente della Corte di Cassazione, “la scelta è avvenuta in base al potere discrezionale del Sindaco di Roma nella scelta degli organi di supporto agli organi di direzione politica. E’ l’ennesimo errore di Raffaele Cantone”.

Disabili, il fondo non autosufficienze tagliato. “50 milioni concessi poi negati” …ma il Governo si difende: “i disabili sono solo delle merdacce, mica sono Banche”!!!

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Disabili, il fondo non autosufficienze tagliato. “50 milioni concessi poi negati” …ma il Governo si difende: “i disabili sono solo delle merdacce, mica sono Banche”!!!

“i disabili sono solo delle merdacce, non sono mica Banche”!!!

No, è vero, nessuno al Governo ha usato queste parole… Ma questo significa poco, visto che come si sono comportati è anche peggio di quello che rappresentiamo con un po’ di vivacità nel nostro titolo!

Leggiamo infatti da Il Fatto Quotidiano:

“I tagli al Fondo non autosufficienze e a quello per le politiche sociali sono inaccettabili, un atto gravissimo e umilante che colpisce le persone con disabilità e le fasce più deboli della popolazione”. A dirlo è il presidente della Fand (Federazione associazioni nazionali disabili), Franco Bettoni, che si dice “pronto alla mobilitazione” contro un provvedimento ritenuto del “tutto ingiusto e inaspettato”. “E’ un atto politico più che operativo. Le recenti conquiste delle associazioni delle persone con disabilità sono state annullate”, rincara il direttore responsabile di HandyLex.org, Carlo Giacobini. Che aggiunge: “I soldi in più erano arrivati al termine di presìdi e proteste e dopo un impegno concreto del ministro Poletti. Lo stesso Parlamento lo aveva approvato. Ora in altri tavoli e in altri contesti quella conquista viene azzerata“.

Bettoni spiega a Ilfattoquotidiano.it che “è evidente che la riduzione del Fondo per le non autosufficienze siglata lo scorso 23 febbraio avrà un impatto negativo sulla vita delle tante persone disabili e delle loro famiglie che tramite l’accesso a quelle risorse possono contare, ad oggi, su erogazioni monetarie mensili aggiuntive che coprono, ad esempio, l’assistenza domiciliare necessaria a garantire una soddisfacente qualità di vita”. Non solo: “Al di là delle ricadute negative sui cittadini che sono certe e che condanneranno molte persone alla povertà e all’emarginazione, il segnale giunto dal governo Gentiloni è certamente negativo rispetto alla strutturazione dei livelli essenziali di assistenza in una logica di garanzia di diritti certi”. Per di più ieri il Senato ha approvato il disegno di legge che introduce un sostegno “universale” per gli indigenti, del quale però di fatto potrà beneficiare solo una piccola percentuale degli italiani in condizione di povertà.

Questi tagli condanneranno molte persone con disabilità alla povertà e all’emarginazione

La sforbiciata è prevista dall’intesa tra Stato e Regioni sul contributo degli enti locali all’equilibrio di bilancio. I risparmi imposti alle Amministrazioni regionali, spiega la Fand, andranno a incidere pesantemente sul welfare, visto che si prevede che “per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica” il Fondo per la non autosufficienza e quello sulle politiche sociali vengano tagliati rispettivamente a quota 450 milioni e 99,7 milioni di euro. Il primo scende quindi al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati il 22 febbraio. L’incremento era stato inserito nel decreto legge sul Sud. “Il fatto è di una gravità inaudita e quel che ancor più sconcerta – afferma Bettoni – è il fatto che la Fand che, in questi mesi, ha partecipato ad incontri e confronti con il ministro del Lavoro proprio per arrivare ad un aumento del Fondo per la non autosufficienza, non abbia ricevuto alcuna informativa al riguardo e ne sia venuta a conoscenza per altri canali; questo atteggiamento certamente non giova ed anzi mette in discussione la qualità dei rapporti fino ad oggi intercorsi con gli organismi istituzionali”.

Nessuna informativa alle associazioni che hanno partecipato agli incontri con il ministro del Lavoro
Per la Fand il governo guidato da Paolo Gentiloni, con questa mossa, fa un passo indietro rispetto al recente passato lasciando “terribilmente senza parole” le associazioni dei disabili. “Mi sento comunque in dovere di rimarcare l’assoluta buona fede e correttezza del ministro Poletti – sottolinea il numero uno della Fand che riunisce organizzazioni di persone con deficit sensoriali, disabilità intellettive, disturbi del comportamento e autismo – Ma nonostante la parola del ministro è stato ridotto per scelte certamente non sue, poiché artefici della manovra risultano viceversa essere gli assessori al bilancio ed i presidenti delle Regioni ed il ministero dell’Economia“. Queste politiche “sono sbagliate e inopportune, e non solo feriscono i più vulnerabili, negando diritti ed inclusione sociale, ma paralizzano l’Italia. È puro autolesionismo tagliare in maniera incisiva questi fondi anziché utilizzarli come un formidabile investimento per creare sviluppo, innovazione e buona occupazione. Per tali ragioni, come Fand stiamo valutando tutte le possibili iniziative per contrastare questa grave scelta politica, sia chiedendo un confronto diretto con il Presidente del Consiglio dei ministri e con il ministro dell’Economia, sia organizzando, se del caso, una ampia mobilitazione del mondo della disabilità, oggi così pesantemente colpito”, conclude Bettoni. “Certo ci sono degli effetti sui cittadini interessati dai servizi che quel Fondo dovrebbe garantire, ci sono anche dei risvolti più subdoli e che avranno un impatto più significativo sulle reali politiche sociali in questo paese”, aggiunge Giacobini. Secondo uno dei maggiori esperti italiani sulle leggi che riguardano i disabili ci sono due questioni. “La prima è un segnale forte: il Fondo è stato incrementato proprio di 50 milioni di euro grazie ad un’azione di pressione molto sentita di organizzazioni di persone con grave disabilità. Quei soldi sono arrivati al termine di presìdi e proteste e dopo un impegno concreto del ministro Poletti. Lo stesso Parlamento lo aveva approvato. Ora in altri tavoli e in altri contesti quella conquista viene azzerata e, a ben vedere, anche umiliata“. E il clima di sfiducia che ne deriva è deleterio per i successivi confronti tra istituzioni e associazioni.

Serve un Piano generale per garantire un livello omogeneo di servizi su tutto il territorio nazionale
“L’altro elemento politico riguarda lo specifico Tavolo per la non autosufficienza e il piano che questo tavolo dovrebbe elaborare. Ricordiamo che al tavolo partecipano sia le organizzazioni delle persone con disabilità ma anche i sindacati, i ministeri competenti, le Regioni. Un’occasione unica per giungere finalmente alla definizione di livelli essenziali delle prestazioni per le persone con maggiore necessità di assistenza intensiva… ma non solo”. “Per raggiungere questo traguardo e questa pianificazione è necessario che vi sia un pensiero condiviso ma anche che le risorse messe a disposizione, anche progressivamente, siano certe oltre che adeguate. È evidente, quindi, che in questi giorni ci si interroghi sulla reale futura cogenza di un Piano che garantisca un livello omogeneo di servizi su tutto il territorio nazionale. E lo stesso Tavolo rischia di produrre indicazioni poi vanificate in altri luoghi”. Sullo sfondo, evidenzia Giacobini, rimangono molti dubbi e ombre sulla decisione concordata dagli assessori al bilancio delle Regioni e dal Mef (intesa Stato Regioni del 23 febbraio): perché colpire proprio il sociale e non altro?

Il Fondo nazionale per la non autosufficienza è stato istituito nel 2006 con il preciso intento di fornire sostegno a persone con disabilità grave e gravissima, oltre che ad anziani non autosufficienti al fine di favorirne una dignitosa permanenza presso il proprio domicilio e per garantire, su tutto il territorio nazionale, l’attuazione di Livelli essenziali delle prestazioni assistenziali. Il Fondo in sostanza è destinato a finanziare contributi, voucher, prestazioni o servizi per le persone non autosufficienti gravi (nella misura del 60%) o gravissime (nella misura del 40%). Viene ripartito annualmente tra le Regioni e ciascun ente stabilisce poi i criteri con cui erogare concretamente i fondi alle persone e come ripartirlo fra Comuni ed Aziende sanitarie locali.

 

Bagheria, i boss rinunciarono agli appalti: “il sindaco è inavvicinabile” …ma capita solo se il “Sindaco” è cinquestelle!!!

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Bagheria

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Bagheria, i boss rinunciarono agli appalti: “il sindaco è inavvicinabile” …ma capita solo se il “Sindaco” è cinquestelle !!!

Lo leggiamo nientepopodimeno che su La Repubblica:

Bagheria, “il sindaco è inavvicinabile”. E i boss rinunciarono agli appalti

«Il sindaco grillino di Bagheria era inavvicinabile, per questa ragione la famiglia mafiosa aveva deciso di non occuparsi più di appalti al Comune ». L’ultimo pentito di Cosa nostra, Pasquale Di Salvo, l’ex poliziotto della scorta del giudice Falcone diventato imprenditore di mafia, depone in trasferta al processo “Panta Rei”, a Milano. Racconta di aver fatto parte della famiglia mafiosa di Bagheria, parla degli affari conclusi col Comune nel settore dei rifiuti. «Ma negli anni scorsi», precisa. «Con l’arrivo di Patrizio Cinque la situazione era cambiata, perché era davvero inavvicinabile. Io avevo da riscuotere un credito lecito nei confronti del Comune, neanche quello fu possibile recuperare».
Di Salvo parla anche di estorsioni. Spiega che i supermercati Conad di Bagheria, ma anche quelli di Palermo, sono «messi a posto» con i clan, ovvero pagano il pizzo. In tempi di crisi per l’organizzazione mafiosa, sempre alla ricerca di liquidità per sostenere le famiglie dei detenuti, il clan di Bagheria aveva intensificato l’imposizione dei ricatti. Un gran lavoro per il clan: «Eravamo rimasti in tre al vertice», aggiunge Di Salvo. «Io, Nicola Testa e Carmelo D’Amico». I blitz dei carabinieri del comando provinciale avevano falcidiato le fila dell’organizzazione.

Di Salvo è finito in manette nell’ambito dell’ultima operazione disposta dalla direzione distrettuale antimafia, nel dicembre del 2015. Assieme a lui, 37 presunti mafiosi di Palermo centro e Bagheria. Adesso, nell’aula bunker dell’Ucciardone è in corso il rito abbreviato per molti degli indagati, davanti al giudice Nicola Aiello. A Milano, le sostitute procuratrici Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco hanno citato anche l’ex boss del Borgo Vecchio Giuseppe Tantillo, pure lui oggi collaboratore di giustizia. Conferma le accuse contro la moglie del boss Tommaso Lo Presti, Teresa Marino, addetta a risistemare le finanze in crisi del clan di Porta Nuova.

Tantillo racconta anche di essere stato investito di un compito molto particolare, quello di rimproverare alcuni ultras del Borgo Vecchio che a detta di qualcuno «si comportavano male sugli spalti con le tifoserie di altri quartieri». Una questione che stava per degenerare, fu necessario l’intervento di un esponente mafioso come Tantillo per riportare ordine.
Anche Repubblica, ferocemente antigrillina, deve ammettere quest’altro grande segnale dei cinquestelle…
Nemici della Mafia …mentre i comuni retti dal Pd e dalle forze di destra sono commissariati per collusione…!

Il Grande, Grandissimo intervento di Luigi di Maio alla Camera. Un discorso che sarebbe potuto passare alla storia, se non fosse stato del tutto censurato dai media!

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Luigi di Maio

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Il Grande, Grandissimo intervento di Luigi di Maio alla Camera. Un discorso che sarebbe potuto passare alla storia, se non fosse stato del tutto censurato dai media!