Col ventennale della morte, è iniziato il processo di beatificazione a Craxi. Tra pellegrinaggi, parole accorate e lacrime, un po’ a tutti è sfuggito il particolare dei 40 miliardi di tangenti che il buon Bettino si mise personalmente in tasca… Per non parlare dei 23 miliardi con cui Silvio da Arcore lo ringraziò per la legge Mammì…!

 

Craxi

 

 

 

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Col ventennale della morte, è iniziato il processo di beatificazione a Craxi. Tra pellegrinaggi, parole accorate e lacrime, un po’ a tutti è sfuggito il particolare dei 40 miliardi di tangenti che il buon Bettino si mise personalmente in tasca… Per non parlare dei 23 miliardi con cui Silvio da Arcore lo ringraziò per la legge Mammì…!

Nelle sentenze definitive
di Marco Travaglio

Nel giorno del pellegrinaggio ad Hammamet con figli d’arte, complici, coimputati, miracolati, noti ladroni o aspiranti tali (chi non è capace a rubare invidia tanto chi ci riesce), scassinatori, pali e addetti al piede di porco, ci uniamo anche noi al ricordo dell’indimenticabile statista pregiudicato morto latitante 20 anni fa. Purtroppo il nostro è il ricordo di chi ricorda, non di chi s’è scordato tutto o non sa nulla, come l’intera stampa italiana, che da giorni riempie paginate su Bettino senza mai citare il bottino. L’inviata del Corriere sul luogo del delitto e del relitto, per dire, si domanda pensosa se Craxi fosse “latitante, come accusano gli esponenti del M5S (sic, ndr) o esule, come vorrebbe la figlia” e si risponde che “l’enigma ancora divide. Ma il tempo della damnatio memoriae può dirsi finito”. Invece è appena cominciato, a giudicare dalla sua, di memoria, e da quella degli altri “giornalisti” all’italiana.

Segnatevi questa data: 29 settembre 1994. Mentre il premier Silvio B. compie 58 anni, il pool Mani Pulite fa arrestare Giorgio Tradati, vecchio amico di Craxi e uno dei prestanome dei suoi conti esteri. Il 4 ottobre il pm Antonio Di Pietro lo fa deporre al processo Enimont. E il suo racconto rade al suolo la difesa di Craxi sui “finanziamenti irregolari alla politica”“Nei primi anni 80, Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière). Funzionava così: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto… il prestanome”. Lì cominciano ad arrivare “somme consistenti”: nel 1986 sono già 15 miliardi. E altri 15 su un secondo: quello che Tradati, sempre su input di Bettino, intesta a un’altra panamense (International Gold Coast) presso l’American Express di Ginevra. Ma stavolta c’è una variante: un conto di transito, il Northern Holding, messo a disposizione da un funzionario della banca, Hugo Cimenti, per rendere meno individuabili i versamenti. Come distinguevate – domanda Di Pietro – i bonifici per Cimenti da quelli per Craxi-Tradati? Risposta: “Per i nostri si usava il riferimento ‘Grain’, che vuol dire grano…”. Risate in aula. Poi con Tangentopoli tutto precipita. “Intorno al 10 febbraio 1993 Bettino mi chiese di far sparire il denaro dai conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani Pulite. Ma io rifiutai… avrei inquinato le prove… E fu incaricato un altro. I soldi non finirono al partito… Hanno comprato anche 15 chili di lingotti d’oro (poi ritrovati dai giudici elvetici, per un valore di 300milioni di lire, ndr).

Craxi rimpiazza Tradati e affida i suoi conti a Maurizio Raggio, ex barista di Portofino, strano personaggio con interessi in Italia e all’estero, fidanzato con la contessa Francesca Vacca Agusta, vecchia amica di Craxi. Raggio si precipita in Svizzera, svuota i conti e si ritrova fra le mani 40 miliardi di lire. Di Pietro sguinzaglia i carabinieri a Portofino, dove vive con la contessa a Villa Altachiara. Troppo tardi. La coppia se l’è già svignata in motoscafo, prima a Montecarlo, poi in Messico. Cimenti intanto conferma ai pm: Raggio ha lasciato sui conti solo un milione di dollari e trasferito il resto su depositi alle Bahamas, alle Cayman e a Panama. Intanto Tradati continua a raccontare: “I prelievi dai conti svizzeri di Craxi servivano anzitutto per finanziare una tv privata romana, la Gbr di Anja Pieroni (una delle amanti, ndr)… e acquistare un appartamento a New York e uno a Barcellona”.

Donne e motori. Il resto lo racconta Raggio, arrestato il 4 maggio ’95 in Messico, dal carcere di Cuernavaca.

In poco più di un anno di latitanza, ha speso 15 miliardi su 40. Il resto, l’ha riportato a Craxi, latitante ad Hammamet, che gli ha detto come e dove spenderlo. La sua deposizione verrà autenticata dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Milano, nelle sentenze del processo All Iberian confermate dalla Cassazione (Craxi e B., condannati in primo grado e prescritti in appello). Ecco quella d’appello: “Craxi dispose prelievi… sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tivù (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire… Dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe, ndr) a Roma, intestati alla Pieroni”. Alla quale faceva pure pagare “la servitù, l’autista e la segretaria”.

A Tradati diceva sempre: “Diversificare gli investimenti”. E Tradati eseguiva, con varie “operazioni immobiliari: due a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile”. Senza dimenticare gli affetti familiari: una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba) bisognoso di soldi per una mostra itinerante e una fondazione dedicate al santone indiano. Intanto il Psi è finito in bolletta per l’esaurimento delle mazzette e prima il tesoriere Vincenzo Balzamo, poi i segretari Giorgio Benvenuto e Ottaviano Del Turco, non sanno più come pagare i dipendenti. Ma Craxi se ne infischia e tiene tutto per sé. Poi vengono le spese di Raggio: 15 miliardi per “il mantenimento della sua detenzione” in Messico e la latitanza in Centroamerica con la contessa e certe distrazioni piuttosto care: 235.000 dollari “per un’amica messicana”; e una Porsche acquistata a Miami.

Case, aerei e Bobo. Il resto rimase nella disponibilità di Craxi, che da Hammamet commissionò a Raggio alcune spesucce: l’acquisto di “un velivolo ‘Citation’ del costo di 1,5 milioni di dollari”, l’estinzione di un “mutuo personale” acceso da Raggio (circa 800 milioni di lire), le parcelle degli avvocati e una raffica di “bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti”: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair Al Katheeb; 80 milioni di lire alla Bank of Kuwait Ltd “in pagamento del canone relativo a un’abitazione affittata dal figlio di Craxi in Costa Azzurra”. Il povero Bobo – spiega Raggio – “aveva affittato una villa sulla Costa nell’ottobre-novembre 1993, per sottrarsi al clima poco favorevole creatosi a Milano”.

Dunque, conclude il Tribunale, i conti di Craxi servivano “alla realizzazione di interessi economici innanzitutto propri” e “Craxi è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti… non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari, così da mettere in difficoltà lo stesso Balzamo… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti, se non per soccorrere finanziariamente Gbr, in cui coltivava soprattutto interessi ‘propri’”. E, da vero uomo d’affari, “si informava sempre dettagliatamente (con Tradati, ndr) dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi”.
I tesori nascosti. Le rogatorie dalla Svizzera confermano che Tradati non mente. E dimostrano che sui conti di Craxi, nel 1991, mentre l’amico Bettino imponeva la legge Mammì scritta su misura per la Fininvest, Berlusconi bonificava 23 miliardi di lire in più rate tramite la società occulta All Iberian. Nessuna risposta, invece, avranno le rogatorie del pool sugli altri tesori di Craxi: quelli gestiti da altri tre prestanome – Gianfranco TroielliMauro Giallombardo e Agostino Ruju – su conti e società fantasma fra Hong Kong, Singapore, Bahamas, Cayman, Liechtenstein e Lussemburgo. Tutti miliardi rimasti inaccessibili, almeno ai giudici. Chissà mai chi ci campa a sbafo da 26 anni.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Ancora una notizia che i Tg hanno dimenticato di darVi – le dichiarazioni choc di Buzzi: tangenti a tutto il Pd!

Buzzi

 

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Ancora una notizia che i Tg hanno dimenticato di darVi – le dichiarazioni choc di Buzzi: tangenti a tutto il Pd!

 

Buzzi choc: tangenti a tutto il Pd

Quinto giorno di interrogatorio nel processo di Mafia Capitale per il ras delle coop: “Coratti, Ferrari, Giansanti, Tassone, D’Ausilio: mazzette per i debiti fuori bilancio”

Mazzette, assunzioni su «segnalazione» e accordi con esponenti del Pd romano. Al suo quinto giorno di esame davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma, Salvatore Buzzi è ancora un fiume in piena. Il «ras» delle cooperative, in collegamento video dal carcere di Tolmezzo, racconta dei suoi affari con il Campidoglio all’epoca dalla giunta Marino.

«Per l’approvazione del debito fuori bilancio legato al servizio di accoglienza per i minori non accompagnati ci siamo rivolti a Coratti», ha detto Buzzi, rispondendo alle domande dei suoi avvocati, Pier Gerardo Santoro e Alessandro Diddi. «Coratti – ha proseguito – ci ha chiesto 100mila euro in chiaro per far approvare la delibera del debito fuori bilancio creato nel semestre gennaio-giugno 2013. Io avevo il 26%, il restante apparteneva ad altre cooperative e tutti eravamo al corrente che dovevamo dare 50mila euro a Coratti e 50mila euro a D’Ausilio: praticamente l’1% della delibera da 11 milioni». «Un accordo corruttivo», il primo di una serie di tre stretti con Coratti, che per Buzzi sembra non prendere comunque la giusta piega. «L’accordo lo prendemmo io e Francesco Ferrara con Coratti – spiega Buzzi – ma quando arrivammo a maggio 2014 lo stesso Coratti mi disse che di queste cose non ne dovevo parlare più con lui ma con D’Ausilio». La voce del pagamento dei 100mila euro in chiaro, però, comincia evidentemente a circolare. «Mi chiama Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino e mi dice: “e noi?” Quindi, l’8 agosto, mi chiede di passare in commissione Bilancio. In giunta non c’era problema perché il sindaco Marino è onestissimo e non ci ha mai chiesto nulla. Alfredo Ferrari del Pd, presidente commissione Bilancio, e Giansanti mi dicono se non ci dai 30mila euro non va in porto. Su questa vicenda, alla fine, non abbiamo pagato nessuno perché ci hanno arrestato».

Altri due episodi sui quali si dilunga Buzzi sono quelli relativi all’ex presidente del decimo municipio, Andrea Tassone. «Inizialmente Tassone mi chiamava e io evitavo di incontrarlo, perché ogni volta mi chiedeva di assumere qualcuno – ha raccontato Buzzi – Il 7 maggio 2014, comunque, mi presenta Paolo Solvi come un suo uomo. Mi disse che gli servivano un sacco di soldi per la campagna elettorale, e che mi avrebbe affidato un lavoro di potature in cambio di 30mila euro. Voleva i soldi in nero perché doveva pagare la campagna elettorale e concordai 26mila e 500 euro, il 10% di 264mila euro della gara». «Ho pagato una tangente a Tassone e a D’Ausilio anche per la gara per la pulizia delle spiagge di Ostia – ha poi aggiunto Buzzi – il 10% sui 122mila euro della gara».

E se Buzzi sembra ammettere senza scomporsi dazioni di denaro e tangenti, si infervora quando arriva il momento di parlare dell’ex vicesindaco Nieri (non indagato) e di altri politici Pd che, a suo dire, hanno preso le distanze da lui dopo il suo arresto. «Vergognati Nieri, vergognati – tuona Buzzi – Mi arrabbio per gli amici che ti conoscono da trent’anni e non ti difendono. Vengono qui a dire “speriamo che la giustizia trionfi”. Perché non sei andato da Pignatone a dire che hanno preso un abbaglio? Gli amici si vedono nel momento del bisogno». «Nieri – ha affermato Buzzi – ci chiese di fare il servizio di guardiania per una villa a Monte Mario che era stata destinata a Suor Paola. Era il corrispettivo per l’accordo sull’acquisto della sede della 29 Giugno a prezzo scontato, nel contesto della dismissione del patrimonio del Comune. A Nieri gli ho assunto più di venti persone». Un’ultima bordata, Buzzi la riserva a Matteo Orfini: «Ho fatto la Città dell’altra economia, Orfini ne beneficiava quando chiedeva la sala convegni. Nessuno pagava, solo Grillo. Nemmeno 200 euro per la sala».

In merito alla vicenda legata all’acquisto degli appartamenti della cooperativa San Lorenzo, Buzzi ha invece tirato in ballo la LegaCoop. «Ho comprato gli appartamenti perché me lo ha chiesto Legacoop – ha spiegato – Mi chiamò il presidente LegaCoop Lazio, Venditti, e mi disse che ne aveva parlato con Poletti. Andai a Bologna a parlare con il direttore generale di Unipol e mi mise a disposizione 4 milioni. Legacoop mi ha ordinato di comprare e io ho eseguito perché sono un soldato».

fonte: http://www.iltempo.it/roma-capitale/2017/03/17/news/buzzi-choc-tangenti-a-tutto-il-pd-1026503/

“TANGENTI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO” …L’inchiesta chock de “Le Iene” di due anni fa, prima ignorata e poi definitivamente insabbiata …e parliamo di milioni di Euro… NOSTRI…!!

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Tangenti

 

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“TANGENTI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO” …L’inchiesta chock de “Le Iene” di due anni fa, prima ignorata e poi definitivamente insabbiata …e parliamo di milioni di Euro… NOSTRI…!!

Tangenti alla Presidenza del Consiglio: la magistratura li sbatta tutti dentro e subito!
Sembra inquietante ed assurda questa vicenda che potrà avere risvolti unici nella storia della Repubblica italiana! Dopo Expo, Mose, Tav, Tangentopoli, Mafia Capitale, Trattativa Stato/mafia, questa volta più che mai spero la giustizia faccia il suo corso ed anche in maniera celere!

Il programma tv “Le Iene“, in onda su Italia 1 in prima serata, ha intervistato un anonimo che ha riferito di un giro di mazzette nella Presidenza del Consiglio. Lo scopo? Vincere gare di appalto.

La persona, che vediamo incappucciata nel filmato, lavorava per un’azienda di forniture proprio per la Presidenza del Consiglio. L’uomo parla, senza troppi giri di parole, di “mazzette per vincere gare di appalto“.

Lo show di Italia1 riferisce anche che il dipendente dispone di “prove scritte” per confermare tutte le accuse sulle varie mazzette.

La dichiarazione dell’anonimo:

“Ho ricevuto minacce, ho paura. Un signore mi ha puntato un coltello alla gola, ho trovato fogli con intimidazioni. Sanno che io so e sanno che potrei raccontare”.

Il finale del servizio è sconvolgente: l’uomo racconta di essere stato minacciato di recente e di aver deciso proprio per questo di raccontare la verità.

J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

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J-AX


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Correva l’anno 2015 e pubblicavamo questo… Qualcosa è cambiato? SI! In peggio (peraltro poi si è saputo che i milioni rubati dalla lega non sono 40, ma 49…, ma questo è solo un dettaglio)

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi?

GRANDE J-AX: Salvini dice che i Rom rubano? Ma quanti campi Rom ci vogliono per rubare 40 milioni di Euro come ha fatto la Lega di Belsito e Bossi? (per la verità i milioni sono 49 – ndr)

Un breve monologo che parte dai disordini del primo maggio a Milano per arrivare alle “ipocrisie” della politica nostrana, in particolare quella della Lega Nord di Matteo Salvini, la cui carriere sarebbe “il crimine peggiore dei rom”. La trasmissione di La7, Piazza Pulita ospita questo intervento del rapper J-Ax, che chiede “quanti campi rom ci vogliono per arrivare ai 40 milioni di euro rubati dalla Lega di Bossi e Belsito“. J-Ax parla di strumentalizzazione attuata nei confronti dei No Expo dopo i fatti di Milano, “perché non si può incolpare tutto un movimento” per le azioni di chi ha scelto la violenza. E se qualcuno dovesse vedere una contraddizione tra le sue opinioni e il suo reddito, lui mette le mani avanti: “Con la metà dei soldi che guadagno pago i vostri stipendi, quelli dei vostri autisti, e anche quelli dei vostri social media manager che ridono delle foto di bambini annegati nel Mediterraneo”

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