Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

 

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Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

 

Quel trattato tra Italia e Francia che regala miliardi di euro a Parigi

Il prossimo 25 marzo dovrebbe entrare in vigore il Trattato di Caensottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ed il suo omologo francese, con il quale diverse decine di miglia marittime passeranno alle acque territoriali francesi.

Secondo gli estremi del trattato, infatti, alcune porzioni di mare verranno sottratte al Mare di Sardegna e al Mar Ligure, per passare sotto la competenza economica della Francia, che gioverà di acque costiere in Corsica da 12 a 40 miglia, mentre la Zes (Zona Economica Speciale) in prossimità delle acque territoriali sarde, estenderà la competenza francese per le 200 migliamarittime in questione.

Il trattato è passato in sordina rispetto all’opinione pubblica nazionale, i cui risvolti sono potenzialmente economicamente molto dannosi per il nostro Paese. Si perde, infatti, un tratto di mare molto pescoso, che danneggerà notevolmente l’industria ittica delle zone italiane interessate, senza considerare il fatto che l’Italia rinuncia, per un cavillo, allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi individuato al largo della Sardegna, e che dunque passerà in mano francese.

Per un Paese importatore netto di risorse minerarie, rinunciare ad un giacimento del genere non pare molto lungimirante. Si parla infatti di 1.400 miliardi di metri cubi di gas, nonché 420 milioni di barili di petrolio. Le dimensioni non sono impressionanti, è vero, ma non comunque trascurabili: azzardando un paragone con il giacimento Zohr, considerato il più grande del mondo, al largo delle coste egiziane, di cui Eni è proprietario per la quasi totalità, parliamo di un giacimento che è circa un decimo.

L’articolo 4 del Trattato di Caen, dunque, agevola lo Stato francese all’accesso al giacimento qualora le trivellazioni fossero effettuate in acque francesi, e con l’entrata in vigore di questo trattato ciò è particolarmente facilitato. A ciò, inoltre, si somma una sospetta azione da parte del governo italiano, che ha bloccato due anni fa la compagnia norvegese Statoil che aveva richiesto formalmente l’autorizzazione ad effettuare dei carotaggi del fondale. La gravità dell’azione, in senso meramente pratico, risiede anche nel fatto che non sembrano previste alcune royalties da corrispondere al governo italiano, visto lo sfruttamento di un giacimento completamente in acque italiane, ma che con le modifiche dei confini marittimi attuati, lascerebbero alla Francia l’assoluta libertà di azione, senza obblighi, lasciando all’Italia soltanto eventuali, sebbene marginali, danni ambientali.

Il tutto sembra condito da un alone di totale apatia che il governo italiano al momento sembra voler mantenere nei confronti di questo accordo: dal momento che non vi è stata ratifica formale via legge del trattato, la Francia ha attivato presso Bruxelles una procedura unilaterale di ratifica, che il 25 marzo, in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure tali tratti di mare alla Francia.

L’unico a poter porre un freno a tale procedura è il presidente del Consiglio in pectore, lo stesso Paolo Gentiloni che ha sottoscritto il trattato; il quale, tuttavia, non sembra muoversi in tal senso.

La polemica e le preoccupazioni sono state sollevate dagli esponenti del centrodestra italiano, tra i quali Giorgia Meloni, Daniela Santanché e Roberto Calderoli, i quali hanno espresso il loro dissenso verso il trattato e hanno chiesto ufficialmente a Gentiloni di provvedere ad annullare l’accordo. In particolare, il senatore della Lega ha sostenuto quanto segue: “Non possiamo regalare alla Francia, sulla base di un trattato mai ratificato dal Parlamento italiano, un’importante porzione di acque territoriali in Liguria e Sardegna, tratti di mari ricchissimi di fauna ittica, fondamentali per la nostra pesca, e fondali marini ricchissimi di idrocarburi con giacimenti molto promettenti, capaci di fornire nel giro di pochi anni decine di miliardi di metri cubi di gas e centinaia di milioni di barili di petrolio. […] Gentiloni  intervenga subito con Parigi, diversamente considereremo anche l’ipotesi di farlo rispondere del danno erariale causato all’Italia regalando alla Francia decine di miliardi tra fauna ittica e idrocarburi”.

 

fonte: http://www.occhidellaguerra.it/trattato-caen-regala-miliardi-risorse-alla-francia/

I genitori dell’ex premier Renzi ancora indagati a Firenze: questa volta per fatture false …insomma, a questi la famiglia Misseri gli fa un baffo!

Renzi

 

 

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I genitori dell’ex premier Renzi ancora indagati a Firenze: questa volta per fatture false …insomma, a questi la famiglia Misseri gli fa un baffo!

Certo che non si fanno mancare nulla a casa Renzi… Questa volta sono fatture false!

Da Il Fatto Quotidiano:

Renzi, “i genitori dell’ex premier indagati a Firenze: fatture false”

Tiziano Renzi e la signora Bovoli, riportano La Repubblica e La Verità, hanno ricevuto dai pm Luca Turco e Christine von Borries un invito a comparire per chiarire i loro rapporti, e delle loro società, con Luigi Dagostino, imprenditore pugliese degli outlet sotto inchiesta da almeno un anno proprio per fatturazioni false, che il padre dell’ex premier ha accompagnato in giro per l’Italia per sviluppare il business lanciato in provincia di Firenze.

Le consulenze agli sviluppatori degli outlet della moda The Mall nati sotto le insegne di Gucci rischiano di costare care alla famiglia Renzi. Il padre dell’ex premier e la moglie Laura Bovoli, riferiscono indiscrezioni di stampa, sono indagati dalla procura di Firenze per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Proprio nell’ambito degli affari con alcuni esponenti del mondo renziano, come Andrea Bacci, di cui il Fatto Quotidiano si è occupato in diverse inchieste negli anni scorsi. Tanto da ricevere una querela da parte diTiziano Renzi che ha chiesto 300mila euro di danni al direttore del quotidiano Marco Travaglio, al direttore del sito Peter Gomez e a due suoi giornalisti (Pierluigi Giordano Cardone Gaia Scacciavillani) per quella che lui prefigurava come una campagna mediatica ai suoi danni, chiedendo appunto un risarcimento.

Nel mirino del padre dell’allora premier erano finiti proprio gli articoli che si sono occupati del business degli outlet e dei suoi protagonisti (oltre a Renzi senior e Bacci, l’ultimo presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi, la famiglia aretina dei Moretti e il faccendiere pugliese Luigi Dagostino che in Gucci avevano contraltare il top manager Carmine Rotondaro). Ora però Renzi senior, insieme alla signora Bovoli, dovranno obtorto collo tornare sull’argomento visto che, riferiscono Repubblica e la Verità, hanno ricevuto dai pm Luca Turco e Christine von Borries un invito a comparire per chiarire i loro rapporti, e quelli delle loro società, con Luigi Dagostino, imprenditore pugliese degli outlet con attività in Toscana. Quest’ultimo, così come Bacci e i Moretti, è sotto inchiesta da oltre un anno proprio per l’ipotesi di reato di emissione di fatture false per operazioni inesistenti.

E ora gli inquirenti, riporta La Repubblica, vogliono fare luce sui legami che intercorrono tra le società gestite da Dagostino e quelle riconducibili al padre dell’ex presidente del Consiglio, che già dovrà tornare davanti ai pubblici ministeri di Roma nell’ambito del caso Consip. Le fatture venute all’attenzione della Guardia di finanza sono due, una da 20.000 euro e una da 130.000 euro, e sarebbero state riscontrate durante le indagini su Dagostino. Secondo l’ipotesi di reato formulata dal pm le fatture sarebbero state emesse dalle aziende dei Renzi, rispettivamente la Party srl e la Eventi 6, per operazioni inesistenti.

Sempre secondo i due quotidiani, la fattura da 130.000 euro è stata emessa da Eventi 6, che si occupa di marketing ed eventi fieristici ed è distributore di quotidiani come RepubblicaLa NazioneLeggo e Metro. A pagarla la Tramor, società di diritto cipriota originariamente riconducibile alla famiglia Moretti per i quali è stata impegnata nelle attività di sviluppo dell’outlet The Mall a Leccio Reggello (Firenze). I Renzi con la loro azienda avrebbero fornito studi di fattibilità e servizi di accoglienza per l’outlet, (“Tiziano lavora nel campo del marketing da 30 anni. E in questo senso ci ha dato una mano nella pubblicità di alcune iniziative da noi organizzate, come successo tre anni fa per un evento natalizio al The Mall”, aveva per esempio dichiarato Dagostino al Fatto nel 2015) ma per gli inquirenti l’importo della fattura non sarebbe coerente con il valore delle prestazioni erogate e ora vogliono saperne di più. Secondo La Verità, i fascicoli aperti dalla procura fiorentina sarebbero due: oltre a quello sulle presunte fatture false, ci sarebbe un procedimento portato avanti  dal procuratore aggiunto Turco  relativo al fallimento della Delivery Service Italia.

 

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/17/renzi-i-genitori-dellex-premier-indagati-a-firenze-fatture-false/4232647/amp/

Fantastica Cecilia Mangini, la storica documentarista che a 90 anni suonati è ben più lucida della gran parte degli Italiani: “Renzi? Di fronte ai giochini di prestigio la gente si è veramente stufata”

 

Cecilia Mangini

 

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Fantastica Cecilia Mangini, la storica documentarista che a 90 anni suonati è ben più lucida della gran parte degli Italiani: “Renzi? Di fronte ai giochini di prestigio la gente si è veramente stufata”

Ospite a Di Martedì nella puntata del 13 marzo Cecilia Mangini, fotografa e documentarista.

Mangini ha criticato Matteo Renzi e il Pd per le proprie politiche e ha spiegato che è proprio per il fallimento di queste che gli elettori hanno preferito i partiti definiti “populisti”:

“Renzi? Ha battezzato come sinistra ciò che sinistra non era. Si è sempre dichiarato di sinistra e non lo è assolutamente,” ha detto la fotografa, che ha aggiunto: “Di fronte ai giochini di prestigio la gente si è veramente stufata, anche perché quelli del Pd si sono vantati di conquiste che non erano assolutamente successe. E’ noto che chi si loda si sbroda. E il governo ha fatto questo a piene mani. Quindi, c’era l’esigenza di trovare qualcuno che potesse offrire una speranza. Quello del 4 marzo è stato un voto di speranza e anche di protesta”.

Rispondendo ad una domanda del conduttore Giovanni Floris sulle dimissioni di Renzi, Mangini ha osservato: “Beh, si è dimesso… Si è dimesso? Ma sta sempre lì alla segreteria del partito, non si sa cosa farà. Qual è stato il suo errore? Non è stato uno solo. Ad esempio, ha cercato di fare le identiche cose che Berlusconi aveva promesso, senza accorgersi che Berlusconi era padrone del suo partito. Nessuno è padrone del socialismo, Il M5S? Ha interpretato in qualche modo speranza e protesta”.

E ancora: “La fisica è molto precisa: se c’è un vuoto, arriva qualcosa che lo riempie. I 5 Stelle sono ragazzi giovani, non hanno le rughe dei vecchi politicanti, hanno questo aspetto anche simpatico. Soprattutto scambiano il congiuntivo con l’indicativo e con il condizionale e questo agli italiani che ormai non hanno più scuole veramente rappresenta una consolazione”.

“Matteo Salvini? Penso che anagraficamente sia molto più anziano di me perché ha riabilitato la vecchia lezione dell’odio verso il diverso,” ha concluso Mangini.

 

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/03/14/renzi-cecilia-mangini-a-di-martedi-di-fronte-ai-giochini-di-prestigio-la-gente-si-e-veramente-stufata/

Italiani e povertà – Per la Banca d’Italia è record storico… Scusate, ma prima delle Elezioni Gentiloni e Renzi non andavano raccontando che la crisi era finita, che eravamo in piena ripresa e che gli Italiani, finalmente, stavano molto meglio?

 

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Italiani e povertà – Per la Banca d’Italia è record storico… Scusate, ma prima delle Elezioni Gentiloni e Renzi non andavano raccontando che la crisi era finita, che eravamo in piena ripresa e che gli Italiani, finalmente, stavano molto meglio?

 

Italiani e povertà, Banca d’Italia: record storico

Nel 2016 la quota di italiani residenti (quindi nati sia in Italia che all’estero) a rischio di povertà è salita al 23%: si tratta del massimo storico da quando la Banca d’Italia ha iniziato questo tipo di rilevazioni. Il livello di povertà è quello di persone che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano.

L’analisi fornita da Via Nazionale mostra come rispetto al 2006 la quota di rischio – valutata in base alle caratteristiche del capofamiglia – sia cresciuta (spesso in maniera notevole) per quasi tutte le fasce di età, geografiche e condizione professionale. Unica eccezione i pensionati, la cui percentuale di individui a rischio è scesa dal 19,0% del 2006 al 16,6% del 2016.

In netta salita invece le ‘difficoltà’ per i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni (quota salita dal 22,6 al 29,7%), per chi vive al Nord (dall’8,3 al 15%) e soprattutto per gli immigrati, dove il rischio povertà è balzato dal 33,9 al 55%. Stabile, invece, pur se a livelli molto elevati, la percentuale di rischio povertà al Sud, che rimane al 39,4% (valore pressoché identico a dieci anni prima).

RICCHEZZA – Si confermano le forti disparità di distribuzione della ricchezza delle famiglie italiane. L’indagine di Bankitalia sui loro bilanci mostra infatti come il 30% di famiglie più povere detiene l’1% della ricchezza netta mentre il 5% più ricco ne controlla il 30%.

REDDITO MEDIO – Nel 2016 il reddito equivalente medio delle famiglie italiane è cresciuto del 3,5% rispetto al 2014, interrompendo la caduta, pressoché continua, avviatasi nel 2006. Via Nazionale tuttavia sottolinea come il reddito equivalente resti ancora inferiore di 11 punti percentuali a quello di dieci anni prima. ADNKRONOS

 

fonte: http://www.imolaoggi.it/2018/03/12/italiani-e-poverta-banca-ditalia-record-storico/

Il senatore Pd Ugo Sposetti: “Renzi va processato dalla base. Lui e i suoi sono DELINQUENTI SERIALI”

 

Ugo Sposetti

 

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Il senatore Pd Ugo Sposetti: “Renzi va processato dalla base. Lui e i suoi sono DELINQUENTI SERIALI”

Il senatore dem Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Ds, sostiene senza troppi giri di parole che il segretario del Pd andrebbe processato dalla base del partito: “Renzi e l’attuale direzione del Pd non sono degni di affrontare il dibattito su quello che dovrà fare da ora il partito. Sono indegni. Lui e la sua cerchia sono delinquenti seriali che hanno distrutto la sinistra e rotto l’idea di comunità. Proporrò la costituzione di Comitati 5 marzo per la rinascita del Pd. I circoli devono autoconvocarsi per esaminare il risultato elettorale ed elaborare proposte per tornare a essere un partito vero. Renzi va processato. Ha capito bene, pro-ces-sa-to”, ha dichiarato al Corriere della Sera. “Ci ha portati in una situazione peggiore a quella del ’48. Qua non è rimasto nulla. Lui ha distrutto tutto”, ha aggiunto Sposetti.

“La sconfitta di domenica è figlia di arroganza politica, boria, pressappochismo, visione miope. Questa sconfitta non è ‘ogni sconfitta’. Dietro questa c’è anche l’insano gusto del potere che pervade ogni azione di Renzi. Tutto quello che sta facendo in questi giorni e in queste ore è dettato da un vero e disgustoso attaccamento alla poltrona. Per questo non esiste altra via che quella di un vero e proprio processo politico a Renzi da parte della nostra gente, è solo uno a cui bisogna ribellarsi subito”.

Parlando di un appoggio ai 5 Stelle, Sposetti spiega che il Paese ha bisogno di un governo e che il Movimento 5 Stelle non è pericoloso e negli ultimi 5 anni gli esponenti sono migliorati molto: Ricordo trent’anni fa quando osservavo in Senato Bossi, da solo, il primo leghista piombato a Roma. Perché io osservo, sa? Ho osservato anche i Cinque Stelle. Sono migliorati molto negli ultimi cinque anni. Non sono pericolosi né li ho mai considerati un pericolo.

fonte: https://www.fanpage.it/live/elezioni-2018-verso-il-nuovo-governo-il-risiko-delle-alleanze-tra-pd-m5s-e-lega/3/

Forse non ci avete fatto caso. A casa di Boschi & Renzi i fatti di Etruria hanno praticamente azzerato il Pd. A Roma il M5s stravince. Forse, allora, le cose non stavano proprio come Tg e stampa di regime ce le raccontavano…!?!

Renzi

 

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Forse non ci avete fatto caso. A casa di Boschi & Renzi i fatti di Etruria hanno praticamente azzerato il Pd. A Roma il M5s stravince. Forse, allora, le cose non stavano proprio come Tg e stampa di regime ce le raccontavano…!?!

Dopo tutti i guai che la Raggi (secondo la propaganda dei Tg) aveva combinato nella Capitale, non vi aspettavate la disfatta totale dei 5stelle a Roma?

E forse proprio non vi aspettavate che la Toscana, che ha dato i natali a cotanti aspiranti Padri Costituenti tra cui in primis Renzi e Boschi, per la prima volta in 70 anni non fosse più una regione rossa?

Vi stupite? Se sì è perchè siete solo degli ingenui che credono ancora alla propaganda che le Tv ed i giornali di regine fanno a favore dei loro padroni…

Sveglia Gente…

By Eles

Tanto per informarvi…

Da Il Secolo D’Italia:

La vendetta dei risparmiatori: a casa Boschi lo scandalo “Etruria” fa crollare il Pd

Laterina Pergine Valdarno, il paese di Maria Elena Boschi,  il Pd paga a caro prezzo lo scandalo di Banca Etruria. I candidati del centrosinistra non sfondano e sono battuti dai candidati del centrodestra e dai pentastellati. Alla tornata elettorale il M5S si laurea primo partito con una percentuale intorno al 30% fra Camera e Senato. Anche nei collegi uninominali di Camera i candidati dem sono stati superati da Felice Maurizio d’Ettore del centrodestra (ha ottenuto il 31,35%) e dall’esponente di 5 Stelle Lucio Bianchi (30,81%). Il Pd si è fermato al 27,15. Stesso cliché al Senato: al primo posto la candidata del centrodestra Tiziana Nisini (31,35), seguita da Riccardo Nencini  del centrosinistra (30,65), ma il Pd ha ottenuto solo il 28,60.

Il collegio di Banca Etruria non perdona il Pd

Un dato che si replica anche nell’intera provincia di Arezzo. Analizzando il voto alla Camera dei deputati si nota che nel 2013, il Pd a guida bersaniana in provincia di Arezzo arrivò 10 punti oltre la media nazionale, attestandosi al 35,92%. Quello a trazione renziana il 4 marzo 2018 si è fermato al 28,34%. Ovvero 7 punti e mezzo percentuali in meno. E i motivi sono chiari. «Non ci dilunghiamo − scrive su Arezzo Notizie Robero Maruffi − sullo scippo dei nostri risparmiatori della vecchia Banca Etruria, dove una non chiara operazione ha anche comportato l’incredibile esproprio della banca. Dunque risultati elettorali nazionali, e a caduta locali, previsti e prevedibili: chi non sa tutelare gli interessi nazionali perde le elezioni»

 

Da Tg24.sky

Elezioni 2018, a Roma exploit della Lega ma M5S è primo partito

l partito di Matteo Salvini ha quasi triplicato i consensi rispetto alle comunali del 2016. Il Movimento del sindaco Virginia Raggi si conferma alla guida della capitale: “Abbiamo punte del 38-39% di voti sul litorale di Ostia”, ha detto Ferrara.

A Roma, città guidata dalla pentastellata Virginia Raggi, le elezioni politiche del 4 marzo non hanno deluso il Movimento che, seguendo la tendenza nazionale, si conferma il primo partito della Capitale: “I cittadini hanno riconosciuto il lavoro fatto nei comuni a 5 Stelle e soprattutto a Roma, dove il Movimento ha ottenuto punte del 38-39% di voti sul litorale di Ostia”, ha detto il capogruppo del M5S in Campidoglio Paolo Ferrara. Ma degno di nota è anche l’exploit della Lega di Matteo Salvini, che ha superato i numeri di Fratelli d’Italia, partito di centrodestra storicamente più forte nella Capitale.

Il vero verdetto di queste Elezioni: la sinistra italiana c’è, ma vota M5S!

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Il vero verdetto di queste Elezioni: la sinistra italiana c’è, ma vota M5S!

 

Elezioni 2018, la sinistra italiana c’è ma vota M5S

L’Istituto Cattaneo ha analizzato il flusso di voti in alcune delle principali città italiane: il dato che emerge è che il Pd è il principale sconfitto di queste elezioni, e che il 15-20% del suo elettorato è confluito nel M5S.

Dove sono finiti i voti che aveva raccolto il Partito democratico nel 2013? Secondo l’Istituto Cattaneo sono confluiti in larga parte nel M5S. Le analisi sul voto del 4 marzo  si sono concentrate finora sulla “scomparsa della sinistra”. Ma gli elettori che storicamente hanno sempre votato a sinistra sono evidentemente alla ricerca di altri punti di riferimento in Parlamento.

“Il dato varia naturalmente da città a città ma è evidente che la quota più consistente, tra il 15 e il 20%, delle perdite del Pd rispetto al voto espresso nel 2013 è confluita nel Movimento. È sicuramente il dato più rilevante di queste elezioni perché connota ideologicamente il partito di Luigi Di Maio pur trattandosi appunto di un partito post-ideologico”. A dirlo è Marco Valbruzzi dell’Istituto Cattaneo di Bologna, in un’intervista all’Huffington Post. In termini di percentuali si parla del 15-20% degli elettori dem che non hanno voluto riconfermare il loro consenso al partito di Renzi. Secondo le analisi del Cattaneo, che passano in rassegna alcuni centri urbani italiani sia al Nord sia al Sud, emerge per esempio che a Brescia il 20% degli elettori Pd del 2013 ha scelto il M5S; a Parma poco meno del 7%; a Livorno il 26%; a Firenze circa il 13%; a Napoli addirittura il 30%.

A Brescia, secondo lo studio, Il Pd ha ceduto punti anche a Leu (l’1,8% del corpo elettorale), mentre gli ex elettori dem che hanno preferito l’astensione sono l’1,8%; la Lega è stata preferita al Pd dall’1,6% degli elettori. A Parma, città del sindaco Pizzarotti, ex-5stelle, guardando lo spostamento dei flussi con la lente di ingrandimento, si può notare che il 5,5% del corpo elettorale va dal Pdl alla Lega, il 5,7% compie il passaggio dal M5s e il 2,2% proviene dal Pd.

Per quanto riguarda il capoluogo fiorentino, e in particolare il collegio Firenze 1 il Pd ha ceduto al M5s il 4,0% del corpo elettorale, a Leu il 2,9%, alla Lega il 2,0%,  e il 1,7% dei suoi vecchi elettori ha preferito l’astensione. Il M5s ha beneficiato di questa perdita del Pd ma ha ceduto buona parte di questi voti alla Lega (2,5% del corpo elettorale).

Livorno è una città rappresentativa di questa dinamica, perché tradizionalmente considerata roccaforte “rossa”, è oggi governata da un sindaco pentastellato, Nogarin: qui il Movimento attrae 7,8% del corpo elettorale che un tempo avrebbe votato Pd.

A Napoli, di cui il report del Cattaneo analizza i flussi nei collegi San Carlo (Napoli 5) e Ponticelli (Napoli 6), si conferma la stessa tendenza: il 3,6% dei voti è passato dal Pd al M5s. Stessa dinamica nel collegio Napoli 6 M5s riesce ad attrarre voti sia dal centrosinistra (inteso come area Pd e Sel) sia dal centrodestra (Pdl). Anche se in questo collegio risulta particolarmente forte il recupero dal bacino del non-voto.

Complessivamente si può dire quindi che se è vero che il Pd è il principale sconfitto di queste elezioni, allo stesso tempo nelle città del Nord e del Centro il M5S è andato meno bene, per la forte attrattiva della Lega.

 

Tratto da: https://www.fanpage.it/la-sinistra-italiana-c-e-ma-vota-m5s/

 

 

“Il SuperVaffa” – Il fantastico editoriale di Marco Travaglio sui risultati delle elezioni.

 

Marco Travaglio

 

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“Il SuperVaffa” – Il fantastico editoriale di Marco Travaglio sui risultati delle elezioni.

 

“Il SuperVaffa”: editoriale di Marco Travaglio

di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano 5 marzo 2018

E meno male che Grillo aveva chiuso l’èra del Vaffa. Ieri gli italiani, eroicamente in fila al freddo, anche per ore, nel tentativo di votare con la legge elettorale più demenziale del mondo, hanno urlato un gigantesco, supersonico Vaffa all’Ancien Régime che per mesi aveva tentato di convincerli a restarsene a casa, tanto non sarebbe cambiato nulla e ci saremmo ritrovati il solito governo Gentiloni. Invece a votare gli elettori ci sono andati eccome, a dispetto di tutto e di tutti, come già al referendum costituzionale. Hanno ignorato la propaganda terroristica dei “mercati”, che ancora una volta volevano insegnarci come si vota e soprattutto per chi (i soliti). Hanno smascherato i doppiopesismi di chi per tre mesi è andato a cercare le pagliuzze nell’occhio dei “populisti” e intanto copriva le vergogne degli altri al punto da riabilitare un vecchio arnese come Berlusconi. E hanno affondato, si spera definitivamente, questo sistema marcio dalle fondamenta. Ma al contempo hanno preso in mano la bandiera della Costituzione, della democrazia e della sovranità popolare, da tempo ammainata da un establishment geneticamente golpista. E hanno scompaginato i giochetti che il sistema, con i suoi mandanti internazionali e i suoi media a rimorchio, credeva di aver già concluso nelle sue segrete stanze, all’insaputa degli elettori.

I numeri sono ancora scritti sull’acqua: non solo le percentuali, ancora affidate (mentre scriviamo) a proiezioni molto parziali; ma anche e soprattutto la loro traduzione in seggi. Ma la tendenza che pare emergere è chiara: il Vaffa si esprime nel boom dei 5Stelle un po’ in tutta Italia (ma soprattutto nel Centro-Sud) e nell’ascesa della Lega che sorpassa ampiamente il bollito sicuro Berlusconi (soprattutto al Nord). Ma il vero cadavere politico uscito dalle urne (funerarie) è quello di Renzi che, nel breve volgere di quattro anni scarsi, è riuscito a trascinare il centrosinistra dal suo massimo storico (il 40,8% delle Europee del 2014) a un minimo molto prossimo all’irrilevanza. Al posto suo, qualunque leader di qualsiasi paese del mondo si dimetterebbe all’istante per ritirarsi a vita privata – come peraltro s’era già impegnato a fare dopo la penultima débâcle, quella del 4 dicembre 2016 – e dissequestrare il suo partito, tenuto finora in ostaggio da una cricca di poltronisti metà incapaci e metà impresentabili.

Stavolta però il Vaffa, diversamente dal 2013, non è più un voto di protesta. È un voto costruttivo, di governo.

Chi vota Di Maio (e la sua squadra di professori e tecnici in doppiopetto, che ha regalato al Movimento un clamoroso recupero sul filo di lana) sceglie un programma certamente esagerato, rispetto ai vincoli dei bilanci pubblici e dunque delle cose possibili; ma di forte rottura rispetto ai quattro governi senza maggioranza che ci hanno ammorbato dal 2011 a oggi, facendo pagare i costi della crisi a chi non ha nulla o ha poco, per salvare i pochi che hanno molto. E lo stesso messaggio, appesantito e intorbidato dalle paure che le guerre tra poveri trasformano in xenofobia, arriva dal Vaffa che premia Salvini e la Meloni. Cioè quella destra “protettiva” e antiliberista che Bersani, inascoltato, chiamava “la mucca nel corridoio”, ma non è poi riuscito a contrastare né dentro il Pd né fuori, con la sinistra mai nata di Liberi e Uguali (troppo Uguali al passato, grazie anche alla plateale inefficacia mediatica di Piero Grasso). Nessuno pensa che i 5Stelle (o la Lega) abbiano in tasca ricette miracolose: chi li vota lo fa per dire basta a chi c’era prima e aprire la strada a qualcosa di radicalmente nuovo. La voglia di cambiare, a lungo repressa sotto il coperchio della pentola a pressione, esplode tutta insieme. E travolge il regime miope e arrogante che pensava di esorcizzare i rappresentanti delle enormi periferie sociali in rivolta, continuando a ignorarli con i loro milioni di elettori, a mostrificarli come baluba incolti e pericolosi, ad additarli come causa di tutti i mali, a escogitare ammucchiate sempre più improbabili per tenerli fuori dal governo, nella speranza che si estinguessero da soli.

Se questi dati ancora provvisori fossero confermati, potremmo già salutare alcune patacche che hanno infestato la campagna elettorale: la pompatissima rimonta di B. era un bluff (che l’ex Caimano fosse bollito non lo diceva nessuno, ma lo vedevano tutti); il ritorno del governo Gentiloni, visti i numeretti del suo partito, sarebbe possibile solo con i carri armati, o col tris di Napolitano al Quirinale; le larghe intese Pd&FI con centrini e bonini vari non arrivano al 50% dei seggi nemmeno se comprano qualche leghista e qualche fuoruscito pentastellato; l’invincibile armata di centrodestra e il suo conducator atterrato da Bruxelles a Fiuggi Antonio Tajani è ben lontana dall’obiettivo del 40%; la finta sinistra di Emma Bonino, che un tempo si faceva eleggere con il partito di Dell’Utri e faceva gruppo in Europa con Jean Marie Le Pen, era una bolla mediatica.

Il quadro che sembra emergere è piuttosto chiaro. I 5Stelle sono oggi quello che fu la Dc nella Prima Repubblica, poi Forza Italia nei primi anni 2000 e infine il Pd nell’ultimo quinquennio: il partito-capotavola che dà le carte. Hanno, da soli, la somma dei voti del Pd e di FI. Quindi nessuna maggioranza di governo è possibile senza di loro. E questo li carica di una responsabilità forse eccessiva per le gracilissime gambe di quello che ancora appare un gigante dai piedi di argilla. Si spera che, smaltita la sbornia da festeggiamenti, si calino subito nella nuova parte che gli elettori hanno loro affidato. Cioè che evitino di crogiolarsi nel mare di voti che hanno preso. Rinuncino alla tentazione di pretendere da Mattarella l’incarico per fare un improbabile governo “con chi ci sta”, cioè al buio. E comincino a lavorare per rendere possibile un governo alla luce del sole con chi sentono più vicino alle loro sensibilità e a quelle dei loro elettori, ma soprattutto ai bisogni dell’Italia.

Ricapitoliamo: In Tv si discute se Renzi si deve dimettere… Molto pacatamente, riteniamo che uno che ha ereditato un partito di sinistra (il Pd) al 40% e lo ha trasformato in un partito di destra Al 17% non si deve dimettere, si deve togliere dai coglioni! MATTEO, CIAONEEEE…!!

Renzi

 

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Ricapitoliamo: In Tv si discute se Renzi si deve dimettere… Molto pacatamente, riteniamo che uno che ha ereditato un partito di sinistra (il Pd) al 40% e lo ha trasformato in un partito di destra Al 17% non si deve dimettere, si deve togliere dai coglioni! MATTEO, CIAONEEEE…!!

 

Renzi ha ereditato da Bersani un partito che fino allora era (più o meno) di sinistra ed aveva il 40% di consensi.

Lo ha trasformato in un partito di destra con il 17% facendo inciuci con Berlusconi, leccando il deretano alle lobby e massacrando la gente.

Insomma, ha distrutto la Sinistra Italiana.

E c’è chi si chiede se deve dimettersi?

Uno come Renzi non si deve dimettere.

Si deve togliere dai coglioni, deve sparire, deve andare all’estero, ma molto lontano, non si deve far più vedere.

Matteo, la senti la voce degli Italiani?

Ti devi levare dalle palle e…

CIAONE

BY eLES

Breve lettura molto istruttiva per prepararVi al voto: “Se in Italia”…

Italia

 

 

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Breve lettura molto istruttiva per prepararVi al voto: “Se in Italia”…

In Italia, se in ospedale non trovate il defibrillatore, e vostro padre muore, non è colpa di un extracomunitario, ma di italiani che per decenni hanno rubato ogni risorsa, di altri italiani che hanno evaso le tasse, devastando i servizi.

In Italia, se siete incastrati in una burocrazia indecente, da diventarci pazzi, la colpa non è di un extracomunitario, ma delle migliaia di italianissimi che timbrano il cartellino e poi vanno a farsi i cazzi loro senza fare mezzo minuto di lavoro a settimana, delle migliaia di italianissimi parassiti, imboscati, falsi invalidi che affliggono questo paese.

Se in estate fate il bagno in acque piene di colibatteri, se vi mettete a nuotare in un mare che fa sempre più schifo, in un lago che prima era meraviglioso e da cui ora uscite con dermatiti immediate e violente, la colpa non è degli extracomunitari, è degli italianissimi responsabili delle navi dei veleni, degli sversamenti illegali, di livelli di inquinamento sempre più drammatici, combattuti solo a colpi di decreti che alzano di volta in volta i livelli massimi consentiti di inquinanti (dunque il mare è sempre più inquinato ma torna miracolosamente balneabile perché cambiano i parametri di ciò che è tollerabile).

Se in Italia non trovate lavoro, se a 40 anni siete ancora precari, a stipendi da fame, se in gran parte dell’Europa per lavorare ti basta mandare un curriculum e qui devi conoscere l’amico dell’amico dell’amico, se in Italia a 45 anni sei un “giovane giornalista”, un “giovane sceneggiatore”, un “giovane ricercatore”, e quindi ti si può offrire “una grande occasione di visibilità non retribuita”, mentre in Inghilterra a 25 puoi dirigere un giornale o una delle più prestigiose riviste culturali, non è colpa degli extracomunitari, ma di un sistema baronale e clientelare che costringe i nostri giovani più capaci a scappare all’estero e non tornare mai più.
E se non siete tra i più capaci, e appena messo piede fuori di qui scoprite che non siete adatti al mercato del lavoro di nessun paese, la colpa non è di un extracomunitario, ma di chi ha distrutto il nostro sistema scolastico, rendendovi mediamente tre volte meno istruiti di un vostro pari età inglese o francese o tedesco.

In Italia, quando mangiate una mozzarella piena di diossina, la colpa non è di un extracomunitario, ma di un camorrista italiano che ha sversato rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi e in altre decine di luoghi, in combutta con altri rispettabilissimi imprenditori italiani che preferiscono smaltire così i loro veleni, perché costa meno. Intanto voi morite di malattie terribili, ma a quanto pare non è importante, nel frattempo avrete sempre modo di prendervela con qualche nigeriano o senegalese o bengalese, aizzati da Feltri o Salvini o qualche sito di fake news.

Se in Italia un politico può farvi le stesse promesse per 23 anni consecutivi, senza mai mantenerle, e voi siete pronti a votarlo di nuovo, la colpa non è di un extracomunitario.
La colpa è solo vostra e delle smisurate teste di cazzo che tenete sopra il collo.

(web)