Ecco l’alternanza scuola lavoro della Fedeli – I nostri figli sfruttati, derisi e insultati nei call center!!

scuola

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ecco l’alternanza scuola lavoro della Fedeli – I nostri figli sfruttati, derisi e insultati nei call center!!

 

Gli studenti nel call center per l’alternanza scuola lavoro: “Maltrattati per fare i centralinisti”

Circa 40 studenti del liceo Newton di Roma si sono ritrovati a fare la loro esperienza di alternanza scuola-lavoro in una sorta di call-center dove il loro unico compito è chiamare dei clienti per farsi fornire un contatto mail. Gli studenti hanno denunciato anche le condizioni di lavoro e l’atteggiamento dei tutor aziendali: “Ci dicono frasi antisemite come ‘il lavoro rende liberi’ o svilenti come ‘tanto questo sarà il vostro lavoro’”.

Lo scopo dell’alternanza scuola lavoro è quello di formare gli studenti e prepararli al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma, spesso, questo percorso che dovrebbe servire a scopo solamente didattico, rischia di diventare una esperienza controproducente, se non umiliante, per lo studente. È probabilmente questo il caso dei circa 40 studenti del liceo scientifico Newton di Roma che si sono ritrovati a svolgere attività di call center all’interno di un ente nel quale – secondo quanto denunciato dagli stessi ragazzi – sono stati anche maltrattati all’interno di un ambiente di lavoro per nulla idoneo a un percorso di questo genere.

La denuncia della Rete degli Studenti Medi
A sollevare il caso è la Rete degli Studenti Medi, la rete di associazioni di studenti delle scuole superiori attiva in molte città italiane. La vicenda denunciata è quella del liceo Newton di Roma, dove circa 40 studenti hanno iniziato il loro percorso di alternanza scuola-lavoro in un’azienda nella quale il loro compito è quello di “contattare telefonicamente dei clienti – soprattutto architetti – per proporgli l’adesione a una piattaforma e per ottenere il loro indirizzo mail per ricontattarli”. “Dopo che ci siamo mobilitati, la preside ha proposto di far saltare la convenzione, ma c’è il rischio che chi ha già fatto circa 50 ore le perda se decide di non continuare fino al termine delle 100 ore previste”. “I ragazzi – denunciano – sono gli unici lavoratori in una azienda che non ha dipendenti”. Gli studenti “hanno un testo scritto che devono ripetere al telefono proponendo la piattaforma e chiedendo un contatto mail”.

Oltre alla valenza formativa quasi nulla di questo percorso di alternanza, si aggiunge – secondo la denuncia – il pessimo clima di lavoro e i continui rimproveri dei tutor aziendali: “Dicono ai ragazzi che sono poco produttivi, li rimproverano perché in due settimane hanno portato solo 26 contatti rinfacciando loro che affidandosi a un’agenzia avrebbero avuto personale più competente”.

Andrea Russo, coordinatore regionale del Lazio della Rete degli Studenti Medi, riporta anche altre frasi dette ai ragazzi: “Se non lavorate vi facciamo bocciare”, “il capo sono io”. E – aggiunge – “si fanno riferimenti al campo di sterminio di Auschwitz citando la frase ‘il lavoro rende liberi’”. Nello specifico, la frase ‘il lavoro rende liberi’ è quella che si trovava all’ingresso di molti campi di sterminio, tra cui proprio quello di Auschwitz, nei quali i nazisti, durante la seconda guerra mondiale, costringevano ai lavori forzati e a ritmi insostenibili e spesso mortali gli ebrei e tutte le altre persone ‘rastrellate’ per la loro etnia o credo religioso: ‘Arbeit macht frei’, è la formula in tedesco.

C’è poi un’altra denuncia, riguardante la proprietà dell’azienda. “Abbiamo fatto richiesta alla camera di commercio – spiegano dalla Rete degli Studenti Medi – per capire chi è il proprietario: c’è la comproprietà di due fratelli e uno di loro due si occupava dei percorsi di alternanza proprio in quella scuola fino all’anno prima”. “Il docente referente l’anno scorso dell’alternanza in quell’istituto non è più docente ma ha il 49% del capitale sociale dell’azienda, è ancora tutor aziendale”, spiega Andrea Russo.

La testimonianza di Luca: ‘Anche frasi antisemite’
Luca, uno studente di quinto anno del liceo scientifico Newton, racconta a Fanpage.it la sua esperienza: “Questo percorso – spiega – ce l’hanno imposto, non abbiamo avuto nessuna scelta sul tipo di corso”. Luca parla di una esperienza “non formativa, ma solo lavorativa in cui facciamo i centralinisti”. Lo studente spiega anche come funziona il suo lavoro quotidiano: “Questa società per cui lavoriamo ha creato una piattaforma online, una sorta di Amazon per gli architetti in cui vengono messi i progetti di ognuno di loro. La piattaforma si prende una percentuale su ogni lavoro portato a termine, la società prende il 30%. Noi dobbiamo chiamare tutti gli architetti e chiedere le loro mail a cui inviare il link di questa piattaforma, abbiamo un database infinito di architetti di tutta Italia da contattare”.

Il clima sul lavoro è molto pesante: “Ci trattavano come veri e propri dipendenti”, spiega riportando alcune delle frasi dette dai tutor: “Io sono il tuo capo, fai quello che dico io”. C’è soprattutto un tutor, secondo Luca, che ha “la battuta troppo facile e dice frasi fuori contesto”. Un esempio? “Questo è il lavoro che farete nella vostra vita” o “il lavoro rende liberi”. Una “frase antisemita”, come sottolinea Luca. L’unica nota positiva è che dopo la manifestazione nazionale del 13 ottobre contro l’alternanza scuola lavoro “sono diventati leggermente più buoni e hanno cominciato a fare dei brevi percorsi di formazione”. “Il clima ora è meno ostile – racconta ancora Luca – abbiamo più pause, si sentono meno battutine”. L’obiettivo ora è quello di “chiudere la convenzione e non offrire più forza lavoro gratuita come sta accadendo ora”, per evitare inoltre che altri studenti in futuro si trovino di fronte a una situazione come quella di molti ragazzi del liceo.

La testimonianza di Cecilia: ‘Attività non consona ai nostri percorsi’
Un’altra ragazza al quinto anno di liceo, Cecilia, spiega che a fine turno “ricevevamo un questionario da riempire in cui inserire il numero di chiamate effettuate e quello di indirizzi mail acquisiti”. Il lavoro è sembrato da subito “strano” ai ragazzi: “L’attività non ci sembrava né consona all’indirizzo di studi né che rientrasse nelle direttive del ministero”. Nei primi giorni, inoltre, ci sono state “un po’ di controversie perché ci hanno detto che non potevamo mangiare né fare pause. In realtà non è mai successo perché abbiamo fatto entrambe le cose lo stesso”.

Una volta denunciata a scuola questa difficile situazione, gli studenti hanno avuto il supporto dei professori: “Si sono mostrati molto sorpresi e rammaricati e hanno cercato di darci una mano sia nello studio che in questa vicenda. In fondo noi lavoriamo gratuitamente per un’azienda privata che ci guadagna senza darci nulla di formativo in cambio”. Però Cecilia ammette di aver lasciato dopo la prima settimana il suo percorso, e come lei anche altri ragazzi. “La preside della scuola ha comunque avuto una reazione più concreta” dopo i primi giorni per cercare di “far convalidare le ore” svolte fino a quel momento. “L’azienda – spiega ancora Cecilia – sta facendo firmare un foglio dove dichiarano che chi vuole può continuare e chi vuole può lasciare, ma che comunque queste ore verranno convalidate”. In ogni caso, la dirigente scolastica “sicuramente è dalla nostra parte – assicura la ragazza – però la situazione è un po’ difficile, lei focalizza l’attenzione su come veniamo trattati, ma non sul tipo di lavoro in sé che non è formativo”.

C’è poi un altro aspetto controverso, quello dell’ex docente che fa parte dell’azienda: “Faceva parte dell’organico di potenziamento”, sottolinea Cecilia, che spiega: “Effettivamente non faceva parte dell’organico dei professori però lavorava a scuola nostra come organico di potenziamento”. A scoprirlo sono stati proprio gli studenti: “Ci siamo insospettiti noi ragazzi perché il cognome era uguale e in vari fogli abbiamo visto che la proprietà della società è divisa tra loro due che sono fratelli. Quindi ci guadagna anche lui” in tutta questa vicenda, conclude Cecilia ammettendo di avere qualche dubbio su questo aspetto della questione.

tratto da: https://roma.fanpage.it/gli-studenti-nel-call-center-per-l-alternanza-scuola-lavoro-maltrattati-per-fare-i-centralinisti/

La svolta ecologista di Matteo Renzi – Ecco il treno che va a fischi, insulti, uova e arance…

Matteo Renzi

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La svolta ecologista di Matteo Renzi – Ecco il treno che va a fischi, insulti, uova e arance…

Quelle dell’ex premier Matteo Renzi sono giornate brutte e convulse come quelle del PD che crolla nei sondaggi.

All’arrivo in molte stazioni Renzi viene accolto infatti con insulti, minacce, fischi e in alcuni casi da uova e arance. Qui nel video l’arrivo alla stazione di San Benedetto del Tronto accolto da fischi e contestazioni in una delle tappe di ieri di Destinazione Italia, una delle tappe di Lazio, Umbria e Marche, regioni da cui l treno Pd “Destinazione Italia” ha iniziato il suo viaggio attraverso l’Italia.

“Un viaggio molto umile di ascolto e impegno” ha spiegato il segretario Matteo Renzi “per smettere di parlarci addosso” e ascoltare le tante storie che l’Italia e gli italiani hanno da raccontare. Lazio, Umbria e Marche: queste le regioni dove il treno ha fatto tappa nelle prime giornate della settimana. Ma la partenza non è stata delle più fortunate e le aspettative sono andate molto deluse. Anzi, in alcune stazioni Renzi e i suoi hanno trovato il deserto assoluto. 

“Buffone, buffone”. L’accoglienza per Matteo Renzi non è delle migliori. Come è accaduto ad Ascoli Piceno (dove è stato fischiato), anche la tappa abruzzese di Vasto non è stata da meno. Nel video pubblicato sulla pagina Facebook di PrimadaNoi.it si vede un gruppo di contestatori in azione. Renzi però, in occasione della tappa di Vasto, non era a bordo del treno Destinazione Italia. Striscioni e urla di dissenso anche nella tappa pescarese. Insomma sta assumendo i contorni di una via crucis il tour del segretario democratico.

Non parliamo poi della tappa delle zone colpite dal terremoto, dove il treno del Pd Mercoledì 17 ottobre si è fermato. Sul convoglio diretto ad Arquata del Tronto Matteo Renzi ha incontrato un gruppo di sindaci del cratere marchigiano, con i quali si è fermato a parlare per una mezz’ora per fare il punto sulla ricostruzione. Terremotati che stanno attendendo le case da oltre un anno.

Promesse fatte dallo stesso Renzi che il 24 settembre 2016 al Teatro Metastasio di Prato. aveva detto: “Amatrice la ricostruiremo più bella, la ricostruiremo lì, non ci saranno new town” ribadendo che entro la settimana prossima saranno rimosse le tendopoli. Ebbene, a distanza di oltre un anno i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Solo una famiglia su 4 vive in una casetta di legno e il 95% sono ancora al loro posto.

Ma tornando al viaggio di Renzi. Anche la tappa notturna alla stazione di Termoli, in provincia di Campobasso, per il treno del PD itinerante è andata quasi deserta: magari per l’ora tarda, ma ad aspettare Matteo Renzi non c’era una gran folla (anche perché, forse per evitare un’altra contestazione, l’ex premier è arrivato in auto…)

Ma allora a che serve questo benedetto treno da 400mila euro? Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi pare infatti non sempre scenda nelle stazioni in cui si ferma il suo convoglio griffato Pd. È successo oltre che a Termoli anche a Vasto-San Salvo. Sul binario della cittadina in provincia di Chieti si erano già radunati sostenitori e (soprattutto) contestatori dell’ex presidente del Consiglio che, però, sono rimasti delusi.

Il mistero della mozione contro il governatore di Bankitalia Visco: la firma è di tal Silvia Fregolent che di questioni bancarie non capisce una mazza, ma è una “boschiana” di ferro. L’ipotesi più accreditata? Scritta dallo staff della Boschi!

 

Visco

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Il mistero della mozione contro il governatore di Bankitalia Visco: la firma è di tal Silvia Fregolent che di questioni bancarie non capisce una mazza, ma è una “boschiana” di ferro. L’ipotesi più accreditata? Scritta dallo staff della Boschi!

 

Bankitalia accusa: mozione anti Visco scritta dalla Boschi

Fonti di Palazzo Koch indicano nello staff del sottosegretario di Palazzo Chigi il responsabile della stesura del testo.

La mozione parlamentare contro il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, presentata alla Camera martedì scorso dal Pd, sarebbe stata scritta dallo staff giuridico del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena #Boschi. Ad affermarlo sono fonti interne alla Banca d’Italia, rigorosamente mantenute anonime, che oggi il giornalista Marco Palombi riporta sul Fatto Quotidiano. Ma a contribuire a far puntare il dito dell’opinione pubblica contro il presunto conflitto di interessi della famiglia Boschi nella intricata vicenda Banca Etruria-Vigilanza di bankitalia è anche un articolo apparso ieri, 20 ottobre, sul Corriere della Sera, in cui si parla di come #Viscoavesse segnalato a più riprese le “molte anomalie” della banca aretina di cui Pier Luigi Boschi, padre di Meb, è stato anche vicepresidente.

Una “vendetta per Banca Etruria”, sostengono le anonime gole profonde di Palazzo Koch, così come aveva già dichiarato il senatore di Mdp Miguel Gotor.

Le accuse di Bankitalia contro la Boschi

Dunque, secondo quanto scritto da Marco Palombi sul quotidiano diretto da Marco Travaglio, la mozione contro Ignazio Visco sarebbe stata scritta dal Giglio Magico di Maria Elena Boschi per “vendetta” dopo quanto era successo con Banca Etruria. I boschiani non avrebbero perdonato al governatore di Bankitalia le sue responsabilità nel fallimento della banca aretina, di cui babbo Boschi (multato due volte da Visco e una dalla Consob) arrivò addirittura a ricoprire il ruolo di vicepresidente nel 2015. Le fonti anonime di Palazzo Koch ricordano tutti gli atti compiuti dalla Boschi (quando era ministro per le Riforme del governo Renzi) per cercare di salvare la banca dove, oltre al padre, lavorava anche il fratello Emanuele.

E poi aggiungono: “E ora è arrivata la mozione, basta vedere dove è stata scritta”.

La ricostruzione dei fatti

Per rispondere alla domanda di cui sopra è necessario ricostruire i concitati fatti che hanno portato alla presentazione della mozione anti Visco. Prima firmataria dell’atto votato dal parlamento martedì 17 ottobre è la deputata Pd Silvia Fregolent. La Fregolent, che non si sarebbe mai occupata nella sua carriera di questioni inerenti Bankitalia e non avrebbe le competenze necessarie, viene descritta come una boschiana di ferro. E dunque, si chiedono in molti, chi ha scritto veramente la mozione? L’ufficio legislativo del Pd alla Camera (teoricamente responsabile di questi temi), presieduto dall’orlandiano Andrea Martella, nega ogni coinvolgimento attraverso non meglio precisate “fonti interne”. E nessun organismo ufficiale, come la direzione Pd o i gruppi parlamentari, ha mai discusso il contenuto della stessa.

Mozione scritta dallo staff della Boschi?

Infine, il sottosegretario al Tesoro Pier Paolo Baretta, secondo “fonti di governo” avrebbe avuto la possibilità di visionare il testo anti Visco solo intorno alle tre del pomeriggio del 17 ottobre, in tempo per limare i passaggi più duri ma non per evitare la messa al voto.

Il punto fondamentale, però, è che la mozione non è giunta a Baretta per mano del capogruppo Dem Ettore Rosato, ma direttamente da Palazzo Chigi, luogo dove risiede lo staff della Boschi, attraverso una email. I numerosi indizi raccolti portano le fonti interne a Bankitalia ad affermare con certezza che “sono loro ad aver scritto la mozione”.

Il consigliere leghista Fabio Tuiach: “Il femminicidio non esiste, è un’invenzione della sinistra” – Capito femmine? Ora con la complicità della sinistra vi siete inventate anche il “femminicidio” …Per favore, cercate di crepare senza dare fastidio al povero Tuiach

 

leghista

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Il consigliere leghista Fabio Tuiach: “Il femminicidio non esiste, è un’invenzione della sinistra” – Capito femmine? Ora con la complicità della sinistra vi siete inventate anche il “femminicidio” …Per favore, cercate di crepare senza dare fastidio al povero Tuiach

…Ma il problema non sono le cazzate che sparano Tuiach ed i suoi compari leghisti. Il problema è che c’è gente che invece di lanciargli noccioline e banane, li vota!

Non mancano precedenti a testimoniare l’assoluta carenza di neuroni nella testa del leghista Fabio Tuiach, dal “Maometto pedofilo” alla bufala dei migranti che frequentano a titolo gratuito le palestre triestine, al “mi piace” al fotomontaggio filo-nazista del centro sociale sovrastato dal motto nazista Arbeit Macht Frei.

Ma questo supera il limite. A testimonianza di quali siano i requisiti necessari per votare Lega.

Scrive Fanpage:

“Il femminicidio è un’invenzione della sinistra”: la frase choc del consigliere leghista

Il consigliere comunale leghista Fabio Tuiach sostiene che “il femminicidio è un’invenzione della sinistra” prima durante una commissione e poi su Facebook. Pd e Si chiedono le dimissioni del consigliere.

Una frase choc detta durante i lavori di una commissione e poi ripetuta attraverso Facebook: “Il femminicidio è un’invenzione della sinistra”, secondo quanto dichiarato da Fabio Tuiach, consigliere comunale della Lega Nord a Trieste. Tuiach commenta sul social network un post pubblicato sul sito Movimento Libertario e scrive: “Questa mattina in commissione mi è scappata una verità scomoda che ha fatto infuriare la sinistra che fa battaglie per garantire a due uomini innamorati di potersi comprare un bimbo con l’utero in affitto!”.

“I grillini – continua – si sono scatenati quando ho ricordato che il femminicidio è un’invenzione della sinistra ma questi dati lo confermano”, spiega con riferimento al pezzo pubblicato su questo sito in cui si sostiene che l’Italia è uno dei paesi con uno tra i più bassi tassi al mondo di omicidi di donne. “Intanto – scrive ancora il consigliere leghista – in Italia gli unici che continuano a creare problemi sono i nuovi arrivati islamici che hanno una cultura completamente diversa dalla nostra. Ci sono anche italiani a volte, come i due rom che hanno picchiato la mia amica Hellen quando ha difeso con coraggio una collega picchiata a sua volta da un altro rom. Di oggi la notizia che sono tranquilli ai domiciliari a rilassarsi”.

Fabio Tuiach, ex pugile, aveva già fatto parlare di sé in passato per frasi di cattivo gusto. Una volta aveva sostenuto che “Maometto era un pedofilo”: affermazione che gli era costata il posto da vicecapogruppo. In passato aveva anche proposto di chiamare ‘culimoni’ la sala matrimoni del comune dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili.

Pd e Si chiedono le dimissioni del consigliere leghista
Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, chiede a Salvini di far dimettere il consigliere comunale di Trieste: “Si potrebbe definire un’uscita da osteria ma il femminicidio è un dramma talmente serio che l’unico sentimento è l’indignazione. Questo signore lo vada a dire ai familiari delle tante donne e ragazze uccise con una frequenza impressionante in questo Paese. Spero che ci ripensi e chieda scusa. Già che c’è faccia un gesto di dignità e si dimetta. E se non lo fa glielo imponga il suo capo Salvini”.

Stessa richiesta anche dalla senatrice del Pd Francesca Puglisi: “Le aberrazioni di Fabio Tuiach meritano una severa sanzione. Mi auguro che il segretario Salvini prenda provvedimenti. Dire che il femminicidio è un’invenzione della sinistra è troppo anche per la Lega. La violenza contro le donne ed i femminicidi sono una drammatica realtà tutti i giorni”.

 

Travaglio distrugge il duo Renzi & Boschi: proprio loro che per le crisi bancarie non hanno mosso un dito, contribuendo ad un crac da 60 miliardi, ora chiedono la testa di Visco. Sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo!

Travaglio

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Travaglio distrugge il duo Renzi & Boschi: proprio loro che per le crisi bancarie non hanno mosso un dito, contribuendo ad un crac da 60 miliardi, ora chiedono la testa di Visco. Sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo!

Durissimo editoriale di Marco Travaglio contro Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sulla vicenda banche.

L’ex premier nei giorni scorsi ha chiesto la testa del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in quanto giudicato responsabile del disastro bancario. Marco Travaglio, nonostante concordi sulla responsabilità di Visco, definisce una “barzelletta”, se non uno “scandalo”, il fatto che a richiedere la rimozione di Visco siano i due rappresentanti del governo Renzi, che sulle banche ne ha combinato di tutti i colori.

Scrive Travaglio:

“Di Boschi e di riviera”

Che la Vigilanza di Bankitalia non abbia vigilato sui crac bancari, lo sanno anche i bancomat. Che Ignazio Visco, detto Tutto-va-ben-madama-la-marchesa, in un Paese serio non sarebbe più governatore da un pezzo, non ci sono dubbi (chi ne avesse ancora si legga Giorgio Meletti a pag. 2). Ma che a chiedere la sua testa sia il duo Renzi&Boschi, sarebbe una barzelletta se non fosse uno scandalo. Chi ha lasciato marcire per anni le crisi bancarie senza muovere un dito, per non turbare l’ottimismo obbligatorio fino al referendum del 4 dicembre 2016, contribuendo a far lievitare il conto di quei crac fino a 60 e passa miliardi a carico dello Stato? Il governo Renzi-Boschi. Ora, in linea con la regola aurea dei governi italiani – il bue che dà del cornuto al bue – siamo alla guerra per banche: ciascuno cerca un capro espiatorio da immolare sull’altare delle urne. E vedremo chi resterà col cerino in mano. Ma sarebbe paradossale se fosse il solo Visco, senza portarsi dietro il resto della compagnia. Se salta lui, non si vede come possa restare la sottosegretaria Boschi, favoritissima al premio Conflitto d’Interessi 2014-2017 (prima l’ambito riconoscimento era esclusiva di B.): una preziosa scultura di una faccia di bronzo.

Il 18.12.2015, prima che la Camera respinga la mozione di sfiducia M5S-Sel sul suo conflitto d’interessi di ministra e di azionista e figlia del vicepresidente di Banca Etruria, la statista di Arezzo giura: “Non c’è alcun conflitto d’interessi né favoritismo né corsia preferenziale: non ho tutelato la mia famiglia, ma solo le istituzioni… Si dimostri che ho favorito mio padre o che son venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l’incarico”. E la sfanga.

Il 10.1.2016 torna sull’argomento in un’intervista al Corriere: “L’ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa… Se la cosa non fosse così seria, mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione, oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani”. Un attacco alzo zero a Visco che aveva caldeggiato la fusione Etruria-Vicenza. Poi purtroppo si scopre che la ministra ha mentito. Non una, ma più volte.

1) Nel marzo 2014, un mese dopo la nascita del governo Renzi, Maria Elena e Pier Luigi Boschi (membro del Cda di Etruria) ricevono nella loro villa di Laterina tre banchieri.

Sono – come rivela, mai smentito, Meletti – il presidente e l’ad di Veneto Banca, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, e il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari. Tema del vertice segreto: come resistere, con l’appoggio del nuovo governo, alle richieste di Bankitalia per fondere Etruria e Veneto Banca con Pop Vicenza. A maggio il papà della neoministra diventa vicepresidente di Etruria col neopresidente Lorenzo Rosi. I due bussano a tutte le porte, anche a quella del bancarottiere Carboni. Ma invano.

2) Nel gennaio 2015 – rivela Ferruccio de Bortoli – un mese prima del commissariamento di Etruria chiesto da Bankitalia al governo, la Boschi chiama l’Ad di Unicredit Federico Ghizzoni e gli chiede di rilevare una a caso delle varie banche decotte: Etruria. Ghizzoni inoltra la richiesta alla manager Marina Natale, che dà parere negativo. La Boschi smentisce e annuncia querela a De Bortoli (mai fatta). Renzi, nel suo libro Avanti, scriverà che “chiedere a Ghizzoni di studiare il dossier Etruria sarebbe stato come minimo ridondante visto che era un dossier che stavano studiando tutti”. E così sembra confermare lo scoop di De Bortoli, senza spiegare a che titolo la Boschi avrebbe chiamato il banchiere (non è il ministro del Tesoro e i ministri economici erano ignari dell’iniziativa).

3) Il 3.2.2015 manca una settimana al commissariamento di Etruria. Il governo Renzi ha appena varato il decreto che riforma le banche popolari (Etruria inclusa), imponendo loro di trasformarsi in Spa più grandi (qualcuno l’ha saputo in anticipo, ha fatto incetta di azioni Etruria e ci fa un sacco di soldi visto che il titolo si gonfia in pochi giorni fino al 60%). Quel giorno Consoli fa due telefonate (intercettate dai pm che indagano su Veneto Banca). Una al capo della sede di Bankitalia a Firenze: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”. L’altra a Pier Luigi Boschi, che promette: “Io ne parlo con mia figlia, col presidente (Renzi, ndr) domani e ci si sente in serata”.

4) L’altroieri, dal treno, Renzi ordina la dichiarazione di guerra a Visco: la scrive il capogruppo Rosato col contributo della Boschi e della sua fedelissima Silvia Fregolent. La sottosegretaria, che segue come una badante il premier Gentiloni, si dimentica di avvertirlo del blitz, lasciando all’oscuro anche i ministri e soprattutto il presidente Mattarella. I quattro non la prendono bene. Parlano di “tradimento”. I cronisti descrivono la sottosegretaria al Quirinale “appartata, abbacchiata e silenziosa”. Manca solo che i corazzieri le passino spazzola e strofinaccio per farsi lustrare le sciabole e spolverare i pennacchi. Lei non parla con nessuno, anche perché nessuno parla con lei (ma Gentiloni, cornuto felice, è costretto a difenderla, almeno in pubblico). Però qualcuno dovrebbe dirglielo: cara, hai mentito al Parlamento, hai interferito nell’affare Etruria, continui a impicciarti di banche mentre, alla sola parola, dovresti nasconderti sotto la scrivania: ora basta. Tòrnatene a Laterina e non farti più vedere, men che meno accompagnata dai genitori.

L’articolo su Il Fatto Quotidiano.

 

Per farvi capire con che carogne abbiamo a che fare: Maroni, quello che ha bruciato 50 milioni per un referendum che non serve ad un cazzo, taglia l’assegno ai disabili gravissimi dando la colpa al governo!! – Le associazioni: “Famiglie al collasso” …!!!

 

Maroni

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Per farvi capire con che carogne abbiamo a che fare: Maroni, quello che ha bruciato 50 milioni per un referendum che non serve ad un cazzo, taglia l’assegno ai disabili gravissimi dando la colpa al governo!! – Le associazioni: “Famiglie al collasso” …!!!
Lombardia, Maroni taglia l’assegno ai disabili gravissimi: “Colpa del governo”. Le associazioni: “Famiglie al collasso”

Gli affetti da patologie gravi potevano contare su un assegno di cura regionale da mille euro mensili più un bonus assistenziale del comune che poteva raggiungere gli 800 euro. Dall’inizio dell’anno, però, la giunta lombarda ha tagliato la cumulabilità dei due contributi: “I criteri ministeriali – spiega il governatore – hanno allargato la platea dei beneficiari senza tuttavia aumentare le risorse”. Ma le associazioni non ci stanno.

A farne le spese sono stati diversi malati gravissimi, per esempio affetti da Sla (sclerosi laterale amiotrofica). E per di più quelli con i redditi più bassi, che in Lombardia fino all’anno scorso potevano contare su un assegno di cura regionale da mille euromensili più un bonus assistenziale del comune tarato sull’Isee che poteva raggiungere gli 800 euro. Ma dall’inizio dell’anno la giunta guidata da Roberto Maroni ha tagliato la cumulabilità dei due contributi. E così quei malati che per vivere hanno bisogno di un assistente, ora, con i soli mille euro regionali, rischiano di non poterselo più permettere. “Eppure anche disabili gravi e gravissimi hanno diritto a poter vivere nella propria casa e non dentro una residenza sanitaria come polli in batteria”, protesta Marina Mercurio, referente in Lombardia del Comitato 16 novembre, un’associazione che riunisce malati di Sla e loro familiari.

Il Comitato 16 novembre è una delle associazioni che a maggio insieme ad Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), Viva la vita e associazione Aldo Perini, hanno scritto al governatore Maroni chiedendo un incontro per risolvere la questione. Ma per ora nessun appuntamento è stato messo in agenda. E in una lettera firmata da Maroni la giunta ha scaricato ogni responsabilità sul governo: “I criteri ministeriali per l’annualità 2016 hanno ampliato le condizioni e le patologie per la qualificazione di ‘disabilità gravissima’, allargandone la platea dei potenziali beneficiari senza tuttavia adeguare proporzionalmente le risorse”. Più persone di prima, insomma, hanno diritto ai contributi provenienti dal Fondo nazionale per le non autosufficienze, ma le risorse sono quelle di prima: “Alla nostra Regione sono assegnati 60.879.000 euro per il 2016, soltanto 234mila euro in più rispetto all’annualità precedente. L’incoerenza è stata segnalata al ministero del Lavoro e dellePolitiche sociali in più occasioni. Purtroppo senza esito. La giunta regionale non ha potuto far altro che mitigare gli effetti dell’intervento ministeriale destinando il 60% delle risorse nazionali assegnate – contro il 50% dell’anno precedente – alle persone con disabilità gravissime”.

Ma le associazioni non ci stanno. Perché anche se la platea è aumentata a parità di fondi, nulla vieta alla Regione di metterci risorse proprie, magari introducendo una tassa di scopo: “Come è possibile che non si riescano a reperire ulteriori risorse dai fondi regionali da destinare ai disabili gravissimi così da permettergli di continuare a vivere con dignità a casa propria? – si chiede Mercurio -. Una famiglia che prima riusciva ad assumere seppur con fatica un assistente, ora collassa. Per gestire malati così complessi ci vogliono oltre 3mila euro al mese. I piani alti di Regione Lombardia non vogliono capire quanto sia faticoso e logorante per un coniuge, fratello, padre, madre, figlio assistere da soli il proprio caro”.

Contattati da ilfattoquotidiano.it, gli uffici dell’assessorato all’Inclusione sociale guidato da Francesca Brianza fanno sapere che incontri con le associazioni sono avvenuti in fase di definizione della delibera regionale dello scorso dicembre. E confermano che la platea dei beneficiari è stata ampliata “in modo enorme” dai criteri ministeriali, con l’inserimento di alcune patologie quali lademenza e l’autismo: “I malati gravissimi presi in carico – dicono dalla Regione – sono passati da 2.301 a 4.342. Per far fronte a tale situazione la Regione ha aumentato le risorse per i gravissimi da 27 a 38 milioni (2 dei quali residui dal fondo nazionale dell’anno precedente), mentre ha dovuto diminuire da 30 a 24 quelle per i disabili gravi”. Dalla segreteria di Maroni fanno inoltre sapere che il governatore dà la sua disponibilità per un incontro con le associazioni.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/27/lombardia-maroni-taglia-lassegno-ai-disabili-gravissimi-colpa-del-governo-le-associazioni-famiglie-al-collasso/3879400/

Padoan: i pensionati crepano troppo tardi. Così danneggiano l’Inps…!

 

Padoan

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Padoan: i pensionati crepano troppo tardi. Così danneggiano l’Inps…!

Da Libero Quotidiano:

Il ministro dell’Economia Padoan si è candidato a subire l’imitazione di Crozza. Ieri ne ha sparata una clamorosa a proposito della longevità dei nostri pensionati. Ha detto di loro: “muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps”. Egli è un “grande” tecnico e ha capito un concetto fondamentale: più la gente campa e, quindi, invecchia e più pesa sui bilanci pubblici, perché continua a ricevere i soldi dalla Previdenza.

Secondo Padoan, i pensionati crepano troppo tardi danneggiando l’Inps

Gli italiani son diventati troppo longevi, la qual cosa è oggetto di preoccupazione del ministro dell’Economia Padoan, che guarda allarmato ai conti Inps. E così la gaffe è servita.
Parlando dei nostri pensionati il ministro – che a sua volta non è che sia proprio di primo pelo e che percepisce uno stipendio leggerissimamente più alto della loro pensione – ha detto: “Muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps”.

Già, più la gente campa e, quindi, invecchia e più pesa sui bilanci pubblici, perché continua a ricevere i soldi dalla Previdenza. Peccato che quelli stessi soldi non li abbiano prodotti dal nulla Padoan o l’Inps, ma siano le massacranti trattenute che ogni mese lo Stato ci impone.

Nessun favore, dunque, ma un atto dovuto. “Idea geniale e affettuosa nei confronti dei decani, evidentemente considerati dei parassiti a carico dello Stato, non persone che hanno lavorato anni e anni, versando contributi ed essendo pertanto meritevoli di vederseli restituiti al momento della quiescenza. I gestori dell’Inps hanno elargito somme a tutti, alle donne in maternità, agli operai in Cassa integrazione guadagni, ai poveracci che riscuotono l’assegno sociale pur non avendo mai sborsato un centesimo, ma Padoan trova che il problema siano i canuti dipendenti a riposo, cioè coloro che hanno riempito le casse previdenziali pagando ogni mese, detratte dalla busta paga, le marchette dovute per legge all’ente in questione”, ha commentato Libero.

Che dire? Nulla, per amor di patria. Certe esternazioni si commentano da sole. Ma, nota a margine, stranamente oggi Padoan sarà a Roma, alla Sioi, per la cerimonia in ricordo dell’economista keynesiano Federico Caffè. Morto a 73 anni. Parassita pure lui?

Vergogna – Voli di Stato, il trucco del governo per far viaggiare i ministri con i soldi destinati alla Protezione Civile

 

Voli di Stato

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Vergogna – Voli di Stato, il trucco del governo per far viaggiare i ministri con i soldi destinati alla Protezione Civile

Il governo usa i soldi della Protezione civile per i suoi voli di Stato

Il governo usa i soldi della Protezione civile per i suoi voli di Stato. Lo scandalo degli «aerei blu» si arricchisce di un altro capitolo. A febbraio scorso due Falcon F-900 EX dell’ Aeronautica militare sono stati dati alla Cai (società di volo dei servizi segreti italiani) con matricole Itari e Itarh. Si tratta di due aerei che, insieme a un Airbus A-319, dovevano essere venduti (come previsto già nel 2013 dall’ esecutivo guidato da Enrico Letta) e il cui ricavato doveva essere dato alla flotta antincendio della Protezione civile.

L’ operazione non è mai riuscita e i due velivoli sono andati a rafforzare la flotta della società degli 007. Bene, quei due Falcon vengono usati tutt’ oggi per i voli di ministri e altre personalità che ne hanno diritto, benché le disposizioni della Presidenza del Consiglio dicano espressamente che gli stessi possano essere fatti, così come il «trasporto aereo di urgenza per soccorso di ammalati gravi o per ragioni umanitarie», solo dall’ Aeronautica. Qual è l’ intento? Ovviamente quello di occultare certi viaggi.

I partiti di centrodestra stanno preparando interrogazioni parlamentari con cui chiederanno che si renda noto «quanti sono i voli effettuati dalla Cai per questo scopo nelle giornate comprese tra il venerdì e il lunedì, con partenza da Roma e con destinazione Palermo, Catania o Genova», città da e per le quali, spesso, partono alcuni ministri che in questi luoghi risiedono.

Ma chi chiede alla società in questione di soddisfare le esigenze di trasporto aereo di personalità di Stato? Il capo nucleo voli raggruppamento unità Difesa dell’ Ufficio voli di stato e umanitari della Presidenza del Consiglio, colui che, nel 2015, assunse l’ incarico su richiesta dell’ attuale Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, nonostante il parere contrario dell’ ex Capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica, generale Pasquale Preziosa.

Di recente la Presidenza del Consiglio ha dismesso in maniera arbitrale l’ attività di trasporto organi dall’ Arma azzurra, passandone la competenza alle Regioni, sotto la dirigenza del ministero della Salute dove, guarda caso, il fratello del responsabile dell’ Ufficio Voli di Stato è impiegato come dirigente. Insomma, il ruolo istituzionale dell’ Aeronautica militare, che ha ridotto la sua attività, preziosissima e che sicuramente consentiva risparmi non indifferenti, a poche centinaia di ore di volo, viene ridotto a vantaggio di interessi privati e per coprire privilegi politici. Così come accaduto di recente anche per i Canadair antincendio, passati a una società privata.

C’ è di più, perché dei nove aerei di Stato attualmente gestiti dal 31esimo stormo di Ciampino, uno non viene pressoché utilizzato. Si tratta del costosissimo Airbus A-340 500, da tutti conosciuto come «Air Force Renzi», voluto dall’ ex premier e acquisito con un contratto di leasing operativo della durata di 8 anni con Alitalia, per un costo pari a 39 milioni di euro annui, esclusi i costi per le spese di carburante (circa 1 milione e mezzo di euro annui), di affitto dell’ hangar a Fiumicino (stimato in 1 milione 200mila euro), catering, spese equipaggio (24 persone contro le 4/5 necessarie sugli altri aeromobili, handling, ecc.).

Insomma, la Presidenza del Consiglio pensa di sfangarla rendendo pubblici, sulla pagina dedicata ai voli blu, il numero dei tragitti compiuti dai ministri e i luoghi di partenza e arrivo, quando si dimentica di chiarire al contribuente quanti e quali sono i voli effettuati con la Cai. C’ è chi farà passare anche quelli per «voli addestrativi», come successe qualche tempo fa con uno dei ministri che se ne andava a casa nel weekend sfruttando i passaggi dell’ Aeronautica o con un altro che prendeva l’ elicottero di Frontex per raggiungere la sua abitazione, ma la trasparenza, quando si tratta di spese pubbliche, non può essere un optional.

(Chiara Giannini per Il Giornale)

Il professore vince il bando, solo che è anche presidente della commissione esaminatrice! Noi non ve lo diciamo in che Paese è successo. Chissà se Voi ci arrivate…

 

bando

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Il professore vince il bando, solo che è anche presidente della commissione esaminatrice! Noi non ve lo diciamo in che Paese è successo. Chissà se Voi ci arrivate…

Prof vince il bando ma è anche presidente della commissione: annullato il concorso.

Annullato il bando dell’Isia di Faenza dove l’esaminatrice della commissione autoproclamava se stessa come vincitrice. A prendere la decisione la ministra Fedeli dopo il caso sollevato dalla denuncia della seconda classificata.

Il bando annuale per l’insegnamento di Antropologia culturale presso l’Isia di Faenza è stato sospeso. A prendere la decisione il ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, che è intervenuta direttamente sul caso anomalo del bando dove la vincitrice risultava essere contemporaneamente anche la presidente della commissione esaminatrice, la professoressa Mariella Padorni.

A diffondere la notizia della “particolare” vicenda, verificatasi presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Faenza, era stata la seconda classificata al concorso, la professoressa Alessandra Castellani. L’Isia di Faenza è uno dei 6 istituti pubblici italiani dove l’insegnamento riguarda il disegno industriale. Lo studente può frequentare percorsi quadriennali, che equivalgono a diploma di primo livello (o triennale) e diploma di secondo livello (o biennale), in analogia con l’università.

Secondo l’intervista rilasciata a La Stampa dalla docente Castellani, era il 20 settembre quando lei stessa apprendeva dal sito internet dell’Istituto di non aver ottenuto la cattedra. Il suo stupore non era stato però di certo quel secondo posto quando piuttosto il nome in cima alla classifica: Mariella Paderni, direttrice dell’Isia e presidente della commissione, autoproclamava se stessa come vincitrice della graduatoria.

Praticamente non solo una presidente di commissione era allo stesso tempo una dei candidati del bando, ma veniva nominata anche come assegnataria del posto. La professoressa Castellani nel suo racconto dice di aver cercato una spiegazione rivolgendo le sue perplessità direttamente all’Istituto e sollevando poi anche la polemica al ministero della pubblica istruzione.

La giustificazione dell’Istituto era stata che molto probabilmente la vincitrice, essendo stata nominata tale, “si sarebbe ora autosospesa dal suo ruolo nominando altri commissari”. Dal ministero invece l’ipotesi che “la situazione, di sicuro un caso particolare, sarebbe stata valutata insieme alla presidente dell’Isia di Faenza, ossia il superiore diretto della professoressa Paderni, autoproclamatasi vincitrice”.

A seguito del racconto era stato chiesto un intervento della ministra Fedeli; intervento ufficializzato poi con la diffusione di una nota da parte del Miur. Nella nota si specifica che sulla vicenda, essendo stata per l’appunto già segnalata al ministero, si “stavano prendendo provvedimenti”.

“Sul caso specifico – spiega la ministra Valeria Fedeli – siamo intervenuti tempestivamente. Il Miur, attraverso il direttore generale Daniele Livon, non appena è venuto a conoscenza dell’accaduto, a seguito di una segnalazione da parte della prof.ssa Alessandra Castellani (seconda in graduatoria), lo scorso 10 ottobre ha scritto alla presidente dell’ISIA di Faenza, la professoressa Cassese, per acquisire la documentazione che ha portato alla graduatoria e chiedere tutti i chiarimenti necessari”.

Dalle prime verifiche, “in attesa di tutta la documentazione, appare comunque evidente – spiega Fedeli – l’irregolarità di una procedura e di un atto con palesi conflitti di interesse. L’intervento minimo non potrà quindi che essere quello dell’annullamento della graduatoria. A seguito di ulteriori approfondimenti sarà poi possibile un intervento di natura disciplinare”.

E così il ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il bando per l’assegnazione del contratto di collaborazione coordinata e continuativa del valore di 4880 euro lordi e allo stesso tempo non esclude eventuali provvedimenti disciplinari.

La nota si conclude poi  con la ministra che sottolinea la necessità di trasparenza nei concorsi e bando: “Non vogliamo nessuna ombra. Le nostre, ISIA di Faenza compreso, sono istituzioni educative e di alta formazione. Non possiamo permettere che permanga il minimo dubbio sulle modalità con cui si accede ai contratti e, dunque, all’insegnamento. Proprio per questo il Ministero si è subito mosso e sta già prendendo i dovuti provvedimenti”.

Sul sito dell’Istituto è comunque pubblicata una nota dove si stabilisce “l’annullamento in autotutela dell’elenco definitivo idonei per la materia di Antropologia culturale”.

fonte: https://www.fanpage.it/ministra-fedeli-annulla-il-bando-dell-isia-di-faenza-la-vincitrice-era-anche-l-esaminatrice/

Vi piace essere presi per i fondelli? Ecco il Rosatellum: voti uno, ma eleggi un altro che manco conosci!

 

Rosatellum

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Vi piace essere presi per i fondelli? Ecco il Rosatellum: voti uno, ma eleggi un altro che manco conosci!

RIOCCUPERANNO LE ISTITUZIONI PER ALTRI CINQUE ANNI
TRUFFANDO GLI ITALIANI.
La nuova legge elettorale è la “TRUFFA” per eccellenza.
Ingannando gli elettori di SINISTRA regaleranno poltrone a gente di DESTRA.
Ingannando gli elettori di DESTRA regaleranno poltrone a gente di SINISTRA.
L’UNICA COERENZA sarà che chi vota un PREGIUDICATO ne metterà ALTRI nelle istituzioni.
INFATTI con questa legge apriranno le porte a INDAGATI, CONDANNATI, PREGIUDICATI e AMICI di assassini MAFIOSI che gravitano intorno ai partiti.
Con il SUPPORTO e la COMPLICITA’ di quasi tutti i GIORNALISTI.
Se gli italiani li voteranno saranno collusi con questa gentaglia e responsabili della fine del nostro paese.

tratto da: https://www.facebook.com/opinioninformazioniemozioni/photos/a.303918206295275.75393.303643579656071/1647246778629071/?type=3&theater