È ufficiale – Niente scorta per Sandro Ruotolo, lui combatte i casalesi, mica fa affogare i migranti in mare…!

 

 

Sandro Ruotolo

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

È ufficiale – Niente scorta per Sandro Ruotolo, lui combatte i casalesi, mica fa affogare i migranti in mare…!

E’ ufficiale quanto inconcepibile: hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo.

Sarà perché si limita a combatte i casalesi, anziché far affogare i migranti in mare per mantenere pura la razza italica e dare tranquillità agli italiani?

Da Il Fatto Quotidiano:

Scorta tolta a Sandro Ruotolo, Morra (Antimafia): “Va difeso, io sto con lui”. La Fnsi al premier Conte: “Incomprensibile”

Solidarietà, vicinanza, supporto. Il mondo del giornalismo e anche la politica interviene sul caso della revoca della scorta al giornalista che da anni è impegnato in inchieste contro le mafie. Il sindaco di Napoli de Magistris: “Mi auguro che notizia venga smentita”…

Solidarietà, vicinanza, supporto. Il mondo del giornalismo e anche la politica interviene sul caso della revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo.”Ho sentito poco fa Sandro Ruotolo. Inutile dire che ha tutta la mia stima ed apprezzamento per il suo lavoro di giornalista impegnato da decenni contro le mafie. Per il suo impegno è stato minacciato, perché sta sul campo e racconta il reale, senza giri di parole” scrive su Facebook Nicola Morra – senatore M5s e presidente della commissione bicamerale Antimafia – Si devono proteggere i giornalisti esposti. Sandro è uno di questi. Nel rispetto del lavoro delle istituzioni preposte, io sto con Sandro”.

Si sono mossi anche la Federazione nazionale della stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania. In una lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte si chiede di rivedere la decisione. “Le segnaliamo l’improvvisa decisione levare la scorta a Sandro Ruotolo, coraggioso cronista sottoposto a vigilanza dopo le sue inchieste sulla camorra – scrivono il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti insieme con il segretario del Sugc Claudio Silvestri – Lei medesimo, di recente a Napoli, ha avuto modo di apprezzare il coraggio e l’autorevolezza professionale di Ruotolo e avrà modo di ribadire anche la sua contrarietà a questa decisione. Levargli la scorta sarebbe una scelta incomprensibile, pericolosa e lo metterebbe in condizione di non poter più proseguire nell’impegno di questi anni. Siamo certi che non mancherà di far sentire la sua voce a sostegno di questa battaglia di civiltà e di libertà”. Solo il 23 novembre scorso il premier aveva intervistato a Napoli il giornalista per discutere in pubblico di quanto sia difficile fare giornalismo libero, di inchiesta, sulle mafie e il malaffare, e dare un segnale di solidarietà del governo ai cronisti minacciati. Ruotolo, cui era stata assegnata una scorta armata (agente e auto non blindata) è stato minacciato dal boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria. Intercettato in un colloquio in carcere nel 2014 aveva detto che avrebbe voluto ‘squartare vivo’ il professionista.

 Anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris interviene: “Ho appreso la notizia relativa alla revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, mi auguro che sia subito smentita e se invece si tratta di una revoca già adottata mi auguro possa arrivare la revoca della revoca“. Nel definire il cronista, per anni inviato nei programmi di Michele Santoro, “coraggioso, libero, autonomo e indipendente” il primo cittadino ha sottolineato che “negli ultimi tempi si è occupato e si sta occupando sia di inchieste delicate di criminalità organizzata anche relativamente alle sue collusioni con apparati politici e istituzionali sia di inchieste sulla politica. Mi sembra un po’ strano – ha concluso il sindaco – che proprio in un momento di forte impegno professionale di Ruotolo, da parte dei vertici del Viminale venga meno il provvedimento di protezione personale“. Anche Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana/LeU, componente della commissione Antimafia è molto critico: “La decisione di togliere la scorta a Sandro Ruotolo è sbagliata. Da sempre impegnato con il suo lavoro a raccontare l’evoluzione del fenomeno mafioso Ruotolo non può essere lasciato solo dallo Stato. Questo è l’ennesimo caso di revoca della scorta a figure simbolo della lotta alle Mafie. Si sta lanciando un messaggio molto pericoloso. Presenterò nei prossimi giorni una interrogazione al Governo per far luce sui motivi di questa decisione”. Anche il deputato di Fi, Gianfranco Rotondi, protesta: “Se è vero che @matteosalvinimi ha tolto la scorta anche al giornalista antimafia Ruotolo allora non bisogna suonare un campanello di allarme ma una sirena. E la catena di comando del Viminale sorprende per accondiscendenza. Si scambiano le vite coi like”. “Le minacce di un boss come Michele Zagaria non hanno data di scadenza. Sarebbe bello se non ci fossero più pericoli per Sandro Ruotolo, ma non si può abbassare l’attenzione sui giornalisti minacciati senza avere certezze. La revoca decisa dal Viminale mi preoccupa molto. Chiederemo spiegazioni” afferma Pietro Grasso, senatore di Liberi e Uguali ex procuratore capo di Palermo.

“I giornalisti impegnati contro le #mafie devono essere sempre protetti. Nessun passo indietro, bisogna far sentire a Sandro #Ruotolo che lo Stato è con lui” scrive su Twitter la deputata del MoVimento 5 Stelle Vittoria Baldino. “Sandro #Ruotolo ha tutto il nostro supporto. Chi lotta ogni giorno contro la criminalità organizzata, deve essere protetto dallo Stato. Senza se e senza ma!” twitta la deputata del MoVimento 5 Stelle Stefania Ascari. “Tutta la mia stima e solidarietà a Sandro Ruotolo, giornalista che apprezziamo da sempre per la serietà del suo lavoro e impegno. Come ha detto oggi il presidente dell’Antimafia Morra, si devono proteggere i giornalisti esposti!” scrive su Twitter Giulia Sarti(M5s), presidente della Commissione Giustizia della Camera. È stato l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando (Pd), a diffondere la notizia: “Hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo, giornalista da sempre impegnato in inchieste sulle mafie. E anche il giornalista che si è occupato della “Bestia”,il dispositivo propagandistico del ministro dell’interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”.

 Sono circa 600 in Italia le persone destinatarie di un servizio di scorta. Quasi la metà di coloro che usufruiscono di una forma di protezione sono magistrati, a seguire una settantina di esponenti politici nazionali e locali. A completare l’elenco delle categorie sottoposte a forme di tutela esponenti di governo, dirigenti della pubblica amministrazione, imprenditori, alti gradi militari, esponenti sindacali, religiosi e giornalisti (una ventina). Ad assicurare il dispositivo generale di protezione provvedono circa 3.000 appartenenti alle varie forze dell’ordine. Circa 200 milioni di euro il costo annuo. Ad assegnare le scorte, in presenza di un rischio concreto, è uno specifico ufficio del Viminale, l’Ucis, che modula i servizi di protezione attraverso livelli di vigilanza progressivi a seconda della valutazione del livello di rischio per il destinatario della tutela. L’Ucis (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza) è istituito all’interno del Dipartimento della Pubblica sicurezza e ha compiti di “gestione complessiva dell’apparato di protezione attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio”.

Nei mesi scorsi è stata revocata ogni forma di protezione all’ex pm della Trattativa Stato-mafia, Antonio Ingroia, e al capitano Ultimo, Sergio De Caprio, il carabiniere che catturò Totò Riina (De Caprio l’ha riottenuta solo grazie un ricorso al Tar). E quando il 18 gennaio scorso Salvini è stato ad Afragola per fronteggiare l’emergenza racket, dalla folla gli hanno urlato “elimina Saviano, toglili la scorta”. Lo scrittore, autore di Gomorra, in un tweet scrive: “Revocata la protezione a Sandro Ruotolo che ha fatto la storia del giornalismo d’inchiesta. Chi ha deciso ha tenuto conto della “lunga memoria” del clan dei casalesi? Sa che Michele Zagaria, che ha considerato Ruotolo suo nemico, non vuole collaborare con lo Stato e cova rancore?”.

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/02/scorta-tolta-a-sandro-ruotolo-morra-antimafia-va-difeso-io-sto-con-lui-la-fnsi-al-premier-conte-incomprensibile/4943267/

La vera ragione del golpe in Venezuela: l’opposizione ha offerto agli USA il 50% dell’industria petrolifera nazionale. Ma Gianni Minà aveva previsto tutto già 2 anni fa: “Il problema non è Maduro, il problema è il petrolio del Venezuela che gli Stati Uniti VOGLIONO”

 

Venezuela

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La vera ragione del golpe in Venezuela: l’opposizione ha offerto agli USA il 50% dell’industria petrolifera nazionale. Ma Gianni Minà aveva previsto tutto già 2 anni fa: “Il problema non è Maduro, il problema è il petrolio del Venezuela che gli Stati Uniti VOGLIONO”

Gianni Minà, grande esperto delle questioni dell’america latina, aveva previsto tutto già 2 anni fa:

Cosa sta succedendo in Venezuela? La risposta ce l’ha data Gianni Minà già 2 anni fa: “Il problema non è Maduro, il problema è il petrolio del Venezuela che gli Stati Uniti VOGLIONO”

La vera ragione del golpe in Venezuela: l’opposizione ha offerto agli USA il 50% dell’industria petrolifera nazionale

Il primo golpe in Venezuela ordito in quel di Washington risale al 2002. Fallì miseramente con il Comandante Chavez che torna in sella a furor di popolo. Le ingerenze di Washington sono state e rimangono una costante nella politica di Caracas. La ricchezza di petrolio e risorse naturali fanno troppo gola all’ingombrante vicino di casa nordamericano che vorrebbe tornare ad avere in quel di Caracas delle figure fantoccio che rispondono agli ordini USA.

Possiamo così spiegare brevemente la grottesca autoproclamazione di Juan Guaidò a presidente ad interim e il tentativo di rovesciare il governo Maduro. Trump, insieme ai falchi stunitensi, ha deciso di impossessarsi del petrolio venezuelano. Costi quel che costi. Con il beneplacito dell’opposizione venezuelana.

Anzi, quest’ultima vista l’incapacità di raggiungere il potere per via democratica è giunta ad offrire il 50% dell’industria petrolifera di Caracas agli USA.

Il ministro del Potere Popolare per il Petrolio e presidente di PDVSA, Manuel Quevedo, ha accusato le forze di opposizione di aver offerto il 50% dell’industria petrolifera nazionale agli Stati Uniti. «L’opposizione vuole mettere in vendita tutte le risorse del popolo venezuelano. Hanno offerto il 50% del settore petrolifero agli Stati Uniti», ha denunciato ai microfoni dell’emittente Venezolana de Televisión (VTV).

Quevedo è intervenuto a una mobilitazione organizzata dai lavoratori del settore petrolifero presso la sede della compagnia statale PDVSA, dove ha sottolineato che l’opposizione di concerto con il presidente statunitense Donald Trump cerca di montare in Venezuela uno scenario simile a quello già visto in Libia.

«Vogliono che la gestione di tutte le risorse sia dell’amministrazione Trump. Vogliono applicare lo stesso copione della Libia, nominare un governo parallelo, intervenire e appropriarsi delle risorse».

Il ministro ha inoltre evidenziato che l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), riconosce il termine 2019-2025 presidenziale del presidente Nicolas Maduro: «L’OPEC ci riconosce, così come molti di quei paesi che hanno ricevuto sanzioni ingiuste dagli Stati Uniti, che perseguono come obiettivo la distruzione economica e l’appropriazione delle loro risorse».

La mossa del congelamento dei conti bancari all’estero di PDVSA e Citgo oltre ad attivi e beni per 7 miliardi di dollari rappresenta un «furto palese» nei confronti del popolo venezuelano. Lo stesso che Stati Uniti e opposizione dicono di voler difendere dal tiranno Maduro.

tratto da: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_vera_ragione_del_golpe_in_venezuela_lopposizione_ha_offerto_agli_usa_il_50_dellindustria_petrolifera_nazionale/5694_26975/

“Libero” attacca Fiorella Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini” …insomma una medaglia al merito! Un motivo in più per stimarla ed amarla sia come cantante che come persona…!

 

Fiorella Mannoia

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

“Libero” attacca Fiorella Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini” …insomma una medaglia al merito! Un motivo in più per stimarla ed amarla sia come cantante che come persona…!

Beh, un motivo per cui la direzione del Festival di Sanremo è stata affidata a Baglioni e non a Feltri ci deve pur essere. E Libero se ne faccia una ragione; i  gionalettari di Feltri tornino a dilaniarsi quella manciata di neuroni che si ritrovano sul pil che cala per colpa dei gay… Non apprezzano la Mannoia? La Mannoia è contro Salvini? Tutte medaglie al merito che la nostra Fiorella potrà ostentare con orgoglio!

Da Globalist:

“Libero” attacca Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini”

Fiorella, oltre a Eros Ramazzotti e molti altri, invitata da Claudio Baglioni. Il quotidiano non gradisce

Claudio Baglioni ha invitato Fiorella Mannoia tra gli ospiti del 69esimo di Sanremo (martedì 5- sabato 9 febbraio). È una delle migliori interpreti di musica italiana, passata dal festival nel 2017 dove arrivò seconda (molti la davano per vincitrice), ha nelle radio e in digitale il singolo “Il peso del coraggio”, brano che prelude al nuovo album “Personale” in uscita in primavera e alla tournée da maggio tappa nei teatri della penisola.

Agli ospiti si è aggiunto il nome di Eros Ramazzotti che quindi si affianca al parterre che prevede Andrea Bocelli e suo figlio Matteo, Luciano Ligabue, Pierfrancesco Favino, Antonello Venditti, Elisa, Giorgia, Alessandra Amoroso, Marco Mengoni, Michelle Hunziker.
Ma è la Mannoia a far infuriare la destra: così titolava online il quotidiano Libero: “Sanremo 2019 sempre più contro Matteo Salvini: arriva anche Fiorella Mannoia”. Ai giornalisti del quotidiano, e al vicepremier, non va giù che la cantante sia “schieratissima contro la Lega” e attaccano Claudio Baglioni per averla invitata: “toh che caso”, scrive sarcastico online Libero. Perché non pensarla come Salvini è un peccato mortale.

Sempre su Sanremo, Enrico Nigiotti si aggiudica il Premio Lunezia per il testo di Nonno Hollywood, riconoscimento sui testi dei big in gara e dei 24 giovani che si sono sfidati a dicembre su Rai1.

fonte: https://www.globalist.it/musica/2019/02/02/libero-attacca-mannoia-ospite-a-sanremo-e-contro-salvini-2036880.html

“La Bestia di Salvini, ecco come la Lega e le destre controllano internet” – L’articolo inchiesta di Sandro Ruotolo che per poco non gli faceva “perdere” la scorta…!!

 

Sandro Ruotolo

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Gli avevano tolto la scorta. Sandro Ruotolo, il cronista impegnato in inchieste contro la mafia… Ma soprattutto (suo malgrado) quello che con un articolo-indagine mise a nudo “La Bestia” di Salvini…

Coincidenze…? Non lo sappiamo. Resta il fatto che dopo qualche giorno di ribellione sul web, dopo l’indignazioni della gente, di colleghi e di una parte della stampa, è stato “perdonato” e la scorta, bontà loro, gli è stata generosamente lasciata…

Ma torniamo alla Bestia di Salvini…

Da Fanpage:

“La Bestia” di Salvini, ecco come la Lega e le destre controllano internet

“La Bestia” è il nome che Luca Morisi, lo spin-doctor digitale di Matteo Salvini, ha dato al software utilizzato per la comunicazione social della Lega che è in grado di analizzare in tempo reale l’orientamento dei commenti e delle reazioni ad un post e ‘suggerisce’ su quali temi puntare nei post successivi cavalcando paure e aspettative degli utenti. Alex Orlowski, uno dei primi hacker italiani e fondatore della società “Water on Mars” che si occupa di comunicazione digitale, ci mostra inoltre da un analisi di Twitter i segreti grazie ai quali Salvini riesce a essere sempre Trend topic grazie al sostegno esterno di gruppi americani che fanno capo a Alana Mastrangelo, una italoamericana membro della NRA, la National Rifle Association, la lobby americana della armi.

fonte: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/W7TSzuSwIns2y2sX

Siamo alla VERGOGNA più totale – Tolta la scorta al giornalista Sandro Ruotolo, impegnato nelle inchieste sulle mafie – Perchè per il nostro Ministro degli Interni la MAFIA non esiste, l’importante è sequestrare 4 braccialetti agli ambulanti in spiaggia…!

 

Sandro Ruotolo

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Siamo alla VERGOGNA più totale – Tolta la scorta al giornalista Sandro Ruotolo, impegnato nelle inchieste sulle mafie – Perchè per il nostro Ministro degli Interni la MAFIA non esiste, l’importante è sequestrare 4 braccialetti agli ambulanti in spiaggia…!

…E poi con 49 milioni gli avremmo potuto pagare la scorta per 400 anni…

Sembra ieri che Tv, giornali e internet erano invasi da foto di poliziotti sorridenti a gruppi di 10 o 20 che mostravano orgogliosi i 4 braccialetti ed i 3 salvagente sequestrati agli ambulanti marocchini sulle spiagge…

Cazzo, questa sì che è sicurezza – E infatti la chiamarono “operazione spiagge sicure”… Centinaia di milioni buttati, mentre i MAFIOSI se la ridevano…

E mentre il nostro Governo rendeva sicure le spiagge da questi criminali… Un giornalista scriveva parole di fuoco contro la mafia… Che spreco di risorse e tempo… E vogliamo mantenere la scorta ad un fesso del genere? Con quello che costa?

Ma non Vi fate ingannare, non è solo un fatto econimico… Non dimenticate gli articoli di Sandro Ruotolo per Fanpage sulla “Bestia”, il dispositivo propagandistico di Matteo Salvini…

 

Da Fanpage:

Tolta la scorta al giornalista Sandro Ruotolo, impegnato nelle inchieste sulle mafie

È stata tolta la scorta al giornalista napoletano Sandro Ruotolo, da sempre occupato in inchieste sulla mafia. La notizia diffusa dall’ex ministro della Giustizia Orlando: “Si è occupato della “Bestia”, il dispositivo propagandistico del ministro dell’Interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”.

“Hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo, giornalista da sempre impegnato in inchieste sulle mafie”. Così l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato tramite il proprio account Twitter la decisione di revocare la protezione al reporter napoletano, al momento collaboratore di Fanpage.it, che nella sua lunga carriera si è occupato, tra le altre cose, di Terra dei Fuochi e di clan camorristici. Non solo. Come ha sottolineato ancora Orlando “è anche il giornalista che si è occupato della “Bestia”, il dispositivo propagandistico del ministro dell’Interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”. Sul caso è intervenuto anche Beppe Giulietti, presidente del sindacato unitario dei giornalisti italiani, la FNSI, che sempre sui social network si è chiesto: “Chi e perché ha deciso di levare la scorta a Sandro Ruotolo?”.

Classe 1955, dopo svariati anni in Rai, dal 1988 Ruotolo comincia una lunga collaborazione con Michele Santoro, collaborando a numerosi programmi televisivi di approfondimento. Nel 1997 sua cugina Silvia fu assassinata a Napoli all’età di 39 anni mentre tornava nella sua casa di salita Arenella: è una delle vittime innocenti della Camorra. Nel 2009, in corrispondenza di un’inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte. Sempre impegnato in inchieste sulle organizzazioni criminali, nel maggio del 2015 viene messo sotto scorta dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania. Dal 2017 collabora con il quotidiano online Fanpage.it, per il quale firma il format ItalianLeaks.

De Magistris: “Mi auguro arrivi la revoca della revoca”
“Ho appreso la notizia relativa alla revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, mi auguro che sia subito smentita e se invece si tratta di una revoca già adottata mi auguro possa arrivare la revoca della revoca”. Questo il commento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, circa la notizia secondo cui il Viminale avrebbe revocato la scorta al giornalista Ruotolo. De Magistris, nel definire Ruotolo giornalista “coraggioso, libero, autonomo e indipendente”, ha sottolineato che “negli ultimi tempi si è occupato e si sta occupando sia di inchieste delicate di criminalità organizzata anche relativamente alle sue collusioni con apparati politici e istituzionali sia di inchieste sulla politica. Mi sembra un po’ strano che proprio in un momento di forte impegno professionale di Ruotolo, da parte dei vertici del Viminale venga meno il provvedimento di protezione personale”.

Morra (Antimafia): “Io sto con Sandro”
Sul caso della revoca alla scorta per Sandro Ruotolo è intervenuto anche Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia. “Ho sentito poco fa Sandro Ruotolo. Inutile dire che ha tutta la mia stima ed apprezzamento per il suo lavoro di giornalista impegnato da decenni contro le mafie – ha scritto su Facebook -. Per il suo impegno è stato minacciato, perché sta sul campo e racconta il reale, senza giri di parole. Si devono proteggere i giornalisti esposti. Sandro è uno di questi. Nel rispetto del lavoro delle istituzioni preposte, io sto con Sandro”.

Baldino (M5S): “Nessun passo indietro”
“I giornalisti impegnati contro le mafie devono essere sempre protetti. Nessun passo indietro, bisogna far sentire a Sandro #Ruotolo che lo Stato è con lui”. Cosi’ su Twitter la deputata del Movimento 5 Stelle Vittoria Baldino. Sempre su Twitter interviene anche un’altra deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari: “Sandro Ruotolo ha tutto il nostro supporto. Chi lotta ogni giorno contro la criminalità organizzata, deve essere protetto dallo Stato. Senza se e senza ma!”.

ItalianLeaks e il giornalismo investigativo sul web
Ruotolo è il protagonista del format ItalianLeaks per Fanpage.it. Tanti i servizi pubblicati sul web e visualizzati da milioni di utenti: dalla Bestia di Salvini all’intervista alla figlia del giudice Borsellino, Fiammetta, all’inchiesta sulla strage di Bologna e ai legami con la P2 di Licio Gelli, oltre a quella sulla trattativa Stato-Camorra nella gestione dei rifiuti in Campania.

tratto da: https://www.fanpage.it/tolta-la-scorta-al-giornalista-sandro-ruotolo-impegnato-nelle-inchieste-sulle-mafie/

In Venezuela il rischio della prima “guerra civile internazionale”

 

Venezuela

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

In Venezuela il rischio della prima “guerra civile internazionale”

Lo scontro in Venezuela proposto al mondo nelle figure del legittimo ma autoritario governo di Maduro e l’autoproclamato presidente Guaidó dagli sponsor internazionali sospetti. Ma ciò che sta accadendo è molto altro.
-Parte della partita si gioca oltre i confini venezuelani, e si inserisce nelle guerre asimmetriche che attraversano il mondo, spiega Emiliano Teran Mantovani, sociologo dell’Università centrale del Venezuela sentito dal Manifesto a Barcellona.

Prima guerra civile internazionale

Troppe tifoserie anche giornalistiche attorno alla crisi venezuelana, da cui è difficile salvarsi in un minimo di oggettività. Maduro despota persino troppo facile con forzature quasi caricaturali, e contro, la guida politica della crisi del doppio presidente di espressione Usa segnata dalla grossolanità di Trump. Opposizione interna inconsistente e ora l’improvviso autoproclamato presidente alternativo, colpo di teatro con troppi pupi e pochi protagonisti credibili. Quindi ricerca di spunti, spesso frammenti tra tante verità possibili. Tipo l’allarme -questo molto più serio e temibile- per quella che sta configurandosi e potrebbe diventare «guerra civile internazionale»

Il sociologo e la situazione oggi

I fatti, letti dal sociologo dell’Università centrale del Venezuela Emiliano Teran Mantovani, sentito da Andrea Cegnas, del Manifesto a Barcellona. «Il livello di malcontento è il più alto mai raggiunto nei 20 anni di rivoluzione bolivariana, tanto che le proteste riguardano anche i quartieri popolari. Questo ne cambia il colore, perché, fino ad ora, le proteste avvenivano solo nei quartieri benestanti. Inoltre ora vi partecipano anche bande criminali, e ciò riflette la complessità della situazione». Sintesi massima: gigantesco malcontento sociale contro il governo Maduro; una repressione vista solo ai tempi della dittatura; una profonda crisi economica, forse senza precedenti in tutto il Latinoamerica; un’opposizione screditata e divisa guidata da gruppi di destra radicale, collegata al governo americano e ai peggiori governi continentali della destra.

Rischio ‘Stato parallelo’

«Si rischia la creazione di uno stato parallelo, accompagnato dal frazionamento delle forze armate, o dall’intervento militare straniero. Una sorta di guerra civile internazionale. Le conseguenze sarebbero irreparabili non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente. Maduro pare non voglia cedere, potrebbe quindi esplodere la violenza e potrebbe essere deposto. Se questo dovesse accadere, andrebbe contro l’interesse del popolo e attraverso un processo di ristrutturazione economica neo-liberista e con un governo repressivo. Un dialogo potrebbe evitare il conflitto armato, ma dipende da quali settori si rendono disponibili per la trattativa».

Chi nelle piazze?

«Chi è per le strade oggi segue le convocazioni dei partiti politici. La maggioranza sta con le opposizioni, ma questo non significa che non vi siano rivendicazioni altre e che non ci sia distacco dai partiti. Prima del 21 gennaio, tante e frammentate proteste per chiedere servizi, accesso all’acqua, trasporti, sicurezza, diritti sul lavoro, terre e rispetto delle territorialità indigene. Questo il vero cuore sociale della protesta.
Le mobilitazioni governative sono state più discrete, e rappresentano una comunità politica molto fedele e unita. Il livello di malcontento è il più alto mai raggiunto nei 20 anni di rivoluzione bolivariana, tanto che le proteste riguardano anche i quartieri popolari. Questo ne cambia il colore, perché, fino ad ora, le proteste avvenivano solo nei quartieri benestanti. Inoltre ora vi partecipano anche bande criminali, e ciò riflette la complessità della situazione».

Come questa crisi economica?

Malattia antica, denuncia il docente, con tutte le infrastrutture del capitalismo venezuelano in frantumi, il crollo dell’industria petrolifera che si sommano «al collasso politico-istituzionale del paese, alla corruzione, al vandalismo e ad altri fattori. A questo occorre aggiungere che la corruzione, in tutte le sfere del paese, ha fatto sì che l’economia informale illegale fosse dominante nel paese. Le rivolte di estrema destra hanno accresciuto l’instabilità politica e commerciale del Venezuela. Gli Usa hanno attaccato il paese con sanzioni economiche che, almeno dal 2017, hanno indebolito la capacità venezuelana di acquisire nuova liquidità e crediti. L’embargo su 7000 milioni di dollari è una sentenza di morte per milioni di venezuelani. La Cina, e in maniera minore la Russia, hanno costretto il Venezuela alla dipendenza. Anche ci fosse un cambio di governo, ci saranno anni di conflitti prima della ricomposizione dei cocci della crisi».

Domanda finale, come se ne esce?

Prima della risposta certamente saggia dello studioso, la fotografia cinica del reale che si sta imponendo guidato passo passo dagli Stati uniti. «Si può negoziare solo l’uscita dalla dittatura, affinché avvenga in maniera democratica e ordinata», ha dichiarato Carlos Vecchio, l’incaricato d’affari nominato a Washington da Juan Guaidó. Rilancio di Emiliano Teran Mantovani: «Un referendum consultivo per rinnovare tutti i vari poteri politici. Il dialogo per evitare la guerra deve essere vigilato dall’Uruguay, dal Messico o dall’Onu, cioè da chi si è reso disponibile. Ciò che pare certo all’orizzonte è l’instaurazione di una governance repressiva neoliberista. A questo dovremmo pensare dopodomani, per capire come promuovere forme più solide di organizzazione popolare dove costruire autonomie e potere dal basso».

Guaidò a guida Usa sul NYT

«Tutti i venezuelani devono restare uniti e premere, fino alla rottura finale del regime», ha scritto Guaidó sul New York Times. Campagna promozionale. Più seria la convocazione da parte del Messico e dell’Uruguay di una conferenza internazionale a Montevideo, il 7 febbraio. «Più di dieci paesi e organismi internazionali schierati su una posizione di non intervento». In controtendenza il parlamento europeo che approva una risoluzione non vincolante che riconosce Juan Guaidó come presidente legittimo ad interim del Venezuela. Una misura contestata da più parti, soprattutto in Francia e in Italia. Qualche problema in casa per l’autoproclamato presidente Guaidò che ha visto una partecipazione decisamente ridotta alla manifestazione di mercoledì che avrebbe dovuto paralizzare Caracas. Ed ecco che torna il timore espresso dal sociologo Teran Mantovani di ‘analisi’ esterne irreali, col rischio di trascinare il Venezuela nel dramma di una «guerra civile internazionale».

 

tratto da:

https://ilmanifesto.it/in-venezuela-rischiamo-una-guerra-civile-internazionale/

“È pieno di odio”… Lo ha detto Salvini, quello che lascia affogare i migranti, rivolgendosi a padre Zanotelli, una vita in aiuto della gente in Sudan e Kenia e sempre dalla parte dei più deboli… Non trovate anche voi che c’è qualcosa che proprio non quadra…?

 

Zanotelli

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

“È pieno di odio”… Lo ha detto Salvini, quello che lascia affogare i migranti, rivolgendosi a padre Zanotelli, una vita in aiuto della gente in Sudan e Kenia e sempre dalla parte dei più deboli… Non trovate anche voi che c’è qualcosa che proprio non quadra…?

l ministro dell’Interno Matteo Salvini ha postato su facebook una foto dove compare padre Alex Zanotelli insieme a una citazione attribuita al missionario pacifista: “Salvini va processato anche per la Sea Watch”.
Il vicepremier commenta: “Dopo avermi definito razzista, ‘genio malefico’, criminale (e altri complimenti che al momento mi sfuggono), questo prete sostiene che dovrebbero processarmi non solo per la Diciotti ma anche per la Sea Watch. Olè!”.

Nel post scriptum, il vicepremier conclude: “Ma, mi chiedo, un uomo di chiesa può essere sempre così pieno di risentimento e di odio?”.

Lasciaci indovinare, caro Matteo… Sarà forse perché ti fai i selfie mangiando pane e Nutella, mentre per colpa tua la gente crepa in mare…? Pensaci, Mattei, pensaci…

Ce la meritiamo tutta, la recessione. E il peggio deve ancora arrivare

 

recessione

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ce la meritiamo tutta, la recessione. E il peggio deve ancora arrivare…

Abbiamo speso tutti i soldi e la credibilità che avevamo per misure inutili. Ci siamo convinti di una crescita che non ci sarebbe stata. E adesso che arriva la gelata, dovremo tagliare la spesa e aumentare le tasse, mentre gli altri Paesi europei faranno il contrario. Peggio non si poteva fare

È inutile che fate finta di niente, lo sapevate.
Sapevate benissimo che il governo diceva palle, quando raccontava che il Pil sarebbe cresciuto dell’1,5%, che fosse un denominatore farlocco messo lì solamente a far quadrare i conti di un deficit che si era deciso dovesse essere del 2,4%.
Sapevate benissimo che nella legge di bilancio non c’era nessun magico moltiplicatore in grado di far accelerare l’economia italiana, che Quota 100 non avrebbe prodotto nuova occupazione giovanile e che il reddito di cittadinanza non avrebbe ridato slancio ai consumi italiani, o viceversa.
Sapevate benissimo anche che le questioni dell’economia italiana, dalla produttività stagnante alla sotto-occupazione femminile, dall’opprimente pressione fiscale alla folle burocrazia italiana rimanevano tutte lì, sul tappeto, come se non fossero nemmeno problemi.
Sapevate benissimo, pure, che l’economia globale stava rallentando, a causa di guerre commerciali che avevate auspicato, di dazi americani alle importazioni cinesi che avevate benedetto e invidiato, di un rallentamento dell’export tedesco che avevate addirittura festeggiato, tanto eravate convinti fosse la causa dei mali italiani.

Quota 100 ci costerà 40 miliardi, da qui al 2026. Dove li troviamo quei soldi? O meglio: ha senso trovarli, mentre ci toccherà aumentare le tasse o tagliare altrove?

Sapevate tutto, e avete continuato a far finta di nulla. A dire che le fosche previsioni sulla crescita dell’economia italiana fossero fasulle, create ad arte per indebolire il governo del cambiamento. A raccontarvi che se le agenzie di rating bocciavano la manovra del popolo era un bene, che non avevano mai capito nulla di economia. Che a tirare le fila dello spread fossero le cancellerie europee, quella tedesca in primis. Che fosse tutto un gigantesco complotto ordito dalle solite élite globali – le stesse che ci mandano i migranti, ovviamente -, che appena la nebbia della disinformazione si fosse diradata ci saremmo trovati nel bel mezzo del nuovo boom economico italiano. Pure Paolo Savona l’aveva detto, del resto: altro che uno e mezzo, si può crescere pure del 2% o del 3%.

E invece l’1,6% è diventato 1%, e poi 0,6%, stando alle stime di Bankitalia e del Fondo Monetario Internazionale. Stime fin troppo ottimistiche, visto che l’Istat ha certificato un calo del Pil sia nel terzo che nel quarto trimestre dell’anno e che, tecnicamente, siamo già in recessione.
Certo, chi più chi meno, le stanno tagliando tutti, le loro aspettative di crescita. Ma gli altri, con ogni probabilità, mitigheranno il crollo con interventi di sostegno agli investimenti e alla domanda interna. Tradotto, promuoveranno investimenti pubblici, abbasseranno le tasse. Noi invece, no. Ed è questo il vero grande problema italiano.
Che il peggio deve ancora arrivare.

Che abbiamo buttato nel cesso un mare di soldi, tutti i nostri margini di flessibilità e tutta la residua credibilità che avevamo in Europa per provvedimenti che non servono a nulla, forse nemmeno a far crescere i consensi di Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni europee. Che le abbiamo finanziate con clausole di salvaguardia da 25 miliardi e con previsioni clamorosamente errate da obbligarci, forse ancora prima dell’autunno a una brusca correzione di rotta. Che vuol dire tasse e tagli alla spesa nel bel messo di una fase recessiva del clclo economico. Tanto per essere chiari: Quota 100 ci costerà 40 miliardi, da qui al 2026. Dove li troviamo quei soldi? O meglio: ha senso trovarli, mentre ci toccherà aumentare le tasse o tagliare altrove?

Tutto quel che non si doveva fare l’abbiamo fatto, insomma. E l’abbiamo fatto solamente per evitare di fare quel che avremmo dovuto fare: tagliare il debito e la spesa corrente, abbassare le tasse, investire nella scuola e nelle infrastrutture. Da qui in poi, tutto quel che verrà, ce lo siamo meritato, e non sarà colpa di nessuno, se non nostra.
Buona recessione, Italia.

fonte: https://www.linkiesta.it/it/article/2019/01/31/ce-la-meritiamo-tutta-la-recessione-e-il-peggio-deve-ancora-arrivare/40937/

Nessuna pietà neanche per i morti – La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli – Ma la storia si ricorderà di voi, statene certi…

 

sindaca leghista

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Nessuna pietà neanche per i morti – La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli – Ma la storia si ricorderà di voi, statene certi…

La sindaca leghista non paga il funerale: da tre mesi il corpo di un ragazzo nigeriano abbandonato all’obitorio di Vercelli

Era morto investito da un treno. La denuncia di un consigliere regionale che si offre di pagare le spese

articolo di MARIACHIARA GIACOSA

Si è lanciato dal treno lo scorso ottobre e da tre mesi aspetta una sepoltura. Ingorghi burocratici e rimpalli di competenze (e una sindica leghista che si rifiuta di pagare), da novanta giorni impediscono il funerale del giovane nigeriano di 33 anni, morto sotto un treno sulla linea Chivasso-Novara il 25 ottobre. Il suo corpo è in una cella frigorifera dell’obitorio di Vercelli in attesa che qualcuno paghi la fattura per il recupero della salma e si faccia carico del funerale di povertà. Una vergogna, denuncia su Facebook il consigliere regionale del Pd Gabriele Molinari pronto a farsi carico di risolvere le pratiche amministrative e sostenere i costi delle esequie. Con lui molti utenti della rete lanciati in una gara di solidarietà per offrire degna sepoltura al ragazzo. “Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così – spiega Molinari – So però che come ogni altra persona ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi. Mi occuperò quindi di questa vicenda, cercando di trovare una soluzione. Condivido volentieri, con chi vorrà, la possibilità di essere di aiuto, con un gesto anche minimo. Siete tutti benvenuti in questa causa di civiltà e umanità”.

La vicenda inizia lo scorso ottobre quando il ragazzo  forse per sfuggire a un controllo della Polfersi lancia dal treno in corsa e muore, probabilmente nel territorio di San Germano Vercellese che però, a detta della sindaca Michela Rosetta, salviniana di ferro, mai è stato coinvolto dalle autorità giudiziaria e non si è occupato del recupero della salma. “Un nostro vigile era intervenuto sull’incidente ma gli è stato detto che non serviva il suo servizio” spiega. Peccato che il 13 dicembre il piccolo Comune del vercellese si è visto recapitare una fattura da 540 euro da parte dell’agenzia di pompe funebri “La quiete”, a cui non aveva però assegnato alcun mandato. “Anche perché ho la convenzione con un’agenzia di zona e nel caso avrei assegnato l’incarico a loro” precisa la prima cittadina che ha rigettato la fattura e approvato una delibera di giunta per tutelare il suo comune “che non può farsi carico di spese che non le competono”.

Non solo: pochi giorni dopo aver ricevuto la fattura, la sindaca ha trovato nella posta anche la richiesta da parte dell’Asl di Vercelli di sostenere i costi per il funerale di povertà. “Anche in questo caso non spetta a noi pagare – spiega la sindaca – mi dispiace per il dramma umano di questo ragazzo che da tre mesi attende il funerale, ma la legge dice che il funerale di povertà spetta al comune di residenza e risulta che il giovane fosse residente a Bergamo, non a San Germano”.
La vittima è un giovane nigeriano sbarcato a Lampedusa nel 2011. Aveva ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari dalla questura di Bergamo e stava aspettando il rinnovo. Non era un clandestino. Nel Vercellese lavorava come imbianchino
Il giorno dell’incidente tra l’altro era già scoppiata una polemica per il commento razzista di una dipendente delle Fs che era stata sentita pronunciare la frase: “Meglio lui che un altro”

fonte: https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/01/29/news/nessuno_paga_il_funerale_da_tre_mesi_il_corpo_di_un_ragazzo_nigeriano_abbandonato_all_obitorio_di_vercelli-217745270/?fbclid=IwAR2fiO677Z5_0ycEUXeaZ_rucVFw7BJRTReXfzvU2021xphYcZrvg2tIYJY

Franco CFA – Una mail di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks conferma che i francesi assassinarono Gheddafi perchè la sua politica monetaria metteva a rischio il loro metodo coloniale – E vi meravigliate che Julian Assange possa essere ammazzato da un momento all’altro?

 

Franco CFA

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Franco CFA – Una mail di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks conferma che i francesi assassinarono Gheddafi perchè la sua politica monetaria metteva a rischio il loro metodo coloniale –  E vi meravigliate che Julian Assange possa essere ammazzato da un momento all’altro?

 

Franco CFA, la mail della Clinton (mai smentita) che inguaia la Francia

di Laura Ferrara, Efdd – Movimento 5 Stelle Europa.

°Da uno scambio di mail pubblicate da Wikileaks tra Sidney Blumenthal, ex assistente di Bill Clinton, e Hillary Clinton emergerebbe in modo chiaro che la Francia attaccò la Libia nel 2011 solo per meri interessi economici e per salvaguardare il franco CFA che condiziona la vita politica ed economica di tutte le ex colonie francesi in Africa.

Blumenthal comunica a Hillary Clinton il piano di Gheddafi per stabilire una nuova moneta panafricana da poter fornire ai Paesi africani al posto del franco CFA. Alla scoperta di tale piano da parte dei servizi segreti francesi, sempre secondo Blumenthal, Nicolas Sarkozy decide di impegnare la Francia nell’attacco alla Libia.

Ecco uno stralcio della mail di Sidney Blumenthal tradotta in italiano:

“(…) Secondo le informazioni disponibili, il governo di Gheddafi detiene 143 tonnellate di oro e una quantità simile in argento. Verso la fine del mese di marzo 2011 questi stock sono stati spostati nel Sabha (sud-ovest in direzione del confine libico con il Niger e il Ciad); presi dai caveau della Banca centrale libica a Tripoli.

Questo oro è stato accumulato prima dell’attuale rivolta e doveva essere utilizzato per fondare una moneta panafricana basato sul Dinar libico. Questo piano è stato progettato per fornire ai Paesi africani francofoni una alternativa al franco francese (CFA).

Gli ufficiali dei servizi segreti francesi hanno scoperto questo piano poco dopo l’inizio dell’attuale rivolta, e questo era uno dei fattori che hanno influenzato la decisione del presidente Nicolas Sarkozy di impegnare la Francia nell’attacco alla Libia (…)”.

Vogliamo la verità. Questa mail – finora mai smentita – dimostrerebbe che il neocolonialismo francese è ancora attivo e presente in Africa e condiziona la vita economia di molti Paesi e di milioni di cittadini. Se si vogliono affrontare la cause dell’immigrazione bisogna superare davvero le politiche neocoloniali e restituire l’indipendenza economica all’Africa. L’Unione europea cosa pensa di tutto questo?”. 

 

fonte: http://www.efdd-m5seuropa.com/2019/01/franco-cfa-la-mail-d.html