Trattato di Caen – La Farnesina precisa: nessuna cessione di acque territoriali ai Francesi. Il trattato non è stato ratificato, dunque non ha alcun effetto giuridico. Ok, ma perchè non ci spiegano com’è che Gentiloni, quale Ministro degli Affari Esteri del Governo Renzi, LO HA SOTTOSCRITTO?

Trattato di Caen

 

 

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Trattato di Caen – La Farnesina precisa: nessuna cessione di acque territoriali ai Francesi. Il trattato non è stato ratificato, dunque non ha alcun effetto giuridico. Ok, ma perchè non ci spiegano com’è che Gentiloni, quale Ministro degli Affari Esteri del Governo Renzi, LO HA SOTTOSCRITTO?

Ve ne abbiamo già parlato:

Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media…

 

Lo scontro su Trattato di Caen

Italia-Francia. Farnesina: nessuna cessione di acque territoriali.

L’accordo (sottoscritto nel 2015) prevede che dal prossimo 25 marzo decine di miglia marittime ci verranno sottratte per passare sotto il controllo della Francia.

Il Ministero degli esteri insiste: il nostro Paese non lo ha ratificato, dunque non ha alcun effetto giuridico

La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento. Lo precisa la Farnesina, “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”. Nella nota non è fatto alcun nome, ma appare evidente il riferimento al Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che sul suo profilo Facebook aveva postato: “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato”, ha scritto Meloni.  “Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. “Chiediamo, inoltre, l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che comporta variazioni del territorio italiano”, ha aggiunto la leader di FdI, “sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”. Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”. La Farnesina spiega che “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”.

L’ambasciata – dice ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette al più presto possibile’”.

Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.

Insomma… Il trattato c’è ma non sarà ratificato.

Ma qualcuno ci spiega perchè Gentiloni lo ha firmato?

A 23 anni dall’assassinio di Ilaria Alpi, la madre Luciana ancora una volta ci insegna coraggio e la dignità!

 

Ilaria Alpi

 

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A 23 anni dall’assassinio di Ilaria Alpi, la madre Luciana ancora una volta ci insegna coraggio e la dignità!

Luciana Alpi ancora una volta ci ha insegnato il coraggio e la dignità

Sono trascorsi ormai 23 anni da quel 20 marzo 1994, giorno in cui Ilaria Alpi è stata uccisa in Somalia. La madre ieri ha annunciato che non attenderà più la Giustizia italiana.

Ilaria Alpi aveva solo 33 anni quando è stata assassinata a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin

Questo articolo è stato scritto il 18 marzo del 2017 dopo che Luciana Alpi, la mamma di Ilaria, aveva detto di voler smettere di frequentare uffici giudiziari e promuovere nuove iniziative visto che tutti i tentativi di scoprire la verità sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin erano finiti den nulla.

C’è un Paese intero che da più di 20 anni chiede la verità. Una verità che si è fatto di tutto per nascondere. Forse divulgarla ci avrebbe indignato troppo, avrebbe schifato anche un Paese come il nostro che conosce molto bene cosa sia il pelo nello stomaco e che convive senza farsi troppe domande con i misteri della storia.

Sono trascorsi ormai 23 anni da quel 20 marzo 1994, giorno in cui Ilaria Alpi, giovane giornalista, inviata del Tg3, è stata uccisa in Somalia. Ieri dopo un dolore che non fa a spiegare, mamma Luciana Alpi – la mamma di tutti i figli d’Italia che non hanno avuto giustizia- dopo aver subito anche l'”umiliazione di formali ossequi” ha preso una difficile decisione: gettare la spugna.

Ma attenzione: non si è arresa. Il suo è un altro modo di combattere. Continuare a difendere il nome di una figlia che in tanti nelle istituzioni hanno fatto finta di piangere in questi due lunghissimi decenni. Il suo è stato l’ergastolo del dolore, quello che tocca a tutti i genitori che hanno avuto la condanna di dover seppellire i propri figli, ma questa donna -personificazione della dignità di una fetta del Paese- non ha avuto la consolazione neppure di sapere che i responsabili (quelli veri) sono stati assicurati alla giustizia. Dolore doppio.

“Ho deciso di astenermi d’ora in avanti dal frequentare uffici giudiziari e dal promuovere nuove iniziative. Non verrà però meno la mia vigilanza contro ogni altro tentativo di occultamento”, ha detto la signora Luciana.
“Con il cuore pieno di amarezza, come cittadina e come madre – ha aggiunto Luciana Alpi – ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben ventitré anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin. Non posso tollerare ulteriormente il tormento di un’attesa che non mi è consentita né dall’età né dalla salute”.

Viene da pensare a quelle due parole, due pietre, di Pasolini che calzano a pennello in questa vicenda torbida: Io so. Noi sappiamo chi sono i mandanti dell’assassinio di Ilaria Alpi, anche se continueranno a nasconderli.

Grazie Luciana Alpi: madre di dignità e coraggio di tutti gli italiani di buona volontà.

Il mio ultimo pensiero va Giulio Regeni, spero che mamma Paola non debba passare lo stesso inferno. L’inferno di un silenzio imposto.

 

tratto da: http://www.globalist.it/news/articolo/2017/03/18/luciana-alpi-ancora-una-volta-ci-ha-insegnato-il-coraggio-e-la-dignita-213326.html

L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media…

 

mare

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L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media…

Ve ne abbiamo già parlato:

Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

Cessioni alla Francia, ammiraglio De Giorgi: l’Italia ha rinunciato a porzioni di mare

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Non tutti lo sanno ma con un accordo firmato a Caen nel marzo 2015 tra Italia e Francia, erano stati revisionati i nostri confini marittimi. L’accordo, derivante da un negoziato cominciato nel 2006 e terminato 6 anni più tardi secondo il ministero degli Esteri sarebbe stato “necessario al fine di definire i confini marittimi alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico”.

L’Italia avrebbe quindi rinunciato ad alcune porzioni di mare del mar Ligure ed al tratto compreso tra nord Sardegna ed arcipelago toscanoL’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo con il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque quelli che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi.

L’episodio dunque fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. Piuttosto indispettito dalla vicenda l’assessore regionale alla pesca della Liguria Stefano Mai aveva dichiarato: “il sequestro del peschereccio Mina ha posto l’attenzione sull’urgenza di arrivare all’elaborazione di un piano di gestione della pesca al gambero rosso condiviso tra Italia e Francia, sul modello di quanto abbiamo elaborato con successo sul rossetto. Lo strumento più praticabile e che porterebbe a una soluzione definitiva di un annoso problema di pesca nelle acque al confine è la stesura di un piano delle risorse condivise, previsto dal regolamento mediterraneo. La pesca al gambero rosso è un target strategico per la Liguria che vogliamo tutelare arrivando a una soluzione definitiva che faccia uscire i nostri pescatori da un’incertezza normativa che dura ormai da troppi anni. Il trattato sul nuovo confine marino si è rivelato fortemente penalizzante per l’Italia”.

Secondo i giornali della Corsica l’accordo di Caen prevedeva una sorta di scambio territoriale: l’Italia avrebbe ceduto la “Fossa del cimitero” nelle acque di Ospedaletti in provincia di Imperia ottenendo in cambio alcune secche tra Corsica, Capraia ed Elba. Proprio la Fossa del cimitero è un tratto di mare molto ricco dal punto di vista della pesca, con una vivace presenza proprio di gamberoni rossi. Mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando il peschereccio Mina. Due mesi dopo il fermo del peschereccio erano però arrivate le scuse: la dogana francese aveva contestato per errore il mancato rispetto del trattato del 21 marzo 2015, visto che non era mai stato ratificato dal Parlamento italiano.

La Farnesina, pressata da interrogazioni parlamentari e dagli allarmi lanciati sulla cessione di mare da parte dell’Italia, nel febbraio 2016 aveva provato a fare chiarezza: “Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS”. Un accordo non solo non ratificato ma che sembrava aver suggerito ad Italia e Francia di aprire un nuovo negoziato per rivederne in contenuti.

Ad oggi i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti. Una recente sentenza del tribunale di Imperia ha assolto un pescatore dall’accusa di avere sconfinato in acque francesi. Il tribunale ha infatti dichiarato non valido anche il trattato di Mentone del 1892 che regolava i confini tra riviera ligure e Costa Azzurra, anche in questo caso per la mancata ratifica del Parlamento. Un precedente che farà giurisprudenza viste le numerose contestazioni rivolte dalla gendarmeria marittima francese ai pescherecci sanremesi. Certo è che il tema della territorializzazione dell’alto mare da parte degli stati rivieraschi è di fondamentale importanza per l’Italia sia sotto l’aspetto della sua valorizzazione economica sia della sua protezione dallo sfruttamento eccessivo e indiscriminato.

L’Italia è stata sinora assente nell’area internazionale per quanto riguarda la politica marittima, non solo in ottica Difesa, ambito paradossalmente sempre più esercitocentrico a dispetto degli accadimenti mediterranei, ma in tutte le sue più ampie declinazioni. Il mutilateralismo come sempre rifugio anestetico dalle nostre repsonsabilità si traduce nel piegarsi alla volontà non solo della Francia, ma anche della Grecia e dei paesi della riva opposta dell’Adriatico che si avvantaggiano della nostra pavidità e indifferenza.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

 

Tratto da: http://www.imolaoggi.it/2018/03/19/cessioni-alla-francia-ammiraglio-de-giorgi-litalia-ha-rinunciato-a-porzioni-di-mare/

 

L’accusa del Codacons: per colpa dei continui tagli e di una gestione politica sballata di Renzi e Lorenzin, la Sanità in Italia è diventata un privilegio dei ricchi

Codacons

 

 

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L’accusa del Codacons: per colpa dei continui tagli e di una gestione politica sballata di Renzi e Lorenzin, la Sanità in Italia è diventata un privilegio dei ricchi

SANITÀ PUBBLICA, ATTESA FINO A 1 MESE IN PIÙ IN 3 ANNI
CODACONS: COLPA DEI CONTINUI TAGLI ALLA SANITA’ E DI UNA GESTIONE POLITICA SBALLATA. SUBITO DIMISSIONI DEL MINISTRO LORENZIN

IN ITALIA SANITA’ E’ PRIVILEGIO DEI RICCHI, CON LORENZIN SITUAZIONE E’ PEGGIORATA

I numeri emersi dall’indagine sui tempi delle liste di attesa realizzata dal C.R.E.A. non lasciano spazio alle interpretazioni e dimostrano in modo inequivocabile come il servizio sanitario sia gravemente peggiorato negli ultimi anni. Lo afferma il Codacons, che chiede oggi le dimissioni del Ministro della salute, Beatrice Lorenzin.
Dallo studio si evince come la sanità in Italia sia un privilegio dei ricchi: chi ha risorse disponibili può curarsi meglio e più velocemente, e la causa di tale peggioramento è da ricercarsi principalmente nei continui tagli alla sanità registrati nel nostro paese negli ultimi anni, che hanno prodotto un peggioramento qualitativo e quantitativo del servizio reso all’utenza – spiega il Codacons – In tale contesto la politica ha una responsabilità evidente, perché la gestione della sanità pubblica e delle risorse in tale settore è risultata del tutto sballata. Da notare infine come i tempi di attesa si siano allungati sotto la guida del Ministro Beatrice Lorenzin, che ha dedicato forse troppa attenzione ai vaccini obbligatori e non sufficiente impegno verso un miglioramento della sanità pubblica e un abbattimento delle liste d’attesa. Per tale motivo chiediamo al Ministro della salute di rassegnare oggi stesso le proprie dimissioni.

fonte: https://codacons.it/sanita-pubblica-attesa-fino-a-1-mese-in-piu-in-3-anni/

Papa Francesco l’ultimo Comunista – sempre e solo Lui di fianco alla Gente: La mancanza di lavoro per i giovani è peccato sociale. Loro non si abituino alla corruzione…!

 

Papa Francesco

 

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Papa Francesco l’ultimo Comunista – sempre e solo Lui di fianco alla Gente: La mancanza di lavoro per i giovani è peccato sociale. Loro non si abituino alla corruzione…!

Papa Francesco: “La mancanza di lavoro per i giovani è peccato sociale. Loro non si abituino alla corruzione”

l pontefice si scaglia contro la disoccupazione giovanile durante la riunione pre-Sinodo nel pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma. Parole che arrivano nella stessa giornata in cui vengono diffuse le anticipazioni del libro – intervista Dio è giovane: “Non devono abituarsi ai corrotti. Quello che lasciamo passare oggi, domani si ripresenterà”

La disoccupazione giovanile è un peccato sociale. Lo dice Papa Francesco durante la riunione pre-Sinodo nel pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma, rivolgendosi direttamente ai giovani dei diversi continenti. Proprio a loro sarà dedicato il Sinodo convocato per ottobre. “Sarà un appello rivolto alla Chiesa – spiega il pontefice – perché riscopra un rinnovato dinamismo giovanile. Nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza“.

Poi Bergoglio si scaglia contro la disoccupazione giovanile. “I giovani sono spesso emarginati dalla vita pubblica e costretti a mendicare occupazioni che non garantiscono un domani. Troppo spesso siete lasciati soli“, sono le parole del Papa, che ricorda come “in Italia il tasso di disoccupazione giovanile sia al 35% e in alcuni Paesi vicini supera anche il 50%”. Per Papa Francesco “la disoccupazione crea dipendenze e può portare fino al suicidio. Questo è un peccato sociale: la società è responsabile di questo”. Una situazione che Francesco analizza in questo modo: “Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti. È la filosofia del trucco, le persone crescono e si truccano per sembrare giovani e allo stesso tempo non fanno crescere i giovani”.

“I giovani – continua sempre Bergoglio – non sono il Premio Nobel della prudenza ma vanno presi sul serio. Troppo spesso si parla di giovani senza interpellarli. Anche le migliori analisi sul mondo giovanile, pur essendo utili, non sostituiscono la necessità dell’incontro faccia a faccia. Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi a distanza di sicurezza, così da non farsi provocare da voi”.  Ma, avverte sempre il Papa, “non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio“.

Parole che arrivano nella stessa giornata in cui vengono diffuse le anticipazioni di Dio è giovane libro-intervista in uscita domani in Italia per Piemme. Un saggio in cui il Papa si scaglia contro la corruzione.”Il corrotto non conosce l’umiltà, riesce sempre a dire non sono stato io e lo fa con una faccia da finto santarellino – “fa la mugna quacia“, come diciamo in dialetto piemontese -, vive nel plagio, si stanca di chiedere perdono e finisce molto presto per smettere di chiederlo”, dice il pontefice nel libro scritto con Thomas Leoncini.  “I corrotti – continua  – sono all’ordine del giorno. Ma i giovani non devono accettare la corruzione come fosse un peccato come gli altri, non devono abituarsi mai alla corruzione, perché quello che lasciamo passare oggi, domani si ripresenterà, finché ci faremo l’abitudine e anche noi ne diventeremo ingranaggio indispensabile”.

“I giovani -prosegue il pontefice . hanno, alla pari degli anziani, la purezza e insieme, giovani e anziani, devono essere orgogliosi di ritrovarsi – puliti, puri, sani – a disegnare un percorso di vita comune senza corruzione. Ci tengo a spiegare bene l’idea di purezza come concetto che accomuna giovani e vecchi. I giovani sono puri perché non hanno conosciuto sulla pelle la corruzione, sono in una certa misura plasmabili dal presente e questo può rivelarsi anche pericoloso, perché la purezza che vivono può trasformarsi in qualcosa di brutto, di impuro, di sporco, soprattutto se devono fronteggiare ripetuti tentativi di proselitismo e conformazionealla massa. Con la vecchiaia, parlando in termini generali, perché purtroppo non tutti i casi specifici sono così, gli esseri umani tornano in un certo senso al loro stato puro, non hanno più la bramosia del successo, del potere, non sono più condizionati dall’effimero come lo potevano essere stati da adulti”.

Secondo il Papa anche un corrotto pentito, però, può dare il suo contributo alle nuove generazioni. “E attenzione – aggiunge -: anche un vecchio pentito, che anni prima aveva fatto parte dei corrotti, può diventare utile per la crescita dei giovani. Quel vecchio, infatti, ha conosciuto i meccanismi della corruzione e li ha riconosciuti, così può indicare al giovane come non cascarci dentro, condividendo con lui l’esperienza, e spiegare come non fare la sua stessa fine. Torniamo quindi all’importanza della testimonianza”.

 

 

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/19/papa-francesco-la-mancanza-di-lavoro-per-giovani-e-peccato-sociale-loro-non-si-abituino-alla-corruzione/4235655/

Ma secondo voi uno che prende il 74% dei consensi ha bisogno di brogli o minacce? La verità che non ci vogliono dire è un’altra – Qualità della vita, salari, Pil e debito pubblico: così Putin ha reso grande la Russia!

 

Putin

 

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Ma secondo voi uno che prende il 74% dei consensi ha bisogno di brogli o minacce? La verità che non ci vogliono dire è un’altra – Qualità della vita, salari, Pil e debito pubblico: così Putin ha reso grande la Russia!

Vladimir Putin fu eletto presidente la prima volta nel 2000. In 18 anni, l’economia della Federazione Russa è drasticamente cambiata e in positivo. Lo dimostrano i dati pubblicati su Russia Today.

Qualità della vita
Prima dell’elezione di Putin, la Russia aveva un PIL pro capite di 9,889 dollari a parità di potere d’acquisto (PPP). La cifra era quasi triplicata entro il 2017 e ora ha raggiunto i 27,900 dollari. La Russia ha il più alto PIL pro capite di tutti i BRICS, con il secondo più alto, la Cina, ferma a 16,624 dollari. Il PPP tiene conto del costo della vita relativo e dei tassi di inflazione dei paesi al fine di confrontare gli standard di vita nelle diverse nazioni. Il salario mensile nominale medio è cresciuto di quasi 11 volte da 61 dollari a 652 dollari. La disoccupazione è diminuita dal 13% al 5,2%. Le pensioni sono cresciute di oltre il 1.000 percento nello stesso periodo da 20 dollari a 221 dollari.

Prestazioni economiche
La Russia è la sesta economia al mondo per Potere d’acquisto, con un PIL di 4 trilioni di dollari. PwC ha previsto che entro il 2050 il paese diventerà la più grande economia europea con questa misura, lasciandosi alle spalle Germania e Regno Unito.

Nel 1999, l’economia russa del PPP valeva solo 620 miliardi. Quindi, negli ultimi 18 anni, la produzione economica russa in questi termini è aumentata del 600%.

I tassi di inflazione sono diminuiti dal 36,5% al 2,5% entro la fine del 2017. Il valore totale delle attività del sistema bancario russo è aumentato da 24 volte a $ 1,43 trilioni. La capitalizzazione del mercato azionario russo è cresciuta di oltre 15 volte fino a 621 miliardi.

Debito pubblico e riserve estere
Quando Putin fu eletto nel 2000, la Russia aveva appena 12 miliardi di dollari di riserve, accompagnate da un debito pubblico – che era quasi uguale alla produzione economica del paese – al 92,1 per cento.

Le cose sono cambiate notevolmente in 18 anni, dal momento che il debito pubblico russo si è ridotto al 17,4% del PIL e le riserve sono aumentate a 356 miliardi di dollari. Il basso debito e le crescenti riserve hanno aiutato il paese a sopravvivere alla crisi economica del 2008 e alla recessione del 2014-2016, causata da una caduta dei prezzi del petrolio e delle sanzioni occidentali. Le riserve auree russe sono aumentate di oltre il 500% dal 2000. La banca centrale russa (CBR) ha aggiunto 9,3 tonnellate di oro alle sue riserve in dicembre, portando le aziende totali annue a un valore record di 1.838,211 tonnellate – del valore di oltre 76 miliardi di dollari in termini monetari .

fonte: http://www.oltrelalinea.news/2018/01/28/qualita-della-vita-salari-pil-e-debito-pubblico-cosi-putin-ha-reso-grande-la-russia/

 

Ecco i cinque motivi per cui Putin ha stravinto le elezioni presidenziali

Nel corso della notte, man mano che si scrutinano le schede in tutto il Paese, il vantaggio diVladimir Putin è costantemente aumentato. La rabbia dell’Unione europea, delle Nazioni Unite, della Nato, e soprattutto dei giornali “democratici”, aumenta in parallelo. Per anni hanno gettato fango e menzogne sulla Russia di Putin, questa delle spie è solo l’ultimo esempio, non rendendosi conto di una verità fondamentale: è la Russia che è Europa, non l’Africa, che invece lo sta diventando. E’ la Russia che da sempre è autenticamente occidentale, e non i musulmani alieni che stanno invadendo il nostro continente rifiutando di integrarsi, odiandoci, e facendo esplodere, oltre che le contraddizioni, anche le bombe. E’ la Russia che deve entrare in Europa e sono i musulmani a doverne uscire, come sempre più Stati, dalla Polonia all’Ungheria e presto anche l’Italia, stanno provvedendo a fare.

Per quanto riguarda i motivi che hanno condotto alla vittoria di Putin in libere elezioni, il primo motivo, contingente, è senza dubbio la recente aggressione contro Mosca guidata dal Regno Unito, ma a cui si sono uniti anche altri Paesi occidentali, Italia compresa con Gentiloni, per la vicenda dell’avvelenamento della spia russa che viveva in Inghilterra. Non ci vuole una raffinata sensibilità politica a capire che i servizi russi non c’entrano nulla, come ha detto ieri sera lo stesso presidente russo: è assurdo pensare che la Russia faccia un gesto del genere prima delle elezioni e prima dei Mondiali di Calcio. Le ritorsioni di Londra e verosimilmente anche di altri Paesi, Italia pecorona compresa, hanno spinto i russi a fare quadrato intorno al loro presidente.

Il secondo motivo è legato alla questione della Crimea, regione da sempre russa che per giunta si è espressa inequivocabilmente in un libero referendum per il rientro nella madre patria. Il tanto decantato principio di autodeterminazione dei popoli per la Crimea non vale, mentre vale peraltre situazioni, e l’Europa e l’Occidente hanno approfittato di questa situazione per varare le sanzioni economiche alla Russia. La storia insegna che le sanzioni rafforzano il popolo che le subisce, e in questo caso ha danneggiato solo i Paesi esportatori verso la Russia, come l’Italia, il cui governo di sinistra si è subito appecoronato al suo padrone Ue.

Il terzo motivo riguarda la tragedia siriana, dove Mosca ha subito preso posizione in favore del legittimo presidente siriano Bashar el Assad, che invece Onu, Ue e Nato vorrebbero vedere fare la fine di Saddam Hussein e di Muhammar Gheddafi. I media sono stati fondamentali per ingannare l’opinione pubblica mondiale, facendo passare Assad per un dittatore anziché per un presidente responsabile che ha represso un golpe islamico pagato e fomentato dall’estero, proprio da coloro che gli hanno dato addosso per sette anni. Ora Assad e Putin hanno represso il golpe armato e Ue e soci sbavano di rabbia.

Il quarto motivo è dovuto alla scelta univoca delle potenze occidentali di prendere parte per il corrotto regime ucraino anziché per la democrazia moscovita nella questione del Donbass, dove una minoranza filorussa è perseguitata dalla dittatura di Kiev. Tutte scelte inspiegabili, queste della comunità internazionale, votata a distruggere la Russia di Putin a ogni costo e invece destinata a sbatterci il muso, come sta avvenendo.

Il quinto motivo è legato a una questione interna: gli avversari di Putin erano tutti di uno spessore insignificante, pregiudicati, personaggi equivoci, eccentrici o relitti del passato. Secondo è arrivato un comunista populista (i nostalgici esistono anche in Russia), poi il buffo nazionalista Zhirinovsky, seguito da una specie di soubrette isterica che ha avuto il suo momento di notorietà. Le cosiddette opposizioni in Russia sono pagate da quelle forze che non vedono bene il fatto che Putin sia diventato protagonista sulla scena internazionale. Ma si devono fare una ragione anche di questo, perché oramai è così.

Concludendo, i russi hanno dato forza a Putin perché si sono sentiti ingiustamente attaccati, accerchiati e diffamati sistematicamente dall’Occidente che non ha più una stella polare ma si fa dirigere da lobbies economiche e subcultura politcally correct. Quello che può accadere ora, a meno che Donald Trump, una altro grande escluso dal pensiero omogeneo, non capisca che Putin può diventare il suo più grande alleato, è che la Russia si sposti sempre più verso la Cina di Xi Jinpin e verso l‘Iran degli ayatollah. dividendo nuovamente in mondo in due blocchi. Se ciò dovesse accadere, l’Occidente dovrà solo mangiarsi i gomiti perché sarà la principale causa del suo danno. La destra italiana, come hanno detto in queste ore Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per non parlare di Silvio Berlusconi che di Putin è amico personale, simpatizza per lo zar, riconoscendone il buon governo e la saggezza in politica estera. Putin, insomma, come recitano i risultati, è l’esempio di come si governa un Paese sovrano. Il primo atto che ci aspettiamo dal nuovo governo italiano sarà quello di togliere le sanzioni alla Russia, anche a costo di scontentare i burocrati di Bruxelles.

 

fonte: http://www.secoloditalia.it/2018/03/ecco-i-cinque-motivi-per-cui-putin-ha-stravinto-le-elezioni-presidenziali/

Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

 

trattato

 

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Quello sporco trattato – accuratamente nascosto dai media – firmato da Gentiloni con cui il Governo Renzi ha REGALATO alla Francia, porzioni del nostro mare, giacimenti di petrolio e miliardi di Euro. Si potrebbe ancora annullare, ma nessuno se ne frega!

 

Quel trattato tra Italia e Francia che regala miliardi di euro a Parigi

Il prossimo 25 marzo dovrebbe entrare in vigore il Trattato di Caensottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ed il suo omologo francese, con il quale diverse decine di miglia marittime passeranno alle acque territoriali francesi.

Secondo gli estremi del trattato, infatti, alcune porzioni di mare verranno sottratte al Mare di Sardegna e al Mar Ligure, per passare sotto la competenza economica della Francia, che gioverà di acque costiere in Corsica da 12 a 40 miglia, mentre la Zes (Zona Economica Speciale) in prossimità delle acque territoriali sarde, estenderà la competenza francese per le 200 migliamarittime in questione.

Il trattato è passato in sordina rispetto all’opinione pubblica nazionale, i cui risvolti sono potenzialmente economicamente molto dannosi per il nostro Paese. Si perde, infatti, un tratto di mare molto pescoso, che danneggerà notevolmente l’industria ittica delle zone italiane interessate, senza considerare il fatto che l’Italia rinuncia, per un cavillo, allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi individuato al largo della Sardegna, e che dunque passerà in mano francese.

Per un Paese importatore netto di risorse minerarie, rinunciare ad un giacimento del genere non pare molto lungimirante. Si parla infatti di 1.400 miliardi di metri cubi di gas, nonché 420 milioni di barili di petrolio. Le dimensioni non sono impressionanti, è vero, ma non comunque trascurabili: azzardando un paragone con il giacimento Zohr, considerato il più grande del mondo, al largo delle coste egiziane, di cui Eni è proprietario per la quasi totalità, parliamo di un giacimento che è circa un decimo.

L’articolo 4 del Trattato di Caen, dunque, agevola lo Stato francese all’accesso al giacimento qualora le trivellazioni fossero effettuate in acque francesi, e con l’entrata in vigore di questo trattato ciò è particolarmente facilitato. A ciò, inoltre, si somma una sospetta azione da parte del governo italiano, che ha bloccato due anni fa la compagnia norvegese Statoil che aveva richiesto formalmente l’autorizzazione ad effettuare dei carotaggi del fondale. La gravità dell’azione, in senso meramente pratico, risiede anche nel fatto che non sembrano previste alcune royalties da corrispondere al governo italiano, visto lo sfruttamento di un giacimento completamente in acque italiane, ma che con le modifiche dei confini marittimi attuati, lascerebbero alla Francia l’assoluta libertà di azione, senza obblighi, lasciando all’Italia soltanto eventuali, sebbene marginali, danni ambientali.

Il tutto sembra condito da un alone di totale apatia che il governo italiano al momento sembra voler mantenere nei confronti di questo accordo: dal momento che non vi è stata ratifica formale via legge del trattato, la Francia ha attivato presso Bruxelles una procedura unilaterale di ratifica, che il 25 marzo, in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure tali tratti di mare alla Francia.

L’unico a poter porre un freno a tale procedura è il presidente del Consiglio in pectore, lo stesso Paolo Gentiloni che ha sottoscritto il trattato; il quale, tuttavia, non sembra muoversi in tal senso.

La polemica e le preoccupazioni sono state sollevate dagli esponenti del centrodestra italiano, tra i quali Giorgia Meloni, Daniela Santanché e Roberto Calderoli, i quali hanno espresso il loro dissenso verso il trattato e hanno chiesto ufficialmente a Gentiloni di provvedere ad annullare l’accordo. In particolare, il senatore della Lega ha sostenuto quanto segue: “Non possiamo regalare alla Francia, sulla base di un trattato mai ratificato dal Parlamento italiano, un’importante porzione di acque territoriali in Liguria e Sardegna, tratti di mari ricchissimi di fauna ittica, fondamentali per la nostra pesca, e fondali marini ricchissimi di idrocarburi con giacimenti molto promettenti, capaci di fornire nel giro di pochi anni decine di miliardi di metri cubi di gas e centinaia di milioni di barili di petrolio. […] Gentiloni  intervenga subito con Parigi, diversamente considereremo anche l’ipotesi di farlo rispondere del danno erariale causato all’Italia regalando alla Francia decine di miliardi tra fauna ittica e idrocarburi”.

 

fonte: http://www.occhidellaguerra.it/trattato-caen-regala-miliardi-risorse-alla-francia/

Caro sig. Sgarbi, credo di poter parlare anche a nome di tanti, tantissimi Italiani. Essere gay è naturale… È l’essere omofobo e anche molto stronzo che mi fa schifo.

Sgarbi

 

 

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Caro sig. Sgarbi, credo di poter parlare anche a nome di tanti, tantissimi Italiani. Essere gay è naturale… È l’essere omofobo e anche molto stronzo che mi fa schifo.

 

Di Maio è gay? Non credo che sia una cosa rilevante ai fini politici.

Non ritengo l’orientamento sessuale assolutamente rilevante ai fini di giudicare una persona in alcun campo, tantomeno la politica.

Figuratevi che sono quello che ha saputo che Lucio Dalla era gay solo dopo la sua morte, ma solo perchè ne hanno straparlato i media.

Invece mi fanno schifo gli omofobi. Specialmente quando sono degli stronzi.

E mi fanno schifo le testate giornalistiche che hanno riportato le affermazioni di Sgarbi come “nostizia choc”

Perchè choc?

Credevo che delle merde che mandavano al confino gli omosessuali ce ne fossimo liberati una settantina d’anni fa…

No signor nessuno.

Non hai denigrato nessuno.

Hai solo dato (e non ne avevamo oltremodo bisogno) ulteriore lustro alla tua pochezza.

 

By Eles

 

Lettura consigliata:

Fantastico Andrea Scanzi: “Due parole su quel che resta di Sgarbi”

Fantastico Andrea Scanzi: “Due parole su quel che resta di Sgarbi”

Sgarbi

 

 

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Fantastico Andrea Scanzi: “Due parole su quel che resta di Sgarbi”

Due parole su quel che resta di Sgarbi

Devo confidarvi un segreto: c’è Vittorio Sgarbi, o quel che ne resta, che da tre giorni mi manda sms di insulti. Mercoledì notte: “Inutile, inetto”. Ieri: “Coglione e disonesto”. E via così. Senza ovviamente che io me lo sia mai filato di pezza. Già solo questo ci dà contezza di come Basaglia, purtroppo, abbia fallito. Evidentemente il poveruomo non ha ancora metabolizzato la figuraccia raccattata martedì a Cartabianca. Infatti è sempre lì a scrivere (male) di me su Il Giornale, scavando ogni giorno di più.

Non riesce proprio a metabolizzare lo smacco. Anche se non sembra, Sgarbi o quel che ne resta è però un uomo tenero. Per questo voglio dedicargli pensieri saturi di affetto e stima.

1. Sgarbi scrive: “Ricordo (a Scanzi, NdA) che, in quarant’anni, ne ho visti tanti come lui, sparire. Mentre io ci sono ancora. E me lo mangio”. Ohi ohi: è già nella fase terminale in cui si fa i complimenti da solo e si convince allo specchio di avercelo lungo. Sgarbi non si rende conto che, in questi quarant’anni, è lui ad essere scomparso da un pezzo. E’ postumo in vita da anni, ma purtroppo non pare rendersene conto. Voglio però rassicurarlo: non ho mai fatto la corsa su di lui, semplicemente perché non amo vincere facile. E più ancora perché non sono necrofilo.

2. Sgarbi straparla di fascismo e grillismo, dicendo che ogni fascismo ha i giornalisti che si merita e quello del grillismo sarei io.Ciao core. Dirmi che sono “grillino” è come dire a Sgarbi che è bello: una sciocchezza in sé, ontologicamente. E’ poi vero che ogni epoca ha pure i suoi cortigiani. O le sue meretrici di basso rango, nonché malamente avvizzite.

3. Prima di dire che il grillismo fosse fascismo, il flatulente seriale di Ferrara andava a pranzo con Grillo e diceva che in fondo i grillini non erano male. Poi, visto che tra i 5 Stelle non se l’è filato nessuno, ha provato la carta Renzi sfruttando la sponda Farinetti. Niente. Quindi è tornato a fare il giullare moscio del Berlusca, dopo una parentesi tragicomica con Tremonti e uno straparlare afono di Rinascimento. Una prece.

4. Essendo sconnesso da un bel pezzo, Sgarbi mi accusa di avere molti meno spettatori e lettori di lui. Ricordate: quando un vecchietto accusa uno più giovane di non avere pubblico, sta solo provando a ricordare a se stesso di essere ancora vivo. Oltretutto Sgarbi, che ormai non ne indovina una neanche per sbaglio, ha pure scelto il momento peggiore per dirmelo: il mio libro Renzusconi ha raggiunto le sei edizioni ed è in classifica da più di tre mesi, sideralmente davanti al libretto di Sgarbi uscito nell’anonimato. E il mio spettacolo omonimo ha fatto più spettatori e sold out in un mese che i suoi (discreti) show logorroici in un anno.

Caro Vittorio, non sei neanche il passato. Non sei. E basta.

5. Sgarbi non capisce nulla di politica e non ha mai indovinato non solo un’esperienza di governo (Salemi forever), ma nemmeno un’analisi. Cinque anni fa, dopo una puntata a L’Aria che tira, invitò a casa sua sia me che Cuperlo. Ci promise di farci pranzare e se ne dimenticò (o forse costava troppo). In compenso parlò due ore di fila. Ci disse che Cuperlo era il futuro del Pd. Cuperlo si toccò le palle e capì all’istante che era già finito tutto. Dopo il Referendum costituzionale disse che Renzi aveva vinto, perché “quel 40% è tutto suo”. E infatti si è visto. Anche come politologo, per parafrasarlo in amicizia, è una capra stitica.

6. Sgarbi non ha un pubblico “suo”. Ogni volta che ha provato a fare qualcosa da solo in tivù, tipo prime serate sulla Rai, ha avuto meno pubblico di Socci con Excalibur. Funziona, sempre meno, come sciroccato bollito che urla a caso. Va bene come opinionista alla Pupa e il Secchione. O come zimbello virale quando si fa riprendere sulla tazza del cesso, nel tentativo disperato di espellere se stesso. Senza peraltro riuscirci (la stipsi è una brutta bestia).

7. Sgarbi non ha elettori, politicamente vale meno di un Alfano coi capelli e ad Acerra non lo ha votato neanche il gatto. Dopo la figuraccia epocale con Di Maio, nella quale è stato in grado di perdere con 43 (ahahahahaha) punti di distacco, avrebbe dovuto ritirarsi in un eremo. Invece blatera ancora perché si è salvato col paracadute come un Carbone qualsiasi. Politicamente ha il peso di Ferrara e Adinolfi. Senza però averne (più) l’intelligenza.

8. Sgarbi capisce di storia dell’arte, ma non è l’unico a capirne. UnTomaso Montanari gli mangia in testa e lui è il primo a saperlo. Questa cosa che Sgarbi “ha un carattere pessimo però quando parla di quadri è bravo”, ha stancato: sarebbe come dire che quell’idraulico che ti ha bombardato e raso al suolo la casa, in fondo, il rubinetto te l’ha aggiustato benino. Quindi potresti anche richiamarlo. Sveglia ragazzi, dai.

9. Lo Sgarbi “politico” fa più assenze di Salvini al Parlamento Europeo e lo Sgarbi provocatore si dichiara poi coraggiosamente nullatenente quando si becca una querela. Basta farsi un giro in Rete, ma anche solo chiedere di lui, per trovarne tanti che ti raccontano come lui e la sua corte dei miracoli se ne siano andati senza pagare la cena o l’albergo. Forse millantano. E forse no.

10. Sgarbi è ormai una mesta caricatura di se stesso. Un Bufalo Bill esibito nel circo mediatico per il piacere del pubblico che sghignazza guardando il nonnetto che sbrocca o magari scorreggia a Le Iene. Gli unici a difenderlo ancora sono due o tre siti anti-grillini e il poro Cruciani. Lo stesso Cruciani che Sgarbi, a Radio Belva (programma durato come un pensiero forte di Gasparri), battezzò così: “Ti piscio in testa, tazza di merda”. Vamos.

11. Sgarbi è un po’ umorale. E’ capace di venire da me a Reputescion (garbatissimo) e subito dopo andare da Cruciani e urlargli di tutto: è successo davvero, era proprio lo stesso giorno. Idem con Peter Gomez. Prima fece la persona piacevole a la Confessione sul Nove. Poi, pochi giorni dopo, accusò Gomez di ogni nequizia a Piazzapulita. E’ sconnesso da se stesso, dal mondo, da tutto.

12. Prima di caderci come una pera cotta con me, Sgarbi fece una figura persino peggiore con Piero Ricca, che lo demolì perculandolo. Riguardatevi i filmati su YouTube: me-ra-vi-glio-si. Sgarbi, impavido come una prugna secca, minacciò di chiamare la polizia e diede a Ricca della “checca”. L’ha fatto anche con me: quando è in difficoltà ti dà del “finocchietto” e “rotto in culo”. Già il solo fatto di usare (a caso) il tema dell’omosessualità come “insulto” dà la misura del personaggetto, o quel che ne resta. Inutile poi che vi ricordi come quelli che si autoincensano per le proprie doti amatorie siano i primi che, quando se lo cercano, spesso non se lo trovano. E di questo, almeno di questo, non vorrei che Sgarbi s’intendesse sin troppo. (Metaforicamente, s’intende)

13. Durante la sua sclerata a Cartabianca, Sgarbi mi ha gridato anche questo: “Ti attacchi al tram!”. Non lo sentivo dai tempi dell’asilo. Nido.

14. La definizione di “puttana reale” mi ha fatto sorridere, perché in questi anni me l’hanno detto molte donne. Più che altro me lo dicono ancora molte ex. Ognuno ha i suoi punti deboli: io ho le donne, Sgarbi ha Sgarbi.

15. Il solo fatto che uno come Sgarbi sia deputato è umiliante per il nostro paese. E’ avvilente che uno che ha detto quelle cose lì su CaselliDi Pietro e troppi altri, compresi milioni di elettori, sieda dove sieda. Ed è altrettanto triste che uno così sia sempre in tivù, urlando fonemi beceri.

16. Conoscendo la sua dimestichezza con water e flatulenze, quel che resta di Sgarbi potrebbe ipotizzare un’uscita di scena alla sua altezza: sedersi sulla tazza del cesso, premere “push” e farsi inghiottire da esso. Sarebbe sublime.

Un abbraccio, caro Vittorio. Ti sia lieve il crepuscolo.

 

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/10/due-parole-su-quel-che-resta-di-sgarbi/4216911/

Caro italiano che hai votato Salvini – La fantastica lettera di una maestra di prima elementare con un’alunna di colore

 

Salvini

 

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Caro italiano che hai votato Salvini – La fantastica lettera di una maestra di prima elementare con un’alunna di colore

Il problema non è tanto Salvini ma il brodo culturale in cui si è affermato. E allora ricominciamo a cucinare un altro brodo, ad esempio nelle scuole

 

maestra in una prima elementare*

Lei è nera come la notte.

I suoi occhi sono profondi.

Il suo corpo è duro come il marmo. Sembra solido.

Ha sei anni.

Sua madre si alza alle quattro del mattino per lavorare.

Lei si veste da sola.

Mi porta ogni giorno un dono. Un campione di profumo già iniziato. Un ciondolo mezzo rotto.

Due foglie. Una caramella.

“Ti ho portato una cosa” mi dice appena mi vede “come se l’amore per lei non fosse scontato”.

La bacio sulle guance tonde. La sua pelle è di seta.

Io le parlo, lo faccio con i pensieri, lei non lo sa.

Questi cinque anni sono la nostra possibilità.

La mia, di essere una buona insegnante; la sua, di conoscere.

Lei deve imparare di più e in fretta.

È femmina e nera.

Sa già che la sua storia non è uguale agli altri.

La vita glielo ricorda ogni attimo.

Ma non sa ancora che la conoscenza sarà l’unica sua possibilità.

Contro l’ignoranza e la supponenza di chi si crede superiore.

È femmina e nera.

E io farò di tutto perché lei impari. Conosca.

Si difenda.

Gli altri non rimarranno indietro, andranno avanti.

Impareranno che il mondo è di tutti.

Che lo straniero è solo la paura che abbiamo di noi stessi e della nostra cattiveria.

Che la cultura salva.

Sono la sua insegnante, e se perdessi anche solo un bambino per strada non me lo perdonerei.

Mai.

 

* Insegnante e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (davvero belli, come quello di questo articolo). Ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli e ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui scrivendo:
Se c’è una libertà che abbiamo ancora, è quella di poter utilizzare le parole. Le parole sono potenti. Hanno la presunzione di cambiare le cose. Distruggere muri e creare ponti. Comunedona una possibilità alle parole, come quella di avvicinarsi alla verità, anche se scomoda. E lo fa nell’unico modo possibile, mettendo insieme e interrogandosi. Noi possiamo esserci. E farlo insieme in un progetto che unisce. Dicendo no a una società che divide. 
Penny

fonte: https://comune-info.net/2018/03/caro-italiano-votato-salvini/