Giusto per farvi riflettere: ‘ndrangheta: maxi-blitz in Calabria, 334 arresti. Però fino a ieri, quando c’era l’altro Ministro degli Interni (massimo responsabile della sicurezza di 60 mln di Italiani), il problema in Calabria era Mimmo Lucano… Capite o no?

Calabria

 

 

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Giusto per farvi riflettere: ‘ndrangheta: maxi-blitz in Calabria, 334 arresti. Però fino a ieri, quando c’era l’altro Ministro degli Interni (massimo responsabile della sicurezza di 60 mln di Italiani), il problema in Calabria era Mimmo Lucano… Capite o no?

“Mimmo Lucano è uno zero”. Era non molto tempo fa, siamo a giugno 2018 e così il nostro Ministro degli Interni, il massimo responsabile della sicurezza di 60 mln di Italiani, attaccava un semplice e pacifico sindaco. Un’uomo che voleva l’integrazione…

Mica si era sognato di scagliarsi con un violento “sei uno zero” contro un boss della Locride, di quelli che hanno reso il territorio tristemente noto nel mondo per la ‘ndrangheta…

Per Matteo Salvini il problema della Calabria era Mimmo Lucano. Probabilmente per lui era più pericoloso di un boss mafioso. Era pericoloso forse perché minava fortemente tutta la propaganda basata sull’odio verso i migranti su cui è stata costruita abilmente, e in modo spregiudicato, la sua carriera politica.

La colpa imperdonabile del sindaco di Riace: aver messo in piedi un modello di integrazione che funziona e che è divenuto famoso nel mondo. Con i fatti, e non con le parole. Dimostrando, contro tutto e tutti, che un’integrazione pacifica, non solo è possibile ma porta pure benefici a territori altrimenti abbandonati.

E la ‘ndrangheta?

Non esisteva. Il problema della Calabria, otre all’immancabile traffico, era Mimmo Lucano.

È di questi giorni la notizia del maxi-blitz in Calabria contro la ‘ndrangheta: 334, arrestati tra cui Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia (ma tu guarda un po’), avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato. Sequestrati beni per 15 milioni di euro.

Ma tutto questo a giugno 2018 non c’era: il problema era Mimmo Lucano

Riflettete gente, riflettete…

 

 

21 dicembre 2019 – La Lega cambia nome e statuto. Così gli Italiani sono fottuti per la seconda volta e possono dire addio ai famosi 49 rubati dal partito di Salvini…!

Lega

 

 

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21 dicembre 2019 – La Lega cambia nome e statuto. Così gli Italiani sono fottuti per la seconda volta e possono dire addio ai famosi 49 rubati dal partito di Salvini…!

Sabato 21 dicembre 2019: nasce la nuova Lega.

L’ex ministro dell’Interno vara il nuovo partito, “Lega per Salvini premier”: l’ennesima scappatoia dell’uomo forte per superare i problemi. L’ennesima presa per i fondelli al popolo italiano, fottuto così per la seconda volta!

Vi diranno, vedrete, che si tratta solo di una normale operazione fiscale, ci racconteranno che è una questione organizzativa e non di partito, eppure è una decisione fortemente politica scegliere un nuovo nome ed è una decisione fortemente politica quella di decidere di lasciare accese le ceneri della vecchia Lega Nord.

Nei cassetti della Lega Nord (il partito che fu di Bossi e di Maroni) rimarranno quei 49 milioni di euro da restituire in comode rate come non è mai stato concesso a nessuno.

La nuova Lega di Salvini potrà rivendersi vergine con una semplice operazione di maquillage.

Un trucco, semplicemente un trucco da prestigiatore nemmeno troppo fantasioso. È l’ennesima scappatoia che l’uomo forte (meglio: quello che vorrebbe rivendersi come uomo forte) utilizza per superare i problemi scavalcandoli e per certificarsi come unico leader possibile di un partito che sembra avere dimenticato l’idea di comunità delle sue origini per diventare l’ennesimo fan club travestito da partito.

Non importa soffermarsi troppo sui particolari, sul nuovo nome che conterrà sempre il riferimento al termine Lega. Ciò che conta è ben altro. E’ l’immagine dell’Italia politica peggiore che occorre mettere in evidenza; quella che vive di inciuci, intrallazzi e furberie.

Come scrive Giovanna Cosenza, Docente universitaria di Semeiotica, nonché ottima firma de Il Fatto, si potrebbe chiudere il discorso dicendo che siamo di fronte ad “un’operazione astuta, che evidentemente non è stata fatta solo pensando agli elettori del Sud Italia, ma anche – come alcuni pensano – ai problemi giudiziari della Lega, che in questi giorni dovrebbero avere un primo esito”.

Abbiamo sempre creduto che uno degli obiettivi di Salvini fosse la secessione del ricco Nord dalla palla al piede del centrosud.

No, in realtà c’è un valore ben più importante, il dio danaro.

La nave Gregoretti, ovvero quella volta che Salvini violò il decreto Salvini – Ed ora rischia 15 anni di carcere…!

 

 

nave Gregoretti

 

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La nave Gregoretti, ovvero quella volta che Salvini violò il decreto Salvini – Ed ora rischia 15 anni di carcere…!

Matteo Salvini, nella sua qualità di ministro, ha abusato dei suoi poteri «privando della libertà personale 131 migranti di varie nazionalità a bordo dell’unità navale “B. Gregoretti” della Guardia Costiera italiana dalle ore 00:35 del 27 luglio 2019 sino al pomeriggio del successivo 31 luglio 2019». Questo c’è scritto nell’atto di accusa del tribunale dei ministri di Catania contro l’ex titolare del Viminale. Una vicenda che ha molti punti di contatto con quella della Diciotti, quando il MoVimento 5 Stelle salvò il Capitano da una questione giudiziaria molto complicata regalandogli l’immunità.

Perché Salvini rischia il carcere per l’abuso di potere sulla Gregoretti

Anche in questo caso infatti non parliamo di una nave che appartiene a una Organizzazione Non Governativa, ma a un vascello italiano che appartiene alle nostre forze militari. La Gregoretti è una nave della Guardia Costiera che sicuramente stava in quel momento svolgendo un servizio governativo. In quanto unità della Guardia Costiera è senza dubbio naviglio militare in quanto la GC è inquadrato quale Corpo specialistico della Marina Militare. Non c’è dubbio quindi che la nave rientri nella definizione di “naviglio militare” e quindi non c’è motivo di vietarne il transito o la sosta né di tenere a bordo i migranti perché è evidente che una nave dello Stato italiano non può essere considerata complice degli scafisti.

Eppure Salvini lo ha fatto e in questo modo potrebbe aver violato una legge che dovrebbe conoscere bene. Ovvero il Decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 noto anche come “Decreto Sicurezza Bis” prevede che il ministro dell’Interno con provvedimento da adottare di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e informato il Presidente del Consiglio «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale».

Insomma secondo questa interpretazione Salvini avrebbe violato la legge che lui stesso ha scritto. In più, la chiusura del porto di Augusta ad un’unità navale della GC dovrebbe essere avvenuta di concerto con i ministri Toninelli e Trenta (e dopo aver informato Conte). Se questa procedura non è stata rispettata allora si tratta di un atto illegale. Se è stata rispettata allora anche Toninelli e Trenta avrebbero violato le disposizioni dell’articolo 1 del DL Sicurezza Bis.

La fine della storia della nave Gregoretti

Intanto però è anche necessario ricordare come è finita la storia della nave Gregoretti. È finita esattamente come tutte le altre storie di Salvini che chiude porti a vanvera. Mentre gli altri erano stati distribuiti nei paesi europei – tra cui la Germania – una cinquantina di migranti, fra i 116 sbarcati oggi dalla Nave Gregoretti al porto di Augusta, sono stati accolti presso la struttura “Mondo Migliore” di Rocca di Papa. Lo rese noto all’epoca la Cei. “In tal modo la Conferenza Episcopale Italiana, tramite Caritas Italiana, si è impegnata con proprie risorse professionali ed economiche a corrispondere a una richiesta del ministero dell’Interno alla Chiesa Italiana di farsi carico dell’ospitalità, dell’accoglienza e dell’assistenza – anche legale – di queste persone”, si leggeva in una nota. Anche nell’agosto 2018 alcuni migranti, dopo il solito braccio di ferro, erano stati trasferiti a Rocca di Papa. E qualcuno soltanto nell’occasione si rese conto che la cittadina, a dispetto del nome, si trovava in Italia e non in territorio vaticano.

La Gregoretti partì proprio per un salvataggio. Durante la navigazione, la nave della Guardia costiera dovette soccorrere un altro gruppo di 91 migranti che era stato segnalato da pescatori tunisini. Sembrava dunque pacifico che dovesse far rotta verso l’Italia, Lampedusa o le coste della Sicilia, dopo aver ottenuto il Pos. Ma così non è stato. L’allora ministro Salvini ha chiamato in causa l’Ue e qualche ora dopo un portavoce della Commissione aveva fatto sapere che la richiesta di redistribuzione avanzata dall’Italia era arrivata e che, «come ha già fatto in molti casi simili in passato, ora prenderà contatti con gli Stati membri in tal senso». Ma lui continuò lo stesso la sceneggiata a fini elettorali.

Salvini: “il dito medio? L’avesse fatto mio figlio gli avrei dato due ceffoni”. …E forse è per questo che è così ipocrita, di ceffoni ne ha presi troppo pochi!

 

dito medio

 

 

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Salvini: “il dito medio? L’avesse fatto mio figlio gli avrei dato due ceffoni”. …E forse è per questo che è così ipocrita, di ceffoni ne ha presi troppo pochi!

 

La polemica sul dito medio prosegue.

Ha acquisito risalto nel momento in cui i profili social della Lega hanno condiviso l’immagine di quella ragazza con tanto di nome e cognome.

Ora lo stesso ex ministro dell’Interno ha voluto commentare anche in televisione il gesto di quella giovanevestendo questa volta i panni dell’educatore:

«Se fosse mio figlio a fare una cosa del genere, due schiaffi non glieli toglie nessuno. Contenta lei, contenti tutti», ha detto Matteo Salvini rispondendo alle domande della trasmissione di Myrta Merilo, L’Aria che tira. Il discorso del segretario della Lega, poi si sposta ancor di più sul concetto di educazione civica, anche se in studio gli fanno notare come l’aver esposto la giovane a quella gogna mediatica non sia esattamente la cosa più civica.

 Il dito medio e gli schiaffoni di Salvini al figlio

«A me non viene in mente di fare il dito medio ad uno che dorme accanto a me. A quella ragazzina servirà l’educazione civica a scuola», ha imperterrito proseguito Matteo Salvini.

Peccato che l’educazione salviniana abbia mostrato in passato, neanche troppo lontano, stessi gesti ed esposizioni pubbliche con una serie di dita medie alzate proprio dal leader della Lega nei confronti dei contestatori.

Forse la scpiegazione è proprio questa:

Il sig. Salvini di ceffoni ne ha presi troppo pochi, per cui oltre ad aver bisogno di una buona ripassata di educazione civica, come al solito si dimostra un grade ipocrita!

Cannabis light: “Mi fa schifo lo spaccio di Stato, Parlamento si vergogni” … Lo ha detto Salvini, quello della battaglia contro il divieto di vendita di alcolici in discoteca dopo le 3:00. (Ricordiamo ai fessi che lo stanno a sentire: Cannabis: 0 morti. Alcool: 80.000 morti l’anno)…

 

Cannabis light

 

 

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Cannabis light: “Mi fa schifo lo spaccio di Stato, Parlamento si vergogni” … Lo ha detto Salvini, quello della battaglia contro il divieto di vendita di alcolici in discoteca dopo le 3:00. (Ricordiamo ai fessi che lo stanno a sentire: Cannabis: 0 morti. Alcool: 80.000 morti l’anno)…

Il leader della Lega, Matteo Salvini, torna all’attacco sulla cannabis light dopo l’approvazione dell’emendamento alla manovra che innalza le percentuali di Thc: “A me l’idea di uno Stato spacciatore di droga fa schifo. È la morte di una società e di una cultura. Il posto degli spacciatori è la galera e un Parlamento che pensa alla droga libera è una vergogna”.

Salvini va all’attacco del governo, responsabile di aver “messo tasse su qualunque cosa in questa manovra, ma hanno trovato i soldi per permettere la libera vendita della droga ai nostri figli. A me l’idea di uno Stato spacciatore di droga fa schifo. È la morte di una società e di una cultura. Il posto degli spacciatori è la galera e un Parlamento che pensa alla droga libera è una vergogna”. “La Lega – ribadisce l’ex ministro dell’Interno – sarà sempre contraria. Non esistono droghe che fanno bene”.

Salvini il fustigatore dei cattivi costumi. Il moralizzatore. L’uomo probo… Ma non era lui quello della battaglia contro il divieto di vendita di alcolici in discoteca dopo le 3:00?

Fateci caso: tutte le battaglie di Salvini non toccano mai le lobby, i poteri forti. Va a caccia dei deboli (Vi ricordate la sua battaglia contro i negozietti di cannabis)… Non c’è nella storia della medicina un solo caso di decesso attribuibile all’uso di cannabis, ma ilnemico è la cannabis…

Ricordiamo ai fessi che lo stanno pure a sentire: Cannabis: 0 morti. Alcool: 80.000 morti l’anno…!

 

Papa Francesco: Chi usa il Presepio come propaganda tradisce il messaggio del cristianesimo

 

Presepio

 

 

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Papa Francesco: Chi usa il Presepio come propaganda tradisce il messaggio del cristianesimo

Scrive Papa Francesco, nella lettera apostolica Admirabile signum: “Dal Presepe, Gesù proclama l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo dove nessuno sia escluso”

Chi usa il Presepio per fare campagna elettorale, ponendo un forte richiamo di identità sociale e di difesa della tradizione contrapposto allo straniero, al diverso che bussa alla nostra porta, tradisce il messaggio del cristianesimo che in esso si cela. Utilizza in modo improprio un segno della tradizione cristiana a fini strumentali e ideologici, profittando del sentimento che esso suscita.

Per questo motivo nelle prossime righe ripercorreremo in modo sintetico il significato del Presepio non per fare campagne ma per una pura questione di correttezza e di giustizia.

E riscopriremo insieme che il Presepio chiude in sé un messaggio rivoluzionario.

Iniziamo dalla parola Presepio o Presepe che viene dal latino praesepium e che significa greppia, mangiatoia. Il nome di questa rappresentazione religiosa pone dunque l’accento su dove Gesù è nato: in una mangiatoia, in una stalla. Per il cristiano Dio entra nella storia dell’uomo in umiltà.

Scrive Papa Francesco, nella sua ultima lettera apostolica “Admirabile signum”, il Presepio è il “mirabile segno tanto caro al popolo cristiano che suscita sempre stupore e meraviglia”. Esso rappresenta la nascita di Gesù e “annuncia il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia”.

È un gesto della tradizione cristiana ricco di fede e di significato religioso che ha in sé la forza di muovere i cuori a tenerezza per quel Dio bambino nato povero e deposto in una mangiatoia.

“Il Padre lo inviò in mitezza e bontà”: così è scritto nella lettera a Diogneto, prezioso testo della letteratura antica cristiana risalente al secondo secolo. La lettera prosegue: “Lo inviò come Dio, qual era, e come uomo, come conveniva che diventasse per salvare gli uomini, mediante la persuasione e non con la violenza. In Dio, infatti, non c’è violenza!”

E ancora nella rappresentazione del Presepio vivente voluta da San Francesco a Greccio il sacerdote celebra solennemente l’Eucarestia sulla mangiatoia. Il tutto è contemplazione del popolo con il santo dell’umiltà dell’incarnazione: Dio che si fa bambino e ancora Dio presente nelle spoglie del pane e del vino. Tant’è che in alcune rappresentazioni medioevali la greppia è tutt’uno con l’altare.

Questo è il Presepio, una piccola liturgia domestica che si rinnova ogni anno nelle case dei cristiani che dice con fermezza che “Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” e lo fece in umiltà e rispetto, mai imponendosi ma chiedendo a Maria il suo consenso. Perché in Dio lo ribadiamo non c’è violenza.

Da allora nulla è più stato lo stesso.

Sant’Agostino nel “De civitate” criticando la cosmogonia ciclica stoica introduce una diversa scansione del tempo storico inteso alla luce dell’evento dell’incarnazione. “Rompe la circolarità che allude ad autofondazione e ripetizione e introduce una diversa struttura qualificata del tempo dove vi sono alti e bassi, momenti di pienezza e di declino, a partire da quella pienezza massima in cui accadde l’incarnazione del Verbo. L’incarnazione apre una storia nuova, moderna per sempre che esclude ogni ripetizione ciclica. Modernità e novità perenne contro l’eterno ritorno dell’eguale, è conferimento di senso nel cammino verso le cose ultime.”

Così scrive il filosofo Vittorio Possenti in “Religione e vita civile”. Nasce un tempo nuovo, il moderno ed esso ha essenzialmente a che fare con un atto di Dio.

Il Presepio nella sua semplicità serba in sé tutti questi significati. È testimonianza dell’incarnazione di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, è l’inizio di un tempo nuovo. “Cristo luce del mondo” recita la liturgia e Giuseppe è rappresentato con una lampada tra le mani. È il Dio che sceglie l’umiltà, che si abbassa verso la sua creatura per innalzarla alla bellezza della sua stessa “regalità” chiamandoci figli per mezzo del suo stesso figlio. E in ogni piccolo Presepio risuona forte il messaggio di conversione del cuore che chiama alla fratellanza l’intera famiglia umana.

È questa la rivoluzione del Presepio come sottolinea Papa Francesco: “Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore. la rivoluzione della tenerezza. Dal Presepe, Gesù proclama con mite potenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato.”

 

tratto da: https://www.globalist.it/culture/2019/12/13/chi-usa-il-presepio-come-propaganda-tradisce-il-messaggio-del-cristianesimo-2050381.html

Salvini lo smemorato: si dimentica del 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana. E quando se ne ricorda, con sole 2 righe su twitter e solo alle 16:00, dimentica che è stata una strage fascista!

 

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Salvini lo smemorato: si dimentica del 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana. E quando se ne ricorda, con sole 2 righe su twitter e solo alle 16:00, dimentica che è stata una strage fascista!

Salvini non si è sforzato più di tanto nel 50° anniversario della Strage di Piazza Fontana.

Lui, un re della tastiera, uno stacanovista dei social, un commentatore instancabile, si è completamente dimentico di Piazza Fontana…

Solo alle ore 16,00 del giorno del 50esimo anniversario dell’attentato più importante della storia dell’Italia post-fascismo, quello che ha dato il via ai cosiddetti “anni di piombo”, a Salvini è tornata la memoria.

Ma non del tutto. Scrive un laconico: “Mai più sangue, odio, violenza. Custodire la memoria del passato per costruire un futuro migliore. Onore a tutti i morti innocenti di Piazza Fontana”.

Una frase di prassi, essenziale, solo perchè forse qualcuno gli ha fatto notare che doveva pur scrivere qualcosa.

Ma il nostro “smemorato” dimentica la cosa più importante: che Piazza Fontana è stata UNA STRAGE FASCISTA…!

Ma guai a condannare i fascisti. Non dimentichiamo che il 90% del suo elettorato vieme dalle fogne del fascismo…

Quanta ipocrisia in due sole righe. Non solo si evita accuratamente di condannare i fascisti responsabili di quella strage, ma ci si nasconde dietro la “difesa della memoria”, concetto su cui lui più di tutti dovrebbe tacere, specie dopo il trattamento disgustoso che esponenti della Lega stanno riservando in questi mesi a Liliana Segre.

By Eles

Franco Freda, uno dei mandanti della strage di Piazza Fontana, elogia Salvini: è il salvatore della razza bianca in Europa… E se la razza bianca è come loro, io comincerei a tingermi la faccia di nero. Per dignità…!

 

Franco Freda

 

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Franco Freda, uno dei mandanti della strage di Piazza Fontana, elogia Salvini: è il salvatore della razza bianca in Europa… E se la razza bianca è come loro, io comincerei a tingermi la faccia di nero. Per dignità…!

L’estremista di destra condannato per razzismo e implicato nelle indagini sulle stragi fasciste spiega perché apprezza il capo della Lega.

I meno giovani non se lo ricordano ma lui Franco Freda, è stato un pericoloso estremista di destra accusato e poi assolto per la strage di piazza Fontana (erano gli anni dei depistaggi dei servizi segreti che proteggevano i fascisti, ndr), ma poi indicato dai magistrati come uno dei responsabili dell’eccidio anche se non più processabile.

Franco Freda è comunque per anni rimasto un simbolo del neofascismo e neonazismo italiano ed è stato successivamente condannato per istigazione all’odio razziale e la sua organizzazione, il Fronte Nazionale, è stata sciolta per ricostituzione del partito fascista.

Adesso Franco Freda è tornato a parlare in un’intervista realizzata da Raffaella Fanelli per il sito ‘Estreme conseguenze’ e ha detto cose molto ‘popolari’ tra gli estremisti che inneggiano a Mussolini e Hitler e che ammirano il Governo del Cambiamento.

“Non sono un neonazista né sono un fascista, non sono neanche un uomo di destra. Ho libertà di pensiero. Un pensiero che osa uscire da gabbie e da prestabilite coordinate. E che per questo dà fastidio”.

Quanto all’attuale leader dell’estrema destra italiana ha detto: “E’ un uomo che non si rende conto, secondo me, del significato che potrebbe assumere, sul piano nazionale e internazionale… Salvini è il salvatore della razza bianca in Europa”

E sull’immigrazione:

“Se le proiezioni demografiche si realizzassero, e usiamo il congiuntivo dell’irrealtà, fra vent’anni due miliardi di africani si rovesceranno in una bacinella in cui noi siamo già immersi”.

In quanto a Salvini e la sua lotta ai migranti ha aggiunto: “È un individuo con enormi possibilità e non va considerato per certi toni plebei. Se reggerà avrà un’enorme importanza in Europa, una futura Europa che andrà dalla Siberia alla Calabria”.

 

Le Sardine hanno portato fosforo a sinistra: per questo la destra le teme e cerca di screditarle

 

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Le Sardine hanno portato fosforo a sinistra: per questo la destra le teme e cerca di screditarle

Il movimento è l’unica vera novità politica degli ultimi dieci anni. Sono anti-fascisti, contro l’odio di Salvini e Meloni, contro il populismo e per la solidarietà: un vero progetto politico

In una settimana, con un post sui social e il passaparola in rete, hanno riempito Piazza Maggiore come non si vedeva da anni e oscurato Salvini, sceso quella stessa sera – il 14 novembre – al Paladozza per annunciare l’imminente liberazione dell’Emilia-Romagna dal governo dei rossi. Hanno inventato il “primo flash mob ittico della storia” con lo slogan “Bologna non si Lega”, le sardine di stoffa, carta e cartone al posto delle bandiere e 15mila persone strette nella piazza, neanche a dirlo, come sardine. Il successo dell’iniziativa è diventato virale. Nel giro di qualche settimana quell’idea, quel movimento nato a Bologna si è diffuso e replicato in decine di città, in tutta Italia, perfino in alcune città d’Europa e d’Oltreoceano. Ovunque con le piazze strapiene. Con una inedita, grande partecipazione di giovani. Sempre in concomitanza con i comizi di Salvini, che ha subito il colpo ed è stato costretto a rifugiarsi nei luoghi chiusi per sfuggire al confronto. Con un effetto gerovital sul Pd post-renziano, che sembra essersi rianimato, ha provato a ridefinire la propria identità svoltando un po’ a sinistra nella convention delle idee “tutta un’altra storia” e ha ritrovato il coraggio della piazza riempiendo a sua volta Piazza Maggiore con il lancio della campagna elettorale di Bonaccini.

Le Sardine hanno dunque messo in fuga il Capitone e dato un po’ di fosforo al Pd e alla sinistra. Questo è ciò che finora ha prodotto quel movimento. Ma che succederà ora? I critici, a cominciare dai media della destra ma non solo, sono già al lavoro per screditarlo. “Siete figli di Prodi”. “Siete fiancheggiatori occulti del Pd”. “Siete solo contro Salvini”. “Non avete un programma politico”. “Diteci cosa fareste sull’Ilva, il Mes, la giustizia, gli immigrati”. “Diteci chi vi paga”. Questo un sintetico riassunto delle accuse, il Sallusti pensiero. Mattia Santori, il leader del movimento, per ora non s’è sbilanciato e non si è fatto incasellare. Ha annunciato che dopo la manifestazione del 14 dicembre a Roma le varie Sardine si ritroveranno per definire assieme un manifesto comune e un coordinamento nazionale.

Ma qualcosa di più si può già dire. Intanto che il movimento delle Sardine è l’unica vera novità politica degli ultimi dieci anni. Più simile a quello per il clima e l’ambiente nato da Greta Thumberg che a quello dei Cinquestelle nato anch’esso a Bologna, 12 anni fa, con il famoso Vaffaday di Beppe Grillo. Poi che è un movimento prevalentemente di giovani e di società civile che, mobilitando le menti invece delle pance, va controcorrente rispetto al sovranismo dilagante e alla narrazione del popolo che sta con le destre di Salvini e della Meloni (narrazione incentivata anche dall’ultimo Rapporto Censis, che fotografa una metà del Paese favorevole all’uomo solo al comando).

Non è una caso che come canzone le Sardine abbiano scelto “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla. Che recita:

“…Frattanto i pesci/dai quali discendiamo tutti/assistettero curiosi/al dramma collettivo/di questo mondo/che a loro indubbiamente/doveva sembrar cattivo/e cominciarono a pensare….

È chiaro/che il pensiero dà fastidio/anche se chi pensa/è muto come un pesce/anzi è un pesce/e come pesce è difficile da bloccare/perché lo protegge il mare/com’è profondo il mare/

Certo/chi comanda/non è disposto a fare distinzioni poetiche/il pensiero come l’oceano/non lo puoi bloccare/non lo puoi recintare/ci stanno bruciando il mare/ci stanno uccidendo il mare…”

La potenza del messaggio è evidente. Se si aggiunge che le Sardine sono dichiaratamente contro Salvini, Meloni, la politica dell’odio, contro il razzismo, la discriminazione, il populismo e le fake news; che non sono contro la politica, ma a favore di una politica con la P maiuscola, che riparta dalle piazze rimettendo al centro la solidarietà tra le persone; che hanno una natura chiaramente antifascista e un orientamento di sinistra, la domanda che viene da fare è: non è forse già un programma politico questo?

 

fonte: https://www.globalist.it/politics/2019/12/08/le-sardine-hanno-portato-fosforo-a-sinistra-per-questo-la-destra-vuole-screditarle-2050126.html

 

 

Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

 

Natale

 

 

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Quando a Natale scorso il direttore di Avvenire Marco Tarquinio a nome dei Cristiani stroncò Salvini e Meloni: ci risparmino almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo.

Cara Meloni, caro Salvini, prima di nominarlo, Gesù Cristo bisogna riconoscerlo!

Un anno fa un duro editoriale del direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Ma un anno dopo siamo allo stesso punto, con chi promuove discriminazione mentre finge di difendere la religione.

Un anno fa, Ma sembra ieri, perché non solo nulla è cambiato ma le cose sono addirittura peggiorate.

Si spacciano odio, discriminazione e nello stesso tempo si tenta di usare il cristianesimo per legittimare il razzismo e l’esclusone.

E torna in mente l’editoriale che Marco Tarquinio, direttore di Avvenire aveva scritto nel dicembre del 2018 su Salvini.

Allora il direttore del quotidiano dei vescovi disse che “chi ha votato la ‘legge della strada’ ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna conoscerlo”.

“Viene voglia di chiamarla ‘la legge della strada’. Che come si sa è dura, persino feroce, non sopporta i deboli e, darwinianamente, li elimina”, aveva scritto il giornale della Conferenza Episcopale italiana, partendo dalla storia della famiglia africana, lui ghanese e lei nigeriana, con una bambina di 5 mesi, che non possono esser accolti da un Cara calabrese perché non rifugiati.

“Eccolo, allora, davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018. Allestito in una fabbrica dell’illegalità – sottolinea il direttore del giornale dei vescovi – costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di ‘protezione umanitaria’. Ma quelle campane tristi suonano anche per noi”.

Parole che vengono in mente mentre l’estrema destra ha ricominciato con la retorica del presepe, del Natale, dalla Madonna e del Vangelo non con spirito autenticamente cristiano ma come espediente propagandistico per alimentare divisioni, paura del diverso e tentare di legittimare il fascio-sovranismo.

Rileggi l’editoriale Marco Tarquinio: Il presepe vivente. Una norma cattiva e parole al vento