Vogliamo solo ricordarvi che quelli che deridono i Cinquestelle affermando che il Reddito di Cittadinanza è improponibile perchè costa troppo (15 miliardi), sono gli stessi che nel 2017 hanno bruciato 29,2 miliardi di Euro per spese militari!

 

Reddito di Cittadinanza

 

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Vogliamo solo ricordarvi che quelli che deridono i Cinquestelle affermando che il Reddito di Cittadinanza è improponibile perchè costa troppo (15 miliardi), sono gli stessi che nel 2017 hanno bruciato 29,2 miliardi di Euro per spese militari!

15 miliardi sono troppi per i nostri giovani… Una spesa che non si può sostenere. E chi chiede il rddito di cittadinanza è un populista…

Lo sostiene chi l’anno scorso fa speso il doppio per fare la guerra (a chi?)….

Ma proprio non capite quanto Vi prendono per i fondelli…?

 

Nel 2017 l’Italia ha speso 29,2 miliardi di euro per armamenti ed esercito

Nel 2017 l’Italia ha speso 29,2 miliardi di euro per acquistare armamenti e mantenere il proprio esercito. E’ quanto ha rilevato il report Trends in World Military Expenditure del SIPRI, l’Istituto Internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace.

L’Italia è dodicesimo posto nella classifica delle spese militari, dominata dagli Stati Uniti, ed è il quarto Paese europeo, dopo Francia, Regno Unito e Germania. Un report che certifica un aumento generale della spesa militare mondiale che nel 2017 ha raggiunto il record storico di 1.739 miliardi di dollari, l’1,1% in più rispetto all’anno precedente. Alla corsa agli armamenti però non ha preso parte la Russia che, complici le difficoltà economiche che sta attraversando il Paese, ha ridotto gli investimenti militari a 66,3 miliardi di dollari.

Tra coloro che hanno incrementato la spesa militare c’è la Cina, così come Francia e Stati Uniti; negli ultimi 10 anni, invece, gli investimenti dell’Italia sono calati del 17% ma nonostante ciò il nostro Paese è ancora tra quelli che spende di più. D’altronde l’Italia deve investire per mantenere quello che secondo l’annuale report di Global Firepower (dove vengono analizzati gli armamenti, gli eserciti e la posizione strategica dei singoli Paesi) è l’11esimo esercito più forte al mondo. Anche questa classifica è dominata dagli Stati Uniti (e non potrebbe essere altrimenti visto che gli Stati Uniti rappresentano il 35% della spesa militare mondiale), seguiti dalla Russia e dalla Cina.

Nel dettaglio, l’Italia secondo i dati del Global Firepower conta 267.500 soldati, 828 velivoli, 200 carri armati e 143 unità navali: numeri che rabbrividiscono di fronte a quelli statunitensi (2 milioni e 83mila militari, 13 mila velivoli, 5.884 carri armati e 415 unità navali) e russi (3 milioni e 586mila soldati, 3.914 velivoli, 20mila carri armati e 352 unità navali). Per il 2018 – secondo il rapporto Mil€x a cura dell’Osservatorio sulla spesa militare italiana – il budget italiano subirà un incremento del 4% rispetto a quello dello scorso anno.

tratto da: http://www.imolaoggi.it/2018/05/14/nel-2017-litalia-ha-speso-292-miliardi-di-euro-per-armamenti-ed-esercito/

Indignatevi – nella foto: come l’Isis a insegna ai bambini ad amare e poi usare le armi… Ah, no, scusate. Sono solo i figli dei ricchi e democratici americani. Come non detto, niente indignazione!

armi

 

 

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Indignatevi – nella foto: come l’Isis a insegna ai bambini ad amare e poi usare le armi… Ah, no, scusate. Sono solo i figli dei ricchi e democratici americani. Come non detto, niente indignazione!

Non è solo l’Isis a insegnare ai bambini ad amare e poi usare le armi

La convention della lobby delle armi è stata un festival dei muscoli e della morte. Con adoratori di mitra, pistole e pallottole.

Non sono lo fanatici delle armi. Sono dei veri e propri adoratori di questi strumenti di morti dietro le quali c’è un cinico business. La Nra (National rifle association) è potentissima. Ha finanziato generosamente la campagna elettorale di Trump che li ha subito ricompensati togliendo tutti i pochi vincoli a vendite e uso.

Ha pagato scuole, insegnanti perché ai giovani venisse insegnato fin dai piccoli l’amore per le armi.

Ha opinion leader e opinion maker pagati per influenzare l’opinione pubblica sui media, sui social, tra la gente.

Eppure vedere armi (che servono a uccidere o a far male) nelle mani dei bambini fa ribrezzo. Queste cose tanti pensano siano solo prerogativa dell’Isis o di altri gruppi militari di fanatici.
Non è così. Le armi uccidono. Meno ne girano, meno assassini potenziali saranno in mezzo a noi.

fonte: http://www.globalist.it/world/articolo/2018/05/08/non-e-solo-l-isis-a-insegnare-ai-bambini-ad-amare-e-poi-usare-le-armi-2023955.html

Ora Gentiloni (…e magari anche la Pinotti) ci spieghi perché l’Italia, nel silenzio più assoluto, schiera i missili in difesa della Turchia…!

 

Gentiloni

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Ora Gentiloni (…e magari anche la Pinotti) ci spieghi perché l’Italia, nel silenzio più assoluto, schiera i missili in difesa della Turchia…!

 

Gentiloni ci spieghi perché l’Italia schiera i missili in difesa della Turchia

Il governo uscente deve ancora spiegare agli italiani perché manteniamo una missione in Turchia per difendere Ankara da non si sa quale pericolo. Pochi in Italia sanno infatti che da oltre un anno manteniamo in Turchia una batteria missilistica puntata sulla Siria. Con noi ci sono gli spagnoli con i loro patriot, mentre gli italiani hanno i missili Samp/T, gli Aster 30. Siamo schierati sulla frontiera nella missione Active Fence, Barriera attiva. È assolutamente inspiegabile, come abbiamo già ribadito in passato, perché noi dobbiamo difendere uno dei più forti eserciti del mondo, quello turco, che è il più forte della Nato dopo quello statunitense. Soprattutto perché adesso dalla Siria non vengono minacce per i turchi, semmai il contrario, visto che la Turchia ha invaso la Siria, Stato sovrano, per sterminare i curdi. Il tutto nel silenzio di Nato, Ue e Onu. Erdogan in visita a Roma, un paio di mesi fa, chiese – meglio. ordinò – di rimanere. Il governo del Pd ha sempre tenuto nascosta questa operazione, perché si sa che occhio non vede cuore non duole. L’unità missilistica italiana, schierata nella città turca di Kahramanmaras e inserita nell’ambito del sistema di difesa aerea integrata della Nato contro un’eventuale minaccia missilistica proveniente dalla vicina Siria, è stato infatti uno dei temi in cima all’agenda dei colloqui a Roma tra il leader turco Recep Tayyip Erdogan, il capo di Stato Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Lo ha sostenuto lo stesso Erdogan parlando poi con i giornalisti turchi che lo hanno accompagnato durante la missione in Italia. Erdogan, scrive il giornale Hurriyet, ha riferito di una richiesta di Ankara per una proroga del mandato fino al settembre 2018. “È stato prolungato. Per noi è molto importante”, si è vantato Erdogan.

fonte: http://www.secoloditalia.it/2018/04/gentiloni-ci-spieghi-perche-litalia-schiera-i-missili-in-difesa-della-turchia/

La colpa di Assad è quella di giacere sulla più grande faglia petrolifera del mondo. Ma non Vi preoccupare, un crimine del genere non può restare impunito. Ecco perchè la Siria ha l’impellente bisogno della “democrazia” Americana!

 

Assad

 

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La colpa di Assad è quella di giacere sulla più grande faglia petrolifera del mondo. Ma non Vi preoccupare, un crimine del genere non può restare impunito. Ecco perchè la Siria ha l’impellente bisogno della “democrazia” Americana!

Muticentro: la colpa di Assad è di giacere sulla più grande faglia petrolifera mondiale

“L’unico originale del quotidiano del ventennio, ristrutturato/declassificato dal NARA nel 2007, dimostra che la Seconda Guerra Mondiale non iniziò, come sostiene RAI STORIA “a causa della Germania che invase la Polonia nel settembre del 1939”, ma in Siria nel Febbraio del 1939, con scontri precedenti in Palestina”. Lo scrive, dopo una circostanziata analisi, lo studio legale romano Muticentro.

“Leggendo questi articoli del primo semestre 1939, il semestre e l’anno occultato dagli archivi, sembra di tornare oggi indietro di circa 80 anni. Quanto sta avvenendo oggi con l’attacco in Siria di Regno Unito, Francia e Stati Uniti, attacco preceduto da incidenti e morti in Palestina, è quanto già esattamente avvenuto circa 80 anni fa portando dritto allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo pochi mesi nel 1939, anche il governo della Turchia orientale, in realtà, si schierò nell’INTESA con i governi di Francia e Regno Unito. Nel 1939 gli atei fondi petroliferi georgiani-arzrbajani-turco orientali erano riusciti a mettere dei loro uomini (i georgiani/arzebajnai Yankovich Churchill, Yankovich Roosevelt e Deadlier ) a capo dei governi di Regno Unito, Stati Uniti e Francia, uomini che costrinsero i rispettivi governi con pretesti provocati a far entrare in guerra i rispettivi eserciti.

Un pretesto provocato fu per esempio quello che indusse all‘entrata in guerra gli Stati Uniti. I giapponesi decisero di attaccare gli Usa a Pearl Arbour dopo avere subìto numerosi attentati in Giappone da parte di adepti delle Chiese Evangeliche del Sud degli Stati Uniti (chiese kazare) che avevano aperto sedi anche in Giappone da qualche anno, adepti che però avevano passaporto USA. I giapponesi pensarono però che fossero agenti dei servizi segreti USA.
I Documenti declassificati nel 2007 dimostrano che Roosevelt sapesse da tre giorni che le navi giapponesi stavano puntando verso Pearl Arbour, ma non le fermò per avere il pretesto (a Pearl Arbour, la flotta navale USA colta di sorpresa non fece nemmeno in tempo a improntare una risposta, morirono 10.000 marinai statunitensi) perché il Congresso (il Parlamento USA) votasse l’entrata in guerra degli Stati Uniti che fino a quel momento erano rimasti neutrali. La loro entrata in guerra cambiò le sorti della guerra che fino a quel momento i fondi petroliferi kazari stavano perdendo in Europa contro Germania e Italia.

I fondi petroliferi kazari avevano gia avviato nel 1939, come dimostrano i documenti declassificati, un imponente produzione d’armi nelle loro fabbriche negli Stati Uniti, armi che avrebbero potuto vendere ad ogni Stato in caso di scoppio di una guerra mondiale e cosi fu.
Il documento declassificato di cui sopra, dimostra nel discorso di Hiter alla nazione il 31 Dicembre 1943 che la Germania dopo esser stata costretta a intervenire in Polonia aveva più volte avanzato proposte di non belligeranza, sempre rifiutate da Churchill e da Deadlier.

La Germania era intervenuta in Polonia per fermare l’eccidio dei tedeschi di Danzica avvenuto nell’agosto del 1939 da parte di un gruppo terroristico, denominato NAZI, che ora i documenti declassificati dimostrano essere stato fondato e finanziato dai fondi petroliferi kazari proprietari della City of London avendo Hitler, nel giugno del 1939, nazionalizzato la Banca Centrale Tedesca. I suddetti documenti fanno osservare che Hitler era cattolico e, poichè i cattolici sono originari ebrei, non avrebbe mai potuto sterminare gli ebrei sefarditi nei campi di sterminio e schiavizzare gli ebrei askenaziti nei campi di concentramento, campi fatti costruire nella Polonia del Sud dai fondi petroliferi kazari quando la Germania si era già ritirata dalla Polonia del Sud. Pertanto, furono le SS, il gruppo terroristico denominato Nazi, la polizia privata dei fondi petroliferi kazari, a compiere lo sterminio e la schiavitù degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale al fine di eliminare, con un colpo alla nuca, una volta ritiratasi la Germania perdente in Russa nel 1943, tutti gli avvocati e dottori in legge ebrei che avevano costituito l’ossatura in Parlamento e in Magistratura degli Stati che nel secondo semestre del 1939 si erano autoannessi alla Germania e all’Italia.

Germania e Italia avevano già inziato ad attuare nel primo semestre del 1939 un NUOVO ORDINE MONDIALE senza petrolio, nazionalizzando nel giugno dello stesso anno le rispettive Banche Centrali (che i fondi petroliferi kazari controllavano), un NUOVO ORDINE MONDIALE fondato sulla coltivazione estensiva ed intensiva della pianta del sorgo, della pianta della gomma, della pianta della canapa, della pianta del frumento con grano di tipo unico italiano e tedesco, produzioni che avrebbero sostituito con la distillazione della pianta del sorgo il carburante auto da idrocarburo con la pianta della gomma (caucciu che la biotecnologia italiana aveva permesso che fosse coltivato anche in Italia), l’industria ferrosa per la scocca auto, quella petrolifera per gli interni auto e quella del legno da arredo, con la pianta della canapa per l’industria lenitiva del dolore fondata sugli oppiacei per la cura dell’alzahimer e con la pianta del frumento italiano per fare il pane con grano di scarto: tutte industrie che i fondi petroliferi detenevano nel 1939.
Tutti i brevetti di coltivazione frutto della biotecnologia italiana che l’Italia avrebbe presentato all’EXPO che si sarebbe tenuta a Roma nel 1942 ed i cui lavori – rivelano i su nominati documenti declassificati – erano iniziati proprio nel primo semestre del 1939, impiegando oltre 10.000 operai.

L’unica colpa della Siria e di Assad oggi è quella di giacere sulla più grande faglia petrolifera mondiale ancora quasi totalmente piena – sottolinea Muticentro -. I fondi petroliferi georgiani-arzebajani (kazari) vogliono a tutti i costi far scoppiare una TERZA GUERRA MONDIALE con cui guadagnerebbero immensamente finanziando gli Stati con le banche centrali che controllano, producendo armi con le fabbriche che controllano, producendo metadone, morfina e ketanina per i feriti di guerra con le fabbriche farmacologiche oppiacee che essi controllano.

La Terza Guerra Mondiale sarebbe per essi il più grande business mondiale, specie se tale guerra fosse anche nucleare perchè otterrebbero il risultato di eliminare anche circa 2/3 miliardi di individui e ciò permetterebbe che il petrolio non si esaurisca definitivamente nel 2080 come calcolato dal MIT di Boston nel caso in cui la popolazione mondiale rimanesse con gli attuali 7,5 miliardi di individui”.

Inoltre, osserva Muticentro, “Hanno provato prima a scatenare una guerra tra Corea del Nord e Stati Uniti compiendo attentati in Corea del Nord attraverso adepti delle Chiese Evangeliche del Sud degli Stati Uniti con passaporto USA in Corea del Nord, scambiati inizialmente dalla Corea del Nord per agenti della CIA. Chiarito l’equivoco Corea del Nord e Trump hanno iniziato a dialogare.
Poi hanno tentato attraverso il loro uomo, il Ministro egli Esteri britannico Boris Yankovich Johnson, di scatenare una guerra tra Regno Unito e Russia con la storia delle spie avvelenate.

Mantengono alta la tensione in Palestina tentando di far scoppiare ancora l’intifada infiltrando i movimenti pacifici di protesta con uomini che sparano alla polizia israeliana che ovviamente è costretta a rispondere, per scatenare lo Jihaidsmo in Europa negli Stati (Italia, Francia, Germania, Stati Uniti) in cui vi è il rischio che sia introdotta la separazione bancaria, o siano naziolizzate le banche e le compagnie petrolifere che i fondi petroliferi kazari controllano.

Ora con il pretesto dei gas chimici in Siria con filmati di bambini inalati che ha provocato l’intervento anche degli Stati Uniti che non è ancora certo che sia stato ordinato da Trump, ma sembrerebbe che sia una iniziativa personale di qualche adepto kazaro comandante in capo che ha mandato in Siria un paio di caccia da una base Nato”.

Osserva ancora Muticentro: “Le compagnie petrolifere statunitensi non essendo di proprietà del Tesoro degli Stati Uniti, quale interesse avrebbero pertanto gli Stati Uniti ad attaccare la Siria. Lo Stato degli Stati Uniti compra il petrolio dalle compagnie petrolifere kazare, se i giacimenti petroliferi in Siria fossero nazionalizzati da Assad, lo Stato statunitense comprerebbe il petrolio dalla Siria e a minor costo, anzichè dal cartello delle compagnie petrolifere kazare. Un barile di petrolio prima della Seconda Guerra Mondiale veniva venduto a 1,5 dollari ed ora, con l’attacco in Siria, le quotazioni del petrolio sono aumentate quasi di 100 dollari al barile”.

 

fonte: http://www.imolaoggi.it/2018/04/18/muticentro-la-colpa-di-assad-e-di-giacere-sulla-piu-grande-faglia-petrolifera-mondiale/

Banche armate: gli istituti di credito italiani fanno sempre più soldi grazie alle guerre

Banche

 

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Banche armate: gli istituti di credito italiani fanno sempre più soldi grazie alle guerre

Da una parte piangono crisi e chiedono salvataggi da parte dello stato (a spese dei cittadini) dall’altra hanno abbandonato ogni remora etica nei loro affari e puntano ad accumulare denaro in ogni modo. Soprattutto traendo guadagni dalle operazioni di import/export legate agli armamenti. È questa la realtà sul mondo bancario.

AFFARI QUASI RADDOPPIATI IN UN ANNO. I numeri degli affari del mondo bancario nel settore degli armamenti fanno impressione. In un solo anno il valore delle transazioni bancarie legate al commercio di armamenti è passato dai 4 miliardi del 2015 ai 7,2 miliardi del 2016 (+80%), frutto di 14.134 transazioni, rispetto alle 12.456 dell’anno precedente. Un boom inarrestabile se si osserva la crescita rispetto a soli due anni fa: +179% (2,5 miliardi di euro, nel 2014). Questo quanto svelato da un’inchiesta della rivista Nigrizia, che ha incrociato i dati resi pubblici dall’ultima “Relazione al parlamento sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.

UNICREDIT LA PEGGIORE, TRA MOLTE SORPRESE. Le banche coinvolte sono moltissime, incluse quelle “popolari” che per statuto dovrebbero concentrare il loro impegno a favore del territorio in cui operano, A guidare la classifica è Unicredit, con oltre 2,1 miliardi di euro con una crescita del 356%rispetto al 2015 (474 milioni di euro), seguono la Deutsche bank (oltre un miliardo di euro di movimenti nel settore) e l’inglese Barclays ( 771 milioni). Queste tre banche, da sole, rappresentano il 57% degli interessi bancari nel mercato delle armi. Non trascurabili comunque gli affari nel settore delle banche italiane di dimensioni medio-piccole, nei primi 15 posti figurano infatti: Banca Popolare di Sondrio, il Banco Popolare, la Banca popolare dell’Emilia Romagna e la Banca popolare dell’Etruria. Ma il record di crescita nel triste settore del business delle guerre spetta al misconosciuta Banca Valsabbina, istituto di credito del bresciano che nel 2016 ha visto aumentare le sue transazioni armate sono cresciute del 763,8% passando dai 42,7 milioni di euro del 2015, ai 369 circa dell’anno scorso.

SERVE RISVEGLIARE L’ATTENZIONE SUL TEMA. Diverse le ragioni di questo boom. Impossibile non ricollegarlo almeno in parte alla generale crescita del settore degli armamenti italiani del mondo. Nel 2016 le esportazioni italiane nel settore hanno infatti superato i 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell’85,7% rispetto al 2015. Un business tanto più immorale considerando il fatto che queste armi sono state cedute anche a regimi autoritari come Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Ma secondo gli osservatori la crescita delle “banche armate” va ricollegata anche al minor interesse pubblico verso il tema, visto che quando, nei primi anni del ‘2000, si era creato un vasto movimento civile contro il fenomeno molti dei maggiori istituti di credito avevano messo a punto nuovi regolamenti interni più rigorosi sul tema, prontamente disattesi non appena la pressione pubblica è scemata.

COSA SI PUÒ FARE PER NON ESSERE COMPLICI. Se è vero che in generale regna indifferenza sul tema, è altrettanto evidente che la mancanza di informazioni rende molto difficile anche per i cittadini più consci prendere contromisure. In Italia esiste da tempo la Campagna Banche Armate che sul proprio sito internet rende pubblico anche l’elenco degli istituti di credito che non generano profitto sul business degli armamenti, invitando i cittadini a trasferire qui i loro conti corrente. Un altro metodo, inoltre, può essere quello di inviare una mail di protesta alla propria banca, nel caso essa figuri tra quelle “armate”, sempre seguendo i metodi spiegati nel sito internet della Campagna. Ogni mail è ovviamente solo una goccia, ma si sa che è l’insieme delle gocce stesse a fare l’oceano…

 

tratto da: http://www.dolcevitaonline.it/banche-armate-gli-istituti-di-credito-italiani-fanno-sempre-piu-soldi-grazie-alle-guerre/

La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Taser

 

 

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La Polizia Italiana armata con il Taser? Ci mancava solo questa! È un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha già fatto oltre 1000 morti

Ci mancava il Taser: un’arma pericolosa e dannosa, che in Nord America ha fatto 1000 morti

Mentre nei paesi in cui è in adozione si moltiplicano da anni le critiche per l’utilizzo della pistola Taser da parte delle forze dell’ordine, in Italia comincia ora una sperimentazione in sei città. Preoccupazione da parte di Amnesty International.

È notizia di questi giorni che la polizia italiana avrà in dotazione la pistola Taser, ovvero pistole che trasmettono una scarica elettrica neutralizzando il soggetto colpito. Le pistole elettriche saranno fornite in dotazione per una prima sperimentazione in sei città: Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia e Milano. Ma questa non è secondo molti una buona notizia: è da diversi anni che si discute di sé e come dotare le forze dell’ordine di taser nel nostro paese. Un ostacolo è stato rappresentato a lungo dai sindacati di polizia, ma è lo stesso utilizzo di quest’arma, classificata come “non letale”, ad essere oggetto di aspri dibattiti nei paesi in cui è in uso. Nel 2007, a seguito di tre casi controversi in cui l’utilizzo di una pistola elettrica avrebbe provocato dei decessi in Canada, è stata classificata come arma di tortura. A predisporre la possibilità di utilizzare la Taser era stato nel 2014 il ministro dell’Interno, con un emendamento alle nuove norme sulla sicurezza e l’ordine pubblico, ma le linee guida e il protocollo di sperimentazione è stato siglato con una circolare solo lo scorso 20 marzo.

Inventata dal fisico nucleare Jack Cover, la pistola Taser è stata pensata alla fine degli anni ’60, quando i dirottamenti aerei erano all’ordine del giorno e si voleva mettere a disposizione del personale di bordo un’arma efficace ma che non mettesse in pericolo la sicurezza del volo. Negli anni il suo utilizzo è stato sempre più esteso ed è stata perfezionata, diffondendosi come arma di difesa per i privati cittadini, ma massicciamente utilizzata anche per la sicurezza e l’ordine pubblico, in particolare negli Stati Uniti.

Molto critica sulla notizia che arriva dal ministero dell’Interno è l’associazione per i diritti umani Amnesty International, che sottolinea come dal 2001 ad oggi le morti collegate all’utilizzo del Taser da parte delle forze dell’ordine negli Usa e in Canada sono state circa mille. “Apparentemente – spiega Riccardo Noury di Amnesy Italia – queste pistole sembrano avere tutti i vantaggi: facili da usare, efficaci e risolutive in situazioni complicate, tanto nei confronti di persone recalcitranti all’arresto quanto di prigionieri in rivolta o di folle aggressive. In più, portano con sé quella definizione rassicurante di ‘armi meno che letali’ o ‘non letali’”.

Ma la realtà è più complessa: “Nel Nordamerica (Usa e Canada), dal 2001, il numero delle morti direttamente o indirettamente correlate alle Taser è superiore al migliaio. Nel 90 per cento dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti dalla Taser, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Altro fattore di preoccupazione è la facilità con cui la Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio”.

Le pistole elettriche sarebbero si armi di per sé non letali, ma è molto facile che lo diventino, soprattutto perché non è possibile quando le si utilizza conoscere le condizioni di salute dei soggetti presi come bersaglio, né se si trovino in una situazione di stress fisico significativo. In Olanda dal 2017 è in uso lo stesso modello di taser che sarà fornito agli agenti italiani, l’X2, e secondo Amnesty International i risultati sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo il rapporto dell’associazione, intitolato significativamente “un esperimento fallite”, le pistole elettriche già nella prima fase di adozione venivano utilizzate in modo improprio. Lo studio documenta episodi di utilizzo contro soggetti già ammanettati, di doppie scariche (potenzialmente mortali) e dentro istituti psichiatrici.

Mentre tutti i paesi in cui la Taser è utilizzata si interrogano sull’efficacia e la pericolosità di quest’arma, in Italia viene adottata quando già si conoscono i suoi potenziali rischi. L’obiettivo dichiarato è quello di diminuire i casi in cui gli agenti sono impegnati in un corpo a corpo con fermati o sospettati, fornendo un’arma diversa da quella da fuoco per colpire a distanza. Ma prendere a modello i metodi della polizia americana, travolta regolarmente da accuse di brutalità e violenza, non sembra proprio un’idea all’avanguardia. Per monitorare con precisione il suo utilizzo, la circolare che regolamenta la sperimentazione, chiarisce come una volta disinserita la sicura dell’arma, si accenderà automaticamente una camera dotata anche di visore notturno per verificarne e documentarne l’utilizzo.

fonte: https://www.fanpage.it/ci-mancava-il-taser-un-arma-pericolosa-e-dannosa-che-in-nord-america-ha-fatto-1000-morti/

Altra notizia che i TG hanno dimenticato di dare: la Pinotti annuncia euforica: “L’Italia avrà altri due sommergibili per un investimento di un miliardo di euro”! …Vi ricordiamo Gino Strada che si chiedeva: “A chi cazzo dobbiamo fare la guerra?” …Aggiungerei, ma un miliardo non poteva essere speso meglio?

 

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Altra notizia che i TG hanno dimenticato di dare: la Pinotti annuncia euforica: “L’Italia avrà altri due sommergibili per un investimento di un miliardo di euro”! …Vi ricordiamo ” …Aggiungerei, ma un miliardo non poteva essere speso meglio?

 

Pinotti: «L’Italia avrà altri due sommergibili»

Riva Trigoso – L’Italia avrà altri due sommergibili per un investimento di circa un miliardo di euro. Lo ha annunciato questa mattina il ministro della Difesa Roberta Pinotti durante il varo nei cantieri Fincantieri di Riva Trigoso della fregata “Antonio Marceglia”

 

iva Trigoso – L’Italia avrà altri due sommergibili per un investimento di circa un miliardo di euro. Lo ha annunciato questa mattina il ministro della Difesa Roberta Pinotti durante il varo nei cantieri Fincantieri di Riva Trigoso della fregata “Antonio Marceglia”. «Il programma prevedeva sei sommergibili – ha detto Pinotti – quattro li abbiamo già consegnati, due li abbiamo deliberati nel bilancio 2018».

fonte: http://www.themeditelegraph.com/it/shipping/shipyard-and-offshore/2018/02/03/pinotti-italia-avra-altri-due-sommergibili-HCUAac89XmPOtp4q9h5uwL/index.html

 

Leggi:

Il grande sfogo di Gino Strada: “Mi piacerebbe che un Ministro della Difesa, un anno dopo aver comprato un F35, venisse qui a dirci che cazzo ha fatto quell’F35″ !!

I soldati italiani in Niger a proteggere l’uranio dei francesi… Ma “loro” Vi prendono per i fondelli chiamandola “missione di pace”…!

 

Niger

 

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I soldati italiani in Niger a proteggere l’uranio dei francesi… Ma “loro” Vi prendono per i fondelli chiamandola “missione di pace”…!

 

Soldi e uranio, col rischio di finire in mezzo a una guerra. L’Italia in Niger con 500 soldati, su invito della Francia? Motivo ufficiale: fermare, nel Sahel, la tratta dei migranti e il fondamentalismo islamico. Ma attenzione: il Niger ha appena ottenuto, dalla conferenza parigina dei donatori, un super-finanziamento da 23 miliardi di dollari. Un pacchetto di aiuti, come si dice in gergo, “allo sviluppo e alla sicurezza”, i cui appalti sono destinati a imprese europee. «Di sicuro vedremo quindi imprese italiane su quel campo, per non parlare della fornitura di armi necessaria alla “stabilizzazione”», scrive il blog “Senza Soste”, che mette a fuoco anche l’altra possibile motivazione della strana missione italiana, annunciata da Gentiloni dal ponte di una portaerei. «Il punto è che in Niger, oltre ai 23 miliardi di dollari in aiuti che andranno trasformati in appalti, c’è qualcosa che vale, come sempre, una spedizione militare: qualcosa di serio, come quel tipico prodotto da green economy che è l’uranio». Non è certo una novità: proprio per l’uranio destinato al nucleare fu montato, nel 2002, il caso Nigergate. «In poche parole, si scrive Niger e si legge uranio. Stiamo parlando del quinto produttore di uranio al mondo ma con una popolazione, di venti milioni di persone, stimata tra le dieci più povere del pianeta».

In Niger c’è anche Arlit, una delle capitali mondiali della produzione di uranio impoverito, continua il newsmagazine. E’ proprio il pericolosissimo materiale «che provocò la morte dei soldati italiani al ritorno dalle missioni coloniali in Kosovo, Afghanistan e Jugoslavia (340 morti, 4000 malati, una strage silenziata al massimo dai media, con D’Alema e Mattarella, all’epoca ministro della difesa, che in materia negarono l’impossibile)». Ma in Niger, continua “Senza Soste”, «se si scrive uranio si legge Areva, una multinazionale francese a proprietà pubblica, con un proprio distinto grattacielo al quartiere parigino della Défense». Il campo si fa quindi più chiaro: resta in mano francese lo sfuttamento e l’export dell’uranio del Niger, i cui proventi non vanno certo ad una popolazione ben al di sotto del livello di povertà. «L’export di uranio del Niger, oltre a non fruttare niente per il popolo di quel paese e inquinarne pesantemente le acque, fornisce energia per il 50 per cento della popolazione francese». E’ evidente quindi che «lo sviluppo drammaticamente ineguale in Niger è un affare interno della Francia». Ma anche esterno, «perchè nella fornitura di energia atomica in Ue, che è circa un terzo di quella complessiva, l’uranio permette alla Francia di essere la principale produttrice di energia del continente, con una quota del 17,1% sulla produzione totale Ue e davanti a Germania (15,3%) e Regno Unito (in calo, ma al 13,9%)».

Così è tutto più chiaro, scrive “Senza Soste”: «Gli scafisti di un paese senza sbocco al mare c’entrano poco, se non come fake news all’amatriciana». L’Italia? Forse potrebbe ricavarne, in cambio, anche una quota di energia. Ma, al netto degli eventuali appalti per Roma – una possibile fetta dei 23 miliardi concessi in “aiuti” – il blog segnala che le nostre truppe saranno inserite in un disegno, interamente francese, di ristrutturazione “coloniale” dell’area, dopo la crisi apertasi nel 2011 per Areva, costretta a rivedere una serie di reattori dopo il disastro giapponese di Fukushima. Il 2011, ricorda la “Bbc”, è anche l’anno del cosiddetto “uranium-gate”, che coinvolge l’Areva in fenomeni di corruzione in Niger, con fondi neri finiti in Russia e in Libano, fuori dal controllo di Parigi. Altro obiettivo, per la Francia: contrastare la presenza della Cina sul terreno: «E visto che in Africa i cinesi non esistono, sul piano militare, non c’è niente di meglio che ristrutturare Areva dall’interno e far valere la propria presenza sul campo in termini di truppe, con l’aiuto dell’Italia». Il rischio? La guerriglia: dopo la sollevazione dei Tuareg che ha minacciato proprio le miniere di uranio, si è già fatta sentire una guerriglia definita “islamista”, che ha già colpito siti francesi nel 2013.

«Secondo fonti africane in lingua inglese, la guerra dell’uranio in Niger sembra essere appena cominciata: una guerra con gli Usa che forniscono i droni, mentre la Francia e l’Italia sono sul campo – la prima a difendere i propri interessi diretti, la seconda a supporto», cercando di rimediare appalti o magari una posizione privilegiata nella produzione di energia. Gruppi islamisti? In un articolo seguito all’uccisione di quattro soldati americani nell’area, il “Guardian” parla di gruppi in grado di colpire ma difficili da identificare, «in una delle più remote e caotiche zone di guerra del pianeta». Ed è in questo tipo di zona che la Francia vuol rimettere ordine, con l’aiuto italiano, anche per fronteggiare la minacciosa concorrenza del Kazakhstan, super-produttore di uranio. «Se ne può stare certi: le mosse legate al Niger vedranno un piano di decisione politico, su più capitali dell’Occidente, e uno legato alla situazione sui mercati finanziari. Poi si potrà raccontare degli scafisti, dei progressi contro la guerriglia islamista», a beneficio dei grandi media e del loro pubblico ignaro. Non a caso, è già partito il ritornello degli “aiuti” per fronteggiare la devastante emergenza-siccità che sta flagellando l’area. «Per evitare tragedie nel Sahel, legate alla fuga dai territori, basterebbe intervenire sulle crisi idriche, favorendo le naturali economie locali, e non immaginare di creare fortezze da fantascienza».

Se però andiamo a vedere la vastità della crisi idrica che tocca il Niger, aggiunge “Senza Soste”, vediamo che non comprende solo quel paese ma anche tutta la grande fascia sub-sahariana, dalla Mauritania all’Eritrea. E spesso, le zone toccate dalla crisi idrica coincidono con quelle interessate dalla cosiddetta guerriglia islamica: è il caso del Mali, oggetto di intervento francese a inizio 2013. «Parigi interviene, quando la crisi economica e politica precipita, per “stabilizzare” economia e situazione politica del paese e far valere gli interessi francesi. La novità è che, stavolta, interviene anche l’Italia», coinvolta anche nell’intricato dopoguerra in Libia. Riusciranno a pesare sulla crisi, i maxi-appalti in arrivo? «A essere cinici – scrive “Senza Soste” – con 150 milioni annui, e qualche cerimonia militare, l’Italia si dovrebbe garantire un po’ di appalti, per una cifra magari 20 o 30 volte superiore, per le proprie imprese dal settore infrastrutture a quello della fornitura». Secondo Gianandrea Gaiani di “Analisi Difesa”, non è né garantito l’affrancamento dalla subalternità militare a Parigi, già evidenziatosi con la crisi libica del 2011, né il processo di razionalizzazione dei flussi migratori. La politica italiana? Considera “naturale” «l’assenza di qualsiasi visione strategica sull’Africa, continente la cui sinergia tra miseria e boom demografico è ottima candidata ad essere un futuro problema per l’Europa».

 

fonte: http://www.libreidee.org/2018/01/soldati-italiani-in-niger-a-proteggere-luranio-dei-francesi/

 

Quello che i Tg non dicono – Ci hanno tagliato tutto, dalla Sanità alla Scuola alle Pensioni. Solo la spesa per le armi non è stata tagliata. E nel 2018 aumenterà del 4%: 25 miliardi, cioè 70 milioni al giorno… E come dice Gino Strada, vorrei vedere un politico che ci spieghi a chi cazzo dobbiamo fare la guerra!

 

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Quello che i Tg non dicono – Ci hanno tagliato tutto, dalla Sanità alla Scuola alle Pensioni. Solo la spesa per le armi non è stata tagliata. E nel 2018 aumenterà del 4%: 25 miliardi, cioè 70 milioni al giorno… E come dice Gino Strada, vorrei vedere un politico che ci spieghi a chi cazzo dobbiamo fare la guerra!

Difesa, la spesa italiana crescerà anche nel 2018: alle armi 25 miliardi, il 4% in più rispetto al 2017
I dati dell’Osservatorio Milex: la spesa militare vale l’1,4% del Pil. Pesa, oltre ai bilanci di Difesa, l’aumento dell’importo destinato al ministero dello Sviluppo per l’acquisto di nuovi armamenti. E una quota è destinata al Nuclear Sharing, le spese di mantenimento dell’arsenale nucleare Usa dislocato in Italia

Signore e Signori, ecco a Voi gli Stati Uniti, quelli che si ergono a paladini della giustizia nel mondo: 88 armi ogni 100 abitanti. Negli ultimi 1.735 giorni 1.516 sparatorie!

 

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Signore e Signori, ecco a Voi gli Stati Uniti, quelli che si ergono a paladini della giustizia nel mondo: 88 armi ogni 100 abitanti. Negli ultimi 1.735 giorni 1.516 sparatorie!

 

Negli Stati Uniti 88 armi ogni 100 abitanti. Negli ultimi 1.735 giorni 1.516 sparatorie.
Negli Stati Uniti le probabilità di morire in un conflitto a fuoco sono 11 volte superiori rispetto a qualsiasi altro paese sviluppato: le sparatorie, spesso con vittime, sono state negli ultimi anni quasi una al giorno.

Ottantotto armi da fuoco ogni cento abitanti. E’ questo il dato che più di ogni altro spiega cosa è accaduto domenica sera a Las Vegas, quando Stephen Paddock, pensionato di 64 anni, si è affacciato dal 32esimo piano di un hotel ed ha aperto il fuoco sulle persone che stavano assistendo a un concerto country. L’uomo era riuscito a portare nella sua stanza di albergo 23 tra pistole e fucili e centinaia di munizioni, mentre una perquisizione nella sua casa ha rivelato che ne possedeva altre 19, tutte perfettamente funzionanti. E’ probabilmente proprio nella facilità di accesso alle armi da fuoco che vanne trovate le ragioni della tragedia di Las Vegas, la più grave sparatoria nella storia degli Stati Uniti, ma anche di altri episodi simili numericamente meno consistenti, ma ugualmente gravi e soprattutto praticamente quotidiani.

USA: negli ultimi 1.735 giorni 1.516 sparatorie
E’ il Guardian a fornire alcuni dati che spiegano il fenomeno della stragi negli Stati Uniti, paese in cima alle classifiche mondiali per la quantità di armi possedute dai suoi cittadini. Episodi come quello di Las Vegas capitano in un numero 11 volte superiore rispetto a qualsiasi altro paese sviluppato, secondo uno studio pubblicato nel 2014 nel Journal of International Criminal Justice. Negli ultimi 1.735 giorni le sparatorie sono state 1.516, molte delle quali con la presenza di vittime. Come detto, mediamente negli USA ci sono 88 pistole ogni 100 abitanti: un dato impressionante anche se rapportato al secondo paese di tale classifica, lo Yemen, dove le armi sono invece 54 ogni 100 abitanti.

Curare persone ferite dalle armi costa agli USA 2,8miliardi di dollari
Secondo il Guardian, sono 30mila le persone uccise dalle armi da fuoco ogni anno negli States. In due casi su tre si tratta di suicidi. Sono invece 100mila gli uomini, donne o bambini che vengono feriti, stando a uno studio pubblicato sulla rivista Health Affairs. In termini sanitari, il costo sostenuto per curare le persone coinvolte in conflitti a fuoco è di 2,8miliardi di dollari all’anno. Dati emblematici: per gli americani le probabilità di morire a causa di un conflitto a fuoco sono 25 volte più alte rispetto agli altri paesi sviluppati. Un sondaggio dell’Università di Harvard rivela che la metà delle armi da fuoco in circolazione nel paese è detenuta dal 3% appena della popolazione e che 7,7 milioni di cittadini posseggono tra gli otto e i 140 fucili o pistole.

Uomo, conservatore e residente fuori dalle città: il profilo dei proprietari di armi
Significativo il profilo dei possessori di armi: si tratta di bianchi, prevalentemente conservatori e residenti fuori dalle grandi città. Il reddito naturalmente incide sulla possibilità di acquistare legalmente un pezzo: chi guadagna almeno 25.000 dollari ogni anno entra più facilmente in un’armeria. Il 30% dei conservatori dichiara il possesso di un’arma, rispetto al 19% dei moderati e al 14% dei liberali. L’acquisto di pistole e fucili continua ad essere una prerogativa maschile, dal momento che le donne che si rivolgono alle armerie rappresentano una porzione ridotta (12%) del mercato.

fonte: https://www.fanpage.it/negli-stati-uniti-88-armi-ogni-100-abitanti-negli-ultimi-1-735-giorni-1-516-sparatorie/