Questa è l’Italia – Centri per lʼimpiego: 556 strutture, 600 milioni di costi annui, 8.000 addetti, IL TUTTO PER TROVARE LAVORO A 4 PERSONE L’ANNO! …Perché queste cose i Tg non le dicono?

Centri per lʼimpiego

 

 

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Questa è l’Italia – Centri per lʼimpiego: 556 strutture, 600 milioni di costi annui, 8.000 addetti, IL TUTTO PER TROVARE LAVORO A 4 PERSONE L’ANNO! …Perché queste cose i Tg non le dicono?

 

Il grande flop dei centri per lʼimpiego, costano 600 milioni lʼanno ma trovano lavoro solo al 3% dei richiedenti.

Almeno due milioni e mezzo di italiani si rivolgono alle 556 strutture sparse sul territorio: circa 360mila al mese. Gli 8mila operatori in media collocano circa 4 occupati in un anno.

Flop dei Centri per l’impiego in Italia. Dovevano essere riorganizzati e potenziati come scritto nell’utima riforma del lavoro ma è rimasto tutto sulla carta. Infatti nonostante una spesa di 600 milioni di euro l’anno, distribuita tra i 556 Cpi sparsi sul territorio, solo il 3% dei disoccupati che si rivolge agli uffici di collocamento riesce a trovare un impiego. Una media irrisoria rispetto ai numeri di Francia e Germania che superano il 20%. Secondo l’Istat, all’anno, almeno 2 milioni e mezzo di persone vi si rivolgono.

Come scrive il Messaggero una produttività davvero bassa se si pensa che gli operatori sono 8mila e riescono a collocare solo 4 occupati l’anno. I Cpi sono passati a essere controllati dalle Province alle Regioni, e ora nel limbo del Jobs act.

In realtà i Centri per l’impiego dovrebbero lavorare per far incrociare domanda e offerta, come fissato nella riforma del lavoro renziana, ma mancano i decreti attuativi e una regia organica. “Tutto è rimasto frammentato dopo la riforma – ha affermato al quotidiano romano Maurizio Del Conte, presidente Anpal – e le percentuali di collocamento oscillano tra il 2,2 e il 3,2%, una media decisamente bassa che riguarda Nord, Centro e Sud in maniera omogenea”.

Quello che manca in Italia, denunciano i sindacati, “è una gestione integrata dei Centri per l’impiego, con l’adozione di modelli standard che offrano sul territorio servizi uguali per tutti”. Bisognerebbe, “provincia per provincia, numerare i disoccupati, catalogarli per qualifica, dare formazione a chi non ha titoli, mantenere viva una rete di comunicazione con le aziende”.

In alcuni casi i centri si trovano in strutture fatiscenti mentre in altri tra gli 8mila dipendenti c’è anche chi non è qualificato nonostante abbia un contratto a tempo indeterminato. Ma non bisogna fare di tutta lerba un fascio. Ci sono Regioni in cui i centri sono funzionanti come in Veneto e in Emilia Romgna. Il Lazio invece è tra le Regioni che vanno più lentamente.

Secondo il presidente della Federcontribuenti Marco Pagnella “sarebbe necessario creare un fondo nazionale di 800 milioni per il sostegno occupazionale. I Cpi potrebbero invece essere dislocati all’interno degli uffici comunali, con un risparmio notevole per lo Stato”.

 

tratto da: http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/il-grande-flop-dei-centri-per-l-impiego-costano-600-milioni-l-anno-ma-trovano-lavoro-solo-al-3-dei-richiedenti_3138294-201802a.shtml

Davigo sul governo M5S-Lega: “È difficile far peggio di chi l’ha preceduto”

Davigo

 

 

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Davigo sul governo M5S-Lega: “È difficile far peggio di chi l’ha preceduto”

“Credo che sia difficile fare peggio di chi l’ha preceduto. Perlomeno, finora noi magistrati non siamo stati ancora insultati.”

Così il pm Piercamillo Davigo sul governo M5S-Lega a DiMartedì.

Alle parole di Giovanni Floris: “Silvio Berlusconi ha sostenuto che Lugi Di Maio è solo il front man dei 5 Stelle. Dietro il loro pensiero, che definisce livoroso e giustizialista, c’è lei, il Dottor Davigo”, il magistrato risponde: “ Io ho querelato Berlusconi per queste sue affermazioni”.

E di nuovo Floris sull’ex Cav: “Berlusconi pensa che dividere il mondo tra colpevoli e innocenti sia giustizialismo”.

Al che Davigo ribatte: “Il mio mestiere, quello di giudice, è esattamente quello di distinguere tra colpevoli e innocenti. Chi mette in dubbio queste distinzioni – continua il giudice – è come se spegnesse la luce così tute le pecore sono grigie. Ci sono le pecore bianche e le pecore nere: il mondo è fatto così. Poi ci sono infinite varietà. Però il mestiere dei giudici è quello di far rispettare la legge. Stupisce che chi ha ricoperto incarichi di governo ed è stato leader di una maggioranza, e come tale ha approvato leggi che poi i giudici sono chiamati a far rispettare, possa fare queste affermazioni”.

In seguito Floris sposta l’attenzione su Matteo Renzi, che aveva affermato che il Dottor Davigo è un khomeinista giudiziario. Ma il magistrato non si trova d’accordo con l’ex segretario del PD e risponde: ” ììHo sempre cercato di fare il mio lavoro applicando le leggi che il Parlamento approva. Se quelle leggi non vanno bene, le facciano in un altro modo”.

Dopo tutto questo parlare di giustizia, Floris chiede chiarezza, e domanda al magistrato cosa significhi ‘giustizialismo’. La sua risposta è sorprendente: “Questo bisogna chiederlo a chi usa questa parola, che non vuol dire niente. C’era stato un movimento giustizialista in Argentina, che voleva la giustizia sociale. In Italia parlare di giustizialismo in termini dispregiativi forse vuol dire che non si vuole la giustizia”.

E per rafforzare il concetto racconta questo aneddoto: “Sant’Agostino, riferendosi a un episodio raccontato da Cicerone del pirata di Alessandro Magno, era arrivato a dire: tolta la giustizia, che cosa sono i grandi imperi se non bande di briganti che hanno avuto successo? E che cosa sono le bande di briganti, se non imperi in embrione? Quindi, ciò che fa la differenza tra gli Stati e le bande di briganti è proprio la giustizia“.

Infine viene chiesto il suo parere sul Daspo, ovvero impedire ai corrotti di lavorare per la pubblica amministrazione.

Il dottor Davigo conclude così: “Io ho idee in larga misura diverse. Nel senso che sono dell’opinione che ci vorrebbe un diritto premiale molto forte, fino all’impunità. E per chi collabora realmente diventa impossibile commettere questi reati. Soprattutto bisogna cominciarli i processi, perché intanto uno può essere invogliato a collaborare in quanto rischia una condanna. Se non rischia una condanna perché dovrebbe collaborare?”

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/06/08/davigo-sul-governo-m5s-lega-e-difficile-far-peggio-di-chi-lha-preceduto/

Ricapitoliamo: una settimana di legislatura ed il Pd ha preparato una bella proposta di legge sul conflitto di interesse contro la Casaleggio. Dopo essere riuscito per 24 anni a evitare di farne una su Berlusconi…!

 

conflitto di interesse

 

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Ricapitoliamo: una settimana di legislatura ed il Pd ha preparato una bella proposta di legge sul conflitto di interesse contro la Casaleggio. Dopo essere riuscito per 24 anni a evitare di farne una su Berlusconi…!

Da Relubblica.it:

Governo, il Pd presenta una proposta di legge sul conflitto d’interessi: nel mirino la Casaleggio

Il ddl dei dem riprende il testo approvato nella scorsa legislatura alla Camera e impantanato al Senato. Testo sostanzialmente simile però da ampliare, a quanto viene annunciato, con alcuni punti sul rapporto tra la piattaforma Rousseau, cuore politico dei 5Stelle, e la società di Casaleggio. Nel caso di M5s la Casaleggio e Associati è proprietaria della piattaforma Rousseau, cioè il cuore del Movimento, e quindi per estensioni i suoi iscritti che ricoprono cariche di governo ricadrebbero nella situazione di potenziale conflitto…

…………….

Insomma, hanno graziato l’amico Berlusconi per 24 anni, ma ora c’è il “nemico” vero…

Sì lo ammetto, sono deluso dai grillini. E soprattutto sono deluso dal Governo che hanno voluto fare a tutti i costi, perfino alleandosi con Salvini… Ma gentaglia come quella che ci ha governato finore non la voglio vedere proprio più…!

By Eles

Reddito di cittadinanza? Arriva l’autorevole e illuminato parere di Flavio Briatore: “Al Sud la gente non ha voglia di lavorare, sarebbe una follia”

 

Briatore

 

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Reddito di cittadinanza? Arriva l’autorevole e illuminato parere di Flavio Briatore: “Al Sud la gente non ha voglia di lavorare, sarebbe una follia”

 

Briatore: “Reddito di cittadinanza? Al Sud la gente non ha voglia di lavorare, sarebbe una follia”

L’ex manager di Formula 1, Flavio Briatore, si scaglia contro il reddito di cittadinanza e i meridionali: “Se adesso danno pure un reddito di cittadinanza, questa mi sembra una follia vera. Per me è una follia perché paghi la gente che sta sul divano. Sul divano ci sono già gratis, poi addirittura li paghi. Prenderanno il divano a due piazze”

I giovani meridionali? Sono dei fannulloni. Si potrebbe sintetizzare così il “Briatore pensiero” espresso ieri sera ai microfoni de La Zanzara dall’ex manager di Formula 1, pensiero che spesso ha ribadito nel corso degli ultimi anni parlando delle difficoltà di fare impresa in Italia. “Se adesso danno pure un reddito di cittadinanza, questa mi sembra una follia vera. Per me è una follia perché paghi la gente che sta sul divano. Sul divano ci sono già gratis, poi addirittura li paghi. Prenderanno il divano a due piazze. Investimenti in Meridione? Ci sono difficoltà enormi. E la gente non ha voglia. Chi aveva voglia è andato fuori dal Sud. Quando abbiamo avuto la possibilità di avviare un’attività a Otranto, nel nostro gruppo c’erano diversi pugliesi. Abbiamo dato la possibilità di tornare, ma nessuno ha voluto. Rimane chi non si sbatte molto per trovare un lavoro, se adesso danno anche il reddito di cittadinanza è finita”, ha dichiarato Flavio Briatore parlando del reddito di cittadinanza presente nel contratto di governo M5S-Lega.

Nonostante Briatore sia assolutamente contrario a qualsiasi tipo di politica di stampo assistenzialista, rispetto al nuovo governo si dice fiducioso e spiega di essere d’accordo con il leader della Lega su moltissimi temi: “Nuovo governo? Mi sembra ci sia molto entusiasmo. Mi sono simpatici sia Salvini che il grillino, lasciamoli fare. Faccio il tifo per loro, certo. Come dovrebbero fare tutti. Su immigrazione e fisco sto con Salvini. Ha ragione quando dice che i clandestini bisogna bloccarli prima che arrivino. Bisogna bloccare i barconi, ormai sappiamo da dove partono. Investire e creare posti di lavoro lì. La flat tax è da fare subito, immediatamente, subitissimo. Se premia i ricchi va bene perché vuol dire che se uno risparmia con la flat tax, investe più nell’azienda, crea più posti di lavoro”.

fonte: https://www.fanpage.it/briatore-reddito-di-cittadinanza-al-sud-la-gente-non-ha-voglia-di-lavorare-sarebbe-una-follia/

 

 

Non dimenticate le parole di Juncker: “gli italiani lavorino di più e siano meno corrotti” …l’avrà pure detto dopo la terza bottiglia di vino, ma è questa l’Europa dove vogliamo stare?

 

Juncker

 

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Non dimenticate le parole di Juncker: “gli italiani lavorino di più e siano meno corrotti” …l’avrà pure detto dopo la terza bottiglia di vino, ma è questa l’Europa dove vogliamo stare?

“Gli italiani devono lavorare di più, essere meno corrotti e smettere di incolpare l’Ue per tutti i problemi dell’Italia”: sono le parole durissime espresse dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, pronunciate nella sessione di domande e risposte con il pubblico alla conferenza a Bruxelles ‘New Pact for Europe’.

L’esponente di Bruxelles ha invitato inoltre gli italiani a “smettere di guardare all’Ue per salvare le regioni più povere del Paese”. Juncker – secondo quanto riporta il Guardian – è “profondamente innamorato” della “Bella Italia” ma non accetta che incolpi l’Ue o la Commissione “per tutti i suoi problemi”. “Gli italiani devono prendersi cura delle regioni povere d’Italia. Ciò significa più lavoro; meno corruzione; serietà”, ha indicato Juncker. “Li aiuteremo come abbiamo sempre fatto. Ma non si faccia il gioco di scarico di responsabilità con l’Ue. Un Paese è un Paese, una nazione è una nazione. Prima i Paesi, l’Europa in secondo luogo”.

via AGI

Brindisi – Salvini sale sul bus per l’aeroporto e i passeggeri cantano Bella Ciao…!

Salvini

 

 

 

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Brindisi – Salvini sale sul bus per l’aeroporto e i passeggeri cantano Bella Ciao…!

Così il segretario provinciale della Fiom Cgil di Brindisi, Angelo Leo, il quale ha postato un video testimonianza sull’accaduto, non appena l’aereo è atterrato a Brindisi.

“Non abbiamo resistito: è stato anche un riflesso condizionato, ma è come se fosse scatta una molla nel farci intonare “Bella ciao!””. Così il segretario provinciale della Fiom Cgil di Brindisi, Angelo Leo, il quale ha postato un video testimonianza sull’accaduto, non appena l’aereo è atterrato a Brindisi. “Dovevamo imbarcarci sul volo Roma-Brindisi delle 17.15 ed abbiamo visto che c’era un quarto d’ora di ritardo, quindi mentre eravamo in fila abbiamo notato sopraggiungere il ministro Salvini con la scorta e tutto il seguito ed a questo punto, abbiamo pensato che il ritardo fosse anche dovuto anche a questa circostanza. Così, nel bus che ci portava vicino all’aeromobile ci siamo messi a intonare “Bella ciao!””.

“Piersanti si chiamava Piersanti” …il disperato grido di Del Rio che si ricorda di Piersanti quando deve fare demagogia… Lui e tutti i Pdioti ricordano che Mattarella è morto per difendere i diritti del popolo contro i poteri forti e lo strapotere dell’Ue? Gli stessi diritti che loro hanno vergognosamente calpestato?

Piersanti

 

 

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“Piersanti si chiamava Piersanti” …il disperato grido di Del Rio che si ricorda di Piersanti quando deve fare demagogia… Lui e tutti i Pdioti ricordano che Mattarella è morto per difendere i diritti del popolo contro i poteri forti e lo strapotere dell’Ue? Gli stessi diritti che loro hanno vergognosamente calpestato?

Da “I Nuovi Vespri”:

RIPUBBLICHIAMO QUESTO ARTICOLO dopo le polemiche suscitate dal discorso del Premier, Giuseppe Conte, che ha ‘osato’ parlare del “congiunto” del Presidente della Repubblica, ovviamente riferendosi a Piersanti Mattarella. L’opposizione, PD in primis, si sta strappando  le vesti accusando Conte di leggerezza. Se solo chi si indigna fosse capace di seguire le orme del Presidente della Regione ucciso nel 1980…  Mattarella difendeva gli interessi del suo popolo anche contro lo strapotere dell’Ue. Quelli che oggi si scandalizzano non ne sono capaci o preservano altri interessi…. Farebbero meglio a stare zitti. Con i fatti dimostrano quanto lontani siano da lui…

6 Gennaio 2017- 37 anni fa l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella.  Era in macchina, in via Libertà a Palermo, sotto casa sua. Stava per andare a messa con la sua famiglia quando un uomo armato di una pistola lo uccise sparandogli dal finestrino.

Su questo omicidio regna ancora il mistero più fitto, ma la pista politica resta sempre la più credibile. Una tesi riaffermata oggi, in occasione delle cerimonia celebrativa sul luogo del delitto,  dall’avvocato della famiglia Mattarella, Francesco Crescimanno che ha avviato da mesi una complessa attività di analisi delle carte processuali per ottenere l’apertura di un nuovo filone di indagini:

“La mafia c’entra, certo che c’entra. Ma quello di Mattarella, lo ritengo un omicidio più politico che mafioso”. La mafia, cioè, come molto spesso è accaduto, avrebbe agito da tramite o avrebbe in qualche modo fornito coperture, ma il killer non sarebbe neanche ascrivibile ad ambienti malavitosi locali. Un killer che sarebbe arrivato da fuori, da ambienti legati al terrorismo nero al servizio di “centri di potere occulti”.  Un caso unico per gli omicidi siciliani, dove si è sempre saputo tutto sui sicari e poco sui mandanti.

“Io sono convinto che il killer sia Giusva Fioravanti, lo hanno riconosciuto sia la moglie di Mattarella che la domestica” ha aggiunto il legale stamattina. E in una intervista dello scorso luglio aveva anche ricordato che “pure il giudice Falcone non aveva dubbi. Ma Fioravanti è stato assolto. Però, questo caso non può restare irrisolto: si potrebbe tornare a indagare sui depistaggi, per comprendere il coacervo di interessi, fra mafia e ambienti della destra eversiva, che probabilmente maturarono attorno alla morte di Piersanti Mattarella”.

A questo proposito vale la pena ricordare le parole di Rocco Chinnici, ucciso nel 1983: “C’è un filo rosso che lega tutti i grandi delitti: un unico progetto politico”. Così scriveva l’ indimenticato capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo sul suo diario commentando gli omicidi di Mattarella, del segretario del PCI, Pio La Torre e del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa. 

Nell’inchiesta Mattarella è presente tutto il repertorio degli altri grandi delitti: prove false, depistaggi, testimonianze artefatte e una verità che non arriva. Lo sa bene anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso: ” C’è stato un depistaggio, è scritto nelle carte processuali e ci sono punti oscuri”.

Certo è che il Presidente della Regione, tra i migliori che la Sicilia abbia mai avuto,  dava fastidio a tanti. Per la sua politica di allargamento della sua maggioranza di governo al Partito Comunista, proprio come Moro, di cui era ritenuto il naturale successore e morto anche lui in circostanze tutt’ora oscure. Per il suo stile, per la sua solida preparazione, per la svolta che ha impresso nell’amministrazione regionale a dare dignità politica al Parlamento siciliano e all’Autonomia.

Alcuni tra i suoi predecessori sono stati pure importanti: Franco Restivo, come ha raccontato in un bel libro Franco Nicastro, ha ‘vertebrato’ la Regione siciliana; Giuseppe Alessi, grande espressione del popolarismo sturziano autentico, ha provato ad opporsi alla ‘sepoltura’ dell’Alta Corte per la Sicilia (“L’hanno sepolta viva”, ricordava sempre Alessi a proposito dell’organismo che doveva rappresentare la Sicilia nelle controversie con lo Stato, visto che non è mai stata approvata una legge costituzionale per abrogarla).

Ma è stato Piersanti Mattarella che ha provato a far capire ai siciliani il vero senso dell’Autonomia, sperimentando la formula politica della “Sicilia con le carte in regola”.

Di lui vogliamo ricordare una legge che dovrebbe portare il suo nome: la legge regionale numero 71 del 1978. E’ la grande legge urbanistica, tutt’ora in vigore. Nessuno prima di lui aveva mai pensato a una legge urbanistica e la sua, ostacolata in tutti i modi, non piaceva a buona parte della politica di quegli anni. E, soprattutto, non piaceva alla mafia. La legge n. 71 serviva a reiterare la tutela lungo le coste, entro i 150 metri dalla battigia e a salvare il verde pubblico montano, collinare e costiero che poi avrebbe aperto la via, negli anni ’80, all’istituzione dei parchi e delle Riserve naturali.

Non gli mancava il coraggio di difendere la Sicilia e gli interessi dei Siciliani:

“Occorre creare una forza di pressione capace di controbilanciare le spinte e le sollecitazioni che sull’apparato politico-burocratico esercita la struttura socio finanziaria del Nord” diceva il Presidente Mattarella. Che a tal fine volle  un Comitato di coordinamento di Presidenti delle regioni meridionali che affiancava il Ministro nella programmazione economica. Non è un caso che in quel periodo, come ci ha ricordato  il costituzionalista palermitano, Andra Piraino che del Presidente era amico, “il divario tra il reddito pro capite tra Sud e quello del Nord diminuì notevolmente”Mattarella credeva nella necessità di una unione delle regioni meridionali, ognuna con le sue prerogative. E quelle siciliane le difese anche davanti all’allora Presidente della Commissione esecutiva della Comunità Economica Europea, Roy Jenkins in visita a Palermo.

Era il 6 Settembre del 1979 e parlando di legislazione europea gli disse:

“L’emanazione di norme europee non sempre tiene conto della realtà di tutte le regioni della Comunità, norme che sembrano fatte solo per una parte della Comunità e non per tutta, di modo che si innesca e si accresce quel processo centripeto di accorpamento delle risorse che è proprio di ogni sviluppo dualistico non integrato e che ha per effetto l’allargamento del divario”.
“Sovente -sottolineò Mattarela rivolgendosi a Jenkins- tali norme, signor Presidente, non tengono conto, in particolare, neppure del livello di autonomia locale di cui ad esempio la Sicilia fruisce all’interno della comunità nazionale, livello assai largo e che è frutto da un lato di peculiarità storiche, sociali, geografiche, economiche tuttora presenti; e dall’altro di lotte politiche e di tradizioni che costituiscono patrimonio inalienabile di questa terra ed al quale non rinunciamo”.

E ancora, rivolgendosi ai governi nazionali:

“L’Autonomia regionale speciale che costituisce la risposta democratica ed unitaria del nuovo Stato repubblicano alle istanze della Sicilia del dopoguerra rimane patrimonio inalienabile di cui siamo e saremo sempre gelosi custodi”. 

Ricordi di un Presidente dei Siciliani che dovrebbero fare impallidire di vergogna gli attuali politici che stanno svendendo la Sicilia e i diritti sanciti dallo Statuto alle segreterie romane; quelli che hanno accettato un inviato del Governo nazionale alla guida dell’assessorato all’Economia; quelli che non si oppongono a questo stato di cose; quelli che fanno finta di opporsi; quelli che per la carriera hanno sacrificato i Siciliani e le potenzialità della nostra regione.

Ma la vergogna presuppone una coscienza. E molti dei nostri politici mercenari (o ascari come li definirebbe Salvemini) non sanno neanche cosa sia. Diceva Diderot: “La voce della coscienza e dell’onore è ben debole quando l’intestino urla”. E il loro intestino, evidentemente, non smette mai di urlare.
fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/06/07/piersanti-mattarella-contro-il-centralismo-romano-ed-europeo/#_

Matteo Salvini: “Giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse” …Oltre ad essere una immane cazzata è anche contro la Costituzione. Ecco perché…

 

Matteo Salvini

 

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Matteo Salvini: “Giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse” …Oltre ad essere una immane cazzata è anche contro la Costituzione. Ecco perché…

 

Salvini: “Flat Tax è giusta perché se uno fattura di più può investire di più”

Matteo Salvini, intervenuto su Radio anch’io, spiega il perché della flat tax: “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più”. .

Con i riflettori puntati sul nuovo esecutivo il ministro degli Interni Matteo Salvini contraddice con una dichiarazione il principio di progressività delle tasse, sancito dalla nostra Costituzione. In un intervento a Radio anch’io, parlando della Flat tax, la misura contenuta nel contratto di governo, ha spiegato perché è giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse. All’articolo 53 della Costituzione vengono messe in relazione la capacità contributiva dei singoli cittadini e la progressività dell’imposizione fiscale. Recita il testo: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Esattamente l’opposto di quanto ha detto il titolare del Viminale.

A proposito della flat tax Salvini ha spiegato appunto che in realtà “ci guadagnerebbero tutti”. Al vicepremier è stato domandato se la riforma fiscale ipotizzata nel contratto sia iniqua e consenta maggiori guadagni ai ricchi. Il segretario del Carroccio ha risposto così: “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Ma l’assoluta intenzione è che tutti riescano ad avere qualche lira in più in tasca da spendere”. Perché il problema del nostro Paese, ha aggiunto il vicepremier, “è che le esportazioni vanno bene grazie ai nostri eroici imprenditori, che nonostante tutto e tutti tengono alto il made in Italy nel mondo, ma devono tornare a comprare anche gli italiani. E per farli tornare a comprare occorre che tornino a lavorare dignitosamente e che abbiano in tasca qualche lira”.

Salvini è intervenuto poi sulla Legge Fornero, uno dei cavali di battaglia della Lega, ribadendo il suo impegno: “Smontare la legge Fornero è un impegno sacro. L’impegno è di smontarla pezzetto per pezzetto – ha concluso – ripartendo da quota cento ed avendo l’obiettivo di tornare a quota 41 anni di contributi”.

La replica della Lega
Il commento di Salvini sulla flat tax ha generato subito polemiche, al punto che l’ufficio stampa della Lega ha inviato una nota, in cui specifica la posizione del vicepremier: “Salvini non ha mai detto, come titolano alcune agenzie e quotidiani online, che ‘è giusto che chi guadagna di più paghi meno tasse’. Una frase frutto di una forzatura giornalistica, che non corrisponde al suo pensiero e che non è stata pronunciata nel corso della trasmissione radio anch’io di questa mattina dal ministro dell’interno e vicepremier”. In radio Salvini ha pronunciato queste parole: “Con la flat tax ci guadagnano tutti”. E come riporta la nota, questa è stata la risposta di Salvini alla domanda sulla riforma fiscale.

fonte: https://www.fanpage.it/flat-tax-salvini-giusto-che-chi-guadagna-di-piu-paghi-meno-tasse/

Signore e Signori, ecco chi siamo riuscito a portare al Governo – Zaia: “si, siamo razzisti e alle forze dell’ordine vanno ridati i manganelli”…!

 

Zaia

 

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Signore e Signori, ecco chi siamo riuscito a portare al Governo – Zaia: “si, siamo razzisti e alle forze dell’ordine vanno ridati i manganelli”…!

Il comizio di Zaia: siamo razzisti e alle forze dell’ordine vanno ridati i manganelli

Nel piccolo comune di Recoaro il governatore si lascia andare a toni incredibili. Ma ci sono veneti che si sentono umiliati per queste parole

Il prossimo 10 giugno si vota anche al mio paese di origine, Recoaro Terme, in provincia di Vicenza. Oggi mi trovo qui e ho assistito al comizio elettorale lampo del presidente della regione Luca Zaia. Ha parlato rigorosamente in dialetto veneto, ma il suo accento è diverso da quello di questa valle, era un accento “della bassa” e ha fatto uno strano effetto perché qui nel profondo Veneto montano, quelli “della bassa” non ci piacciono tanto.

Per fortuna ha rassicurato subito tutti i presenti e mentre il Presidente del Consiglio meno di due ore fa ha dichiarato che il governo non è razzista, Zaia ha tenuto a precisare che se “razzisti” sono coloro che vogliono tenere lontani coloro che non ci permettono di “vivere come prima”, che vogliono entrare nelle nostre case, allora siamo razzisti”, e guardando i giornalisti ha tenuto a precisare: “scrivetelo pure”.

Ha poi sottolineato di sapere quanti immigrati sono partiti da questo piccolo paese ma sottolinea “i nostri veneti non sono andati a riempire le galere e non hanno mai fatto come questi che pretendono di essere padroni ancora prima di arrivare” […] “Noi non siamo convinti che il delinquente abbia avuto un’infanzia difficile”.

Cita poi quattro punti del programma della Lega a costo zero (strettamente legati al tema immigrazione”, quindi immediatamente applicabili:(strettamente legati al tema “immigrazione”):

1 -inasprire le pene per violenti e stupratori,

2 -promuovere la legittima difesa,

3 -riaprire le carceri

4 – togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare loro il manganello e le manette.

Da cittadina di questo paesello mi sono sentita molto umiliata. Ma davvero pensa che il livello degli interlocutori sia questo? Davvero questo linguaggio dovrebbe rassicurare? Lo chiedo alla neo ministra delle autonomie regionali Erika Stefani che viene da questa valle e sono sicuro ne conosce sia la bellezza che la ricchezza sia produttiva che umana.
Come so che Luca Zaia sa essere molto più garbato e civile. Solo linguaggio da comizio?

Mi guardavo attorno, i boschi e la bellezza del territorio. Nonostante il degrado del paese mi stupisce ogni giorno, da quando sono nata. Un po’ di inquietudine la provo e l’ho sempre provata pensando ai tempi in cui le belle ville (oggi quasi ruderi) di mezza montagna erano occupate dai gerarchi nazisti ma oggi la pace di questa valle splendida mi nutre sempre di vita e forza. Quando posso vengo qui a rigenerarmi dalla città e dai viaggi. Non ho mai avuto paura qui, n’è mai mi sono sentita minacciata. Perché dovrei sentirmi rassicurata da queste parole violente?
Il voto elettorale non è un clic sul “mi piace” di un social network, non dura quanto un’imprecazione o una frase, esprime una delega a qualcuno che ti rappresenta, che decide per te, decide e scrive per te le leggi della società in cui si vive, ciò che chi decide per te fa diventare realtà dura nel tempo, talvolta nello spazio.

Restiamo consapevoli.

 

 

fonte: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/06/05/il-comizio-di-zaia-siamo-razzisti-e-alle-forze-dell-ordine-vanno-ridati-i-manganelli-2025631.html

9 giugno 2018 – Quando Lionel Messi si ribellò: “NON GIOCO CONTRO CHI UCCIDE BAMBINI”… Così fece saltare il match tra Argentina e Israele!

 

Messi

 

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Quando Lionel Messi si ribellò: “NON GIOCO CONTRO CHI UCCIDE BAMBINI”… Così fece saltare il match tra Argentina e Israele!

Riproponiamo questo articolo del giugno 2018…

Il 9 giugno 2018 era previsto match amichevole tra Argentina e Israele. La partita salta… I media cercano di camuffare il fatto parlando di sicurezza e baggianate simili. La verità la dice Messi: “Non gioco contro chi uccide bambini”

Gerusalemme, salta il match con l’Argentina. Messi: «Non gioco contro chi uccide bambini»

Beirut – L’amichevole fra Israele e Argentina, prevista per sabato a Gerusalemme, è stata annullata. Il premier Benjamin Netanyahu ha chiamato il presidente argentino Mauricio Macri per cercare di salvare il match ma non c’è stato nulla da fare.

La partita – ha affermato la ministra dello Sport Miri Regev – è stata cancellata per via di minacce di gruppi terroristici ai calciatori latinoamericani».

«Da quando hanno annunciato che avrebbero giocato in Israele – ha specificato la ministra – gruppi terroristici hanno inoltrato ai giocatori della nazionale argentina e ai loro congiunti messaggi e lettere, includendo chiare minacce che avrebbero colpito loro e le loro famiglie».

Hanno anche associato «immagini video di bambini morti».

Almeno, questa è la versione ufficiale… Ma la verità è urlata da Lionel Messi

«Minacce a Messi»

Secondo il quotidiano argentino Clarín, il caso è stato esaminato in persona da Macri assieme all’Associazione calcio argentina. Ufficiali governativi hanno rivelato che «i giocatori non volevano giocare in Israele a causa delle minacce a Messi».

Ma poi il campione argentino ha chiarito in una intervista tv: «Come ambasciatore dell’Unicef non posso giocare contro chi uccide bambini palestinesi innocenti. Abbiamo dovuto cancellare il match perché siamo essere umani prima che giocatori di calcio».

Ed è questa la vera verità…!

Macri si è scusato con Netanyahu e assicurato che le motivazioni dei calciatori «non erano politiche». Lo stesso presidente avrebbe dovuto assistere alla partita assieme a una delegazione di uomini di affari della comunità ebraica argentina.

«Cartellino rosso»

L’incontro era diventato un caso politico. In Cisgiordania sono apparsi enormi poster che esortavano Messi a non partecipare per non essere «complice dell’occupazione» con la scritta «Gerusalemme è la capitale della Palestina». La Città Santa è tornata al centro dello scontro fra palestinesi e Israele dopo la decisione di Donald Trump di spostare l’ambascia americana da Tel Aviv.

Gerusalemme è considerata dallo Stato ebraico la sua capitale «unica e indivisibile» ma è rivendicata, almeno nella parte orientale, anche dall’Autorità Palestinese. Il presidente dell’Associazione calcio palestinese Jibril Rajoub ha parlato di «vittoria dei valori, della morale e dello sport: con la cancellazione del match Israele ha ricevuto un cartellino rosso».

Il Tweet del ministro della Difesa

«È una vergogna che le star del calcio argentino abbiano ceduto alle pressioni degli odiatori di Israele il cui unico obiettivo è quello di danneggiare il diritto di Israele alla sua difesa e di provocare la sua distruzione», dice, su Twitter, il ministro della difesa Avigdor Lieberman. Intanto si è appreso che la notte scorsa il premier Benyamin Netanyahu ha chiamato sulla vicenda, senza successo, il presidente argentino Mauricio Macrì.

Però loro continuano ad ammazzare i bambini…!