Si può avere la faccia di bronzo fino a questo punto? …“5 Stelle non sanno neanche tenere in vita un albero di Natale, figurarsi governare” Lo ha detto Renzi, quello che al governo HA SBAGLIATO TUTTE LE RIFORME che ha tentato!

 

 

faccia di bronzo

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Si può avere la faccia di bronzo fino a questo punto? …“5 Stelle non sanno neanche tenere in vita un albero di Natale, figurarsi governare” Lo ha detto Renzi, quello che al governo HA SBAGLIATO TUTTE LE RIFORME che ha tentato!

 

Renzi: “5 Stelle non sanno neanche tenere in vita un albero di Natale, figurarsi governare”
“È difficile far credere che riuscirai a gestire le conseguenze di un referendum sull’Euro se quando amministri non riesci a tenere in vita un povero albero di Natale in piazza Venezia (Spelacchio, riposi in pace)”, così Matteo Renzi nella sua eNews.

E forse ci saranno anche coglioni che diranno “sì, è vero”. Degli idioti con così poche sinapsi da non capire che l’ebete che ha sparato una cazzata come questa è lo stesso che ha fallito tutte le riforme che ha tentato…

Riformuliamo la domanda: daresti il voto a chi non riesce a tenere in vita un albero di Natale o a chi ha sbagliato tutte le riforme sulla tua pelle, lasciandoti nella m…da?

Giusto un breve pro-memoria:

Ricordate l’Italicum? La legge elettorale di cui Renzi da premier cantava le lodi: «È una buona legge elettorale, l’ho sempre detto. Tra cinque anni sarà copiata da mezza Europa». Non solo non si hanno notizie di copiature, ma l’Italicum risultò subito morto e sepolto, bocciato dalla Consulta come incostituzionale.

Del Jobs Act non dovremmo neanche parlare. Siamo ai record storici di disoccupazione. Chi trova lavoro lo trova solo a tempo determinato, magari per una manciata di giorni. Le retribuzioni sono crollate.

Sonora la bocciatura per la riforma delle banche popolari.

La Buona Scuola. di Renzi si è rivelata una delle peggiori porcate mai varate da un governo.

Il flop più pesante è senza dubbio la riforma costituzionale. Bocciata da 19 milioni di elettori, avrebbe dovuto segnare la fine della carriera politica di Renzi, Boschi, Fedeli, Carbone e tanti altri, come da loro pubblicamente promesso…

E vogliamo parlare della riforma della Pubblica amministrazione? La riforma firmata dalla ministra Marianna Madia, (misteriosamente confermata nel ruolo dal governo Gentiloni) è stata letteralmente smontata proprio Consulta, che l’ha bocciata…

Non date il voto a chi fa morire un albero di natale… Datelo a chi sta facendo morire il Paese…!

by Eles

È ufficiale: il ministro delle riforme sbagliate Boschi, che aveva dichiarato di lasciare la politica, ha mentito spudoratamente sul suo conflitto di interessi. Si è occupata attivamente di Banca Etruria del Padre, che ha truffato e rovinato la vita a migliaia di risparmiatori. Ma basta cazzeggiare. Avete visto che avevano ragione? Spelacchio è morto, mica vorrete affidare il Paese ai Grillini?

 

Boschi

 

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È ufficiale: il ministro delle riforme sbagliate Boschi, che aveva dichiarato di lasciare la politica, ha mentito spudoratamente sul suo conflitto di interessi. Si è occupata attivamente di Banca Etruria del Padre, che ha truffato e rovinato la vita a migliaia di risparmiatori. Ma basta cazzeggiare. Avete visto che avevano ragione? Spelacchio è morto, mica vorrete affidare il Paese ai Grillini?

 

Ghizzoni conferma che Boschi gli chiese di acquistare Etruria. E dice che ricevette una mail da Carrai (a che titolo?) sulla questione.

La Boschi ha mentito. Ha mentito spudoratamente, prendendo per i fondelli milioni di Italiani, tra cui tutti i truffati e ridotti in miseria da Banca Etruria della “persona perbene” alias Pier Luigi Boschi.

E parliamo di un ministro delle riforme che ogni volta che ha tentato di fare una riforma ha fatto una puttanata.

E parliamo del ministro che dichiarò pubblicamente cge se si perdeva il famoso referendum del 4 dicembre avrebbe abbandonato la politica… per poi attaccarsi con i denti alla poltrona.

Ma il problema è un altro.

Il problema è che “spelacchio” (l’albero di Natale di Roma della Raggi) è morto.

Come cazzo potete pensare di votare i grillini se non sono capèaci di fare un albero di Natale?

Ai posteri l’ardua sentenza, sperando che siano meno coglioni di noi!

 

By Eles

 

Camilleri compie 92 anni – Vogliamo ricordare una sua presa di posizione: “Sono diventato quasi cieco, desidero l’eutanasia, ma al Referendum ci sarò. E voterò NO”

Camilleri

 

 

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Camilleri compie 92 anni – Vogliamo ricordare una sua presa di posizione: “Sono diventato quasi cieco, desidero l’eutanasia, ma al Referendum ci sarò. E voterò NO”

 

Intervista a Andrea Camilleri di Aldo Cazzullo, da il Corriere della Sera, 19 novembre 2016

Novantantun anni, 102 libri, 26 milioni di copie solo in Italia: Andrea Camilleri è lo scrittore più importante che abbiamo. «Vorrei l’ eutanasia, quando sarà il momento. La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’ è niente. E niente di me resterà: sarò dimenticato, come sono stati dimenticati scrittori molto più grandi. E quindi mi viene voglia di prendere il viagra, di ringiovanire, pur di vivere ancora qualche anno, e vedere come va a finire. Vedere che presidente sarà Trump: uno tsunami mondiale, un Berlusconi moltiplicato per diecimila. E vedere cosa sarà del mio Paese».

«A guardare l’ Italia ridotta così, mi sento in colpa. Avrei voluto fare di più, impegnarmi di più. Nel Dopoguerra ci siamo combattuti duramente, ma avevamo lo stesso scopo: rimettere in piedi il Paese. Oggi quello spirito è scomparso».

Renzi non è un buon presidente del Consiglio?

«No. È un giocatore avventato e supponente. Mi fa paura quando racconta balle: ad esempio che il futuro dei nostri figli dipende dal referendum. Mi pare un gigantesco diversivo per realizzare un altro disegno».

Quale?

«Mi sfugge, ma c’ è».

Al referendum andrà a votare?

«Pur di votare No mi sottoporrò a due visite oculistiche, obbligatorie per entrare nella cabina elettorale accompagnato. Io le riforme le voglio: il Senato deve controllare la Camera, non esserne il doppione. Ma questa riforma è pasticciata. E non ci consente di scegliere i nostri rappresentanti».

Spera nei Cinque Stelle?

«Non mi interessano. Non ci credo. Mi ricordano l’ Uomo Qualunque: Grillo è Guglielmo Giannini con Internet. Nascono dal discredito della politica, ma non hanno retto alla prova dei fatti: Pizzarotti è stato espulso dal movimento; la Raggi non mi pare stia facendo grandi cose».

Se vince il No cosa succede?

«Entra in campo Mattarella. Che si comporterà bene; perché è un gran galantuomo».

Il padre fascista e Montalbano

«Galantuomo era mio padre Giuseppe, anche se avevamo idee politiche opposte. Lui aveva fatto tutta la Grande guerra nella brigata Sassari. Adorava il suo comandante: Emilio Lussu. Vide morire Filippo Corridoni. Poi divenne fascista e fece la marcia su Roma. Però quando il mio compagno Filippo Pera mi disse che non sarebbe più venuto a scuola perché era ebreo, mio padre si indignò: “È una sciocchezza che il Duce fa per il suo amico Hitler”.

Lealtà, fedeltà alla parola data, ironia, arte di guardare oltre le cose: sotto molti aspetti Montalbano è il ritratto di papà. Fu mia moglie Rosetta a farmelo notare. I padri si innamorano sempre un po’ delle mogli dei figli; e Rosetta a lui ha voluto molto bene».

«Il matrimonio dei miei genitori era stato combinato. Nozze di zolfo, toccate anche a Pirandello: gli zolfatari facevano sposare i loro eredi per concentrare la proprietà, e ritardare il fallimento cui erano condannati. Però il matrimonio dei miei era riuscito. Quando mio padre morì, Turiddu Hamel, il sarto, si inchinò al passaggio della bara. Hamel era l’ antifascista del paese. Mi raccontò che, quando stava morendo di fame perché entrava e usciva dal carcere, papà gli aveva commissionato una divisa nera: “E sia chiaro che non lo faccio per sfregio…”. “To patri sapiva campari” mi disse il vecchio sarto: Giuseppe Camilleri sapeva vivere».

La guerra di casa

«Anche io sono stato fascista. Avevo sedici anni quando il Duce annunciò la guerra: ascoltai il discorso dagli altoparlanti in piazza. Tornai a casa entusiasta, e trovai nonna Elvira e nonna Carolina in lacrime. Tutte e due avevano perso un figlio nelle trincee: “A guerra sempre tinta è”, la guerra è sempre cattiva. Anche mio padre la conosceva. E conosceva gli inglesi».

«Il primo a dirmi che in realtà ero comunista fu il vescovo di Agrigento, Giovanbattista Peruzzo, piemontese di Alessandria. Leggevo le firme delle riviste del Guf, Mario Alicata, Pietro Ingrao, e mi riconoscevo. Ma la vera svolta fu un libro, che mi fece venire la febbre e mi aprì gli occhi: La condizione umana di Malraux».

«Nell’ estate del ’42 andai a Firenze al raduno della gioventù fascista. C’ era il capo della Hitler Jugend, Baldur von Schirach, venuto ad annunciare l’ Europa di domani: un’ enorme caserma, con un unico vangelo, il Mein Kampf. C’ erano ragazzi e ragazze di tutta l’ Europa occupata: Francia, Spagna, Polonia, Ungheria; le ungheresi erano bellissime, facemmo amicizia parlando latino. Sul fondale c’ era un’ enorme bandiera tedesca. Protestai: “Siamo in Italia!”. Così issarono anche un tricolore. Ma Pavolini mi individuò tra la folla, mi chiamò, e mi rifilò un terribile càvucio nei cabasisi: insomma, un calcio nelle palle. Finii in ospedale. Il prefetto, che era amico di mio padre, mi fece trasferire in una clinica privata, nel caso che Pavolini mi avesse cercato».

«Fui richiamato il primo luglio 1943. Mi presentai alla base navale di Augusta e chiesi la divisa. “Quale divisa?”. Mi mandarono a spalare macerie in pantaloncini, maglietta, sandali e fascia con la scritta Crem: Corpo reale equipaggi marittimi. La mia guerra durò nove giorni. Nella notte dell’ 8 luglio il compagno che dormiva nel letto a castello accanto al mio sussurrò: “Stanno sbarcando”. Uscii sotto le bombe, buttai la fascia, tentai l’ autostop: incredibilmente un camion si fermò. Arrivai così a Serradifalco, nella villa con la grande pistacchiera dove erano sfollate le donne di famiglia. Zia Giovannina fece chiudere i cancelli e mettere i catenacci: “Qui la guerra non deve entrare!”. Arrivarono gli americani e abbatterono tutto con i carri armati».

«In testa c’ era un generale su una jeep guidata da un negro. Passando vide una croce, là dove i tedeschi avevano sepolto un camerata fatto a pezzi da una scheggia. Il generale battè con le nocche sull’ elmetto del negro, e la jeep si fermò. Prese la croce, la spezzò, la gettò via. Poi diede altri due colpi sull’ elmetto, e la jeep ripartì. Sfilarono altri sedici uomini. Io ero annichilito dalla paura. L’ ultimo mi sorrise e mi parlò: “Ce l’ hai tanticchia d’ olio, paisà? Agghio cogliuto l’ insalatedda…”. Erano tutti siciliani. Mi sciolsi in un pianto dirotto, e andai a prendere l’ olio per l’ insalata. Poi chiesi chi fosse l’ uomo sulla jeep. Mi risposero: “Chisto è o mejo generale che avemo; ma como omo è fitusu. S’ acchiama Patton”».

I litigi con Sciascia

«Noi comunisti siciliani le elezioni le avevamo vinte. Alle Regionali dell’ aprile 1947 il Blocco del popolo prese 200 mila voti più della Dc.

Il Primo maggio mi ritrovai con gli amici a festeggiare, e mi ubriacai. Arrivò la notizia di Portella della Ginestra: gli agrari avevano fatto sparare sui compagni. Vomitai tutto. Da allora non ho più toccato un goccio di vino».

«Leonardo Sciascia era di un anticomunismo viscerale. Eravamo molto amici, ma abbiamo litigato come pazzi. Nei giorni del sequestro Moro lui e Guttuso andarono da Berlinguer e lo trovarono distrutto: Kgb e Cia, disse, erano d’ accordo nel volere la morte del prigioniero. Sciascia lo scrisse. Berlinguer smentì, e Guttuso diede ragione a Berlinguer. Io mi schierai con Renato: era nella direzione del Pci, cos’ altro poteva fare? Leonardo la prese malissimo: “Tutti uguali voiauti comunisti, il partito viene prima della verità e dell’ amicizia!”».

«Un’ altra cosa non mi convinceva di Sciascia. Nei suoi libri a volte rendeva la mafia simpatica. A teatro gli spettatori applaudivano, quando nel Giorno della civetta don Mariano distingue tra “uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà”. Leonardo mi chiedeva: ma perché applaudono? “Perché hai sbagliato” gli rispondevo. Altre volte rendeva la mafia affascinante. “Lei è un uomo” fa dire a don Mariano. Ma la mafia non ti elogia, la mafia ti uccide; per questo di mafia ho scritto pochissimo, perché non voglio darle nobiltà. Eppure a Leonardo ho voluto un bene dell’ anima. Andavo di continuo a rileggere i suoi libri. Per me erano come un elettrauto: mi ricaricavano».

La cecità

«Da quando sono diventato cieco, i pensieri tinti mi visitano più spesso. Cerco di scartarli; però tornano. A volte mi viene la paura del buio, come da bambino. Una paura fisica, irrazionale. Allora mi alzo e a tentoni corro di là, da mia moglie. Per fortuna ho Valentina, cui detto i libri: è l’ unica che sa scrivere nella lingua di Montalbano, anche se è abruzzese.

Fino a poco fa vedevo ancora le ombre. Sono felice di aver fatto in tempo a indovinare il viso della mia pronipote, Matilde. Ora ha tre anni, è cresciuta, mi dicono che è bellissima, ma io non la vedo più. Di notte però riesco a ricostruire le immagini. L’ altra sera mi sono ricordato la Flagellazione di Piero della Francesca. Ho pensato all’ ultima volta che l’ ho vista, a Urbino – aprirono il Castello apposta per me -, e l’ ho rimessa insieme pezzo a pezzo. È stato meraviglioso».

Da temi.repubblica.it

La Boschi: I fallimenti di Renzi? Non esistono! Sono quei coglioni degli Italiani che non hanno capito! …Sì, ce l’ha con Te, disoccupato. E con Te che non arrivi a fine mese. E con Te che andrai in pensione a 70 anni. E con i familiari di quell’imprenditore che si è suicidato: TUTTI COGLIONI…!

Boschi

 

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La Boschi: I fallimenti di Renzi? Non esistono! Sono quei coglioni degli Italiani che non hanno capito! …Sì, ce l’ha con Te, disoccupato. E con Te che non arrivi a fine mese. E con Te che andrai in pensione a 70 anni. E con i familiari di quell’imprenditore che si è suicidato: TUTTI COGLIONI…!

 

Per la Boschi il Jobs Act e la riforma costituzionale sono meravigliosi: “Gli italiani non ci hanno capito”

Il sottosegretario parlando alla festa del PD a Milano minimizza i disastri del suo governo e riduce tutto a un problema di comunicazione, nonostante dalla sua abbia avuto Tv e giornaloni

Fonte: Il Populista