Ricapitoliamo: Tiziano Renzi querela Il Fatto Quotidiano per 4 articoli ritenuti diffamatori. Il giudice dà ragione al Fatto (gli articoli “diffamatori” sono VERI), ma lo condanna solo per il tenore di un titolo e 2 commenti. E c’è perfino un deficiente che festeggia…

 

Tiziano Renzi

 

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Ricapitoliamo: Tiziano Renzi querela Il Fatto Quotidiano per 4 articoli ritenuti diffamatori. Il giudice dà ragione al Fatto (gli articoli “diffamatori” sono VERI), ma lo condanna solo per il tenore di un titolo e 2 commenti. E c’è perfino un deficiente che festeggia…

 

Tiziano Renzi, il Fatto assolto per quattro articoli d’inchiesta e condannato per due commenti e un titolo

Il giudice Lucia Schiaretti, nel dispositivo della sentenza, ha anche condannato il padre dell’ex segretario del Pd a pagare 13mila euro di spese processuali al direttore Peter Gomez e al cronista Pierluigi Giordano Cardone, i cui articoli – firmati con Gaia Scacciavillani – sono stati ritenuti perfettamente veri.

Assoluzione per i quattro articoli di inchiesta, condanna per il titolo a uno di essi e per due commenti. Il Tribunale di Firenze ha condannato il Fatto Quotidiano a risarcire Tiziano Renzi con 95mila euro. Il padre dell’ex premier, a leggere la sentenza del giudice Lucia Schiaretti, è stato diffamato da due commenti del direttore Marco Travaglio (60mila euro) e da un titolo di un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano e da ilfattoquotidiano.it agli inizi di gennaio 2016. Nell’annunciare la notizia via social, l’ex segretario del Pd ha parlato di “enorme mole di fango buttata addosso alla mia famiglia, a mio padre, alla sua salute. Una campagna di odio senza precedenti”. Ciò che Matteo Renzi omette è che sul contenuto dei quattro articoli contestati, il giudice ha assolto il Fatto Quotidiano. Nella richiesta di risarcimento danni per 300mila euro, infatti, Tiziano Renzi aveva definito le nostre inchieste giornalistiche una campagna di stampa contro di lui. Secondo la sentenza, però, i fatti riportati sono veri e di interesse pubblico, quindi non diffamatori. Gli interessi, i legami imprenditoriali e i movimenti di Tiziano Renzi nel mondo degli outlet del lusso erano e restano un fatto conclamato. Il giudice Lucia Schiaretti, nel dispositivo della sentenza, ha condannato il padre dell’ex segretario del Pd a pagare 13mila euro di spese processuali al direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez e al cronista Pierluigi Giordano Cardone, i cui articoli – firmati con Gaia Scacciavillani – sono stati ritenuti perfettamente veri.

“In linea generale può senz’altro ritenersi che le attività economiche e politiche (quale esponente locale del Pd) del padre del Presidente del Consiglio in carica possano rivestire un pubblico interesse” ha scritto il giudice Schiaretti nella sentenza. I quattro articoli del Fatto Quotidiano contestati da Tiziano Renzi parlavano proprio di questo: dei rapporti (anche economici) del padre dell’allora presidente del Consiglio con gli ideatori e gli sviluppatori degli outlet del lusso targati The Mall. Nella fattispecie, si tratta di tre centri commerciali: quello di Leccio Reggello in provincia di Firenze e dei progetti per realizzare altrettanti mall a Sanremo e a Fasano, in provincia di Brindisi. Il Fatto ha analizzato i ruoli e gli intrecci societari tra tutti i protagonisti dei progetti, la maggior parte dei quali legati a Tiziano Renzi. Che si è sentito diffamato dal contenuto dell’inchiesta e da due commenti del direttore e ha chiesto 300mila euro di risarcimento a Marco Travaglio e Peter Gomez (direttori responsabili del giornale e del sito) e a Gaia Scacciavillani e Pierluigi Giordano Cardone, gli autori dell’inchiesta.

Nella sentenza, il giudice Lucia Schiaretti ha analizzato i sei articoli incriminati e ha deciso che quello in cui si parla dei legami tra Tiziano Renzi e gli imprenditori dell’outlet di Reggello “non contiene informazioni lesive della reputazione di Tiziano Renzi“. Il motivo? “L’articolo evidenzia in primis la partecipazione di personaggi del mondo toscano e vicini al Partito democraticoquali Rosi, di Banca Etruria, Bacci, finanziatore della Fondazione Big Bang, Sergio Benedetti, Sindaco di Reggello, Niccolai, con il quale Tiziano Renzi costituirà la Party s.r.l. e che erano già in precedenza conosciuti dall’attore, che a Rignano vive da sempre e dove ha sempre svolto la sua attività politica”. Non è lesivo neanche l’articolo che ricostruiva un processo all’epoca in corso ad Arezzosulla famiglia Moretti. Scive il giudice: “Né si può ritenere lesivo della reputazione del Renzi l’accostamento a personaggi indagati, vicini a lui e al figlio. La rilevanza del fatto narrato si desume dal fatto che il figlio di Tiziano Renzi, Matteo Renzi, era all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri e, dunque, da ciò deriva l’interesse del lettore a conoscere il comportamento della di lui famiglia e di coloro che, come amici o imprenditori, si muovono intorno alla politica del Pd”.

Simile il ragionamento che porta il giudice a ritenere non diffamatorio il terzo articolo della serie, che dà conto di alcune perquisizioni ai danni di società che fanno parte del settoreoutlet. “Nel corpo dell’articolo – si legge nella sentenza di Lucia Schiaretti – si specifica che tra le società perquisite c’è anche la Nikila Invest, che controlla il 40% della Party, di cui è socio Tiziano Renzi, padre del Presidente del Consiglio, e amministratore unico la madre del premier Laura Bovoli. L’articolo si colloca, insieme agli altri di cui è causa – prosegue il giudice – nell’ottica di evidenziare i collegamenti di Tiziano Renzi a imprenditori sottoposti a indagini e a Lorenzo Rosi di Banca Etruria; tuttavia, nessuna informazione falsa o lesiva della reputazione dell’attore risulta ivi riportata. L’essere in affari, infatti, è circostanza oggettivamente neutra e nulla ha fatto l’autore dell’articolo per indurre a ritenere che Tiziano Renzi fosse responsabile di alcunché. Deve, dunque, escludersi la natura diffamatoria dell’articolo in oggetto”. Il Fatto Quotidiano, come detto, è stato invece condannato a pagare 95mila euro per due singole parole contenute in altrettanti editoriali del direttore Marco Travaglio (“bancarotta” e “affarucci”) e per un titolo (“Banca Etruria, papà Renzi e Rosi. La coop degli affari adesso è nel mirino dei pm”) ritenuto non sufficientemente chiaro su un pezzo giudicato invece veritiero. Tradotto: il contenuto degli articoli è vero, corretto, di interesse pubblico e non diffamatorio.

 

tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/22/tiziano-renzi-il-fatto-assolto-per-quattro-articoli-dinchiesta-e-condannato-per-due-commenti-e-un-titolo/4711490/

È ufficiale: il ministro delle riforme sbagliate Boschi, che aveva dichiarato di lasciare la politica, ha mentito spudoratamente sul suo conflitto di interessi. Si è occupata attivamente di Banca Etruria del Padre, che ha truffato e rovinato la vita a migliaia di risparmiatori. Ma basta cazzeggiare. Avete visto che avevano ragione? Spelacchio è morto, mica vorrete affidare il Paese ai Grillini?

 

Boschi

 

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È ufficiale: il ministro delle riforme sbagliate Boschi, che aveva dichiarato di lasciare la politica, ha mentito spudoratamente sul suo conflitto di interessi. Si è occupata attivamente di Banca Etruria del Padre, che ha truffato e rovinato la vita a migliaia di risparmiatori. Ma basta cazzeggiare. Avete visto che avevano ragione? Spelacchio è morto, mica vorrete affidare il Paese ai Grillini?

 

Ghizzoni conferma che Boschi gli chiese di acquistare Etruria. E dice che ricevette una mail da Carrai (a che titolo?) sulla questione.

La Boschi ha mentito. Ha mentito spudoratamente, prendendo per i fondelli milioni di Italiani, tra cui tutti i truffati e ridotti in miseria da Banca Etruria della “persona perbene” alias Pier Luigi Boschi.

E parliamo di un ministro delle riforme che ogni volta che ha tentato di fare una riforma ha fatto una puttanata.

E parliamo del ministro che dichiarò pubblicamente cge se si perdeva il famoso referendum del 4 dicembre avrebbe abbandonato la politica… per poi attaccarsi con i denti alla poltrona.

Ma il problema è un altro.

Il problema è che “spelacchio” (l’albero di Natale di Roma della Raggi) è morto.

Come cazzo potete pensare di votare i grillini se non sono capèaci di fare un albero di Natale?

Ai posteri l’ardua sentenza, sperando che siano meno coglioni di noi!

 

By Eles

 

Ricordiamo l’antropologa Amalia Signorelli e le parole di profonda stima che ebbe nei confronti di Renzi: “con la sua famiglia, è socio-antropologicamente un caso emblematico della peggiore piccola borghesia clientelare e scalatrice Italiana, assatanata per il potere”

 

Amalia Signorelli

 

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Ricordiamo l’antropologa Amalia Signorelli e le parole di profonda stima che ebbe nei confronti di Renzi: “con la sua famiglia, è socio-antropologicamente un caso emblematico della peggiore piccola borghesia clientelare e scalatrice Italiana, assatanata per il potere”
La professoressa Amalia Signorelli commenta la nomina del padre di Renzi a Rignano: “Renzi dimostra una brama di potere priva di buongusto, occupa ogni poltroncina”
“La sua famiglia emblema della peggiore piccola borghesia assatanata per il potere”
“La famiglia Renzi socio-antropologicamente è un caso abbastanza rappresentativo ed emblematico della piccola borghesia clientelare e scalatrice italiana. O meglio: è rappresentativa della parte peggiore di quella piccola borghesia“. Sono le caustiche parole dell’antropologa Amalia Signorelli, ospite de L’aria D’Estate (La7), a proposito della famiglia di Matteo Renzi.
“Ci hanno fatto assistere a una scena grottesca” – continua – “Prima esistevano delle piccole virtù chiamate ‘discrezione’, ‘pudore’, ‘saper farsi da parte quando arriva il momento’. Non mi piace questo assatanamento per il potere. Ma io dico a Renzi: Vergognati. C’hai potere in tutta Italia. Se tuo padre non sa che fare e si vuole divertire in qualche modo, compragli un cane“.
E chiosa: “Da queste persone ai quali si danno stipendi di stralusso, aerei personali per fare lo show a Rio De Janeiro, vantaggi di ogni genere, bisognerebbe avere almeno un po’ di discrezione e di buon gusto, se non di onestà. Qui chiedere l’onestà è effettivamente una esagerazione”
fonte QUI
Nota:

Amalia Signorelli (Roma, 6 agosto 1934 – Roma, 25 ottobre 2017) è stata un’antropologa italiana.

Si è occupata dei processi di modernizzazione e del cambiamento culturale nell’Italia meridionale, di migrazioni, di clientelismo, della condizione femminile, delle trasformazioni delle culture urbane.

È stata opinionista nei programmi televisivi BallaròDimartedìFuori ondaTagadàL’aria che tiraOtto e mezzo e Servizio pubblico.

(da Wikipedia)

Una notizia che Tg e Stampa si sono “dimenticati” di dare: i soldi del Pd Toscana alla “Eventi 6”, società di comunicazione della famiglia Renzi…!

Renzi

 

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Una notizia che Tg e Stampa si sono “dimenticati” di dare: i soldi del Pd Toscana alla “Eventi 6”, società di comunicazione della famiglia Renzi…!

 

I soldi del Pd Toscana alla Eventi 6, società di comunicazione della famiglia Renzi

Finanziamento di diecimilia euro “propiziato” dal faccendiere Russo. M5S denuncia: “Gravissimo”

Diecimila euro da un imprenditore romano al Pd nazionale prima e a quello toscano poi, per finanziare la campagna elettorale alle Regionali del 2015 del sindaco di Rignano Daniele Lorenzini. Soldi che poi vengono girati alla Eventi 6, società di comunicazione della famiglia Renzi, per spese elettorali. Diecimila euro, i due terzi circa di tutte le spese affrontate in campagna elettorale da Lorenzini, poi risultato primo tra i non eletti in Consiglio regionale. E oggi, ormai in rotta con il Pd nella roccaforte renziana, candidato alle comunali di giugno con una lista civica. È lo stesso Lorenzini a mostrare in conferenza stampa la fattura di pagamento, “in regola”, del finanziamento che sarebbe stato “propiziato” da Carlo Russo, il faccendiere di Scandicci e uomo-chiave dell’inchiesta Consip, indagato insieme a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, per traffico di influenze illecite.

Con ordine. I diecimila euro, secondo quanto ricostruito da La Verità il 21 maggio e scritto nel libro di Marco Lillo ‘Di padre in figlio’, arrivano al Pd da una società di servizi di sicurezza, la Securtrak, che fa capo alla Security Service, di proprietà della famiglia Mongillo, come finanziamento in vista delle elezioni regionali del 2015. L’imprenditore romano Renato Mongillo non è nome nuovo alle cronache. Già arrestato nel 2007 perché accusato di aver versato una tangente all’ex assessore alla Sanità della Regione Lazio Marco Verzaschi, è rispuntato nelle carte dell’inchiesta Consip e fotografato dai carabinieri del Noe con Carlo Russo. I carabinieri annotano che il 21 settembre 2016 Russo, dopo aver incontrato l’amministratore delegato di Grandi Stazioni spa, si vede con Mongillo in un bar di Via Veneto a Roma.

Il finanziamento della Securtrak finisce quindi al Pd Regionale che lo dirotta su Lorenzini, grazie anche all’intervento di Russo, per finanziare le sue spese elettorali. Diecimila euro che poi, dichiara Lorenzini, sono finiti alla Eventi 6 per la campagna di comunicazione, e in particolare stampa e distribuzione di materiale elettorale. “Tutto è regolarmente depositato in Corte d’Appello”, ha detto Lorenzini.

Il sindaco uscente di Rignano però precisa di non aver mai incontrato Carlo Russo, replicando così alle accuse, avanzate dall’assessore renziano e amico di Tiziano Renzi Roberto Bargilli in un’intervista al Corriere della Sera, di aver preso soldi dal misterioso faccendiere del caso Consip.

La partita di giro dei soldi che partono da Roma per finanziare la campagna elettorale di un candidato alle regionali in Toscana e che a sua volta li fattura alla società della famiglia Renzi ha sollevato le polemiche delle opposizioni. Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione: “Abbiamo depositato in Consiglio regionale un’interrogazione sul passaggio di denaro fra il Partito democratico e la Eventi 6, legata alla famiglia Renzi. Chiediamo che venga fatta al più presto chiarezza su una vicenda sulla quale, dopo la pubblicazione dei documenti ufficiali, sembrano esserci davvero pochi dubbi”, ha detto Giovanni Donzelli. L’Eventi 6 ha dato mandato ai suoi legali di intentare una causa di risarcimento danni al consigliere Donzelli. “Spiace dover leggere dichiarazioni così tanto fuorvianti la verità da parte di chi sa bene che può permettersi il lusso – a pochi riservato – di non assumersi alcuna responsabilità di quello che afferma”, si legge in una nota della società dei Renzi.

Anche il Movimento 5 Stelle attacca l’ex premier: “In sostanza, quindi, il Pd di Matteo Renzi avrebbe finanziato, tramite Carlo Russo, la campagna elettorale del candidato del Pd a Rignano, e poi questi soldi sarebbero finiti nelle casse della società della famiglia Renzi. Un giro d’affari e d’interessi a dir poco opaco, con dei meccanismi poco chiari e trasparenti. I vertici del Pd, Matteo Renzi in particolare, e Tiziano Renzi, non hanno nulla da dire?”, chiedono ancora i 5 Stelle.

fonte: http://www.huffingtonpost.it/2017/05/22/i-soldi-del-pd-toscana-alla-eventi-6-societa-di-comunicazione-d_a_22103957/