Non solo Boschi. Nel libro di De Bortoli ce n’è anche per Renzi. E sono cose squallide!

 

De Bortoli

 

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Non solo Boschi. Nel libro di De Bortoli ce n’è anche per Renzi. E sono cose squallide!

 

Pubblichiamo uno stralcio del libro Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo (Editore La nave di Teseo, 19 euro) di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera. Il capitolo è Renzi, ovvero la bulimia del potere personale. Si parla di una sceneggiata dell’ex premier e dell’imbarazzo della moglie Agnese.

Anche il Corriere ha sempre visto con una certa simpatia e con l’adesione di alcuni suoi commentatori e giornalisti l’ascesa di Renzi alla segreteria del partito, sia nelle primarie perse, nel novembre-dicembre 2012, sia in quelle poi vinte l’8 dicembre 2013. Se ne lamentarono i bersaniani. Renzi appariva l’espressione della modernità, il coraggio della rottura, seppure già allora con qualche uscita temeraria e un solipsistico complesso del potere personale.

Perché allora i rapporti si sono poi così irrimediabilmente deteriorati? Non escludo di aver avuto qualche colpa personale.
Avrei dovuto chiamarlo, chiedergli un incontro (cosa che feci in seguito, quando era già segretario del Pd, ma non fu mai possibile). Avendolo definito un «maleducato di talento», devo ammettere che un po’ maleducato con lui sono stato anch’io.
Un giorno arrivò in via Solferino, era il 22 novembre 2012, per essere intervistato dal Corriere.it. C’ erano le primarie che avrebbe perso al ballottaggio con Bersani. Io non sapevo che sarebbe arrivato. Mi avvisarono solo all’ultimo momento. E, nella preoccupazione di non far tardi al mio appuntamento, parlai con lui solo qualche minuto nel corridoio. Un po’ in fretta, lo riconosco. Avrei dovuto invitarlo nella mia stanza e trattarlo con maggior riguardo. Con Renzi c’era Maria Elena Boschi. Sono stato scortese anche con lei. (…)

L’episodio che mi lasciò di stucco accadde in occasione delle sue brevi vacanze siamo nell’agosto del 2014 in un albergo di Forte dei Marmi di proprietà di un suo amico. Il collega Marco Galluzzo, che lo seguiva con professionalità e rispetto, prese una stanza nello stesso albergo. Niente di male. L’albergo era aperto a tutti. Non riservato solo a lui. Il messaggio del presidente, particolarmente piccato, lamentava una violazione inaccettabile della sua privacy.

Aveva incontrato Galluzzo nella hall e il collega lo aveva salutato. Tutto qui. Io stavo al mare, in Liguria, non sapevo assolutamente nulla. Al telefono, Galluzzo mi spiegò di essere stato avvicinato dalla scorta del premier che gli aveva intimato di lasciare subito l’ albergo. Questo il suo racconto: «Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove cenava, nella terrazza dell’ albergo, con la moglie e i figli. Mi fu possibile solo salutarlo e per un attimo stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. E anche Agnese, che mi rivolse uno sguardo di comprensione, quasi di vergogna. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato. Dovetti alzare la voce per dire al caposcorta di non permettersi. Lui reagì minacciandomi. Mi disse che tutta la mia giornata era stata monitorata, dal momento in cui avevo prenotato una camera nello stesso albergo, e che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata». Insomma, intollerabile. Se Berlusconi avesse fatto una cosa simile saremmo tutti insorti. 

Quella fu l’unica volta nella quale risposi a un sms di Renzi, dicendogli in sostanza che non volevamo assolutamente attentare alla privacy della sua famiglia era sempre in un luogo aperto al pubblico non era accettabile che il collega venisse minacciato dalla sua scorta. E con quella frase sibillina sul giornalista spiato, poi. Seguì sms di risposta. Più morbido. Per tagliar corto. Il 24 settembre 2014 uscì sul Corriere il mio editoriale dal titolo «Un nemico allo specchio» nel quale criticavo la gestione del potere renziano. (…) Renzi doveva guardare il suo nemico allo specchio: se stesso.

La sua bramosia di potere, il suo protagonismo esasperato che aveva ridotto alcuni ministri a deboli comparse. La sua tendenza a circondarsi di amici, più fedeli che leali. (…) Il passaggio del mio articolo che ha fatto più discutere è quello sull’odore stantio di massoneria. Preciso: non ho mai scritto e nemmeno pensato che Renzi sia un massone in una regione nella quale un po’ tutta la classe dirigente lo è. Mi chiedevo soltanto, parlando del patto del Nazareno che teoricamente avrebbe dovuto riscrivere le nuove norme della Costituzione ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica, se le vicinanze tra esponenti dei due schieramenti, in terra toscana, fossero spiegabili anche con quell’appartenenza. Una domanda legittima. Una richiesta di trasparenza nel momento in cui si metteva mano addirittura alla Costituzione. Non c’è nulla di male nell’essere iscritti. Non nego i meriti storici della massoneria, anche se ho visto da vicino le sue deviazioni. (…) Ho esagerato, forse, ma nulla mi toglie dalla testa che nel dedalo di rapporti di quella che Ernesto Galli della Loggia sul Corriere ha chiamato «consorteria toscana», le appartenenze massoniche un ruolo lo abbiano giocato e continuino a giocarlo.

http://www.liberoquotidiano.it/n

Casualmente Obama in Italia incontra Renzi, subito dopo il New York Times (mai neanche un rigo su Mafia Capitale) attacca la Raggi: “Rifiuti quasi ovunque, promesse politiche fallite” …il M5S fa paura anche agli USA? Una volta al governo sapete dove se li possono mettere i loro F35 e le loro armi nucleari?

 

Obama

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Casualmente Obama in Italia incontra Renzi, subito dopo il New York Times (mai neanche un rigo su Mafia Capitale) attacca la Raggi: “Rifiuti quasi ovunque, promesse politiche fallite” …il M5S fa paura anche agli USA? Una volta al governo sapete dove se li possono mettere i loro F35 e le loro armi nucleari?

 

La macchina del fango allestita da Renzi & C. arranca per screditare il M5s.

Ora all’attacco dei rifiuti di Roma.

Peraltro un attacco già sputtanato, leggi per esempio:

Franco Bechis dimostra che non esiste nessuna emergenza rifiuti a Roma. Gira 4 ore per tutta la città. Solo 4-5 cassonetti sono strabordanti. UN’ALTRA MENZOGNA DI RENZI E DEI SUOI COMPLICI…!!

Le magliette gialle del Pd sono già in marcia per ripulire le strada di Roma (mentre, già da tempo, ne hanno ripulito le casse). Ed ecco un nuovo alleato, il New York Times che chissà come si accorge della monnezza di Roma.

Il New York Times, che non ha mai scritto un rigo su Mafia Capitale, ora è scandalizzato dalla gestione Raggi! E questo poco dopo che Obana ha parlato con Renzi…

Che Renzi gli abbia spiegato, con dovizia di dettagli, dove se li possono infilare gli Americani i loro F25 e le loro armi nucleari in caso di vittoria del M5s…??

 

Da Il Secolo XIX

Il New York Times torna a criticare Roma: «Rifiuti quasi ovunque, promesse politiche fallite»

Roma – «A Roma ci sono rifiuti quasi ovunque» e i politici «continuano a promettere – e falliscono – di tenere il problema sotto controllo». Lo afferma un editoriale del New York Times firmato da Frank Bruni.

«La situazione» dei rifiuti «è peggiore del solito e più deprimente che mai, perché i romani hanno eletto lo scorso anno un giovane sindaco di un nuovo e giovane partito politico che si era impegnato a cambiare le cose. Quasi 11 mesi dopo, non ha fatto quasi nulla del genere» si legge nell’editoriale.

Nell’editoriale dal titolo la «sporca metafora di Roma», Bruni mette in evidenza il contrasto della città, con i monumenti tirati a lustro e la spazzatura. I rifiuti «sono la prima cosa che i romani nominano a chi gli chiede della loro città in questi giorni. Ma anche la seconda e la terza» si legge nell’editoriale, dove viene citato Massimiliano Tonelli che descrive la situazione come «tragica. Nessun altro paese europeo ha la sua capitale in queste condizioni». Tonelli insieme ad altri romani fa la cronaca dei rifiuti sul «sito tristemente popolare ROma Fa Schifo», che ha contribuito a fondare.

Tonelli si lamenta del contrasto fra i monumenti splendenti per turisti mentre Roma puzza per i cittadini. Una contraddizione che ricorda costantemente agli italiani che «il settore pubblico è inefficiente e disorganizzato mentre quello privato funziona meglio».

Il New York Times si spinge anche oltre. «Non sono solo i rifiuti. È la profusione di venditori ambulanti senza licenza nelle strade. Gli irregolari trasporti pubblici. La corsa a ostacolo delle auto parcheggiate dove non dovrebbero essere parcheggiate».

Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. Le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro e indovinate chi lo prende a quel posto…?? Votate Renzi, mi raccomando.

 

Jobs Act

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Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. Le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro e indovinate chi lo prende a quel posto…?? Votate Renzi, mi raccomando.

 

Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. E le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro

La riforma di Renzi e un successivo decreto hanno stabilito che i meccanismi usati per pagare meno i dipendenti, come la somministrazione abusiva, siano puniti solo con una sanzione. Risultato: lo scorso anno i casi sono aumentati del 39%

“Vuoi risparmiare fino al 40% sul costo del lavoro? Rivolgiti a noi”. Di fronte a un annuncio del genere, qualsiasi imprenditore cadrebbe in tentazione. Il problema è che spesso offerte come questa suggeriscono un semplice trucco: esternalizzare in maniera irregolare la manodopera. Creare una sorta di appalto fittizio, incaricando una ditta che, attraverso sotterfugi, paga meno i suoi dipendenti. È una pratica che, dopo aver vissuto una rapida crescita, è esplosa nell’ultimo anno.

Dall’inizio del 2016, quando il Parlamento ha depenalizzato lasomministrazione abusiva, oltre ai distacchi e agli appalti illeciti, l’aumento di questo genere di violazioni è stato del 39%. Un’escalation che è testimoniata dalla relazione annuale dell’Ispettorato del Lavoro. Questi numeri, inoltre, hanno fatto scattare già da tempo l’allarme al Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, che sta concentrando i suoi sforzi per denunciare e combattere questi illeciti. L’ordine professionale chiede che tornino a costituire reati, con pene più severe di quelle previste fino a fine 2015, troppo blande, le quali non erano riuscite ad arginare il fenomeno.

Questa frammentazione nel mondo del lavoro è una diretta conseguenza della crisi economica: le aziende hanno iniziato a portare sempre più verso l’esterno i processi produttivi, a volte senza rispettare le leggi e con l’unico obiettivo di farsi la “cresta” sui contratti di operai e impiegati. Un metodo ben collaudato è quello delle cooperative multiservizi che, inquadrando i dipendenti come “soci lavoratori”, arrivano a pagare stipendi di soli 6 euro all’ora. Cifre distanti dai minimi previsti dalla contrattazione collettiva di settore. Per molti datori, alle prese con spese di personale che possono raggiungere il 70% di quelle totali, è un buon motivo per mettere da parte l’etica, soprattutto in tempi di magra. I radar dei consulenti del lavoro hanno permesso di segnalare circa 200 casi. “Ma è solo la punta dell’iceberg – avverte Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi di categoria – Non è facile intercettarli tutti. I nostri iscritti stanno facendo di tutto, perché siamo per la regolarità, e questi comportamenti, oltre a essere vietati, sono reati sociali, compiuti a danno di chi vive in stato di bisogno”.

Qualche volta si rischia di sconfinare nel vero e proprio caporalato, con severe punizioni previste dalla riforma approvata a novembre 2016. Quando però i metodi utilizzati sono più subdoli, rispetto all’intermediazione illecita, non c’è più la possibilità di perseguirli penalmente. Un esempio è la somministrazione di lavoro: la manodopera “in affitto” che la legge Biagi ha introdotto, nel 2003, assieme a norme che servivano appunto a evitarne l’uso distorto. Una società (somministratore) fornisce personale a un’altra impresa, che utilizza questi lavoratori. Per svolgere questo ruolo di tramite, bisogna essere autorizzati; altrimenti, si compie una somministrazione abusiva. Fraudolenta quando c’è il chiaro obiettivo di aggirare norme e contratti. Come detto, era un reato fino a febbraio 2016, senza pene detentive ma con ammenda di 50 euro – maggiorata in caso di dolo – per ogni lavoratore e per ogni giornata di utilizzazione. Poi, la politica ha rimosso la conseguenza penale, che resta solo quando vengono pure sfruttati dei minorenni, portando da 5mila a 50mila la sanzione pecuniaria.

Lo stesso discorso è stato fatto per i casi illeciti di appalto, subappalto e distacco. Parliamo di quest’ultimo caso quando un datore di lavoro mette i suoi dipendenti a disposizione di un altro soggetto per un determinato periodo. Chi pone in essere queste forme di esternalizzazione al di fuori dei parametri fissati dalla legge rischia il verbale minimo di 5mila euro ma non subisce un processo penale perché anche questa violazione è stata trasformata in illecito amministrativo. L’obiettivo era quello di puntare esclusivamente su alte sanzioni economiche per disincentivare queste pratiche: per il momento, i risultati dicono che non sono affatto diminuite, anzi sono aumentate e di parecchio.

È stato lo stesso capo dell’Ispettorato Paolo Pennesi a ipotizzare che le depenalizzazioni possano aver “attenuato la deterrenza”. Perché mentre tra il 2014 e il 2015 le violazioni a seguito dei controlli sono passate da 8.320 a 9.620 (+16%), nel 2016 sono arrivate a 13.416 (+39%). Il settore più colpito è quello del trasporto e magazzinaggio: qui le ipotesi di violazione riscontrate sono 3.327, più che raddoppiate rispetto al 2015. Subito dopo c’è quello di noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese con 2.228 casi, seguito dal manifatturiero con 1.546. Significativo anche il contributo dei servizi di informazione e comunicazione (1.341) e delle costruzioni(1.213). I territori maggiormente interessati da questi fenomeni sono in ordine Lombardia, Lazio, Veneto, Abruzzo ed Emilia Romagna. Per completezza, a questo incremento ha contribuito anche “l’affinamento delle tecniche di accertamento dei comportamenti elusivi”, si legge nella relazione. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è appunto la “professionalità” che mette in mostra chi compie questi illeciti. “Gli annunci si trovano con siti web – ha detto Pennesi a Labitalia – che propongono veri e propri raggiri delle norme. Rispetto al passato, sono più brutali”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/lavori-dati-in-appalto-con-la-depenalizzazione-il-boom-delle-violazioni/

Un’altra notizia “sfuggita” ai Tg: con un abile colpo di coda il Pd mette a segno uno degli obiettivi della defunta riforma (uno degli obiettivi di cui però Renzi non parlava quando era da Barabara D’Urso): blindare i privilegi dei superburocrati parlamentari…!

Pd

 

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Un’altra notizia “sfuggita” ai Tg: con un abile colpo di coda il Pd mette a segno uno degli obiettivi della defunta riforma (uno degli obiettivi di cui però Renzi non parlava quando era da Barabara D’Urso): blindare i privilegi dei superburocrati parlamentari…!

 

IL PD BLINDA GLI STIPENDI DEI SUPERBUROCRATI PARLAMENTARI: ORA SARÀ DI FATTO IMPOSSIBILE TAGLIARLI. #RENZIVERGOGNA!

Con un colpo di coda di fine legislatura, il Pd mette a segno uno degli obiettivi della defunta riforma: blindare i privilegi dei superburocrati parlamentari. L’Ufficio di Presidenza ha approvato il ruolo unico dei dipendenti di Camera e Senato. Ora il trattamento giuridico ed economico dei funzionari dei due rami del Parlamento sarà regolato da un unico testo. Quindi ogni modifica futura ai loro stipendi dovrà essere decisa non più come avviene oggi solo dalla Camera o dal Senato, ma da entrambi contemporaneamente. Servirà una maggioranza bulgara e di fatto non si potrà più tagliare.

Era esattamente ciò che prevedeva la riforma incostituzionale bocciata dai cittadini. Gli stipendi degli alti funzionari, che il Pd ha già aumentato fino a 2.200 euro in più al mese, saranno in pratica intoccabili. Invece di avvicinare le istituzioni al Paese reale, Renzi rottama le promesse elettorali per alimentare il proprio sistema di potere. Calpesta la volontà popolare che ha bocciato la controriforma, smantella i diritti e nega il reddito di cittadinanza per salvaguardare sprechi e privilegi: questo è il Pd! Dobbiamo liberarcene al più presto, poi ci penserà il M5S a ristabilire la giustizia sociale in questo Paese.

Da facebook.com/riccardofraccaroM5S

Marco Travaglio: “Il copione della vergogna”

Marco Travaglio

 

 

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Marco Travaglio: “Il copione della vergogna”

 

 

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Due fatti, freschi di giornata – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 10 maggio 2017, dal titolo “Il copione della vergogna”.

1) Nel suo libro Poteri forti (o quasi) (Rizzoli), l’ex direttore del Corriere e del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli rivela che nel 2015 una ministra chiese all’amministratore delegato di una grande banca quotata in Borsa, Unicredit, di acquistare la banchetta decotta di Arezzo, la Etruria vicepresieduta dal di lei padre, multato da Bankitalia e indagato dalla Procura per averla male amministrata.

2) Il pm di Napoli che ha avviato le indagini sul padre e alcuni stretti collaboratori dell’ex premier, dopo vari attacchi calunniosi, viene trascinato dinanzi al Csm da un procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione a cui il governo dell’ex premier ha appena allungato la carriera, prorogandogli l’età pensionabile; il procuratore capo di Napoli invece viene spedito anzitempo a casa da un decreto dell’ex premier che gli anticipa l’età pensionabile; l’indagine di Napoli viene trasferita a Roma, con i ritmi da ponentino tipici del luogo; e il capitano del Noe che l’ha coordinata viene indagato per falso in atto pubblico a Roma per uno scambio di persona nell’informativa.

Immaginate che accadrebbe se i protagonisti di questi due fatti fossero Silvio Berlusconi e una sua ministra: avremmo (giustamente) le piazze piene di manifestanti contro l’abuso di potere, l’uso privato di pubbliche funzioni, il familismo amorale e l’attacco all’indipendenza della magistratura. Invece la protagonista del primo fatto è Maria Elena Boschi, ex ministra delle Riforme del governo Renzi, ora sottosegretaria del governo Gentiloni: tutti zitti. Cuore di figlia: cosa non si fa per salvare il papà. L’ex premier che ha fatto attaccare dai suoi il pm Henry John Woodcock e gli altri inquirenti napoletani, rei di avere scoperto il ruolo di suo padre Tiziano e del suo ministro Luca Lotti nello scandalo Consip, poi ha allungato la carriera del Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo mentre anticipava la fine di quella del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, poi ha esultato per l’incriminazione del capitano Giampaolo Scafarto e ora vede finire al Csm Woodcock, è Matteo Renzi: tutti zitti. Cuore di figlio: cosa non si fa per salvare il babbo.

Si ripete paro paro il vecchio copione collaudato nel biennio di Tangentopoli e nel ventennio berlusconiano: un pm scopre reati dalle parti del governo e subito finisce nel fuoco incrociato di attacchi politico-mediatici, ispezioni ministeriali, azioni disciplinari, procedimenti di trasferimento d’ufficio, tentativi di scippare l’inchiesta per trasferirla a Roma o in altri lidi più placidi e ameni. La differenza tra ieri e oggi è che i punti di resistenza sono scomparsi. Ai tempi di B. c’erano alcuni giornali, intellettuali e programmi tv che denunciavano i fatti, una parte di opinione pubblica informata e dunque indignata che scendeva in piazza trascinandovi un’opposizione tremebonda e consociativa, una magistratura piuttosto compatta a difesa delle prerogative costituzionali, un Csm non proprio prono ai diktat del governo. Ora che il pericolo viene dal centrosinistra, complice il lungo martellamento di Napolitano contro le Procure più attive, non si muove una foglia. Oggi l’azione disciplinare contro quel discolo di Woodcock, che ha avuto l’ardire di indagare sui cari di Renzi, non la sferra più il ministro della Giustizia, come facevano i vari Biondi, Mancuso e Castelli agli ordini di B. (il Guardasigilli Andrea Orlando ha respinto le pressioni renziane in tal senso e, in un’intervista al Fatto, ha avvertito l’ex premier che, se vuole colpire i magistrati, deve trovarsi un altro ministro): la promuove direttamente un magistrato, il Pg della Cassazione, pochi mesi dopo il decreto contestatissimo (anche dall’Anm) che ha esentato lui e poche altre supertoghe (ma non il procuratore di Napoli) dal pensionamento anticipato. Lo stesso Ciccolo aveva già dato ottima prova di sé nel 2007 contro il pm Luigi de Magistris, impegnato a Catanzaro in inchieste sgradite ai politici e a Napolitano; e soprattutto nel 2012, quando Napolitano, su richiesta dell’indagato Mancino, tentò d’interferire nelle indagini di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. Napolitano scrisse al Pg Ciani e al suo vice Ciccolo di assecondare le richieste di Mancino, che puntava al trasferimento dell’indagine e al quale il consigliere giuridico del Colle confidò: “Ho parlato sia con Ciccolo che con Ciani: hanno voluto la lettera così fatta per sentirsi più forti”. Fu persino convocato il procuratore antimafia Piero Grasso, che però rifiutò di avocare l’inchiesta perché non ne aveva il potere e non ne ricorrevano i presupposti.

Ora tocca a Woodcock: Ciccolo lo accusa di “grave scorrettezza” e “indebita interferenza” nelle indagini romane su Consip. E non per un’intervista, che peraltro sarebbe stata giustificata, anzi doverosa per chiarire la sua posizione e difendere l’ordine giudiziario, viste le calunnie di cui era bersaglio. Ma per alcune frasi scambiate con colleghi e riportate da Repubblica che smentivano le menzogne di giornali e politici sulla sua “guerra” ai pm romani e sul suo ruolo di “mandante” dell’errore del capitano Scafarto. Frasi che non interferiscono affatto nel lavoro della Procura di Roma e non rivelano alcun segreto d’indagine. Dunque – lo diciamo chiaro e tondo, anche in perfetta solitudine – quest’azione disciplinare non sta né in cielo né in terra, come dimostrano gli infiniti precedenti di pm coraggiosi (Woodcock compreso) trascinati davanti al Csm e poi prosciolti per aver detto la verità. Piercamillo Davigo, che di simili rappresaglie ne ha subìte parecchie sulla sua pelle, ripete spesso: “Non ce l’hanno con noi per quello che diciamo, ma per quello che facciamo”.

Da: Il Fatto Quotidiano.

CONSIP – Come avrete sentito dai Tg e letto su tutti i giornali, nuovi guai per il Giglio Magico: incarichi per 500 mila euro ad Alberto Bianchi, presidente di Open, consigliere Enel ma soprattutto legale di fiducia dell’allora premier Renzi!

 

CONSIP

 

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CONSIP – Come avrete sentito dai Tg e letto su tutti i giornali, nuovi guai per il Giglio Magico: incarichi per 500 mila euro ad Alberto Bianchi, presidente di Open, consigliere Enel ma soprattutto legale di fiducia dell’allora premier Renzi!

 

Consip, nuovi guai per il Giglio Magico. “500 mila euro a Bianchi della Open”

Rivelazione sul presidente della renziana Fondazione Open: “Ha ricevuto 500 mila euro da Consip”

 

“Da Consip 500mila euro di incarichi ad Alberto Bianchi”

In un articolo di Panorama in edicola  si legge che l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open e consigliere dell’Enel appena riconfermato, ha ottenuto dalla Consip quasi mezzo milione di incarichi tra il 2014 e il 2016. Panorama sottolinea che ciò è avvenuto “negli anni in cui Matteo Renzi, di cui Bianchi è legale di fiducia, era premier”. Bianchi, scrive sempre Panorama, aveva parlato “di incarichi per complessivi 290 mila euro, ma le somme percepite ammontano invece a 485 mila euro”.

Secondo Panorama, “la maggior parte dei compensi, 373 mila euro, sono stati ottenuti nel periodo successivo alla nomina di Luigi Marroni, attuale amministratore delegato di Consip.Bianchi però aveva parlato solo di 80 mila euro. Marroni, come noto, è considerato il testimone chiave nell’inchiesta della Procura di Roma sul mega appalto Consip, che ha coinvolto, tra gli altri, l’imprenditore Alfredo Romeo, il ministro dello Sport Luca Lotti e il padre di Matteo Renzi, Tiziano”. “Considerata anche la retribuzione come membro del cda di Enel – aggiunge Panorama – nei due anni del governo Renzi, Bianchi ha percepito più di 800 mila euro dalle due società pubbliche controllate dal ministero dell’Economia”.

 

fonte: http://www.affaritaliani.it/cronache/consip-nuovi-guai-per-il-giglio-magico-470361.html

Firenze, perquisita la società di raccolta rifiuti: sei indagati. Le magliette gialle di Renzi vanno a Roma, senza accorgersi che la monnezza ce l’hanno a casa loro!

Firenze

 

 

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Firenze, perquisita la società di raccolta rifiuti: sei indagati. Le magliette gialle di Renzi vanno a Roma, senza accorgersi che la monnezza ce l’hanno a casa loro!

 

Firenze, la società di raccolta rifiuti: sei indagati

Le accuse per dirigenti e funzionari sono di abuso d’ufficio e traffico illecito

 

I carabinieri hanno perquisito la sede dell’ex Quadrifoglio ora Alia, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti a Firenze. L’inchiesta, coordinata dalla procura di Firenze e condotta dal nucleo di pg dei carabinieri, riguarda la gestione dei rifiuti riciclabili. Secondo quanto si apprende sei sarebbero le persone indagate, a vario titolo, per abuso d’ufficio e traffico illecito di rifiuti. FRa di loro ci sono: l’amministratore delegato Livio Giannotti, l’ingegner Franco Cristo, responsabile degli impianti di trattamento e il responsabile dell’impianto di San Donnino, due capi turno e una dipendente.

Le perquisizioni disposte dalla Procura sono state effettuate anche nell’area di stoccaggio a San Donnino.
I carabinieri starebbero cercando documentazione sul ciclo dei rifiuti. L’ipotesi è che vi sia stata una gestione irregolare di alcuni tipi di rifiuti, primi fra tutti, la carta.

 

tratto da: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/05/09/news/firenze_perquisita_la_sede_della_societa_di_raccolta_rifiuti-165012825/#gallery-slider=165015079

Renzi e Grasso sulla porcheria della Legge sulla legittima difesa: da cambiare in Senato – Meno male che il Senato c’è… Ma fino ad 3 dicembre scorso il Senato non era inutile?

 

Senato

 

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Renzi e Grasso sulla porcheria della Legge sulla legittima difesa: da cambiare in Senato – Meno male che il Senato c’è… Ma fino ad 3 dicembre scorso il Senato non era inutile?

 

Leggiamo…

Legittima difesa, Renzi chiede di cambiare la legge al Senato

L’iter abbastanza grottesco di questa nuova legge sulla legittima difesa è la prova della incapacità della classe politica, anche quella di governo, di prendere decisioni nette e di assumersene la responsabilità. La licenza di sparare ma solo di notte ha fatto ridere tutta Italia, compresi i sostenitori della maggioranza renziana. Tanto che il confermato segretario del Pd ha appallottolato il testo uscito da Montecitorio e ha già ordinato che al Senato (quel Senato che voleva abolire e che gli è costato cinque mesi di sofferenze) se ne faccia un altro.

QUI l’articolo intero

 

Il leader pd boccia un’altra legge. Grasso: meno male che c’è il Senato

Matteo Renzi sul telemarketing: anche questa norma è da correggere. Legittima difesa, dopo il suo no anche quello del presidente del Senato e dell’Anm.

Una volta tanto il presidente del Senato, Pietro Grasso, e l’ex premier Matteo Renzi sono d’accordo. Così, sul pasticciaccio della nuova legittima difesa varata alla Camera con i voti del Pd e di Ap, la seconda carica dello Stato si prende una piccola rivincita: «Meno male che c’è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema…», dice Grasso dopo che il segretario del Pd si era smarcato clamorosamente dal testo approvato dai suoi deputati, invitando poi i senatori dem «a correggere la legge».

QUI l’articolo intero

 

dopodichè la domanda è più che spontanea: MA IL SENATO NON ERA INUTILE?

 

By Eles

Dedicato a tutti gli ottusi che credono ancora alle cazzate di Renzi e Berlusconi – Comunicato congiunto Pd-Fi: l’impianto dell’accordo è oggi più solido che mai…!

Renzi e Berlusconi

 

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Dedicato a tutti gli ottusi che credono ancora alle cazzate di Renzi e Berlusconi – Comunicato congiunto Pd-Fi: l’impianto dell’accordo è oggi più solido che mai…!

 

Comunicato congiunto Pd-Fi: L’impianto dell’accordo è oggi più solido che mai

Testo integrale della nota

L’Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte.

Queste sono le ragioni per cui Partito Democratico e Forza Italia hanno condiviso un percorso difficile, ma significativo, a partire dal 18 gennaio scorso con l’incontro del Nazareno. L’impianto di questo accordo é oggi più solido che mai, rafforzato dalla comune volontà’ di alzare al 40% la soglia dell’Italicum, e dall’introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi. Le differenze registrate sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione, non impediscono di considerare positivo il lavoro fin qui svolto. Questa legislatura che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018 costituisce una grande opportunità per modernizzare l’Italia. Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell’interesse del Paese e nel rispetto condiviso di tutte le Istituzioni.

fonte: http://www.forzaitalia.it/notizie/11648/comunicato-congiunto-pd-fi-l-impianto-dell-accordo-e-oggi-piu-solido-che-mai

 

Legge Legittima Difesa – Il Pd di Renzi è riuscito a: 1) approvare una legge; 2) dire che non la volevano approvare; 3) chiedere aiuto a Berlusconi per peggiorarla; 4) scontentare tutti…!

 

Legittima Difesa

 

 

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Legge Legittima Difesa – Il Pd di Renzi è riuscito a: 1) approvare una legge; 2) dire che non la volevano approvare; 3) chiedere aiuto a Berlusconi per peggiorarla; 4) scontentare tutti…!

 

 

Leggiamo sul Messaggero:

Legittima difesa, tolto il riferimento alla “notte”. Ma in Senato serve il sì di FI

Si cambia, ma in verità si archivia. Il nuovo testo sulla legittima difesa è destinato ad essere ulteriormente modificato almeno nel punto più controverso, quello in cui si fa riferimento alle aggressioni “notturne” ma molto probabilmente il suo destino sarà un inesorabile binario morto visto che al Senato Pd e Ap non hanno i voti necessari a far passare alcunché.

Insomma:

  1. si sono fatti la loro legge
  2. hanno smentito loro stessi dicendo che non era questa la “porcata” che volevano varare
  3. non sono in grado di fare modifiche alla predetta “porcata” ed hanno bisogno dei voti di Berlusconi
  4. in tutto questo la “porcata” in questione ha scontentato tutti

…E questi volevano modificare la Costituzione…!

 

By Eles