I media di regime lo hanno nascosto, ma le accuse dell’Unione Europea smascherano il governo Renzi: mentre tartassava gli Italiani, tasse giù del 50% alle multinazionali!

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I media di regime lo hanno nascosto, ma le accuse dell’Unione Europea smascherano il governo Renzi: mentre tartassava gli Italiani, tasse giù del 50% alle multinazionali!

 

Tasse giù del 50% alle multinazionali: le accuse della UE al governo Renzi

Un’inchiesta europea pone sotto accusa l’Italia per la riforma fiscale del 2015 quando era a capo del governo Matteo Renzi

Un favore alle multinazionali, rappresentato del taglio delle tasse nella misura del 50%. Questa è l’accusa nei confronti dell’ex Premier, Matteo Renzi, formulata all’interno di una inchiesta che è stata aperta da parte dell’Unione Europea. Sarebbero state fatte inoltre pressioni nei confronti del governo presieduto da Paolo Gentiloni da parte dell’UE in modo da ottenere una sostanziale modifica della normativa oppure la sua completa abolizione.

L’inchiesta è stata avviata da una commissione, il Gruppo del codice di condotta, che in sede europea si occupa di analizzare nel dettaglio le riforme fiscali emesse dai vari Paesi componenti dell’Unione Europea, in modo da verificare l’adesione a quelle che sono sue stesse direttive. L’inchiesta, iniziata segretamente, solo ora è venuta a conoscenza di tutti. Già nello scorso mese di aprile il Governo italiano era intervenuto sulla normativa per le necessarie modifiche, senza che ciò fosse portato a conoscenza dell’opinione pubblica. In sostanza, secondo quanto emerso nel corso dell’inchiesta, da parte del governo Renzi erano stati concessi ad alcune società multinazionalidei benefici fiscali non solo eccessivi, ma anche ingiustificati.

Nelle sue direttive l’Ocse permette che i singoli stati aderenti alla UE agevolino le società riguardo ai loro brevetti ed alle loro innovazioni, ma questo può avvenire solo se le spese sono direttamente collegate alle attività di ricerca effettuate dalle società. Dopo aver analizzato la legge italiana che il governo Renzi aveva varato nel 2015, la commissione ha invece accertato che per alcune società era previsto uno sconto fiscale pari al 50%, e che questo sconto avrebbe avuto la durata di 5 anni, con la possibilità di prolungarlo sino a 10 anni.

I nomi delle società beneficiarie di questo sconto fiscale sono rimasti sconosciuti, anche se alcuni mesi fa da parte dell’Europa c’è stata una richiesta precisa al Governo italiano per renderli noti. Il problema degli sconti verso le multinazionali non riguarda solo il nostro Paese, in quanto da parte della commissione UE sono partite accuse anche per due altri stati, Francia e Spagna; anche per loro si tratta di “eccessiva generosità” che l’Unione Europea vuole combattere, in modo da mettere tutte le aziende sullo stesso piano nei confronti del fisco.

 

 

fonte: http://www.breaknotizie.com/tasse-giu-del-50-alle-multinazionali-le-accuse-della-ue-al-governo-renzi/

La strana riforma della Giustizia di Renzi: il reato di “Falso” depenalizzato a Milano e equiparato all’omicidio a Roma!

Giustizia

 

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La strana riforma della Giustizia di Renzi: il reato di “Falso” depenalizzato a Milano e equiparato all’omicidio a Roma!

Questa chicca ci stava sfuggendo. Travaglio ce la ricorda nel suo editoriale del 29 settembre…

…Ieri, al presunto falso della Raggi, il Tg1 delle 13.30 ha dedicato un titolo di apertura e un servizio di 2 minuti e 24 secondi. Otto giorni fa, sul presunto falso di Sala, zero tituli, ma solo una notizietta da studio di 21 secondi. Eppure non risulta che il reato falso sia stato depenalizzato a Milano ed equiparato all’omicidio a Roma. Dunque, per i presunti falsi di Raggi e Sala bisogna attendere le sentenze. Per i falsi del Tg1, invece, basta accendere la tv. E vomitare.

Era il Settembre del 1977 – 40 anni fa – e per Berlinguer che chiudeva Festa dell’Unità 500.000 persone (per capirci, il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco) …Ma come cazzo siamo caduti tanto in basso fino a Matteo Renzi?

Berlinguer

 

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Era il Settembre del 1977 – 40 anni fa – e per Berlinguer che chiudeva Festa dell’Unità 500.000 persone (per capirci, il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco) …Ma come cazzo siamo caduti tanto in basso fino a Matteo Renzi?

18 settembre 1977: al parco Ferrari in mezzo milione per Berlinguer, il doppio rispetto a Vasco

Era il 18 settembre del 1977, Enrico Berlinguer, il capo del Partito comunista italiano, chiudeva a Modena – sul palco dell’ex Autodromo (oggi parco Ferrari) la Festa nazionale dell’Unità. ‘Duecentomila metri quadrati del prato non sono bastati ad accogliere i compagni, i simpatizzanti, gli elettori del Pci che da ogni dove sono venuti ad ascoltare il segretario generale del Pci che chiude il Festival. Quanti sono? Ogni calcolo perde qualsiasi senso di fronte all’impressionante spettacolo di questa folla gigantesca che ha invaso e colmato tutti gli enormi spazi dell’autodromo in cui dal nulla era sorta la città-festival‘. Così L’Unità di allora descriveva l’evento. Si stimarono oltre mezzo milione di persone. Il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco Rossi.

Nel recuperare quei giornali, nel leggere gli articoli di un’epoca che non c’è più, resta un’amarezza profonda. La consapevolezza di quanto oggi sia stato tradito del Credo di allora. Resta l’invidia per un tempo in cui si poteva dire – citando Gaber – senza timore di essere smentiti che ‘Berlinguer era una brava persona e Andreotti non lo era, una brava persona’.

Come siamo caduti così in basso?

La riforma fiscale di Renzi avrebbe tagliato del 50% le tasse alle multinazionali. I Tg si guardano bene dall’informarci dell’inchiesta partita da Bruxelles. La Magistratura si gira dall’altra parte, i Tg MUTI, gli amici di Renzi festeggiano e le sanzioni le pagheremo noi!

riforma fiscale

 

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La riforma fiscale di Renzi avrebbe tagliato del 50% le tasse alle multinazionali. I Tg si guardano bene dall’informarci dell’inchiesta partita da Bruxelles. La Magistratura si gira dall’altra parte, i Tg MUTI, gli amici di Renzi festeggiano e le sanzioni le pagheremo noi!

Un’inchiesta europea accusa l’ex premier Renzi di aver ridotto le tasse alle multinazionali del 50% con la riforma fiscale del 2015.

Blasting News19 settembre 2017
La riforma fiscale varata nel 2015 dal governo Renzi avrebbe tagliato le tasse alle multinazionali nella misura del 50%. E’ quanto emergerebbe da un’inchiesta avviata da Bruxelles, che avrebbe esercitato pressioni sul governo Gentiloni per fargli abolire o modificare in modo sostanziale queste normative, cosa effettivamente avvenuta ad aprile scorso. La questione riguarda il “patent box”, ovvero la possibilità di garantire sconti fiscali a quelle #multinazionali che registrano marchi o brevetti ad alto contenuto innovativo. Una commissione segreta dell’Unione Europea avrebbe posto sotto processo il nostro paese. La notizia – passata praticamente inosservata alla maggioranza dei media – è stata divulgata da l’Espresso, che nell’edizione in edicola da domenica 17 settembre ha pubblicato l’inchiesta integrale.

Vediamo cosa è emerso.

L’inchiesta sulla riforma fiscale

La notizia è emersa solo in questi giorni, ma l’inchiesta condotta dal “Gruppo del codice di condotta” – una commissione che passa al setaccio le riforme fiscali dei paesi aderenti all’UE per stabilire se sono compatibili con le direttive imposte dell’Ue – ha avuto inizio segretamente diversi mesi fa, tanto che ad Aprile di quest’anno pur senza clamore mediatico il governo Gentiloni è intervenuto per correggere il tiro. Secondo le carte rimaste segrete fino ad oggi l’organismo di Bruxelles avrebbe accusato la riforma di #Renzi di aver concesso “benefit fiscali eccessivi e ingiustificati” ad alcune multinazionali.

Le direttive dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) permettono che gli stati agevolino i brevetti e le innovazioni [VIDEO]a patto che questi derivino da spese realmente effettuate per attività di ricerca.

Ma secondo Bruxelles la legge italiana varata nell’estate del 2015 e cancellata ad Aprile da Gentiloni andava ben oltre. La legge licenziata dal governo Renzi infatti prevedeva una riduzione del 50% delle tasse per un periodo di cinque anni, che poteva essere esteso a dieci.

Rimasti ignoti i nomi

L’Europa alcuni mesi fa ha chiesto al governo di comunicare i nomi delle multinazionali che hanno beneficiato della legge, consentendo alle aziende che hanno già fatto accordi con il fisco italiano di proseguirli per cinque anni, anche dopo l’abolizione delle normative finite sotto accusa. Ma il governo italiano non ha mai reso noti i nomi delle aziende. Oltre all’Italia anche i governi di Francia e Spagna sono stati accusati di essere stati eccessivamente generosi nei confronti delle multinazionali.

Fonte: blastingnews

Tanto preoccupati per la sorte dei 13 milioni di poveri in Italia, da non avere neanche il tempo di votare per l’abolizione dei vitalizi… Poverini…

 

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Tanto preoccupati per la sorte dei 13 milioni di poveri in Italia, da non avere neanche il tempo di votare per l’abolizione dei vitalizi… Poverini…

L’abolizione vitalizi non è ancora calendarizzata.

Il M5s accusa: “Pur di mantenere il privilegio, Pd affossa la sua stessa legge”

L’iter per l’approvazione del ddl Richetti (Pd) resta impantanato in commissione Affari Costituzionali del Senato. Quando su richiesta dei grillini si è trattato di indicare una data per l’arrivo in aula, infatti, i partiti hanno evitato di esprimersi, così come accaduto per lo ius soli.

Se ne riparlerà forse a ottobre?

O forse questi benedetti vitalizi non li vogliono abolire affatto?

Il Pd ha preso ancora una volta in giro i cittadini?

Si direbbe proprio di si!

…E fa ancora più rabbia pensando ai 13 milioni di Italiani POVERI.

Ma questo è il Pd di Renzi… Ricordatevelo.

by Eles

Terremoto, Casa Italia non basta: per la messa in sicurezza mancano almeno 20 miliardi… Peccato che li abbiano già spesi per le banche…!!!

 

Terremoto

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Terremoto, Casa Italia non basta: per la messa in sicurezza mancano almeno 20 miliardi… Peccato che li abbiano già spesi per le banche…!!!

Leggiamo su “Il Fatto Quotidiano”

Terremoto, Casa Italia non basta: per la messa in sicurezza mancano (almeno) 20 miliardi. E il fascicolo del fabbricato.

Secondo un rapporto della struttura voluta da Renzi servono 25 miliardi solo per la riqualificazione antisismica dei 648 Comuni a maggior rischio. Ma per finanziare il sisma bonus previsto dalla legge di Bilancio ci saranno, di qui al 2030, non più di 5 miliardi. Ancora da trovare. Il presidente del Consiglio degli ingegneri: “Servono più soldi e gli interventi devono essere obbligatori. Ma la priorità è imporre un documento con tutte le informazioni sull’immobile”

QUI l’articolo completo

Peccato però che per quei grandi statisti che abbiamo al Governo la priorità è salvare le banche. E chissenefrega della gente che crepa per i terremoti…!

By Eles

 

Gino Strada e il ritorno del colonialismo

 

Gino Strada

 

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Gino Strada e il ritorno del colonialismo

(di Arturo Diaconale – opinione.it) – Ciò che stupisce non è l’attacco di Gino Strada al ministro dell’Interno Marco Minniti per l’azione che il responsabile del Viminale cerca di realizzare per frenare l’afflusso incontrollato di migranti nel nostro Paese. Strada è da sempre su posizioni di solidarismo estremo. E il suo attacco costituisce una sorta di anticipazione di uno dei temi che la sinistra più intransigente, legata al mondo del volontariato più radicale, porterà avanti con la massima energia nel corso della campagna elettorale. Quello della critica al blocco del corridoio umanitario del Mediterraneo in nome della solidarietà e della pietà umana per quelle masse di profughi che non potendo più usufruire dei barconi e delle navi delle Ong saranno costretti a marcire nelle prigioni e nei campi di concentramento delle milizie libiche o dei governi corrotti e incapaci del Centro Africa.

Non è affatto peregrina la tesi di chi sostiene che per i migranti è mille volte meglio correre il rischio di finire affogati nel Canale di Sicilia o venire sbattuti nei centri di accoglienza italiani piuttosto che morire di stenti nei deserti africani o diventare oggetto di ogni tipo di violenza nei lager dei nuovi mercanti di schiavi. Ma questa sorta di teoria del male minore, che sarebbe quello di un’accoglienza difficile e senza speranza di integrazione nel nostro Paese, salva la coscienza di chi la sostiene ma non fa compiere un solo passo in avanti alla soluzione di un problema che alla radice ha le drammatiche condizioni delle zone da dove i flussi migratori provengono.

Tutti sono concordi nel sostenere che sarebbe meglio eliminare le cause delle migrazioni, e quindi dare stabilità e benessere ai Paesi devastati dalla guerra civile, dalla fame e dai governi dispotici e corrotti. Ma nessuno è in grado di formulare una proposta concreta per compiere un’operazione del genere. Perché tutti quelli che cercano di salvare la propria coscienza proponendo o l’accoglienza indiscriminata e irresponsabile o aiutare i disgraziati a casa loro sanno perfettamente che la prima soluzione è destinata a provocare tensioni incontrollabili a casa nostra e la seconda ad arricchire i governanti corrotti e dispotici abilissimi nel prendere gli aiuti del mondo occidentale e trasformarli in depositi personali nei paradisi fiscali.

E allora? L’irrealismo di Gino Strada porta a una conclusione paradossale. Perché pone come unica alternativa al solidarismo estremo che può devastare l’Italia e l’Europa il ritorno, sotto forma di aiuti controllati e garantiti dalla presenza militare, al vecchio colonialismo.

tratto da: https://infosannio.wordpress.com/2017/09/07/gino-strada-e-il-ritorno-del-colonialismo/

Per Renzi, Lorenzin & C. i vaccini sono assolutamente sicuri. Chi afferma il contrario è un complottista! Dimenticano però di quando era il Pd a voler istituire una “Giornata per le vittime dei vaccini” …curioso, vero?

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Per Renzi, Lorenzin & C. i vaccini sono assolutamente sicuri. Chi afferma il contrario è un complottista! Dimenticano però di quando era il Pd a voler istituire una “Giornata per le vittime dei vaccini” …curioso, vero?

Quando era il Pd a voler istituire una ‘Giornata per le vittime dei vaccini’

Siamo di fronte all’ennesima montatura mediatica per denigrare i 5 Stelle.

Questa volta l’attacco arriva dall’estero: il New York Times ha pubblicato un articolo in cui accusa il M5S di aver “portato avanti una campagna attiva su una piattaforma anti vaccini ripetendo i falsi legami tra vaccinazioni e autismo”

Media e politici italiani hanno colto la palla al balzo per attaccare il movimento di Beppe Grillo, i cui esponenti, e il leader stesso, in passato avevano criticato certi aspetti delle vaccinazioni.

Ma i 5 Stelle non hanno mai espresso una posizione ufficiale contro i vaccini, hanno ribadito i deputati M5S in commissione Affari Sociali: “Per noi i vaccini sono essenziali e riteniamo che sia dovere e responsabilità di medici, pediatri e istituzioni fare in modo che ci sia il più alto numero possibile di vaccinazioni”.

Il medico Roberto Burioni, star nascente del web renziano, ha pubblicato sui social la foto del documento riguardante una vecchia proposta di legge dei 5 Stelle che prevedeva “l’eventuale diniego dell’uso dei vaccini per il personale della pubblica amministrazione”.

Molto bene. Burioni, però, ha dimenticato di allegare un’altra proposta, quella del deputato dem Giovanni Burtone, il quale presentò una proposta di legge alla Camera per istituire una ‘Giornata per le vittime dei vaccini’.

Ne parla l’Huff Post:

“spulciando tra le proposte di legge depositate alla Camera dei deputati spunta quella del deputato Pd, Giovanni Mario Salvino Burtone, che chiede l’istituzione di una Giornata in ricordo ‘delle persone decedute o rese disabili a causa di vaccinazioni al fine di onorare la memoria di quanti hanno contribuito, con il loro sacrificio, a tutelare il diritto alla salute dell’intera collettività’.

Burtone, laureato in Medicina, cardiologo, medico legale, come si legge dalla scheda di presentazione sul sito della Camera, ha depositato la proposta di legge il 21 maggio 2013. Nella proposta è indicata la data della Giornata, cioè il 29 ottobre, e soprattutto le motivazioni che hanno spinto il deputato dem a proporre l’istituzione della stessa Giornata.

In realtà si tratta di un remake perché, come spiega lo stesso Burtone, la proposta era stata già presentata nella precedente legislatura da lui stesso e dai colleghi Codurelli e Duilio.

Scrive Burtone nella proposta di legge a proposito di quelle che lui definisce nel testo come “vittime delle vaccinazioni obbligatorie:

‘Non dimentichiamo che queste vittime sono state o sono nella maggior parte dei casi bambini, «usati legittimamente» per preservare la salute della collettività. Sono vittime le cui famiglie sono state tenute all’oscuro del rischio reale in cui i loro cari sarebbero incorsi. Sono cittadini ai quali il diritto ad avere una vita normale è stato negato per tutelare il bene supremo della salute’.”

Perché i giornali, Huff Post a parte, non hanno riportato questa notizia?

Intercettazioni, pronto il bavaglio di governo: solo riassunti. Stretta sui virus spia, COSÌ SI CANCELLA L’INCHIESTA CONSIP

 

Intercettazioni

 

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Intercettazioni, pronto il bavaglio di governo: solo riassunti. Stretta sui virus spia, COSÌ SI CANCELLA L’INCHIESTA CONSIP

Il ministro Andrea Orlando ha pronto uno schema di decreto legislativo che esclude la possibilità per i pubblici ministeri di utilizzare il contenuto integrale delle intercettazioni: potrà esserci solo un “richiamo al contenuto”. Stretta anche sull’uso dei trojan, fondamentali nell’inchiesta su Alfredo Romeo e Tiziano Renzi. Se la bozza dovesse passare così com’è stata pensata negli uffici di via Arenula, non sarebbero più utilizzabili per indagare sulla corruzione. Il ministero: “Nessun testo definitivo”

Sette pagine per dare un giro di vite sulla pubblicazione delle intercettazioni, stoppando la possibilità per i magistrati di inserire virgolettati di telefonate e ambientali. “Soltanto il richiamo al loro contenuto”, è scritto nella bozza di decreto che il ministro Andrea Orlando ha inviato ai procuratori italiani. Se la legge fosse esistita in passato, non sarebbero state trascrivibili integralmente da parte dei pubblici ministeri le “risate” di Francesco Piscicelli sul terremoto de L’Aquila né “la teoria del mondo di mezzo” di Massimo Carminati e men che meno “i furbetti del quartierino” di Stefano Ricucci o “l’attentatuni” di Gioacchino La Barbera. “Non esiste alcun testo né definitivo né ufficiale”, si è affrettato a specificare il ministero della Giustizia. Ma i punti sui quali vuole intervenire via Arenula sono chiari. E tra questi ce n’è uno che, combinato con il favor rei, rischia di affossare l’inchiesta Consip, in particolare il filone sul traffico di influenze che coinvolge Tiziano Renzi.

L’uso dei trojan: così muore l’inchiesta Consip – Perché il decreto del Guardasigilli limita l’uso dei trojan, i captatori informatici che permettono di ‘entrare’ nei cellulari. Lo strumento è stato utilizzato dai pm di Napoli per ascoltare in movimento l’imprenditore Alfredo Romeo e risulta fondamentale – per quanto raccolto finora dalla procura partenopea – nell’ipotesi accusatoria a carico del papà del segretario Pd. Stando allo schema del decreto legislativo, anticipato da La Repubblicail virus spia – già messo in dubbio dalla Cassazione – potrà essere utilizzato solo per i reati più gravi, come mafia e terrorismo. Sarebbe invece esclusa la corruzione. E, stando al principio del favor rei, una nuova legge penale, più favorevole all’imputato, ha efficacia retroattiva. Di fatto, quindi, potrebbe incidere su un eventuale processo. Il pm dovrà inoltre motivare le “ragione di urgenza che rendono impossibile attendere il provvedimento del giudice” e le prove raccolte dai trojan non si potranno utilizzare “per la prova di reati, anche connessi, diversi da quelli per cui è stato emesso il decreto di autorizzazione, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”.

Riassunti su riassunti: il Riesame come fa? – C’è poi tutto il capitolo legato ai riassunti “imposti” ai pubblici ministeri e giudicanti fino alla fase dibattimentale. Coinvolti sono quindi anche il gip e il tribunale del Riesame. Un problema di non poco conto. “E’ fatto divieto di riproduzione integrale nella richiesta (del pm, ndr) delle comunicazioni e conversazioni intercettate, ed è consentito soltanto il richiamo al loro contenuto”, scrive nella bozza il ministero. Come farà, quindi, il giudice per le indagini preliminari che non può appiattirsi – in virtù della riforma sulle misure cautelari dell’aprile 2015 – sulle posizioni del pubblico ministero? E lo stesso vale, a catena, per il tribunale del Riesame che non può replicare quanto espresso dal gip.

Il momento della discovery – Per questo lo schema di decreto prevede un’udienza stralcio – come anticipa sempre La Repubblica – che sarebbe collocata dopo le eventuali misure cautelari o comunque quando vengono chiuse le indagini. In questo momento i difensori avrebbero modo di “esaminare gli atti e ascoltare le registrazioni”, dicendo quali colloqui ritiene rilevanti e quindi da inserire nel fascicolo processuale.

Il percorso del decreto e i dubbi sull’eccesso di delega – Il ministero – che nella bozza parla anche di intercettazioni non penalmente rilevanti e colloqui tra indagato e avvocato – ha precisato in mattinata che “sta lavorando alla stesura del testo per dare doverosamente seguito nei termini e nei tempi prescritti alla legge delega” del 23 giugno 2017 sulle modifiche al codice penale, sottolineando che il contenuto “terrà conto anche del confronto prezioso e del contributo significativo di esponenti della giurisdizione, dell’avvocatura, della stampa e del mondo accademico che il ministro incontrerà, come già previsto, nei prossimi giorni”. Resta, però, il dubbio su cosa accadrà quando il decreto arriverà al vaglio consultivo delle commissioni Giustiziadi Camera e Senato, prima di approdare in Consiglio dei ministri. E’ davanti ai componenti delle commissioni che potrebbero essere sollevati dubbi sull’eccesso di delega.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/08/intercettazioni-pronto-il-bavaglio-di-governo-solo-riassunti-stretta-sui-virus-spia-cosi-si-cancella-linchiesta-consip/3844339/

Camilleri compie 92 anni – Vogliamo ricordare una sua presa di posizione: “Sono diventato quasi cieco, desidero l’eutanasia, ma al Referendum ci sarò. E voterò NO”

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Camilleri compie 92 anni – Vogliamo ricordare una sua presa di posizione: “Sono diventato quasi cieco, desidero l’eutanasia, ma al Referendum ci sarò. E voterò NO”

 

Intervista a Andrea Camilleri di Aldo Cazzullo, da il Corriere della Sera, 19 novembre 2016

Novantantun anni, 102 libri, 26 milioni di copie solo in Italia: Andrea Camilleri è lo scrittore più importante che abbiamo. «Vorrei l’ eutanasia, quando sarà il momento. La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’ è niente. E niente di me resterà: sarò dimenticato, come sono stati dimenticati scrittori molto più grandi. E quindi mi viene voglia di prendere il viagra, di ringiovanire, pur di vivere ancora qualche anno, e vedere come va a finire. Vedere che presidente sarà Trump: uno tsunami mondiale, un Berlusconi moltiplicato per diecimila. E vedere cosa sarà del mio Paese».

«A guardare l’ Italia ridotta così, mi sento in colpa. Avrei voluto fare di più, impegnarmi di più. Nel Dopoguerra ci siamo combattuti duramente, ma avevamo lo stesso scopo: rimettere in piedi il Paese. Oggi quello spirito è scomparso».

Renzi non è un buon presidente del Consiglio?

«No. È un giocatore avventato e supponente. Mi fa paura quando racconta balle: ad esempio che il futuro dei nostri figli dipende dal referendum. Mi pare un gigantesco diversivo per realizzare un altro disegno».

Quale?

«Mi sfugge, ma c’ è».

Al referendum andrà a votare?

«Pur di votare No mi sottoporrò a due visite oculistiche, obbligatorie per entrare nella cabina elettorale accompagnato. Io le riforme le voglio: il Senato deve controllare la Camera, non esserne il doppione. Ma questa riforma è pasticciata. E non ci consente di scegliere i nostri rappresentanti».

Spera nei Cinque Stelle?

«Non mi interessano. Non ci credo. Mi ricordano l’ Uomo Qualunque: Grillo è Guglielmo Giannini con Internet. Nascono dal discredito della politica, ma non hanno retto alla prova dei fatti: Pizzarotti è stato espulso dal movimento; la Raggi non mi pare stia facendo grandi cose».

Se vince il No cosa succede?

«Entra in campo Mattarella. Che si comporterà bene; perché è un gran galantuomo».

Il padre fascista e Montalbano

«Galantuomo era mio padre Giuseppe, anche se avevamo idee politiche opposte. Lui aveva fatto tutta la Grande guerra nella brigata Sassari. Adorava il suo comandante: Emilio Lussu. Vide morire Filippo Corridoni. Poi divenne fascista e fece la marcia su Roma. Però quando il mio compagno Filippo Pera mi disse che non sarebbe più venuto a scuola perché era ebreo, mio padre si indignò: “È una sciocchezza che il Duce fa per il suo amico Hitler”.

Lealtà, fedeltà alla parola data, ironia, arte di guardare oltre le cose: sotto molti aspetti Montalbano è il ritratto di papà. Fu mia moglie Rosetta a farmelo notare. I padri si innamorano sempre un po’ delle mogli dei figli; e Rosetta a lui ha voluto molto bene».

«Il matrimonio dei miei genitori era stato combinato. Nozze di zolfo, toccate anche a Pirandello: gli zolfatari facevano sposare i loro eredi per concentrare la proprietà, e ritardare il fallimento cui erano condannati. Però il matrimonio dei miei era riuscito. Quando mio padre morì, Turiddu Hamel, il sarto, si inchinò al passaggio della bara. Hamel era l’ antifascista del paese. Mi raccontò che, quando stava morendo di fame perché entrava e usciva dal carcere, papà gli aveva commissionato una divisa nera: “E sia chiaro che non lo faccio per sfregio…”. “To patri sapiva campari” mi disse il vecchio sarto: Giuseppe Camilleri sapeva vivere».

La guerra di casa

«Anche io sono stato fascista. Avevo sedici anni quando il Duce annunciò la guerra: ascoltai il discorso dagli altoparlanti in piazza. Tornai a casa entusiasta, e trovai nonna Elvira e nonna Carolina in lacrime. Tutte e due avevano perso un figlio nelle trincee: “A guerra sempre tinta è”, la guerra è sempre cattiva. Anche mio padre la conosceva. E conosceva gli inglesi».

«Il primo a dirmi che in realtà ero comunista fu il vescovo di Agrigento, Giovanbattista Peruzzo, piemontese di Alessandria. Leggevo le firme delle riviste del Guf, Mario Alicata, Pietro Ingrao, e mi riconoscevo. Ma la vera svolta fu un libro, che mi fece venire la febbre e mi aprì gli occhi: La condizione umana di Malraux».

«Nell’ estate del ’42 andai a Firenze al raduno della gioventù fascista. C’ era il capo della Hitler Jugend, Baldur von Schirach, venuto ad annunciare l’ Europa di domani: un’ enorme caserma, con un unico vangelo, il Mein Kampf. C’ erano ragazzi e ragazze di tutta l’ Europa occupata: Francia, Spagna, Polonia, Ungheria; le ungheresi erano bellissime, facemmo amicizia parlando latino. Sul fondale c’ era un’ enorme bandiera tedesca. Protestai: “Siamo in Italia!”. Così issarono anche un tricolore. Ma Pavolini mi individuò tra la folla, mi chiamò, e mi rifilò un terribile càvucio nei cabasisi: insomma, un calcio nelle palle. Finii in ospedale. Il prefetto, che era amico di mio padre, mi fece trasferire in una clinica privata, nel caso che Pavolini mi avesse cercato».

«Fui richiamato il primo luglio 1943. Mi presentai alla base navale di Augusta e chiesi la divisa. “Quale divisa?”. Mi mandarono a spalare macerie in pantaloncini, maglietta, sandali e fascia con la scritta Crem: Corpo reale equipaggi marittimi. La mia guerra durò nove giorni. Nella notte dell’ 8 luglio il compagno che dormiva nel letto a castello accanto al mio sussurrò: “Stanno sbarcando”. Uscii sotto le bombe, buttai la fascia, tentai l’ autostop: incredibilmente un camion si fermò. Arrivai così a Serradifalco, nella villa con la grande pistacchiera dove erano sfollate le donne di famiglia. Zia Giovannina fece chiudere i cancelli e mettere i catenacci: “Qui la guerra non deve entrare!”. Arrivarono gli americani e abbatterono tutto con i carri armati».

«In testa c’ era un generale su una jeep guidata da un negro. Passando vide una croce, là dove i tedeschi avevano sepolto un camerata fatto a pezzi da una scheggia. Il generale battè con le nocche sull’ elmetto del negro, e la jeep si fermò. Prese la croce, la spezzò, la gettò via. Poi diede altri due colpi sull’ elmetto, e la jeep ripartì. Sfilarono altri sedici uomini. Io ero annichilito dalla paura. L’ ultimo mi sorrise e mi parlò: “Ce l’ hai tanticchia d’ olio, paisà? Agghio cogliuto l’ insalatedda…”. Erano tutti siciliani. Mi sciolsi in un pianto dirotto, e andai a prendere l’ olio per l’ insalata. Poi chiesi chi fosse l’ uomo sulla jeep. Mi risposero: “Chisto è o mejo generale che avemo; ma como omo è fitusu. S’ acchiama Patton”».

I litigi con Sciascia

«Noi comunisti siciliani le elezioni le avevamo vinte. Alle Regionali dell’ aprile 1947 il Blocco del popolo prese 200 mila voti più della Dc.

Il Primo maggio mi ritrovai con gli amici a festeggiare, e mi ubriacai. Arrivò la notizia di Portella della Ginestra: gli agrari avevano fatto sparare sui compagni. Vomitai tutto. Da allora non ho più toccato un goccio di vino».

«Leonardo Sciascia era di un anticomunismo viscerale. Eravamo molto amici, ma abbiamo litigato come pazzi. Nei giorni del sequestro Moro lui e Guttuso andarono da Berlinguer e lo trovarono distrutto: Kgb e Cia, disse, erano d’ accordo nel volere la morte del prigioniero. Sciascia lo scrisse. Berlinguer smentì, e Guttuso diede ragione a Berlinguer. Io mi schierai con Renato: era nella direzione del Pci, cos’ altro poteva fare? Leonardo la prese malissimo: “Tutti uguali voiauti comunisti, il partito viene prima della verità e dell’ amicizia!”».

«Un’ altra cosa non mi convinceva di Sciascia. Nei suoi libri a volte rendeva la mafia simpatica. A teatro gli spettatori applaudivano, quando nel Giorno della civetta don Mariano distingue tra “uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà”. Leonardo mi chiedeva: ma perché applaudono? “Perché hai sbagliato” gli rispondevo. Altre volte rendeva la mafia affascinante. “Lei è un uomo” fa dire a don Mariano. Ma la mafia non ti elogia, la mafia ti uccide; per questo di mafia ho scritto pochissimo, perché non voglio darle nobiltà. Eppure a Leonardo ho voluto un bene dell’ anima. Andavo di continuo a rileggere i suoi libri. Per me erano come un elettrauto: mi ricaricavano».

La cecità

«Da quando sono diventato cieco, i pensieri tinti mi visitano più spesso. Cerco di scartarli; però tornano. A volte mi viene la paura del buio, come da bambino. Una paura fisica, irrazionale. Allora mi alzo e a tentoni corro di là, da mia moglie. Per fortuna ho Valentina, cui detto i libri: è l’ unica che sa scrivere nella lingua di Montalbano, anche se è abruzzese.

Fino a poco fa vedevo ancora le ombre. Sono felice di aver fatto in tempo a indovinare il viso della mia pronipote, Matilde. Ora ha tre anni, è cresciuta, mi dicono che è bellissima, ma io non la vedo più. Di notte però riesco a ricostruire le immagini. L’ altra sera mi sono ricordato la Flagellazione di Piero della Francesca. Ho pensato all’ ultima volta che l’ ho vista, a Urbino – aprirono il Castello apposta per me -, e l’ ho rimessa insieme pezzo a pezzo. È stato meraviglioso».

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