Crollo Pd, un CIAONE di cuore a Matteo Renzi, il becchino della sinistra

Matteo Renzi

 

 

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Crollo Pd, un CIAONE di cuore a Matteo Renzi, il becchino della sinistra

 

Da Il Fatto Quotidiano:

Crollo Pd, Renzi è stato il becchino della sinistra

In Italia la sinistra non c’è più. L’ha distrutta Matteo Renzi, certo, ma anche i vari Massimo D’Alema e tutta la cricca diLiberi e Uguali che è uscita dal Pd perché non condivideva la visione monarchica del renzismo che metteva ai margini la loro oligarchia polverosa. E non c’è una sinistra radicale competitiva, non c’è un Jeremy Corbyn che scali il partito e non c’è un Jean-Luc Melénchon che incarni, da sinistra, la novità populista.

Il Pd non è più stato un partito di sinistra. Renzi e i renziani cercavano la compagnia della Confindustria, non dei precari ai quali veniva spiegato, anzi, che l’abolizione dell’articolo 18 era una buona notizia anche per loro che sognavano un contratto a tempo indeterminato. Il Pd non ha neppure provato a vincere queste elezioni perché non aveva un messaggio da dare se non “siamo dei buoni amministratori dello status quo”.

Eppure, ha detto Walter Veltroni in un bel discorso al teatro Eliseo di Roma il 25 febbraio, “sinistra è una bellissima espressione, rimanda alla condivisione del dolore sociale, alle lotte per la libertà, alla tensione verso l’uguaglianza. La sinistra moderna è riformista, è liberale, deve essere radicale nelle sue scelte e nei suoi programmi”. Ecco questa sinistra, quella del Pd ma anche quella di LeU non è stata liberale, non è stata radicale, non ha teso all’uguaglianza.

E’ rimasta prigioniera di un malinteso senso di responsabilità che l’ha spinta a votare tutto quando era inevitabile – la riforma Fornero, per dire – ma senza elaborare alcuna visione del mondo diverso dalla rivendicazione di risultati frutto della congiuntura internazionale più che delle loro scelte politiche. A livello individuale, gli elettori e i militanti della sinistra si sono limitati a quella che Nick Srnicek e Alex Williams, autori di “Inventare il futuro” (Nero editions, collana Not) chiamano “folk politics”: comportamenti individuali con una valenza politica ma privi di alcuna ripercussione. Mangiano nei ristoranti Slow Food, consumano a chilometro zero, leggono Vandana Shiva o Joe Stiglitz, qualcuno ancora perfino Michele Serra, e tanto basta. Nessuna militanza, nessun vero desiderio di capire e condividere quel malessere che in questi anni ha alimentato i populismi di ogni colore.

In questi anni i Cinque Stelle hanno smesso di essere il partito degli arrabbiati. Secondo rilevazioni Ipsos tra 2012 e 2016 (contenute nel libro “M5S”, a cura di Piergiorgio Corbetta per il Mulino): la propensione a votare M5S era al 33 per cento tra gli elettori di sinistra nel 2012 e nel 2016, quando già c’era stato un grosso travaso di voti, era ancora al 24 per cento (e al 27 a destra). Se quel voto potenziale è diventato voto effettivo è perché la sinistra e il centrosinistra non sono stati capaci di dare risposte. O meglio, hanno fatto tante cose buone – una su tutte: il Reddito di inclusione per chi è in povertà assoluta – ma non sono stati capaci di inserirle in una versione organica del mondo che desse, in una parola, speranza. E ai Cinque Stelle è bastato prendere un po’ di professori per bene, sconosciuti ai più ma rassicuranti, con la cravatta e un eloquio civile, per togliere al Pd anche l’ultimo dei suoi vantaggi competitivi, cioè la reputazione di essere l’unica credibile “forza di governo”.

C’è qualcuno che si consola raccontandosi che i Cinque Stelle sono la nuova sinistra, come dimostrerebbe la scelta di un economista comePasquale Tridico per il ministero del Lavoro. Ma non è così. In questi cinque anni e soprattutto negli ultimi sei mesi il Movimento è diventato il più classico “partito pigliatutto”, che insegue i voti dei disoccupati come quelli degli imprenditori, perché come ha intuito il politologo Jan-Werner Müller, quello che distingue davvero i populisti dagli altri è il messaggio “noi siamo il cento per cento”.

La sinistra non è a Cinque Stelle. La sinistra ha perso, si è liquefatta. Si è arresa. Renzi ha sprecato un capitale di fiducia personale e una storia collettiva di cui non si è dimostrato all’altezza. Renzi è stato l’Hollande del Pd: il becchino. Ora si tratta di ricostruire, di ricominciare quasi da zero. Senza dimenticare quei due aggettivi che citava Veltroni (uno che ha dato un decisivo contributo a questo esito disastroso): liberale ma anche radicale.

 

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/05/crollo-pd-renzi-e-stato-il-becchino-della-sinistra/4203017/

Ricapitoliamo: In Tv si discute se Renzi si deve dimettere… Molto pacatamente, riteniamo che uno che ha ereditato un partito di sinistra (il Pd) al 40% e lo ha trasformato in un partito di destra Al 17% non si deve dimettere, si deve togliere dai coglioni! MATTEO, CIAONEEEE…!!

Renzi

 

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Ricapitoliamo: In Tv si discute se Renzi si deve dimettere… Molto pacatamente, riteniamo che uno che ha ereditato un partito di sinistra (il Pd) al 40% e lo ha trasformato in un partito di destra Al 17% non si deve dimettere, si deve togliere dai coglioni! MATTEO, CIAONEEEE…!!

 

Renzi ha ereditato da Bersani un partito che fino allora era (più o meno) di sinistra ed aveva il 40% di consensi.

Lo ha trasformato in un partito di destra con il 17% facendo inciuci con Berlusconi, leccando il deretano alle lobby e massacrando la gente.

Insomma, ha distrutto la Sinistra Italiana.

E c’è chi si chiede se deve dimettersi?

Uno come Renzi non si deve dimettere.

Si deve togliere dai coglioni, deve sparire, deve andare all’estero, ma molto lontano, non si deve far più vedere.

Matteo, la senti la voce degli Italiani?

Ti devi levare dalle palle e…

CIAONE

BY eLES

Mentana: “E’ un cataclisma”…! – Dalle prime proiezioni il M5s supera il 33%…!

 

M5s

 

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Mentana: “E’ un cataclisma”…! – Dalle prime proiezioni il M5s supera il 33%…!

TRIONFO M5S (33,1%), CROLLO PD (18,7%)
PROIEZIONI: LEGA STRACCIA FI 17,3% A 14,1%

Prime rilevazioni Swg su dati reali per il Senato. Per gli exit poll di Opinio, Fi e Lega tra 13 e 16. Pd 20/23

Prime ipotesi di assegnazione seggi (proporzionale): centrodx 225/265, centrosx 115/155, M5s 195/235

ELEZIONI POLITICHE 2018

Le urne sono chiuse, in queste ore prenderà forma la configurazione del Parlamento per la XVIII legislatura. La giornata delle elezioni: Berlusconi contestato dalle Femen ai seggi come cinque anni fa, Di Maio al voto da candidato-premier, un’affluenza senza troppi sbandamenti ma ancora da valutare. E soprattutto molte, molte code ai seggi: è l’effetto del bollino antifrode, novità prevista dal Rosatellum.

Elezioni, voto all’estero. Le Iene: “Così stanno truccando le elezioni”

Elezioni

 

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Elezioni, voto all’estero. Le Iene: “Così stanno truccando le elezioni”

“Ecco come stanno truccando le elezioni”. E’ il titolo di un servizio delle Iene, firmato da Filippo Roma e Marco Occhipinti, che si concentra su presunte irregolarità del voto degli italiani all’estero. Un sistema, spiega Dagospia che anticipa il contenuto del servizio, che viene alla luce partendo da una tipografia di Colonia, dove arriva una persona dalla Svizzera che lavora per uno dei politici candidati nelle liste degli italiani all’estero. E compra migliaia di schede elettorali. Roma lo chiama il “cacciatore di plichi“: sottrae le schede ancora da compilare prima che arrivino agli italiani residenti in altri Paesi, soprattutto in Europa. Uno di questi “cacciatori” – che rubano le schede dalle cassette delle lettere, dalla spazzatura fino al consolato – viene intervistato da Roma e racconta che sarebbero stati corrotti anche i consolati e le tipografie, per poter comprare migliaia di schede elettorali. E ne mostra un sacco proveniente dai consolati di Monaco di BavieraColoniaFrancoforte. Si calcola che un parlamentare per essere eletto nelle circoscrizioni Estero ha bisogno di 7-10mila voti. All’Estero vengono eletti – con sistema proporzionale – 12 deputati e 6 senatori. La Digos di Roma, in accordo con la procura della Capitale, acquisirà nelle prossime ore il filmato mandato in onda da “Le Iene”. L’acquisizione servirà a svolgere tutti gli accertamenti utili a verificare se si configurano ipotesi di reato.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/04/elezioni-voto-allestero-le-iene-cosi-stanno-truccando-le-elezioni/4202697/

Elezioni 2018 i primi Exit Poll: come previsto i 5stelle hanno stravinto. Ma soprattutto ha vinto la legge elettorale truffa voluta da Renzi, Berlusconi & C. per annullare la volontà degli Italiani e non consentire ai 5stelle di governare!

 

zzz

 

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Elezioni 2018 i primi Exit Poll: come previsto i 5stelle hanno stravinto. Ma soprattutto ha vinto la legge elettorale truffa voluta da Renzi, Berlusconi & C. per annullare la volontà degli Italiani e non consentire ai 5stelle di governare!

Elezioni 2018 LIVE: i primi Exit Poll alla chiusura delle urne

Il primo partito sarebbe il Movimento a 5 Stelle con una forchetta dal 29% al 32. Il Pd dal 20.5 al 23.5, Lega e Forza Italia dal 13 al 16%.

23.15 — Secondo gli exit poll del Consorzio Opinio per la Rai, il M5S è il primo partito con una forbice tra il 29 e il 32%. Seguono: Pd 20,5-23,5%; Forza Italia 13-16%; Lega 13-16%; Fdi 4-6%; LeU 3-5%; +Europa 2,5-4,5%; Noi con l’Italia 1-3%. Infine rischiano di non passare la soglia del 3%, Civica Popolare, Insieme, Svp e le altre che sono date allo 0,0-2%.
23.14 — È il Movimento 5 Stelle il primo partito secondo gli Instant Poll di Swg per La7, con un risultato tra il 28,8 e il 30,8%. Come coalizione a primeggiare è il centrodestra, con questi risultati: Forza Italia 13,5-15,5%, Lega 12,3-14,3%, Fratelli d’Italia 4.4-5,4%, Noi con l’Italia-Udc 1,8-2,4%. Questo il risultato nel centrosinistra: Pd 21-23%, +Europa 2,8-3,4%, Civica Popolare 0,4-1%, Insieme 0,5-1,1%. Liberi e Uguali è tra 5,2 e 6,2%. Il campione dell’instant poll è di 5000 elettori.
23-13 — Alle elezioni per il rinnovo della Camera alle ore 23 secondo i primi dati ha votato il 71,48% degli aventi diritto. Alle ore 19 l’affluenza registrata è stata pari al 58,42%. Lo rende noto il Ministero dell’Interno.
23.10 — Gli Exit Poll delle Coalizioni: sono queste Il Centro destra fra il 33 e il 36.5%, il Movimento Cinque Stelle fra il 29 e il 32%, il Centro Sinistra fra 25 e 28%.
23.00 — Primi Exit Poll Movimento 5 Stelle fra il 29 al 32%, il Pd dal 20.5 al
23.5, Forza Italia e Lega fra il 13 e il 16, Fratelli d’Italia dal 4 e il 6%. Questa le proiezioni del Senato. Abbastanza simili per la Camera.
L’Italia va al voto per eleggere i parlamentari della prossima legislatura, i seggi resteranno aperti fino alle ore 23. Dalle 7 di questa mattina si vota per Camera e Senato e, in Lazio e Lombardia, per scegliere governatore e consigli regionali. Gazzetta.it vi aggiornerà in tempo reale su exit poll, proiezioni e risultati a partire dalla fine delle operazioni di voto.
LO SPOGLIO — Le prime schede a essere scrutinate saranno quelle del Senato: lo spoglio partirà al termine delle operazioni di voto e di riscontro dei votanti. Si passerà poi alla Camera e, dalle ore 14 di lunedì 5 marzo, si procederà allo spoglio delle schede per le elezioni regionali.

A proposito di elezioni – Ecco un interessante disquisizione su “Da che parte si infilano le supposte?” – Leggetela, presto Vi tornerà utile…!

supposte

 

 

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A proposito di elezioni – Ecco un interessante disquisizione su “Da che parte si infilano le supposte?” – Leggetela, presto Vi tornerà utile…!

 

Da che parte si infilano le supposte?

Pensavo che fosse intuitivo, cioè le ho sempre infilate con la punta in avanti, ma mia moglie fa il contrario e adesso mi ha fatto venire dei dubbi: insomma da che parte è meglio infilare le supposte li’ dove vanno messe? E perchè?

apneo

Pubblicata il 20/02/2018, ore 15:31

Risposte Geniali

  • pettolina

    pubblicato il 20/02/2018, ore 15:47

    questa del verso mi mancava proprio… non si finisce mai di imparare!!!

    Una cosa che forse non sapete è che le supposte non vanno mai tagliate a metà: cioè se devo dare 500mg di tachipirina a mio figlio e ho solo una supposta da 1000mg non va bene tagliare a metà la supposta perché la medicina non è distribuita in modo uniforme al suo interno!!

    …e scommetto che anche questo non lo sapevate

    ………………

    pibolo

    pubblicato il 20/02/2018, ore 15:44

    Il modo giusto sarebbe dal retro (se fosse ben lavorato ossia liscio e semitondo), in modo che lo sfintere si richiuda rapidamente sulla punta spingendola in su.

    C’e’ un pero’: in Italia, non so perché, il retro delle supposte non è affatto liscio ma frastagliato e “tagliuzza”, perciò sconsiglio questo tipo di inserimento.

    A questo punto conviene inserirle con la punta ma facendo bene attenzione a spingere a fondo in modo da evitare il riflesso di espulsione, sopratutto se il paziente è un bambino

    ………………..

    vittoriadelrusc

    pubblicato il 20/02/2018, ore 15:37

    Secondo la teoria del medico che me lo ha suggerito (e secondo la mia esperienza), la supposta va infilata con la parte piatta in avanti, in modo che l’ano si richiuda sulla punta arrotondata e la spinga verso l’intestino. Se si infila dalla punta invece, l’ano non si richiude attorno e la supposta fa più fatica ad entrare e sopratutto i movimenti naturali della muscolatura dell’intestino la fanno uscire.

fonte: http://genio.virgilio.it/domanda/611020/che-parte-si-infilano-supposte

“La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C” … Lo ha detto Silvio Berlusconi, quello che a Palazzo Chigi ha portato Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi e tanti altri ancora peggio!

 

Silvio Berlusconi

 

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“La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C” … Lo ha detto Silvio Berlusconi, quello che a Palazzo Chigi ha portato Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi e tanti altri ancora peggio!

 

Berlusconi: “La lista dei ministri di Di Maio è comica, sono professorini di serie C”

Silvio Berlusconi attacca Luigi Di Maio per la sua scelta – definita “comica” – di presentare in anticipo i nomi degli eventuali ministri in caso di vittoria elettorale del M5s: “Ha presentato dei professorini di serie C”. Ma apre anche alla possibilità di affidare la presidenza di una delle due Camere al M5s.

Questo ha dichiarato il sig. (incandidabile in quanto pregiudicato) Silvio Berlusconi.

Lo stesso che rivalutando alla grande la figura di Caligola ha portato a palazzo Chigi Carfagna, Gelmini, Alfano, Mastella, Calderoli, Previti, Giovanardi…

Un consiglio per un divertente giochetto: Andate a vedere su Wikipedia le formazioni dei vari governi Berlusconi. Provate a contare in quanti sono ancora a piede libero…

By Eles

 

Ricapitoliamo: hanno tenuto in piedi il governo (facendo maturare i vitalizi) solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente! …Ma ricordate, gli incapaci sono i Cinquestelle!

 

 

legge elettorale

 

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Ricapitoliamo: hanno tenuto in piedi il governo (facendo maturare i vitalizi) solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente! …Ma ricordate, gli incapaci sono i Cinquestelle!

 

Dopo la debacle (francesismo che tradotto rigorosamente in Italiano significa grossomodo “madornale figura di merda”) di Renzi al referendum del 4 dicembre 2016 il governo Pd era appeso ad un filo.

Fu incaricato Gentiloni di traghettare l’esecutivo alle imminenti elezioni anticipate… anticipate una beata minchia.

Da una parte c’erano gli amici parlamentari che correvano il rischio di non maturare i vitalizi. Dall’altra una legge elettorale con cui il M5s avrebbe stracciato, distrutto, disintegrato, umiliato, azzerato qualsiasi avversario…

…E allora 2 piccioni con una fava: niente voto finché non si fa una nuova legge elettorale.

Risultato? La legislatura che diveva sciogliersi anticipatamente è giunta alla sua fine naturale. Quei poveretti dei nostri parlamentari hanno ottenuto il loro agognato vitalizio ed è stata varata la più schifosa delle leggi elettorali.

Quest’ultima se da una parte tiene lontano l’incuno Grillino, dall’altra assolutamente non consente alcuna governabilità.

Morale della favola?

Hanno tenuto in piedi il governo solo per fare una legge elettorale che ci consentisse di andare al voto, per poter eleggere un governo che faccia una legge elettorale decente!

…E voi italioti provate un po’ ad indovinare chi, in tutto questo, lo prende a quel posto?

By Eles

Tanto per approfondire:

La Stampa del 26.02.2018 – Veltroni con Gentiloni: “Senza maggioranza, serve legge elettorale e ritorno al voto”

Panorama del 04.06.2017 – Legge elettorale ed elezioni anticipate: tutte le date

 

Salvini candidato in Calabria. Sì, quello che disse: “questa Regione (la Calabria) mi fa vergognare di essere italiano” – Signori, questa non è un’elezione, è un test di intelligenza per i Meridionali…!

 

Salvini

 

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Salvini candidato in Calabria. Sì, quello che disse: “questa Regione (la Calabria) mi fa vergognare di essere italiano” – Signori, questa non è un’elezione, è un test di intelligenza per i Meridionali…!

 

Scrive Laura Ferrara

Era il 2015, e Salvini in visita in Calabria dichiarava che la nostra Regione lo faceva vergognare di essere italiano.
E non si tratta di una dichiarazione solitaria:
tutta la politica della Lega Nord è stata improntata all’odio e al disprezzo verso i meridionali.
Oggi, in campagna elettorale, Salvini cerca di dare nuova verginità al suo partitello, sostituendo i meridionali con i migranti.
Sono i migranti, oggi, l’oggetto del disprezzo della sua politica, mentre i calabresi, i napoletani, i pugliesi, i siciliani hanno subìto un upgrade, ma non perché realmente la Lega guardi loro con rispetto, ma semplicemente perché servono voti e anche quello dei meridionali, giocoforza, diventa un voto utile.
Ritrovarsi Salvini candidato in Calabria è uno schiaffo alla memoria di tutti i cittadini meridionali.
Io non credo che i calabresi e tutto il Sud sia così ingenuo da credere a promesse elettorali smentite da quanto fatto fino a ieri dalla Lega.
Io non credo che i cittadini meridionali siano pronti a sostenere chi fino a ieri li definiva parassiti, vagabondi, ndranghetisti.
Io non credo che i calabresi siano pronti a sostenere un partito di cui fa parte una sindaca che pochi mesi fa dichiarava che i medici calabresi devono guadagnare meno perché meno bravi.
Io non credo che i calabresi e tutto il Sud abbiano dimenticato come i leghisti abbiano fatto campagna elettorale, nell’ultimo referendum per le autonomie, in chiave indipendentista.
Io non dimentico. E voi?

 

Da Quicosenza.it:

Proteste per l’arrivo del leghista Salvini: ‘La Calabria mi fa vergognare di essere italiano’
‘Meglio una vita da clandestini che un’ora da Salvini’.  ‘Niente soldi per i rom e gli immigrati, per i diamanti sì? Lega Ladrona’.

LAMEZIA TERME  – Decine di persone stazionano con degli striscioni davanti l’hotel Phelipe di Lamezia Terme per protestare contro l’arrivo di Matteo Salvini oggi in Calabria. Il leader della Lega, dopo una conferenza stampa a Lamezia Terme, si recherà al centro d’accoglienza per i migranti di Isola Capo Rizzuto, al campo rom di Crotone ed infine a Catanzaro, dove parteciperà ad un convegno. Sugli striscioni sono riportate le frasi “I terroni non dimenticano”, “Per favore immigrati non lasciateci soli con i leghisti ladroni”, “Niente soldi per i rom e gli immigrati, per i diamanti sì? Lega Ladrona”, “Meglio una vita da clandestini che un’ora da Salvini”. Le situazione dell’ordine pubblico viene monitorata dalle forze dell’ordine.

 

Ad Isola Capo Rizzuto da una parte della strada statale 106 un gruppo di ragazzi che espongono uno striscione con la scritta “Crotone non ti vuole #maiconsalvini”; dall’altra lo schieramento di carabinieri e polizia. Così, davanti all’ingresso del Centro richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, si attende l’arrivo del leader della Lega Matteo Salvini che oggi visiterà la struttura. L’ingresso dell’area è rigorosamente off limits. Solo gli addetti all’assistenza, quelli che hanno concluso il turno di lavoro, escono fuori e raggiungono velocemente le loro auto. Anche qualche ospite supera i cancelli e si piazza all’ombra in attesa dei mezzi pubblici per raggiungere la città. Non sembra che ci sia una particolare attesa per l’arrivo del leader del partito che teorizza lo “stop all’immigrazione”.
“Salvini? Non lo conosco”. Ahmed viene dalla Mauritania e ha alle spalle la traversata del Canale di Sicilia. Da qualche giorno è ospite del Cara di Isola Capo Rizzuto, ma non sembra particolarmente interessato alla visita del leader della Lega Matteo Salvini nella struttura di Sant’Anna prevista per oggi. “Qui – dice Ahmed – sto imparando l’italiano e adesso spero solo di poter avere un futuro”.  Nel frattempo a Lamezia Terme il leader leghista sfoga la propria xenofobia. “I campi rom abusivi vanno rasi al suolo e su questo non cambierò mai idea. Si deve dare l’opportunità – ha aggiunto – a chi ha voglia di integrarsi. Al posto dei campi rom farei un parco giochi per bambini. Se i rom sono nelle case popolari lecitamente è un conto, ma se ci stanno illecitamente vanno buttati fuori”.

 

“Noi siamo qui per salvare la Calabria che ha dei record di disoccupazione giovanile e femminile perché evidentemente qualcuno non è stato capace di guadagnarsi lo stipendio“. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di una conferenza stampa a Lamezia Terme. “La Calabria – ha aggiunto – ha un potenziale turistico incredibile, ma se non si arriva in spiaggia è impossibile lasciare qualche soldino in Calabria dove, ad esempio, per arrivarci da Milano in treno è più difficoltoso che arrivare a New York. C’è bisogno di una Calabria normale che perda la maglia nera dei record e c’è tanta strada da fare ed io mi rivolgo ai cittadini calabresi che non vanno a votare: noi, con i nostri limiti e difetti che ogni essere umano ha, non siamo uguali agli altri”. E’ un mix di incapacità e di mediocrità assoluta – ha dett Matteo Salvini circa l’azione del Governo -. Penso che si sia dimostrato per quello che è. Alfano stamattina ci dice di stare sicuri. Inviterei i presenti a fare gli scongiuri”

 

“Chi si vuole candidare con noi deve avere la fedina penale pulita. Altrimenti si candida con altri”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Lamezia Terme. “Bloccherei gli sbarchi. Non fare toccare il suolo italiano agli immigrati clandestini. Il modello c’è ed è quello australiano, che soccorre tutti ma non fa sbarcare nessuno. In attesa che le istituzioni internazionali si sveglino – ha aggiunto – propongo di smettere di pagare contributi italiani all’Europa e all’Onu. Mi fa piacere che dopo un anno Renzi si sia accorto che avevamo ragione anche se al momento la sua è una svolta a parole”. “E’ la fine dell’euro ed è la fine fortunatamente di questa Europa sbagliata, l’Europa della fame e della disoccupazione”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a Lamezia Terme. “Spero – ha aggiunto – che si possa tornare a dialogare con la Russia. Il popolo greco ha il merito di avere svegliato l’Europa”.

 

“In questo momento questa Regione mi fa vergognare di essere italiano”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, circa l’inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari della Regione Calabria. “Se la giocano tra Calabria e Sicilia – ha aggiunto – a chi perde più assessori. Non pensavo che in Calabria ci fosse una Giunta regionale così ristretta. Che la Regione Calabria funzioni con un assessore e un presidente, si tratta di un record storico. In un paese normale si andrebbe a votare in autunno. Noi nel nostro piccolo siamo a disposizione perché la Calabria e l’Italia non hanno niente da imparare da nessun altro Paese europeo”. “Mi appello ai calabresi che non votano da anni – ha concluso Salvini – perché si facciano avanti perché noi non saremo un punto di riferimento per trombati e riciclati ma abbiamo bisogno di tanti cittadini che magari siano alla prima esperienza politica”.

fonte: https://www.quicosenza.it/news/calabria/44076-proteste-per-larrivo-de-lleghista-salvini-la-calabria-mi-fa-vergognare-di-essere-italiano

Elezioni politiche: Avete fatto caso che la mafia non esiste nei programmi dei partiti? Troppo utile per mettersela contro??

 

Elezioni

 

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Elezioni politiche: Avete fatto caso che la mafia non esiste nei programmi dei partiti? Troppo utile per mettersela contro??

Elezioni politiche: la mafia non esiste nei programmi dei partiti

La criminalità organizzata continua a intimidire e infiltrarsi nel tessuto sociale, economico e democratico del paese, ma i partiti in corsa per le elezioni politiche non sembrano interessati al tema.

Sono passati tre anni da quando, nel suo discorso di insediamento, Mattarella annunciava: “La lotta contro la mafia e quella contro la corruzione sono priorità assolute”. Più di trenta secondi di applausi incorniciavano quelle parole, anche se i programmi elettorali che avevano portato deputati e senatori in Parlamento non sembravano particolarmente attenti al tema.

Né la coalizione centrista Monti per l’Italia, né il Movimento 5 stelle affrontavano il problema con proposte programmatiche. Lega Nord e Popolo della Libertà trattavano il tema nel capitolo sulla sicurezza (ventesimo punto di ventitré), proponendo “prosecuzione dell’opera del Governo Berlusconi nel contrasto totale alla criminalità organizzata e piena e totale implementazione dell’Agenzia per i beni confiscati”. Mentre Sinistra Ecologia e Libertà accennava al tema riguardo alla legalizzazione delle droghe leggere e dedicava alla lotta alla criminalità organizzata l’intera pagina 35 (di 45), lo stesso interesse non era dimostrato dal Partito Democratico. Otto righe e mezzo a pagina tre di cinque nel programma per le politiche con Bersani segretario e, nel documento congressuale per la candidatura di Matteo Renzi alle primarie 2013, si accennava alla mafia a pagina 11 di 17 per proporre la riforma della giustizia e, alla pagina successiva, tra i vari interventi per il Sud, si annunciava un “efficace controllo del territorio contro l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata”.

Quel lungo applauso alle parole di Mattarella poteva però rappresentare una dichiarazione d’intenti, una presa di coscienza di un problema colpevolmente ignorato in campagna elettorale ma vivo nelle intenzioni del legislatore. È stato davvero così?

Dopo il discorso di Mattarella gli interventi normativi nella lotta contro la criminalità organizzata sono stati scarsi. La riforma del voto di scambio politico-mafioso, art. 416-ter del codice penale, era infatti precedente all’insediamento del Presidente della Repubblica e al suo applaudito intervento, essendo stata approvata nell’aprile 2014. Peraltro, pur definendo meglio il reato in questione, non pare aver risolto i problemi di effettività dell’illecito.

Un intervento contro la criminalità organizzata, comunque, c’è stato, anche se approvato non senza polemiche quasi al termine della legislatura: si tratta della riforma del Codice antimafia. In realtà, più che sulla mafia, le modifiche sembrano mirare alla corruzione (e non solo), aggiungendo un nuovo tipo di confisca e modificando in parte i procedimenti per le misure di prevenzione. Non sono mancate critiche, anche autorevoli: l’ex ministro della giustizia e presidente emerito della Consulta Flick ha rilevato, ad esempio, come l’ampliamento delle figure di confisca possa aumentare la confusione rispetto a un numero già alto di misure simili.

Intanto, un’altra campagna elettorale è ormai entrata nel vivo e, finalmente, sono stati pubblicati su alcuni siti, o comunque depositati al Ministero degli Interni, i programmi dei diversi partiti. La lotta alla mafia sembra però anche questa volta un tema marginale, quando non proprio ignorato.

Il programma unitario di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia non cita la questione: né una proposta, né una parola. La stessa assenza si registra nei programmi di Casapound, Forza Nuova e Destre Unite Forconi. Il Popolo della famiglia cita invece il tema nella mezza pagina di programma: alla terzultima riga, si indica come il reperimento delle risorse per i progetti di finanziamento alle famiglie (in particolare alla donna madre, contro l’aborto, il gender, le unioni civili, il biotestamento…) debba avvenire anche attraverso “la confisca dei beni derivanti da una guerra senza tregua alla criminalità organizzata”. Non è dato sapere il come.

Il programma del M5S nomina la mafia, ma è estremamente sintetico: il punto 14 di 20 è dedicato alla “Lotta contro corruzione, mafie e conflitti d’interesse” e prevede cinque punti: modifica 416ter sul voto di scambio politico mafioso, riforma della prescrizione, daspo per i corrotti, agente sotto copertura, intercettazioni informatiche ai reati di corruzione. Non c’è una parola più di queste per chiarire le modalità di attuazione o anche soltanto il significato delle proposte. Per cercare qualche spiegazione bisogna tornare al fascicolo del programma provvisorio sulla Giustizia, che propone come misura lo spostamento dei processi per mafia nelle Corti d’appello, misura che, peraltro, non si legge nei cinque punti ufficiali citati.

I Radicali di +Europa nominano la lotta alla mafia in due punti, prima come una delle ragioni per la legalizzazione delle droghe, poi come un punto delle politiche per il Mezzogiorno. Il Partito Democratico, invece, dedica qualche parola alla pagina 7 di 10, nel paragrafo sulle misure previste per la sicurezza contro il terrorismo e per la cultura, premettendo “mentre ribadiamo il nostro impegno in patria contro tutte le forme di illegalità, a cominciare dalla criminalità organizzata di stampo mafioso”. Nel programma pubblicato sul sito, 100 cose fatte, 100 cose da fare, il Partito democratico rivendica il Codice antimafia e propone di “valorizzare l’Agenzia per i Beni Confiscati per permettere una migliore gestione dei beni strappati alla mafia”.

Programmi un po’ più approfonditi sul tema sono quelli di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo. Nel programma di LeU, alla lotta alla mafia sono dedicate un centinaio di parole alle pagine 12 e 13 (di 17), con proposte di intervento su tracciabilità dei pagamenti, educazione alla legalità, tutela di testimoni e collaboratori di giustizia. Differenza essenziale rispetto a Potere al Popolo è l’affermazione secondo cui “il regime del carcere duro per i mafiosi che mantengano un rapporto con i propri territori d’influenza non va mitigato”. La differenza in realtà è più apparente che sostanziale: il programma di PaP propone infatti che ci sia “abolizione del 41 bis, riconosciuto quale forma di tortura dall’ONU e da altre istituzioni internazionali”, ma specifica che si debbano adottare “al suo posto misure di controllo, per i reati di stampo mafioso, allo stesso tempo efficaci ed umane, che non permettano la continuità di rapporto con l’esterno”. Tornando alla lotta alla mafia, Potere al Popolo (a pagina 14 di 15 del programma) propone “il contrasto dei fenomeni corruttivi diffusi e della reimmissione di capitali di provenienza mafiosa, inasprendo le pene e allungando i termini di prescrizione per riciclaggio e autoriciclaggio” e “l’educazione all’antimafia, chiedendo ai Comuni di ottemperare all’obbligo di informare la cittadinanza sui beni confiscati, e favorendo le amministrazioni che risocializzino questi beni”.

Insomma, escluse queste ultime forze politiche, la lotta alla criminalità organizzata non sembra impegnare inchiostro e pensieri dei partiti in corsa per le elezioni politiche. Eppure, anche quando il paese non si interessa di mafia, la mafia si interessa del paese.

La criminalità organizzata è un fenomeno mutevole e parassitario, che si adatta alla realtà sociale che lo ospita. Non è una questione meridionale, ma raggiunge ormai una dimensione globale, sia in uscita che in ingresso, e riguarda diverse sezioni dell’economia legale e illegale, dal traffico di droga all’usura, dalla movimentazione terra allo smaltimento dei rifiuti, fino a infiltrarsi nell’edilizia, nella sanità e anche nelle decisioni politiche attraverso il voto di scambio e i diversi fenomeni corruttivi.

Non manca la caratteristica storica mafiosa di controllo del territorio e violenza intimidatoria, come dimostrano le stese di Camorra che continuano a preoccupare Napoli, ma anche “episodi di violenza posti in essere con tracotante audacia in pieno centro a volto scoperto con la finalità di affermare sul territorio la presenza di un sodalizio altrettanto prepotente e sopraffattore con il conseguente assoggettamento della popolazione”, come recitava l’ordinanza della Procura antimafia milanese per fatti avvenuti a Cantù, nel profondo nord.

Centrali sono però anche gli investimenti nel traffico di stupefacenti, il polmone finanziario della mafia, e il racket dell’usura. Secondo il rapporto di Confesercenti e Sos Impresa, L’usura dopo la crisi: tra vecchi carnefici e nuovi mercati, il giro d’affari derivante dai prestiti a tassi usurai si aggira intorno ai 24 miliardi di euro, in aumento rispetto al rapporto del 2011 che si fermava a 20 miliardi, il tutto mentre le denunce continuano a calare.

La criminalità organizzata è però anche, se non soprattutto, un problema politico e democratico. Secondo i dati di Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate promosso da FNSI e Ordine dei Giornalisti, a oggi sono 3508 i giornalisti minacciati, sia tramite querele temerarie e pretestuose, sia attraverso minacce più evidenti, come avvertimenti, aggressioni e danneggiamenti: questa realtà, unita ad altri problemi (come il conflitto di interessi tra politica e informazione e le proposte di ridurre la libertà di espressione sul web), ha portato organizzazioni come Freedom House a declassare l’Italia come paese partly free, parzialmente libero, relativamente alla libertà di stampa. Agli effetti sull’informazione, oggetto peraltro anche di relazioni parlamentari, devono aggiungersi anche le intimidazioni dirette agli amministratori pubblici: secondo il rapporto 2016 di Avviso Pubblico, Amministratori sotto tiro, sono stati censiti 479 nuovi casi di minacce, cioè un’intimidazione ogni diciannove ore. Il dato è più che raddoppiato dal 2011 e rappresenta una stima ridotta, dal momento che conta solo i fenomeni denunciati e resi pubblici, non tutti quelli taciuti per paura o per calcolo. La mafia non è infatti sempre in lotta con lo Stato, ma spesso è a esso convergente e contigua: lo dimostrano i decreti di scioglimento per 232 amministrazioni locali, così come le condanne relative al voto di scambio che, come già segnalato, accomunano ormai nord e sud, oltre alle inquietanti questioni che emergono dal processo sulla trattativa Stato-mafia.

Ma prima ancora che giudiziario, la mafia è un problema sociale e politico, un parassita infiltrato in un corpo che sembra spesso aver rinunciato a cercare anticorpi: per questo, contro la criminalità organizzata si dovrebbero opporre reazioni anche sul piano sociale e politico. Per parafrasare un discorso di Paolo Borsellino, infatti, la politica non deve soltanto essere onesta, ma anche apparire tale, perché le sentenze possono operare solo sul piano giudiziario, identificando reati e illegalità, con tutte le dovute garanzie per gli imputati, che non possono essere condannati sulla base di sospetti; un partito, invece, deve conoscere le categorie dell’opportunità, dell’intransigenza, della trasparenza.

E, anche se sulla sezione dedicata alla criminalità organizzata sul sito del Ministero degli Interni continua a campeggiare la celebre citazione di Borsellino, «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.», stiamo assistendo a un’altra campagna elettorale in cui l’influenza mafiosa sul sistema sociale, economico e democratico viene pressoché ignorata: forze che si candidano alla guida del governo trascurano completamente il tema, altre lo trattano in maniera superficiale o macchiettistica e soltanto pochissime dedicano alla questione qualche parola, per quanto vaga.

Si tratta di un silenzio, una rimozione, che, consapevole o inconscia, deve preoccupare: perché se la criminalità è organizzata, deve essere organizzata anche la politica antimafia. Sempre che voglia davvero opporsi alla mafia.

fonte: https://www.fanpage.it/elezioni-politiche-la-mafia-non-esiste-nei-programmi-dei-partiti/