La verità che nessuno vi racconta: Le multinazionali straniere in Italia si stanno prendendo tutto o stanno chiudendo tutto!

 

 

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La verità che nessuno vi racconta: Le multinazionali straniere in Italia si stanno prendendo tutto o stanno chiudendo tutto!

“Occorre trovare un nuovo compratore”; c’è una “azienda straniera interessata a rilevare l’impianto”; “alcuni reparti possono salvarsi”. Sono queste le parole che ormai sentiamo ripetere sistematicamente e falsamente sia davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi sia nei tavoli al Ministero dello Sviluppo Economico. E’ una perversione che i dati dimostrano non essere praticabile né indicare una soluzione adeguata alle esigenze di lavoratrici, lavoratori e della stessa economia del nostro paese.

Nel 2005 le imprese italiane partecipate o controllate da società straniere erano 2.551 e occupavano 520mila dipendenti. Nel 2018 sono salite a 3.519 (+38%) e gli occupati sono diventati 568mila (+10%). Il fatturato di queste aziende passate in mano o partecipate da società estere, nello stesso periodo, è salito da 470 e 507 miliardi di euro.

Analizzando i settori manifatturieri in cui è cresciuto il controllo da parte di multinazionali estere, possiamo vedere come nella metallurgia gli occupati sono passati dai 130mila del 2015 ai 160mila del 2018. Più che raddoppiati invece i dipendenti di aziende estere in un settore come tessile, abbigliamento, calzature che sono passati dai 12mila del 2015 ai 27mila del 2018.

Ma chi sono i cosiddetti investitori stranieri ai quali da anni si sta consegnando una parte consistente del sistema industriale nel nostro paese? Secondo il Sole 24 Ore sono fondi diprivate equity, grandi gruppi globali e più di recente anche piccole imprese multinazionali, che oggi controllano in Italia più di 3.500 aziende e più di mezzo milione di lavoratori e lavoratrici.

Tra i sistemi adottati dalle grandi e piccole multinazionali straniere che mettono le mani sulle industrie o le aziende italiane, vi è quello dello “spacchettamento”. Di una società ne fanno due, si tengono quella che coincide con i reparti che vanno meglio e si lascia andare quella in cui sono stati affibbiati i reparti o le produzioni con minori possibilità di stare sul mercato.

Oppure si tengono la parte produttiva ma esternalizzano i servizi e la logistica cercando nuovi azionisti.

In altri casi ancora praticano invece il “cannibalismo industriale”: acquisiscono una azienda italiana, la chiudono e si prendono direttamente con i loro prodotti la sua fetta su un mercato di 60 milioni di consumatori. Se guardiamo alla chimica-farmaceutica, e non solo, possiamo trovare moltissimi di questi esempi di vera e propria pirateria.

Spesso le multinazionali straniere scappano via dopo aver prosciugato tutti gli incentivi che lo Stato ha messo, e continua ad apparecchiare sulla tavola, per “invogliare” gli investimenti esteri: sconti fiscali e previdenziali, sconti sull’energia, sconti sulla ristrutturazione etc.

I più recenti sono i casi della Whirlpool, della Jabil o della Beckaert. Se andiamo più indietro possiamo ricordare l’Alcoa o la Videocon. Nè appare possibile ignorare la pretesa della “immunità” avanzata dalla ArcelorMittal per continuare a tenere aperta l’Ilva. I padroni indofrancesi dell’Ilva forse ignorano che in Italia possono dormire sonni tranquilli, esattamente come quelli che continua a farsi Gerard Priegnitz, il padrone tedesco condannato per il rogo e la strage operaia alla ThyssenKrupp di Torino.

Le conseguenze di questa sistematica svendita del patrimonio industriale alle multinazionali straniere ha prodotto anche una sua narrazione pubblica, troppo spesso strumentale e smobilitante.

Gli operai delle fabbriche che chiudono, intervistati o usati come coreografia nei talk show televisivi, sono sempre quelli disperati o sconfitti. Quasi mai o raramente compaiono operai o operaie che hanno vinto la loro battaglia o rivendicano soluzioni radicali come la nazionalizzazione della fabbrica.

In altri casi c’è una nicchia cinematografica che ha cercato di dare una immagine diversa. C’è un magnifico film di Michele Placido, “Il posto dell’anima”, che racconta benissimo le vicissitudini di una fabbrica di pnemumatici finita in mano ad una multinazionale. Per altri aspetti anche l’altro film “Sette minuti”, spiega meglio di qualsiasi documento politico, il calvario e le umiliazioni delle lavoratrici e lavoratori che si trovano di fronte alla “alternativa del diavolo”: accettare qualsiasi condizione e tenere aperta la fabbrica o rifiutare ricatti spesso inaccettabili.

Molto spesso anche la prima soluzione si rivela fallace. I prenditori delle grandi o piccole multinazionali straniere appena possono – spesso dopo aver incassato tutto quello che lo Stato italiano gli ha messo a disposizione – chiudono e se ne vanno, lasciando i dipendenti in mezzo alla strada e i capannoni abbandonati. Di storie così ne abbiamo viste, raccontate e contrastate a centinaia in questi anni.

Il ragionamento e l’obiettivo delle nazionalizzazioni, punta proprio a spezzare questo meccanismo di rapina e di spoliazione del sistema industriale nel nostro paese da parte delle multinazionali straniere.

Occorre dirselo con franchezza e dirlo anche ai lavoratori delle fabbriche chiuse o a rischio chiusura: le soluzioni di mercato, i “nuovi compratori” sono, nella migliore ipotesi, congiunturali. Se si vuole pensare e progettare sul futuro occorre imporre l’intervento pubblico nella gestione del sistema industriale, prima che diventi solo oggetto di scorrerie, cannibalismo o cimitero di capannoni e impianti.

fonte: http://contropiano.org/news/news-economia/2019/07/05/le-multinazionali-straniere-in-italia-si-stanno-prendendo-o-chiudendo-tutto-0117020?fbclid=IwAR0QR3m0Ppl5gkh6fH91S9fbkayrHXH9z_pN31gPVVOqJiWDP-RBO97JcZo

Tra gli schiaffoni che ultimamente ha preso Salvini il più bello è quello di Papa Francesco: celebrerà una messa per i migranti e i loro soccorritori! …E se dà il via alla cerimonia con un bel “bacioni” lo voglio santo subito…!

 

Papa Francesco

 

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Tra gli schiaffoni che ultimamente ha preso Salvini il più bello è quello di Papa Francesco: celebrerà una messa per i migranti e i loro soccorritori! …E se dà il via alla cerimonia con un bel “bacioni” lo voglio santo subito…!

Già nell’Angelus di domenica scorsa, come spesso capita, Papa Francescoaveva detto la sua sulla situazione dei migranti. Oggi, però, è arrivato l’annuncio di una messa dedicata ai profughi e a tutte le persone che soccorrono le persone in difficoltà. L’impegno umanitario sarà il tema della celebrazione in programma lunedì prossimo (8 luglio) nella Basilica di San Pietro. Saranno ospitate circa 250 persone, tra chi ha affrontato i lunghi viaggi per arrivare in Europa (con tutte le annesse difficoltà del caso) e chi si opera quotidianamente per dare aiuto a queste persone.

«In occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa, lunedì 8 luglio – ha annunciato il direttore della Sala stampa vaticana Alessandro Gisotti-, il Santo Padre Francesco celebrerà una Messa per i Migranti, alle ore 11.00, nella Basilica di San Pietro». Nel 2013, infatti, Papa Francesco andò in visita nell’isola teatro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo, portando solidarietà non solo agli esseri umani che avevano affrontato viaggi irti di difficoltà per fuggire da guerre e carestie, ma anche a tutti gli operatori che si erano adoperati affinché fosse garantita loro dignità e sicurezza.

Papa Francesco celebrerà messa per migranti e soccorritori

Alla messa di lunedì 8 luglio parteciperanno circa 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita. «Il Santo Padre – spiega ancora Alessandro Gisotti – desidera che il momento sia il più possibile raccolto, nel ricordo di quanti hanno perso la vita per sfuggire alla guerra e alla miseria e per incoraggiare coloro che, ogni giorno, si prodigano per sostenere, accompagnare e accogliere i migranti e i rifugiati».

Una cerimonia riservata

Una cerimonia che sarà, dunque, riservata ma che sarà trasmessa in diretta da Vatican Media, senza – però, la possibilità di accesso per i giornalisti all’interno della Basilica. Alla messa, presieduta da Papa Francesco all’Altare della Cattedra, prenderanno parte solo le persone invitate dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, a cui Bergoglio ha affidato la cura dell’evento.

 

fonte: https://www.giornalettismo.com/papa-francesco-messa-soccorsi/

I migranti in sciopero della fame: “meglio, risparmiamo soldi” – Una frase veramente vergognosa e spregevole, soprattutto se detta dal Ministro degli Interni della Repubblica Italiana… Ma state tranquilli, tutto a posto, dopo ha baciato il Rosario!

 

migranti

 

 

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I migranti in sciopero della fame: “meglio, risparmiamo soldi” – Una frase veramente vergognosa e spregevole, soprattutto se detta dal Ministro degli Interni della Repubblica Italiana… Ma state tranquilli, tutto a posto, dopo ha baciato il Rosario!

…Premesso che con 49 milioni, hai voglia a far mangiare migranri…

I migranti del Cpr fanno lo sciopero della fame, Salvini inumano: “meglio, risparmiamo soldi”

Alcuni richiedenti asilo a rischio di espulsione del Cpr di Caltanissetta da ieri mattina stanno facendo lo sciopero della fame. La risposta incredibile di Salvini

Salvini comunica in un tweet che “da ieri mattina, nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Pian Del Lago (Caltanissetta), 72 “ospiti” (18 dei quali, tunisini, verranno rispediti a casa in giornata) stanno facendo lo sciopero della fame come segno di protesta contro il loro trattenimento presso la struttura…”.

Non contento di aver denigrato una protesta di 72 disperati, Salvini alza il tiro e aggiunge: “Peggio per loro se rifiutano di mangiare, vorrà dire che risparmiamo un po’ di soldi prima di espellerli”.

Nei commenti si scatena la solita selva di commenti inumani dei suoi sostenitori, come chi scrive “meglio, così fanno meno peso in aereo”, ma anche chi accusa Salvini (o meglio Luca Morisi, il suo responsabile della comunicazione) di stare esagerando.

…ma veramente non vi fa neanche un po’ schifo essere rappresentato da uno così…?

Forse avete sentito che con la manovra economica di Salvini sono stati tagliati 4 miliardi alla Scuola. Quello che però nessuno dice è che sono stati stanziati ben 7 miliardi per le armi… quando si dice “le priorità”…!

 

 

manovra economica

 

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Forse avete sentito che con la manovra economica di Salvini sono stati tagliati 4 miliardi alla Scuola. Quello che però nessuno dice è che sono stati stanziati ben 7 miliardi per le armi… quando si dice “le priorità”…!

 

Da Antimafia 2000:

Leghista perfetto

Le cose non devono andare poi così male, se nella nuova manovra sono stati previsti oltre 7 miliardi per l’acquisto di armamenti.
Un bel mazzo di eurozzi fruscianti che però, se andate a spulciare i documenti ufficiali, non troverete là dove logica vorrebbe, ovvero nel bilancio della Difesa, ma in quello del MiSE, il ministero dello sviluppo economico.
Come mai, si chiederanno i più ingenui?
Beh, intanto, non c’è niente di meglio delle armi, per dare una bella botta di sviluppo all’economia, fregandosene dell’Ilva e di tante altre imprese a rischio di chiusura.
Inoltre, le cose prodotte sotto l’egida MiSE godono del magico appellativo di “dual use”. Roba utilizzabile, cioè, anche per catastrofi, slavine, inondazioni, pestilenze, piaghe egizie ed emergenze umanitarie.
Si tratta quindi di armi buone, simpatiche, caritatevoli, che non vengono dipinte di rosa per mera concessione a un militaresco machismo e non vengono messe in quota alla Sanità o al Welfare, solo per colpa dell’ottusa burocrazia partitocratica.
Infatti, i 7 miliardi serviranno per: un nuovo tipo di elicottero d’attacco, una vasta gamma di veicoli blindati e corazzati, l’ammodernamento del caccia eurofighter, l’acquisto di altri F-35, lo sviluppo del missile Teseo mk2, 7 fregate e 4 sottomarini.
Dulcis in fundo, è prevista la progettazione di 2 nuovi cacciatorpediniere da 10.000 tonnellate cadauno. Che forse, in un paese con radici meno cristiane delle nostre, verrebbero chiamati, con una certa brutalità, incrociatori lanciamissili.
Tutta roba che, nell’infausta evenienza di catastrofi o emergenze umanitarie, è una mano santa.
In caso di inondazione, per esempio, chi potrebbe negare l’ovvia necessità di un sommergibile?
Tranquilli insomma, che tutto va a gonfie vele e qualche volta anche a remi.
Ah, dimenticavo! Per colpa dell’Europa brutta e cattiva, si son dovuti tagliare 4 miliardi alla scuola. Cose che capitano, quando si è guidati dal capitano. Qualche sacrificio bisogna pur farlo, d’altronde.
“Libro e moschetto, fascista perfetto” cantavano le camicie nere di Mussolini.
Quelle di oggi fanno a meno del libro.

 

fonte QUI

 

Ecco l’Italia voluta da Salvini: un paese dove se auguri lo stupro di una donna va tutto bene, se esponi un cartello con “ama il prossimo tuo” ti arriva la Digos a casa…!

 

Salvini

 

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Ecco l’Italia voluta da Salvini: un paese dove se auguri lo stupro di una donna va tutto bene, se esponi un cartello con “ama il prossimo tuo” ti arriva la Digos a casa…!

Se auguro lo stupro va tutto bene, se espongo un cartello con “ama il prossimo tuo” arriva la Digos?

Riflessione su ciò che sta accadendo al nostro Paese imbarbarito.

Negli ultimi mesi abbiamo visto la Digos e Vigili del fuoco (questi ultimi si erano dissociati) entrare in appartamenti per togliere striscioni appesi ai balconi con frasi di pace. Contemporaneamente belve di destra auguravano stupri a donne a telecamere accese e nessuna forza dell’ordine muoveva un dito.
Il Paese da quando c’è il ministro Salvini è sempre meno sicuro, più nervoso, isterico, spaccato. L’odio tra gli stessi italiani è aumentato a dismisura. Se non sei con il Capitano il popolo di webeti che vive sui social 24 ore su 24, privo di una vita, di passioni e probabilmente un lavoro, ti augura torture medioevali, stupri, morte, carcere.
Ora però quelle stesse grida stanno diventando voci riprese e registrate dalle telecamere o da semplici telefonini. Non ci si vergogna più di chiedere che una donna venga impalata o che dei migranti la stuprino brutalmente. Intorno a questi pericolosi criminali, perché chi dice cose così è capace di tutto, c’è sempre una claque di tifosi che incoraggiano il mostro ad aumentare le proprie invettive.
Nessun politico della loro parte che prenda le distanza ma spesso lo stesso Ministro ha esposto nel proprio profilo twitter immagini di donne che lo contestavano dando così il via a turpi commenti sessisti e violenti.
Il Ministro dell’Interno non permette più secondo un algortmo che si è fatto installare, di scrivere sulle sue pagine 49 milioni. Forse dovrebbe aggiungere altre paroline che piaccioni ai suoi fan inferociti. La prima è stupro e a seguire terroni, troie e tutto il campionario di bestialità che esaltano il consenso dei branchi ululanti.

da Globalist

Per non dimenticare: Francesca Peirotti, la Carole Italiana arrestata in Francia perchè cercava di portare in salvo i migranti. Una storia volutamente dimenticata dai media e dai nostri politici

 

Francesca Peirotti

 

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Per non dimenticare: Francesca Peirotti, la Carole Italiana arrestata in Francia perchè cercava di portare in salvo i migranti. Una storia volutamente dimenticata dai media e dai nostri politici

Francesca Peirotti, 32enne di Cuneo condannata per aver aiutato otto migranti ad attraversare il confine. Per lei la corte d’appello di Aix En Provence ha riserbato sei mesi di carcere, con sospensione condizionale della pena per “Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Da Repubblica:
La “Carola italiana”: “Non paragonatemi alla capitana della Sea-Watch, sono due vicende diverse”

La cuneese condannata in Francia per aver aiutato un gruppo di migranti: per me si scatenò la macchina del fango.

“Non paragonatemi alla capitana della Sea-Watch.Le nostre vicende sono diverse anche se entrambe, alla fine, siamo diventate le pedine di un gioco politico sulle vite umane”. Eppure Carola Rackete e Francesca Peirotti, 32 anni, cuneese, hanno tanto in comune. Entrambe poco più che 30enni, convinte sostenitrici dei diritti umani, finite nei guai per aver dimostrato la loro solidarietà verso i migranti. Peirotti vive a Marsiglia e l’8 novembre 2016 è stata arrestata dalla polizia francese, a Mentone, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver trasportato su un furgone un gruppo di migranti, tra cui un neonato, provenienti dal Ciad e dall’Eritrea, respinti a Ventimiglia. Il tribunale di Aix-en-Provence l’ha condannata a 8 mesi di carcere e 5 anni di interdizione dalla regione delle Alpi Marittime. Oggi è libera, per la sospensione della pena in attesa che il processo arrivi in Cassazione.

Perché dice che la sua vicenda e quella della capitana della Sea Watch non sono paragonabili?
“Perché quella è la Sea-Watch, una ong conosciuta che lavora nel Mediterraneo, l’attenzione mediatica su questa storia è incredibile. Mi chiedo come si possa mettere in croce un’organizzazione che salva le vite. Accusano le ong di fare accordi con i trafficanti ma chi dice queste cose non sa di che parla”.

Un anno fa definì anche la sua una sentenza politica, forse è questo il punto di contatto.
“Forse, ma è inevitabile. E’ la reazione di fronte a un’organizzazione o un singolo che decidono di non stare a regole disumane. Ma sono tantissimi quelli che si spendono per fare cose del genere e non diventano eroi semplicemente perché riescono a non farsi prendere”.

Dopo la condanna la sua vita è cambiata?
“Se sarà confermata l’interdizione sarò tagliata fuori dalla strada più breve per tornare a Cuneo. Ma adesso non è cambiato niente. Vivo a Marsiglia con la mia famiglia e continuo a lavorare con i migranti. Mi spiace di essere stata arrestata, ma rifarei tutto”.

E se ci fosse stata lei alla guida della Sea watch?
“Non so immaginarlo. Io non sono una ong che salva vite in mare, non mi sono trovata nella situazione di non avere altro porto sicuro dove attraccare. Io ho scelto di caricare a bordo quelle persone per aiutarle. Mi spiace molto che Carola sia stata arrestata e spero che abbia accanto delle persone in grado di sostenerla in questo momento. Allo stesso modo, però, penso che trasformare questa vicenda in una telenovela svii dal vero problema, che sono le vite umane che si rischiano su confini che non esistono. Carola è stata attaccata per aver detto di aver scelto questa vita perché è bianca, ricca e privilegiata. Ma riconoscere di avere dei privilegi non può essere una colpa”.

Il suo arresto suscitò meno clamore. Nessuno dall’Italia interpellò la Francia. Perché?
“Meno male. Non so che farmene delle dichiarazioni dei politici che cercano sempre i riflettori accesi per prendere posizione. Si scatenò però la macchina del fango sui social. Ma d’altronde per qualche ignorante non c’è niente di peggio che essere una donna che aiuta i neri”.

Michela Murgia: “Il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia.” – “Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica.” …Una breve profonda riflessione tutta da leggere

 

Michela Murgia

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Michela Murgia: “Il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia.” – “Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica.” …Una breve profonda riflessione tutta da leggere

Piccolo discorso sul fascismo che siamo.
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A te che hai vent’anni e mi chiedi cos’è il fascismo, vorrei non doverti rispondere. Vorrei che nel 2017 la risposta a questa domanda la sapessimo già tutti, ma se me lo chiedi è perché non è così.
So perché me lo domandi. Credi che io sia intollerante se dico che il fascismo è reato e deve rimanerlo sempre. Credi che “se il fascismo e il comunismo hanno causato entrambi tanto dolore nel corso della storia devono essere considerati reato senza distinguo”.
È quindi colpa mia se me lo chiedi.
Colpa del fatto che non ti ho detto che il fascismo non è il contrario del comunismo, ma della democrazia. Dovevo dirtelo prima che il fascismo non è un’ideologia, ma un metodo che può applicarsi a qualunque ideologia, nessuna esclusa, e cambiarne dall’interno la natura. Mussolini era socialista e forse non te l’ho spiegato mai. Ho dimenticato di dirti che si intestava le istanze dei poveri e dei diseredati. Ho omesso di raccontarti che i suoi editoriali erano zeppi di parole d’ordine della sinistra, parole come “lavoratori” e “proletariato”. Non ti ho insegnato che un socialismo che pretende di realizzarsi con metodo fascista è un fascismo, perché nelle questioni politiche la forma è sempre sostanza e il come determina anche il cosa. Per questo il fascismo agisce anche nei sistemi che si richiamano a valori di sinistra e anzi è lì che fa i danni più grandi, perché non c’è niente di più difficile del riconoscere che l’avversario è seduto a tavola con te e ti chiama compagno.
Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica; invece, proprio come la mafia, il fascismo non è di destra né di sinistra: il suo obiettivo è la sostituzione stessa dello stato democratico ed è la ragione per cui ogni stato democratico dovrebbe combatterli entrambi – mafia e fascismo – senza alcun cedimento. Tu sei vittima dell’equivoco che identifica il fascismo con una destra ed è un equivoco facile, perché il fascismo è la modalità che meglio si adatta alla visione di mondo di molta della destra che agisce in Italia oggi. Ma guai se questo ti rendesse incapace di riconoscere i semi del pensiero fascista se li incontri quando sei convinto di guardare da qualche altra parte.
Può esserti utile sapere come riconosco io il fascismo quando lo incontro: ogni volta che in nome della meta non si può discutere la direzione, in nome della direzione non si può discutere la forza e in nome della forza non si può discutere la volontà, lì c’è un fascismo in azione. In democrazia il cosa ottieni non vale mai più del come lo hai ottenuto e il perché di una scelta non deve mai farti dimenticare del per chi la stai compiendo. Se i rapporti si invertono qualunque soggetto collettivo diventa un fascismo, persino il partito di sinistra, il gruppo parrocchiale e il circolo della bocciofila.
Nessuno è al sicuro, se non dentro allo sforzo di ricordarsi in ogni momento che cosa rischiamo tutti quando cominciamo a pensare che il fascismo è solo un’opinione tra le altre.

Michela Murgia

4 luglio – Buon compleanno don Peppe Diana. Se non ci fosse stata quella montagna di merda dei casalesi, oggi avresti compiuto 62 anni!

 

don Peppe Diana

 

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4 luglio – Buon compleanno don Peppe Diana. Se non ci fosse stata quella montagna di merda dei casalesi, oggi avresti compiuto 62 anni!

 Il 4 luglio 1958, a Casal di Principe, nasceva Don peppe Diana… Se non ci fosse stata quella montagna di merda dei casalesi, oggi avrebbe compiuto 62 anni…

Ricordiamolo…

La mattina del 19 marzo 1994, don Giuseppe Diana era nella sala riunioni della sua chiesa a Casal di Principe, mentre si apprestava a indossare gli abiti per celebrare la prima messa, come di consueto. Era il giorno del suo onomastico quando in chiesa entrarono due uomini gridando: “Chi è don Peppino?”, “Sono io” rispose il parroco. I sicari non se lo fecero ripetere due volte e spararono contro il prete cinque colpi di pistola calibro 7.65. Don Peppe cadde sul pavimento sporco di terriccio. Chi lo soccorse per primo provò inutilmente a rianimarlo, ma Don Peppe non c’era più. La sua voce libera e incapace al silenzio fu zittita dai colpi di pistola. Solo la morte poteva far tacere le parole di chi come lui osò sfidare con estremo coraggio, a quel tempo, la mafia.

Parole di denuncia

Don Giuseppe Diana nacque a Casal di Principe, città antica di camorra, dove la mafia era l’unico “organo di potere” che gli abitanti riconoscevano, dove l’omertà concedeva la dignità. Nel 1968, don Peppe entrò in seminario, si laureò in Filosofia, diventò un capo scout e nel 1982 venne ordinato sacerdote. Il prete aveva studiato a Roma, dove gli aspettava una brillante carriera, lontana dalle vicende del paese dove era nato. Ma d’improvviso decise di tornare indietro e nel 1989 fu ordinato parroco della parrocchia di San Nicola di Bari nella sua città. Don Peppino aveva una grande forza di volontà, iniziò subito a lavorare, realizzando un centro di accoglienza per i primi immigrati africani. Doveva impedire che quelle persone diventassero soldati della camorra. Don Diana non era un prete come tanti, che presenziavano i funerali dei “morti ammazzati” nelle diverse guerre di successione dei boss della camorra, senza nulla dire; che consolavano le moglie ai funerali dei figli assassinati con un semplice “fatevi coraggio”. Il parroco voleva rompere quello stato di cose, voleva porre fine allo strapotere mafioso. Così scrisse un documento nel dicembre 1991, firmato insieme a tutti i parroci delle parrocchie di Casal di Principe, in cui era racchiuso il suo fondamento pastorale con parole di estrema integrità morale, che resero quel documento un testamento spirituale di valori universali. Il suo titolo? “Per amore del mio popolo non tacerò”. Era uno spaccato che descriveva cos’era la camorra, cosa causava e sopratutto era un appello alle istituzioni e ai cristiani. “Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno – scriveva don Diana – Dio ci chiama ad essere profeti. Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18); Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43); Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23); Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5). Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza”.
Le parole e le azioni del prete divennero poi bersaglio dei Casalesi, che non potevano accettare questo smacco. Così lo condannarono a morte.

Giustizia per don Diana

L’assassinio di don Diana fece tanto clamore, come quello di don Pino Puglisi l’anno precedente, che mobilitò migliaia di persone in un corteo che percorreva le strade della città dai cui balconi pendevano lenzuola bianchi in segno di lutto e di protesta. Ventimila erano le persone che scelsero di scendere in piazza e insieme a questi gli scout. Dopo pochi giorni tra le gente circolavano le voci circa il movente dell’omicidio: don Diana fu ucciso per una questione di donne. Ma i carabinieri stroncarono sul nascere questa ipotesi che alla fine si rivelò di natura denigratoria. 
Il movente dell’omicidio del prete di Casal di Principe venne alla luce nel processo di secondo grado e confermato poi in Cassazione il 4 marzo 2004. I giudici ermellini condannarono all’ergastolo come esecutori dell’omicidio, Mario Santoro e Francesco Piacenti e come mandante il boss Nunzio De Falco detto “o lupo”, che all’epoca dei fatti era in Spagna, vista la sanguinosa faida che versava tra la sua fazione e quella degli Schiavone. I giudici ribaltarono la sentenza di primo grado ed esclusero l’ipotesi della custodia da parte del prete delle armi dei clan, fatto che aveva scatenato la macchina del fango (con titoli di articoli sul Corriere di Caserta: “Don Diana era un camorrista” e “Don Diana a letto con due donne”). Dalla sentenza di Cassazione emerse senza ombra di dubbio che don Diana fu ucciso per il suo coraggioso impegno di contrasto alla camorra. Ed è per questo motivo che quest’oggi si ricorda Don Peppe per non aver taciuto la verità davanti al potere camorrista e per aver testimoniato fino alla morte l’amore di Cristo, realizzando la solidarietà in una terra ostile. Anche quest’anno il parroco sarà ricordato nella sua città, sarà ricordata la sua lotta per il riscatto della sua terra, il suo essere semplicemente un uomo che con la parola ha sfidato una delle organizzazioni mafiose più potenti al mondo. Sarà ricordato il suo impegno che ancora oggi “cammina sulle nostre gambe”.

La moralità leghista: …e poi scopri che Angela Maraventano, la leghista che urlava contro Carole perché aveva infranto le leggi Italiane, è un evasore fiscale con una condanna a 3 anni – Per questa gente le leggi si possono infrangere per fottersi i nostri soldi, non per salvare vite umane…!

 

Angela Maraventano

 

 

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La moralità leghista: …e poi scopri che Angela Maraventano, la leghista che urlava contro Carole perché aveva infranto le leggi Italiane, è un evasore fiscale con una condanna a 3 anni – Per questa gente le leggi si possono infrangere per fottersi i nostri soldi, non per salvare vite umane…!

Chi no ricorda lo Spot Governo anti evasione fiscale di qualche anno fa: evasore fiscale = parassita della società…

Ha gridato davanti alla nave Sea Watch appena attraccata parlando di legalità, portando dietro di sé tutti i suoi sostenitori della Lega a Lampedusa. Il suo nome è Angela Maraventano, ristoratrice e politica di professione, ex senatrice del Carroccio ed ex vicesindaco dell’isola e di Linosa.

Le sue urla chiedevano legalità in una terra che – secondo lei – non ne ha più per colpa dei migranti.

Peccato che nel 2012 fu proprio lei a esser condannata per non aver versato quanto dovuto all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale. Si trattava dei contributi di un dipendente che lavorava nel suo ristorante. La condanna ammontava a tre mesi di carcere e 300 euro di multa, qualcosina in meno di quanto chiesto dal pm. Il pubblico ministero aveva proposto la condanna a 4 mesi e 400 euro di multa.

Legalità a giorni alterni, perché dalla politica – lo sappiamo – non ci si può attendere coerenza. Soprattutto per i leghisti, per i quale la legalità vale finché non si devono fottere i soldi nostri (Vedi 49 milioni).

Ed è così che il parassita della società Angela Maraventano ha deciso di mettersi in mostra gridando la propria ribellione contro i migranti e la Sea Watch: «Non fate scendere nessuno perché stasera ci scappa il morto»

Ma voi votatele questa gente, state sereni e votatela…!

 

Vai al ristorante con il tuo capo. Lui prende aragosta, caviale e champagne e tu pizza e birra. Alla fine pagate alla romana…. Forse così lo capisci cos’è la Flat Tax di Salvini…?

 

flat tax

 

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Vai al ristorante con il tuo capo. Lui prende aragosta, caviale e champagne e tu pizza e birra. Alla fine pagate alla romana…. Forse così lo capisci cos’è la Flat Tax di Salvini…?

Salvini ha deciso che il tormentone che ci accompagnerà questa estate sarà l’introduzione della flat tax, ovvero di una Irpef ad aliquota bassa e non progressiva. “La più grande rivoluzione fiscale della storia italiana”, nonché “l’unica medicina per vincere la recessione” sono i ritornelli di questo tormentone.

Ma la realtà è ben diversa da quello che la propaganda salviniana vorrebbe farci credere:

Tasse quasi dimezzate per i più ricchi e aumentate per i più poveri. Secondo le stime fatte dalla Cgil sull’attuale progetto di flat tax , chi ha un reddito di 110mila potrebbe risparmiare quasi 19mila euro di tasse, 8.100 per i redditi da 50mila euro, ma per i redditi di 18mila euro ci sarebbe un aggravio di quasi 300 euro l’anno.

I calcoli sono fatti in base al progetto che prevede la riduzione delle cinque aliquote attuale (23%, 27%, 38%, 41% e 43%) a tre (15% la minima fino a 50 o 60 mila euro e 40% la massima oltre i 100mila euro). La Cgil sottolinea che “non ci sono informazioni sulla seconda aliquota, che possiamo immaginare intermedia tra le due (25-30%)”.

Stando a questi dati, un lavoratore con reddito annuo lordo di 18.000 euro (e gli 80 euro) versa oggi circa 1.870 euro di Irpef: con la nuova aliquota, a cui si aggiunge la deduzione di 4.000 euro annunciata circa un anno fa, andrebbe a pagare 2.100 euro, con un aumento di 230 euro.

Un lavoratore con reddito pari a 50.000 euro paga attualmente circa 15.000 euro di Irpefcon la flat tax ne pagherebbe 6.900, meno della metà, con un risparmio di 8.100 euro. Un lavoratore con reddito pari a 110.000 euro, si troverebbe a pagare quasi la metà delle tasse, passando dagli attuali 40.470 euro di Irpef a 21.500 euro.

Ma non finisce qui. Anzi questa è solo la punta dell’iceberg

…E tutti i soldi che lo Stato non potrà più incassare? Si parla di cifre da 50 a 60 miliardi di Euro l’anno…

Credo che Vi renderete conto che significherà tagliare Sanità, Istruzione, walfere in generale…

Tutti costi che TU, coglione, che campi di stipendio pagherai in modo uguale al tuo capo o a Briatore, Belusconi o Benetton…

Insomma, vai al ristorante con il tuo capo (o con Briatore). Lui prende aragosta, caviale e champagne e tu pizza e birra.

Alla fine pagate alla romana…

E TU, coglione, sei pure contento e voti Salvini.

By Eles