Ricordiamo l’accusa di Tito Boeri, ovviamente caduta nel vuoto: “I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo”!

Tito Boeri

 

 

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L’accusa di Tito Boeri: I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo!!!

 

Tito Boeri ha lanciato l’allarme: “I vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati”. Si risparmierebbero circa 76 milioni l’anno se si portassero le pensioni dei parlamentari a valori normali, applicando il sistema contributivo si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’ anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali.

Da IlTempo.it:

I vitalizi dei parlamentari, ovvero la rendita concessa a deputati e senatori al termine del mandato parlamentare, è circa il doppio di quanto hanno versato. Una vera cuccagna che passa di generazione in generazione, a mogli, mariti, figli e fratelli che per decenni vivono con l’assegno dello scomparso. Una rendita che nasce da una contribuzione minima, da una sola legislatura o addirittura da un solo giorno in Parlamento. Un caso emblematico è quello del deputato Luca Boneschi dei Radicali che per aver trascorso ventiquattr’ore alla Camera nel febbraio del 1982 ha avuto la pensione a vita.

L’Inps ha calcolato che un vitalizio parlamentare se fosse calcolato con il metodo contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori, si ridurrebbe del 40%. L’assegno minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi.

In altre parole «i vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati» ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione nella commissione Affari costituzionali della Camera.

Oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per cariche elettive alla Camera o al Senato, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro. E si tratta di «una sottostima» ha precisato Boeri perchè sono stati esclusi eventuali anni di servizio presso il Parlamento europeo o presso Consigli Regionali. Insomma è solo la punta di un iceberg.

Portando le prestazioni parlamentari ai valori normali la spesa scenderebbe a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni). Applicando il sistema contributivo per il ricalcolo dell’insieme delle cariche elettive, si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali. Il risparmio, osserva Boeri, sarebbe di «misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali». L’andamento della spesa per vitalizi in relazione ai contributi versati dal 1965 ad oggi, a prezzi 2016, evidenzia che «la spesa sia stata negli ultimi 40 anni sempre più alta dei contributi».

Il presidente ricorda che normalmente un sistema a ripartizione, in cui i contributi pagano le pensioni in essere, alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. «Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500».

L’andamento del sistema era «più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire», dice Boeri. «Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi». Facendo un confronto con le diverse gestioni speciali «in nessun caso, dice Boeri, «il divario è così accentuato come nel caso dei vitalizi dei parlamentari».

L’Inps ha formulato, nel giugno 2015, proposte di riforma del sistema pensionistico che comportavano una revisione dell’istituto dei vitalizi in parallelo a interventi su circa 350.000 trattamenti in essere di pensionati che non provengono da carriere elettive. Ma contro queste proposte si è subito schierata l’Associazione degli ex parlamentari che ha sollevato il problema dell’anti costituzionalità di qualsiasi ricalcolo.

Ma vediamoli questi assegni d’oro. Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese,Giuliano Amato arriva a 31.411 euro al mese, Nichi Vendola pensionato d’oro all’età di 57 anni riceve dalla regione Puglia un assegno di 5.618 euro. Walter Veltroni ogni mese incassa 5.373, Massimo D’Alema appena 90 euro in meno del suo storico rivale. Marco Pannella porta a casa una pensione invidiabile da 5.691 euro al mese. Con 35 anni di contributi versati e per la prima volta fuori dal Parlamento, dopo il declino della sua parabola nel centrodestra, percepisce il vitalizio anche l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini (5.614 euro). Poi Prodi (2.864), Rodotà (4.684) e Franco Marini(5.800). Anche Irene Pivetti ha maturato un cospicuo vitalizio a seguito dei suoi 9 anni di mandato parlamentare, durante il quale ha occupato anche la carica di Presidente della Camera. Dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese. Alfonso Pecoraro Scanio , deputato dal 1992 al 2008, riceve 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni. A Vittorio Sgarbi per essere rimasto in carica per 4 legislature riceve 8.455 euro. Ma c’è poco da indignarsi: è scritto nel Regolamento. Giancarlo Abete è dal 1992 che non occupa i seggi parlamentari, ma da quando aveva 42 anni riceve 6.590 euro mensili. Rosa Russo Iervolino , parlamentare per oltre 20 anni e più volte Ministro, riceve mensilmente il suo assegno da circa 5400 euro netti. Alla cifra contribuisce anche il cumulo acquisito come sindaco di Napoli, dal 2001 al 2011. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro, si può. È il caso di Claudia Lombardo , definita Miss Vitalizio d’oro. Eletta per la prima volta nel Consiglio Regionale della Sardegna quando aveva 21 anni e divenuta presidente nel 2009 con una carriera fulminea. Domenico Gramazio , passato alla storia parlamentare per aver festeggiato la caduta di Prodi nel 2008, mangiando in Senato una fetta di mortadella, percepisce 10.877 euro. Gianni De Michelis , percepisce 5.800 euro netti al mese.

Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …Per la cronaca: Renzi non c’è mai andato…!!

Paragone

 

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Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …Per la cronaca: Renzi non c’è mai andato…!!

 

di Gianluigi Paragone (Facebook)

Ora Matteo Renzi spieghi perché il suo Pd (assieme a Forza Italia, Nuovo centrodestra e altri) ha respinto la proposta del Movimento 5 stelle di sospendere temporaneamente l’indennità ai parlamentari arrestati. Si trattava di una sospensione temporanea. Tra l’altro giustificata dal fatto che se uno non lavora in aula (se è agli arresti…) non è giustificata l’indennità. Non solo.

Bisogna smetterla col fatto che i politici abbiano una busta paga sempre ballerina quando si tratta di rispondere alla domanda: ma quanto guadagni? Perché non basta la remunerazione in senso stretto, ci sono altre voci allegati che compongono l’emolumento totale che vengono sempre sottaciute o balbettate. Basta, no? Nel caso specifico dei parlamentari arrestati già siamo in presenza di un “tradimento politico”, ora si aggiunge la beffa delle indennità corrisposte. Ma corrisposte per fare cosa? Per fare gli interessi della collettività o per fare interessi particolari?

Perché allora questa proposta di buon senso etico – non è una parolaccia, cari politici… – è stata bocciata? Spiegatelo guardando in faccia i vostri elettori. Poteva essere un segnale di rottura rispetto all’idea di casta. Questo non è un pessimo esempio. Un pessimo andazzo.

Grandissimo BEPPE GRILLO: “con che faccia, ma come fanno ad andare in pensione dopo 35 mesi e dire ad un ragazzo che deve andare in pensione a 70 anni con 40 anni di contributi? Ma con che faccia”?

BEPPE GRILLO

 

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GRANDISSIMO BEPPE GRILLO: “con che faccia, ma come fanno ad andare in pensione dopo 35 mesi e dire ad un ragazzo che deve andare in pensione a 70 anni con 40 anni di contributi? Ma con che faccia”?

 

…”con che faccia, ma come fanno ad andare in pensione dopo 35 mesi e dire ad un ragazzo che deve andare in pensione a 70 anni con 40 anni di contributi? Ma con che faccia”?

 

 

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Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

carogne

 

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Ma sono proprio delle carogne! Con un bliz il Pd ha salvato i vitalizi dalla proposta del M5s di applicare anche alla Casta la legge Fornero. Solo un pizzichino a quelli oltre i 70.000 Euro! Ma mica finisce qui: I pochi toccati preparano a una class action contro questo “pizzichino”!

Di come #SITENGONOILPRIVILEGIO ve ne abbiamo già parlato:

Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

Il Pd si rimangia le promesse (…ma tu guarda un po’) e vota per salvare i vitalizi!

Ma mica finisce qui.. La meschinità di questa gente non ha fine. Ed ecco, come ci segnala L’Huffington Post che sono già sul piede di guerra.

Vitalizi, gli ex parlamentari si preparano a una class action: “Faremo ricorso sul contributo di solidarietà”

 

Gli ex parlamentari sono pronti a fare ricorso contro il contributo di solidarietà per tre anni deciso ieri dall’ufficio di presidenza. Lo riporta l’Agi. “Siamo pronti a fare ricorso, ci sarà un’azione collettiva degli ex parlamentari”, spiega all’Agi un ex deputato. “Manca una legge di riferimento. Non si capisce per chi dovrebbe essere questo contributo di solidarietà. Io perderei mille euro”, riferisce l’ex parlamentare. “Faremo una class action, ci stiamo sentendo in queste ore. Nel pomeriggio emergerà una posizione chiara di contrarietà a quanto deciso ieri”.

La proposta avanzata dal Pd in tema di pensioni dei parlamentari, dispone l’applicazione, a partire dal 1 maggio 2017 e per tre anni, agli assegni vitalizi e ai trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato e loro aventi diritto, un contributo straordinario di solidarietà per tre anni sui vitalizi in essere relativi alle precedenti legislature sulla parte eccedente l’importo di 70mila euro lordi annui, pari al 10 per cento per quelli compresi tra 70mila e 80mila euro lordi l’anno; del 20 per quelli fino a 90mila; del 30 per quelli fino a 100mila; del 40 per quelli superiori a 100mila.

La riforma dei vitalizi, con un contributo di solidarietà per tre anni relativo alle precedenti legislature, è passata ieri alla Camera, ma in molte Regioni il taglio ai trattamenti degli ex consiglieri regionali è stato deciso già da qualche anno. E non senza polemiche. Basti pensare che in una decina di Regioni ex consiglieri regionali sono passati alle vie legali e la riforma dei vitalizi si è trasformata in un’autentica guerra a suon di carte bollate. “In molte Regioni è stato già deciso il contributo di solidarietà, c’è chi lo ha accettato e chi ha fatto ricorso. Da un nostro monitoraggio sono 10-11 le Regioni in cui ex consiglieri, non tutti ma alcuni, hanno fatto ricorso”, osserva all’Adnkronos Aldo Bottin, ex consigliere del Veneto e presidente del Coordinamento delle associazioni degli ex consiglieri regionali di tutte le Regioni.

Dal Lazio al Piemonte, dalla Lombardia alle Marche, dalla Campania al Molise, dall’Abruzzo alla Toscana fino al Trentino Alto Adige, la battaglia contro il contributo di solidarietà è finita direttamente nelle aule di tribunali. E le cause vanno avanti. “Si vedrà cosa dicono i giudici”, sottolinea Bottin. “Si parla di casta….prima di parlare bisognerebbe leggere cosa dicono le norme e il buon senso – spiega – Io ritengo che la decisione della Camera sia stata opportuna, ma mi auguro che questo contributo sia finalizzato a interventi mirati per dare risposte alle situazioni di disagio”.

Il motivo dei ricorsi nelle Regioni, osserva Bottin, è che non sono stati fatti interventi mirati ma si è deciso di colpire tutti in modo univoco: “l’unica regola doveva essere la norma fiscale, il fisco equo: in base a quello che si percepisce si contribuisce”, spiega.

Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

legge Fornero

 

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Montecitorio ha deciso: la legge Fornero si applica solo a noi merdacce. Ai vitalizi ed alle pensioni dei Parlamentari non si applica!

 

Sì, avete letto bene: la legge Fornero che i parlamentari hanno approvato e che si applica ai cittadini italiani non si applica invece agli stessi parlamentari! Così ha deciso l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati su proposta del PD. Insomma, in Italia ci sono cittadini fessi e cittadini furbi: questi ultimi sono i parlamentari. Due pesi e due misure. Bagarre con i grillini scatenati.

La Camera dei deputati, infatti, ha stabilito oggi un principio in verità un po’ strano: ai parlamentari nazionali, per ciò che riguarda i vitalizi, non si applica la legge Fornero che invece si applica a tutti gli altri cittadini italiani. Ovviamente, a Montecitorio, è scoppiata la baraonda. Con i parlamentari grillini che, in verità, sono andati un po’ sopra il rigo. Mentre i parlamentari degli altri partiti – di maggioranza e di opposizione (in questo caso il riferimento è al centrodestra) non hanno risparmiato pesanti critiche ai seguaci di Beppe Grillo, definiti anche “fascisti”.

Ma si sa, basta leggere la Treccani, è “fascista” chiunque si mette contro i diritti della CASTA!

I fatti. L’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, dopo un tira e molla che va avanti da mesi, ha approvato – su proposta del Partito Democratico – una delibera che riattiva, per i prossimi tre anni, il contributo di solidarietà sui vitalizi e sulle pensioni corrisposte ai parlamentari.

Si tratta, in pratica, dei prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari che erano stati interrotti in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale. La Consulta, infatti, ha stabilito che i prelievi a carico dei vitalizi e delle pensioni non possono essere introdotti a regime, ma solo per un periodo temporaneo (tre anni). Anche se possono essere rinnovati.

Che è quello che ha fatto oggi l’ufficio di presidenza di Montecitorio. Il problema è che la reintroduzione approvata, che porta la forma del PD, crea un’oggettiva disparità tra i parlamentari e i comuni cittadini: come già accennato, mentre questi ultimi vengono penalizzati dalla legge Fornero (che ha allungato i tempi per mandare in pensione i comuni cittadini), per i parlamentari la legge Fornero non si applica!

I parlamentari del Movimento 5 Stelle avevano presentato una delibera che puntava all’equiparazione delle pensioni parlamentari a quelle dei normali cittadini, pur non intervenendo sugli stessi vitalizi: per intervenire sui vitalizi, infatti, ci sarebbe voluto un voto del Parlamento e non una semplice modifica del regolamento.

Ma al PD l’idea che i parlamentari debbano essere trattati come i normali cittadini non va proprio giù. Insomma: la legge Fornero, approvata dal Parlamento, non si applica ai parlamentari, ma solo ai normali cittadini.

Tra l’altro – volendo entrare nel merito – la delibera approvata dall’ufficio di presidenza della Camara dei deputati è una mezza furbata perché, di fatto, colpisce un po’ (non tanto: solo un po’) i vitalizi e le pensioni più alte, mentre non toglie quasi nulla alle pensioni e ai vitalizi medi e bassi (dove per ‘basso’ s’intende un vitalizio o una pensione di 70 mila Euro all’anno).

Questi i parametri che i parlamentari (tranne, ovviamente, i grillini) si sono auto-assegnati: non pagherà nulla chi percepisce fino a 70 mila Euro, pagherà il 10% oltre i 70 mila Euro; il 20% oltre gli 80 mila Euro; il 30% oltre i 90 mila Euro; e il 40% oltre i 100 mila Euro.

La reazione dei grillini è stata furibonda. La seduta di Montecitorio è stata sospesa mentre era in corso un question time (in Aula il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, stava rispondendo ad alcune interrogazioni). I parlamentari del Movimento 5 Stelle – forse per augurio… – si sono seduti nei banchi del Governo. Altri deputati grillini hanno fato irruzione nella sala dove era in corso l’ufficio di presidenza.

Sono volate parole grosse. Ma, forse, la cosa più saggia l’ha detta in un’intervista alla Rai l’ex segretario nazionale del PD, Bersani:

“Se la sinistra non fa la sinistra non ci dobbiamo meravigliare, poi, se il Movimento 5 Stelle cresce…”.

Il Pd si rimangia le promesse (…ma tu guarda un po’) e vota per salvare i vitalizi!

 

 

promesse.

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Il Pd si rimangia le promesse (…ma tu guarda un po’) e vota per salvare i vitalizi!

 

Mentre il mondo ci lancia sfide sempre più inquietanti con i tragici ma non inaspettati fatti di Londra, la nostra casta dimostra di non avere proprio il polso della situazione, il senso della realtà. Modificare il regime dei vitalizi ai parlamentari con meccanismi che sembrano pensati per sfottere i normali cittadini (solo i più privilegiati fra i beneficiari dovranno rinunciare a somme tutto sommato ridicole, se è vero che a fronte di una spesa annuale per la sola Camera di 134 milioni se ne risparmieranno appena 2.4, cioè l’1,7%) significa voler offendere l’intelligenza oltre che la coscienza etica della comunità.

Inizio a pensare che l’intuizione di Paola Taverna per Roma si debba estendere anche alle elezioni politiche prossime: c’è un complotto per farci STRA-vincere!

Nicola Morra su Facebook

I partiti bocciano la proposta del M5s di equiparare le pensioni dei Parlamentari a quelle dei normali cittadini. Ma mica finisce qui, ci pigliano pure per i fondelli: proposto il taglio di 1000 Euro l’anno per 3 anni per chi prende oltre 70.000 euro di vitalizio… Vergogna!!!

 

pensioni

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I partiti bocciano la proposta del M5s di equiparare le pensioni dei Parlamentari a quelle dei normali cittadini. Ma mica finisce qui, ci pigliano pure per i fondelli: proposto il taglio di 1000 Euro l’anno per 3 anni per chi prende oltre 70.000 euro di vitalizio… Vergogna!!!

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Siamo alla Camera fuori dalla stanza dell’Ufficio di Presidenza dove si sarebbe dovuta discutere la nostra proposta per l’abolizione del pre-pensionamento dei parlamentari. In pratica la nostra proposta intende applicare la legge Fornero anche a deputati e senatori (così forse si renderanno conto della porcata che hanno fatto.

Ebbene il PD ha fatto un blitz proponendo un ridicolo taglio di 1000 euro all’anno per i deputati che prenderanno oltre 70.000 euro all’anno di pensione. Questo per dire “abbiamo tagliato etc etc” e poi vendersi questa buffonata su giornali e TV. Insomma, come sempre, #SiTengonoilPrivilegio e matureranno la pensione (o vitalizio mascherato) il prossimo 15 settembre.

 

di Movimento Cinque Stelle

89 anni, 534 euro di pensione, gli pignorano casa perchè non ha salda rette del fratello morto di cancro… In casa gli trovano solo un pezzo di pane e due pomodori… Ora spiegatemi perché cazzo dovrei aver pietà per il sig. Giorgio Napolitano (professione: ex Presidente della Repubblica) che i suoi privilegi, tipo 880.000 Euro l’anno solo di pensione, non li molla!!

poveri (3)

 

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89 anni, 534 euro di pensione, gli pignorano casa perchè non ha salda rette del fratello morto di cancro… In casa gli trovano solo un pezzo di pane e due pomodori… Ora spiegatemi perché cazzo dovrei aver pietà per il sig. Giorgio Napolitano (professione: ex Presidente della Repubblica) che i suoi privilegi, tipo 880.000 Euro l’anno solo di pensione, non li molla!!

A 89 anni gli pignorano la casa ma trovano solo pane e due pomodori

Leggiamo (e ci incazziamo) da Il Mattino di Padova del 07.03.2017: Ottantanove anni, 534 euro di pensione, un capolavoro di dignità, eppure la casa di cura gli chiede di pagare le rette (circa 8 mila euro) per la lunga degenza del fratello morto di cancro. Sembra un incubo, invece per un nonno dell’Arcella è l’amara realtà. Qualche giorno fa all’uscio dell’anziano hanno bussato l’ufficiale giudiziario e la polizia per un pignoramento. Dentro hanno trovato un uomo al limite della povertà che, in cucina, aveva un tozzo di pane e due pomodori e, nell’angolo soggiorno, nemmeno la tv perché costa canone ed elettricità che non può permettersi. Tutto comincia alcuni anni fa quando l’anziano acconsente a fare da garante al fratello, titolare di una piccola ditta: il ricco di casa, quello che “ha fatto i soldi”. Invece la sventura è sempre dietro l’angolo, tanto che il fratello “fortunato” si ammala di tumore, il male raggiunge uno stadio irreversibile e, nel frattempo, l’azienda, quel piccolo gioiello d’affari, accumula difficoltà su difficoltà. È a questo punto che l’imprenditore pensa di chiedere aiuto a suo fratello: «le cose vanno proprio male», gli dice, «fammi da garante per la casa di cura, vedrai che poi tutto si sistema». Invece non si sistema proprio nulla. Anzi. Avanza uno strapiombo fatto di sofferenza – per la malattia – e di sconfitte – la chemio non funziona, la ditta finisce in rovina con lo spettro del fallimento che diventa realtà – e un epilogo ancora più doloroso: la morte. È così che questo nonno alla sogna dei 90 anni archivia il funerale di suo fratello e torna alla sua vita di ristrettezze e privazioni. E, pur consapevole delle condizioni economiche di quel “garante”, continua con i suoi legali una battaglia tra aule di tribunale che si conclude con questo assurdo (e del tutto vano) pignoramento di un povero, che ha scandalizzato perfino gli agenti della polizia. (e.sci.)

…Non so a Voi, ma a me tutta questa pietà per il sig. Napolitano proprio non viene… Non gli auguto la morte… Ma proprio non riesco a biasimare chi lo fa, magari proprio il vecchietto dei due pomodori…

by Eles

Da Il Fatto Quotidiano:

Napolitano, pensione dorata: chauffeur, maggiordomo. E ufficio da 100 mq

Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente “alla persona”, una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: “Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia”

Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano perderà la suprema carica, con un annuncio in arrivo probabilmente il 14 gennaio, ma non certo i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.

BENTORNATO, PRESIDENTE – Lasciato il Quirinale, Napolitano assumerà infatti le vesti di senatore a vita, carica che ha già ricoperto per pochi mesi dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua elezione al Colle il 15 maggio 2006. Al Senato, dove insieme allo stesso Ciampi formerà la gloriosa coppia degli ex capi di Stato, Napolitano si sistemerà in una location diversa da quella che lo aveva ospitato per poco più di sette mesi prima di trasferirsi al Quirinale. Il suo vecchio ufficio, infatti, è stato nel frattempo assegnato ad un altro senatore a vita: quel Mario Monti da lui stesso nominato poco tempo prima di diventare presidente del Consiglio. Così, per Napolitano si sono dovuti tirare a lucido gli oltre cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani con vista su San Ivo a suo tempo occupati da un altro ex illustre inquilino del Colle, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.

BENEFIT A VITA – Un “buen retiro” dorato che, allo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e ammennicoli vari, sommerà anche una lunga serie di benefit a carico del bilancio della presidenza della Repubblica. Documenti alla mano, si scopre infatti che in forza di un vecchio decreto del 1998 a ciascun presidente emerito spetta innanzitutto il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. Altri due dipendenti del Colle possono invece essere trasferiti presso la sua abitazione privata romana di via dei Serpenti, con mansioni l’uno di guardarobiere e l’altro di addetto alla persona. Poi ci sono le cosidette “risorse strumentali”: un telefono cellulare o satellitare, un fax e un’altra connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata per il collegamento con il centralino del Quirinale, un’altra per quello con la batteria del Viminale e un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente; quindi, collegamenti telematici (anche in questo caso doppi), consultazione delle agenzie di stampa e banche dati, oltre a connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato; per ultima, non poteva mancare, ecco l’auto con telefono e chauffeur riservata, vai a capire perché, pure alla vedova o al primogenito dell’ex capo di Stato. E non è finita.

PAGA IL SENATO – Una volta traslocato dal colle del Quirinale agli uffici del Senato, a Napolitano, come a tutti i presidenti emeriti della Repubblica, spettano altre cospicue dotazioni. Ci sono quelle della presidenza del Consiglio, mobilitata per l’utilizzo di treni, navi e aerei; ma ci sono soprattutto le altre poste a carico di Palazzo Madama. Si tratta di una munitissima segreteria composta da una decina di unità: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare. Una pletora di persone alla quale obbligatoriamente si aggiungono gli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente. A conti fatti, una trentina di persone che forniranno i loro servizi nell’arco delle 24 ore. Non spetta, invece, agli ex inquilini del Colle alcuna liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori o all’assegno previsto per i parlamentari non rieletti. Interpellato dal ilFattoquotidiano.it, l’ufficio stampa del Quirinale spiega che «al momento della cessazione dell’incarico di presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non riceverà alcuna indennità di fine mandato». L’attuale capo dello Stato, aggiungono dal Colle, «ha maturato 38 anni di contributi ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato (Napolitano lo è stato dal 1999 al 2004, ndr), poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale».

CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.

fonte: http://blogdieles2.altervista.org/il-sig-giorgio-napolitano-professione-ex-presidente-della-repubblica-non-molla-i-suoi-privilegi-880-000-euro-lanno-solo-di-pensione/