Dal Codacons il plauso al Governo per la sua lotta alle pensioni d’oro – Quelle superiori ai 3000 euro mensili costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale

 

pensioni d'oro

 

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Dal Codacons il plauso al Governo per la sua lotta alle pensioni d’oro – Quelle superiori ai 3000 euro mensili costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale

PENSIONI D’ORO: M5S RILANCIA, TAGLI SOPRA 4.500 EURO

CODACONS: PENSIONI D’ORO COSTANO 30 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO

IN ITALIA 1 MILIONE LE PENSIONI CHE SUPERANO I 3000 EURO AL MESE, MENTRE 1,68 MILIONI SONO LE PENSIONI INFERIORI A 500 EURO MENSILI

Le pensioni d’oro superiori ai 3000 euro mensili costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale. Lo afferma il Codacons, commentando la proposta del M5S di intervenire sulle pensioni più alte.
Confrontando gli ultimi dati Istat e Inps si scopre che nel nostro paese sono poco più di un milione (il 6,8% del totale) le pensioni d’oro superiori ai 3000 euro mensili, per un controvalore che sfiora i 30 miliardi di euro annui – spiega il Codacons – Se da un lato c’è chi può contare su pensioni di lusso, dall’altro ci sono 1,68 milioni di pensionati con un assegno che non raggiunge i 500 euro mensili (10,8% del totale) e che fanno la fame non potendo contare su un reddito dignitoso.
“Per questo riteniamo corretta la decisione di intervenire sulle pensioni più alte ed eliminare le gravi disuguaglianze che pesano sulla collettività – afferma il presidente Carlo Rienzi – Una misura tuttavia estremamente difficile da attuare nel nostro paese, considerato che si tratta di diritti già acquisiti”.

tratto da: https://codacons.it/pensioni-doro-m5s-rilancia-tagli-sopra-4-500-euro/

La proposta di Mario Giordano: “E se tagliassimo la pensione d’oro di Lamberto Dini?” …ricordiamo che è quello che ha tagliato le pensioni alla Gente imponendo il divieto di cumulo. Però Lui non si è tagliato niente e ne cumula 3 per un totale di 32.000 Euro…!

 

Lamberto Dini

 

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La proposta di Mario Giordano: “E se tagliassimo la pensione d’oro di Lamberto Dini?” …ricordiamo che è quello che ha tagliato le pensioni alla Gente imponendo il divieto di cumulo. Però Lui non si è tagliato niente e ne cumula 3 per un totale di 32.000 Euro…!

 

Mario Giordano: ‘E se tagliassimo la pensione d’oro di Lamberto Dini?’

“Oggi ho voglia di urlare perché è rispuntato fuori lui”.

Così Mario Giordano contro Lamberto Dini venerdì scorso durante una diretta su Facebook in cui chiede ai suoi fan se è opportuna tagliare la sua (di Dini) pensione d’oro.

L’ex direttore del Tg4 spiega che Dini, l’ex presidente del Consiglio che tagliò le pensioni degli italiani nel 1994 e impose il divieto di cumulo, prende tre pensioni: 7mila euro dall’INPS, 18mila euro dalla Banca d’Italia e 6mila euro lordi di vitalizio. Per un totale di 32mila euro lordi.

“Dice lui – spiega Giordano – ‘ci sono i diritti acquisiti, non si possono toccare’. Ieri c’è stata una sentenza della Corte Europea di Strasburgo che dice sostanzialmente che si possono tagliare i diritti acquisiti ai pensionati perché non sono sul lastrico”.

“Facciamo una colletta – continua il giornalista – aiutiamo questo signore che stamattina si lamenta perché teme che gli tocchino la sua pensione d’oro. E’ preoccupato Lambertuccio. Dopo aver tagliato le pensioni degli italiani, dopo aver messo il divieto di cumulo ed essersi assicurato il cumulo sulla sua pensione il signor Lambertuccio Dini è molto preoccupato. Propongo una colletta per aiutarlo, per fare in modo che ce la possa fare a sopportare questa difficoltà in cui si trova a vivere con 32mila euro di pensione al mese”.

E conclude: “Vedete che non si smette mai di urlare? C’è sempre bisogno di urlare”.

 

L’accusa del Codacons – Le pensioni d’oro, quelle superiori ai 3000 euro mensili, costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale.

 

pensioni d’oro

 

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L’accusa del Codacons – Le pensioni d’oro, quelle superiori ai 3000 euro mensili, costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale.

 

PENSIONI D’ORO, CODACONS: COSTANO QUASI 30 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO

IN ITALIA 1 MILIONE LE PENSIONI CHE SUPERANO I 3000 EURO AL MESE, MENTRE 1,68 MILIONI SONO LE PENSIONI INFERIORI A 500 EURO MENSILI

Le pensioni d’oro superiori ai 3000 euro mensili costano alla collettività circa 30 miliardi di euro all’anno, e rappresentano una grave forma di disuguaglianza economica e sociale. Lo afferma il Codacons, commentando la proposta del vicepremier Di Maio di intervenire sulle pensioni più alte.
Confrontando gli ultimi dati Istat e Inps si scopre che nel nostro paese sono poco più di un milione (il 6,8% del totale) le pensioni d’oro superiori ai 3000 euro mensili, per un controvalore che sfiora i 30 miliardi di euro annui – spiega il Codacons – Se da un lato c’è chi può contare su pensioni di lusso, dall’altro ci sono 1,68 milioni di pensionati con un assegno che non raggiunge i 500 euro mensili (10,8% del totale) e che fanno la fame non potendo contare su un reddito dignitoso.
“Per questo riteniamo corretta la decisione di intervenire sulle pensioni più alte ed eliminare le gravi disuguaglianze che pesano sulla collettività – afferma il presidente Carlo Rienzi – Una misura tuttavia estremamente difficile da attuare nel nostro paese, considerato che si tratta di diritti gia’ acquisiti”.

tratto da: https://codacons.it/pensioni-doro-codacons-costano-quasi-30-miliardi-di-euro-allanno/

Luigi Di Maio sulle pensioni: “Aumentiamo le minime tagliando quelle d’oro” – “Percepire una pensione da 20.000 euro, se non hai versato i contributi, non è un diritto acquisito, è un privilegio rubato”

 

Di Maio

 

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Luigi Di Maio sulle pensioni: “Aumentiamo le minime tagliando quelle d’oro” – “Percepire una pensione da 20.000 euro, se non hai versato i contributi, non è un diritto acquisito, è un privilegio rubato”

La proposta di Luigi Di Maio sulle pensioni: “Aumentiamo le minime tagliando quelle d’oro”

Cosa prevede la proposta di Luigi Di Maio sulle pensioni? Il ministro del Lavoro su Facebook: “Abolire le pensioni d’oro che per legge avranno un tetto di 4.000/5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima”.

“Chi si merita pensioni alte per avere versato i giusti contributi ne ha tutto il diritto, ma quest’estate per i nababbi a spese dello Stato sarà diversa”. Parola di Luigi Di Maio, vice premier e neo-ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico del governo Conte, che interviene, tramite la sua pagina Facebook, sulla spinosa questione delle pensioni. La sua proposta è molto chiara: “Vogliamo finalmente abolire le pensioni d’oro che per legge avranno un tetto di 4.000/5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime”.

Di Maio definisce le pensioni d’oro uno “sfregio a quei tre milioni di italiani che non hanno neppure i soldi per fare la spesa”. E ancora continua: “Alcuni non faranno proprio le ferie. Altri invece faranno vacanze da nababbi sullo yacht perché hanno una pensione d’oro di migliaia e migliaia di euro – in alcuni casi anche oltre 20.000 euro netti – che da anni gli paga tutta la collettività a causa delle distorsioni del vecchio metodo retributivo, che gli permette di avere molti più soldi rispetto a quelli che hanno versato. Quest’estate non ci sono i mondiali, ma presto avremo qualcosa da festeggiare: la fine delle pensioni d’oro e l’inizio di un’Italia più giusta”.

Ma questa proposta non sembra convincere tutti. Come ha sottolineato Giuliano Cazzola, esperto in materia di pensioni, a Repubblica, “da una parte vogliono punire delle persone che hanno ricevuto una pensione in base alle leggi vigenti, ovvero la riforma Brodolini che, nel 1969, adottò la formula retributiva. Dall’altra, però, premiano quelle stesse persone che, grazie alla flat tax, beneficeranno di un abbattimento dell’aliquota fiscale di quasi 30 punti (dal 43 al 15 per cento). E questo in violazione di quanto previsto dalla Costituzione all’articolo 53 sulla progressività fiscale”. Anche il segretario reggente del Partito Democratico, Maurizio Martina, è intervenuto sulla questione. “Di Maio prende in giro gli italiani, rifaccia i conti. Con la flat tax i redditi dei pensionati d’oro cresceranno del 30%. A tutti gli altri solo briciole”, ha twittato sul proprio account ufficiale.

fonte: https://www.fanpage.it/la-proposta-di-luigi-di-maio-sulle-pensioni-aumentiamo-le-minime-tagliando-quelle-doro/

 

M5S: ‘Percepire una pensione da 20.000 euro, se non hai versato i contributi, non è un diritto acquisito, è un privilegio rubato’

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/06/23/m5s-percepire-una-pensione-da-20-000-euro-se-non-hai-versato-i-contributi-non-e-un-diritto-acquisito-e-un-privilegio-rubato/

La più grande vittoria dei sindacati Italiani: SALVATE LE PENSIONI – Le loro pensioni d’oro non si toccano…!

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La più grande vittoria dei sindacati Italiani: SALVATE LE PENSIONI – Le loro pensioni d’oro non si toccano…!

La più grande vittoria dei sindacati: la pensione d’oro non si tocca

Non solo l’ormai celeberrima questione del taglio dei vitalizi sulla quale la montagna, alias Camera e Senato, ha partorito un topolino. Ce n’è anche un’altra, stavolta relativa alle pensioni dei dipendenti di partiti politici, organizzazioni sindacali e associazioni di tutela e rappresentanza della cooperazione, sulla quale qualcuno in questa legislatura avrebbe voluto rimettere pesantemente mano. Questo qualcuno risponde al nome di Walter Rizzetto, deputato ex M5S oggi in Fratelli d’Italia (FdI), che il 24 ottobre 2014 ha depositato alla Camera una proposta per abrogare la legge Mosca. Ovverosia la norma, approvata l’11 gennaio 1974, che ha concesso il riconoscimento di un regime contributivo agevolato a persone che hanno prestato attività lavorativa alle dipendenze di partiti, sindacati, istituti di patronato e associazioni del mondo cooperativo. E che, per Rizzetto, “è l’emblema delle storture del sistema-Italia” visto che “ha rappresentato un palese caso di conflitto di interessi” perché “è stata proposta dall’onorevole Giovanni Mosca, sindacalista della Cgil, per favorire partiti e sindacati”.

Doppia mandata – Che fine ha fatto la pdl? Qui viene il bello: in tre anni e passa è infatti rimasta saldamente chiusa a chiave nei cassetti della commissione Lavoro di Montecitorio, della quale Rizzetto è vicepresidente. A nulla sono serviti i successivi tentativi dell’interessato di riportarla all’attenzione del dibattito parlamentare. “Anche con l’ultima legge di bilancio ho presentato un emendamento per l’abolizione definitiva della legge Mosca”, ricorda a questo proposito il deputato, ma “ancora una volta è stato respinto da una certa parte politica che teme delle ripercussioni nei confronti dei beneficiari. Queste stesse persone, a questo punto, devono prendersi le loro responsabilità e andare a dire agli esodati, esuberati, licenziati e giovani che non avranno mai una pensione congrua, perché vengono invece pagate pensioni a dei ‘miracolati’ che non hanno versato contributi”. Nel tempo prorogata, ricorda ancora l’esponente del partito di Giorgia Meloni, da sempre in lotta contro pensioni d’oro e simili, “fino al marzo del 1980, la legge ha consentito a 35.564 persone di beneficiare di pensioni agevolate e di godere del riscatto a basso costo degli anni trascorsi nel partito politico o nel sindacato, prevedendo, irragionevolmente, quale requisito sufficiente per l’attribuzione dei contributi, la mera dichiarazione del rappresentante del partito o del sindacato per attestare l’avvenuta prestazione lavorativa”.

Piatto ricco – Circostanza che ha determinato una moltitudine di procedimenti giudiziari, come quello contro 111 lavoratori fittizi di Pci, Dc, Cisl e Lega Coop, accusati di aver usufruito della pensione garantita dalla legge Mosca senza aver mai prestato attività lavorativa. Proprio così. Nonché un salasso per le casse dell’Inps, il nostro istituto di previdenza, mica da ridere: 25mila miliardi di vecchie lire, cioè 12 miliardi e mezzo di euro. “Addirittura – conclude Rizzetto – sembra che anche l’ex presidente Napolitano usufruisca dell’assegno previdenziale previsto dalla legge Mosca. In merito ho presentato un’interrogazione (al ministro Poletti, ndr), ma siamo arrivati alla fine della legislatura e nessuna risposta è arrivata dal Governo, né l’interessato ha mai smentito di percepire questo beneficio”.

SONO SENZA VERGOGNA! – La Fornero attacca Papa Francesco perchè si è “permesso” di criticare le “pensioni d’oro” e si è schierato dalla parte dei lavoratori e dei disoccupati…!!!

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SONO SENZA VERGOGNA! – La Fornero attacca Papa Francesco perchè si è “permesso” di criticare le “pensioni d’oro” e si è schierato dalla parte dei lavoratori e dei disoccupati…!!!

Non poteva mancare la reazione della casta. Papa Francesco si è schierato contro le pensioni d’oro e ha criticato il fatto di far lavorare gli anziani e lasciare i giovani senza lavoro: “Non sempre e non a tutti è riconosciuto il diritto a una giusta pensione, giusta perché né troppo povera né troppo ricca: le ‘pensioni d’oro’ sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni. Quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”, ha detto Francesco.

Apriti cielo: ai fake media e al regime le parole del Papa non sono piaciute. Ma non possono reagire, perché è troppo impopolare attaccare il Santo Padre su un tema così popolare.
Ma c’è chi ha il coraggio di farlo. Elsa Fornero, che con la sua riforma ha innalzato l’età pensionistica e prodotto migliaia di esodati. L’ex ministra dovrebbe perlomeno avere la dignità di tacere. E invece apre ancora bocca, e lo fa nel modo sbagliato:
“Tutto dipende da cosa intendiamo per anziano,” ha detto la Fornero in un’intervista a Radio Capital. E ha poi aggiunto: “Se guardassimo dall’ottica di chi difende il pensionamento in età giovane, il Papa dovrebbe forse essere in pensione già da molti anni”.

E ancora:
“Il pensionamento graduale per chi è a fine carriere è una bella idea, ma faticosa da attuare. Sarebbe bello se il Papa mettesse in piedi una commissione per valutare operativamente quest’ipotesi senza però aumentare i debiti che andrebbero a ricadere sulle spalle dei giovani”.
Cara Fornero, istituire commissioni non è compito del Papa. Francesco ha invitato una politica corrotta ad ascoltare i bisogni degli ultimi, colpiti dalle riforme lacrime e sangue dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni.

I signori al governo hanno creato una guerra tra poveri: anziani vs giovani. Ma questa opposizione non deve esistere: lo Stato deve garantire il benessere di entrambi. E poi, cara Fornero, ci spieghi due cosette: perché non l’ha creata lei questa commissione, invece di invitare il Papa a farlo?
E perché il suo governo non ha tagliato davvero tutte le pensioni d’oro, alleviando i giovani da questo debito enorme?

 

Fonte: SilenzieFalsità.it

Anche Papa Francesco si scaglia contro le “pensioni d’oro” della casta: “sono un’offesa al lavoro”…!

 

Papa Francesco

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Anche Papa Francesco si scaglia contro le “pensioni d’oro” della casta: “sono un’offesa al lavoro”…!

 

PENSIONI D’ORO, ANCHE IL PAPA SFERZA LA POLITICA

«Non sempre e non a tutti è riconosciuto il diritto a una giusta pensione, giusta perché né troppo povera né troppo ricca: le ”pensioni d’oro” sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni».

Queste sono le stesse parole che usiamo da anni e che hanno ispirato le nostre proposte in materia di pensioni d’oro!

È inaccettabile avere persone che prendono fino a 90mila euro mensili quando contemporaneamente assistiamo a milioni di disoccupati o pensionati a 400€ che fanno la fame.
Vitalizi, pensioni gonfiate e ingiustizie sono uno scandalo a cui mettere mano immediatamente: questi miliardi di euro recuperati potrebbero aiutarci a portare le pensioni minime sopra la soglia di povertà calcolata dall’Istat in 780€ mensili.

Per fare paragoni con situazione pratiche concrete e reali, attualmente circa 100mila pensionati d’oro che costano 13miliardi di euro l’anno, quasi il doppio di quanto servirebbe per impedire ad esempio l’aumento dell’IVA al 25.4%.

Dicono siano diritti acquisiti, ma stranamente sono gli unici diritti ad essere acquisiti in un Paese dove i diritti vengono svenduti.

Attuare misure di giustizia sociale non solo è sacrosanto dal punto di vista etico, ma anche sostanziale per i cittadini in difficoltà. Per attuare queste scelte politiche serve un governo che abbia le mani libere..

Vi ricordate quando nella stabilità di qualche anno fa scoprimmo i lobbisti in commissione bilancio spingere per l’approvazione di emendamenti che salvassero le pensioni d’oro?
O come il PD e il governo si siano opposti alla nostra mozione di taglio delle pensioni d’oro che abbiamo presentato appena entrati alla camera?

Con il Movimento 5 stelle al governo questo non solo non accadrà mai, ma si porrà fine a palesi ineguaglianze e ingiustizie.

Condividi se vuoi che questa vergogna venga abolita al più presto.

Sorial Girgis Giorgio

Sindacati, stipendi d’oro (300mila euro annui, più di quanto guadagna Obama) e pensioni da nababbi. Gli operai, con i loro 1200 Euro al mese, mantengono nel lusso chi dovrebbe tutelarli!

 

Sindacati

 

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Sindacati, stipendi d’oro (300mila euro annui, più di quanto guadagna Obama) e pensioni da nababbi. Gli operai, con i loro 1200 Euro al mese, mantengono nel lusso chi dovrebbe tutelarli!

 

CISL: DIRIGENTI CON STIPENDI DI 300 MILA EURO ANNUI, PIU’ DI OBAMA E MERKEL, GLI OPERAI CON I LORO 12OO EURO MESE MANTENGONO NEL LUSSO CHI DOVREBBE TUTELARLI
Cisl, scoppia il caso dei mega-stipendi. Dirigente li denuncia ma verrà espulso. Nel dossier firmato da Fausto Scandola un atto d’accusa corredato di nomi e cifre: retribuzioni che sfiorano i 300mila euro l’anno.
È un lungo sfogo di un dirigente sindacale inviato via mail a troppe persone e questo, probabilmente, gli costerà l’espulsione dalla Cisl: la raccomandata infatti gli è già arrivata a casa. Un atto d’accusa corredato di nomi e cifre che fanno una certa impressione, vista la crisi generale del sindacato e quella ancor più complessiva del mondo del lavoro: ci sono sindacalisti dell’organizzazione guidata da Annamaria Furlan che si portano a casa stipendi che neanche Barack Obama, superando di slancio pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sfiorando i 300mila euro annui.
Il mini-dossier firmato dal veneto Fausto Scandola sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l’ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all’insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori? “.
Ecco qualche nome e cifra in lista: Antonino Sorgi, presidente nazionale dell’Inas Cisl, nel 2014 si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, più 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, più moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl.
Di mezzo, nella denuncia, ci va anche la stessa Furlan. Il 9 luglio scorso – è sempre la denuncia di Scandola, che racconta – il comitato esecutivo nazionale confederale della Cisl approva all’unanimità un nuovo regolamento presentato dalla segretaria generale. Dove si parla di trasparenza, fissando finalmente delle regole precise sugli stipendi. Confrontando tutti i livelli della Cisl cosa ne esce fuori? Che l’aumento tabellare tra il 2008 (anno di inizio di una crisi non ancora conclusa) e il 2015 è pari al 12,93 per cento. A conti fatti, va detto, sarebbe l’inflazione. Se Furlan nel 2008 portava a casa un totale lordo di 99mila euro, ora potrebbe arrivare a 114mila. Sarà questo lo stipendio massimo consentito. Al mese fanno 3.326 euro netti più un altro 30 per cento di indennità.

Uno scandalo di cui i Tg non ci parlano: le pensioni d’oro dei sindacalisti gonfiate con un trucchetto. Boeri vorrebbe bloccarle ma Poletti non fa partire la circolare…!

scandalo

 

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Uno scandalo di cui i Tg non ci parlano: le pensioni d’oro dei sindacalisti gonfiate con un trucchetto. Boeri vorrebbe bloccarle ma Poletti non fa partire la circolare…!

 

Più la poltrona dal presidente dell’Inps traballa e più Tito Boeri rincara la dose dei suoi attacchi. L’ultimo bersaglio colpito è stato il mondo blindato dei sindacati e quella grande vergogna delle pensioni d’oro riservate ai lavoratori in aspettativa sindacale. Da tempo Boeri avrebbe redatto il testo di una circolare – che dovrebbe diffondere il ministero del Lavoro – con la quale bloccare per sempre i privilegi che gonfiano gli assegni dei sindacalisti diretti alla pensione. Con non poca stizza, il ministro Giuliano Poletti gli ha risposto che quella circolare è al vaglio dell’ufficio legislativo.

Per Boeri l’attacco ai sindacati potrebbe diventare letale. Già sulla sua testa da tempo pende la riforma della governance dell’istituto di previdenza, dopo la quale i suoi detrattori sono sicuri che sarà costretto a fare i bagagli. Il problema delle pensioni d’oro tra quelli che una volta difendevano i lavoratori è ben noto a tutti. Per prassi, riporta il Giorno, le organizzazioni sindacali versano contributi aggiuntivi, rispetto a quelli figurativi, a favore di chi è in aspettativa o sono in distacco sindacale e hanno finito la loro carriera. In questo modo l’importo della pensione si gonfia più o meno del 27% in più rispetto a qualsiasi altro normale lavoratore.

Boeri nello stesso giorno si è preso anche la briga di attaccare il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, e la deputata del Pd maria LuisaGnecchi, colpevoli di aver preteso trasparenza nei dati, per esempio sulle stime che non corrispondono alla realtà per la salvaguardia degli esodati. Secondo Boeri però è tutta una macchinazione per “volta sistematicamente a gettare discredito sull’Istituto che gestisce la protezione sociale in Italia e sulle statistiche che produce. Se così fgosse sarebbe un gioco pericoloso”. Vero, ma nell’immediato chi sembra più a rischio di perdere il posto sembra proprio Boerl.

Con fonte Libero Quotidiano

Ricordiamo l’accusa di Tito Boeri, ovviamente caduta nel vuoto: “I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo”!

Tito Boeri

 

 

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L’accusa di Tito Boeri: I vitalizi dei parlamentari sono ingiustificati. Se si applicasse il sistema contributivo si avrebbe un risparmio quasi un miliardo e mezzo!!!

 

Tito Boeri ha lanciato l’allarme: “I vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati”. Si risparmierebbero circa 76 milioni l’anno se si portassero le pensioni dei parlamentari a valori normali, applicando il sistema contributivo si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’ anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali.

Da IlTempo.it:

I vitalizi dei parlamentari, ovvero la rendita concessa a deputati e senatori al termine del mandato parlamentare, è circa il doppio di quanto hanno versato. Una vera cuccagna che passa di generazione in generazione, a mogli, mariti, figli e fratelli che per decenni vivono con l’assegno dello scomparso. Una rendita che nasce da una contribuzione minima, da una sola legislatura o addirittura da un solo giorno in Parlamento. Un caso emblematico è quello del deputato Luca Boneschi dei Radicali che per aver trascorso ventiquattr’ore alla Camera nel febbraio del 1982 ha avuto la pensione a vita.

L’Inps ha calcolato che un vitalizio parlamentare se fosse calcolato con il metodo contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori, si ridurrebbe del 40%. L’assegno minimo passerebbe da 26.379 euro a 2.487 euro, mentre quello medio scenderebbe da 56.830 euro a 33.568 euro. I tagli interesserebbero il 96% dei casi.

In altre parole «i vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati» ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione nella commissione Affari costituzionali della Camera.

Oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per cariche elettive alla Camera o al Senato, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro. E si tratta di «una sottostima» ha precisato Boeri perchè sono stati esclusi eventuali anni di servizio presso il Parlamento europeo o presso Consigli Regionali. Insomma è solo la punta di un iceberg.

Portando le prestazioni parlamentari ai valori normali la spesa scenderebbe a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all’anno (760 milioni nei prossimi 10 anni). Applicando il sistema contributivo per il ricalcolo dell’insieme delle cariche elettive, si avrebbe un risparmio di circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni (oltre 100 milioni all’anno). Il meccanismo dovrebbe essere applicato non solo ai parlamentari ma anche ai consiglieri regionali. Il risparmio, osserva Boeri, sarebbe di «misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali». L’andamento della spesa per vitalizi in relazione ai contributi versati dal 1965 ad oggi, a prezzi 2016, evidenzia che «la spesa sia stata negli ultimi 40 anni sempre più alta dei contributi».

Il presidente ricorda che normalmente un sistema a ripartizione, in cui i contributi pagano le pensioni in essere, alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. «Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500».

L’andamento del sistema era «più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire», dice Boeri. «Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi». Facendo un confronto con le diverse gestioni speciali «in nessun caso, dice Boeri, «il divario è così accentuato come nel caso dei vitalizi dei parlamentari».

L’Inps ha formulato, nel giugno 2015, proposte di riforma del sistema pensionistico che comportavano una revisione dell’istituto dei vitalizi in parallelo a interventi su circa 350.000 trattamenti in essere di pensionati che non provengono da carriere elettive. Ma contro queste proposte si è subito schierata l’Associazione degli ex parlamentari che ha sollevato il problema dell’anti costituzionalità di qualsiasi ricalcolo.

Ma vediamoli questi assegni d’oro. Luciano Violante percepisce un vitalizio di 9.363 euro al mese,Giuliano Amato arriva a 31.411 euro al mese, Nichi Vendola pensionato d’oro all’età di 57 anni riceve dalla regione Puglia un assegno di 5.618 euro. Walter Veltroni ogni mese incassa 5.373, Massimo D’Alema appena 90 euro in meno del suo storico rivale. Marco Pannella porta a casa una pensione invidiabile da 5.691 euro al mese. Con 35 anni di contributi versati e per la prima volta fuori dal Parlamento, dopo il declino della sua parabola nel centrodestra, percepisce il vitalizio anche l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini (5.614 euro). Poi Prodi (2.864), Rodotà (4.684) e Franco Marini(5.800). Anche Irene Pivetti ha maturato un cospicuo vitalizio a seguito dei suoi 9 anni di mandato parlamentare, durante il quale ha occupato anche la carica di Presidente della Camera. Dal 2013, ovvero da quando aveva solo 50 anni, percepisce 6.203 euro al mese. Alfonso Pecoraro Scanio , deputato dal 1992 al 2008, riceve 8.836 euro al mese da quando aveva 49 anni. A Vittorio Sgarbi per essere rimasto in carica per 4 legislature riceve 8.455 euro. Ma c’è poco da indignarsi: è scritto nel Regolamento. Giancarlo Abete è dal 1992 che non occupa i seggi parlamentari, ma da quando aveva 42 anni riceve 6.590 euro mensili. Rosa Russo Iervolino , parlamentare per oltre 20 anni e più volte Ministro, riceve mensilmente il suo assegno da circa 5400 euro netti. Alla cifra contribuisce anche il cumulo acquisito come sindaco di Napoli, dal 2001 al 2011. Pensionata a 41 anni e con un assegno di 8.455 euro, si può. È il caso di Claudia Lombardo , definita Miss Vitalizio d’oro. Eletta per la prima volta nel Consiglio Regionale della Sardegna quando aveva 21 anni e divenuta presidente nel 2009 con una carriera fulminea. Domenico Gramazio , passato alla storia parlamentare per aver festeggiato la caduta di Prodi nel 2008, mangiando in Senato una fetta di mortadella, percepisce 10.877 euro. Gianni De Michelis , percepisce 5.800 euro netti al mese.