Giampaolo Pansa: Renzi? Non è né di destra né di sinistra, è una carogna!

 

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Giampaolo Pansa: Renzi? Non è né di destra né di sinistra, è una carogna!

 

Giampalo Pansa: il partito renzista sarà unico e autoritario

di Giampaolo Pansa

È un ingenuo Gianni Cuperlo, uno dei big del Partito democratico. Anche se ha passato la cinquantina, conserva la faccia del ragazzo bello e bravo che farebbe la gioia di tante madri con figlie a carico. Cuperlo è stato una giovane promessa del Pci, poi del Pds, sino ad arrivare al Pd odierno. Nel caos dei democratici, resta una delle voci ascoltate. E nella direzione del 20 ottobre, si è domandato con allarme se Matteo Renzi, partendo dalla convention della Leopolda, non stia meditando di costituire un partito parallelo a quello che oggi guida come segretario e, al tempo stesso, come premier.*

Cuperlo si sbaglia. Renzi non intende affatto dar vita a un bis del Pd. Più semplicemente, e brutalmente, vuole a prendersi tutto il partito attuale. Per trasformarlo dapprima in un partito personale e poi in un partito unico e autoritario. Con un solo uomo al comando: se stesso. E senza veri concorrenti.

Come lo chiamerà non lo sappiamo. I media hanno parlato di Partito della Nazione. Ma l’unica certezza e che sarà una costruzione diversa da tutte le altre che conosciamo, senza opposizioni, in grado di inchiodare la politica italiana a un regime personale. Dove conterà soltanto il verbo del leader.
I politici come Cuperlo dovrebbero dedicare le proprie energie intellettuali a domandarsi se Renzi abbia il carattere adatto, la tenacia giusta e la forza sufficiente per realizzare questo progetto. II Bestiario teme di si. E adesso cercherà di aiutare i Cuperlo d’Italia a scrutarlo molto da vicino. Per capire quante probabilità abbia di diventare Leader Solitario del nostro sfortunato paese.

Prima di tutto, Matteo è un soggetto impossibile da classificare. E’ di sinistra, di destra, di centro? Domande inutili. Renzi è Renzi, un Fregoli della politica, capace di tutti i travestimenti e di qualsiasi parte in commedia. Sempre più spesso, ho il sospetto che, da cattolico, sia convinto di essere un unto del Signore, destinato dal Padreterno a essere il padrone dell’Italia e guidarla verso traguardi luminosi. Per limitarmi ad altre figure della storia europea, la stessa convinzione animava Benito Mussolini, Adolf Hitler e persino Giuseppe Stalin. Anche se quest’ultimo, un marxista integrate, non credeva in Domineddio.

E’ possibile che Renzi sia convinto di aver ricevuto mandato da un’entità superiore. Ed è proprio questo che lo spinge a essere super sicuro di se spesso. Protervo. Sfrontato. Ironico. Sfottente. Persino bullo. Osservatelo alla tivù quando sta in un consesso internazionale. In maniche di camicia e la faccia da ragazzo che la sa lunga, sembra il nipote degli altri leader europei. Persino la cancelliera Angela Merkel mette da parte la sua mutria da walkiria per diventare una zia cautelosa di questo enigmatico bamboccione italico.

Perché Renzi potrebbe riuscire nell’intento di diventare il solo dominus della politica italiana? Prima di tutto perché ha il carattere del leader di animo cattivo, per non dire da carogna. Chi è obbligato a trattare con lui racconta che è vendicativo al massimo, pronto a rappresaglie anche personali. Non ha pietà per nessuno. Pensate alla fine che ha fatto a Matteo Richetti, renzista della prima ora, liquidato in un amen come competitor alla carica di presidente dell’Emilia Romagna: «Vai a fare altro». O al licenziamento di Carlo Cottarelli, il tecnico incaricato da Enrico Letta di indicare i tagli della spesa pubblica.

Politico del Duemila, Renzi sa approfittare come pochi dell’unico media vincente in quest’epoca dove il fumo conta più dell’arrosto: la televisione. Secondo Il Fatto quotidiano, nel solo mese di ottobre è stato in tivù per ben 77 ore. Ha invaso anche i programmi del suo ex avversario naturale, lo spompato Silvio Berlusconi. II suo cicì e ciciò con Barbara D’Urso su Canale 5 resterà nella storia come il primo caso di un cuculo che s’insinua nel nido di un altro pennuto. E lo devasta, con l’aria di fargli un favore.

Renzi sta già nel pieno della propria guerra lampo, il Blitzkrieg di hitleriana memoria. La velocità nell’azione è l’arma decisiva per la conquista totalitaria del potere. Qualcuno deve avergli spiegato che Benito Mussolini sconfisse le sinistre e s’impadroni dell’Italia nel giro di soli due anni, il 1921 e il 1922. Dallo squadrismo al regime passarono appena ventiquattro mesi. Poi ebbe inizio una dittatura destinata a durare un ventennio.

Chi lo affianca in questa corsa non ha dubbi né sulla tattica né sulla strategia del premier. E lavora con entusiasmo alla costruzione di un sisterna a cerchi concentrici. II punto focale è Renzi. Poi viene il primo cerchio magico, tutto di fedelissimi arrivati da Firenze. Il secondo cerchio, più largo, messo insieme alla belle meglio, zeppo di mediocri, e altrettanto pronto a seguirlo. II terzo è ancora in costruzione e lo vedremo affollato da un battaglione di signori che hanno favori da chiedere al premier e sono disposte a dare qualsiasi cosa in cambio.

Il Blitzkrieg renziano, se mai vincerà, trasformerà in peggio il sistema istituzionale italiano. Tutte le democrazie si reggono su un sistema di pesi e contrappesi indispensabili, che trovano nel Parlamento il luogo delle decisioni. Winston Churchill era solito dire: «La democrazia è un pessimo sistema di governo, ma finora non è stato inventato niente di meglio». Renzi, ormai è chiaro, disprezza il Parlamento. Preferisce parlare alla gente, ossia al popolo. Senza distinzioni di ceto, fede politica, condizione sociale.

In realtà è il primo leader populista che appaia sulla scena italiana. Al confronto, Beppe Grillo è un mister nessuno. Per trovare qualcosa di simile al Matteo di oggi bisogna risalire al primissimo dopoguerra, al Guglielmo Giannini nel momento di massima espansione del suo Uomo Qualunque. Una fiammata che si spense molto presto.

Dal momento che Giannini non aveva nessun potere, mentre Renzi ne ha persino troppi. Non credo che Partito Renzista, unico e autoritario, tramonterà presto. Siamo appena alle primissime sequenze di un film che durerà a lungo. Matteo può essere mandato al tappeto soltanto da qualche incidente pesante in Parlamento o nelle piazze. O dall’improvviso aggravarsi di una crisi economica e sociale che nessuno sarebbe in grado di contenere.

Ma se l’Italia proseguirà ad affondare lentamente in un declino senza scosse, Renzi continuerà a vincere. Per l’assenza o l’estrema fragilità degli oppositori. Il centrodestra in coma e un patetico Berlusconi sogna rimonte impossibili. Beppe Grillo rischia il tramonto. II Pd ostile a Matteo verrà risucchiato dalla Cgil che ha un nuovo leader in agguato: Maurizio Landini.

Nel caso di elezioni anticipate, il renzismo autoritario prenderà gran parte dei voti di quel cinquanta per cento di italiani impauriti dalla crisi e ancora disposti ad andare ai seggi. Affidarsi a un uomo solo è una pessima abitudine italiana. Dunque la domanda è una sola: Renzi avrà un’opposizione degna di questo nome? Bisogna sperare di sì. Contrastare un sistema che rischia di diventare oppressivo è una necessità democratica.

Quanti se ne rendono conto nel ceto politico, imprenditoriale, burocratico e nei media? Non ho risposte. Se è vero che il futuro è solo I’inizio, come strilla lo slogan della Leopolda, dobbiamo toccare ferro. E sperare in un soprassalto di orgoglio in quel che resta dell’Italia repubblicana.

http://dai.ly

 

 

Lo ammetto: faccio il docente per fare tre mesi di vacanza… Stupenda lettera di un insegnante al Ministro Poletti ed a Matteo Renzi – leggetela tutta, ne vale la pena !!

docente

 

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Lo ammetto: faccio il docente per fare tre mesi di vacanza… Stupenda lettera di un insegnante al Ministro Poletti ed a Matteo Renzi – leggetela tutta, ne vale la pena !!

Egregio Ministro Poletti,
ebbene sì lo devo e lo voglio ammettere. Mi sono laureato, ho preso due abilitazioni a numero chiuso, ho fatto un concorso nazionale e sono precario da 13 anni (assunto il primo di settembre e licenziato il 30 giugno) non tanto perché volevo far l’insegnante, ma per godermi tre mesi di vacanze estive, oltre ovviamente a quelle natalizie, pasquali, di carnevale e ai ponti dei santi, dell’immacolata, del 25 aprile, del primo maggio e del 2 giugno. Peccato non si stia a casa anche il giorno della festa della mamma, del papà, della donna e magari dei nonni.
Egregio ministro Poletti,
ebbene sì lo devo e lo voglio ammettere, la volgarità e la disonestà intellettuale che caratterizza lei e tutto il governo Renzi è squallida e imbarazzante, sintomo di un paese sempre più allo sbando, retto da personaggi di piccolo cabotaggio, corrotti, prepotenti e mediocri.
Probabilmente signor Ministro lei è troppo impegnato in cene e feste con importanti esponenti di Mafia Capitale per conoscere la professione dei docenti e la realtà in cui vivono gli studenti italiani; altrimenti saprebbe che il numero di giorni di scuola in Italia è pari a quello dei principali stati europei (Germania, Francia, Spagna. ..).
Le vacanze sono solo distribuite in modo diverso.
Se conoscesse le condizioni in cui versano gli edifici scolastici italiani e l’ubicazione geografica del Paese che governa, saprebbe, inoltre, che andare a scuola a luglio e agosto nella maggior parte delle città (Napoli, Bari, Palermo, Roma, Sassari, Milano) sarebbe impossibile.
Infine, signor Ministro, le ricordo che ormai anche il mio macellaio di fiducia (purtroppo sono carnivoro) non pensa che un insegnante faccia tre mesi di vacanza. Tra esami di stato, esami di riparazione, riunioni e programmazione le ferie dei docenti (trenta giorni più le domeniche) si concentrano per lo più da metà luglio al 31 agosto.
Comunque Egregio Ministro e Esimio Premier, fate bene ad umiliare costantemente noi insegnanti. Ce lo meritiamo. Negli ultimi decenni abbiamo accettato tutto supinamente: blocco salariale, classi pollaio, precarietà, aumento dell’orario di lavoro, edifici insicuri, cattedre spezzatino e concorsi truffa.
Ed ora, sprezzanti ma con il sorriso sulle labbra, state realizzando la privatizzazione della scuola e la sua trasformazione in un’azienda senza che il corpo docente italiano dia un sussulto di vitalità. Tra chi aspetta la pensione e chi pensa che un salario fisso anche se basso è meglio che niente, tra chi è stanco di lottare e chi si considera intellettuale, tra chi “tanto mio marito è un dirigente o libero professionista” e chi è solo e disperato, tra chi “o si blocca il paese per settimane o uno sciopero non serve a nulla” e chi ” ora servirebbe la rivoluzione”, gli insegnanti stanno assistendo inerti e rassegnati alla lenta morte della scuola pubblica, democratica e costituzionale.
Il nostro silenzio è complice. E non basta più (se mai è servito a qualcosa) sfogarsi solo sui social network.
Per chi non si vuole arrendere non vi è altra strada che la lotta, per la nostra dignità e per il futuro dei nostri figli e dei nostri studenti.
Una terza via non ci è data.

Matteo Saudino, docente di storia e filosofia a Torino.
Libero pensatore e cittadino del mondo.
(da https://www.facebook.com/pages/Matteo-Saudino/1400008323610329?fref=nf)

Lo sapevano anche i bambini che Tiziano Renzi era intercettato. E lui che fa? Geniale, gli telefona… È idiota davvero? No, pensa che lo siamo noi: SVEGLIA GENTE, È STATA TUTTA UNA FARSA!

 

Tiziano Renzi

 

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Lo sapevano anche i bambini che Tiziano Renzi era intercettato. E lui che fa? Geniale, gli telefona… È idiota davvero? No, pensa che lo siamo noi: SVEGLIA GENTE, È STATA TUTTA UNA FARSA!

 

Fino a ieri sentivo gente in Tv che ne parlavano seriamente… E io mi chiedevo, possibile tanta ingenuità? Lo sanno anche i bambini che il padre è intercettato e lui…

Poi finalmente oggi qualcuno comincia a capire.

Renzi, probabilmente con la complicità del padre, ha messo in scena questa melodrammatica sceneggiata degna del miglior Mario Merola dei tempi andati.

 

Ecco che scrive Franco Bechis:

Premio Oscar ai Renzi per quella telefonata

 

Nella lunga vicenda che emerge dall’inchiesta sugli appalti Consip non sempre i protagonisti si comportano in modo normale. Prendete l’amministratore di Consip, Luigi Marroni. Qualcuno gli spiffera che lo stanno intercettando in una indagine giudiziaria e che probabilmente anche in ufficio ha delle microspie. E lui che fa? Finta di nulla? Dal giorno dopo comincia a tessere lodi del gran lavoro che fa la procura di Napoli, di come sono bravi i pm e tira bacchettate a chiunque capiti a tiro di microspia: “no, questo non si può fare. Qui siamo gente per bene, e ci si comporta solo secondo legge”? No.

Sapendo di essere intercettato dai magistrati, il Marroni fa la cosa più stupida che sia immaginabile: parla davanti alle microspie e dice alla segretaria: “domani voglio la bonifica dell’ufficio”, cioè avvisa i magistrati che stanno ascoltando che lui grazie a una fuga di notizie sa di essere intercettato. Siccome anche un bambino capirebbe che proprio perché lo sai una microspia messa legittimamente dalla magistratura non si toglie, non resta che pensare che Marroni parlasse in quel modo ai magistrati  chiedendo loro di chiamarlo in fretta perché aveva delle cose da dire. E in effetti le ha dette.

Dopo alcuni mesi ci ritroviamo davanti a un episodio simile: la telefonata fra papà Renzi e figlio che Marco Lillo ha pubblicato in un libro allegato al Fatto Quotidiano e che ha scatenato una bufera politica piuttosto finta. Perché anche qui ha diritto di esistere più di un dubbio sulla genuinità di quel colloquio. Che secondo me è una straordinaria recita da premio Oscar. Vediamo perché. La telefonata viene intercettata alle 9 e 45 del 2 marzo. Matteo Renziquel mattino si è letto tutti i giornali e tutte le agenzie. Non possono essergli sfuggite le intercettazioni al telefonino del babbo. Sapeva dunque che quel telefonino era intercettato. Non solo, i giornali avevano pubblicato anche parti della informativa che davano perfino un suggerimento tecnico.

Ecco qui i consigli. A pagina 541: “ (…) al riguardo Bocchino suggerisce a Romeo di fare le chiamate attraverso whatsapp in quanto non sono captabili”. Pagina 515, e qui scrivono i carabinieri: “ il Russo effettua una chiamata proprio all’indirizzo del Renzi Tiziano per notiziarlo di essere arrivato sul luogo di un appuntamento precedentemente fissato (ovvero concordato utilizzando applicativi non intercettabili quali ad esempio whatsapp)”. Insomma, il figlio aveva appena letto che il padre era intercettato e che se avesse voluto parlargli in modo riservato, avrebbe dovuto telefonargli via whatsapp.

Invece sceglie di parlare a un pubblico più ampio, che comprende sicuramente gli appuntati in ascolto e successivamente a chiunque (anche la stampa) avesse potuto avere il brogliaccio di quell’intercettazione fra le mani. Infatti Renzi figlio non sbaglia una parola in quella telefonata. Invita il padre a dire la verità ai magistrati mostrando di fare il suo dovere. Lo pungola, finge di non credergli. Gli dice che davanti ai pm non deve raccontare balle come aveva fatto al povero Luca Lotti (tradotto: nel caso Consip Luca è vittima delle bugie paterne).

C’è perfino una strizzatina di occhio a Papa Francesco. Pochi giorni prima il vescovo di Mostar aveva bollato come “false” le apparizioni della Madonna a Medjugorje, e Bergoglio aveva commissariato il santuario. Matteo si lascia scappare con il babbo: “Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione dellaMadonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje”. Apparentemente c’è una sbavatura nella telefonata. Babbo Tiziano cerca di ricordarsi se mai in vita sua aveva incontrato Romeo come si dice.

Sì, ecco: un ricevimento al Four Season in cui c’era anche la moglie, mamma Lalla Bovoli. Renzi figlio lo ferma: “Non dire che c’era mamma altrimenti interrogano anche lei”. Una scivolata per uno che sa di essere intercettato? Macché: il papà è indagato, ha il diritto a dire quel che vuole e quindi consigliarlo non è istigazione ad alcun tipo di reato. E poi il ricevimento al Four Season era del 2012: Romeo non stava correndo per la super commessa di Stato, non c’era nessun renziano alla guida della Consip perché Renzi figlio non era presidente del Consiglio, né segretario del Pd (aveva appena perso le primarie contro Pierluigi Bersani). Insomma ai magistrati quell’incontro non sarebbe interessato nulla, non avrebbero interrogato proprio nessuno. Ma intanto a chi oggi legge quel passaggio scappa: “che bravo a difendere così la mamma…”

 

fonte: http://limbeccata.it/mavala/premio-oscar-ai-renzi-per-quella-telefonata/

Piero Pelù contro Renzi: “Sinistra? Questo Pd è fascismo” !!

 

Piero Pelù

 

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Piero Pelù contro Renzi: “Sinistra? Questo Pd è fascismo” !!

 

Il regime renziano fa fuori chi è libero e non la pensa come lui, ai tempi di Berlusconi e di Mussolini questa roba si chiamava fascismo. Altro che Partito democratico”.

Così su Facebook Piero Pelù, ritorna a quanto accaduto sul palco del concerto del Primo maggio, durante il quale ha attaccato il premier Matteo Renzi.

“Le camicie nere del governo Renzi – scrive il leader dei Litfiba – mi hanno bastonato duro per aver osato parlare di mafie italiane, di voto di scambio, di corruzione, di spese allucinanti e inutili che rubano risorse enormi alla scuola, alla sanità e alle famiglie che invece (e saranno poche) si dovranno accontentare dei famosi 80 euro (ne meritano molti di più, è chiaro ora il mio pensiero?) per continuare a sperare e sopravvivere”.

Pelù nel post su Facebook non risparmia attacchi anche ai giornalisti, rei di aver scritto falsità. In particolare il roker fiorentino se la prende con Francesco Merlo: “Ha scritto – dice – uno degli articoli più palesemente subdoli, faziosi, deliranti e psichedelici degli ultimi anni proprio su di me infarcendolo di bugie, falsità e inesattezze tanto da sembrare una triste battuta dall’inizio alla fine”.

 

tratto da: http://www.articolotre.com/2016/01/piero-pelu-si-scaglia-contro-renzi-sinistra-questo-pd-e-fascismo/

Renzi: “Non c’è nessun aumento dell’Iva, ma un bel tesoretto” …E infatti dopo 10 giorni il Governo vara la manovrina aumentando l’Iva! Insomma ancora una volta ci ha preso per il culo. E ci sono ancora idioti che gli darebbero il voto!

 

aumento dell’Iva

 

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Renzi: “Non c’è nessun aumento dell’Iva, ma un bel tesoretto” …E infatti dopo 10 giorni il Governo vara la manovrina aumentando l’Iva! Insomma ancora una volta ci ha preso per il culo. E ci sono ancora idioti che gli darebbero il voto!

 

Da Il Corriere della Sera:

Renzi: «Non c’è nessun aumento dell’Iva, ma un bel tesoretto»

Dopo il Documento di programmazione economica e finanziaria, che punta a trovare quei 20 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva, Renzi esulta:« Il Pd non è più il partito delle tasse» e «nessun buco di bilancio, ma un bel tesoretto»

«Non c’è nessun aumento di Iva, né della benzina, né dello zucchero. L’ultima volta che in Italia è aumentata l’Iva risale al primo ottobre 2013, un altro governo. Noi le tasse non le aumentiamo»

leggi QUI l’articolo intero

 

Bello no? Forte questo Renzi.

Ma poi uno che ha ancora un paio di neuroni funzionanti (escluso quindi quelli che votano Pd) si chiede: ma se Renzi ci ha lasciato un tesoretto da 47 MILIARDI …a che cazzo serve una manovrina da 3 miliardi? …e il dubbio che ci ha preso ancora una volta per il culo sorge spontaneo…

Il dubbio poi viene del tutto fugato quando leggi il Sole 24 Ore:

Manovra, ecco come aumenterà (gradualmente) l’Iva di qui al 2019

Insomma dubbio fugato:

Sì ci ha preso ancora per il culo!

Sì è un CAZZARO.

Ed in ultimo un pensiero ai coglioni che vorrebbero ancora votarlo. Perchè questi a prenderlo a quel posto, evidentemente, ci godono. E pure molto!

by Eles

 

 

Legge stadi, nella manovrina d’incanto sparisce il vincolo anti complessi residenziali che tanto dava fastidio agli amici di Matteo Renzi: via libera alle speculazioni edilizie per sport.

 

manovrina

 

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Legge stadi, nella manovrina d’incanto sparisce il vincolo anti complessi residenziali che tanto dava fastidio agli amici di Matteo Renzi: via libera alle speculazioni edilizie per sport.

 

Legge stadi, nella manovrina sparisce il vincolo anti complessi residenziali: via libera alle speculazioni edilizie per sport

Cancellato con un tratto di penna dalla vecchia normativa il divieto di legare la costruzione di nuove palazzine alla realizzazione di impianti sportivi. Nel 2013 sulla stessa questione il Pd renziano (con Dario Nardella in prima fila) insorse contro il governo Letta. Oggi il sindaco di Firenze (dove i Della Valle costruiranno un nuovo stadio da 40mila posti) dice al fatto.it: “In questi giorno sono stato preso dagli impegni locali in città, non ho seguito la vicenda, quindi non ho elementi per rispondere”. Il 10 marzo, però, alla presentazione del nuovo stadio della Fiorentina disse che il suo amico Luca Lotti gli aveva annunciato novità importanti sulla questione

Due curve, due tribune e quattro condomini, con appartamenti da rivendere e milioni da incassare: ora si può. Perché se fino a ieri chi voleva costruire nuovi stadi poteva pensare di rientrare nell’investimento realizzando solo cinema, negozi e centri commerciali, dal 24 aprile può mettere in cantiere anche palazzi, case, villette e relativi profitti di vendita. Un affare. Con un tratto di penna su una frase ben precisa contenuta nella vecchia legge sugli impianti sportivi, infatti, il governo Gentiloni ha cancellato il vincolo che impediva di inserire la realizzazione di complessi di edilizia residenziale all’interno del progetto dei nuovi campi sportivi. Che siano dedicati al calcio o ad altri sport poco importa: basta disegnare arene con capienze da almeno 20mila posti, trovare un imprenditore che fiuta l’affare, una società ambiziosa e un’amministrazione comunale compiacente ed il gioco è fatto. Lì dove c’era l’erba (del campo) ci saranno tante belle casette: lo stadio con gli appartamenti intorno, ovvero l’articolo 62 della manovrina firmata da Mattarella pochi giorni fa.

ALTRO CHE NORMA “SALVA STADIO DELLA ROMA” – L’hanno chiamata norma “salva stadio della Roma”, ma in realtà la posta in palio è molto più alta perché di fatto l’esecutivo ha riaperto al grande business della speculazione sugli impianti sportivi. Che, di fatto, potrebbero diventare cavallo di troia per imponenti colate di cemento. Anche residenziali come detto, in deroga ai piani regolatori: perché il divieto esplicito per cui i renziani si erano battuti strenuamente nel 2013 (quando erano ancora forza di minoranza del governo di centrosinistra) è stato ora cancellato dal ministro dello Sport, Luca Lotti, che ha già messo la firma sull’articolo della “manovrina” di primavera. “Una rivoluzione”, ha rivendicato in un’intervista al quotidiano L’Arena. E come dargli torto: prima la legge “non prevedeva nessun altro intervento” se non quelli “strettamente necessari” (definizione che già aveva prestato il fianco a interpretazioni discutibili), ora “può ricomprendere” praticamente tutto. Con la scusa di un nuovo impianto sportivo (neanche troppo grande: 20mila posti di capienza minima) le società potranno alzare condomini e palazzine, senza neppure il bisogno di una vera e propria variante urbanistica: dal ministero spiegano che la decisione finale spetterà sempre ai consigli comunali, ma di fatto i piani regolatori potranno essere superati semplicemente con il parere positivo della conferenza dei servizi.

SPARITO IL VINCOLO SUL RESIDENZIALE – Si tratta a tutti gli effetti di un colpo di mano. A sorpresa, peraltro. Perché nella “finanziaria-bis” licenziata dal consiglio dei ministri prima di Pasqua era atteso un capitolo dedicato agli investimenti sportivi, dove inserire la tanto attesa garanzia da 97 milioni di euro per la Ryder Cup e alcune misure per i mondiali di sci di Cortina. Ma nessuno si aspettava che spuntasse dal nulla anche un articolo dedicato alla “costruzione di impianti sportivi”. Una paginetta scarsa che modifica la normativa vigente in un paio di punti cruciali. La vera novità è riassunta tutta in una frase: in quello che c’è scritto (o meglio, in quello che non è scritto) all’interno del comma 1 dell’articolo 62: “Lo studio di fattibilità può ricomprendere anche la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto”. Dal testo è stata cancellata la frase “con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale” che compariva nella precedente legge n.147 del 2013 e che fino ad oggi aveva messo al riparo i progetti dall’invasione di nuove palazzine. Basta questa piccola spunta per aprire le porte alla speculazione.

“RISCHIO SPECULAZIONE” – “Il provvedimento è molto chiaro, nulla da interpretare: prima c’era un vincolo sul residenziale, ora non c’è più”, commenta Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente e deputato del Partito Democratico, da sempre attivo sulla questione stadi. “A me pare che questa operazione non riguardi tanto il nuovo stadio della Roma (a cui lui ora sta collaborando come consulente per la certificazione ambientale per i proponenti, nda), quanto altre città: ultimamente si è parlato di Firenze, mi vengono in mente anche i piani di Lotito per la nuova casa della Lazio che prevedevano una parte residenziale. Di sicuro in molti saranno contenti di questa legge”. La misura era stata presentata come un favore allo stadio della Roma perché propone una conferenza dei servizi più rapida, il cui parere conclusivo d’ora in poi servirà anche da variante urbanistica (lo scoglio su cui la giunta Raggi si era incagliata negli scorsi mesi, anche per le spaccature interne). Ma all’interno dello stesso Movimento 5 stelle romano ritengono che il vero obiettivo sia un altro: “Per quel che ci riguarda non ci sono grosse novità”, conferma a ilfattoquotidiano.it Daniele Frongia, assessore allo Sport del Comune. “Dopo la ‘manovrina’ l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, ha incontrato l’As Roma, ma è servito solo per ribadire gli accordi già presi: le carte in tavola non cambiano”. Ovvero a Tor di Valle non ci sarà nessuna riconversione degli edifici commerciali previsti dal dossier: “Con la vecchia o con la nuova legge, possiamo garantire che il residenziale non entrerà nel progetto. Prendiamo atto invece dell’accelerazione nell’iter della conferenza: nel nostro caso, dove tutto è già stato approfondito a lungo, potrebbe avere un risvolto positivo, il rischio è che abbia effetti deleteri altrove”.

LA GIRAVOLTA DEI RENZIANI – L’articolo 62 della manovrina, insomma, serve anche per chiarire che il parere della conferenza dei servizi sostituirà l’eventuale variante urbanistica necessaria in caso di cambio di destinazione d’uso dei terreni. Virginia Raggi vi avrebbe fatto volentieri ricorso negli scorsi mesi, quando il progetto di Tor di Valle si era arenato proprio per la difficoltà ad approvare un atto in giunta e poi in consiglio comunale (data la contrarietà dell’ex assessore Berdini e di alcuni consiglieri). Ora il processo accelerato sarà un aiuto in più, ma non sposterà gli equilibri che sembrano già raggiunti. Mentre potrebbe essere determinante per quei progetti ancora tutti da definire nel resto del Paese. C’è anche un ulteriore favore ai proponenti: la sospensione dei permessi per l’occupazione di suolo pubblico nel raggio di 300 metri dallo stadio in occasione delle partite, che rimetterà nelle mani delle società anche il business degli ambulanti. Ma queste sono briciole, in confronto alla possibilità di costruire palazzine e condomini, magari un intero nuovo quartiere, dove non potrebbe sorgere nulla. Un affare da milioni di euro.

NARDELLA: “NON HO SEGUITO LA VICENDA”. MA IL 10 MARZO ANNUNCIAVA NOVITA’ SULLA NORMATIVA – È curioso che quattro anni fa, quando il governo Letta aveva provato a cancellare il vincolo sul residenziale, tra i tanti a insorgere c’era stata anche l’ala renziana del Pd. Dario Nardella, uno dei primi promotori del ddl sugli stadi, aveva difeso personalmente quella clausola, definita come “discrimine” contro la “tentazione di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per altre finalità”. Oggi, contattato da ilfattoquotidiano.it, il sindaco di Firenze spiega di essere “preso dagli impegni locali in città” e di “non aver seguito la vicenda”. Eppure la città da lui amministrata è una di quelle maggiormente interessate dalle novità, visto che la famiglia Della Valle costruirà nel quartiere di Novoli (inizio lavori previsto nel 2019) un nuovo impianto da 40mila posti. Il progetto è stato presentato il 10 marzo e in quella occasione Nardella sottolineò – con grande soddisfazione – di aver saputo dal suo amico Luca Lotti che a breve ci sarebbero state modifiche importanti alla legge sugli stadi. Che quindi gli interessava eccome.

Dagli uffici del ministero dello Sport, invece, precisano che si tratta di una norma che vuole solo snellire alcuni passaggi burocratici e dare una spinta positiva alla ristrutturazione e costruzione di nuovi impianti. E i rischi speculativi? Chi lavora con Luca Lotti è sicuro: non ci sono perché la decisione finale spetterà sempre ai consigli comunali. Ed in effetti gli enti locali (il Comune, la Regione laddove competente) continueranno ad avere l’ultima parola all’interno della conferenza dei servizi. Ma stravolgere i profili delle città italiane grazie ad uno stadio medio-piccolo sarà molto più facile e veloce. E soprattutto redditizio, specie per chi al pallone vuole abbinare il mattone.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/27/legge-stadi-nella-manovrina-sparisce-il-vincolo-anti-complessi-residenziali-via-libera-alle-speculazioni-edilizie-per-sport/3545248/

Alitalia: presentati nuovi aerei, assunti 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: “Allacciate cinture, l’Italia decolla” …Ah no, scusate, questo è l’articolo di due anni fa…!!

 

Alitalia

 

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Alitalia: presentati nuovi aerei, assunti 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: “Allacciate cinture, l’Italia decolla” …Ah no, scusate, questo è l’articolo di due anni fa…!!

Scusate, ci siamo sbagliati. Abbiamo pubblicato l’articolo tratto dall’Ansa di due anni fa. Si, due anni fa quando Renzi twittava: “presentati i nuovi aerei, sembrava impossibile due anni fa. Ma Alitalia torna in pista, pronta su nuove rotte. Vola Alitalia, viva l’italia.

Questo tweet segue di poco l’invito a investire in Monte dei Paschi di Siena….

Il dubbio sorge: oltre ad essere un cazzaro, portasse pure sfiga?

by Eles

Scriveva l’Ansa 2 anni fa:

Alitalia assume 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: ‘Allacciate cinture, l’Italia decolla’

“Allacciatevi le cinture, perché stiamo decollando davvero. Lavorando duro l’Italia riprende il volo”. Il presidente del consiglio Matteo Renzi si rivolge così ai dipendenti di Alitalia e indica la ‘rinascita’ della nuova compagnia come metafora del Paese. L’occasione è la presentazione del nuovo brand e della nuova livrea, altra tappa del rinnovo della compagnia decollata 5 mesi fa. E che oggi ha anche raggiunto un importante accordo con i sindacati per la riassunzione di 310 dipendenti. Per sottolineare l’importanza dell’evento, ha partecipato all’hangar dell’aeroporto di Fiumicino anche il premier Renzi, che ha parlato ad una platea di oltre 1.500 dipendenti. “Se c’è una storia in cui l’Italia ha dato il meglio e il peggio di sé è proprio Alitalia”, ha detto Renzi, attribuendo la colpa del peggio dato in passato “in larga parte alla politica”. Negli anni Settanta però – ha ricordato – era probabilmente la compagnia numero uno al mondo e oggi per la prima volta c’è “un progetto non episodico e strumentale”. Quello che c’è oggi “sembrava impossibile due anni fa, ma Alitalia torna in pista, pronta su nuove rotte”, sintetizza il premier su twitter. Merito soprattutto dell’arrivo dei partner arabi di Etihad, cui Renzi ha voluto esprimere un ringraziamento, precisando però di non voler “mettere il cappello su un’operazione”: “Abbiamo avuto delle discussioni l’anno scorso, momenti anche duri, ma penso che adesso il futuro inizi davvero e quindi grazie per la decisione di Etihad di credere nel futuro dell’Italia e di Alitalia”, ha detto il premier, rivolgendosi al ceo di Etihad Airways e vicepresidente di Alitalia, James Hogan.

Il manager australiano, che per far crescere la più piccola e giovane delle tre ‘big’ del Golfo Etihad ha puntato sulla strategia di partnership (nel 2014 ha prodotto 1,1 mld di dollari di fatturato), da parte sua, ha assicurato che, Alitalia ed Etihad insieme (620 destinazioni, 720 aeromobili e oltre 120 milioni di passeggeri) sono “in ottima forma”. La nuova compagnia tricolore, infatti, ha “una solidità finanziaria che ci permette di traguardare il futuro con serenità affrontando le sfide del mercato”, ha spiegato l’a.d. Silvano Cassano, ribadendo la determinazione a riconquistare quote di mercato. “Alitalia ha vissuto momenti difficili, addirittura drammatici. Ma ha tutte le condizioni per guardare al futuro con ottimismo”, ha rassicurato anche il presidente Luca Cordero di Montezemolo, indicando l’obiettivo di “portare l’Italia nel mondo ma anche il mondo in Italia”. Il ‘biglietto da visita’ sarà la nuova livrea, il nuovo marchio e i servizi di bordo. Dopo 46 anni, per la prima volta scompare dalla fusoliera (che diventa avorio perlato) la tradizionale banda verde, mentre la “A” tricolore sul timone è resa ancora più grande con lo “sfondamento” sulla coda della fusoliera. Nei nuovi interni, gusto italiano con dettagli di design che richiamano quelli delle più prestigiose auto sportive. A bordo il meglio del ‘made in Italy’, dalle pelli alle lenzuola, dalle porcellane ai kit di prodotti di benessere. Una ripartenza positiva per Alitalia è anche l’accordo sulle riassunzioni (in parte stabilizzazioni da contratti a tempo determinato ad indeterminato e in parte assunzioni di ex dipendenti in mobilità). Soddisfatti i sindacati, che vedono un “primo passo” per il rilancio, dopo i “pesanti sacrifici” pagati dai lavoratori della nuova compagnia, nata alleggerita di oltre 2 mila esuberi.

Fonte Ansa: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/06/04/renziallacciate-cinture-italia-decolla_4f898905-0f5e-4303-8ac2-76f198dd2e84.html

La faccia tosta di Renzi: “ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere” …guarda, Matteo, che gli italiani già te l’hanno detto. Ti sfugge? Appena 5 mesi fa, quando per tutta l’Italia ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

 

Renzi

 

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La faccia tosta di Renzi: “ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere” …guarda, Matteo, che gli italiani già te l’hanno detto. Ti sfugge? Appena 5 mesi fa, quando per tutta l’Italia ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

 

Leggiamo da varie fonti di stampa:

Matteo Renzi: “Ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere”

Il candidato alla segreteria del Pd ha poi replicato a un utente che gli chiedeva con “quale coraggio ancora parlasse”. “Io ho ancora molto il coraggio di parlare visto che credo che quando uno si dimette da tutto per ripartire sono gli italiani a dire se deve continuare o no, e non lei”, ha attaccato.

 

Sì lo ha detto veramente.

Ora, premesso che uno che più volte ha dichiarato davanti agli Italiani che “in caso di sconfitta al Referndum LASCIO LA POLITICA, è una questione di serietà” dovrebbe stare zitto a prescindere, forse il nostro Matteo dimentica qualcosa.

Fu lui a personalizzare il Referendum.

Un Referendum che molto probabilmente sarebbe passto in sordina come tanti altri senza raggiungere il quorum.

Ma lui fece un errore madornale, lo trasformò in una questione personale.

Risultato? Il NO stravinse per 20 punti percentuali e l’affluenza fu da record, oltre il 65%.

In quell’occasione per l’intera penisola ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

…E questo parla ancora!

by Eles

 

La querela di Di Maio sull’acquisto dell’Unità. Ed ora Renzi rischia seriamente 10 anni di carcere…!

 

querela

 

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La querela di Di Maio sull’acquisto dell’Unità. Ed ora Renzi rischia seriamente 10 anni di carcere…!

 

La querela di Di Maio sull’acquisto dell’Unità: “Renzi rischia 10 anni di carcere”

Un dossier che potrebbe mandare in galera Matteo Renzi. Ipotesi estrema, ma non campata in aria perché la querela di decine di pagine presentata da Luigi Di Maio alla Procura di Napoli sui presunti appalti facili finiti all’imprenditore Massimo Pessina dopo l’acquisto del quotidiano del Pd L’Unità, sottolineava il Giornale, si basa su accuse pesantissime che chiamano in causa direttamente l’ex premier e segretario democratico.

Il vicepresidente della Camera nonché candidato premier del Movimento 5 Stelle individua reati come istigazione alla corruzione, corruzione internazionale, induzione indebita, turbativa della libertà degli incanti e traffico di influenze illecite. Il conto se accolte? Una decina di anni di carcere. La “segnalazione” di Di Maio rientra nell’inchiesta napoletana (e romana) sull’imprenditore Alfredo Romeo e Consip (con Tiziano Renzi, padre di Matteo, formalmente indagato insieme all’attuale ministro dello Sport ed ex sottosegretario Luca Lotti), ed è stata girata anche all’Anac del commissario Cantone.

 

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/12364838/consip-querela-di-maio-m5s-matteo-renzi-acquisto-unita-pessina-.html

Per non dimenticare – Lucia Aleotti, pupilla di Renzi, condannata a 10 anni e mezzo per frode fiscale. Ma i Tg hanno un ordine perentorio: parlare della Raggi, solo della Raggi, nient’altro che della Raggi !!

Lucia Aleotti

 

 

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Per non dimenticare – Lucia Aleotti, pupilla di Renzi, condannata a 10 anni e mezzo per frode fiscale. Ma i Tg hanno un ordine perentorio: parlare della Raggi, solo della Raggi, nient’altro che della Raggi !!

 

LUCIA ALEOTTI, CONDANNATA A 10 ANNI E MEZZO PER FRODE FISCALE

Godeva di tale e tanta considerazione da parte di Renzi, Lucia Aleotti, presidente della Menarini, da essere portata al capezzale della Merkel come esempio della migliore imprenditoria italiana!

Tra i prescelti della Leopolda, la Aleotti, oltre che della farmaceutica Menarini è titolare dell’1% del Monte dei Paschi.

Dieci anni e sei mesi per Lucia Aleotti per corruzione e riciclaggio, sette anni e sei mesi per il fratello Giovanni per riciclaggio, assolti gli altri imputati. Confiscati beni per un miliardo e 200 milioni.

FIRENZE – Condanne pesanti per i vertici della casa farmaceutica Menarini, guidata dai fratelli Aleotti. Dieci anni e sei mesi per la presidente Lucia Aleotti per i reati di riciclaggio e corruzione, sette anni e sei mesi per il fratello Giovanni, vicepresidente, accusato di riciclaggio. Cade invece l’accusa di evasione fiscale, tutti gli altri imputati assolti. Confiscati beni per un miliardo e 200 milioni. Si conclude così, con una pena più alta di quella richiesta dai pm Luca Turco ed Ettore Squillace Greco , il processo ai vertici della casa farmaceutica Menarini, dopo oltre due anni. Lucia e Alberto Giovanni sono i figli di Alberto Aleotti, patron della azienda farmaceutica, morto nel 2014. I fratelli Aleotti sono stati interdetti per sempre dai pubblici uffici e la sola Lucia Aleotti dall’intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione per tre anni. Lucia Aleotti dovrà risarcire la presidenza del Consiglio dei ministri che si era costituita parte civile nei suoi confronti con 100.000 euro. Lo ha stabilito il tribunale di Firenze. Nessun risarcimento, invece, per tutte le altre parti civili tra cui varie Asl italiane e la Regione Toscana.

«Faremo ricorso»

«C’erano elementi seri per ritenere che i reati contestati non fossero sostenibili». Lo ha detto Sandro Traversi, difensore di Lucia e Giovanni Aleotti che ha annunciato ricorso in appello dopo la sentenza di condanna pronunciata dal tribunale di Firenze nei confronti dei vertici della Menarini.

Le accuse

Secondo gli inquirenti dal 1984 al 2010 Alberto Aleotti avrebbe usato società estere fittizie per l’acquisto dei principi attivi, con lo scopo di far aumentare il prezzo finale dei farmaci, grazie ad una serie di false fatturazioni truffando così il Sistema sanitario nazionale, che ha rimborsato medicinali con prezzi gonfiati. Il danno per lo Stato sarebbe stato di 860 milioni di euro.

Matteo Renzi ha visitato ieri la sede della Berlin Chemie, controllata del gruppo italiano Menarini, subito prima del bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

“Il presidente Renzi è venuto a trovarci in una giornata tra l’altro molto densa di impegni, e questo ci onora doppiamente. Ci è piaciuto soprattutto il messaggio lanciato, e cioè che l’industria italiana può essere un’industria di successo anche all’estero, nonostante il male che noi italiani tendiamo a volerci, denigrando le nostre capacità”, commenta all’Adnkronos Salute Lucia Aleotti, presidente del gruppo farmaceutico italiano Menarini, oggi a Roma a margine dell’assemblea Farmindustria 2015.

“Al di là della singola azienda – ha aggiunto Aleotti – è il settore farmaceutico che è trainante per l’economia italiana. La nostra industria sta facendo uscire l’Italia dalla crisi, è un’industria dall’alto valore aggiunto, che sta investendo moltissimo e che sta tornando ad assumere. E’ importante che questa spinta non sia modificata e il Governo ha capito questo valore. E’ importante che si remi in una direzione comune”. A Berlino, ha concluso, “produciamo soprattutto compresse, con 5 miliardi di pezzi usciti solo l’anno scorso dallo stabilimento verso tutto il mondo”.
fonte: http://www.adnkronos.com/salute/farmaceutica/2015/07/02/aleotti-renzi-visita-menarini-berlino-industria-italiana-successo-all-estero_SJFksmEJmsZwELVhIbyQgI.html?refresh_ce
TRATTO DA: INDIGNADOS ITALIA
https://www.facebook.com/150928878308556/photos/a.150930168308427.36539.150928878308556/1108621265872641/?type=3&theater