La storia che nessuno Vi racconta: Matthias Defregger, comandante nazista responsabile dell’eccidio di Filetto di Camarda (17 civili massacrati ignobilmente) e del saccheggio e distruzione del paese. Nessun processo, si fa prete e poi diventa pure vescovo…!

 

Matthias Defregger

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

La storia che nessuno Vi racconta: Matthias Defregger, comandante nazista responsabile dell’eccidio di Filetto di Camarda (17 civili massacrati ignobilmente) e del saccheggio e distruzione del paese. Nessun processo, si fa prete e poi diventa pure vescovo…!

Nel mese di marzo 2016 abbiamo richiesto all’archivio della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana materiale inerente all’armadio della vergogna. Ritengo che tutto questo debba essere comunicato al pubblico nella forma di divulgazione più semplice possibile.
L’espressione, relativa all’armadio della vergogna, fu ideata dal giornalista Franco Giustolisi nel corso di un’inchiesta per il settimanale L’Espresso. In questi articoli il giornalista denunciò l’esistenza di un armadio, rinvenuto nel 1994, in un locale di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma. I locali del palazzo in Via Acquasparta erano la sede di vari organi di giustizia militare. All’interno dell’armadio furono rinvenuti 695 fascicoli d’inchiesta, ed un registro che conteneva 2274 notizie di reato relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazista e fascista. Partiamo analizzando i dettagli del ritrovamento: nel 1994 il procuratore militare Antonino Intelisano ritrovò un armadio con le ante rivolte verso il muro. All’interno dell’armadio, situato nei locali di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma, furono rinvenuti i documenti sopra descritti insieme con un promemoria del comando dei servizi segreti britannici, intitolato Atrocità in Italia, con il timbro top-secret. Questi documenti sono stati celati al pubblico ed al popolo italiano per oltre 50 anni. Posso immaginare lo sgomento del procuratore nel momento in cui ha aperto il primo fascicolo.
Nell’archivio sono stati rinvenuti documenti inerenti l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, quello delle Fosse Ardeatine, gli eventi di Marzabotto e molti altri. Tra questi un file è dedicato ad un comandante nazista divenuto prete ed infine vescovo. Tale personaggio non è mai stato giudicato per i crimini commessi.
Ripercorriamo la sua storia.
Siamo in Abruzzo, esattamente a Filetto di Camarda.
1944, fine di Maggio. Le truppe tedesche dal fronte Castel di Sangro – Cassino si stavano ritirando verso il Nord dell’Italia. In Abruzzo vi erano diversi distaccamenti nazisti. A Filetto di Camarda sostavano quattro militari ed un maresciallo. Secondo alcune ricostruzioni gli stessi militari erano stati avvertiti della possibile presenza di partigiani nascosti nei boschi tutt’intorno al paese. Le testimonianze parlano di rapporti non conflittuali tra la popolazione locale ed i tedeschi. Qualche scaramuccia dovuta al commercio di derrate alimentari, ma nulla di più. Agli inizi di giugno la situazione muta radicalmente.
Alcune testimonianze riportano come possibile evento scatenante dei fatti, che accaddero in seguito, un incontro tra gli abitanti di Filetto: obiettivo della riunione era informare i partigiani della possibile partenza dei tedeschi verso il Nord e dell’eventualità che gli stessi potessero fare razzia di bestiame ed alimenti.
Il 7 giugno 1944 i partigiani escono dai boschi per sferrare un attacco a sorpresa ai tedeschi.
L’operazione non giunse al risultato sperato: i partigiani uccisero un soldato tedesco, ferendone un secondo. Due tedeschi rimasti incolumi all’assalto partigiano si diressero verso Paganica e Camarda per chiedere rinforzi. Poco tempo dopo il paese fu invaso dalle truppe tedesche, che appena giunte in paese freddarono un uomo di 64 anni – Antonio Palumbo. Il maresciallo, residente a Filetto di Camarda, disapprovò il gesto ma fu ucciso senza esitazione dal sottufficiale che aveva freddato in precedenza Antonio Palumbo. Nell’arco di poche ore furono uccisi un ragazzo di 17 anni, Mario Marcocci, ed un altro abitante di Filetto, Ferdinando Meco. La rappresaglia era iniziata insieme al rastrellamento di civili. I tedeschi divisero gli abitanti in due gruppi: da una parte i ragazzi sotto i 16 anni con le donne e gli uomini sopra i 60 anni, dall’altra tutti gli uomini compresi tra i 16 ed i 60 anni. La prospettiva era chiaramente quella della fucilazione per gli uomini. Il primo gruppo, con i bambini e gli anziani, fu trasferito a breve distanza dall’abitato di Filetto. Gli uomini furono portati verso la montagna: ad un certo punto i tedeschi iniziarono a sparare verso gli inermi cittadini. Nove rimasero uccisi, altri scapparono in diverse direzioni. Purtroppo gli scampati furono raggiunti e freddati dai soldati nazisti.
Abbandoniamo il dolorosissimo resoconto dei fatti per comprendere il personaggio a capo delle operazioni. L’ordine dell’esecuzione era stato dato dal capitano della 114° Divisione Cacciatori delle Alpi, Matthias Defregger, che dipendeva dal superiore Boelsen.
Nipote dell’artista tirolese Franz von Defregger e figlio del colonnello Hermann Defregger, Matthias studiò presso il collegio dei gesuiti di Feldkirch nel Vorarlberg.
Abbiamo da poco appreso che si rese responsabile dell’eccidio di Filetto di Camarda, causando la morte di 17 persone, innocenti ed incolpevoli.
Non si accontentò di causare la morte.
Ordinò il saccheggio e la distruzione del paese.
L’azione ignobile di rappresaglia gli consentì di essere elevato al grado di Maggiore.
Scampato alla guerra, ai partigiani ed ai tribunali di giustizia, il nostro personaggio completò gli studi universitari in filosofia e teologia. Nel 1949 – 5 anni dopo aver ordinato di uccidere 17 persone – fu consacrato prete dal cardinale Faulhaber.
Nel 1961 partecipò ad un raduno della 114° Divisione Cacciatori delle Alpi, celebrando la Messa.
Un prete, che pochi anni prima aveva ordinato l’uccisione di 17 civili inermi, ha celebrato messa ad un raduno di ex nazisti.
Esistono parole che non scadano nell’offesa?
Da parte mia no.
Allucinante.
State comodi sulle vostre sedie o poltrone, non è ancora finita la vergogna.
Nel 1962 fu scelto per ricoprire la carica di vicario generale del cardinale Dopfner.
Nel 1968, esattamente il 14 settembre, il noto Paolo VI lo elevò a Vescovo.
Vescovo ausiliare di Monaco di Baviera, una piccola città della Germania.
Il suo motto episcopale?
Servo di tutti.
Sicuramente servo del nazismo.
Era noto per la devozione mariana.
Non aggiungo parole evitando di offendere i tanti amici e lettori cristiani che da sempre mi seguono.
Ha ucciso, si è fatto prete e lo hanno nominato vescovo.
Si racconta che abbia cercato di impedire il massacro, che abbia cercato di mitigare la pena degli abitanti di Filetto. Altre testimonianze parlano invece di una grand’enfasi nel comandare e nel distribuire gli ordini appena giunto in paese. Non sapremo mai la verità, ma anche stando nel mezzo appare di una gravità assoluta.
Personalmente ritengo che Defregger debba aver lottato intensamente per impedire l’uccisione di civili inermi se, dopo poco, è stato nominato maggiore – forse anche grazie all’eccidio.
Gli eventi, riguardanti l’eccidio di Filetto di Camarda, rimasero sepolti nella storia sino al 1969, quando il giornale tedesco Der Spiegel li raccontò al mondo.
Negli anni successivi non è stato possibile processarlo come criminale di guerra poiché le donne di Filetto di Camarda hanno preferito dimenticare.
Alcune annotazioni: quando il deputato del PCI Eude Cicerone lottò per processare l’assassino – prete – vescovo Defregger si trovò di fronte un muro alzato da un ex parroco del paese di Filetto, don Demetrio Gianfrancesco.
Una seconda nota: Defregger fu assolto in istruttoria dal procuratore generale di Francoforte nel 1970 poiché aveva “solo” obbedito agli ordini dei superiori. Lo stesso magistrato, secondo me vergognosamente, concluse che l’uccisione degli ostaggi non era stata malvagia né crudele, e neppure comandata per motivi abbietti.
Tutte le intenzioni di processarlo caddero nel dimenticatoio, e le persone di Filetto di Camarda preferirono aderire alle iniziative di riconciliazione promosse da don Demetrio. I parenti delle vittime incontrarono il vescovo Defregger durante un viaggio in Germania.
Aggiungo solo l’ultima nota: nei giorni successivi l’eccidio  di Filetto di Camarda la 114° Divisione Cacciatori delle Alpi, di cui Defregger faceva parte nelle vesti di maggiore e per cui nel 1961 al raduno celebrò la messa, si macchiò di ulteriori omicidi, tra cui il massacro di 40 persone a Gubbio.
A voi le conclusioni io non trovo parole, forse il mio senso di giustizia e la ricerca della verità stonano in tale situazione ed in questo paese chiamato Italia.
Non credo al perdono.
fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/2016/04/matthias-defregger-il-comandante.html?spref=fb&fbclid=IwAR1ye8DS8GQGUfLS2pFYheJZ_GfK11bzktNBosT6VPGl0etskDNY2EVGP6w

 

4 ottobre 1943 – 76 anni fa la strage dimenticata – 103 ufficiali Italiani trucidati dai nazisti sull’isola di Kos, in Grecia.

 

strage

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

4 ottobre 1943 – 76 anni fa la strage dimenticata – 103 ufficiali Italiani trucidati dai nazisti sull’isola di Kos, in Grecia.

Quanti conoscono la storia dell’eccidio di Kos, la cosiddetta “piccola Cefalonia”? Quanti sanno che nel 1943, in quell’isola greca del Dodecaneso, nel Mar Egeo, che allora era dominio italiano, furono trucidati 103 ufficiali italiani che si rifiutarono di collaborare con i nazisti?

L’eccidio di Coo, o eccidio di Kos, fu un crimine di guerra perpetrato dall’esercito tedesco al comando del generale Friedrich-Wilhelm Müller ai danni dell’esercito italiano commesso tra il 4 ed il 7 ottobre 1943 sull’isola di Coo, che a quel tempo era territorio italiano, essendo parte del Dodecaneso. 103 ufficiali italiani vennero fucilati come rappresaglia per la resistenza opposta all’invasione tedesca dell’isola (la cosiddetta battaglia di Coo, parte della campagna del Dodecaneso).

Una documentazione sull’eccidio è stata ritrovata nel 1994 all’interno del cosiddetto armadio della vergogna.

Tra il 4 e il 6 ottobre i 148 ufficiali italiani catturati (che facevano parte del 10º Reggimento fanteria “Regina”, comandato dal colonnello Felice Leggio) subirono un processo sommario sotto la direzione di Müller, a conclusione del quale si decise che tutti gli ufficiali che avevano partecipato alla battaglia del 3 e 4 ottobre sarebbero stati fucilati (tale criterio peraltro non fu applicato molto rigorosamente, per esempio tra i condannati vi fu anche il veterinario dell’esercito, che non aveva avuto alcun ruolo nella difesa dell’isola).

Alla fine, dei 148 ufficiali, sette passarono con i tedeschi, 28 riuscirono a fuggire in Turchia, dieci furono ricoverati in ospedale per poi essere trasferiti in Germania, mentre gli altri 103 furono fucilati dai militari della Wehrmacht a partire dalla sera del 4 ottobre fino al 7.

 

29 settembre – 5 ottobre 1944, la strage nazifascista di Marzabotto. 1834 vittime. 216 erano bambini, la più piccola aveva solo 27 giorni …Però hanno fatto anche cose buone…!

 

Marzabotto

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

29 settembre – 5 ottobre 1944, la strage nazifascista di Marzabotto. 1834 vittime. 216 erano bambini, la più piccola aveva solo pochi giorni …Però hanno fatto anche cose buone…!

L’eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio di Marzabotto e nelle colline di Monte Sole in provincia di Bologna, nel quadro di un’operazione di rastrellamento di vaste proporzioni diretta contro la formazione partigiana Stella Rossa. La strage di Marzabotto è uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la Seconda guerra mondiale.

Questa è memoria di sangue, di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo, voluto dai nazisti di von Kesselring, e dai loro soldati di ventura, dell’ultima servitù di Salò, per ritorcere azioni di guerra partigiana. (Salvatore Quasimodo)

Kesserling fu il mandante di una strage che nessun’altra superò per dimensioni e per ferocia.
L’esecutore si chiamava Walter Reder. Era un maggiore delle SS soprannominato «il monco» perché aveva lasciato l’avambraccio sinistro a Charkov, sul fronte orientale. Kesserling lo aveva scelto perché considerato uno «specialista» in materia.
Al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» portò avanti la sua “eroica” azione spalleggiato da elementi delle Brigate nere e con l’aiuto dei collaborazionisti in camicia nera.

A Marzabotto alcune SS parlavano un italiano perfetto: erano italiani. (Un sopravvissuto)

La mattina del 29 settembre ha inizio quella che verrà ricordata come la “strage di Marzabotto“, anche se in realtà i comuni interessati sono molti. Prima di muovere l’attacco ai partigiani, le SS accerchiano e rastrellano numerosi paesi: in località Caviglia i nazisti interrompono in una chiesa durante la recita del rosario e sterminano tutti i presenti (195 persone, tra cui 50 bambini) a colpi di mitraglia e bombe a mano, a Castellano uccidono una donna e i suoi sette figli, a Tagliadazza vengono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara le persone uccise sono 108.

Le truppe si avvicinano ai centri abitati più grandi, Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno e sulla strada ogni casolare, ogni frazione, ogni località vengono rastrellate: nessuno viene risparmiato.

Anche nei comuni lo sterminio procede senza sosta; sono distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, strade, ponti, scuole, cimiteri, chiese, oratori, e tutti coloro che sono rastrellati vengono messi in gruppo, spesso legati, e bersagliati da raffiche di mitra, che vengono sparate in basso per avere la certezza di colpire anche i bambini.

L’azione procede per sei giorni, fino al 5 ottobre: i partigiani della Stella Rossa tentano invano di contrastare la ferocia nazista, ma perdono il proprio comandante, Mario Musolesi, durante uno dei primi combattimenti, e comunque non dispongono delle armi e dei mezzi necessari per far fronte alle attrezzatissime truppe delle SS.

Al termine della rappresaglia si contano, in tutta la zona del Monte Sole, circa 1834 morti, mentre pochissimi sono i sopravvissuti, che sono riusciti a nascondersi, o che sono rimasti per giorni sepolti sotto i corpi dei propri vicini, dei propri familiari.

Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.

Al termine della guerra il maggiore Reder fuggirà in Baviera, dove verrà catturato dagli americani: sarà estradato in Italia e, nel 1951, verrà condannato all’ergastolo. Nel 1985 verrà graziato, grazie all’intercessione del governo austriaco, e si trasferirà in Austria, dove morirà senza aver mai mostrato alcun segno di rimorso.

Rimarrà comunque in ombra, in sede processuale, il ruolo di decine e decine di ufficiali e soldati delle SS, i veri e propri esecutori della strage, seppur l’identità di una parte dei responsabili sarà nota alla magistratura, che spesso deciderà di non dar seguito all’azione penale per motivi di opportunità politica internazionale.

I collaborazionisti italiani – Per i fatti di Marzabotto ci fu anche una coda processuale italiana. Prima della condanna del maggiore Reder, nel 1946, la corte d’assise di Brescia aveva giudicato Lorenzo Mingardi e Giovanni Quadri, due repubblichini (il primo, reggente del Fascio di Marzabotto, nonché commissario prefettizio durante la carneficina), per collaborazione, omicidio, incendio e devastazione. Mingardi ebbe la pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Il secondo, 30 anni, poi ridotti a dieci anni e otto mesi. Tutti e due furono successivamente liberati per amnistia.

Nel 1961 verrà edificato un sacrario, che raccoglie i corpi di 782 delle vittime della strage.

Sanno tutto dei lager libici e se ne fregano lo stesso: i sovranisti sono peggio dei nazisti

 

lager libici

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Sanno tutto dei lager libici e se ne fregano lo stesso: i sovranisti sono peggio dei nazisti

La Sea Watch pubblica le foto dei migranti a bordo della Sea Watch e ai sovranisti viene l’ulcera: “sono in forma, non sono scappati dai lager”

Da Globalist:

Succede oggi, in una mattina di questi roventi giorni di inizio estate. Mentre l’Italia si sveglia, la Sea Watch pendola davanti Lampedusa, con 53 migranti a bordo. Salvini da terra sbraita che in Italia non entreranno: è una sensazione di deja-vu perenne, che viviamo ormai da un anno e passa. Un’altra estate, altre navi, altri morti. La propaganda leghista ha necessariamente dovuto cambiare strategia: non si dice più che gli sbarchi sono diminuiti, perché era evidente quanto fosse falso. Ora si dice altro: si distorcono le accuse di inumanità fatte alla Lega e si rispediscono al mittente, ora le Ong sono ‘pirati’, trafficanti, assassini. I cattivi di questa storia di mare e sangue sono loro. E non c’è niente, davvero niente di più insopportabile che vedere chi fino a ieri li chiamava ‘scimmie’ ora mettersi dalla parte dei migranti, ostaggio dei malvagi volontari della Sea Watch. Ma la loro coscienza sporca non riesce a non emergere; d’altronde il ‘buonismo’, come loro chiamano la solidarietà, è come un muscolo, va addestrato. Non ci si improvvisa esseri umani.

Mentre quindi ci si prepara a una nuova giornata di deragliamenti politici e umani, l’account twitter della Sea Watch International pubblica delle foto: sono alcune immagini dei migranti a bordo della nave. Sono ragazzi sorridenti, in salute. C’è una donna con un bambino. Sembrano felici. E chi voleva le lacrime come prova della sofferenza non si accontenta dei sorrisi di sollievo di chi è stato salvato dal mare. I negri devono piangere, devono supplicare per la misericordia dell’italico uomo bianco. Altrimenti non c’è gusto.

E quindi sotto il tweet si scatena il peggio dell’infamità sovranista. Al di là degli insulti razzisti, cui abbiamo fatto tristemente il callo, la maggior parte asserisce di non credere a quelle storie che sono raccontate ogni giorno sulle atrocità dei lager libici. Eppure i video ci sono, le foto anche. Ma non crederci è più semplice. È sempre più semplice non lasciare che la coscienza adombri le nostre giornate di sole. È più facile credere ai complotti per la conquista dell’Europa che al fatto che dall’altro lato del mare in migliaia sono detenuti in campi di concentramento. Quali lager, si chiedono, ti permettono di avere una chitarra, come quella tenuta in mano da uno dei migranti in foto. E si ripete la stessa storiaccia dello smalto di Josefa, da cui è passato un anno. L’idea che quella chitarra potesse trovarsi già a bordo della nave, proprio per momenti come questi, in cui si pendola davanti a un porto per giorni, in attesa di un segno umano dalla terraferma, non li sfiora nemmeno i sovranisti. Perché, ripeto, l’umanità non è qualcosa di innato. E per chi non l’ha mai praticata al di là dell’orticello di casa propria, può apparire inconcepibile un gesto di gentilezza. Deve esserci sotto qualcosa.

È lì che ho pensato che ormai il livello cui siamo arrivati è più basso di quello dei nazisti tedeschi: dopo la diffusione delle immagini dei lager libici, in molti hanno detto ‘non potremo dire che non sapevamo’. Il punto è che non lo vogliamo dire. Il punto è che ce ne freghiamo proprio. Non c’è foto di torture, di sporcizia, di inumanità, non c’è racconto di violenza o di stupri che scalfisca il nostro animo di piombo. Siamo immersi nella rabbia, una rabbia nociva che offusca la mente, siamo incapaci di provare la minima compassione. Siamo regrediti, subumani, peggio del peggio di qualunque sputazzante e sbeffeggiante popolino delle piazze medievali. Questo cancro di disumanità infetterà la nostra estate per i mesi a venire e regalerà sempre più potere a chi insiste nel risolvere i problemi dando la colpa a qualcun altro, qualcuno di indefinito, che non può difendersi, parafulmine per la nostra frustrazione, per il nostro odio, per i nostri incubi di occidentali falliti.

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/06/15/sanno-tutto-dei-lager-libici-e-se-ne-fregano-lo-stesso-i-sovranisti-sono-peggio-dei-nazisti-2042934.html

Nave Alan Kurdi, il Viminale autorizza lo sbarco di due bambini con le madri, ma non dell’intero nucleo familiare… Fate uno sforzo di memoria, quelli che in passato separavano le famiglie erano i nazisti…!

 

Alan Kurdi

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Nave Alan Kurdi, il Viminale autorizza lo sbarco di due bambini con le madri, ma non dell’intero nucleo familiare… E fatelo uno sforzo di memoria, quelli che in passato separavano le famiglie erano i nazisti…!

 

Alan Kurdi: il Viminale tenta di dividere i figli dai padri. No di Sea Eye

L’Italia aveva autorizzato lo sbarco a Lampedusa di due bambini e le madri, ma non dell’intero nucleo familiare. Così si smembrano le famiglie.

E per non dividere le famiglie, per non essere separati dai propri cari, i migranti rifiutano lo sbarco. Salvini, da grande statista qual’è allora risponde: “Buon viaggio a Berlino”

Perchè, credo lo sappiate tutti, una delle prerogative dei GRANDI STATISTI è prendere per il culo dei bambini che fuggono da fame, guerra e tirannia…

Ma il problema non è Salvini. Io di poveri cristi che vagano per le strade urlando, con la bava alla bocca, incomprensibili minacce a chi gli sta vicino, ne ho visti tanti. Mi fanno anche un po’ pena e quando posso gli getto pure qualche spicciolo…

No, il problema non è di questa gente, ma di chi gli dà il voto…

 A qualcuno sfugge che queste sono persone e non pacchi. Sfugge che separare i bambini dai loro padri o le donne dai loro compagni è una bestialità indegna di un Paese civile.

E poi, fatelo uno sforzo di memoria: quelli che in passato separavano le famiglie erano i nazisti…!

By Eles

…E finalmente Salvini smentisce Paolo Villaggio che gli diceva: “sui migranti non avete la personalità dei nazisti…”

 

Paolo Villaggio

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

…E finalmente Salvini smentisce Paolo Villaggio che gli diceva: “sui migranti non avete la personalità dei nazisti…”

In una trasmissione del 2011 Paolo Villaggio con l’arma dei paradosso replicava al razzismo di Borghezio e di uno sbarbato Salvini, ridicolizzandoli…

Ecco alcuni passaggi di una trasmissione de La7, Tetris, del 2011 nella quale Paolo Villaggio si confrontava con Borghezio e un giovane Salvini proprio sui temi dell’immigrazione.
Già allora i leghisti (ancora padani) martellavano sugli stranieri.
E Villaggio aveva usato l’arma dell’ironia e del paradosso per controbattere alla solita retorica leghista. Parlando della necessità di buttare fuori gli immigrati l’autore di Fantozzi aveva detto: “allora liberiamoci di dare di tutto quello che dà fastidio. Gli anziani si potrebbero eliminare facilmente, i mutilati, i ciechi, gli storpi, i malati di mente, tutto quello che dà fastidio alla nostra cultura”.
E aveva aggiunto: “Il timore che abbiamo noi Fantozzi è che voi leghisti non avete la personalità che avevano una volta i nazisti. E quindi sarebbe il caso di appaltare l’eliminazione degli extracomunitari (…) a un’associazione tedesca. Vi do un’indicazione: ci sono i pronipoti di quelli di Auschwitz e Belsen. Quelli sono bravi a eliminare il problema”.

Per non dimenticare – La Germania si oppone alla parziale cancellazione del debito Greco – Ora, per farvi capire bene cosa significa “essere carogne nell’anima” – Vi invitiamo a leggere questo: QUANDO LA GRECIA CANCELLÒ I DEBITI DELLA GERMANIA

Germania

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Per non dimenticare, Vi riproponiamo questo nostro articolo dell’anno scorso…

La Germania si oppone alla parziale cancellazione del debito Greco – Ora, per farvi capire bene cosa significa “essere carogne nell’anima” – Vi invitiamo a leggere questo: QUANDO LA GRECIA CANCELLÒ I DEBITI DELLA GERMANIA

Leggiamo da ZEROHEDGE.COM

L’insolvente Grecia, che settimana scorsa ha votato per ulteriore austerità, sperando così di poter ricevere fondi europei per ripagare la BCE, si è di nuovo impelagata in negoziazioni sul proprio debito. Proprio all’ultimo, però, il ministro delle finanze europeo ha dato parere negativo.

I ministri delle finanze dell’area euro si sono riuniti oggi a Bruxelles con la speranza, soprattutto i greci, di tornare a casa con un accordo firmato. Non si è però rotta l’impasse sulla riduzione del debito ellenico, si è solo rinviata la discussione a luglio.

“L’Eurogruppo ha tenuto una discussione approfondita sulla sostenibilità del debito pubblico greco, ma non ha raggiunto un accordo”, ha dichiarato Jeroen Dijsselbloem, ministro delle finanze olandese, che presiede le riunioni con i suoi pari europei e che ancora non  ha raggiunto una soluzionee, dato che il suo collega tedesco Schauble ha negato ogni possibile concessione.

…Ma questi tedeschi quanto sono carogne? Per capirlo basta leggere questo:

Quando la Grecia cancellò i Debiti della Germania

Sembra che in Europa stia avvenendo un braccio di ferro. O, per meglio dire, uno scontro alla Davide contro Golia. E’ lo scontro tra Grecia e Germania. I fatti sono sotti gli occhi di tutti. Un nuovo governo è stato eletto nel paese ellenico, e questo governo vuole darci un taglio con l’austerity e, insieme a questa, anche ai debiti contratti negli ultimi anni.

Che il pagamento del debito, nei modi e nei tempi prospettati dai falchi del rigore, possa causare l’ennesima catastrofe economica e sociale in Grecia è ormai palese a tutti. Anche con tutto lo spirito di sacrificio e il masochismo possibile, il debito non potrà mai essere saldato, questa un’idea che si sta affacciando.

E quindi, tanto vale procedere con una ristrutturazione, che vuol dire cancellare parte degli oneri.

La Germania sta gridando allo scandalo, richiamando la Grecia ai patti, inchiodandola alle sue responsabilità. Nella sua concezione dei rapporti tra paesi dell’Unione Europea è impossibile concedere una tale grazia.

Eppure, non dovrebbe sembrarle così strano. La Germania infatti fa finta di non sapere, o di non ricordare, che è stata essa stessa ad usufruire di un taglio del debito, per giunta non una ma due volte. E in un contesto molto meno favorevole. Non si può dire che la Germania di allora meritasse tali agevolazioni più di quanto lo meriti oggi la Grecia.

Le date da tenere a mente sono il 1953 e il 1990.

Nel 1953, con gli accordi di Londra, alla Germania fu condonato buona parte del debito contratto dal 1919 al 1945. Nel 1990, gli furono condonate le riparazioni di guerra che il Paese tedesco doveva versare per le tragedie causate durante il secondo conflitto mondiale.

Lunga la lista dei paesi che, con queste importanti concessioni, aiutarono Berlino. La Grecia, innanzitutto, ma anche: Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia.

Il motivo per cui la ristrutturazione fu concessa è, alla fine, la stessa che giustifica la richiesta ellenica oggi: la crisi economica. La Germania nel 1953 era in ginocchio, la Grecia lo è ora. Anzi, addirittura nel 1990 il taglio fu giustificato da uno scopo politico: che la riunificazione della Repubblica Federale Tedesca e della Repubblica Democratica avvenisse senza intoppi.

La Germania doveva restituire una montagna di denaro: circa 60 miliardi di marchi. Una metà consisteva nei debiti del primo dopoguerra, l’altra metà nelle riparazioni di guerra. La prima tranche fu ridotta del 50% nel 1953, mentre il restante 50% venne restituito in trent’anni, pesando veramente poco sull’economia tedesca che, dopo solo qualche anno, era già ripartita. La seconda tranche doveva essere restituita a riunificazione avvenuta, ma per i motivi descritti poco sopra fu oggetto di rinuncia da parte dei creditori.

La Grecia sta soffocando in mezzo ai debiti, ma a differenza della Germania miracolata non ha causato nessuna guerra che giustificasse un tale accanimento “esattoriale”. Dunque, perché non scendere a un compromesso?

 

By Eles